Guida Pratica al Riconoscimento Sistematico dei Nematodi di

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A.R.S.S.A. AGENZIA REGIONALE PER I SERVIZI DI SVILUPPO AGRICOLO p.zza TORLONIA 91 – Avezzano (AQ) SERVIZIO ASSISTENZA TECNICA GUIDA PRATICA AL RICONOSCIMENTO SISTEMATICO DEI NEMATODI DI INTERESSE AGRARIO DELLA CONCA DEL FUCINO Appunti del corso di formazione ARSSA ad uso interno Maggio 2001 Apparato iconografico impiegato con il permesso dei detentori del copyright estratto dalle pubblicazioni: Tacconi Ambrogioni Nematodi da quarantena Lo Scarabeo edizioni scientifiche Bologna 1995 Scognamiglio Nematologia agraria Edagricole Bologna 1979 A cura della dr.ssa Maria Libera Aureli e del dr. Gennaro Cennamo 1

A.R.S.S.A.<br />

AGENZIA REGIONALE PER I SERVIZI DI SVILUPPO AGRICOLO<br />

p.zza TORLONIA 91 – Avezzano (AQ)<br />

SERVIZIO ASSISTENZA TECNICA<br />

GUIDA PRATICA AL RICONOSCIMENTO<br />

SISTEMATICO DEI NEMATODI DI<br />

INTERESSE AGRARIO<br />

DELLA CONCA DEL FUCINO<br />

Appunti del corso <strong>di</strong> formazione ARSSA ad uso interno<br />

Maggio 2001<br />

Apparato iconografico impiegato con il permesso <strong>dei</strong> detentori del copyright estratto d<strong>al</strong>le pubblicazioni:<br />

Tacconi Ambrogioni <strong>Nemato<strong>di</strong></strong> da quarantena Lo Scarabeo e<strong>di</strong>zioni scientifiche Bologna 1995<br />

Scognamiglio Nematologia agraria Edagricole Bologna 1979<br />

A cura della dr.ssa Maria Libera Aureli<br />

e del dr. Gennaro Cennamo<br />

1


GENERALITA’ E DIFFUSIONE <strong>dei</strong> NEMATODI CISTICOLI<br />

I <strong>Nemato<strong>di</strong></strong> sono organismi <strong>di</strong> piccolissime <strong>di</strong>mensioni (dell’or<strong>di</strong>ne del millimetro), <strong>di</strong><br />

forma <strong>al</strong>lungata (anguillule) privi <strong>di</strong> segmenti ed appen<strong>di</strong>ci, non sono visibili ad<br />

occhio nudo; solo la femmina, dopo la fecondazione, si rende visibile per il forte<br />

ingrossamento dell’addome che contiene le numerose uova. Molto <strong>di</strong>ffusi in natura,<br />

vivono nel terreno, nell’acqua, sulle piante e sono dannosi per numerose colture<br />

agrarie. Alcune specie possono arrivare a forte intensità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione nei terreni<br />

coltivati dove attaccano le piante causando danni <strong>al</strong>l’agricoltura, con per<strong>di</strong>te<br />

importanti se riferite <strong>al</strong>la produzione mon<strong>di</strong><strong>al</strong>e.<br />

La loro introduzione in Europa è avvenuta con l’importazione <strong>dei</strong> tuberi da<br />

riproduzione infestati provenienti d<strong>al</strong> Sud-America.<br />

I nemato<strong>di</strong> sono <strong>di</strong>ffusi in varie regioni it<strong>al</strong>iane: Campania, Puglia, Alto A<strong>di</strong>ge,<br />

Sicilia, Piemonte ed Abruzzo dove infesta in particolare i terreni della Conca del<br />

Fucino.<br />

Esistono <strong>di</strong>verse specie <strong>di</strong> nemato<strong>di</strong> cisticoli che attaccano varie colture. Nel<br />

comprensorio del Fucino, le<br />

specie che arrecano danni<br />

<strong>al</strong>le coltivazioni,<br />

appartengono <strong>al</strong> genere<br />

Heterodera e Globodera:<br />

colpisce il tubero della patata.<br />

• Heterodera<br />

schactii che colpisce la<br />

barbabietola da<br />

zucchero;<br />

• Heterodera carotae<br />

che colpisce la carota;<br />

• Globodera<br />

rostochiensis che<br />

I nemato<strong>di</strong> presenti nella rizosfera attaccando la ra<strong>di</strong>ce <strong>dei</strong> tuberi<br />

danneggiando l’intero apparato ra<strong>di</strong>c<strong>al</strong>e che non riesce più ad assumere l’acqua e gli<br />

elementi nutritivi necessari con conseguente inevitabile deperimento gener<strong>al</strong>e della<br />

pianta.<br />

2


Per in<strong>di</strong>viduare la presenza <strong>dei</strong> nemato<strong>di</strong> nel terreno, ad esempio in un campo <strong>di</strong><br />

patate, è necessario esaminare l’apparato ra<strong>di</strong>c<strong>al</strong>e <strong>al</strong> momento della fioritura; quin<strong>di</strong><br />

lavarlo delicatamente ed ispezionarlo con lente <strong>di</strong> ingran<strong>di</strong>mento per rilevare la<br />

presenza delle cisti o delle larve femmine.<br />

Per effettuare un’indagine più approfon<strong>di</strong>ta si deve prelevare un campione <strong>di</strong> circa 1<br />

Kg <strong>di</strong> terreno con apposita sonda (1 – 3 cm <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro e 30 cm <strong>di</strong> lunghezza)<br />

secondo una specifica metodologia <strong>di</strong> campionamento e portarlo in laboratorio per<br />

farlo an<strong>al</strong>izzare.<br />

CICLO BIOLOGICO<br />

Il Nematode cisticolo è caratterizzato da <strong>di</strong>morfismo sessu<strong>al</strong>e: il maschio adulto è<br />

vermiforme e vive libero nel terreno, mentre la femmina è tondeggiante e sedentaria.<br />

La loro pericolosità sta nel fatto che questi parassiti si conservano nel terreno <strong>al</strong>lo<br />

sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> cisti per molti anni fino a quando non trovano <strong>di</strong> nuovo le con<strong>di</strong>zioni<br />

favorevoli <strong>al</strong>la riproduzione e cioè una idonea umi<strong>di</strong>tà e la temperatura <strong>di</strong> 15 – 25°C.<br />

Le femmine adulte, una<br />

volta fecondate d<strong>al</strong><br />

maschio, gradu<strong>al</strong>mente si<br />

incistano ispessendo la<br />

cuticola che <strong>di</strong>venta<br />

marrone. Quando le<br />

con<strong>di</strong>zioni sono buone<br />

d<strong>al</strong>le uova emergono le<br />

larve che penetrano<br />

nell’apparato ra<strong>di</strong>c<strong>al</strong>e<br />

della pianta ospite dove si<br />

fissano e si nutrono.<br />

Tutto il ciclo si chiude nel<br />

giro <strong>di</strong> 40 – 60 giorni.<br />

La larva compie la prima<br />

muta nell’uovo, poi<br />

penetra nella ra<strong>di</strong>ce e<br />

compie <strong>al</strong>tre 3 mute<br />

prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare adulta.<br />

La larva maschio si<br />

<strong>al</strong>lunga e si <strong>di</strong>rige verso<br />

il terreno dove da adulta<br />

3


vive libera. La larva femmina <strong>di</strong>venta globosa e, rompendo i tessuti ra<strong>di</strong>c<strong>al</strong>i, si fissa<br />

ad essi sporgendo <strong>al</strong>l’esterno con il corpo.<br />

Una cisti arriva a contenere fino a cinquecento uova, Non tutte le uova sono vit<strong>al</strong>i. Il<br />

<strong>di</strong>ametro delle cisti è <strong>di</strong> circa 600 – 700 micron.<br />

La cisti presenta una sporgenza detta mucrone che corrisponde <strong>al</strong> collo della<br />

femmina. Può essere rotondeggiante (Globodera) o limoniforme (Heterodera).<br />

GENERE GLOBODERA<br />

La Globodera attacca il tubero della patata. Nella zona Fucense si riconoscono due<br />

specie <strong>di</strong> importanza agraria : la G. rostochiensis con cisti <strong>di</strong> colore gi<strong>al</strong>lo – oro e la<br />

G. p<strong>al</strong>lida con cisti bianca o crema.<br />

Le cisti hanno un <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> circa mezzo millimetro e sono costituite da due<br />

estremità, una rappresenta il collo del parassita, l’<strong>al</strong>tra inferiore rappresenta la parte<br />

an<strong>al</strong>e e vulvare ed è caratterizzata da sculture cuticolari che <strong>di</strong>fferiscono da una<br />

specie <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra.<br />

La coltura infestata manifesta sulle ra<strong>di</strong>ci delle “p<strong>al</strong>line”, bianche se si tratta <strong>di</strong><br />

Globodera p<strong>al</strong>lida, gi<strong>al</strong>lo – oro se si tratta <strong>di</strong> Globodera rostochiensis.<br />

Il nematode è capace <strong>di</strong> infestare anche i tuberi della patata. Si tratta <strong>di</strong> parassiti da<br />

quarantena,il rischio <strong>di</strong> trasmettere le cisti continua anche dopo la raccolta del tubero.<br />

Nella Conca del Fucino predomina la Globodera rostochiensis. G. rostochiensis e G.<br />

p<strong>al</strong>lida si <strong>di</strong>fferenziano per la presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi patotipi che si <strong>di</strong>stinguono per le<br />

<strong>di</strong>verse capacità <strong>di</strong> riprodursi su ospiti <strong>di</strong>fferenziati.<br />

Negli anni Ottanta si è intrapresa la strada della ricerca <strong>di</strong> geni <strong>di</strong> resistenza a t<strong>al</strong>i<br />

patotipi. L’obiettivo perseguito è stato quello <strong>di</strong> ottenere cloni resistenti e/o<br />

maggiormente resistenti. Poiché la patata è aploide (4n), il miglioramento genetico si<br />

basa princip<strong>al</strong>mente sulla ibri<strong>di</strong>zzazione e l’incrocio partendo da cloni selezionati.<br />

Sono state effettuate anche delle selezioni agronomiche scegliendo tuberi con<br />

determinate caratteristiche, in<strong>di</strong>viduando così cloni resistenti e si è visto che la<br />

Globodera rostochiensis – patotipo RO2 – è molto resistente.<br />

4


GENERE HETERODERA<br />

H. schactii attacca la barbabietola. Preferisce delle temperature più <strong>al</strong>te per cui si<br />

propone con attacchi estivi.<br />

La coltura infestata presenta crescita stentata, a macchie con foglie appassite.<br />

Si può notare un appassimento delle foglie nelle ore più c<strong>al</strong>de del giorno, anche se ciò<br />

non è strettamente correlato con la presenza <strong>dei</strong> nemato<strong>di</strong>.<br />

Ma se a luglio si verificano ancora situazioni <strong>di</strong> questo<br />

genere, ciò è segno che il danno è già abbastanza<br />

consistente. In t<strong>al</strong> caso si possono notare sul fittone della<br />

barbabietola la presenza <strong>di</strong> cisti bianche. La sua <strong>di</strong>ffusione<br />

in It<strong>al</strong>ia è ampia poiché H. schiactii vive bene anche sulle<br />

piante spontanee. Di conseguenza è necessario combattere<br />

anche le piante infestanti.<br />

Gener<strong>al</strong>mente le infestazioni non avvengono sul fittone ma<br />

sulle ra<strong>di</strong>ci secondarie. La prima generazione si completa a<br />

giugno; la seconda, a metà agosto.<br />

Nella coltura della carota l’infestazione da parte <strong>di</strong> H.<br />

carotae si manifesta con un ingi<strong>al</strong>limento a chiazze della parte area fino<br />

<strong>al</strong>l’essiccamento. Sul fittone della carota si può notare la presenza <strong>di</strong> abbondante<br />

capillizio, come anche sulla barbabietola, e la presenza <strong>di</strong> cisti con produzione <strong>di</strong><br />

ovisacchi che sono g<strong>al</strong>le appiccicose dentro le qu<strong>al</strong>i si trovano le uova. La<br />

temperatura favorevole a t<strong>al</strong>e sviluppo si aggira intorno ai 20°C, contro i 30°C della<br />

patata. Anche il colletto della carota colpita presenta un annerimento caratteristico.<br />

Nella Conca del Fucino comunque fino ad oggi non sono segn<strong>al</strong>ati problemi legati <strong>al</strong><br />

nematode della carota<br />

5


IDENTIFICAZIONE DELLE CISTI DEI NEMATODI<br />

Il riconoscimento delle cisti viene fatto in base <strong>al</strong>la loro forma.<br />

Se è globosa si tratta della Globodera, il nematode della patata; se è a limoncino si<br />

tratta <strong>di</strong> Heterodera, il nematode della barbabietola.<br />

Per quanto riguarda il nematode della patata, la Globodera, si possono <strong>di</strong>stinguere 2<br />

specie che <strong>di</strong>fferiscono per la colorazione della cisti: una è gi<strong>al</strong>lo – dorata ed è la G.<br />

rostochiensis, l’<strong>al</strong>tra è bianca ed è la G. p<strong>al</strong>lida.<br />

La <strong>di</strong>fferenziazione tra le due specie <strong>di</strong> Globodera, (G.r. e G.p.) si effettua con la<br />

ricerca dell’impronta perine<strong>al</strong>e, cioè con la conta delle pieghe presenti nella regione<br />

ano-vulvare della femmina incistata. Infatti la G. rostochiensis presenta meno pieghe<br />

(<strong>al</strong> <strong>di</strong>sotto <strong>di</strong> 12) della G. p<strong>al</strong>lida (<strong>al</strong> <strong>di</strong> sopra <strong>dei</strong> 12).<br />

Le tappe da seguire per la costituzione dell’impronta perine<strong>al</strong>e sono:<br />

1. prelevamento , essiccamento in stufa e lavaggio del campione;<br />

2. separazione e riconoscimento delle cisti;<br />

3. preparazione dell’impronta perine<strong>al</strong>e.<br />

Materi<strong>al</strong>e necessario:<br />

• microscopio ottico;<br />

• bisturi da laboratorio con piccole lame;<br />

• aghi da laboratorio;<br />

• vetrini porta-oggetto;<br />

• vetrini copri – oggetto;<br />

• glicerina;<br />

• acido lattico;<br />

• acqua <strong>di</strong>stillata;<br />

• bottiglietta da 100 ml con tappo smerigliato a pipetta;<br />

• becco bunsen a gas.<br />

6


PROCEDIMENTO<br />

1^ FASE: preparazione del campione<br />

Dopo aver prelevato il campione <strong>di</strong> terreno con apposite sonde, si procede ad<br />

essiccare nella stufa lo stesso. Quin<strong>di</strong> si prelevano 100 g <strong>di</strong> terreno che verranno<br />

centrifugati e poi filtrati su carta da filtro e posti su vetrino; questo preparato viene<br />

an<strong>al</strong>izzato <strong>al</strong> microscopio ad ingran<strong>di</strong>mento da 2,5 a 10. Si procede quin<strong>di</strong><br />

<strong>al</strong>l’estrazione delle cisti che vengono <strong>al</strong>lontanate d<strong>al</strong> materi<strong>al</strong>e estraneo e posizionate<br />

<strong>al</strong>l’estremità del campione.<br />

2^ FASE: riconoscimento delle cisti<br />

Il riconoscimento delle cisti viene fatto in base <strong>al</strong>la loro forma; se è circolare si tratta<br />

della Globodera, nematode della patata, se invece è a limone si tratta dell’Heterodera<br />

nematode della bietola o della carota.<br />

Si procede quin<strong>di</strong> <strong>al</strong>la conta delle stesse.<br />

Per la preparazione dell’impronta perine<strong>al</strong>e è necessario scegliere cisti non<br />

schiacciate né trasparenti ma piene <strong>di</strong> uova e ben delineate.<br />

A questo punto è necessario mettere le cisti così selezionate su apposito vetrino, e<br />

con l’aiuto <strong>di</strong> un pennellino, bagnarle con poche gocce <strong>di</strong> una soluzione <strong>di</strong> glicerina,<br />

acido lattico e acqua.<br />

La soluzione si prepara mettendo in una beuta da 500 ml , 200 ml <strong>di</strong> glicerina - 100<br />

ml <strong>di</strong> acido lattico e 100 ml <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong>stillata.<br />

Quin<strong>di</strong> si mette qu<strong>al</strong>che goccia <strong>di</strong> questa soluzione su vetrino, raccogliendo le cisti<br />

con un’asticina met<strong>al</strong>lica. Si passa il tutto su fiamma sotto la cappa prendendo il<br />

vetrino con apposita pinzetta e passandolo per circa 1 minuto sopra la fiamma.<br />

Si depone il vetrino in una piastra <strong>di</strong> vetro chiusa e si lascia riposare per <strong>al</strong>meno 2<br />

giorni fino <strong>al</strong> massimo <strong>di</strong> una settimana. Tutto ciò serve per far <strong>di</strong>ventare più tenere le<br />

cisti da sezionare con il bistuiri.<br />

E’ così pronto il materi<strong>al</strong>e e si passa <strong>al</strong>la lavorazione vera e propria.<br />

3^ FASE preparazione dell’impronta perine<strong>al</strong>e<br />

Si prelevano le cisti d<strong>al</strong> vetrino precedentemente preparato a c<strong>al</strong>do e con l’aiuto <strong>di</strong> un<br />

pennellino si posizionano su un nuovo vetrino aggiungendo <strong>di</strong> nuovo una goccia <strong>di</strong><br />

soluzione già preparata.<br />

7


Si procede quin<strong>di</strong> <strong>al</strong>la sezione della cisti con l’aiuto <strong>di</strong> un bisturi e usando<br />

l’ingran<strong>di</strong>mento a 25 del microscopio.<br />

Poiché le cisti hanno una estremità <strong>al</strong>lungata che è il mucrone, bisogna incidere con il<br />

bisturi nella parte opposta dove è presente una macchia :<br />

Dopo aver tagliato la cisti nella zona centr<strong>al</strong>e bisogna schiacciarla per far uscire tutte<br />

le uova che vi sono dentro. Questa operazione deve essere eseguita molto<br />

delicatamente.<br />

Ogni cisti può contenere fino a 500 uova. Queste sono bianche – trasparenti.<br />

All’interno delle uova si possono notare <strong>dei</strong> filamenti che sono le larve. A questo<br />

punto è necessario <strong>al</strong>lontanare le uova e lasciare solo la cuticola della cisti che deve<br />

conservare nella zona centr<strong>al</strong>e un puntino trasparente.<br />

Si prende quin<strong>di</strong> un vetrino pulito dove si mette una goccia <strong>di</strong> soluzione preparata<br />

precedentemente e si posiziona la cuticola della citi per l’osservazione <strong>al</strong><br />

miscroscopio a maggior ingran<strong>di</strong>mento (massimo a 400) .<br />

A questo punto si possono osservare le pieghette perine<strong>al</strong>i che ci permettono <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stinguere la G. dorata d<strong>al</strong>la G. p<strong>al</strong>lida . Infatti nella prima se ne contano un numero<br />

superiore a 12 (figura 4), nella seconda invece da un minimo <strong>di</strong> 9 ad un massimo <strong>di</strong><br />

12 (figura 5).<br />

Figura 4: Impronta perine<strong>al</strong>e <strong>di</strong> una ciste<br />

<strong>di</strong> Globodera r.<br />

8


Preparazione del vetrino permanente<br />

Figura 5: Impronta perine<strong>al</strong>e <strong>di</strong> una ciste<br />

<strong>di</strong> Globotera p.<br />

La preparazione <strong>di</strong> questo vetrino serve per avere una preparazione permanente da<br />

tenere in visione.<br />

Si prende un vetrino portaoggetti <strong>al</strong> centro del qu<strong>al</strong>e si mette una goccia <strong>di</strong> collante<br />

<strong>di</strong>sponendola orizzont<strong>al</strong>mente:<br />

Si prendono quin<strong>di</strong> le impronte perine<strong>al</strong>i delle cisti sezionate precedentemente . E’<br />

importante che l’impronta venga girata sul lato ventr<strong>al</strong>e. Le impronte così prelevate si<br />

posizionano sul collante dell’<strong>al</strong>tro vetrino e si lasciano essiccare per <strong>al</strong>meno 1 ora:<br />

L’impronta della cisti del nematode della bietola si <strong>di</strong>stingue da quella del nematode<br />

della patata per la presenza <strong>di</strong> una doppia luce che presenta delle estroflessioni dette<br />

“bulle” (figura 6)<br />

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Figura 6: Porzione cunicolare delle estremità posteriore <strong>di</strong> cisti <strong>di</strong> Globotera<br />

1.<br />

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