Scarica l'itinerario di Terracina - Cultura Lazio
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Regione <strong>Lazio</strong> Comune <strong>di</strong> <strong>Terracina</strong> Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma<br />
“La Sapienza”<br />
Itinerari culturali<br />
Tirocini e valorizzazione del territorio<br />
1.2 Duomo<br />
Sotto il lettorino, la raffigurazione <strong>di</strong> Abyssus in forma <strong>di</strong> volto barbuto, analogo<br />
ai manufatti del duomo <strong>di</strong> Salerno e della cattedrale <strong>di</strong> Sessa Aurunca (f),<br />
si configura come una peculiarità dei pulpiti <strong>di</strong> area campana. Allo stesso linguaggio<br />
iconografico sono riconducibili i due capitelli della fronte, che presentano<br />
rispettivamente telamoni angolari e coppie <strong>di</strong> cornucopie posti sempre<br />
a sostegno dell’abaco.<br />
Il vicino candelabro, impreziosito da fasce <strong>di</strong> tarsie in pasta vitrea,<br />
ha un basamento quadrato con una coppia <strong>di</strong> leoncini accovacciati<br />
che sostiene la colonna tortile, il capitello corinzio<br />
- copia me<strong>di</strong>evale dall’antico - il globo e la coppa reggicero;<br />
reca l’iscrizione CRUDELES OPE. / A.D. MCCXLV<br />
MEN. OCT. DIE ULTIMA e si appoggia su un dado marmoreo<br />
aggiunto in epoca successiva. Il candelabro<br />
per il cero pasquale è legato alle cerimonie liturgiche<br />
del Sabato Santo e richiama simbolicamente la<br />
columna ignis che guidò il popolo d’Israele attraverso<br />
il deserto e nel passaggio del Mar Rosso verso la liberazione,<br />
<strong>di</strong>venuta espressione della liberazione dell’intera<br />
umanità dal peccato. Si tratta dell’unico pezzo eseguito da un<br />
lapicida che si <strong>di</strong>stingue all’interno della maestranza, attiva nella<br />
chiesa, per la sua formazione più strettamente romana e trova confronti<br />
per le sue varie parti nei ceri <strong>di</strong> Santa Cecilia in Trastevere, San Lorenzo fuori<br />
le mura (g), Santi Cosma e Damiano, San Clemente a Roma e nell’esemplare<br />
della cattedrale <strong>di</strong> Anagni.<br />
La realizzazione del candelabro, che reca la data 1245, conclude probabilmente la<br />
campagna <strong>di</strong> lavori me<strong>di</strong>evali della chiesa. Gli altri arre<strong>di</strong> interni, quali il pavimento<br />
e i pannelli intarsiati erratici - presenti anche nel presbiterio oltre che nella<br />
parte finale del litostrato della navata centrale - sono stati ricondotti dalla critica<br />
più recente ad una maestranza locale, attiva nell’e<strong>di</strong>ficio tra il terzo e il quarto<br />
decennio del Duecento e incline alla commistione e alla autonoma rielaborazione<br />
<strong>di</strong> motivi e tecniche esecutive <strong>di</strong> origine campana, romana, bizantina e islamica.<br />
Ne sono esempio l’impiego <strong>di</strong> tipologie architettoniche e <strong>di</strong> temi iconografici e<br />
decorativi <strong>di</strong> matrice campana, la pre<strong>di</strong>lezione per la linea spezzata e per complicati<br />
intrecci <strong>di</strong> sapore islamico (pulpito), l’uso della linea curva (pavimento) tipica<br />
sia del linguaggio bizantino sia <strong>di</strong> quello romano cosmatesco tesa tuttavia a<br />
creare percorsi frazionati che non definiscono chiaramente l’asse longitu<strong>di</strong>nale del<br />
cammino e che, per questo, rivelano un più deciso apporto <strong>di</strong> natura orientale.<br />
Questi manufatti e la produzione ad essi più vicina, come il pulpito e la cattedra epi-<br />
g h<br />
Foto SOPR. POLO MUSEALE ROMANO Foto SOPR. POLO MUSEALE ROMANO<br />
scopale <strong>di</strong> San Pietro a Fon<strong>di</strong> e il pulpito e il candelabro <strong>di</strong> San Pietro a Minturno<br />
(h), appartengono ad un gruppo <strong>di</strong> opere del basso <strong>Lazio</strong> importanti per la loro funzione<br />
<strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione degli elementi campani meri<strong>di</strong>onali in area romana.<br />
Alla fase decorativa me<strong>di</strong>evale sono riconducibili anche i cibori sopra i due altari<br />
laterali, analoghi all’esemplare presente in San Lorenzo fuori le mura a Roma:<br />
colonne <strong>di</strong> reimpiego con capitelli me<strong>di</strong>evali fogliati sorreggono una trabeazione<br />
formata da materiale <strong>di</strong> recupero e antiche lastre angolari recanti iscrizioni;<br />
al <strong>di</strong> sopra un giro ottagonale <strong>di</strong> colonnine con capitelli<br />
tronco-conici o a crochets sostiene un coronamento piramidale.<br />
La loro datazione è ancora oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione:<br />
secondo una prima ipotesi appartengono alla stessa fase<br />
<strong>di</strong> lavoro degli arre<strong>di</strong> liturgici pur essendo opera <strong>di</strong> una<br />
<strong>di</strong>versa maestranza; nell’altra ipotesi la struttura inferiore<br />
è del XII secolo, mentre l’or<strong>di</strong>ne superiore viene<br />
ricondotto a un restauro duecentesco.<br />
Altre due opere risentono <strong>di</strong> un linguaggio tardome<strong>di</strong>evale.<br />
L’affresco con la Vocazione <strong>di</strong> santa Brigida, databile<br />
alla fine del XIV secolo, è emerso a seguito <strong>di</strong> saggi<br />
stratigrafici sotto l’intonaco settecentesco dell’abside sinistra<br />
ed è pertinente alla decorazione tardogotica dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />
La c.d. tavola dell’Assunta, conservata nella cappella del Sacramento e<br />
<strong>di</strong>pinta su entrambi i lati (sul recto una Madonna con Bambino, sul verso un Cristo<br />
in trono), è attribuibile ad una scuola pittorica attiva a cavallo tra Trecento e<br />
Quattrocento nel <strong>Lazio</strong> meri<strong>di</strong>onale e in particolare a <strong>Terracina</strong>, nel Santuario della<br />
Delibera 5 e nelle chiese <strong>di</strong> San Domenico 6 e San Francesco 8 , in cicli pittorici<br />
ormai <strong>di</strong>strutti.<br />
f<br />
Diocesi <strong>di</strong> Latina,<br />
<strong>Terracina</strong>, Sezze, Priverno<br />
Foto da GANDOLFO 1999