Segreti: i racconti finalisti - Comune di Trichiana
Segreti: i racconti finalisti - Comune di Trichiana
Segreti: i racconti finalisti - Comune di Trichiana
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Al paese, prima che il Simonelli avesse dovuto licenziarla, aveva lavorato due anni come segretaria insieme all'Agnese,<br />
lo scandalo del paese, che, senza essere sposata, aveva avuto tre figli da padri <strong>di</strong>versi, e sapeva tutto <strong>di</strong> tutti e non<br />
aveva peli sulla lingua. Con lei il tempo, tra il lavoro e le chiacchiere, passava veloce.<br />
Ma a Firenze, dove non conosceva nessuno e dove la suocera la controllava a vista, si sentiva in galera.<br />
Fortunatamente zia Marta le aveva trovato lavoro in una fabbrica <strong>di</strong> tessuti.<br />
In principio Nanni aveva protestato, ma poi si era rassegnato. Tutto sommato un po' <strong>di</strong> sol<strong>di</strong> in più in casa facevano<br />
comodo. E poi non era più il tipo scherzoso ed affabile <strong>di</strong> quando erano fidanzati. Col matrimonio si era fatto più chiuso e<br />
riservato.<br />
Antonietta lo vedeva poco, molto meno <strong>di</strong> quanto avrebbe voluto. A causa dei turni <strong>di</strong> lavoro in ferrovia, erano più le notti<br />
che passava da sola che quelle che trascorreva al suo fianco. Ma, anche quando Nanni era a casa, la sera usciva quasi<br />
sempre con gli amici, e, quando tornava, lei, per lo più, dormiva. Quando, timidamente, aveva provato a protestare, lui si<br />
era limitato a stringersi nelle spalle, mentre la suocera l'aveva <strong>di</strong>feso, chiedendole che cosa si aspettasse da un marito,<br />
che stesse attaccato alle sue sottane?<br />
Era raro che passassero una serata insieme, ed era raro che facessero all'amore. Ed anche in quei casi erano incontri<br />
sbrigativi, frettolosi. Lei era soltanto una ragazzina, quando si era sposata. Allora non sapeva cosa fosse una moglie e<br />
cosa un marito, e pensava che fosse normale così. E quando, talvolta, aveva dei desideri e degli impulsi che non capiva,<br />
si convinceva che era lei, ad essere sbagliata. Dai <strong>di</strong>scorsi delle altre operaie, sapeva che c'erano delle donne, ninfomani<br />
le chiamavano, che non ne avevano mai abbastanza degli uomini, e lei aveva paura <strong>di</strong> essere una <strong>di</strong> quelle donne,<br />
perché non ne aveva mai abbastanza <strong>di</strong> Nanni, restava sempre con la voglia, con un senso <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfazione, <strong>di</strong> fame<br />
nel ventre, che non riusciva a spiegarsi. Si vergognava <strong>di</strong> questi desideri e non ne parlava con nessuno. E d'altra parte<br />
con chi avrebbe potuto parlarne?<br />
Solo molto più tar<strong>di</strong> aveva capito come stavano veramente le cose.<br />
V<br />
Guardò l'orologio e tirò un sospiro profondo: era tempo <strong>di</strong> andare.<br />
Uscì dal bar e si incamminò verso piazza San Marco.<br />
Una lieve brezza le scompigliava i capelli sottili mentre camminava svelta, immersa nei ricor<strong>di</strong>.<br />
Com'era stato felice Nanni quando gli aveva annunciato che era aspettava un bambino! Ed ancor <strong>di</strong> più dopo, quando era<br />
nato Federico, il 15 febbraio 1961, proprio il giorno dell'eclisse solare. "Vuol <strong>di</strong>re che è destinato a gran<strong>di</strong> cose!", ripeteva<br />
instancabile Nanni a chiunque lo stesse a sentire.<br />
Tra quei due era stato amore a prima vista, tanto che sembravano attaccati con la colla. Lei era stata un po' gelosa del<br />
loro legame, anche se, quando aveva paura o stava male, Federico era lei, che cercava. Ma Nanni era stato un ottimo<br />
padre, doveva ammetterlo. Da quando era nato Federico aveva cercato <strong>di</strong> essere più presente. E con il figlio era sempre<br />
<strong>di</strong>sponibile e paziente.<br />
Ricordava le loro eterne <strong>di</strong>scussioni: il bambino che chiedeva, instancabile, e Nanni, seduto a tavola con il fiasco del vino<br />
davanti, che rispondeva, altrettanto instancabile. Le risposte che non sapeva se le inventava ed a Federico piacevano più<br />
<strong>di</strong> quelle vere.<br />
Poco dopo la nascita <strong>di</strong> Federico i suoi genitori avevano regalato loro il televisore, un lusso che allora non avrebbero<br />
potuto permettersi.<br />
Da allora Nanni aveva cominciato a trascorrere le serate in casa, magari invitando gli amici a vedere la TV, con il<br />
bambino sulle ginocchia.<br />
Li rivedeva, quando Federico era ormai più gran<strong>di</strong>cello, seduti sul <strong>di</strong>vano a ridere insieme delle monellerie <strong>di</strong> Giannino<br />
Stoppani, a guardare i ragazzi <strong>di</strong> Padre Tobia, a seguire le avventure <strong>di</strong> Dick Shelton ne "La Freccia Nera".<br />
Si ricordò <strong>di</strong> quel giorno in<strong>di</strong>menticabile, nel luglio del 1969, quando avevano seguito tutti e tre in <strong>di</strong>retta lo sbarco<br />
dell'uomo sulla Luna. Ricordava gli occhi sgranati <strong>di</strong> Federico, stretto al fianco <strong>di</strong> suo padre, la sua vocetta, le sue<br />
domande ...<br />
Quando c'era Nanni, per Federico era sempre festa. Suo padre era il compagno <strong>di</strong> giochi e la mamma <strong>di</strong>ventava la<br />
"cattiva" che lo costringeva ad andare a letto dopo Carosello.<br />
Poi era arrivato quel giorno, quel maledetto giorno, che aveva posto fine a tutto questo...<br />
Quattro giorni dopo aveva sentito la notizia al telegiornale: Alle ore 17,10 <strong>di</strong> oggi, nella sede scambi <strong>di</strong> entrata della<br />
stazione <strong>di</strong> Gioia Tauro, è deragliato il <strong>di</strong>rettissimo Palermo-Torino, il così detto treno del Sole.<br />
Ancora non sapevano <strong>di</strong> preciso ma si parlava <strong>di</strong> un gran numero <strong>di</strong> morti e feriti.<br />
Federico era dai nonni, in campagna, Nanni non era più tornato a casa da quel giorno, ed a lei, impietrita davanti alla TV,<br />
era nata l'idea.<br />
Quante volte, in quegli anni, si era chiesta se avesse fatto bene a fare quello che aveva fatto. Forse avrebbe dovuto<br />
essere più indulgente, più comprensiva. Ma allora aveva soltanto trent'anni e vedeva la vita in bianco e nero: da una<br />
parte il bene, dall'altra il male, da una parte il giusto, dall'altra l'errore. E aveva un figlio a cui pensare.<br />
Antonietta arrivò in piazza San Marco. Il posteggio dei taxi era vuoto. Aspettò pazientemente che ne arrivasse uno. C'era<br />
ancora tempo.<br />
VI<br />
Antonietta fornì l'in<strong>di</strong>rizzo al tassista che era finalmente arrivato. Il conducente, un uomo <strong>di</strong> mezza età, con baffi da<br />
tricheco e le maniche <strong>di</strong> camicia scure <strong>di</strong> sudore sotto le ascelle, le lanciò un'occhiata dallo specchietto.<br />
11