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ealtà ogni volta che ci accade di desiderarle. Se abbiamo scelto la via della falsità,<br />

non dobbiamo essere sorpresi se la verità ci sfugge quando — finalmente! — siamo<br />

giunti a sentirne il bisogno.<br />

La nostra vocazione non è semplicemente quella di essere, ma di collaborare con Dio<br />

a creare la nostra stessa vita, la nostra identità, il nostro destino. Siamo esseri liberi e<br />

figli di Dio. Questo significa che non dobbiamo esistere passivamente, ma, scegliendo<br />

la verità, dobbiamo partecipare attivamente alla Sua libertà creativa per la nostra vita<br />

e per la vita degli altri. Anzi, per essere più precisi, siamo anche chiamati a lavorare<br />

con Dio nel creare la verità della nostra identità. Possiamo sfuggire questa responsabilità<br />

giocando a mascherarci; e questo ci soddisfa, perché a volte può sembrarci un<br />

modo di vivere libero e creativo. È cosa facile che sembra accontentare tutti. Ma a<br />

lungo andare questo costa e fa soffrire notevolmente. Operare la nostra stessa identità<br />

in Dio (ciò che la Bibbia chiama «operare la propria salvezza») è lavoro che richiede<br />

sacrificio e angoscia, rischio e molte lacrime. Richiede ad ogni momento un attento<br />

esame della realtà, una grande fedeltà a Dio, al Suo oscuro rivelarsi nel mistero di<br />

ogni nuova situazione. Non conosciamo con certezza né in anticipo quale sarà il risultato<br />

di questo lavoro. Il segreto della mia piena identità è nascosto in Dio. Lui solo<br />

può farmi quale sono, o piuttosto, quale sarò, quando finalmente comincerò ad essere<br />

pienamente. Ma se io non desidero raggiungere questa mia identità, se non mi metto<br />

all’opera per trovarla insieme a Lui e in Lui, quest’opera non verrà mai compiuta. Il<br />

modo di farlo è un segreto che posso imparare da Lui solo, e da nessun altro. Non vi è<br />

modo di conoscere questo segreto se non per mezzo della fede. La contemplazione è<br />

dono più grande, più prezioso, perché mi permette di conoscere e di capire ciò che<br />

Egli vuole da me.<br />

I semi che vengono gettati ad ogni momento nella mia libertà, per volere di Dio, sono<br />

i semi della mia propria identità, della mia propria realtà, della mia propria felicità,<br />

della mia propria santità.<br />

Rifiutarli significa rifiutare tutto, significa rifiutare la mia stessa esistenza ed essenza,<br />

la mia identità, il mio vero io.<br />

Non accettare, non amare e non adempiere la volontà di Dio significa rifiutare la pienezza<br />

della mia esistenza.<br />

E se non divento ciò che dovrei essere, ma rimango sempre ciò che non sono, passerò<br />

l’eternità a contraddire me stesso, perché sarò contemporaneamente qualcosa e nulla,<br />

una vita che vuol vivere ed è morta, una morte che vuol essere morta e non può finir<br />

di morire perché ancora deve esistere.<br />

Dire che sono nato nel peccato è dire che sono venuto al mondo con un falso io. Sono<br />

nato con una maschera. Sono entrato nell’esistenza sotto un segno di contraddizione,<br />

essendo qualcuno che non dovevo essere e, di conseguenza, la negazione di quel che<br />

avrei dovuto essere. Sono così entrato contemporaneamente nell’esistenza e nella nonesistenza,<br />

perché fin dal principio sono stato qualcosa che non ero.<br />

Per dire la medesima cosa senza paradosso: fintanto che non sono altro che ciò che è<br />

nato da mia madre, sono tanto lungi dall’essere chi dovrei essere, che potrei benissimo<br />

non esistere affatto. E in realtà sarebbe meglio per me non essere nato.<br />

Ognuno di noi è sempre seguito da una persona illusoria: un falso io.<br />

Questo è l’uomo che voglio essere, ma che non può esistere, perché Dio non sa nulla<br />

di lui. Ed essere ignorati da Dio è una particolarità troppo grande.<br />

Il mio io falso e particolare è quello che vuol vivere fuori dal raggio della volontà di<br />

Dio e dell’amor di Dio — fuori dalla realtà e fuori dalla vita. E questo io non può es-

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