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Leggi - I Cistercensi

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inutili. Valgono più le grandi costruzioni In vista di cospicui raccolti<br />

che non una farragine di capannucce. Per riparare dagli incendi e dalle<br />

intemperie valgono assai più i muri di pietrame. D'altronde, queste<br />

grandi costruzioni, che tengono al riparo i raccolti, non sono destinate<br />

solo ai monaci, ma pure al poveri ed ai pellegrini ». Sia pure. Ma<br />

queste attenuanti non hanno consistenza per certe nostre abbazie, che,<br />

grazie a delle risorse segrete, sono in grado di costruire dei palazzi<br />

per gli ospiti, delle fortezze al posto di muri normali, dei torrioni a<br />

forma di refettori, degli accampamenti al posto di dormitori, dei<br />

templi a guisa di capitoli, dei castelli a modo di chiese e dei granai che<br />

sono autentiche palazzine. Ben a ragione i secolari si fanno beffe di noi,<br />

mentre sarebbe stato tanto semplice, senza tutto questo cumulo di<br />

costruzioni, mangiare in un refettorio, ricevere i poveri in un ospizio,<br />

ammassare il grano in un granaio, pernottare in un dormitorio, dire la<br />

colpa in un capitolo e recitare l'ufficio divino in una chiesa» (Hélinard<br />

de Froidmont «I sermone nella festa d'Ognissanti », P. L. 212, col.<br />

677 ABC). Hélinard esagerava un poco, di certo, ma M. B. de Warren,<br />

in uno dei migliori lavori scritti su tale argomento, dice eloquentemente:<br />

«pochi testi, dopo quelli di San Bernardo, sono cosi rivelatori<br />

del dramma della coscienza cistercense. L'ideale stimola imperiosamente,<br />

mentre invece la necessità della vita materiale, le contingenze<br />

sociali e l'evoluzione storica impongono con la forza. Incessante duello!<br />

Ed anche rivalità necessaria; perché se giorno verrà che essa venga meno,<br />

significherà che i religiosi hanno perduto di vista l'essenziale e che si<br />

sono comodamente assopiti nel benessere materiale, divenuto, se non<br />

proprio un fine, per lo meno parte integrante e necessaria» [« Bernardo<br />

ed i primi <strong>Cistercensi</strong> di fronte al problema dell'arte» in « Bernardo di<br />

Clairvaux », pp. 520-521). «Nulla v'è che sia indispensabile », soleva<br />

dire l'interlocutore Hélinad. Con rare eccezioni, è vero. Da un lato il<br />

genio cistercense riuscì a conservare in larga misura le tradizioni dell'Ordine<br />

mettendo al bando pitture, sculture ed ornamenti superflui, dall'altro<br />

ha saputo fare di costruzioni minori di pratica utilità, quali<br />

un'officina od un semplice granaio, dei capolavori che suscitano l'ammirazione<br />

degli archeologi e di quanti sanno apprezzare il bello. Citiamo<br />

anche le considerazioni di M. Marcel Aubert: «È soprattutto per la loro<br />

volontà di semplicità forte e poderosa, per la loro abilità di costruttori,<br />

per lo spirito di logica che domina in tutti i loro edifici, per<br />

l'utilizzazione delle volte, per loro tramite ovunque diffusi, particolarmente<br />

la crociera di ogive, - C. Enlard ha messo in evidenza il<br />

cospicuo ruolo che essi ebbero nel quadro dell'espansione dell'arte gotica<br />

francese in Europa - fu dunque per tutti questi titoli e motivi che<br />

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