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La disperazione è l’amore di sé portato all’estremo. Vi si giunge quando un uomo<br />

volge deliberatamente le spalle ad ogni aiuto altrui per gustare il corrotto piacere di<br />

sapersi perduto.<br />

In ogni uomo si nasconde qualche radice di disperazione perché in ogni uomo c’è<br />

l’orgoglio che vegeta e produce male erbe e putridi fiori di autocompassione non appena<br />

le proprie risorse gli vengono a mancare. Ma poiché le nostre risorse ci vengono<br />

inevitabilmente a mancare, noi siamo tutti più o meno soggetti allo scoraggiamento e<br />

alla disperazione.<br />

La disperazione è l’ultimo sviluppo di un orgoglio così grande e così ostinato da scegliere<br />

la miseria assoluta della dannazione piuttosto che accettare la felicità dalle mani<br />

di Dio e riconoscere <strong>qui</strong>ndi che Egli è al disopra di noi e che noi non siamo capaci di<br />

compiere da soli il nostro destino.<br />

Ma un uomo che è veramente umile non può disperare, perché nell’uomo umile non vi<br />

è nulla che assomigli alla pietà per se stesso.<br />

È quasi impossibile sopravvalutare la vera umiltà ed il suo potere nella vita spirituale.<br />

Perché l’inizio dell’umiltà è l’inizio della beatitudine, e la consumazione dell’umiltà è<br />

la perfezione di ogni gioia. L’umiltà contiene in sé la risposta a tutti i grandi problemi<br />

della vita dell’anima. Essa è la sola che apre la porta della fede con cui ha inizio la<br />

vita spirituale: perché fede ed umiltà sono inseparabili. In perfetta umiltà ogni egoismo<br />

scompare, e la tua anima non vive più per sé o in sé ma per Dio: essa e perduta e<br />

sommersa in Lui e trasformata in Lui.<br />

A questo punto della vita spirituale l’umiltà trova la massima esaltazione. È <strong>qui</strong> che<br />

chiunque si umilia viene esaltato perché, non vivendo più per se, stesso o sul piano<br />

naturale, si libera lo spirito da ogni limitazione e da ogni vicissitudine delle cose create<br />

e del contingente, e si muove negli attributi di Dio, la Cui potenza, magnificenza,<br />

grandezza ed eternità sono diventate sue mediante l’amore, mediante l’umiltà.<br />

Se fossimo incapaci di umiltà, saremmo incapaci di gioia, giacché solo l’umiltà può<br />

distruggere l’egocentrismo che rende impossibile la gioia.<br />

Se non ci fosse umiltà nel mondo, tutti già da un pezzo sarebbero ricorsi al suicidio.<br />

Vi è una falsa umiltà che giudica orgoglio desiderare le massime altezze — la perfezione<br />

della contemplazione, la vetta dell’unione mistica con Dio. Questa è una delle<br />

maggiori illusioni della vita spirituale, perché solo in questa grandezza, solo in questa<br />

unione esaltante, noi possiamo realizzare la perfetta umiltà.<br />

Pure è facile comprendere come avvenga questo errore: infatti, da un certo punto di<br />

vista, non è affatto un errore. Perché se consideriamo la gioia di un’unione mistica in<br />

maniera astratta, semplicemente come qualcosa che perfeziona il nostro essere, e ci dà<br />

la più grande felicità e la più grande soddisfazione, è possibile desiderarla con un desiderio<br />

egoistico e pieno di orgoglio. E questo orgoglio sarà tanto più grande se il nostro<br />

desiderio implica che questa consumazione sia qualcosa che ci è dovuta, come se<br />

vi avessimo diritto, come se ci fosse possibile far qualcosa per conseguirla.<br />

Tale appare l’unione mistica alla mente di coloro che non hanno idea di ciò che essa è<br />

realmente. Essi non comprendono che l’essenza di questa unione è un amore puro e<br />

privo di egoismo, che svuota l’anima di ogni orgoglio, e la annichilisce alla vista di<br />

Dio perché nulla rimanga di essa all’infuori della pura capacità di ricevere Dio.<br />

La gioia dell’amore mistico di Dio sgorga dalla liberazione da ogni egoismo con<br />

l’annientamento di ogni traccia di orgoglio. Non desiderare di essere esaltato ma soltanto<br />

abbassato, non grande ma piccolo agli occhi tuoi e agli occhi del mondo; perché

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