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qui - PARROCCHIA CORPUS DOMINI

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Fate quanto è in vostro potere per evitare i divertimenti, il chiasso e gli affari degli<br />

uomini. Tenetevi più lontano possibile dai luoghi dove gli uomini si radunano per ingannarsi<br />

ed insultarsi a vicenda, per sfruttarsi, per schernirsi, per prendersi gioco l’uno<br />

dell’altro con falsi gesti d’amicizia. Siate lieti di tenervi fuori dalla portata delle loro<br />

radio. Non datevi pensiero dei loro canti impossibili, non leggete i loro avvisi pubblicitari.<br />

La vita contemplativa non richiede certo un disprezzo farisaico per le abitudini e i divertimenti<br />

della gente comune. Tuttavia nessun uomo che cerca liberazione spirituale<br />

e luce nella solitudine, può permettersi di cedere passivamente a tutti gli inviti rivoltigli<br />

da una società di agenti pubblicitari, di venditori e di consumatori. È chiaro che<br />

non si può vivere ad un livello umano senza concedersi qualche piacere legittimo. Ma<br />

dire che tutti i piaceri, che ci si offrono oggi, sono «legittimi» è cosa ben diversa. Un<br />

piacere naturale è una cosa; un piacere artificiale, imposto ad una mente già sazia da<br />

un propagandista importuno, è un’altra cosa.<br />

È necessario riconoscere quale fondamentale verità, umana e morale, che nessun uomo<br />

è capace di vivere una vita pienamente sana ed onesta se non è capace di dire «no»<br />

di quando in quando agli appetiti del suo corpo. Nessun uomo che mangi e beva ogniqualvolta<br />

si senta di mangiare e di bere, che fumi ogni volta che gli venga la voglia di<br />

accendere una sigaretta, che soddisfi la propria curiosità e sensualità ogni volta che si<br />

senta incitato a farlo, può considerarsi un uomo libero. Egli ha rinunziato alla sua libertà<br />

spirituale per diventare servo dei suoi istinti. Perciò né il suo intelletto né la sua<br />

volontà gli appartengono pienamente: questi sono dominati dai suoi appetiti, che a loro<br />

volta, sono soggetti a quelle cose che li soddisfano. Per il semplice fatto che è libero<br />

di comprare una marca di whisky piuttosto che un’altra, quest’uomo si illude di fare<br />

una scelta; in realtà egli è servo devoto di una abitudine tirannica. Egli dovrà ac<strong>qui</strong>stare<br />

con riverenza la bottiglia, portarla a casa, scartarla, offrirne ai suoi ospiti, guardare<br />

la televisione, «sentirsi bene», chiacchierare incessantemente, scioccamente, a<br />

vanvera, in<strong>qui</strong>etarsi, urlare, litigare e finalmente andarsene a letto disgustato di se<br />

stesso e del mondo intero. Tutto ciò diventa una specie di costrizione religiosa, senza<br />

la quale egli non sa convincersi di essere realmente vivo; senza la quale non gli sembra<br />

di «sviluppare in pieno» la propria personalità. Egli, facendo tutto questo, non<br />

commette peccato, ma si rende semplicemente ridicolo, illudendosi di essere «vero»,<br />

mentre le costrizioni alle quali si assoggetta lo riducono ad una semplice ombra.<br />

Si può asserire, in linea di massima, che nessuna forma di vita contemplativa è possibile<br />

senza un’autodisciplina ascetica. Bisogna imparare a vivere facendo a meno di<br />

quei lussi che diventano abitudini e che oggi si impossessano così tenacemente<br />

dell’uomo. Non dico che per essere un contemplativo ci si debba astenere totalmente<br />

dal fumo e dall’alcool, ma è certo necessario saperne usare senza essere dominati da<br />

un incontrollato bisogno di averli. E fuori dubbio che il fumare e il bere sono due<br />

campi nei quali è possibile esercitare un minimo di abnegazione, senza la quale una<br />

vita di preghiera sarebbe pura illusione.<br />

Non sono certamente la persona più adatta a giudicare la televisione, non avendone<br />

mai seguito i programmi. Tutto quello che so in proposito è che alcune persone, il cui<br />

giudizio io stimo, sono generalmente d’accordo nell’asserire che la televisione commerciale<br />

è abitualmente scadente, superficiale, sciocca. La televisione potrebbe persino<br />

diventare un surrogato artificiale della contemplazione: totale inerte asservimento a<br />

immagini volgari, discesa a un livello di passività al disotto del normale, invece che<br />

ascesa ad una passività supremamente attiva di intendimento e di amore. La televisio-

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