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Segreti: i racconti finalisti - Comune di Trichiana

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La porta<br />

<strong>di</strong> Gianfranco Inguanotto<br />

Arturo stava contemplando i due preventivi. Non sapeva che pesci pigliare. Far ri<strong>di</strong>pingere un appartamento ormai<br />

costava quanto una volta bastava per arredarlo. Di certo il trisnonno che l'aveva acquistato l'aveva pagato molto meno.<br />

Era un appartamento piuttosto grande, ricavato da un'ala <strong>di</strong> un vecchio convento, <strong>di</strong> quelli che, con la nascita del Regno<br />

d'Italia, erano passati dal clero allo stato e poi rivenduti per essere trasformati in case <strong>di</strong> abitazione.<br />

Il primo acquirente, il trisnonno appunto, aveva acquistato anche alcuni mobili che erano appartenuti alle monache e che<br />

erano stati conservati a lungo. Era stato il padre <strong>di</strong> Arturo a darli via quasi completamente. Erano gli anni in cui<br />

furoreggiava lo ‘stile novecento’ e i mobili del secolo precedente, scuri e pesanti - non ancora <strong>di</strong>ventati antiquariato -<br />

erano considerati anticaglie da buttare. La giovane moglie, non appena morto il suocero, aveva cominciato a tormentare il<br />

marito finché questi, vinto per logoramento, aveva ceduto. I vecchi canterani, i comò, gli attaccapanni, le cassepanche,<br />

erano stati sostituiti con mobili chiari e ricchi <strong>di</strong> specchi e cristalli. Mobilio altrettanto brutto, e forse <strong>di</strong> più, del precedente<br />

ma che aveva l'in<strong>di</strong>scutibile pregio <strong>di</strong> essere moderno.<br />

Unico a sfuggire all'iconoclasta epurazione era stato un enorme arma<strong>di</strong>o <strong>di</strong> noce che non sarebbe neppure passato per la<br />

porta senza prima essere smontato ma ciò avrebbe significato <strong>di</strong>struggerlo. Quell'arma<strong>di</strong>o, pieno fino all'inverosimile, era<br />

in pratica il ripostiglio <strong>di</strong> casa, il posto dove finivano tutte quelle cose che non si sapeva dove mettere e che poi venivano<br />

regolarmente <strong>di</strong>menticate. Ogni tanto qualcosa veniva tolta e buttata ma solo per far posto a qualcos'altro, sicché<br />

l'arma<strong>di</strong>o era sempre pieno.<br />

L'appartamento faceva ormai parte della storia della famiglia. Arturo rappresentava la quinta generazione che l'aveva<br />

abitato. Da più <strong>di</strong> un secolo ogni primogenito l'aveva ere<strong>di</strong>tato dal padre e l'aveva a sua volta trasmesso al figlio. Stava<br />

<strong>di</strong>ventando un motivo d'orgoglio familiare nascere e finire i propri giorni nella stessa casa. Arturo - figlio unico - giunto<br />

scapolo all'età <strong>di</strong> quarant'anni, si riproponeva <strong>di</strong> fare altrettanto. Siccome non aveva intenzione <strong>di</strong> mettere su famiglia,<br />

ogni tanto pensava che stavolta le ‘quattro mura’ sarebbero passate <strong>di</strong> mano. Ma c'era tempo. Per il momento ci abitava<br />

lui e le stanze avevano bisogno <strong>di</strong> essere ri<strong>di</strong>pinte.<br />

Ecco il motivo per cui aveva interpellato due imprese e aveva chiesto che gli facessero un preventivo. Le richieste erano<br />

esorbitanti e Arturo, col suo stipen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> professore <strong>di</strong> scuola me<strong>di</strong>a, aveva una <strong>di</strong>sponibilità finanziaria piuttosto limitata.<br />

Ah, se il nonno avesse proseguito l'attività paterna, chissà, forse ora Arturo avrebbe ere<strong>di</strong>tato una catena <strong>di</strong> negozi! Ma il<br />

nonno aveva la passione per la chimica e aveva voluto fare il farmacista. Suo padre poi, che quella passione non l'aveva<br />

proprio, aveva bensì deciso <strong>di</strong> riprendere l'attività del bisnonno ma non era fatto della stessa stoffa ed i tempi erano<br />

cambiati. Aveva tirato avanti per un po' tra alti e bassi (più bassi che alti) fino a che, morto il farmacista, aveva ceduto<br />

ogni attività, compresa la farmacia, e si era ritirato. Ora era morto anche lui e il proprietario dell'appartamento era Arturo e<br />

tale si riprometteva <strong>di</strong> restare ancora per molti anni.<br />

Posò i due fogli <strong>di</strong> carta intestata e rimandò ogni decisione. Ci avrebbe pensato su.<br />

Il giorno dopo, una domenica, non aveva ancora deciso. Girava per la casa guardando <strong>di</strong> qua e <strong>di</strong> là. Alcune stanze<br />

potevano ancora tirare avanti, anche perché non le usava ed erano quasi sempre chiuse ma altre, come la cucina, lo<br />

stu<strong>di</strong>o, la sua camera da letto, l'ingresso e il salotto grande erano proprio mal ridotte.<br />

I ra<strong>di</strong>atori del termosifone - miglioria apportata dal nonno - e i tubi dell'acqua calda che correvano esternamente al muro,<br />

avevano creato lunghe ombre <strong>di</strong> polvere che si innalzavano verso il soffitto come fiamme grigie. Inoltre c'erano le<br />

impronte dei ritratti.<br />

Sia il bisnonno che il nonno <strong>di</strong> Arturo, e le rispettive consorti, avevano tappezzato quasi tutti i muri della casa - secondo<br />

l'usanza dei tempi - con enormi ritratti fotografici dei propri parenti defunti: genitori, nonni, zii, fratelli e sorelle morti<br />

prematuramente. Arturo era cresciuto sentendosi sempre osservato da quegli antenati che non aveva mai conosciuto e i<br />

cui sguar<strong>di</strong> lo fissavano severi dall'alto delle loro cornici. Chissà perché una volta, quando la gente si faceva fare il ritratto,<br />

non sorrideva mai! Erano foto in bianco e nero, talora virate in azzurro o in marrone, e quasi sempre ritoccate.<br />

Il padre <strong>di</strong> Arturo, per rispetto dei vecchi, non le aveva mai toccate e per questo aveva affrontato vivaci <strong>di</strong>scussioni con la<br />

moglie, soprattutto quando avevano cambiato i mobili. Ma, se su questo punto aveva ceduto, sui ritratti era stato<br />

irremovibile.<br />

Arturo, invece, che <strong>di</strong> quella galleria <strong>di</strong> fantasmi non ne poteva più, aveva fatto piazza pulita vendendo le cornici ad un<br />

rigattiere e facendo delle fotografie un unico pacco che era andato a finire nell'arma<strong>di</strong>o-ripostiglio. Non sapeva neppure<br />

lui perché le avesse conservate, forse per un residuo rispetto verso quei suoi antenati o forse, più semplicemente perché<br />

ora che era rimasto da solo, lo spazio abbondava.<br />

Tuttavia l'operazione non era stata priva <strong>di</strong> conseguenze: tutti i ritratti avevano lasciato la loro impronta sulle pareti. Ovali,<br />

rotonde, quadrate, rettangolari, quelle impronte sembravano rimproverare al padrone <strong>di</strong> casa lo sfratto imposto a quelle<br />

ombre che abitavano la casa da molto più tempo <strong>di</strong> lui. E questo ad Arturo, specie <strong>di</strong> sera, dava fasti<strong>di</strong>o. Molto più delle<br />

tracce <strong>di</strong> polvere del termosifone.<br />

Mentre con lo sguardo seguiva il profilo <strong>di</strong> un contorno ovale, si chiese - e non era la prima volta - chi fosse stata la donna<br />

della foto che aveva occupato quel posto. Era una donna giovane molto bella, dai capelli chiari raccolti in un alto chignon<br />

e dagli occhi profon<strong>di</strong> e malinconici. Il suo vestito - per quello che si poteva vedere, essendo la foto a mezzo busto -<br />

datava il ritratto ai primi anni del '900.<br />

Probabilmente era sua nonna, morta annegata in giovane età. Arturo non si era mai preoccupato <strong>di</strong> conoscere la storia<br />

della propria famiglia né del resto suo padre, uomo svagato e un tantino pigro, gliene parlava mai. Di certo sapeva che,<br />

da ragazzo, aveva spesso ammirato quel ritratto e adesso l'avrebbe volentieri lasciato appeso se solo fosse stato un po'<br />

più piccolo.<br />

Dopo aver riflettuto a lungo Arturo decise che non avrebbe speso tutti quei sol<strong>di</strong>. Piuttosto avrebbe imbiancato i muri lui<br />

personalmente. Perché no? L'anno scolastico stava per finire quin<strong>di</strong> avrebbe avuto tutta l'estate per <strong>di</strong>pingere poche<br />

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