n. 2 aprile-giugno 2010 - inComunione
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apr-giu <strong>2010</strong><br />
pROfeTI DI sPeRaNza<br />
l 15 <strong>giugno</strong> si è fatto me-<br />
I moria dei 30 anni della<br />
morte del presbitero barlettano, il<br />
servo di Dio don Ruggero M. Caputo (1907-1980). Questa data ha<br />
segnato per l’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie la chiusura<br />
dell’Anno Sacerdotale aperto lo scorso 19 <strong>giugno</strong> 2009, solennità<br />
del Sacro Cuore di Gesù, dal Pontefice Benedetto XVI. Si tratta<br />
di due momenti confluiti nel I Convegno diocesano tenutosi a<br />
Barletta dall’11 al 15 <strong>giugno</strong> <strong>2010</strong> in cui è stata approfondita la<br />
figura, l’operato e la dottrina spirituale del nostro Servo di Dio. Il<br />
Convegno è culminato con il Ritiro spirituale del Clero diocesano,<br />
presso il Santuario Madonna dello Sterpeto nella mattinata del 15<br />
<strong>giugno</strong> e con l’Eucaristia della sera, presso la parrocchia di San<br />
Giacomo Maggiore in Barletta, presieduti da mons. Angelo AmAto,<br />
Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.<br />
Nel dare l’annuncio del Convegno così ha affermato il Pastore<br />
della Diocesi, mons. Pichierri, nella lettera diffusa il Giovedì Santo:<br />
“Fare memoria di un nostro presbitero santamente vissuto,<br />
sicuramente sarà per noi una forte spinta in avanti per non<br />
rallentare il passo verso le alte vette della santità… La luminosa<br />
testimonianza del Servo di Dio interpelli specialmente noi<br />
sacerdoti di questo angolo benedetto di Puglia, privilegiato per i<br />
tanti frutti di santità che ha generato, affinché, profondamente radicati<br />
nell’Eucaristia e gioiosamente impegnati nel ministero pastorale,<br />
possiamo diventare autentici animatori e promotori della<br />
‘vita in Cristo … sicut palmes in vite’”.<br />
Don Ruggero Caputo nacque a Barletta il 1° maggio 1907. Ordinato<br />
sacerdote il 25 luglio 1937, senza trascurare i diversi ambiti<br />
della vita dei fedeli che il Signore gli affiderà, si contraddistinse<br />
in modo particolare nella pastorale vocazionale indirizzando centinaia<br />
di giovani alla consacrazione religiosa e sacerdotale. Mons.<br />
Cosmo Francesco Ruppi, Presidente della Conferenza Episcopale<br />
Pugliese, nella lettera postulatoria del 5 marzo 2007 indirizzata,<br />
a nome di tutti i vescovi di Puglia, a Sua Santità Benedetto XVI<br />
a favore della Causa di Beatificazione del Servo di Dio, nel sottolineare<br />
proprio questo aspetto così si espresse: “Non credo ci<br />
sia stato in Puglia un altro sacerdote così intensamente proiettato<br />
verso l’ideale della pastorale vocazionale”.<br />
Il Servo di Dio, pur vivendo i suoi circa quarantatrè anni di<br />
ministero presbiterale nella silenziosa, sofferta e ostacolata missione<br />
di viceparroco, riuscì ad essere fecondo grazie alle lunghe ore<br />
trascorse giornalmente davanti al Tabernacolo, in intimità col Suo<br />
Beneamato Gesù, e nel confessionale, ad assolvere e dirigere le coscienze<br />
dei fedeli, facendosi “ponte tra Dio e gli uomini”, un ponte<br />
che ha facilitato il superamento delle valli scavate dal peccato. In<br />
questo è stato pastore umile dalla fede forte e intrepida.<br />
Nella sua scelta di fondo alla sequela di Cristo, povero e crocifisso,<br />
niente e nessuno riuscì mai a farlo deviare: né ostacoli, né gelosie,<br />
né paure, né solitudine, né sofferenza perché fece diventare<br />
esperienza vitale l’Eucaristia celebrata ogni giorno. “Chi mangia<br />
Cristo diventa Cristo”, dice sant’Agostino. E don Ruggero ha scoperto<br />
l’Eucaristia, luogo dell’amore che salva, in cui si è lasciato<br />
incondizionatamente amare e trasformare dall’Amato. Alla scuola<br />
L’Arcidiocesi di trani-Barletta-Bisceglie in convegno per ricordare<br />
dOn RuggeRO cAputO A 30 Anni dALLA MORte<br />
dell’amore ha imparato anche a voler bene… amando perfino coloro<br />
che lo hanno ostacolato lungo il ministero sacerdotale. Non per<br />
niente, il termine scelto nel Nuovo Testamento di amore è agàpe,<br />
la cui radice è agòn: agonia, lotta. Non c’è amore, non c’è salvezza<br />
senza sofferenza, senza spargimento di sangue! (cfr Eb 9,22). Questa<br />
santità del quotidiano, incentrata sul “magistero eucaristico”<br />
del dono integrale di sé a vantaggio di tutti, ha escluso perentoriamente<br />
che il suo ministero fosse vissuto come un lavoro: egli,<br />
infatti, non ha fatto il prete ma è stato prete! Egli era convinto che<br />
Gesù, chiamandolo alla guida del Suo popolo gli aveva donato lo<br />
Spirito Paràclito che invocava continuamente per “corrispondere<br />
a questa vocazione sublime e raggiungere quella santità che essa<br />
richiede… - e inoltre - consumarmi e morire per la maggior gloria<br />
della SS. Trinità e per la salvezza delle anime, come si è consumato<br />
e morto Gesù, mio Maestro e Signore…”.<br />
Don Ruggero non ha mai rinnegato le sue umili origini di famiglia,<br />
tanto meno gli insegnamenti ricevuti alla scuola del suo<br />
padre spirituale, il servo di Dio don Raffaele Dimiccoli. “Sono<br />
nato povero, voglio morire povero”, diceva ai suoi fedeli. A chi<br />
chiedeva: “Direttore, perché non ti fai canonico?” il Servo di Dio,<br />
richiamando lo stile di vita che aveva respirato all’Oratorio San<br />
Filippo Neri, culla della sua vocazione, rispondeva: “Non sai che<br />
sono figlio dell’Oratorio?”.<br />
È stato detto: “Guai a quel prete di cui si dice: Era povero, ma<br />
poi si è fatto ricco facendo il prete”. E don Ruggero si è guardato<br />
bene dal lasciarsi stringere da questo laccio molto pericoloso e<br />
allettante. Ciò che era e ciò che aveva fu tutto speso per gli altri,<br />
memore degli insegnamenti del Maestro divino che dice: “Gratuitamente<br />
avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8). Sempre seguendo<br />
le orme di Cristo, la sua vita fu solidale, condividendo ogni<br />
cosa: piangendo con chi piangeva e gioendo con chi gioiva. Per<br />
questa sua tenerezza e passione pastorale è stato apprezzato come<br />
pastore che ha amato e si è lasciato amare. Sono tanti i testimoni<br />
che al Processo canonico, deponendo a riguardo, ci hanno consegnato<br />
testimonianze altamente eloquenti. L’unica sua ricchezza fu<br />
quella di possedere il Sommo Bene: “Gesù è tutto per me - scriverà<br />
nel Natale 1979 alle sue figlie spirituali clarisse ad Albano<br />
Laziale -, e io devo essere tutto di Gesù… fuori di Lui nulla, nulla,<br />
povero e spoglio come Lui sulla paglia… Ho Gesù e basta. È una<br />
certezza? Sì. Da dove? Da questa povertà e abbandono nella bontà<br />
misericordiosa del nostro Dio. Neanche un istante senza Gesù.<br />
Un istante sarebbe come un infarto, la morte”.<br />
Don Ruggero Caputo accettò la povertà dello sfinimento del<br />
suo corpo consumato dall’ultima dolorosa malattia con lo stesso<br />
spirito con cui lo visse il Figlio di Dio nel suo Venerdì Santo,<br />
trasformando il limite in azione salvifica. Anche da morto volle<br />
contraddistinguersi nel taglio che aveva dato a tutta la sua esistenza<br />
terrena: “Seppellitemi sotto terra, tra la gente comune: anche<br />
dopo morto voglio restare sacerdote del popolo”. Per questo,<br />
come san Martino di Tours “povero in terra entra ricco nel Regno<br />
dei Cieli”.<br />
Mons. Sabino A. Lattanzio<br />
Postulatore Diocesano