Leggi - I Cistercensi

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10.06.2013 Views

Non si curerebbe tanto il corpo se prima non si fosse abbandonato lo studio delle virtù che devono ornare l'anima. PERCHÈ I SUPERIORI NON CORREGGONO I VIZI DEI SUD- DITI. - CONTRO IL LUSSO DEI PRELATI. xr. Mi meraviglio, mentre la Regola dice che tutte le mancanze dei discepoli ricadono sul maestro 11M e il Signore per bocca del Profeta dice che sarà chiesto conto al pastore del sangue di coloro che muoiono in peccato 105, mi meraviglio come i nostri abbati permettano certe cose. Ma forse è perché (appena oso dirlo) nessuno ha il coraggio di rimproverare per quelle cose in cui sa di non essere irreprensibile. È umano il non adirarsi con gli altri in ciò in cui si è indulgenti con se stessi. Ma io parlerò: sarò detto presuntuoso ma voglio dir la verità. Come si è oscurata la luce del mondo? Come è diventato insipido il sale della terra? Coloro la cui vita doveva esser per noi via della vita, dandoci esempi di superbia nelle loro azioni - ciechi - diventano guida di ciechi. Che esempio d'umiltà è mai (per non dir altro) viaggiare con tanta pompa di cavalcature, con tanta abbondanza di servitori, che il corteggio d'un Abbate basterebbe per due Vescovi? San bugiardo, se non ho visto un Abbate condurre sessanta cavalli e più nel suo seguito 106. Vedendoli passare, li crederesti non padri di monasteri, ma signori di castelli, non rettori di anime, ma principi di province. E comandano 104 Regola, cap. II. 105 Ezech. III, 18. 106 Probabilmente parla di Sugero, abbate di S. Dionigi, celeberrima abbazia benedettina a due miglia da Parigi, santuario per eccellenza della dinastia dei Capeti, tomba dei Re di Francia fino agli ultimi tempi, fondata da Dagoberto, re dei Franchi nel secolo X. S. Dionigi era diventato un centro di litigi, dove la mancata clausura e la mondanità avevano portato ad una grande dissipazione, non del tutto aliena dalla condotta dell'Abbate, il quale - come consigliere del Re - non si sapeva sempre sottrarre alle abitudini della corte e alle adulazioni degli uomini. S. Bernardo alzò per primo il grido di allarme in questo scritto e in altre lettere successive, e Sugero capi molto presto la lezione, tanto che nel 1127 mise mano energicamente alla riforma, cominciando da se stesso. Furono rimessi in onore i digiuni, le salmodie, il silenzio, la clausura, il lavoro. Ci rimangono alcune lettere di S. Bernardo all'abbate di S. Dionigi, dalle quali traspare la sua gioia per il cambiamento avvenuto, e nella quali gli fa le più vive felicitazioni: « Ieri - diceva - io abbaiavo audacemente; oggi, davanti al bene non so tacere ». La riforma di S. Dionigi fu seguita da altri monasteri del Nord della Francia. Era l'influenza di Chiaravalle che si allargava. All'Abbate Sugero si deve la costruzione di quel gioiello d'arte gotica che è la Basilica di S. Dionigi, celebre per le sue vetrate simboliche: costruzione che pero fu rimproverata da S. Bernardo, come si vede nel capitolo seguente. - 278-

di portar pannolini, coppe, bacini, candelabri, e bisacce stracariche, non pagliericci, ma ornamenti per i letti. Appena si allontanano quattro leghe dalla propria casa, e non si muovono senza tutto il loro bagaglio, quasi dovessero andare in guerra o passare per il deserto ove non si può trovare il necessario. Non si potrebbe usar lo stesso recipiente per l'acqua da lavarsi le mani e per il vino? Non fa luce ugualmente la lucerna, anche se non la metti sul tuo candelabro d'oro o d'argento? Non puoi dormire anche se non hai un materasso soffice o una coperta lussuosa? Non può lo stesso servitore custodirti il cavallo, servirti a tavola e preparar ti il letto? E perché poi non portiamo con noi anche tu tto il necessario ad una così gran moltitudine di garzoni e di animali per non aggravare gli ospiti? 107. CONTRO IL LUSSO NELLE CHIESE. xrr. Ma questo è poco: passiamo a cose maggiori, ma che colpiscono di meno perché più usate. Lascia da parte l'immensa altezza delle chiese, la smoderata loro lunghezza, l'inutile larghezza, le sontuose ornamentazioni e le vaghe pitture, le quali - mentre attirano a sé lo sguardo di chi prega - ne impediscono l'affetto e mi ricordano l'antico rito dei Giudei. Ma lasciamo andare, si fa ad onor di Dio. Però io - monaco - rivolgo a monaci la stessa domanda che rivolgeva un pagano a pagani: «Ditemi, o pontefici, che ci fa l'oro nel santuario? »108. lo vi dico: «Ditemi, o poveri, se siete tali, che ci fa l'oro nel santuario? » Uno è il motivo che possono averne i vescovi, e un altro è quello che hanno i monaci. Sappiamo che i vescovi, essendo debitori ai sapienti ed agli ignoranti, eccitano la devozione del popolo materiale con ornamenti mate- 107 Dante Alighieri evidentemente si ispira a S. Bernardo, quando nel Canto XXI del Paradiso (vv. 130-135) fa dire a S. Pier Damiano: ' «Or voglion quinci e quindi chi i rincalzi i moderni pastor, e chi li meni, tanto son gravi, e chi di dietro li alzi. Copron dei manti loro i pala/reni, si che due bestie uan sott'una pelle: oh! pazienza che tanto sostentil ... », Non occorre rilevare che la critica sulla bocca di S. Bernardo e sulla bocca di Dante acquista un valore ed un sapore diverso. 108 «Dicite, pontifices, in sancto quid facit aurum? », Persio, satira II v. 69. - 279-

Non si curerebbe tanto il corpo se prima non si fosse abbandonato<br />

lo studio delle virtù che devono ornare l'anima.<br />

PERCHÈ I SUPERIORI NON CORREGGONO I VIZI DEI SUD-<br />

DITI. - CONTRO IL LUSSO DEI PRELATI. xr.<br />

Mi meraviglio, mentre la Regola dice che tutte le mancanze dei<br />

discepoli ricadono sul maestro 11M e il Signore per bocca del Profeta<br />

dice che sarà chiesto conto al pastore del sangue di coloro che muoiono<br />

in peccato 105, mi meraviglio come i nostri abbati permettano certe cose.<br />

Ma forse è perché (appena oso dirlo) nessuno ha il coraggio di rimproverare<br />

per quelle cose in cui sa di non essere irreprensibile.<br />

È umano il non adirarsi con gli altri in ciò in cui si è indulgenti<br />

con se stessi. Ma io parlerò: sarò detto presuntuoso ma voglio dir la<br />

verità.<br />

Come si è oscurata la luce del mondo? Come è diventato insipido<br />

il sale della terra? Coloro la cui vita doveva esser per noi via della vita,<br />

dandoci esempi di superbia nelle loro azioni - ciechi - diventano<br />

guida di ciechi.<br />

Che esempio d'umiltà è mai (per non dir altro) viaggiare con tanta<br />

pompa di cavalcature, con tanta abbondanza di servitori, che il corteggio<br />

d'un Abbate basterebbe per due Vescovi? San bugiardo, se non ho<br />

visto un Abbate condurre sessanta cavalli e più nel suo seguito 106.<br />

Vedendoli passare, li crederesti non padri di monasteri, ma signori<br />

di castelli, non rettori di anime, ma principi di province. E comandano<br />

104 Regola, cap. II.<br />

105 Ezech. III, 18.<br />

106 Probabilmente parla di Sugero, abbate di S. Dionigi, celeberrima abbazia benedettina<br />

a due miglia da Parigi, santuario per eccellenza della dinastia dei Capeti, tomba dei<br />

Re di Francia fino agli ultimi tempi, fondata da Dagoberto, re dei Franchi nel secolo X.<br />

S. Dionigi era diventato un centro di litigi, dove la mancata clausura e la mondanità<br />

avevano portato ad una grande dissipazione, non del tutto aliena dalla condotta dell'Abbate,<br />

il quale - come consigliere del Re - non si sapeva sempre sottrarre alle abitudini<br />

della corte e alle adulazioni degli uomini. S. Bernardo alzò per primo il grido di allarme<br />

in questo scritto e in altre lettere successive, e Sugero capi molto presto la lezione, tanto<br />

che nel 1127 mise mano energicamente alla riforma, cominciando da se stesso. Furono<br />

rimessi in onore i digiuni, le salmodie, il silenzio, la clausura, il lavoro. Ci rimangono<br />

alcune lettere di S. Bernardo all'abbate di S. Dionigi, dalle quali traspare la sua gioia per<br />

il cambiamento avvenuto, e nella quali gli fa le più vive felicitazioni: « Ieri - diceva -<br />

io abbaiavo audacemente; oggi, davanti al bene non so tacere ». La riforma di S. Dionigi<br />

fu seguita da altri monasteri del Nord della Francia. Era l'influenza di Chiaravalle che si<br />

allargava. All'Abbate Sugero si deve la costruzione di quel gioiello d'arte gotica che è la<br />

Basilica di S. Dionigi, celebre per le sue vetrate simboliche: costruzione che pero fu rimproverata<br />

da S. Bernardo, come si vede nel capitolo seguente.<br />

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