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qui - PARROCCHIA CORPUS DOMINI

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tendono verso di noi per abbracciare la nostra miseria e attirarla nella mirabile espansione<br />

della loro innocenza, che lava il mondo con la sua luce.<br />

Venite, entriamo nel fascio di quella luce. Viviamo nella purezza di quel canto. Lasciamo<br />

cadere come abiti i brandelli del mondo ed entriamo nudi nella sapienza. Perché<br />

è questo che tutti i cuori invocano, quando gridano: «Sia fatta la Tua volontà».<br />

39. Danza cosmica<br />

Il Signore ha creato il mondo non per giudicarlo, non semplicemente per dominarlo,<br />

non per farlo obbedire ai dettami di una volontà onnipotente ed inscrutabile, non per<br />

provare piacere o corruccio per il modo in cui funziona. Queste non sono le ragioni<br />

che hanno determinato la creazione del mondo e dell’uomo.<br />

Il Signore creò il mondo e l’uomo, perché Lui stesso potesse venire nel mondo, potesse<br />

farsi uomo. Quando concepì il mondo che stava per creare vide la Sua sapienza<br />

come un fanciullo che «si trastullava nel mondo, rallegrandosi continuamente alla Sua<br />

presenza»; ed Egli riflettè: «Mia delizia è stare coi figli degli uomini».<br />

Il mondo non fu fatto per essere una prigione per gli spiriti decaduti respinti da Dio:<br />

questo è l’errore gnostico. Il mondo fu fatto come un tempio, un paradiso, entro il<br />

quale Dio stesso sarebbe disceso per vivere familiarmente con gli spiriti che Egli vi<br />

aveva messo affinché ne avessero cura al Suo posto.<br />

I primi capitoli del Genesi (lungi dall’essere un racconto pseudoscientifico di come il<br />

mondo sarebbe stato, creato) sono precisamente una rivelazione poetica e simbolica,<br />

ma assolutamente veridica, sebbene non letterale, delle vedute di Dio riguardo<br />

all’universo, e delle Sue intenzioni riguardo all’uomo. Affermazione fondamentale di<br />

questi bellissimi capitoli è che Dio creò il mondo come un giardino, nel quale Egli<br />

trovava le sue delizie. Egli creò l’uomo e assegnò all’uomo il compito di collaborare<br />

con Lui proprio nella cura di tutte le cose create. Egli fece l’uomo a Sua immagine e<br />

somiglianza, come artista, come lavoratore, homo faber, come giardiniere del paradiso.<br />

Fece decidere all’uomo stesso come interpretare, capire e usare le cose create:<br />

Adamo assegnò il nome agli animali (Dio non dette loro nessun nome); e come Adamo<br />

li chiamò, tali rimasero. Così con la sua intelligenza l’uomo, nell’atto di riconoscerle,<br />

imitò qualcosa dell’amore creativo di Dio per le Sue creature. Mentre l’amore<br />

di Dio, guardando le cose, le fece essere, l’amore dell’uomo, guardando le cose, riprodusse<br />

l’idea e la verità divina nello spirito dell’uomo.<br />

Come Dio crea le cose vedendole nel proprio Logos, cosi l’uomo produce la verità<br />

nella sua mente per mezzo del connubio tra la luce divina che si trova nell’oggetto conosciuto<br />

e la luce divina che sta nella sua ragione. L’incontro di queste due luci in una<br />

mente è verità.<br />

Ma vi è una luce ancora più elevata, non la luce per mezzo della quale l’uomo «impone<br />

il nome» e forma concetti con l’aiuto di una intelligenza attiva; ma la luce oscura<br />

nella quale non vien dato nessun nome, nella quale Dio viene a faccia a faccia con<br />

l’uomo non attraverso le cose, ma nella Sua semplicità stessa. L’unione amorosa della<br />

semplice luce di Dio con la semplice luce dello spirito dell’uomo è la contemplazione.<br />

Le due semplicità sono una cosa sola. Esse formano, per così dire, un vuoto nel quale<br />

non v’è aggiunta, ma piuttosto sottrazione di nomi, forme, contenuto, sostanza, individualità.<br />

In questo incontro non vi è tanto una fusione di individualità quanto invece<br />

una sparizione di individualità. La Bibbia ne parla molto semplicemente: «Nella brezza<br />

pomeridiana Dio venne a passeggiare con Adamo nel paradiso». È pomeriggio, nel-

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