n. 2 aprile-giugno 2010 - inComunione
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apr-giu <strong>2010</strong><br />
RECENSIONI<br />
loro pregnanza); chi, come ada<br />
De Judicibus lisena, ha vinto<br />
la propria timida ritrosia con<br />
il trionfo della scrittura, porta<br />
avanti i propri ideali sempre,<br />
anche negli anni più maturi (e<br />
un po’ malinconici) della senilità<br />
incombente, con i vari malanni e<br />
decadimenti fi sici…<br />
È recente l’ennesima pubblicazione<br />
della De Judicibus<br />
lisena: le parole, i silenzi, , un<br />
titolo che la dice davvero lunga<br />
sulle caratteristiche psicologiche<br />
della poetessa, che questa<br />
volta si presenta ai suoi lettori<br />
anche nella veste di prosatrice.<br />
Una prosa, la sua, asciutta, controllata, senza sbava- sbava- sbavature,<br />
di piacevole lettura: una bella prosa con l’appel<br />
giusto di chi racconta accattivando.<br />
Ma veniamo alla poesia, parte fondamentale del libro,<br />
che si apre con due distici; il primo, di Kahlil Gibran,<br />
recita: l’onda delle parole ci sovrasta, / i nostri<br />
abissi sono sempre muti; l’altro, di Giorgio Caproni, è il<br />
seguente: … canzonetta, che sembri scritta per gioco /<br />
e lo sei piangendo e con fuoco.<br />
Versi effi caci, validi a introdurre il lettore nella<br />
“medias res” di una donna dalla fragile, delicata “interiorità”.<br />
Una “interiorità” dal fascino paragonato<br />
a quello del “settembre pudico, amante discreto”,<br />
dalla “pacata sensualità”, capace persino di farle<br />
“una carezza gentile”.<br />
non c’è forse da cogliere, già in questi primi versi,<br />
la capacità ‘animistica’ dell’autrice, che lega alle cose,<br />
e persino alle entità astratte, come “settembre”, abito,<br />
comportamento ed aspetti psicologici?<br />
Proseguendo nello scorrere le pagine, ecco i tramonti<br />
con le descrizioni brevi (proprio per questo<br />
preziose) e meravigliose che portano alle emozioni. i<br />
tramonti e la sera che si adornano di evocazioni e di<br />
mistero, “la notte insonne” e “la casa” che “si chiude in<br />
sé”; ma ecco l’alba arrivare, con una “regale luce” che<br />
“trionfa”.<br />
Poi… il ripiegamento su se stessa con “l’ansia che<br />
interroga lo specchio” rivelatore di “ogni nuovo segno /<br />
che offende il corpo”.<br />
Quanta signifi cante attenzione verso una “tortora /<br />
spirata nell’erba bassa di un’aiuola”! Una morte, la morte<br />
di questa tortora, con un’aura di “autorità”; accanto<br />
ad essa, “pensosa, indugia una bambina”.<br />
Un’anima possiede anche il cancello di casa, che<br />
“svetta in arco a festosi ritorni” di fi gli e nipoti e “si fa<br />
sbarra / che cigola e frana / alle partenze amare”.<br />
S’interroga, la poetessa, sulle stagioni frapposte fra<br />
lei e i nipoti, sulla passione di una di essi per la musica<br />
classica, sulla sua maestria telematica, sull’evoluzione<br />
che il tempo comporta, nel bene e nel male. Francesco<br />
è un ragazzino che, affascinato dal mondo “tecnologico”,<br />
è un po’ lontano “dalle rotte esotiche dell’avventura”,<br />
dalle favole d’altri tempi e la nonna fa voti, per lui,<br />
perché guardi “i gabbiani e l’erba”, perché salvi “con<br />
gelosia il battito arcano e libero / di quello che<br />
chiamano cuore”.<br />
e che dire di come l’autrice riesce ad entra-<br />
re in sintonia con la natura, che le è così vicina,<br />
da poterla toccare con mano? ella soffre “per<br />
le gelate nei campi, per le grandini folli”; gioisce<br />
“del bacio che placa le zolle”. Spia curiosa “i<br />
germogli di marzo”, pregusta la gioia di “panieri<br />
ambrati” colmi di nespole e susine; ha “radici<br />
terrose, / nelle vene un richiamo…” (pag. 34).<br />
il suo comportamento da spia – indagatrice<br />
nel misterioso fare della natura è, ormai, una<br />
consuetudine, in quanto erbe, alberi, campi, volatili<br />
vivono nel cerchio del suo giardino, da sempre<br />
scrigno prezioso per la sua ispirazione.<br />
emerge, da queste poesie, il richiamo a don-<br />
ne della classicità: nausicaa felice nel gioco con<br />
l’acqua, l’etrusca con “l’ansia di bellezza”, livia che<br />
ama, come ada, “gli istanti puri della solitudine” ed<br />
ama, come lei, “salire oltre le cime dei cedri”, Julia, la<br />
cui “tomba”, dice la poetessa, “è dimora di gatti senza<br />
tregua, solari”.<br />
Dulcis in fundo, la poesia lettera di eloisa: ancora<br />
una donna con i suoi muliebri misteri, per l’autrice<br />
“mare nella mia cella, / travaglio di schiume”.<br />
troviamo, nei versi di questo libro, la parola esaltata,<br />
considerata, cioè, nel ruolo che le compete, rispettata,<br />
messa nel posto giusto, con l’autentico signifi cato,<br />
senza bizzarrie o ‘novanguardismi’: usata, per dirla<br />
con un’espressione popolare, “come Dio comanda”.<br />
Poesia, dunque, come canto dell’anima, come incanto,<br />
come cuore che si apre al dialogo con gli altri, vincendo<br />
ogni solitudine.<br />
ancora donne nella prosa: Giovanna, la monacella fi -<br />
nita nel rogo e rosa, che si lasciò cadere giù dal tetto<br />
per non essere violentata; due racconti con una matrice<br />
tra lo storico e il leggendario. anche il terzo ed ultimo<br />
racconto ha per protagonista una donna; questa volta<br />
è una ragazza, un’adolescente del tempo in cui avvenne<br />
la liberazione dai nazisti da parte degli americani.<br />
Giovani soldati d’america, girando per le strade sulle<br />
jeep, offrivano leccornie a bambini e ragazzi. l’anonima<br />
ragazzina del racconto, che in un primo momento<br />
aveva desiderato ricevere qualcosa, poi, un po’ disgustata<br />
dall’abbigliamento povero e sciatto dei presenti,<br />
vedendosi offrire una tavoletta di cioccolata, decisamente<br />
la rifi utò.<br />
Un mix di poesia e prosa di tutto rispetto, un libro<br />
da proporre a tutti, soprattutto ai giovani, perché l’assumano<br />
come esempio di scrittura limpida, elegante,<br />
austera, eppure di grande comunicabilità e comprensione.<br />
Un libro al femminile fi n dalla copertina, impreziosita<br />
dalla riproduzione dell’immagine di una donna dal<br />
longilineo collo (Jeanne Hébuterne appoggiata a una<br />
sedia) di Umberto Modigliani; un bel libro davvero, da<br />
porre anche nelle mani maschili, perché anche gli uomini<br />
colgano la grazia che emana dalle pagine poetiche di<br />
una donna, della donna ada De Judicibus lisena.<br />
Grazia Stella Elia