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13. La teologia morale del diavolo<br />

Il diavolo ha un intero sistema teologico e filosofico per cui spiegherà, a chiunque voglia<br />

ascoltare, che tutte le cose create sono male, che gli uomini sono male, che Dio ha<br />

creato il male, che Egli vuole direttamente che gli uomini soffrano il male e gioisce<br />

delle sofferenze degli uomini, e che, in definitiva, tutto l’universo è pieno di miseria<br />

perché Dio così ha voluto e disposto.<br />

Anzi, secondo questo sistema teologico, Dio Padre provò un autentico piacere a consegnare<br />

Suo Figlio ai carnefici e il Figlio di Dio venne sulla terra perché voleva essere<br />

punito dal Padre. E tutt’e due non cercano altro che di punire e di perseguitare i loro<br />

fedeli. Difatti, nel creare il mondo Dio sapeva benissimo che l’uomo avrebbe inevitabilmente<br />

peccato, ed era come se il mondo fosse stato creato per permettere all’uomo<br />

di peccare, onde Dio avesse occasione di manifestare la Sua giustizia.<br />

Così, secondo il diavolo, la prima cosa ad essere creata fu proprio l’inferno — come<br />

se ogni altra cosa fosse in un certo modo creata per l’inferno. Quindi la vita «devota»<br />

di coloro che sono «fedeli» a questo genere di teologia consiste soprattutto<br />

nell’ossessione del male. E, come se non vi fossero già abbastanza guai nel mondo,<br />

costoro moltiplicano le proibizioni, inventano nuovi precetti, legano ogni cosa con<br />

spine, di modo che uno non può sfuggire al male ed al castigo; perché lo vorrebbero<br />

vedere sanguinare da mattina a sera, anche se, nonostante tutto questo sangue, non v’è<br />

remissione del peccato! La Croce <strong>qui</strong>ndi non è più simbolo di misericordia (perché la<br />

misericordia non trova posto in una simile teologia) ; ma è segno che la Legge e la<br />

Giustizia hanno trionfato in pieno, come se Cristo avesse detto: «Io sono venuto non<br />

per distruggere la Legge, ma per essere da essa distrutto». Perché questo, secondo il<br />

diavolo, è l’unico modo in cui la Legge può essere veramente e pienamente «compiuta».<br />

Non l’amore, ma il castigo è il compimento della Legge. La Legge deve divorare<br />

ogni cosa, anche Dio. Questa è la teologia del castigo, dell’odio, della vendetta. Colui<br />

che vuol vivere secondo un simile dogma, deve rallegrarsi del castigo. Egli può, difatti,<br />

evitare il castigo per sé, sgattaiolando fra la Legge e il Legislatore. Ma deve stare<br />

bene attento a che gli altri non sfuggano alla sofferenza, deve riempirsi la testa del loro<br />

castigo presente e futuro. La Legge deve trionfare. Non deve esservi misericordia.<br />

Questo è il principale contrassegno della teologia dell’inferno, perché nell’inferno vi è<br />

tutto all’infuori della misericordia. Ecco perché Dio stesso è assente dall’inferno. La<br />

misericordia è manifestazione della Sua presenza.<br />

La teologia del diavolo è per coloro che, o per una ragione o per l’altra, non hanno più<br />

bisogno di misericordia, sia perché sono perfetti, o perché sono giunti ad un accordo<br />

con la Legge. Di loro (gioia sinistra!) Dio è «soddisfatto». Lo è anche il diavolo. Ed è<br />

veramente una bella impresa far contenti tutti!<br />

Coloro che ascoltano queste cose, e le assorbono, e ne gioiscono, ritengono che la vita<br />

spirituale sia una specie di ipnosi del male. I concetti di peccato, sofferenza, dannazione,<br />

punizione, giustizia di Dio, retribuzione, fine del mondo e così via, fanno loro<br />

schioccare le labbra con indicibile piacere. E ciò perché essi traggono un profondo,<br />

inconscio conforto dal pensiero che molti cadranno nell’inferno che essi invece eviteranno.<br />

E come possono sapere che lo eviteranno? Non possono dare una ragione precisa,<br />

possono dire solo di provare un certo senso di sollievo al pensiero che tutti quei<br />

castighi sono preparati per la quasi totalità degli uomini, ma non per loro.<br />

Tale sentimento di soddisfazione è ciò che essi definiscono «fede», e costituisce per<br />

loro una specie di assicurazione di «salvezza».

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