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n. 2 aprile-giugno 2010 - inComunione

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44<br />

apr-giu <strong>2010</strong><br />

RECENSIONI<br />

loro pregnanza); chi, come ada<br />

De Judicibus lisena, ha vinto<br />

la propria timida ritrosia con<br />

il trionfo della scrittura, porta<br />

avanti i propri ideali sempre,<br />

anche negli anni più maturi (e<br />

un po’ malinconici) della senilità<br />

incombente, con i vari malanni e<br />

decadimenti fi sici…<br />

È recente l’ennesima pubblicazione<br />

della De Judicibus<br />

lisena: le parole, i silenzi, , un<br />

titolo che la dice davvero lunga<br />

sulle caratteristiche psicologiche<br />

della poetessa, che questa<br />

volta si presenta ai suoi lettori<br />

anche nella veste di prosatrice.<br />

Una prosa, la sua, asciutta, controllata, senza sbava- sbava- sbavature,<br />

di piacevole lettura: una bella prosa con l’appel<br />

giusto di chi racconta accattivando.<br />

Ma veniamo alla poesia, parte fondamentale del libro,<br />

che si apre con due distici; il primo, di Kahlil Gibran,<br />

recita: l’onda delle parole ci sovrasta, / i nostri<br />

abissi sono sempre muti; l’altro, di Giorgio Caproni, è il<br />

seguente: … canzonetta, che sembri scritta per gioco /<br />

e lo sei piangendo e con fuoco.<br />

Versi effi caci, validi a introdurre il lettore nella<br />

“medias res” di una donna dalla fragile, delicata “interiorità”.<br />

Una “interiorità” dal fascino paragonato<br />

a quello del “settembre pudico, amante discreto”,<br />

dalla “pacata sensualità”, capace persino di farle<br />

“una carezza gentile”.<br />

non c’è forse da cogliere, già in questi primi versi,<br />

la capacità ‘animistica’ dell’autrice, che lega alle cose,<br />

e persino alle entità astratte, come “settembre”, abito,<br />

comportamento ed aspetti psicologici?<br />

Proseguendo nello scorrere le pagine, ecco i tramonti<br />

con le descrizioni brevi (proprio per questo<br />

preziose) e meravigliose che portano alle emozioni. i<br />

tramonti e la sera che si adornano di evocazioni e di<br />

mistero, “la notte insonne” e “la casa” che “si chiude in<br />

sé”; ma ecco l’alba arrivare, con una “regale luce” che<br />

“trionfa”.<br />

Poi… il ripiegamento su se stessa con “l’ansia che<br />

interroga lo specchio” rivelatore di “ogni nuovo segno /<br />

che offende il corpo”.<br />

Quanta signifi cante attenzione verso una “tortora /<br />

spirata nell’erba bassa di un’aiuola”! Una morte, la morte<br />

di questa tortora, con un’aura di “autorità”; accanto<br />

ad essa, “pensosa, indugia una bambina”.<br />

Un’anima possiede anche il cancello di casa, che<br />

“svetta in arco a festosi ritorni” di fi gli e nipoti e “si fa<br />

sbarra / che cigola e frana / alle partenze amare”.<br />

S’interroga, la poetessa, sulle stagioni frapposte fra<br />

lei e i nipoti, sulla passione di una di essi per la musica<br />

classica, sulla sua maestria telematica, sull’evoluzione<br />

che il tempo comporta, nel bene e nel male. Francesco<br />

è un ragazzino che, affascinato dal mondo “tecnologico”,<br />

è un po’ lontano “dalle rotte esotiche dell’avventura”,<br />

dalle favole d’altri tempi e la nonna fa voti, per lui,<br />

perché guardi “i gabbiani e l’erba”, perché salvi “con<br />

gelosia il battito arcano e libero / di quello che<br />

chiamano cuore”.<br />

e che dire di come l’autrice riesce ad entra-<br />

re in sintonia con la natura, che le è così vicina,<br />

da poterla toccare con mano? ella soffre “per<br />

le gelate nei campi, per le grandini folli”; gioisce<br />

“del bacio che placa le zolle”. Spia curiosa “i<br />

germogli di marzo”, pregusta la gioia di “panieri<br />

ambrati” colmi di nespole e susine; ha “radici<br />

terrose, / nelle vene un richiamo…” (pag. 34).<br />

il suo comportamento da spia – indagatrice<br />

nel misterioso fare della natura è, ormai, una<br />

consuetudine, in quanto erbe, alberi, campi, volatili<br />

vivono nel cerchio del suo giardino, da sempre<br />

scrigno prezioso per la sua ispirazione.<br />

emerge, da queste poesie, il richiamo a don-<br />

ne della classicità: nausicaa felice nel gioco con<br />

l’acqua, l’etrusca con “l’ansia di bellezza”, livia che<br />

ama, come ada, “gli istanti puri della solitudine” ed<br />

ama, come lei, “salire oltre le cime dei cedri”, Julia, la<br />

cui “tomba”, dice la poetessa, “è dimora di gatti senza<br />

tregua, solari”.<br />

Dulcis in fundo, la poesia lettera di eloisa: ancora<br />

una donna con i suoi muliebri misteri, per l’autrice<br />

“mare nella mia cella, / travaglio di schiume”.<br />

troviamo, nei versi di questo libro, la parola esaltata,<br />

considerata, cioè, nel ruolo che le compete, rispettata,<br />

messa nel posto giusto, con l’autentico signifi cato,<br />

senza bizzarrie o ‘novanguardismi’: usata, per dirla<br />

con un’espressione popolare, “come Dio comanda”.<br />

Poesia, dunque, come canto dell’anima, come incanto,<br />

come cuore che si apre al dialogo con gli altri, vincendo<br />

ogni solitudine.<br />

ancora donne nella prosa: Giovanna, la monacella fi -<br />

nita nel rogo e rosa, che si lasciò cadere giù dal tetto<br />

per non essere violentata; due racconti con una matrice<br />

tra lo storico e il leggendario. anche il terzo ed ultimo<br />

racconto ha per protagonista una donna; questa volta<br />

è una ragazza, un’adolescente del tempo in cui avvenne<br />

la liberazione dai nazisti da parte degli americani.<br />

Giovani soldati d’america, girando per le strade sulle<br />

jeep, offrivano leccornie a bambini e ragazzi. l’anonima<br />

ragazzina del racconto, che in un primo momento<br />

aveva desiderato ricevere qualcosa, poi, un po’ disgustata<br />

dall’abbigliamento povero e sciatto dei presenti,<br />

vedendosi offrire una tavoletta di cioccolata, decisamente<br />

la rifi utò.<br />

Un mix di poesia e prosa di tutto rispetto, un libro<br />

da proporre a tutti, soprattutto ai giovani, perché l’assumano<br />

come esempio di scrittura limpida, elegante,<br />

austera, eppure di grande comunicabilità e comprensione.<br />

Un libro al femminile fi n dalla copertina, impreziosita<br />

dalla riproduzione dell’immagine di una donna dal<br />

longilineo collo (Jeanne Hébuterne appoggiata a una<br />

sedia) di Umberto Modigliani; un bel libro davvero, da<br />

porre anche nelle mani maschili, perché anche gli uomini<br />

colgano la grazia che emana dalle pagine poetiche di<br />

una donna, della donna ada De Judicibus lisena.<br />

Grazia Stella Elia

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