Segreti: i racconti finalisti - Comune di Trichiana
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Una torbida estate <strong>di</strong> vent’anni fa<br />
<strong>di</strong> Massimiliano Rescigno<br />
La strage <strong>di</strong> Bologna, quella dove sono morte prima venti, poi trenta e infine oltre ottanta persone, è un punto <strong>di</strong> non<br />
ritorno. Qualcosa come il culmine <strong>di</strong> una guerra, quando ci si rende conto che da quel punto <strong>di</strong> barbarie in poi si può solo<br />
tentare <strong>di</strong> ritornare verso il basso, o il momento <strong>di</strong> massimo sforzo <strong>di</strong> una gara dei cento metri quando poi si rallenta dopo<br />
aver tagliato il traguardo.<br />
Chi negli anni ottanta aveva l’età per capire non <strong>di</strong>menticherà mai. Primo livello.<br />
Chi poi, come il sottoscritto, è nato e cresciuto a Bologna, porta un marchio addosso che è come un tatuaggio che il<br />
tempo non potrà mai sbia<strong>di</strong>re. Secondo livello.<br />
Su un piano ancora più alto si trovano coloro che sono stati coinvolti in prima persona dalla strage. Perché c’erano o<br />
perché vi hanno perso qualche conoscente o, peggio, qualche persona cara. Terzo livello.<br />
Io sono pienamente inquadrato nel secondo livello ma avrei dovuto trovarmi nel terzo. E questo terzo livello l’ho sfiorato<br />
per due volte durante la mia vita. E in entrambe le occasioni mi sono tirato in<strong>di</strong>etro proprio all’ultimo secondo. Dico<br />
davvero. Per ben due volte mi si è presentata l’occasione <strong>di</strong> essere carnefice o martire. Forse entrambe le cose. E magari<br />
lo sono lo stesso.<br />
Poi c’è chi ci ha rimesso la vita. Che è il livello non sperimentabile. E anche questo io ho rischiato <strong>di</strong> vivere e senza la<br />
possibilità poi <strong>di</strong> raccontarlo o scriverlo.<br />
Cronaca dei quoti<strong>di</strong>ani, dei telegiornali e poi dell’interminabile processo.<br />
In stazione c’era tanta gente. Le sale d’attesa e le panchine, i marciapie<strong>di</strong> e il salone centrale erano quasi pieni. Era <strong>di</strong><br />
agosto. Qualcuno partiva per le vacanze, qualcuno era appena tornato. Molti turisti. Anche se a Bologna ad agosto si<br />
muore <strong>di</strong> caldo, la gente continua a venirci. E la stazione è come un cuore. In<strong>di</strong>rizza e vede scorrere come il sangue,<br />
persone, voci, emozioni. C’è anche chi ci si innamora in una stazione. Perché ci si incontra, certo. Ma anche perché<br />
capita che ti ren<strong>di</strong> conto <strong>di</strong> non poter fare a meno <strong>di</strong> qualcuno proprio nel momento in cui lo ve<strong>di</strong> partire. O magari aspetti<br />
che arrivi e il treno sembra lentissimo a fermarsi.<br />
Poi ci sono quelli che ci lavorano. La polizia ferroviaria, gli addetti al movimento, i capotreno e i controllori. Che si<br />
incontrano, parlano, ridono.<br />
E se chiudo gli occhi quasi li vedo.<br />
Io sono riuscito a sistemare la mia vita soltanto dopo vari e accorti esperimenti e continui aggiustamenti che mi hanno<br />
impegnato ormai per quasi quarant’anni. Ho imparato in particolare a non farmi sopraffare dagli altri e a ritagliarmi i miei<br />
spazi nel mondo. Non è stato semplice, ma la pazienza e la perseveranza possono scavare anche le rocce più dure,<br />
basta soltanto dare tempo al tempo.<br />
I treni e le stazioni hanno segnato poi la mia vita. In vari mo<strong>di</strong>, certo. Non so neanche se in positivo o in negativo. Forse<br />
semplicemente entrambe le cose come in tutto quello che succede.<br />
L’equilibrio, poi, è una questione mentale, e se non lo trovi da solo, è molto <strong>di</strong>fficile che ti possa essere dato dalle<br />
persone o dai luoghi. Ogni equilibrio è intrinsecamente instabile, perché non esiste la quiete assoluta e ogni cosa nel<br />
mondo è sempre in movimento. Si muovono le persone, si muove il cielo, l’acqua, le piante, gli animali, si muovono<br />
persino i continenti. Oltre a tutto ciò si muove anche l’animo umano con tutte le sue emozioni, sensazioni, ricor<strong>di</strong> e<br />
sentimenti.<br />
Nessuno può affermare <strong>di</strong> essere in uno stato <strong>di</strong> equilibrio perfetto. Magari può illudersi <strong>di</strong> esserlo, ma può sempre<br />
capitare qualcosa che gli cambia le carte in tavola come un abile baro nel giro anche <strong>di</strong> pochi istanti.<br />
E a volte bastano davvero poche frazioni <strong>di</strong> secondo per cambiarti la vita.<br />
Io faccio il maestro, per necessità ma soprattutto per scelta. Insegno in un asilo comunale dopo aver vinto regolare<br />
concorso indetto dal Ministero della Pubblica Istruzione per posti vacanti numero sei nella regione Toscana con sede<br />
definitiva ancora da assegnare.<br />
Non è stato sempre così. Il posto fisso come educatore infantile, l’ho guadagnato che avevo già trent’anni suonati.<br />
Prima era <strong>di</strong>verso. Le mie idee, i miei pensieri, i sogni, l’amore, la vita. Ho sempre creduto che il mondo andasse<br />
cambiato, lo penso tuttora, l’unica <strong>di</strong>fferenza è che ho smesso <strong>di</strong> espormi in prima linea per raggiungere quello che<br />
ancora considero, tutto sommato, un nobile scopo. Ho forse fatto mia l’idea <strong>di</strong> coloro che pensano che non si può<br />
inculcare la verità e la giustizia nelle menti delle persone usando la forza come ultimo espe<strong>di</strong>ente. Le rivoluzioni portano<br />
nella maggior parte dei casi solo dei <strong>di</strong>sastri, soprattutto per chi ci mette la faccia, e spesso sono ideate da coloro che alla<br />
fine non intendono cambiare veramente le cose.<br />
Ora credo che bisogna agire più a monte, delicatamente e senza scuotere troppo gli equilibri che si sono creati nella<br />
società. Perché ho meno rabbia dentro, perché sono <strong>di</strong>silluso dalla ragione e dalla bontà dei miei simili e, soprattutto,<br />
perché ho rischiato <strong>di</strong> pagare le conseguenze <strong>di</strong> questa mia passione.<br />
Io sono uno <strong>di</strong> quelli che se non finiva tutto sommato bene, considerando la mia attuale con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> uomo me<strong>di</strong>o<br />
sposato e con due figli anzi tre, sarebbe finito completamente male, senza che ci potesse essere una qualsiasi ipotesi <strong>di</strong><br />
mezzo.<br />
Con questo non voglio <strong>di</strong>re che la mia vita sia degna <strong>di</strong> un qualsiasi film o romanzo, ma perlomeno posso oggi affermare,<br />
e senza che sembri <strong>di</strong> peccare <strong>di</strong> immodestia, che ho vissuto un percorso <strong>di</strong>verso rispetto alla maggior parte delle<br />
persone della mia età. Sicuramente ho vissuto sulla mia pelle molte delle contrad<strong>di</strong>zioni che caratterizzano, ancora<br />
adesso che ci ripenso, la nostra società attuale.<br />
Ho sempre cercato <strong>di</strong> cambiarlo questo cavolo <strong>di</strong> mondo, in meglio, si intende, o perlomeno in quello che ritenevo fosse il<br />
meglio.<br />
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