Leggi - I Cistercensi
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Cosi, l'osservanza dei consigli evangelici e la potenza trasformatrice<br />
della contemplazione, fanno del monaco un « isangelos » che annuncia<br />
e aspetta continuamente il ritorno del Signore, nella preghiera<br />
continua, nelle veglie, nello sforzo ascetico e nella perpetua insoddisfazione<br />
dell'amore perché « contemplati est spei in hoc spatio per fidem,<br />
non rapraesentatio, nec possessio, sed expectatio» 41.<br />
c) Testimoni di una Presenza<br />
«Quel che abbiamo udito, quel che abbiamo veduto coi nostri<br />
occhi, quel che abbiamo contemplato e le nostre mani hanno toccato<br />
riguardo al Verbo di vita ... lo annunciamo anche a voi, affinché voi<br />
pure siate in comunione con noi» (IGv 1, 1 ss.).<br />
Quale più grande testimonianza può dare, nella Chiesa, il contemplativo<br />
che quella di aver incontrato Dio?<br />
Che cosa gli si chiede dalla Chiesa se non di vivere ogni giorno nella<br />
perseveranza «come vedendo Colui che è invisibile» (Eb 11, 27)?<br />
Solo allora egli è apostolo, perché il continuo contatto con « Colui<br />
che ha risuscitato Cristo dai morti» (Rom 4, 24) ne fà un testimone<br />
autentico della Resurrezione insieme con lo Spirito (cfr. At I, 22; Gv<br />
15, 26-27).<br />
E, non è forse, l'annuncio che «Gesù è Signore, la sintesi della<br />
fede cristiana (cfr. ICor 12, 3; At 2, 36)?<br />
E, la testimonianza che Cristo con la resurrezione ha sconfitto<br />
la morte e il peccato, non è il nucleo e la prova dell'Evangelo?<br />
Una testimonianza tanto più valida quanto più chi l'annuncia vive<br />
lui stesso da risuscitato, morto al mondo ma vivo per Iddio, capace di<br />
amare i fratelli fino al dono della propria vita (Gv 15, 13), poiché<br />
«chiunque ama Chi ha generato ama anche chi è nato da Lui»<br />
(IGv 5, I).<br />
Il monaco e la comunità monastica diventano allora figura e realizzazione<br />
della Chiesa che « è in Cristo come un sacramento o segno e<br />
.strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere<br />
umano» 42. È questa la città posta sul monte che non può rimanere<br />
nascosta (Mt 5, 14); che non ha bisogno di farsi conoscere, di farsi<br />
luce, «perché la gloria d'Iddio l'ha illuminata, e il suo luminare è<br />
41 TERTULLIANO, De resurr. XXXIII, 6; PL II, 947.<br />
42 Lumen Gentium n. 1.<br />
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