Leggi - I Cistercensi

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Al secondo Abate Antonio seguì, nel 1168, il monaco Abate Domenico che passò a dirigere, in seguito, la Badia di Montecassino quale Pater-abbas; mentre il confratello minore, Ruggiero di Sambucina, nel 1165 venne nominato segretario personale del Pontefice Alessandro III, ed elevato, poi, a cardinale di Santa Romana Chiesa. Simone (1172), quarto Abate, fece costruire diverse badie dalle maestranze artistiche Sambucinesi tra cui quella magnifica di « Santo Spirito» di Palermo (1176), manifestazione sublime dell'arte cistercense in Sicilia. Le mura di questo Cenobio videro, allo stormo delle campane della chiesa, i sanguinosi « Vespri» siciliani, nel 1282. I tre Abati Guglielmo (1178), Rodolfo (1185), dal 1194 personale consigliere di Enrico VI di Svevia Re di Napoli e Sicilia, e Michele (1212) continuano, innalzando altri monasteri «ex novo» o restaurando esistenti, secondo «moduli cistercensi»: Santa Maria di Ligno Crucis (1184) nel cuore della Sila grande; Santa Maria delle Terrate presso Rocca di Neto in provincia di Catanzaro (1178); Santa Maria della Mattina, abbazia benedettina fondta nel 1086 di Normanni e rifatta nel 1184 sotto l'influsso artistico della Sambucina, per invito di Re Tancredi; Sant'Angelo in Frigido del 1220, sul dorso incantevole di una vasta montagna di Mesuraca (Catanzaro), ricca di seta e di damaschi. Al tempo dell'Abate Guglielmo si verificò il tremendo terremoto del 1184, di cui la Sambucina soffrì assai e la sua attività artistica cominciò ad ecc1issarsi. Gli abati Andrea (1220) e Bono (1222), dopo le sopravvenute rovine d'un vasto movimento franoso tra il 1220 ed il 1221, s'adoperarono molto e saggiamente pel mantenimento dei possessi e dipendenze della Badia. Chiude la serie luminosa degli Abati Pietro Scasilio, promosso vescovo di Bisignano nel 1276, e poi arcivescovo di Cosenza dal 1277 al 1279. Al suo governo abbaziale si deve l'accurato lavoro di rimessa delle cadenti mura sambucinesi, la raccolta delle precedenti notizie storiche sul Cenobio, la conveniente sistemazione delle lapidi e sepolcri degli antichi Beati religiosi Cistercensi. Altri nomi di oscuri abati Sambucinesi-Mattinesi si rivelano dalle schede dei libri censuari dell'archivio vaticano. Dopo il 1440 succedono, in fine, gli abati Commendatari. 38 Cfr. Cronica «Anonimo Cassinese ». p. 143, pubblicata da Caracciolo; «Pergamene sambucinesi », n. 9-10, pubblicate dal Bartoloni: archivio paleografico, fase. 60. 39 Cfr. Diplomi Normanni, Anno XIV, fase. 60, 1954, Cart. di P. Scasilio, Archivio segr. Vaticano. 40 PAOLO ORSI, Brutium, anni 1925-26. - 242

Ultimi sprazzi Con Cesare Calepino Priore (1624), torna la Sambucina a novella vita, ed, allontanati gl'indegni, vi rifiorisce, in certo modo, l'antica regola cistercense, il tempio ottiene restauro 42. L'opera di rinnovamento viene continuata dai due ultimi abati: Vittorio Federico (1658) e Giacinto Anito (1693) luzzesi. Alla solitudine dell'« antico ritiro» chiede, pure, soave dimora il principe D. Cesare Firrao, poeta luzzese, per scrivere e raccogliere preziose notizie sul Cenobio. E in Sarnbucina, nel 1714, trova onorata sepol tura 43. Sparse Vestigia Che resta oggi dell'armonia architettonica della Chiesa e dell'arte costruttiva del Monastero della Sambucina? Da lontano, tra il fogliame e le libellule azzurre, appare maestoso il portale (largo m. 5,10 ed alto m. 6,30) dai singolari motivi di decorazione indubbiamente di origine locale, assieme a qualche spiccante arco laterale in disfacimento. Nell'interno della Chiesa, v'é in piedi metà della navata centrale due archi più piccoli spezzati, i magnifici archi a sostegno della volta, il transetto e l'abside con le tre monofore eleganti e severe. La struttura è semplice e pienamente ogivale nello slancio. Di scultura sopravanza solamente una « mitria » intrecciata ad un baculo pastorale, collocata posteriormente sul muro esterno dell' attuale Sagrestia, con l'indicazione dell'anno 1662 e la scritta «D. Vitto Fed. Ab. F. F. Dominus Vittorius Federicus Abas Fieri Fecit »; due pile di travertino artisticamente intagliate, un capitello accanto a una nicchia ogivale (proveniente probabilmente da cenobio precistercense) parco di ornamenti a foglie di acanto spinoso (1184-1284), un altro di stile longobardico sotto un'arcata fatiscente. Restano tracce di pittura in due affreschi raffiguranti la Vergine col Bambino (seduta all'ombra del Sambuco - sec. XV) e San Bernardo 44. Ed è, infine, del sec. XVII un 41 Notizia ricavata da un documento del 1784 trovato ira le carte dell'abate Longobucco di Luzzi. 42 Iscrizione sul portale e sul frontale superiore della chiesa: « D. C. C. P. E. E. 1625: DOMINUS CAESAR CALEPINUS PRIOR ECCLESIAM EREXIT ». 43 Nacque il 2 giugno 1648. Poeta, storico, archeologo, accademico cosentino. Scrisse Le Rime, Lucca, presso Frediani, 1728. 44 Ai piedi dell'affresco un nome: Orlandus Stames, il pittore; ed una data: 1401. _ 243 ._

Al secondo Abate Antonio seguì, nel 1168, il monaco Abate<br />

Domenico che passò a dirigere, in seguito, la Badia di Montecassino<br />

quale Pater-abbas; mentre il confratello minore, Ruggiero di Sambucina,<br />

nel 1165 venne nominato segretario personale del Pontefice Alessandro<br />

III, ed elevato, poi, a cardinale di Santa Romana Chiesa.<br />

Simone (1172), quarto Abate, fece costruire diverse badie dalle maestranze<br />

artistiche Sambucinesi tra cui quella magnifica di « Santo Spirito»<br />

di Palermo (1176), manifestazione sublime dell'arte cistercense in<br />

Sicilia. Le mura di questo Cenobio videro, allo stormo delle campane<br />

della chiesa, i sanguinosi « Vespri» siciliani, nel 1282.<br />

I tre Abati Guglielmo (1178), Rodolfo (1185), dal 1194 personale<br />

consigliere di Enrico VI di Svevia Re di Napoli e Sicilia, e Michele<br />

(1212) continuano, innalzando altri monasteri «ex novo» o restaurando<br />

esistenti, secondo «moduli cistercensi»: Santa Maria di Ligno<br />

Crucis (1184) nel cuore della Sila grande; Santa Maria delle Terrate<br />

presso Rocca di Neto in provincia di Catanzaro (1178); Santa Maria<br />

della Mattina, abbazia benedettina fondta nel 1086 di Normanni e<br />

rifatta nel 1184 sotto l'influsso artistico della Sambucina, per invito<br />

di Re Tancredi; Sant'Angelo in Frigido del 1220, sul dorso incantevole<br />

di una vasta montagna di Mesuraca (Catanzaro), ricca di seta e<br />

di damaschi. Al tempo dell'Abate Guglielmo si verificò il tremendo<br />

terremoto del 1184, di cui la Sambucina soffrì assai e la sua attività<br />

artistica cominciò ad ecc1issarsi.<br />

Gli abati Andrea (1220) e Bono (1222), dopo le sopravvenute<br />

rovine d'un vasto movimento franoso tra il 1220 ed il 1221, s'adoperarono<br />

molto e saggiamente pel mantenimento dei possessi e dipendenze<br />

della Badia.<br />

Chiude la serie luminosa degli Abati Pietro Scasilio, promosso<br />

vescovo di Bisignano nel 1276, e poi arcivescovo di Cosenza dal 1277<br />

al 1279. Al suo governo abbaziale si deve l'accurato lavoro di rimessa<br />

delle cadenti mura sambucinesi, la raccolta delle precedenti notizie<br />

storiche sul Cenobio, la conveniente sistemazione delle lapidi e sepolcri<br />

degli antichi Beati religiosi <strong>Cistercensi</strong>.<br />

Altri nomi di oscuri abati Sambucinesi-Mattinesi si rivelano dalle<br />

schede dei libri censuari dell'archivio vaticano. Dopo il 1440 succedono,<br />

in fine, gli abati Commendatari.<br />

38 Cfr. Cronica «Anonimo Cassinese ». p. 143, pubblicata da Caracciolo; «Pergamene<br />

sambucinesi », n. 9-10, pubblicate dal Bartoloni: archivio paleografico, fase. 60.<br />

39 Cfr. Diplomi Normanni, Anno XIV, fase. 60, 1954, Cart. di P. Scasilio, Archivio<br />

segr. Vaticano.<br />

40 PAOLO ORSI, Brutium, anni 1925-26.<br />

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