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n. 2 aprile-giugno 2010 - inComunione

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32<br />

apr-giu <strong>2010</strong><br />

VITa EccLeSIaLe<br />

Abbiamo respirato a partire dal luogo in cui don Giovanni<br />

Maria Vianney incrociò il pastorello che gli indicò il tratturo<br />

che portava al villaggio, sino ai luoghi della canonica e del<br />

tempio sacro: semplicità, sobrietà, essenzialità. Ci ha colpito<br />

l’orologio programma che il Curato si era costruito: tutte le ore<br />

del giorno a disposizione di Dio e delle persone.<br />

Abbiamo celebrato la S. Messa col gruppo dei presbiteri di<br />

Spoleto-Norcia, guidato dal vescovo Boccardo. Personalmente<br />

ho applicato la S. Messa per tutta l’Arcidiocesi.<br />

La visita a Taizè ci ha dato la gioia di incontrare il nuovo<br />

Priore e di dialogare con lui. È una comunità cristiana monastica<br />

ecumenica fondata nel 1940 da Frère Roger Schutz con lo<br />

scopo di “costruire una vita comune, nella quale la riconciliazione<br />

secondo il vangelo sia concretamente realtà vissuta”. Lì ci siamo<br />

incontrati con il gruppo di Lucera-Troia, guidato dal vescovo<br />

Domenico Cornacchia. Tema: “Vivere nella Chiesa: nell’unità<br />

dell’Amore di Dio i cuori di tutti i cristiani si trovano riuniti; e<br />

una tale unità è il cielo. Quanto è bello!” (idem, p. 82).<br />

15 <strong>aprile</strong> <strong>2010</strong><br />

A Nevers, presso il Convento di St. Gildard, abbiamo celebrato<br />

la S. Messa di S. Bernadetta Soubirous, e sostato dinanzi<br />

al suo corpo incorrotto. Anche qui abbiamo respirato: umiltà,<br />

ubbidienza, carità. Il tema che abbiamo considerato è quello<br />

espresso dal Santo Curato d’Ars: “Le malattie, le tentazioni, le<br />

sofferenze sono altrettante croci che ci portano in cielo. Nostro<br />

Signore ne è il modello. La croce è la scala verso il cielo”.<br />

(idem, p. 35).<br />

A Paray Le Monial, nella cappella dell’Apparizione del<br />

Sacro Cuore, abbiamo celebrato il vespro, abbiamo pronunciato<br />

l’Atto d’Amore del Santo Curato d’Ars, e abbiamo fatto l’atto<br />

di consacrazione secondo la prima formula di Santa Margherita<br />

Maria Alacoque. Abbiamo ricordato quanto diceva il Santo Curato:<br />

“Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù. Quando vedete<br />

un sacerdote, pensate a Nostro Signore”. (idem, p. 104).<br />

16 <strong>aprile</strong> <strong>2010</strong><br />

La giornata è iniziata con la celebrazione della S. Messa.<br />

L’abbiamo dedicata al Santo Padre Benedetto XVI nel giorno<br />

del suo compleanno.<br />

Il tema che ci ha interessato è stato il “Posto dei laici nella<br />

Chiesa”: diceva il Santo Curato: “Il mezzo più sicuro per accendere<br />

il fuoco dell’amore di nostro Signore nel cuore dei fedeli<br />

è quello di spiegare loro l’Evangelo, il libro d’amore dove<br />

il nostro Salvatore si mostra in ogni riga con la sua amabilità,<br />

la sua dolcezza, la sua pazienza, la sua umiltà, sempre come<br />

consolatore ed amico degli uomini, parlando all’essere umano<br />

unicamente d’amore e impegnandolo a donarsi interamente a<br />

lui, rispondendogli unicamente attraverso l’amore” (idem, p.<br />

75). Il Santo Curato si prese cura della formazione dei laici<br />

nella spiritualità, nell’educazione, nel servizio. Non si risparmiava,<br />

né risparmiava moneta per consentire la formazione<br />

permanente dei laici. Così egli ebbe una comunità parrocchiale<br />

viva e vitale nello Spirito.<br />

La visita a Cluny, Abbazia benedettina del 910 d.C., di cui<br />

resta solo il 10% di quella colossale opera meravigliosa che<br />

diede monaci sparsi in tutta Europa, ci ha fatto ammirare il prodigio<br />

della Fede viva, espressa nella storia millenaria dell’Ordine<br />

Cluniacense. La Rivoluzione francese (1791) disperse i monaci;<br />

e gli edifici vennero venduti come beni nazionali (1798)<br />

con le conseguenze rovinose di una cultura espressa attraverso<br />

le pietre, ridotte a macerie.<br />

La fraternità che abbiamo vissuto si è evoluta in tempi di<br />

preghiera e meditazione, di convivialità e ricreazione, di reciproca<br />

accoglienza nel superamento di individualismi personali,<br />

di confronto dell’esperienza che si andava facendo insieme.<br />

Possiamo ben dire: “Oh quam bonum et iucundum habitare<br />

fratres in unum!”.<br />

Carissimi confratelli presbiteri, abbiamo voluto narrarvi<br />

questa bella esperienza, perché cresca in tutto il presbiterio il<br />

desiderio di vivere tempi di fraternità secondo lo stile che ci<br />

contraddistingue: la vivendi forma apostolica.<br />

Trani, 19 <strong>aprile</strong> <strong>2010</strong><br />

Giovan Battista Pichierri<br />

Arcivescovo

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