Leggi - I Cistercensi
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FLORILEGIO SAN BERNARDO, Apologia a Guglielmo di Saint Thierry CONTRO L'ORNATO ED IL LUSSO DEGLI ABITI. xo. Si va a cercare, per vestirsi, non ciò che è più utile, ma ciò che è più fino; non ciò che ripara dal freddo, ma ciò che spinge ad insuperbirsi, non - secondo la Regola - «ciò che di più scadente si può trovare» 98 ma ciò che di più bello e di più vario si può ostentare. Oh misero me, monaco qualunque! Perché ancora mi tocca vivere e vedere a che punto è arrivato l'Ordine nostro, il primo che fu nella Chiesa, anzi dal quale cominciò la Chiesa; ordine di cui nessuno è, sulla terra, più simile agli ordini angelici, nessuno è più vicino a quello che è nei cieli, in Gerusalemme madre nostra, sia per lo splendore della castità che per l'ardore della carità; ordine istituito dagli Apostoli, iniziato da coloro che tanto spesso Paolo chiama santi? 99 E tra costoro siccome nessuno riteneva alcunché di proprio, tutto si divideva secondo i bisogni di ciascuno - come sta scritto - e non secondo quello che, per capriccio, uno potesse volere. E siccome si riceveva solo il necessario, non si ammetteva nulla d'inutile: quanto più non s'ammetteva nulla di ricercato, nulla di superbo! « Ciò che era necessario» sta scritto 100 e cioè, riguardo ai vestiti, ciò che serve per coprire la nudità e riparare dal freddo. Credi tu che andassero a cercare di vestirsi di seta 101 o che occorressero duecento denari per parare una mula? Credi che avessero il letto coperto di pelli di gatto o di stuoie di vari colori 102 quando ciascuno riceveva soltanto il necessario? 98 Regola di S. Benedetto, cap. 55. 99 Veramente l'Ordine Benedettino non è, in ordine di tempo, il primo di tutta ]a Chiesa, ma solo della Chiesa Latina. In questo senso S. Benedetto è chiamato il legislatore del monachesimo occidentale. In Oriente era già molto diffuso dal secolo IV, V la Regola di S. Pacornio, e poi quella di S. Basilio, la quale ultima è tuttora seguita dai monaci bizantini e russi. Verosilmente qui S. Bernardo parla della vita religiosa in genere, che - come tale - si fonda sui consigli evangelici, e quindi risale a S. Paolo e a Gesù Cristo. 100 Atti II, 45. 101 Nello «Statuto» 16.0 Pietro il Venerabile aveva decretato: «Ut nullus fratrum pannis, qui dicuntur galabrumi vel isembruni vestiatur ». E ne portava la ragione: « quod multi nostrorum - dice - non aliter quarn saeculares homines, sericis variis ve! grisiis vestium generibus se cornebant » (sic.). Nel testo S. Bernardo usa le due parole « galabrunum aut isembrunum » di cui non sono riuscito a trovare il corrispondente in italiano, e che ho tradotto con la parola generica «di seta» perché probabilmente non si tratta che di speciali lavorazioni di questa materia. 102 Anche di queste coperte preziose, che si andavano a cercare sui mercati dell'Afri- - 276-
lo credo che non si badasse molto al prezzo, al colore, alla cura degli abiti dove era stato tanto incessante lo studio della santità dei costumi, della carità vicendevole e del profitto nella virtù. Sta scritto difatti: «La moltitudine dei credenti era un cuor solo ed un'anima sola 103 ». Dov'è adesso quella ricerca dell'uguaglianza? Siamo tutti rivolti all'esterno, e lasciati in disparte i veri ed eterni beni del regno di Dio che è dentro di noi, andiamo a cercare fuori una vana consolazione di cose vane e cattive, e non solo abbiamo perduto la virtù dell'antica religione, ma non ne abbiamo più neppure l'apparenza. Ecco, anche il nostro abito (lo dico con dolore) che era insegna di umiltà, è portato dai monaci dei nostri tempi in segno di superbia. Ormai a malapena troviamo nei nostri paesi di che ci degniamo vestirei, Il soldato ed il monaco si spartiscono dalla medesima stoffa la clamide e la cocolla. Qualsiasi persona del secolo, quantunque di condizione elevata, fosse anche re, fosse anche imperatore non sdegnerebbe i nostri vestiti se fossero adatti alla forma del suo abito! Tu mi dirai che la religione non sta nell'abito, ma nel cuore. Benissimo. Ma se tu, quando vuoi comprare una cocolla giri per la città, vai intorno per le piazze, percorri i mercati, scruti le case dei negozianti, rimescoli tutta la loro mercanzia, dispieghi grossi cumoli di stoffe, le stringi fra le dita, le guardi, le esponi ai raggi del sole, e rigetti tutto ciò che è troppo grossolano, troppo scolorito, e se una stoffa ti piace per la sua bontà e bellezza subito di affanni a procurar tela a qualunque prezzo, dimmi, tutto questo lo fai senza pensarci, oppure ci pensi? Quando, contro la Regola, vai cercando con ogni diligenza non ciò che è più scadente, ma ciò che si trova di più raro e di più prezioso, tutto questo lo fai senza saperlo, o lo fai appositamente? Senza dubbio, escono dal tesoro del cuore tutti i vizi che poi appaiono all'esterno. Un cuore vano, dà un aspetto di vanità al corpo, e la superfluità esteriore è il segno della vanità interiore. Abiti lussuosi e molli indicano la mollezza dell'animo. ca e della Spagna, e si acquistavano a prezzi altissimi, si trovano accenni negli «statuti » di Pietro il Venerabile. I «barracani» di cui parla S. Bernardo (che ho tradotto « stuoie») erano ampi mantelli bianchi di lana di capra, ancora adesso in uso presso gli Arabi e che probabilmente si usavano come coperte. Per l'ornamento del letto le costituzioni benedettine permettevano soltanto delle ruvide stuoie chiamate cilizi, di colore bianco e nero, che servissero al bisogno e non al lusso, e che non fossero contrarie allo spirito di povertà monastica. 103 Atti IV, 32-35. - 277-
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lo credo che non si badasse molto al prezzo, al colore, alla cura<br />
degli abiti dove era stato tanto incessante lo studio della santità dei<br />
costumi, della carità vicendevole e del profitto nella virtù. Sta scritto<br />
difatti: «La moltitudine dei credenti era un cuor solo ed un'anima<br />
sola 103 ».<br />
Dov'è adesso quella ricerca dell'uguaglianza? Siamo tutti rivolti<br />
all'esterno, e lasciati in disparte i veri ed eterni beni del regno di Dio<br />
che è dentro di noi, andiamo a cercare fuori una vana consolazione di<br />
cose vane e cattive, e non solo abbiamo perduto la virtù dell'antica religione,<br />
ma non ne abbiamo più neppure l'apparenza.<br />
Ecco, anche il nostro abito (lo dico con dolore) che era insegna<br />
di umiltà, è portato dai monaci dei nostri tempi in segno di superbia.<br />
Ormai a malapena troviamo nei nostri paesi di che ci degniamo<br />
vestirei, Il soldato ed il monaco si spartiscono dalla medesima stoffa<br />
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Qualsiasi persona del secolo, quantunque di condizione elevata,<br />
fosse anche re, fosse anche imperatore non sdegnerebbe i nostri vestiti<br />
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Tu mi dirai che la religione non sta nell'abito, ma nel cuore.<br />
Benissimo. Ma se tu, quando vuoi comprare una cocolla giri per<br />
la città, vai intorno per le piazze, percorri i mercati, scruti le case dei<br />
negozianti, rimescoli tutta la loro mercanzia, dispieghi grossi cumoli di<br />
stoffe, le stringi fra le dita, le guardi, le esponi ai raggi del sole, e rigetti<br />
tutto ciò che è troppo grossolano, troppo scolorito, e se una stoffa<br />
ti piace per la sua bontà e bellezza subito di affanni a procurar tela a<br />
qualunque prezzo, dimmi, tutto questo lo fai senza pensarci, oppure ci<br />
pensi? Quando, contro la Regola, vai cercando con ogni diligenza non<br />
ciò che è più scadente, ma ciò che si trova di più raro e di più prezioso,<br />
tutto questo lo fai senza saperlo, o lo fai appositamente?<br />
Senza dubbio, escono dal tesoro del cuore tutti i vizi che poi<br />
appaiono all'esterno.<br />
Un cuore vano, dà un aspetto di vanità al corpo, e la superfluità<br />
esteriore è il segno della vanità interiore. Abiti lussuosi e molli indicano<br />
la mollezza dell'animo.<br />
ca e della Spagna, e si acquistavano a prezzi altissimi, si trovano accenni negli «statuti »<br />
di Pietro il Venerabile. I «barracani» di cui parla S. Bernardo (che ho tradotto « stuoie»)<br />
erano ampi mantelli bianchi di lana di capra, ancora adesso in uso presso gli Arabi e che<br />
probabilmente si usavano come coperte. Per l'ornamento del letto le costituzioni benedettine<br />
permettevano soltanto delle ruvide stuoie chiamate cilizi, di colore bianco e nero,<br />
che servissero al bisogno e non al lusso, e che non fossero contrarie allo spirito di povertà<br />
monastica.<br />
103 Atti IV, 32-35.<br />
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