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Argille anioniche: agenti reologici in formulazioni cosmetiche

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Studio e sperimentazione<br />

■ Luana Perioli - Dipartimento di Chimica e Tecnologia del Farmaco, Università degli Studi di Perugia<br />

<strong>Argille</strong> <strong>anioniche</strong>:<br />

<strong>agenti</strong> <strong>reologici</strong> <strong>in</strong><br />

<strong>formulazioni</strong> <strong>cosmetiche</strong><br />

Il comportamento reologico delle <strong>formulazioni</strong> semisolide <strong>in</strong>fluenza<br />

direttamente le caratteristiche che condizionano l’usability<br />

del prodotto cosmetico e qu<strong>in</strong>di la customer satisfaction<br />

Παντα ρει, tutto scorre, già dicevano<br />

gli antichi Greci, ma<br />

dagli aforismi di Eraclito alla<br />

nascita della reologia come<br />

scienza sono passati molti<br />

secoli. Le basi di questa branca della fisica,<br />

che studia le caratteristiche di scorrimento<br />

dei fluidi, furono gettate nel XVII secolo da<br />

Hooke e Newton che def<strong>in</strong>irono il comportamento<br />

elastico e viscoso ideale (1); <strong>in</strong><br />

seguito furono <strong>in</strong>trapresi studi di viscosità<br />

e deformazione dei materiali, effettuati da<br />

Poiseuille (2) e Boltzmann (1) e la reologia<br />

diventò una branca a sé solo dal 1929 (3).<br />

Nel settore cosmetico è molto importante<br />

conoscere le proprietà reologiche di <strong>formulazioni</strong><br />

semisolide quali sospensioni,<br />

emulsioni, pomate, paste, geli <strong>in</strong> quanto<br />

tali conoscenze permettono di capire la<br />

natura fondamentale del sistema <strong>in</strong> esame,<br />

di controllare la qualità dei prodotti<br />

di partenza e f<strong>in</strong>ali ottenendo <strong>in</strong>formazioni<br />

essenziali per garantire buona stabilità durante<br />

la conservazione e l’utilizzo, di studiare<br />

gli effetti di alcuni parametri, come la<br />

temperatura e il tempo, che <strong>in</strong>cidono sulla<br />

stabilità della formulazione e qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>fluiscono<br />

su qualità e riuscita del prodotto<br />

f<strong>in</strong>ale (4). Il comportamento reologico delle<br />

<strong>formulazioni</strong> semisolide <strong>in</strong>fluenza direttamente<br />

le caratteristiche quali versabilità,<br />

spalmabilità, spandibilità e sir<strong>in</strong>gabilità (5)<br />

che condizonano l’usability del prodotto e<br />

qu<strong>in</strong>di la customer satisfaction; è pertanto<br />

necessario studiare e conoscere le performances<br />

reologiche dei prodotti.<br />

Studi di questa natura vengono effettuati a<br />

seguito dell’applicazione di una forza e osservazione<br />

delle modifiche che il materiale<br />

subisce; <strong>in</strong> base a ciò è possibile dist<strong>in</strong>guere<br />

tre tipi di deformazione:<br />

f elastica: il materiale subisce una deformazione<br />

reversibile, l’energia meccanica<br />

spesa nella deformazione si conserva sottoforma<br />

di energia potenziale elastica che<br />

viene restituita quando viene rimosso lo<br />

sforzo applicato;<br />

f di flusso: il materiale subisce una deformazione<br />

irreversibile, l’energia spesa per<br />

imporre la deformazione è dissipata sottoforma<br />

di calore e non può essere restituita<br />

annullando la deformazione stessa;<br />

f viscoelastica: <strong>in</strong> cui il materiale, <strong>in</strong> seguito<br />

all’applicazione di una forza, mostra<br />

un flusso viscoso comb<strong>in</strong>ato a una deformazione<br />

elastica (2). In questo tipo di fluidi<br />

è importante determ<strong>in</strong>are i moduli elastico<br />

G’ e viscoso G’’; il primo descrive la capacità<br />

di immagazz<strong>in</strong>are energia elastica<br />

e qu<strong>in</strong>di di resistere alla deformazione, il<br />

secondo descrive la capacità di dissiparla<br />

(1, 2).<br />

58 Kosmetica • marzo 2011


Questo tipo di studi trova un vasto campo<br />

di applicazioni poiché ogni materiale,<br />

soggetto a sforzi di varia natura, risponde<br />

con un comportamento diverso. La<br />

resistenza che un fluido <strong>in</strong>contra quando<br />

un suo strato si muove su quello immediatamente<br />

sottostante è espressa dalla<br />

viscosità, che risulta essere <strong>in</strong>versamente<br />

proporzionale alla facilità di scorrimento,<br />

e che può variare <strong>in</strong> dipendenza di parametri<br />

quali natura chimica, temperatura,<br />

pressione, storia reologica, gradiente della<br />

velocità di scorrimento. Natura chimica e<br />

temperatura <strong>in</strong>fluenzano <strong>in</strong> modo determ<strong>in</strong>ante<br />

la viscosità; normalmente le misure<br />

vengono condotte a pressione atmosferica<br />

per cui questo parametro diventa rilevante<br />

solo se viene variato; la storia reologica fa<br />

riferimento alle sollecitazioni alle quali il<br />

campione è stato sottoposto prima della<br />

misura ed è perciò un parametro importante<br />

soprattutto per emulsioni e sospensioni<br />

che possono mutare nel tempo <strong>in</strong> quanto<br />

sistemi termod<strong>in</strong>amicamente <strong>in</strong>stabili; <strong>in</strong><br />

condizioni isoterme, il gradiente della velocità<br />

di scorrimento (o deformazione) ha<br />

una certa <strong>in</strong>fluenza nel caso di un fluido<br />

non-newtoniano (6). Solo alcuni liquidi,<br />

def<strong>in</strong>iti newtoniani (es. acqua, glicer<strong>in</strong>a,<br />

alcool), hanno un comportamento ideale<br />

e mostrano viscosità costante mentre,<br />

nella maggior parte dei casi (liquidi non<br />

newtoniani), a temperatura costante la viscosità<br />

varia con il variare del gradiente di<br />

velocità. Proprio a questo gruppo appartengono<br />

sospensioni, emulsioni, dispersioni<br />

colloidali, semisolidi ovvero tutte quelle<br />

<strong>formulazioni</strong> che <strong>in</strong>teressano il campo della<br />

cosmetica. I fluidi appartenenti a questo<br />

Kosmetica • marzo 2011<br />

Tabella1<br />

secondo gruppo possono però mostrare<br />

dei comportamenti diversi e si possono<br />

classificare <strong>in</strong>:<br />

f dilatanti: per i quali la viscosità aumenta<br />

con l’agitazione e, <strong>in</strong> condizioni<br />

di riposo, il fluido torna a essere meno<br />

viscoso.<br />

f pseudoplastici: <strong>in</strong> cui la viscosità dim<strong>in</strong>uisce<br />

con l’aumentare delle sollecitazioni<br />

(fluidificazione sotto sforzo o shear<br />

th<strong>in</strong>n<strong>in</strong>g). La riduzione della viscosità si<br />

spiega col fatto che con l’applicazione di<br />

una forza vengono rotti i legami che tengono<br />

unite le molecole che costituiscono<br />

il fluido e si generano<br />

nuove strutture,<br />

grazie alla<br />

presenza di moti<br />

browniani, <strong>in</strong> cui le<br />

molecole risultano<br />

all<strong>in</strong>eate nella direzione<br />

del movimento<br />

con conseguente riduzione<br />

della viscosità.<br />

Presentano caratteristichepseudoplastiche,<br />

per esempio,<br />

mucillag<strong>in</strong>i ottenute<br />

con gomma adragante,<br />

alg<strong>in</strong>ato di sodio, metilcellulosa<br />

(7). In term<strong>in</strong>i<br />

pratici ciò significa che<br />

<strong>in</strong> condizioni di riposo i<br />

fluidi pseudoplastici sono<br />

caratterizzati da elevata<br />

viscosità, proprietà<br />

desiderabile per ridurre<br />

la velocità di sedimentazione<br />

o comunque per la<br />

conservazione <strong>in</strong> genere, mentre per agitazione<br />

tenderanno a fluidificarsi, proprietà<br />

favorevole per il prelievo e l’applicazione<br />

della formulazione (8).<br />

f plastici: sotto<strong>in</strong>sieme dei precedenti,<br />

sono quei fluidi per i quali, f<strong>in</strong>ché lo sforzo<br />

di taglio non raggiunge un certo valore,<br />

def<strong>in</strong>ito limite di scorrimento (yield<br />

stress), subiscono solo delle deformazioni<br />

reversibili senza scorrere e si comportano<br />

come materiali elastici: è necessario<br />

superare tale valore perché ciò avvenga.<br />

La presenza di questo valore specifico di<br />

shear stress si spiega col fatto che i fluidi<br />

def<strong>in</strong>iti plastici presentano delle<br />

strutture reticolari che devono<br />

essere rotte aff<strong>in</strong>ché possano<br />

scorrere. Esempi di fluidi plastici<br />

sono generalmente rappresentati<br />

da paste e geli (7).<br />

Misure reologiche,<br />

non solo viscosità<br />

Lo strumento più antico per la determ<strong>in</strong>azione<br />

della viscosità è il viscosimetro<br />

a capillare che misura la velocità<br />

di flusso del liquido <strong>in</strong> esame, <strong>in</strong> un<br />

capillare, sotto l’azione della gravità o<br />

di una pressione costante (7). Questo<br />

tipo di misurazione può dare poche <strong>in</strong>formazioni<br />

e qu<strong>in</strong>di, soprattutto se non<br />

ci si vuole limitare a misure statiche della<br />

viscosità, è necessario avere a disposizione<br />

strumentazioni più moderne e<br />

versatili come il viscosimetro rotazionale<br />

o il reometro. Il primo è costituito da<br />

due corpi rotanti, molto spesso di forma<br />

cil<strong>in</strong>drica, separati dal fluido da analizzare<br />

e il pr<strong>in</strong>cipio su cui si basa è che,<br />

59


Studio e sperimentazione<br />

facendo ruotare un corpo <strong>in</strong> un liquido, il<br />

corpo stesso subisce l’effetto di una forza<br />

ritardante dovuta alla viscosità del fluido;<br />

gli strumenti più comuni usano sistemi di<br />

misura cil<strong>in</strong>drici-coassiali o piano-conici<br />

(2). Il secondo è costituito da due piatti<br />

rotanti (geometria piatto-piatto o conopiatto),<br />

<strong>in</strong> mezzo ai quali si pone il fluido<br />

da studiare: è sicuramente più moderno e<br />

complesso. Con questo strumento <strong>in</strong>fatti<br />

è possibile eseguire sia test statici (creep<br />

recovery e relaxation) che d<strong>in</strong>amici sia <strong>in</strong><br />

cont<strong>in</strong>uo (viscometry) che <strong>in</strong> oscillatorio<br />

(oscillation) (Tabella 1).<br />

Gli studi d<strong>in</strong>amici permettono di ottenere<br />

<strong>in</strong>formazioni anche su:<br />

1. comportamento del materiale <strong>in</strong><br />

condizioni di flusso: <strong>in</strong> tal caso vengono<br />

applicati sforzi o velocità di deformazione<br />

<strong>in</strong> modo da farlo scorrere. Si possono<br />

misurare le proprietà che caratterizzano il<br />

flusso tra cui la viscosità.<br />

2. microstruttura del sistema: <strong>in</strong> questo<br />

caso il materiale è sottoposto a piccole<br />

oscillazioni che permettono di misurare i<br />

moduli elastico e viscoso (G’ e G’’ rispettivamente).<br />

Studi di questo tipo sono molto<br />

importanti nei prodotti cosmetici prevalentemente<br />

costituiti da <strong>formulazioni</strong> semisolide<br />

che si comportano come materiali<br />

viscoelastici <strong>in</strong> quanto, a seguito dell’applicazione<br />

di uno stress, mostrano un<br />

flusso viscoso comb<strong>in</strong>ato a deformazione<br />

elastica. La viscoelasticità è dunque una<br />

proprietà meccanica tipica di quei mate-<br />

Figura 1<br />

Figura 2<br />

riali che presentano contemporaneamente<br />

sia un comportamento elastico, proprio dei<br />

solidi, che viscoso, proprio dei fluidi; essa<br />

<strong>in</strong>fluenza l’aspetto della formulazione e la<br />

sua stabilità. È possibile conoscere questa<br />

proprietà con studi <strong>in</strong> regime oscillatorio,<br />

mediante la determ<strong>in</strong>azione del modulo G’,<br />

che rappresenta l’entità dell’energia immagazz<strong>in</strong>ata<br />

durante un ciclo di oscillazione, e<br />

il modulo G’’ che è una misura dell’energia<br />

dissipata come flusso viscoso durante un<br />

ciclo di oscillazione. Le misure di oscillazione<br />

si ottengono applicando una forza<br />

che <strong>in</strong>duca delle deformazioni reversibili<br />

che non producano la rottura della microstruttura<br />

del materiale da analizzare. Se la<br />

forza applicata supera il limite elastico il<br />

materiale perde la sua <strong>in</strong>tegrità e com<strong>in</strong>cia<br />

a scorrere. Oltre ai moduli G’ e G’’ è di rilevante<br />

importanza la determ<strong>in</strong>azione di tan<br />

δ che rappresenta il rapporto tra il modulo<br />

viscoso e quello elastico (G’’/G’). Tale rapporto<br />

può assumere due valori: se tan δ < 1<br />

prevale il contributo elastico conservativo,<br />

se tan δ > 1 prevale il contributo viscoso<br />

dissipativo, situazione che si presenta nel<br />

caso di <strong>formulazioni</strong> <strong>in</strong>stabili nel tempo.<br />

Progettazione e qualità<br />

di un prodotto cosmetico<br />

La progettazione di un prodotto cosmetico<br />

di elevata qualità non può presc<strong>in</strong>dere<br />

dall’attenta valutazione delle quattro caratteristiche<br />

fondamentali che il prodotto<br />

f<strong>in</strong>ale deve possedere: efficacia cosmetica,<br />

sicurezza, stabilità (conservazione delle<br />

proprietà chimico-fisiche) e usability, <strong>in</strong>tesa<br />

anche come feel<strong>in</strong>g e facilità di uso.<br />

Le caratteristiche reologiche del cosmetico<br />

<strong>in</strong>fluiscono enormemente sugli ultimi<br />

due parametri e si rende qu<strong>in</strong>di necessario<br />

sviluppare delle <strong>formulazioni</strong> <strong>in</strong> grado di<br />

soddisfarli. Questo risultato può essere<br />

conseguito grazie all’aiuto fornito dalle<br />

moderne tecniche di produzione, ma soprattutto<br />

dalla scienza dei materiali.<br />

Quale sarà il comportamento ideale da<br />

conferire al prodotto? Nel caso di un gel<br />

o una crema sarà desiderabile ottenere<br />

un semisolido abbastanza corposo e rigi-<br />

60 Kosmetica • marzo 2011


Studio e sperimentazione<br />

do da presentarsi compatto, consistente,<br />

volum<strong>in</strong>oso, ovvero un prodotto “robusto”<br />

<strong>in</strong> grado di mantenersi a lungo, all’<strong>in</strong>terno<br />

di contenitori di forme e materiali svariati,<br />

senza perdere le sue caratteristiche e<br />

anche <strong>in</strong> grado sopportare qualche escursione<br />

termica. Plasticità e robustezza non<br />

devono però <strong>in</strong>ficiare la gradevolezza e il<br />

“rapporto” che si deve creare con il consumatore<br />

e, al momento dell’impiego, ci deve<br />

essere una “trasformazione della fisicità”<br />

cioè il prodotto si deve presentare fluido,<br />

morbido, leggero e scorrevole <strong>in</strong> modo da<br />

essere prelevato senza sforzo e applicato<br />

delicatamente.<br />

Il prodotto qu<strong>in</strong>di deve possedere buona<br />

versatilità e spalmabilità contemporaneamente<br />

a buona consistenza nel contenitore,<br />

assenza di sedimentazione e separazione.<br />

Inoltre si deve fluidificare dopo agitazione<br />

e restare tale per il tempo necessario al<br />

prelievo e applicazione, poi dovrà riacquistare<br />

<strong>in</strong> fretta la sua consistenza <strong>in</strong>iziale.<br />

Tale comportamento, necessario per emulsioni,<br />

lozioni, creme, geli, unguenti e paste,<br />

è quello che <strong>in</strong> reologia prende il nome di<br />

comportamento tissotropico.<br />

Il term<strong>in</strong>e tissotropia, letteralmente “cambiamento<br />

a seguito di contatto”, fu il term<strong>in</strong>e<br />

usato da Freundlich e Bircunshaw<br />

per descrivere il comportamento reologico<br />

tempo-dipendente di geli a base di<br />

idrossido di allum<strong>in</strong>io che liquefacevano<br />

a seguito di agitazione (forza distruttiva<br />

esercitata dal flusso) e risolidificavano dopo<br />

un periodo di riposo (forza costruttiva<br />

esercitata dalle collisioni del flusso e del<br />

moto browniano). Il fenomeno tissotropico<br />

è dunque la proprietà di alcuni fluidi<br />

pseudo-plastici di variare la loro viscosità<br />

quando sottoposti a sollecitazioni di<br />

taglio passando dallo stato di semisolido<br />

pastoso, quasi solido, a quello di liquido<br />

o, più <strong>in</strong> generale, da quello di gel a quello<br />

di liquido (sol). Il comportamento macroscopico<br />

di questi sistemi dipende dalla loro<br />

microstruttura che, abbastanza rigida<br />

<strong>in</strong> stato di quiete, <strong>in</strong> presenza di sforzi di<br />

taglio si allenta f<strong>in</strong>o a disgregarsi deformando<br />

il sistema e orientandolo nel verso<br />

del flusso, rendendolo fluido, scorrevole<br />

e meno viscoso (stato di sol); lo stato di<br />

gel si ricostituisce lentamente, una volta<br />

cessata la sollecitazione. In ambito <strong>in</strong>dustriale,<br />

diverso da quello cosmetico, questo<br />

comportamento è desiderabile per esempio<br />

nelle vernici al pennello che si presentano liquide<br />

e facili da stendere ma che, al cessare<br />

dell’azione tagliente operata dalle setole del<br />

pennello, solidificano con rapidità e senza<br />

gocciolare (9).<br />

Agenti <strong>reologici</strong> di natura<br />

<strong>in</strong>organica<br />

Risulta evidente che anche gli <strong>agenti</strong> <strong>reologici</strong><br />

entrano a far parte <strong>in</strong> modo importante<br />

della composizione di un cosmetico e quelli<br />

natura <strong>in</strong>organica sono particolarmente<br />

apprezzati sia per il miglioramento delle<br />

caratteristiche fisiche del prodotto che per<br />

la loro <strong>in</strong>erzia chimica e farmacologica (assenza<br />

di <strong>in</strong>terazioni con gli altri <strong>in</strong>gredienti<br />

della formulazione, mancanza di tossicità<br />

e completa biocompatibilità). I composti<br />

più utilizzati sono le smectiti cioè argille<br />

cationiche naturali a struttura stratificata<br />

(ettorite, silicato di magnesio e allum<strong>in</strong>io,<br />

bentonite), le silici amorfe e, più recentemente,<br />

le argille <strong>anioniche</strong><br />

(o idrotalciti). Le prime<br />

argille a essere studiate<br />

e impiegate<br />

<strong>in</strong> questo campo<br />

furono quelle cationiche.<br />

Le particolari<br />

proprietà<br />

di agente stabilizzante<br />

e reologico<br />

dipendono pr<strong>in</strong>cipalmente<br />

dalla<br />

capacità di formare<br />

colloidi acquosi (6).<br />

Ogni cristallo di smectite, composto da<br />

un cent<strong>in</strong>aio di piccole lamelle impilate,<br />

<strong>in</strong> acqua rigonfia. La superficie di queste<br />

lamelle, carica negativamente all’<strong>in</strong>terno<br />

e positivamente nei bordi, richiama acqua<br />

(anche f<strong>in</strong>o a 15 volte) che penetra,<br />

aumenta la distanza tra gli strati f<strong>in</strong>o ad<br />

avere delam<strong>in</strong>azione. A questo punto i bordi<br />

carichi positivamente sono attratti dalla<br />

carica negativa delle superfici e vanno a<br />

formare rapidamente una struttura tridimensionale<br />

(castello di carte) determ<strong>in</strong>ando<br />

un veloce aumento della viscosità. Col<br />

passare del tempo tutte le lamelle cercano<br />

di trovare una locazione nella struttura <strong>in</strong><br />

formazione e a riposo, lentamente, la viscosità<br />

del sistema aumenta. Questa struttura<br />

tridimensionale è <strong>in</strong> grado di <strong>in</strong>trappolare<br />

sostanze solide, oli e gas rendendo qu<strong>in</strong>di<br />

la smectite utile per sospensioni, emulsioni<br />

e schiume. Quando a essa viene applicato<br />

uno shear, la gran parte della struttura<br />

tridimensionale si rompe velocemente e<br />

il fluido diviene scorrevole mostrando un<br />

tipico comportamento pseudoplastico-tissotropico.<br />

La smectite è largamente utilizzata<br />

<strong>in</strong> drill<strong>in</strong>g fluids, vernici e cosmetici.<br />

<strong>Argille</strong> <strong>anioniche</strong> (idrotalciti)<br />

A f<strong>in</strong>i di miglioramento reologico, è più<br />

recente <strong>in</strong>vece l’impiego di idrotalciti, sia<br />

da sole che <strong>in</strong> associazione con argille<br />

cationiche o altri modificatori <strong>reologici</strong><br />

(complessa reologia) (10-18). Il grado<br />

di attività sembra dipendere anche dalla<br />

composizione quali-quantitativa dei metalli<br />

(magnesio, allum<strong>in</strong>io, ferro) che entrano<br />

a far parte della struttura delle lamelle<br />

(11, 17) e i campi di applicazioni sono<br />

molteplici: cosmetico, agricolo, <strong>in</strong>dustriale,<br />

farmaceutico, liquidi lubrificanti per<br />

macch<strong>in</strong>ari (drill<strong>in</strong>g, mill<strong>in</strong>g, m<strong>in</strong><strong>in</strong>g),<br />

coloranti, collanti.<br />

Le idrotalciti sono solidi lamellari<br />

(19) costituiti da cristalli piatti, di<br />

forma quasi esagonale, di dimensioni<br />

micrometriche (fig. 1A),<br />

che tendono a impilarsi gli uni<br />

sugli altri (fig. 1B), molto omogenei<br />

(fig. 1C).<br />

Sono facilmente e omogeneamente<br />

dispersibili sia <strong>in</strong> mezzi<br />

idrofili che lipofili e possono<br />

entrare a far parte di qualsiasi<br />

tipo di formulazione (sospensioni,<br />

emulsioni, geli, unguenti e<br />

62 Kosmetica • marzo 2011


64<br />

Studio e sperimentazione<br />

p<br />

paste) (19), migliorandone anche la texture,<br />

sono biocompatibili e non rendono abrasiva<br />

la preparazione grazie alle loro piccole<br />

dimensioni.<br />

Vengono preparate per s<strong>in</strong>tesi e qu<strong>in</strong>di completamente<br />

caratterizzabili, pure chimicamente<br />

e microbiologicamente a differenza<br />

delle argille cationiche naturali di cava (19).<br />

La loro s<strong>in</strong>tesi chimica permette <strong>in</strong>oltre di<br />

controllare il grado di cristall<strong>in</strong>ità, l’uniformità<br />

dimensionale e il contenuto di acqua.<br />

Questi cristalli piatti sono leggermente carichi<br />

positivamente solo all’esterno perché<br />

le cariche positive, portate dal metallo trivalente<br />

(Al), che si trovano nelle facce <strong>in</strong>terne<br />

della struttura a strati sono controbilanciate<br />

da anioni <strong>in</strong>organici sia mono che divalenti<br />

(cloruri, carbonati, ecc).<br />

Quando vengono dispersi <strong>in</strong> una base o <strong>in</strong><br />

un veicolo già strutturato come un gel o<br />

un’emulsione (fig. 2A e 2D) si disperdono<br />

omogeneamente <strong>in</strong> modo non ord<strong>in</strong>ato <strong>in</strong>serendosi<br />

<strong>in</strong>timamente nella microstruttura<br />

preesistente. Questo fa si che si rompano o<br />

si allent<strong>in</strong>o i legami preesistenti (es. legami<br />

<strong>in</strong>termolecolari tra le catene del polimero<br />

nel gel) e si form<strong>in</strong>o nuovi legami tra HTlc e<br />

i componenti della formulazione con conseguente<br />

variazione della viscosità della stessa<br />

(fig. 2B e 2E).<br />

Quando alla formulazione viene applicata<br />

una sollecitazione, per esempio meccanica,<br />

come <strong>in</strong>dicato nelle figure 2C e 2F, la microstruttura<br />

della formulazione si modifica, le<br />

lamelle di idrotalcite non sono più collocate<br />

casualmente nello spazio ma si all<strong>in</strong>eano <strong>in</strong><br />

Figura 3<br />

modo ord<strong>in</strong>ato orientando il materiale nel<br />

verso del flusso; il materiale scorre agevolmente.<br />

Studi effettuati su un gel a base di sodio<br />

carbossimetilcellulosa (NaCMC) (20) hanno<br />

dimostrato chiaramente gli effetti esercitati<br />

dalla presenza di idrotalcite nella formulazione,<br />

anche quando utilizzata <strong>in</strong> basse<br />

percentuali (1-2%). Saggi di viscosità (shear<br />

stress vs shear rate) eseguiti a 25°C, su un<br />

gel a base di sola NaCMC e su due geli <strong>in</strong> cui<br />

è stata <strong>in</strong>serita anche HTlc, hanno evidenziato<br />

che il primo è molto viscoso, scorre<br />

difficilmente e <strong>in</strong>izia a farlo solo quando viene<br />

superato il limite di scorrimento mentre<br />

quelli contenenti HTlc <strong>in</strong>iziano a scorrere<br />

appena lo stress viene applicato.<br />

Gli stessi studi, condotti alla temperatura<br />

di 32°C (temperatura della pelle), mostrano<br />

che il gel di sola NaCMC non risente dell’<strong>in</strong>cremento<br />

termico mentre i geli contenenti<br />

HTlc diventano meno viscosi.<br />

Questo fenomeno risulta sicuramente positivo<br />

<strong>in</strong> quanto questi geli sono caratterizzati<br />

da maggiore viscosità <strong>in</strong> condizioni<br />

di riposo, proprietà favorevole per una<br />

migliore conservazione, mentre <strong>in</strong> seguito<br />

ad aumento di temperatura tendono leggermente<br />

a fluidificarsi, facilitando prelievo e<br />

applicazione. Sono stati eseguiti anche studi<br />

di yield stress (estrudibilità) (viscosity<br />

vs shear stress) alla temperatura di 25°C.<br />

Queste misure reologiche <strong>in</strong> campo cosmetico,<br />

oltre che per conoscere la natura del<br />

sistema, forniscono importanti <strong>in</strong>formazioni<br />

per valutare alcune caratteristiche di natura<br />

pratica come facilità di estrusione del prodotto<br />

da un contenitore (tubi, flaconi o altri<br />

contenitori deformabili), e la spalmabilità<br />

Kosmetica • marzo 2011


66<br />

Studio e sperimentazione<br />

p<br />

sulla pelle a seguito di leggero massaggio.<br />

Per i geli è molto importante avere <strong>in</strong>formazioni<br />

sul limite di scorrimento e sulla<br />

loro estrudibilità <strong>in</strong> quanto generalmente<br />

sono confezionati <strong>in</strong> tubetti da cui devono<br />

fuoriuscire agevolmente per essere<br />

impiegati.<br />

Come si può osservare dalla fig. 3, le <strong>formulazioni</strong><br />

più facilmente estrudibili sono<br />

quelle contenenti HTlc <strong>in</strong> quanto presentano<br />

m<strong>in</strong>ore resistenza alla forza applicata<br />

rispetto al gel di sola NaCMC (senza HTlc)<br />

confermando quanto precedentemente<br />

ipotizzato sull’attività fluidificante dell’idrotalcite.<br />

Inoltre è anche possibile osservare<br />

che l’estrudibilità è più agevole nel<br />

caso <strong>in</strong> cui sia presente idrotalcite a base<br />

di magnesio confermando che la presenza<br />

di questo metallo, sotto forma di idrossido,<br />

è fondamentale per un buon scorrimento.<br />

La presenza di magnesio <strong>in</strong>oltre migliora<br />

le proprietà viscoelastiche della formula-<br />

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EdiSES, Napoli, 2002.<br />

6. etd.adm.unipi.it/theses/available/etd-02102004 Università di Pisa, sist. ETD.<br />

7. Amorosa M.. Pr<strong>in</strong>cipi di Tecnica Farmaceutica. Libreria universitaria L. T<strong>in</strong>arelli,<br />

Bologna, 1995.<br />

8. Autori vari. Medicamenta 7a ed. Parte generale. Vol. I. Ed. Soc. Coop. Farm. Milano, 1996.<br />

9. Yasushi K. et al. EP 1481658, 2009.<br />

10. Hoy E. F. PCT/US 000276, 2001.<br />

Figura 4<br />

zione provocando un aumento del modulo<br />

elastico G’ (tan δ

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