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Segreti: i racconti finalisti - Comune di Trichiana

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guardata negli occhi e portata fuori, nel freddo gelido <strong>di</strong> gennaio, l'aveva seguito senza una domanda, senza neanche<br />

immaginare che ci fossero domande da fare. Complice l'oscurità della notte, l'aveva baciata, e lei, invece <strong>di</strong> ritrarsi, <strong>di</strong><br />

fingersi in<strong>di</strong>gnata, <strong>di</strong> schiaffeggiarlo, persino, come avrebbe fatto una brava ragazza, si era stretta a lui ed aveva<br />

ricambiato il bacio, e dopo quello un altro, ed un altro ancora.<br />

Nanni, pensò Antonietta.<br />

Dopo quei baci l'aveva guardata sorridendo, l'aveva riaccompagnata dalla zia, l'aveva salutata con un "Ci ve<strong>di</strong>amo,<br />

bella", ed era sparito nella notte, trascinando con sé Alberto, senza chiederle l'in<strong>di</strong>rizzo. Aveva creduto che non lo<br />

avrebbe più rivisto, e già nel tornare a casa, rispondendo alle domande della zia su quei due giovani, sentiva il cuore<br />

pesante per l'assenza <strong>di</strong> lui.<br />

Nanni, pensò Antonietta.<br />

Che scherzava con tutte, ed era amico <strong>di</strong> tutte, ma che a lei aveva fatto una corte incalzante.<br />

Nanni ferroviere. Che aveva i turni, e quin<strong>di</strong> non sapeva mai, lei, quando si sarebbe fatto vivo. Nanni, con gli occhi <strong>di</strong> un<br />

castano dorato, che lui definiva occhi da vero etrusco, dall'espressione sempre un po' beffarda, e le ciglia lunghe come<br />

quelle delle donne. Nanni, con quel suo odore misto <strong>di</strong> brillantina e <strong>di</strong> sigarette. Nanni con quell'incavo proprio sotto la<br />

gola, che lei non riusciva mai a guardare senza aver voglia <strong>di</strong> baciare. Nanni sempre allegro e scherzoso, tranne quando,<br />

senza apparente motivo, <strong>di</strong>ventava ombroso e irritabile. Nanni, che le raccontava le avventure che gli capitavano<br />

andando a giro per l'Italia. Nanni, che quando si arrabbiava si chiudeva in un mutismo serrato, che niente e nessuno<br />

riusciva a penetrare.<br />

Nanni che alla fine le aveva chiesto <strong>di</strong> sposarlo. Antonietta si sarebbe trasferita a Firenze, avrebbero vissuto insieme con<br />

la madre <strong>di</strong> lui. Non che la cosa le fosse del tutto gra<strong>di</strong>ta, ma capiva la situazione, e comunque tutto quel che voleva era<br />

stare con lui.<br />

E così si erano sposati, nell'ottobre del '58, nemmeno <strong>di</strong>eci mesi dopo essersi conosciuti, con le male lingue che si<br />

chiedevano a cosa fosse dovuta, tutta quella fretta, mormorando che sicuramente lei doveva essere in stato interessante,<br />

ed aver incastrato in questo modo quel bel giovane. E perché poi si era andata a sposare a Firenze e non in paese, come<br />

fanno tutte le ragazze? Dove si era mai visto che ci si sposa nella città <strong>di</strong> lui e non in quella <strong>di</strong> lei?<br />

Anche i suoi genitori erano perplessi. A loro piaceva Nanni, che in famiglia si era sempre mostrato gentile e corretto, ma<br />

non erano del tutto convinti <strong>di</strong> quel matrimonio affrettato. Suo padre non aveva detto niente, naturalmente. E poi,<br />

comunque, per lui la cosa più importante era che Nanni avesse un lavoro sicuro. Sua madre, invece, aveva provato a<br />

parlarle. Era entrata in camera sua, una sera, mentre lei stava leggendo, e le aveva chiesto, arrossendo, e senza<br />

guardarla, se c'erano motivi per quella fretta. Anche lei, allora, era arrossita, ed aveva risposto che no, non c'erano<br />

particolari motivi, solo l'amore. Sentiva <strong>di</strong> aver trovato l'uomo giusto e non voleva perdere tempo con un fidanzamento<br />

lungo, che non aveva nessun motivo <strong>di</strong> essere. Sua madre allora le aveva rivolto uno sguardo che a quel tempo non<br />

aveva inteso, che le era tornato alla mente soltanto molto tempo dopo. Ma forse no. Forse neanche sua madre aveva<br />

intuito, a quel tempo, altrimenti lo avrebbe detto, in qualche modo, avrebbe cercato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssuaderla. E poi, come avrebbe<br />

fatto a capire? Loro erano gente <strong>di</strong> paese. Certe cose non erano capaci neanche <strong>di</strong> immaginarsele.<br />

Si erano sposati il 18 ottobre 1958, in una giornata in cui il sole giocava a nascon<strong>di</strong>no con le nuvole, alle un<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> mattina,<br />

nella chiesa dell'Addolorata, ed il pranzo <strong>di</strong> nozze era stato offerto dalla zia Marta, che aveva cucinato per tutti gli invitati,<br />

che poi erano soltanto i suoi genitori, la madre <strong>di</strong> Nanni, e i due testimoni: Santina, la sua amica d'infanzia, e Alberto,<br />

l'amico <strong>di</strong> Nanni, che li guardava con aria smarrita, addolorata. Non aveva fatto molto caso alla tristezza <strong>di</strong> Alberto, allora,<br />

l'aveva attribuita al pensiero che fosse innamorato <strong>di</strong> lei, anche se lui non lo avrebbe mai ammesso, naturalmente, e ne<br />

era stata in parte lusingata.<br />

Soltanto molto tempo dopo aveva compreso. Allora aveva chiesto spiegazioni ed Alberto le aveva fornite, onestamente.<br />

Era stato un buon amico, ed anche qualcosa <strong>di</strong> più, per un certo periodo della sua vita, finché non era morto, l'anno<br />

prima, per un tumore ai polmoni, lui che non aveva mai fumato una sigaretta in vita sua.<br />

Alzò lo sguardo al crocifisso e sentì il bisogno <strong>di</strong> pregare. Lei che non pregava da tempo, che non era più entrata in una<br />

chiesa. Si <strong>di</strong>sse che non era giusto rivolgersi al Signore per chiedere aiuto per quello che stava per fare, e tuttavia si<br />

inginocchiò, intrecciò le <strong>di</strong>ta, e lasciò che le parole fluissero liberamente dal cuore.<br />

Alla fine si alzò e si <strong>di</strong>resse all'uscita. Si voltò un'ultima volta, fece il segno della croce, rivolse uno sguardo <strong>di</strong> saluto alla<br />

chiesa ed uscì nell'aria rinfrescata del primo pomeriggio.<br />

Fuori il temporale era cessato. Si era <strong>di</strong> nuovo alzato il vento che lentamente stava <strong>di</strong>sperdendo le nuvole ed il sole<br />

faceva <strong>di</strong> nuovo capolino.<br />

IV<br />

Uscita dalla chiesa, guardò <strong>di</strong> nuovo l'orologio.<br />

Erano quasi le quattro del pomeriggio, aveva ancora tempo.<br />

Girò in Via della Foglia e da lì si recò in Via Concette.<br />

Davanti alla casa in cui aveva abitato con Nanni e la suocera c'era un bar. Entrò e chiese un tè caldo mentre si<br />

accomodava al tavolino accanto alla vetrata, in modo da poter vedere la sua vecchia casa. Ricordava bene quelle stanze<br />

strette e buie, affollate <strong>di</strong> mobili scuri, pesanti, gelide d'inverno e torride d'estate.<br />

La vita con Nanni e la suocera non era stata facile.<br />

Nanni era spesso lontano e lei rimaneva con la suocera, che non aveva approvato quel matrimonio, e la criticava sempre,<br />

qualunque cosa facesse. L’aveva sempre fatta sentire ospite in quell’appartamento.<br />

All'inizio aveva dato retta a Nanni ed era rimasta in casa, ma ci voleva poco a riassettare quelle quattro stanzette e lei<br />

non era abituata a trascorrere le giornate ad annoiarsi.<br />

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