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tà soprannaturale che essa esprime — una comprensione che è un dono dello Spirito<br />

Santo e che s’immerge nella Sapienza dell’Amore, per possedere la Verità nella sua<br />

infinita Sostanza, Dio stesso.<br />

I dogmi della fede cattolica non sono semplicemente simboli o vaghe razionalizzazioni<br />

che noi accettiamo come arbitrari stimoli intorno ai quali possono formarsi o svilupparsi<br />

buone azioni morali — ed ancor meno è vero che ogni idea servirebbe altrettanto<br />

bene quanto quelle che sono state definite, e che qualsivoglia pio pensiero tramandatoci<br />

fomenterebbe nelle nostre anime questa vaga vita morale. I dogmi definiti<br />

ed insegnati dalla Chiesa hanno un significato molto preciso, positivo e definito, significato<br />

che coloro i quali ne hanno la capacità devono approfondire e penetrare se<br />

vogliono vivere una completa vita spirituale. Perché la comprensione del dogma è la<br />

via più immediata e comune verso la contemplazione.<br />

Tutti coloro che possono farlo dovrebbero ac<strong>qui</strong>stare l’accuratezza e l’acutezza del<br />

teologo nell’afferrare il vero senso del dogma. Ogni cristiano dovrebbe avere una profonda<br />

comprensione del suo credo, per quanto glielo concede la sua condizione. E ciò<br />

significa che tutti dovrebbero respirare la limpida atmosfera della tradizione ortodossa<br />

ed essere in grado di spiegare il proprio credo con una terminologia corretta una terminologia<br />

con un contenuto di idee genuine.<br />

Pure la vera contemplazione non viene raggiunta con uno sforzo della mente. Al contrario,<br />

ci si può perdere facilmente nella foresta dei particolari tecnici che riguardano<br />

un teologo di professione. Ma Dio dà anche ai teologi una fame generata dall’umiltà,<br />

che non può soddisfarsi di formule e di argomenti, e che cerca di avvicinarsi a Dio più<br />

di quanto lo permetta l’analogia.<br />

Questa serena fame dello spirito penetra la superficie delle parole, va oltre la formulazione<br />

umana dei misteri e cerca, nell’umiliazione del silenzio e della solitudine intellettuale<br />

e della povertà interiore, il dono di una cognizione, soprannaturale che le parole<br />

non possono fedelmente significare.<br />

Al di là del travaglio dell’argomentazione essa trova riposo nella fede, e sotto il suono<br />

delle parole essa apprende la Verità, non in definizioni distinte e precise ma nella limpida,<br />

oscurità di una singola intuizione che unisce tutti i dogmi in un’unica semplice<br />

Luce che risplende direttamente nell’anima dall’eternità di Dio, senza il mezzo d’un<br />

concetto creato, senza l’intervento di simboli o di linguaggio o di somiglianza con cose<br />

materiali.<br />

Qui la Verità è Qualcuno Che non solo conosciamo e possediamo, ma da Cui siamo<br />

conosciuti e posseduti. Qui la teologia cessa di essere un corpo di astrazioni e diventa<br />

una Realtà Vivente Che è Dio stesso. Ed Egli Si rivela a noi nell’assoluta dedizione<br />

della nostra vita a Lui. Qui la luce della verità non è qualcosa che esiste per il nostro<br />

intelletto, ma Qualcuno in Cui e per Cui esistono spirito e mente, e la teologia non<br />

comincia veramente ad essere teologia fino a che non abbiamo trasceso il linguaggio e<br />

le distinzioni dei teologi.<br />

Per questo San Tommaso mise da parte, stanco, la Summa Theologica, prima che fosse<br />

compiuta, dicendo che essa non era «che paglia».<br />

Pure, il contemplativo, quando ritorna dalle profondità della sua semplice esperienza<br />

di Dio e cerca di comunicarla ad altri, deve necessariamente mettersi ancora sotto il<br />

controllo del teologo e il suo linguaggio è costretto a seguire la chiarezza, la distinzione<br />

e l’accuratezza in cui s’incanala la tradizione cattolica.<br />

Guardarsi <strong>qui</strong>ndi dal contemplativo il quale afferma che la teologia scolastica è tutta<br />

paglia, prima ancora di essersi preso la pena di leggerla.

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