n. 2 aprile-giugno 2010 - inComunione
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apr-giu <strong>2010</strong><br />
OLTRe IL RECINTO<br />
nissimi trovare la consapevolezza che tra le mille cose che affollano<br />
la loro vita c’è qualcosa di più, già scritto nel loro cuore, che<br />
deriva dalla scintilla di Dio che li ha creati a sua immagine e abita<br />
in ciascuno di loro. Qualcosa che conduce all’incontro personale<br />
con Cristo. Un incontro che non può lasciare indifferenti ma che<br />
cambia radicalmente la prospettiva con cui si guardano le persone<br />
ed il mondo, alla luce del Dio-Amore.<br />
Il “di più” è quindi innanzitutto il Suo amore che si irradia nella vita<br />
di ciascuno, nelle sue relazioni con gli altri e con il mondo, che<br />
diventa cura e responsabilità; è entrare nella logica del vangelo,<br />
significa sentirsi chiamati in gioco fino in fondo, e imparare a rispondere<br />
anche degli altri, del loro bene, della loro crescita e del<br />
loro sviluppo.<br />
Sarà la festa dei ragazzi, dei giovanissimi, dei loro educatori e sacerdoti,<br />
delle famiglie e di tutta l’associazione, che ne accompagna<br />
il cammino con gli adulti e con i giovani. Per informazioni rivolgersi<br />
ai referenti diocesani:<br />
Anna Parisi e-mail: nannina_pa@msn.com cell. 3408989135 -<br />
Debora Ciliento: cell. 3486927867 (Maria Terlizzi)<br />
NUOVO DIRETTORE DELLA COMMISSIONE<br />
SCUOLA EDUCAZIONE CATTOLICA, SCUOLA<br />
ED UNIVERSITà<br />
È don Francesco La Notte, parroco di San Giovanni in Trani, già<br />
vice direttore della Commissione. Lo ha nominato di recente l’arcivescovo.<br />
Succede al direttore Nino Giannetto, che ha chiesto di<br />
essere esonerato dall’incarico per sopravvenute difficoltà personali.<br />
Don Francesco è nato a Canosa di Puglia il 10 <strong>giugno</strong><br />
1979 da famiglia biscegliese. È stato ordinato presbitero il 7<br />
ottobre 2006. (Donatella Bruno)<br />
TRANI<br />
DON RAFFAELE SARNO FA UN BILANCIO<br />
DEI SUOI 25 ANNI DI SACERDOZIO<br />
Don Raffaele è stato ordinato il 22 <strong>giugno</strong> 1985 da mons. Giuseppe<br />
Carata, nella parrocchia Angeli Custodi, quando era parroco<br />
mons. Savino Giannotti. La sua formazione si è svolta quasi tutta<br />
presso i Padri Rogazionisti, verso i quali è ancora molto riconoscente,<br />
ma nel 1983 ha preferito tornare in Diocesi e completare il<br />
suo cammino presso il seminario Regionale di Molfetta. Nominato<br />
vice parroco presso gli Angeli Custodi, nell’<strong>aprile</strong> del 1987 divenne<br />
parroco di S. Giuseppe, succedendo a don Aldo Martucci. Mantenne<br />
questo incarico fino al 2004. Nel 1999 divenne direttore della<br />
Caritas diocesana e cappellano della Casa Circondariale di Trani.<br />
A don Raffaele abbiamo chiesto un bilancio dei suoi 25 anni di<br />
sacerdozio (R.L.)<br />
Difficile fare un bilancio di questi 25 anni di presbiterato, tanto sono<br />
stati ricchi di esperienze, di incontri, di sconfitte come di successi,<br />
di giornate luminose e momenti di profondo scoraggiamento, un<br />
bagaglio così prezioso da avvertire quasi il pudore di aprirlo, per<br />
farne partecipi gli altri.<br />
La sintesi forse è riscontrabile nell’immagine scelta per questa<br />
circostanza: La Resurrezione, di Marc Chagall. L’opera fa parte<br />
di un trittico, Resistenza-Resurrezione-Liberazione,<br />
con<br />
cui il pittore, in modo molto<br />
poetico e simbolico, ha voluto<br />
trasfigurare la storia del<br />
proprio popolo, quello ebreo,<br />
drammaticamente segnato<br />
dall’esperienza della shoah;<br />
in particolare, nell’immagine<br />
centrale da me scelta, il Cristo<br />
diventa il simbolo di ogni<br />
uomo che soffre, offeso nella<br />
sua dignità, mentre una luce<br />
sollevata, simbolo della fede,<br />
indica ai popoli la possibilità<br />
di un riscatto e di un esito<br />
favorevole dalla propria situazione<br />
di oppressione.<br />
Senza eccessive pretese, nella consapevolezza dei limiti che mi<br />
caratterizzano, è quanto ho cercato di fare in questi anni, dapprima<br />
attraverso l’esperienza, condivisa con tanti amici, nel creare una<br />
realtà associativa, come l’Oasi 2, che ormai sul nostro territorio è<br />
un punto di riferimento per il disagio sociale; dall’altra, definendo<br />
ulteriormente in senso ecclesiale il mio impegno, coinvolgendo la<br />
stessa comunità parrocchiale nell’accoglienza di esperienze definibili<br />
senz’altro borderline, superando iniziali diffidenze e ostacoli,<br />
ma raccogliendo successivamente consensi e collaborazione. Basti<br />
pensare, in modo particolare, all’incontro coi detenuti dell’Alta<br />
Sicurezza del carcere di Trani e ai tanti percorsi di reinserimento<br />
avviati con essi, la maggior parte di quali con risultati positivi,<br />
nonostante quasi tutti provenissero dalla criminalità organizzata o<br />
dalla lotta armata.<br />
Oggi l’impegno prosegue nello stesso settore, ma anche attraverso<br />
i tanti centri d’ascolto avviati in tutte le città della nostra Diocesi,<br />
attraverso i progetti a favore dei cittadini stranieri, liberi o detenuti,<br />
nell’accogliere donne disagiate o sfruttate, famiglie senza casa o<br />
colpite duramente da una congiuntura economica drammatica.<br />
Insomma, insieme coi tanti collaboratori, a cui va il mio sentito ringraziamento,<br />
si vuole essere ancora punto di riferimento, motivo di<br />
speranza, segno di una Presenza che vada oltre le nostre persone<br />
e che in Cristo vuole indicare la vera liberazione.<br />
Non vorrei nascondere, in tutto questo, un aspetto della mia esistenza<br />
conosciuto da molti e che, apparentemente, sembrerebbe avere<br />
nulla a che fare con la mia vita sacerdotale; mi riferisco alla mia<br />
consolidata pratica sportiva, che da oltre 20 anni mi spinge, quasi<br />
ogni mattina, estate o inverno che sia, ad incontrarmi con un fedele<br />
gruppo di amici e a svolgere allenamenti a volte rilassanti, a volte<br />
massacranti, soprattutto se ormai vicina una gara di maratona (km<br />
42,195) da affrontare con la giusta preparazione. La partecipazione<br />
a manifestazioni di questo tipo ci ha portato, è il caso di dirlo, in giro<br />
per il mondo, fino alla mitica New York, esperienze sempre da me<br />
vissute con lo sguardo del prete, pronto a cogliere le tante sfaccettature<br />
di cui è fatta la nostra ricca umanità, con le sue contraddizioni,<br />
a volte esaltanti, talvolta mortificanti: la messa festiva a Manhattan,<br />
nella cattedrale di St. Patrick, con i banchi occupati da gente di<br />
pelle bianca, mentre ai neri era riservato solo il ruolo di inservienti;