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Segreti: i racconti finalisti - Comune di Trichiana

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Sua madre tace un attimo mentre comincia a spianare l'impasto, ormai morbido e liscio, con il matterello, poi si<br />

interrompe e si volta a guardarla.<br />

"Soltanto per qualche mese, Antonietta. Non piace nemmeno a me che tu te ne vada. Ma sono veramente preoccupata<br />

per mia sorella. Faresti davvero una buona azione. E poi vedresti qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso ... conosceresti gente nuova.<br />

Magari ti trovi un fidanzato fiorentino ...", conclude sua madre con un sorriso ottimista.<br />

Antonietta sospira, ma accetta, tutto sommato <strong>di</strong> buon grado. In fondo sua madre ha ragione. In paese, da quando è a<br />

casa, si annoia, e non le <strong>di</strong>spiace l'idea <strong>di</strong> trasferirsi in città, <strong>di</strong> vedere qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso. E poi è soltanto per qualche<br />

mese ...<br />

Già, per qualche mese, ricordò Antonietta, pensando a come le cose fossero andate <strong>di</strong>versamente.<br />

Sbucò in piazza del Duomo e continuò verso Via dei Cucchi. Arrivata in fondo alla strada si rese conto che era quasi ora<br />

<strong>di</strong> pranzo. Non che avesse appetito, anzi, si sentiva lo stomaco aggrovigliato dall'ansia, ma qualcosa doveva mangiare.<br />

Chissà se c'era ancora la fiaschetteria del Guercio, si chiese. Sicuramente no, meglio non farsi illusioni, si rispose,<br />

mentre tornava sui suoi passi e girava a sinistra, inoltrandosi nei vicoli del quartiere. Magari l'avevano trasformata in un<br />

fast food o in un ristorante cinese, che andavano tanto <strong>di</strong> moda.<br />

Ebbe una gra<strong>di</strong>ta sorpresa: l'osteria c'era ancora, con la stessa insegna, un grasso cuoco che strizza l'occhio al<br />

passante, mentre si porta alla bocca un fiasco <strong>di</strong> vino.<br />

Entrò nella saletta, piccola e male illuminata, accolta dal tepore del fuoco e dal profumo <strong>di</strong> carne arrostita e <strong>di</strong> rosmarino.<br />

Il locale era fiocamente illuminato da lampa<strong>di</strong>ne seminascoste negli angoli. Si guardò intorno. Non sembrava molto<br />

mutato da quando ci veniva con Nanni, più <strong>di</strong> quarant'anni prima. Al gesto del cameriere si accomodò in un tavolo in<br />

fondo, coperto, come un tempo, da una tovaglia a quadretti bianchi e rossi. Avvertì una stretta al cuore e con<br />

determinazione scacciò i ricor<strong>di</strong> che le si affollavano alla mente: non adesso, pensò.<br />

III<br />

Uscita dopo un pasto frugale e veloce riprese a camminare <strong>di</strong> buona lena, <strong>di</strong>retta alla chiesa dell'Addolorata. Aveva<br />

sempre trovato curioso che proprio lì avesse conosciuto Nanni. Nessuno dei due frequentava molto la chiesa, anzi Nanni<br />

era comunista all'epoca e non sopportava i "baciapile".<br />

Nanni, pensò.<br />

Se non fosse stato per la zia Marta ...<br />

Antonietta, persa nei ricor<strong>di</strong>, quasi non si avvide <strong>di</strong> essere arrivata davanti alla chiesa. La riscosse un tuono ed una<br />

grossa goccia d'acqua che le cadde sulla mano. Alzò gli occhi. Con la tipica incostanza marzolina, il cielo si era oscurato,<br />

riempiendosi <strong>di</strong> nuvole cupe che si stringevano l'una all'altra come un gregge <strong>di</strong> pecore dal manto sporco.<br />

Si soffermò un attimo a contemplare l'esterno della chiesa, con le sue slanciate logge gotiche ed il grande rosone<br />

centrale, poi entrò, mentre il temporale cominciava a scatenarsi.<br />

Si sedette in un banco nel mezzo e girò attorno lo sguardo. Quella chiesa le era sempre piaciuta. L'interno, fiocamente<br />

illuminato dalla luce che entrava dalla vetrata posta nella bifora dell'abside, era spartito in triplice or<strong>di</strong>ne da poderose<br />

colonne <strong>di</strong> granito e capitelli con figure arcaiche.<br />

Si era sposata, in quella chiesa.<br />

"Dai, Antonietta, che facciamo tar<strong>di</strong>. Lo sai che non mi piace arrivare per ultima".<br />

"Figurati, zia! Come al solito saremo le prime".<br />

"Ma c'è da sistemare la sala! Pren<strong>di</strong> quel vassoio lì, sul tavolo, ed anche quel pacchetto sul frigorifero. An<strong>di</strong>amo, svelta,<br />

figliola".<br />

Antonietta scuote la testa sorridendo, bacia la zia sulla guancia, prende il vassoio ed il pacchetto che le sono stati<br />

in<strong>di</strong>cati, ed escono, imbacuccate nei cappotti e nelle sciarpe.<br />

Camminano svelte, in quella fredda serata <strong>di</strong> gennaio. Arrivate alla chiesa, entrano nella canonica dove Don Lorenzo sta<br />

dando istruzioni ad alcune donne. Lui le accoglie con un sorriso e le guida nell'e<strong>di</strong>ficio prospiciente la canonica, dove è<br />

stata allestita una sala da ballo. A poco a poco arrivano gli altri. E' una festa alla buona, famiglie con bambini, anziani, ma<br />

anche giovani con la voglia <strong>di</strong> ballare.<br />

Antonietta è rimasta a fianco della zia, che conosce tutti, a seguire i <strong>di</strong>scorsi sulle malattie dell'uno, sui <strong>di</strong>spiaceri<br />

dell'altra.<br />

"Vai a ballare, Antonietta, che ci fai qui ad ascoltare i <strong>di</strong>scorsi dei vecchi!" l'apostrofa la zia, ad un certo punto.<br />

"Con chi vuoi che balli, zia? Non conosco nessuno!"<br />

Ma qualcuno l'ha già adocchiata, dall'altra parte della stanza. Un ragazzo alto, con i capelli castani e gli occhiali. Si<br />

avvicina al parroco e gli sussurra qualcosa all'orecchio, in<strong>di</strong>cando lei. Don Lorenzo sorride ed annuisce, poi insieme le si<br />

avvicinano....<br />

"Antonietta, ti presento Alberto Varesi, un mio parrocchiano. A quanto pare hai fatto colpo perché mi ha chiesto <strong>di</strong> parlarti<br />

bene <strong>di</strong> lui, ma in realtà", aggiunge Don Lorenzo con un'occhiataccia al giovane, "non è che lo veda spesso in chiesa", e<br />

gli allunga uno scappellotto, come fosse un bambino.<br />

Alberto arrossisce, sorride e la invita a ballare. E'simpatico, spigliato, e, sembra intuire la timidezza <strong>di</strong> lei. Riesce a farla<br />

ridere senza essere troppo sfacciato. Dopo alcuni balli le presenta Nanni.<br />

Nanni, pensò Antonietta.<br />

Alberto era simpatico, ma Nanni era un'altra cosa. Le aveva preso la mano e, senza neanche proporlo, l'aveva fatta<br />

ballare. Con lui aveva scoperto che non era proprio quella brava ragazza che credeva <strong>di</strong> essere, perché le brave ragazze<br />

non si lasciano baciare da un uomo appena conosciuto. Ma quando lui, dopo aver ballato e scherzato per un po', l'aveva<br />

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