Segreti: i racconti finalisti - Comune di Trichiana
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E da una finestra, una donna nera, enorme, e con strani nastrini colorati tra il crespo dei capelli, prese ad urlare<br />
all’in<strong>di</strong>rizzo dei due:- At even friend of mine, Pellade!- ( Era anche amico mio, Pilade )<br />
Il guar<strong>di</strong>ano della palestra arrivò ad aprire i battenti.<br />
Anche lui era un uomo <strong>di</strong> colore, sulla settantina, clau<strong>di</strong>cante, con la tipica faccia <strong>di</strong> chi in gioventù aveva calcato il ring e<br />
con quell’aria <strong>di</strong> sconfitta <strong>di</strong> chi le battaglie le ha perse tutte ai punti.<br />
Adelmo e lo Strozzi entrarono.<br />
Attesero, senza <strong>di</strong>sturbare, che l’uomo posasse le chiavi, accendesse le luci e sbrigasse altre piccole faccende, poi,<br />
cautamente, senza <strong>di</strong>r parola, gli si avvicinarono mostrandogli la foto.<br />
L’uomo la fissò come inebetito, senza guardare in faccia i due, poi all’improvviso scoppiò a piangere stringendosela al<br />
petto. Si capiva che nella sua mente si stavano affollando tante memorie che lo riportavano verso antichi traguar<strong>di</strong> mai<br />
raggiunti, verso antichi dolori mai guariti.<br />
Ed era <strong>di</strong> nuovo sul ring, il vecchio. Di nuovo stringeva in bocca il paradenti, <strong>di</strong> nuovo sentiva i guantoni premergli le<br />
nocche, <strong>di</strong> nuovo sentiva la leggerezza delle sue scarpette, e <strong>di</strong> nuovo, per l’ennesima volta era al tappeto.<br />
****<br />
Le lancette dell’orologio sulla parete degli spogliatoi segnavano le un<strong>di</strong>ci quando Adelmo Ferrante e Pietro strozzi<br />
lasciarono la palestra.<br />
Il vecchio aveva parlato a lungo: senza cercare risposte da dare, senza aspettare domande a cui rispondere. Aveva<br />
parlato e basta. Raccontato <strong>di</strong> quel sinistro che gli aveva aperto il sopracciglio, <strong>di</strong> quel uppercut mandato a segno che<br />
non servì però a dargli la vittoria, <strong>di</strong> quella volta che gettò la spugna al terzo round, <strong>di</strong> quel tale che gli soffiò il titolo, del<br />
suo procuratore che un giorno gli <strong>di</strong>sse che non serviva più perché, ormai, era solo un groggy ossia un pugile suonato, e<br />
anche <strong>di</strong> quella volta che…<br />
E anche del Pilade, sì, anche del Pilade, raccontò molto, il vecchio.<br />
Sovente si era fermato assorto: poi… uno scatto da un lato, come se un <strong>di</strong>retto fosse arrivato improvviso a colpirlo. E poi,<br />
dopo qualche attimo in cui pareva intontito, riprendeva il racconto fino al successivo montante che gli faceva scattare il<br />
mento all’in<strong>di</strong>etro.<br />
Un groggy. Solo un vecchio, povero groggy. Nient’altro.<br />
New Orleans era ormai sveglia, i consueti rumori del giorno si erano sovrapporsi in un groviglio <strong>di</strong> in<strong>di</strong>stinguibili suoni:<br />
clacson, voci, motori, musiche, grida.<br />
Nel frastuono che come ogni giorno si accingeva ad espugnare la città, su tutto imperava il pianto sommesso <strong>di</strong> un<br />
vecchio negro, seduto su una panca <strong>di</strong> uno spogliatoio, soggiogato da un mondo <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> ed oppresso da un universo <strong>di</strong><br />
nostalgia che gli stava liquefacendo l’anima.<br />
Adelmo aveva chiuso piano la porta.<br />
****<br />
Fu un bel funerale quello del Pilade. Non mancò proprio nulla. Amici, autorità, fiori, <strong>di</strong>scorsi e pullman venuti da fuori. E<br />
dopo, al Centrale, fu scoperta anche una bella targa <strong>di</strong> ardesia con un guantone da boxe in argento e con la scritta: “Gli<br />
amici del Centrale al grande Pilade” . Sì, fu proprio un bel funerale. Tutti raccontarono un ricordo che avevano del Pilade:<br />
tutti, tranne due che piansero l’amico in silenzio.<br />
Adelmo e Pietro Strozzi non avevano niente da <strong>di</strong>re quel giorno, e non l’avrebbero avuto neppure i giorni seguenti. Non<br />
avrebbero mai raccontato a nessuno la vera storia del Pilade, quella che gli aveva raccontato quel vecchio groggy.<br />
Nessuno avrebbe mai dovuto sapere che il Pilade in America, non era <strong>di</strong>ventato quel grande allenatore che tutti<br />
credevano e che i dollari , la bionda, la decappottabile, le scarpe bicolore e tutto il resto non era mai esistito. Aveva<br />
giocato con un sogno e aveva prestato il suo gioco anche agli amici <strong>di</strong> Cordezzo, tutto qua. Aveva lavorato, sì, trent’anni<br />
in quella palestra, ma a pulire docce e spogliatoi e se solo gli amici del Centrale fossero stati più attenti si sarebbero<br />
accorti che i pugili nelle foto, con occhi gonfi e nasi rotti, non erano gli autentici Tarantino, Joe La Sorte, Ramon Jairo o<br />
Louis Gordon, ma semplici ragazzotti che in quella palestra coltivavano il sogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventar campioni.<br />
Per trent’anni, il Pilade, aveva abitato in uno scantinato prendendosi cura <strong>di</strong> quel povero pugile suonato, quel groggy che<br />
Adelmo e Pietro Strozzi avevano conosciuto.<br />
In molti gli avevano detto che spesso pensava all’Italia e al Centrale <strong>di</strong> Cordezzo ma, a chi gli <strong>di</strong>ceva perché non<br />
tornasse, il Pilade rispondeva:<br />
- Perché l’Italia è l’Italia, ma gli amici, sorbole, valgono mille Italie.<br />
Sono passati tanti anni e la vera storia del Pilade non è mai venuta fuori, tutti lo conoscono come quello che è partito per<br />
l’America e l’America se l’è bevuta, tutti parlano ancora <strong>di</strong> lui come l’allenatore <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> campioni come Tarantino, La<br />
Sorte, Jairo, Cansino. Nessuno sa che un campione lo è stato davvero, ma un grande campione <strong>di</strong> amicizia che non è più<br />
tornato a casa solo per non abbandonare un povero groggy malato e solo al mondo.<br />
Questa è la storia <strong>di</strong> Pilade Baiocchi e se vi capitasse <strong>di</strong> passare da quelle parti andate al Bar Centrale a vedere le foto<br />
<strong>di</strong> lui con i più gran<strong>di</strong> campioni del ring.<br />
Attenti, però! Non andateci in un giorno <strong>di</strong> nebbia perché può succedere <strong>di</strong> tutto nella nebbia della bassa! Anche che un<br />
sogno, e solo un sogno, <strong>di</strong>venti una storia vera.<br />
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