n. 2 aprile-giugno 2010 - inComunione
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na riflessione sulle politiche familiari e la<br />
U natalità, avendo presenti i valori in campo,<br />
ma anche cercando di delineare piste concrete d’impegno.<br />
Al forum “Il costo dei figli: quali sfide, quali<br />
azioni”, organizzato dalla Fisc (Federazione italiana<br />
settimanali cattolici) e dal Cisf (Centro internazionale<br />
studi famiglia), si sono confrontati, giovedì 20 maggio<br />
a Roma, esponenti politici dei diversi schieramenti:<br />
Anna Serafini (Pd), Luisa Santolini (Udc), Massimo<br />
Polledri (Lega Nord), Beatrice Lorenzin (Pdl). Punto<br />
di partenza, l’indagine sul “costo dei figli” realizzata<br />
nei mesi scorsi dal Cisf e presentata dal sociologo<br />
Pierpaolo Donati. Aprendo il confronto, il presidente<br />
della Fisc, don Giorgio Zucchelli, ha rimarcato la<br />
volontà che sta dietro a questi appuntamenti, ossia<br />
affrontare “tematiche emergenti per documentarsi e<br />
proporre un arricchimento culturale”.<br />
Il silenzio della politica. “L’inverno demografico è a livello<br />
europeo, e forse mondiale”, ha riconosciuto Luisa Santolini,<br />
denunciando la “deriva preoccupante” rappresentata da quanti<br />
affermano che “la famiglia va superata perché non è economicamente<br />
vantaggiosa”. “Questo tema - secondo l’esponente<br />
dell’Udc - dovrebbe essere in cima al dibattito in Italia”, mentre<br />
così non è per la “miopia assoluta di ogni parte politica”, che si<br />
Scheda<br />
Forum Fisc-cisF<br />
Quanto costano i Figli?<br />
rispondono gli esponenti di quattro partiti politici<br />
Il 53,4% delle famiglie in Italia (24 milioni circa) non ha<br />
figli: questo uno dei primi dati che emergono dalla ricerca.<br />
“L’Italia - ha sottolineato al forum Pierpaolo Donati - da circa<br />
30 anni ha rinunciato a investire sui figli”, consumando le<br />
risorse che doveva invece lasciare loro: per questo “le nuove<br />
generazioni si trovano sempre più in difficoltà”. Contro<br />
“una visione occidentale che vede i figli solo come portatori<br />
di diritti individuali”, senza il coinvolgimento della società,<br />
l’indagine ritiene i figli un “bene relazionale”. “Se una popolazione<br />
rinuncia a sopravvivere, non solo non si avranno più<br />
risorse, ma si perde la reciprocità del dono della vita tra le<br />
generazioni”, e il risultato sono “pochi figli molto isolati ed<br />
egocentrici”. Il sociologo si è poi addentrato sui costi per l’allevamento<br />
e l’accrescimento dei figli, giungendo ad affermare<br />
che “la mancanza di risorse materiali incide sulla denatalità<br />
meno dei fattori culturali e psicologici, quali la paura di generare,<br />
l’incertezza nel futuro, la percezione di un’inadeguatezza<br />
educativa”.<br />
Il forum Fisc-Cisf con i rappresentanti di quattro partiti politici<br />
VITa affeTTIva<br />
traduce in “incapacità di cogliere i segni dei tempi”. D’accordo<br />
con la Santolini sull’insufficienza della politica è Beatrice<br />
Lorenzin: nonostante la famiglia sia “il primo ammortizzatore<br />
sociale”, è “molto più ‘moderno’ parlare d’altro”. Mentre<br />
Massimo Polledri usa l’immagine di un “grande ospizio” per<br />
definire l’Italia di domani, erede di “una cultura in cui chi ha<br />
figli è ignorante e povero”. “Sarebbe bello poter dire che l’uomo<br />
e la donna si completano mettendo al mondo i figli – ha<br />
sottolineato il deputato leghista -, ma non c’è più una cultura<br />
del diritto naturale e della persona che si deve sviluppare”. Fare<br />
figli, ha rimarcato Polledri, è “l’unico vero motore dello sviluppo<br />
economico e della ricchezza, però non viene percepito”. Gli<br />
ha fatto eco Lorenzin, affermando l’importanza di “investire<br />
sulla famiglia come promotrice di un valore aggiunto” al di là<br />
dell’appartenenza, dell’essere “laici o cattolici”.<br />
Una nuova cultura. Per Anna Serafini una delle cause<br />
principali delle denatalità “non è l’egoismo degli individui o la<br />
perdita di valore della famiglia, quanto piuttosto la difficoltà di<br />
vedere un futuro chiaro”, e quindi “di progettare”. In secondo<br />
luogo, sempre tra le cause, la difficoltà della relazione educativa,<br />
con una “percezione d’inadeguatezza”. Ed è da tener presente<br />
che non è il lavoro femminile a compromettere la natalità,<br />
anzi, al contrario, “in questo periodo si fanno più figli laddove<br />
le donne lavorano”. Certo, “uno dei problemi della natalità è<br />
legato al lavoro femminile”, ha rimarcato Lorenzin, ma questo<br />
perché “alla famiglia è rimasto tutto l’onere dei figli ed essa<br />
è stata depredata sul piano fiscale”. L’indicazione dell’esponente<br />
Pdl per cambiare rotta passa attraverso l’attivazione di<br />
“misure di politica attiva, un’organizzazione dei servizi e dei<br />
apr.giu <strong>2010</strong> 23