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qui - PARROCCHIA CORPUS DOMINI

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nostra azione immorale come un errore involontario o come malizia di uno spirito che<br />

risiede in noi, ma è diverso da noi. Allo stesso tempo però siamo perfettamente consci<br />

che gli altri non fanno questa comoda distinzione a nostro favore. Ai loro occhi, le nostre<br />

azioni sono le «nostre» e ce ne ritengono pienamente responsabili.<br />

Inoltre, tendiamo inconsapevolmente ad alleggerirci sempre più del fardello delle nostre<br />

colpe, trasferendole ad altri. Quando io ho commesso una cattiva azione e mi sono<br />

di scolpato attribuendola ad «un altro», che inspiegabilmente si trova «in me», la<br />

mia coscienza non è ancora soddisfatta. Troppe altre cose richiedono una spiegazione.<br />

Quest’altro, che è «in me», mi è troppo vicino. La tentazione è <strong>qui</strong>ndi di spiegare la<br />

mia colpa, scoprendo un male e<strong>qui</strong>valente in qualcun altro. Quindi io minimizzo i<br />

miei peccati e, per pareggiare la bilancia, esagero le colpe degli altri.<br />

E come se questo non bastasse, peggioriamo la situazione, aumentando artificialmente<br />

il nostro senso del male e accrescendo la nostra tendenza a riconoscerci colpevoli anche<br />

di cose in se stesse non cattive. In questo modo noi ci creiamo una tale ossessione<br />

del male, sia in noi stessi che negli altri, che sciupiamo tutte le nostre energie mentali<br />

cercando di spiegare questo male, di punirlo, di esorcizzarlo, di liberarcene in qualsiasi<br />

modo. Impazziamo, a forza di preoccuparci, e alla fine, non troviamo altra via di<br />

scampo che nella violenza. Ci sentiamo spinti a distruggere qualcosa o qualcuno.<br />

Giunti a questo punto, ci siamo creati un nemico opportuno, un capro espiatorio, sul<br />

quale abbiamo riversato tutto il male esistente nel mondo. Esso è causa di ogni male, è<br />

fomentatore di tutti i contrasti. Solo se riusciremo a distruggerlo, i contrasti cesseranno,<br />

il male sarà debellato, non vi sarà più guerra.<br />

Questo fantasioso modo di pensare è soprattutto pericoloso quando si basa su una<br />

complicata struttura pseudo-scientifica di miti, come quelli adottati dai marxisti a surrogato<br />

della religione. Ma non è meno pericoloso quando agisce nel vago, fluido, confuso<br />

opportunismo senza principi, che nell’Occidente si sostituisce alla religione, alla<br />

filosofia e qualche volta anche soltanto ad un prudente modo di ragionare.<br />

Quando tutto il mondo si trova in preda a confusione morale; quando nessuno sa più<br />

cosa pensare, e in realtà tutti cercano di sfuggire alla responsabilità di dover pensare;<br />

quando l’uomo rende assurdo il pensare in modo razionale ai problemi morali, poiché<br />

si estrania completamente dalla realtà rifugiandosi nel regno della fantasia; quando<br />

spreca tutte le sue energie per costruire altre finzioni con le quali giustificare i suoi<br />

fallimenti morali, allora è evidente che gli sforzi e le buone intenzioni dei fautori della<br />

pace non bastano a preservare il mondo dalla guerra e dalla distruzione totale. In realtà,<br />

tutti si rendono conto che l’abisso tra buone intenzioni e cattivi risultati, tra gli<br />

sforzi per assicurare la pace e le crescenti probabilità di guerra, si fa sempre più profondo.<br />

Per quanto complicati e per quanto accuratamente studiati siano tutti i piani e<br />

tutti i tentativi per giungere ad un dialogo internazionale, pure sembrano destinati a<br />

fallire in maniera sempre più ridicola. Alla fine nessuno crede più in coloro che pure<br />

tentano di giungere al dialogo. Al contrario i negoziatori, con tutta la loro patetica<br />

buona volontà, diventano oggetto di scherno e di odio. E gli «uomini di buona volontà»,<br />

che si sono adoperati con i loro poveri sforzi a fare qualcosa in favore della pace,<br />

finiranno con l’essere spietatamente oltraggiati, schiacciati, distrutti, vittime<br />

dell’universale «odio di sé» che disgraziatamente essi hanno fomentato col fallimento<br />

delle loro buone intenzioni.<br />

Forse abbiamo ancora la tendenza fondamentalmente superstiziosa ad associare il fallimento<br />

alla disonestà e alla colpa,<br />

fallimento che viene interpretato come «castigo». Anche se un uomo parte animato da

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