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iponendolo in uno schedario al sicuro, per cui noi non dobbiamo più preoccuparcene.<br />

Questo è falsare tutto il concetto di fede. Al contrario, la fede incorpora l’ignoto nella<br />

nostra vita di ogni giorno, in maniera viva, dinamica, attuale. L’ignoto rimane ignoto.<br />

È sempre un mistero, perché non può cessare di esserlo. La funzione della fede non é<br />

ridurre il mistero a chiarezza razionale, ma di integrare il noto e l’ignoto in un insieme<br />

vitale, nel quale ci sia sempre più facile trascendere le limitazioni del nostro io esteriore.<br />

Quindi la funzione della fede non è soltanto di metterci a contatto con l’«autorità di<br />

Dio» rivelante; non solo di insegnarci verità «riguardo a Dio», ma anche di rivelarci<br />

l’ignoto che è in noi, in quanto il nostro io ignoto e sconosciuto vive effettivamente in<br />

Dio, muovendosi ed agendo solo nella luce diretta della Sua grazia misericordiosa.<br />

Questo, secondo me, è l’aspetto più importante della fede, oggi troppo spesso ignorato.<br />

La fede non è un semplice assenso, è vita. Abbraccia tutti i settori della vita, penetrando<br />

nelle profondità più misteriose ed inaccessibili, non solo del nostro essere spirituale<br />

sconosciuto, ma anche nella stessa essenza e nello stesso amore nascosto di Dio.<br />

La fede, <strong>qui</strong>ndi, è l’unico mezzo per aprire alla luce i veri abissi della realtà, anche<br />

della nostra stessa realtà. Fino a che un uomo non si abbandona a Dio nell’assenso di<br />

una fede totale, egli rimarrà inevitabilmente estraneo a se stesso, esule da se stesso,<br />

perché rimarrà escluso dalle profondità più significative del suo essere; queste gli rimarranno<br />

oscure e sconosciute, perché sono troppo semplici e troppo profonde per<br />

essere raggiunte dalla ragione.<br />

Ma immediatamente si pone la domanda: con questo si intende la mente subcosciente?<br />

Qui bisogna fare una distinzione. Noi siamo portati a raffigurare noi stessi come<br />

composti da una mente cosciente che sta «sopra» e una mente subcosciente che sta<br />

«sotto la coscienza». Questa immagine può trarre in inganno. La mente cosciente<br />

dell’uomo viene superata in ogni direzione dal suo subcosciente. Vi è oscurità non solo<br />

al disotto della nostra coscienza, ma anche sopra e tutt’intorno ad essa. La nostra<br />

mente cosciente non è affatto il vertice del nostro essere, né controlla tutto il nostro<br />

essere da una posizione di preminenza. Controlla semplicemente alcuni elementi che<br />

sono ad essa inferiori. Ma la nostra mente cosciente può, a sua volta, essere controllata<br />

dalla mente subcosciente, che è «oltre» ad essa, sia sopra che sotto. Tuttavia essa<br />

non dovrebbe essere controllata da ciò che le è inferiore, ma solo da quello che le è<br />

superiore. Ecco <strong>qui</strong>ndi la distinzione importante che bisogna fare tra le componenti<br />

animali, emotive ed istintive della nostra mente subcosciente e quelle spirituali, potremmo<br />

quasi dire «divine», della nostra mente supercosciente.<br />

La fede, in effetti, integra tutto il subcosciente nel resto della nostra vita, ma lo fa in<br />

modi diversi. Quello che sta sotto noi viene accolto (ma niente affatto puramente razionalizzato).<br />

Noi lo accogliamo in quanto è voluto da Dio. La fede ci permette di venire<br />

a patti con la nostra natura animale e di tentare di governarla secondo la volontà<br />

divina, ossia, secondo l’amore. Allo stesso tempo la fede assoggetta la nostra ragione.<br />

alle forze spirituali nascoste, che sono superiori a questa. Ciò facendo, l’uomo intero<br />

viene assoggettato all’«ignoto» che è sopra di lui.<br />

In questa regione supercosciente di mistero è nascosto un solo il vertice dell’essere<br />

spirituale dell’uomo (che rimane un mistero per la sua ragione), ma anche la presenza<br />

di Dio che, secondo la metafora, tradizionale, risiede in questa sommità nascosta. La<br />

fede <strong>qui</strong>ndi mette l’uomo in contatto con le sue più intime profondità spirituali e con<br />

Dio che è «presente» in quelle stesse profondità.<br />

La teologia tradizionale dei Padri greci elaborò tre termini distinti per questi tre aspetti

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