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produrre un po’ di questa «tensione spirituale». Crediamo, crediamo!<br />

Non accade nulla.<br />

Chiudiamo nuovamente gli occhi per produrre un po’ più di questa «tensione». Al<br />

diavolo piace che noi la produciamo. Egli ci aiuta a produrne in abbondanza. Stiamo<br />

proprio per buttar fuori questa tensione spirituale.<br />

Ma non accade nulla.<br />

E così andiamo avanti, andiamo avanti, finché ci disgustiamo. Ci stanchiamo di produrre<br />

questa «tensione». Ci stanchiamo di questa «fede» che non muta nulla della<br />

realtà; che non ci toglie le nostre preoccupazioni, non appiana i nostri contrasti, ci lascia<br />

vittime dell’incertezza, non rimuove dalle nostre spalle il fardello delle nostre responsabilità.<br />

Quella magia non è poi tanto efficace. Non ci convince del tutto che Dio<br />

è soddisfatto di noi, e nemmeno che noi siamo soddisfatti di noi stessi (benché, quanto<br />

a questo, bisogna dire che la fede di alcuni fa miracoli).<br />

Essendo rimasti disgustati della fede, e <strong>qui</strong>ndi di Dio, siamo ora pronti a seguire il<br />

Movimento Totalitario di Massa che ci raccoglierà di rimbalzo, per renderci felici con<br />

la guerra, la persecuzione delle «razze inferiori» o delle classi che ci sono nemiche o,<br />

in generale, di chi è diverso da noi.<br />

Un’altra caratteristica della teologia morale del diavolo è la distinzione esagerata che<br />

fa tra questo e quello, tra bene e male, tra giusto e ingiusto. Queste distinzioni diventano<br />

divisioni irriducibili. Non presuppongono che forse tutti più o meno abbiamo un<br />

poco di colpa, che dovremmo accollarci i torti degli altri per mezzo del perdono, della<br />

sopportazione, della comprensione paziente e dell’amore, aiutandoci così, a vicenda, a<br />

trovare la verità. Al contrario, nella teologia del diavolo la cosa importante è di avere<br />

sempre assolutamente ragione e di dimostrare che tutti gli altri hanno torto. Questo<br />

non porta certo alla pace e all’unione tra gli uomini, perché significa che ognuno vuole<br />

aver ragione ad ogni costo o star dalla parte di chi ha ragione. E, per dimostrare di<br />

aver ragione, i «fedeli» devono punire ed eliminare tutti quelli che sono nel torto.<br />

Quelli che sono nel torto, a loro volta sono convinti di aver ragione... e così via...<br />

Infine, come era da prevedersi, la teologia del diavolo riserva un posto di eccezionale<br />

importanza al... diavolo. Difatti, ben presto ci si accorge che egli è al centro di tutto il<br />

sistema. Che è lui che si cela dietro tutto. Che muove tutti nel mondo, tutti all’infuori<br />

di noi stessi. Che però egli cerca di estendere il suo potere anche su di noi, e che probabilmente<br />

vi riuscirà perché, almeno così ora ci sembra, il suo potere è uguale a quello<br />

di Dio, ed è forse anche più grande...<br />

In una parola, la teologia del diavolo è tutta <strong>qui</strong>: che il diavolo è dio.<br />

14. Integrità<br />

Molti poeti non sono poeti per la stessa ragione per cui molti religiosi non sono santi:<br />

essi non riescono mai ad essere se stessi. Non riescono mai ad essere quel particolare<br />

poeta o quel particolare monaco che Dio intendeva essi fossero. Non diventano mai<br />

l’uomo o l’artista richiesto da tutte le circostanze della loro vita individuale.<br />

Essi perdono gli anni in vani sforzi per essere un altro poeta, un altro santo. Per molte<br />

assurde ragioni, si credono obbligati a diventare qualcuno morto ormai da duecento<br />

anni e vissuto in circostanze assolutamente estranee alle loro.<br />

Essi consumano mente e corpo nel vano sforzo di avere le esperienze di un altro, di<br />

scrivere le poesie di un altro, di possedere la santità di un altro.<br />

Ci può essere un profondo egoismo nel voler seguire gli altri. Si ha fretta di diventare

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