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Scarica l'itinerario di Terracina - Cultura Lazio

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Regione <strong>Lazio</strong> Comune <strong>di</strong> <strong>Terracina</strong> Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma<br />

“La Sapienza”<br />

Itinerari culturali<br />

Tirocini e valorizzazione del territorio<br />

4. Chiesa <strong>di</strong> Santa Maria delle Grazie<br />

La chiesa costituiva la parrocchia del borgo formatosi fuori porta<br />

San Gregorio - l’attuale porta Romana - in seguito al notevole<br />

aumento demografico che interessò la città tra XI e XII secolo. Nel<br />

1163 papa Alessandro III riconsacrò un precedente e<strong>di</strong>ficio altome<strong>di</strong>evale<br />

col nome <strong>di</strong> Santa Maria della Basilica Nuova. Di queste<br />

antiche strutture non rimane nulla: la chiesa fu totalmente rinnovata<br />

nel XVII secolo dal vescovo <strong>di</strong> <strong>Terracina</strong> Cesare<br />

Ventimiglia, originario <strong>di</strong> Benevento. Questi fece<br />

invertire l’orientamento e costruire gli altari ed<br />

un pulpito. Tale intervento è infatti ricordato<br />

nell’iscrizione che corre sia lungo l’architrave<br />

del portale in facciata, sia lungo quello della<br />

sacrestia, entrambi in calcare poroso e opera<br />

<strong>di</strong> maestranze locali: DO CAES EX COMITIB<br />

VINTIMIL BENEVET S EPS TAR (Cesare, dei<br />

conti <strong>di</strong> Ventimiglia, Beneventano, vescovo <strong>di</strong><br />

<strong>Terracina</strong> [de<strong>di</strong>ca] a Dio). Gli interventi del<br />

prelato, che fu in carica tra il 1632 e il 1645, si<br />

estesero anche al sobborgo circostante e all’episcopio:<br />

la stessa epigrafe si trova ripetuta lungo gli<br />

stipiti al numero civico 11 e in due architravi ai numeri 5 e<br />

10 della a<strong>di</strong>acente via <strong>di</strong> Porta Romana, nonché presso l’e<strong>di</strong>ficio al<br />

civico 18 <strong>di</strong> piazza Duomo.<br />

Nel suo aspetto originario la chiesa doveva presentare sulle pareti<br />

una decorazione pittorica quattrocentesca <strong>di</strong> cui sono sopravvissute<br />

le immagini deteriorate ed in parte ri<strong>di</strong>pinte <strong>di</strong> Sant’Antonio Abate<br />

con donatori (a) e <strong>di</strong> San Michele Arcangelo. Gli affreschi, eseguiti<br />

tra la fine del XIV secolo e la metà del successivo, furono scoperti<br />

in seguito ai restauri effettuati negli anni Sessanta e sono stilisticamente<br />

avvicinabili alle opere conservate nelle chiese <strong>di</strong> San<br />

Domenico 6 e <strong>di</strong> Sant’Antonio. Quest’ultima, oggi <strong>di</strong>strutta, ma<br />

ancora in parte accessibile nel 1912, conservava un ciclo pittorico<br />

datato allo stesso periodo (b). Il gusto vivamente popolare dei due<br />

<strong>di</strong>pinti documenta un chiaro intento devozionale.<br />

Sulla parete a destra dell’ingresso si conserva un’acquasantiera<br />

a muro, opera <strong>di</strong> artigianato locale, datata<br />

tra XV e XVI secolo.<br />

Sulla parete sinistra si trova un’iscrizione frammentaria<br />

a caratteri gotici <strong>di</strong>pinta ad affresco<br />

(secc. XIV-XV). Il cattivo stato <strong>di</strong> conservazione<br />

non permette un’analisi globale dell’opera<br />

che, probabilmente, era collegata ad un’immagine<br />

votiva collocata nella zona sottostante.<br />

La calotta absidale è decorata da un affresco<br />

molto danneggiato raffigurante Dio padre in<br />

Gloria. Tra le pesanti ri<strong>di</strong>pinture tardo-ottocentesche,<br />

si scorgono ancora alcuni frammenti datati<br />

dubitativamente al XVII secolo (c).<br />

All’arredo della chiesa apparteneva una pisside ottocentesca,<br />

oggi trafugata, opera <strong>di</strong> artigianato meri<strong>di</strong>onale (d).<br />

Nel 1965 Dino e Laura Ferruzzi, allora presidenti dell’Istituto<br />

Antonelli 13 , finanziarono il restauro dell’e<strong>di</strong>ficio e donarono l’attuale<br />

altare marmoreo nel presbiterio.<br />

L’a<strong>di</strong>acente sepolcro circolare <strong>di</strong> epoca romana era anticamente rivestito<br />

in opera quadrata ma parte delle murature oggi visibili risale a<br />

rifacimenti me<strong>di</strong>evali.<br />

a b<br />

c<br />

d<br />

13<br />

Regione <strong>Lazio</strong>, CTR, Volo 1990, 1:10.000<br />

NN. 414070 - 414080 - 414110 - 414120<br />

4<br />

3<br />

2<br />

5<br />

1<br />

9<br />

6<br />

10<br />

8<br />

12<br />

11<br />

7<br />

Diocesi <strong>di</strong> Latina,<br />

<strong>Terracina</strong>, Sezze, Priverno<br />

1. Duomo<br />

2. Chiesa <strong>di</strong> San Giovanni<br />

3. Chiesa del Purgatorio<br />

4. Chiesa <strong>di</strong> Santa Maria<br />

delle Grazie<br />

5. Chiesa della Madonna<br />

della Delibera<br />

6. Chiesa <strong>di</strong> San Domenico<br />

7. Cimitero<br />

8. Chiesa <strong>di</strong> San Francesco<br />

9. Arredo urbano<br />

10. Chiesa dell’Annunziata<br />

11. Chiesa del Santissimo<br />

Salvatore<br />

12. Monumento ai Caduti<br />

13. Chiesa dell’Istituto<br />

Antonelli<br />

ROMANO<br />

MUSEALE POLO SOPR.<br />

Foto A. COSMA Foto da ROSSI 1912<br />

Foto A. COSMA Foto

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