Segreti: i racconti finalisti - Comune di Trichiana
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o vivendo con lui qualche cosa <strong>di</strong> particolare e intenso. Se l’occhio è lo specchio dell’anima per me gli occhi <strong>di</strong> Leonardo<br />
sono stati la vera porta <strong>di</strong> accesso a quello strano universo dove sempre più mi permetteva <strong>di</strong> entrare.<br />
Colazione pranzo e cena li facevamo sempre seduti l’uno accanto all’altro. Non arrivai mai in ritardo al lavoro perché<br />
come l’ora si faceva un po’ tarda lui veniva a cercarmi. Mi aspettava alla finestra o seduto sullo scalino della scala al mio<br />
ritorno e dovevo aver cura <strong>di</strong> avvertirlo per tempo se ritardavo o se non tornavo. Colleghi <strong>di</strong> lavoro, amici e conoscenti<br />
scherzavano e mi deridevano quando li lasciavo in fretta per tornare a casa <strong>di</strong> corsa per salutare Leo. Loro non potevano<br />
certo capire l’importanza <strong>di</strong> un simile piccolo gesto nel mondo <strong>di</strong> Leo… nel nostro piccolo mondo. Mi ritrovai a <strong>di</strong>fenderlo<br />
dai giu<strong>di</strong>zi e dai pregiu<strong>di</strong>zi della gente, a battermi perché venisse considerato una persona, a combattere contro chi nella<br />
sua <strong>di</strong>versità vedeva un pericolo da evitare. Leonardo era mio fratello, un fratello speciale, non conoscevo nessuno che<br />
avesse mai ricevuto da un fratello o da una sorella quello che Leo stava dando a me; ero <strong>di</strong>ventato parte del suo mondo,<br />
suo punto fermo, luogo ove depositare le sue ansie e le sue emozioni.<br />
Dormiva nel mio letto quando c’era il temporale, dormivo nel suo letto quando lo vedevo troppo nervoso, veniva ad<br />
accarezzarmi quando mi vedeva un po’ agitato. Così due bambini sono <strong>di</strong>ventati insieme uomini, due uomini cui si<br />
prospettavano due vite molto <strong>di</strong>verse.<br />
E in realtà lo sono state ma senza <strong>di</strong>menticarci mai l’uno dell’altro; avevamo legato a doppio filo due unità spazio<br />
temporali vicine ma non univoche.<br />
E’ stato gran<strong>di</strong>ssimo vederlo accanto a me nel banco dei testimoni il giorno del mio matrimonio con Lucia, vicino al mio<br />
amico Gianni. Era così bello, elegante ed emozionato da sembrare lui lo sposo e commosse tutti quando subito dopo il<br />
rito del matrimonio mi abbracciò e mi strinse forte per alcuni minuti, con il viso premuto tra collo e spalla, senza parlare,<br />
senza muoversi, solo per sfogare e comunicare l’emozione che provava anche lui in quel momento. Forse nel suo modo<br />
<strong>di</strong> vedere con me si sposava anche lui. Lo sapeva <strong>di</strong> certo che quella che sarebbe <strong>di</strong>ventata col tempo la mia famiglia<br />
sarebbe stata anche la sua.<br />
Continuò ad aspettarmi ogni sera al ritorno dal lavoro ed io ci mettevo impegno per non mancare e <strong>di</strong> sabato o domenica<br />
facevamo sempre una breve passeggiata all’ora del tramonto, sedevamo sul muretto in fondo alla strada che porta a<br />
casa e stavamo lì un po’ a pensare, a pensarci e ad assaporare la tranquilla atmosfera <strong>di</strong> fine giornata.<br />
Leonardo ha insegnato a tutti la calma. Calma nell’affrontare la giornata, calma nel gestire i problemi, calma nel mangiare<br />
e nel parlare, nel vestire e nel camminare. La velocità e lo stress in casa nostra non erano ne tollerati ne ammessi. Ma<br />
così facendo ci ha insegnato a gustare gli attimi in cui le persone stanno assieme, a prenderci il tempo per stare assieme,<br />
a fare attenzione gli uni agli altri. Le sue priorità sono <strong>di</strong>ventate pian piano le nostre priorità e sento veramente in cuore<br />
una profonda gratitu<strong>di</strong>ne per questo. Se non fosse stato per lui credo che questa mia vita mi sarebbe fuggita dalle mani in<br />
un balenante soffio <strong>di</strong> vento. Quello che lui ha insegnato a me la mia famiglia lo ha recepito, amato e gustato e in casa<br />
mia è regnata la serenità e la comprensione.<br />
Sono passati tanti anni, Leonardo ne ha da poco compiuti settanta ed io due <strong>di</strong> meno, continuiamo a fare quasi ogni sera,<br />
ora che non lavoro più, una breve passeggiata all’ora del tramonto.<br />
Mi chiedo spesso se la sua vita è stata felice, se è stata come lui la voleva o se è stata solamente quella che noi abbiamo<br />
scelto per lui, quali sono stati i suoi sogni e i suoi desideri. Non riuscirò mai a darmi una risposta ne a farmene dare una<br />
da lui. Ho affrontato la vita cercando <strong>di</strong> stargli sempre vicino visto che con la vecchiaia sono rimasto io il suo unico vero e<br />
forte legame affettivo, ma i segreti più profon<strong>di</strong> e i misteri della sua mente rimangono e rimarranno per sempre<br />
inaccessibili.<br />
A chi mi chiede se ho avuto una vita felice sento <strong>di</strong> rispondere <strong>di</strong> cuore “si”. Non voglio far credere a nessuno che sia<br />
stato facile, spesso è stato pesante e faticoso ma è stata una vita piena, piena si significato, piena <strong>di</strong> senso, piena <strong>di</strong> noi.<br />
Una vita vera, gustata in ogni suo attimo, in ogni suo luccichio, in ogni suo oscurarsi. Un cammino che non ho compiuto<br />
da solo ma con il prezioso aiuto <strong>di</strong> una grande squadra che ha appiattito lo sforzo da compiere. Questa squadra sono<br />
stati la comprensione e l’insegnamento <strong>di</strong> mia madre, la fermezza <strong>di</strong> mio padre, l’amore <strong>di</strong> mia moglie e dei miei figli.<br />
Fra fratelli <strong>di</strong>visi, fratelli che litigano, fratelli che si o<strong>di</strong>ano, mio fratello è Leonardo, lui ha passato tutta la sua vita a voler<br />
bene solo a me e qui seduti su questo muretto mentre il sole che si abbassa all’orizzonte arrossisce e si fa cullare<br />
dall’ombra scura degli alberi in lontananza, lui mi carezza lentamente la mano e a settant’anni riesce ancora a <strong>di</strong>re<br />
“Sebastiano fratello”.<br />
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