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dubbio e niente altro, possiamo affermare che il vero dono interiore della fede è stato<br />

ricevuto? Questa è certamente una questione assai delicata; perché spesso avviene che<br />

dove vi è una fede profonda, accompagnata da un vero amore per Dio e per la Sua verità,<br />

sussistono tuttavia difficoltà nell’immaginazione e nell’intelletto.<br />

In un certo senso possiamo dire che esistono ancora «dubbi», se con questo intendiamo<br />

non che esitiamo ad accogliere la verità della dottrina rivelata, ma che sentiamo la<br />

debolezza e l’instabilità del nostro spirito alla presenza del tremendo mistero di Dio.<br />

Questo non è tanto un dubbio obiettivo, quanto una sensazione soggettiva della nostra<br />

impotenza, che è perfettamente compatibile con la vera fede. Anzi più aumenta la nostra<br />

fede, più tende ad accrescersi in noi questo senso di impotenza, così che un uomo<br />

che crede davvero può, in questo senso improprio, avere la sensazione di «dubitare»<br />

ancora più di prima. Questo non è affatto indizio di dubbio teologico, ma semplicemente<br />

normale consapevolezza di una incertezza naturale e dell’angoscia che ne deriva.<br />

La stessa oscurità della fede è un argomento della sua perfezione. Essa è oscurità perla<br />

nostra mente perché ne trascende di gran lunga la debolezza. Più la fede è perfetta, più<br />

oscura diventa. Più vicini arriviamo a Dio, meno la nostra fede si diluisce con la mezza<br />

luce di immagini e concetti creati. La nostra certezza aumenta con questa oscurità,<br />

e tuttavia non senza angoscia né dubbio materiale, perché non troviamo facile sussistere<br />

in un vuoto nel quale le nostre facoltà naturali non hanno nulla su cui basarsi. Ed<br />

è nell’oscurità più profonda che noi possediamo pienamente Dio sulla terra, perché è<br />

allora che le nostre menti veramente si liberano dalle incerte luci create che sono tenebre<br />

in confronto a Lui, è allora che ci riempiamo della Sua infinita Luce, che per<br />

noi è pura tenebra.<br />

In questa altissima perfezione di fede lo stesso Dio infinito diventa la Luce dell’anima<br />

ottenebrata e la possiede interamente con la Sua verità. E in questo inesplicabile momento<br />

la notte più profonda diventa giorno e la fede si tramuta in comprensione.<br />

Da tutto ciò appare evidente che la fede non è un momento della vita spirituale, un<br />

semplice passo verso qualche meta ulteriore. È quell’accettazione di Dio che è il clima<br />

vero di ogni vita spirituale. È inizio di comunione. Con l’approfondirsi della fede<br />

e insieme della comunione, la fede stessa diventa sempre più intensa e si propaga fino<br />

ad influire su ogni altro nostro pensiero od azione. Non voglio dire semplicemente che<br />

da questo momento tutti i nostri pensieri saranno espressi secondo certe formule fideiste<br />

o pietistiche, ma piuttosto che la fede dà una dimensione di semplicità e di profondità<br />

a tutta la nostra capacità di capire e a tutte le nostre esperienze.<br />

Qual è questa dimensione di profondità? È l’incorporazione dell’ignoto e<br />

dell’incosciente nella nostra vita quotidiana. La fede unisce il noto e l’ignoto, così che<br />

essi si sovrappongono: o piuttosto ci rende consapevoli che essi si sovrappongono.<br />

Difatti, tutta la nostra vita è un mistero, del quale solo in parte minima giungiamo a<br />

renderci conto. Ma quando accettiamo solo quello che possiamo capire con la nostra<br />

ragione, la nostra vita viene miseramente limitata, anche se noi pensiamo proprio<br />

l’opposto. (Siamo stati educati nell’assurdo preconcetto che solo ciò che possiamo ridurre<br />

a una formula razionale e cosciente è veramente compreso e sperimentato nella<br />

nostra vita. Quando possiamo dire cosa sia una cosa, o cosa è quello che stiamo facendo,<br />

crediamo di averla afferrata e sperimentata in pieno. In effetti però questo verbalismo<br />

— e spesso è davvero solo verbalismo — tende a precluderci ogni esperienza<br />

autentica e ad oscurare la nostra comprensione invece di estenderla).<br />

La fede non si limita a darci ragione dell’ignoto, applicandogli un’etichetta teologica e

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