Vendetta e giustizia nella tragedia e nella commedia greca - Utem.it
Vendetta e giustizia nella tragedia e nella commedia greca - Utem.it Vendetta e giustizia nella tragedia e nella commedia greca - Utem.it
Vendetta e giustizia nella tragedia e nella commedia greca IV lezione: Le donne al parlamento (ecclesiazuse) di Aristofane Sergio Zangirolami e voce recitante Università della Terza Età Montebelluna aprile-maggio 2012
- Page 2 and 3: La commedia, nella sua forma scritt
- Page 4 and 5: La commedia aveva inizialmente una
- Page 6 and 7: Nel primo caso (sostenuto anche dal
- Page 8 and 9: Aristofane nacque nel 445 a.C. ca.
- Page 10 and 11: La sua carriera di commediografo si
- Page 12 and 13: Fra tutti i comici greci, è l’un
- Page 14 and 15: Non si deve credere però che Arist
- Page 16 and 17: Dopo l’esordio con I Banchettanti
- Page 18 and 19: L'anno successivo (424 a.C.), con I
- Page 20 and 21: Nel 422 a.C., venne presentata la c
- Page 22 and 23: Nel 411 a.C. Aristofane rappresenta
- Page 24 and 25: Prendendo spunto dalla morte di Eur
- Page 26 and 27: Partendo dalle tematiche della Lisi
- Page 28 and 29: Guerra del Peloponneso (431-404): G
- Page 30 and 31: 403: Trasibulo restaura la democraz
- Page 32 and 33: Sono, questi anni splendidi e fatal
- Page 34 and 35: La prima edizione dell'opera in lin
- Page 36 and 37: gli uomini non dovevano fare più n
- Page 38 and 39: Ma date retta a me, che siete salvi
- Page 40 and 41: SCARACCHIA: D'affidare lo Stato a l
- Page 42 and 43: SBIRCIAPAPPA: E quanti non posseggo
- Page 44 and 45: PRASSAGORA: Nulla nessuno farà per
- Page 46 and 47: SBIRCIAPAPPA: Le donne andranno in
- Page 48 and 49: PRASSAGORA: Che i babbi altrui picc
- Page 50 and 51: CORO: ché già in tavola si mette
<strong>Vendetta</strong> e <strong>giustizia</strong> <strong>nella</strong> <strong>tragedia</strong> e <strong>nella</strong> <strong>commedia</strong><br />
<strong>greca</strong><br />
IV lezione:<br />
Le donne al parlamento (ecclesiazuse) di Aristofane<br />
Sergio Zangirolami<br />
e voce rec<strong>it</strong>ante<br />
Univers<strong>it</strong>à della Terza Età Montebelluna aprile-maggio 2012
La <strong>commedia</strong>, <strong>nella</strong> sua forma scr<strong>it</strong>ta, ha origine in Grecia nel VI<br />
secolo a.C., assumendo una struttura autonoma, rispetto ad altre<br />
rappresentazioni, durante le feste e le falloforìe dionisiache, feste<br />
particolari, con processioni in cui si portava il simbolo fallico, che<br />
si svolgevano per la semina ed il lavoro nei campi.<br />
La prima gara teatrale fra autori comici si svolse ad Atene nel 486<br />
a.C.
A differenza della <strong>tragedia</strong> <strong>greca</strong>, che iniziò a decadere negli anni<br />
immediatamente successivi alla morte di Euripide (406 a.C.), il<br />
genere comico continuò a mantenere per molto tempo la propria<br />
v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à, fino alla metà del III secolo a.C., adattandosi ai<br />
cambiamenti pol<strong>it</strong>ici, culturali e sociali.
La <strong>commedia</strong> aveva inizialmente una funzione apotropaica, cioè<br />
scaccia sfortuna (letteralmente: che allontana qualcosa di<br />
pericoloso).<br />
Il termine <strong>commedia</strong> potrebbe derivare da kòmos (κῶµος), la<br />
"baldoria" nei banchetti e nelle feste dionisiache, o da kòme (κώµη),<br />
che significa "villaggio".
Scena di Simposio: musica e conversazione. Dalla Tomba del tuffatore.<br />
Museo Archeologico Nazionale di Paestum
Nel primo caso (sostenuto anche dal filosofo Aristotele) il<br />
significato è giustificato dal fatto che la <strong>commedia</strong> finiva sempre<br />
con una vera e propria baldoria (matrimonio, v<strong>it</strong>toria dell'attore<br />
comico), nel secondo invece dal fatto che era sempre rappresentata<br />
nei villaggi, perché era considerato un genere letterario poco nobile.<br />
http://<strong>it</strong>.wikipedia.org/wiki/Commedia
Il maggiore rappresentante della Commedia attica antica (dalle<br />
origini fino al IV secolo a.C.) è Aristofane, l'unico commediografo<br />
di questo periodo di cui ci siano pervenuti testi completi.<br />
Utilizzò elementi fantastici e introdusse la satira pol<strong>it</strong>ica fino<br />
all'attacco personale, secondo il principio del deridere una persona<br />
con il suo nome.
Aristofane nacque nel 445 a.C. ca. ad Atene e morì nel 385 ca.<br />
Egli possedeva dei beni nell’isola di Egina (nel golfo nel mare Egeo<br />
fra Attica e Argolide), dove il padre era emigrato come colono<br />
ateniese.
Ha avuto un’ampia e accurata educazione letteraria e musicale: ha<br />
conosciuto a fondo non solo la poesia, in modo particolare quella<br />
tragica, ma anche la sofistica (filosofia, i cui cultori erano maestri<br />
anche di retorica e pol<strong>it</strong>ica nel V sec a. C. )<br />
Non partecipò alla pol<strong>it</strong>ica in modo attivo e non ricoprì mai cariche<br />
pubbliche.
La sua carriera di commediografo si protrasse dal 427 al 388 a.C.<br />
Esordì molto giovane: nel 427, a diciassette anni, con i<br />
Banchettanti, con cui ottenne il secondo premio.<br />
In questa <strong>commedia</strong>, presentata sotto il nome del maestro del coro<br />
Callistrato e andata perduta, l'autore affronta i problemi<br />
dell'educazione.<br />
Con lo stesso nome ottenne la prima v<strong>it</strong>toria alle Lenee del 425,<br />
con gli Acarnesi (dalla Acarnania, regione nord-occidentale della<br />
Grecia).
Lenee = Feste religiose dell’Attica antica, che si celebravano in<br />
onore di Dioniso Leneo («dio del torchio», gr. ληνός, o «dio delle<br />
menadi», gr. λῆναι, dette anche baccanti che seguivano il dio<br />
Bacco, danzando invasate), nel mese di gamelione (gennaio-<br />
febbraio), nel Leneo , area sacra, di non chiara ubicazione.<br />
Consistevano in una grande processione e in concorsi drammatici;<br />
furono ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e ufficialmente solo intorno al 442 a.C., ma certo<br />
richiamando una tradizione molto più antica.<br />
http://www.treccani.<strong>it</strong>/enciclopedia/lenee/
Fra tutti i comici greci, è l’unico di cui ci siano giunte alcune opere<br />
complete e precisamente:<br />
Acarnesi (Leneo 425), Cavalieri (Leneo 424), Nuvole (Dionisie 423),<br />
Calabroni (Leneo 422), Pace (Dionisie 421), Uccelli (Dionisie 414),<br />
Tesmoforiazuse (Leneo 411), Lisistrata (Dionisie 411), Rane (Leneo 405),<br />
Ecclesiazuse (Donne all’assemblea, Leneo 393), Pluto (Leneo 388).<br />
Inoltre ci è pervenuto circa un migliaio di frammenti.<br />
Tutti e tre i suoi figli furono anch’essi dei poeti comici.
In un'epoca in cui la <strong>commedia</strong> non ha ancora lo scopo di<br />
moralizzare i costumi, Aristofane ride e fa ridere di tutto, delle<br />
cose umane e di quelle divine, avendo soprattutto lo scopo di far<br />
divertire gli spettatori.<br />
Aristofane fa satira pol<strong>it</strong>ica e ciò piaceva molto ai c<strong>it</strong>tadini che<br />
capivano sub<strong>it</strong>o le allusioni che si trovavano <strong>nella</strong> <strong>commedia</strong>.
Non si deve credere però che Aristofane faccia ridere soltanto i<br />
c<strong>it</strong>tadini del suo tempo, dato che è indubbiamente un grandissimo<br />
commediografo, buono per ogni tempo<br />
Quindi in scena troviamo personaggi e s<strong>it</strong>uazioni dell'epoca, ma il<br />
poeta ci trascina in ogni caso alla risata, smentendo il luogo<br />
comune secondo cui Aristofane si può leggere solo come uomo del<br />
suo tempo.<br />
La sua comic<strong>it</strong>à è così universale che lo spettatore moderno non ha<br />
bisogno di conoscenze storiche per ridere di gusto.
Quali sono i valori di Aristofane? Scrive davvero solo per far ridere?<br />
Il poeta è sicuramente un conservatore, avverso alla nuova filosofia<br />
dei sofisti, che vagheggia il passato proprio per contestare la<br />
corruzione del suo tempo.<br />
Dietro la sua risata possiamo leggere un giudizio etico che è anche il<br />
segno di un amore profondo per la sua c<strong>it</strong>tà .<br />
Egli è deluso dal presente e cerca di fuggire verso un mondo magico,<br />
fantastico, dove attraverso la comic<strong>it</strong>à , vengono espressi valori<br />
concreti: desiderio di pace, gioia di vivere, bellezza della natura.
Dopo l’esordio con I Banchettanti, ne "I Babilonesi", presentata<br />
l'anno successivo (426 a.C.) ed anch'essa perduta, il<br />
commediografo si dimostrò contrario alla pol<strong>it</strong>ica del potente<br />
demagogo Cleone (morto nel 422 a.C., propugnatore della guerra<br />
contro Sparta), attirandosi l'ostil<strong>it</strong>à di quello e forse anche<br />
un'azione giudiziaria, dalla quale probabilmente fu assolto.
Con "Gli Acarnesi", la prima delle commedie pervenuteci,<br />
Aristofane porta avanti la sua battaglia culturale contro il part<strong>it</strong>o<br />
della guerra e del mil<strong>it</strong>arismo attraverso la vicenda di Diceapoli,<br />
un contadino attico, che conclude da solo una pace separata con<br />
l'eterna nemica Sparta.<br />
Con questa <strong>commedia</strong> ottiene il primo posto nelle feste Lenee del<br />
425 a.C., superando i due maggiori commediografi del tempo: il<br />
famoso Cratino ed il contemporaneo Eupoli.
L'anno successivo (424 a.C.), con I Cavalieri (ancora primo<br />
premio alle Lenee), il poeta sferra un rovente attacco contro<br />
Cleone, sosten<strong>it</strong>ore della guerra, affrontando direttamente la<br />
questione del potere pol<strong>it</strong>ico.<br />
Le Nuvole, del 423 a.C., è una satira della nuova filosofia e dei<br />
nuovi metodi di educazione; Aristofane attacca i sofisti, e Socrate,<br />
confuso per uno di loro. Socrate usava il metodo maieutico,<br />
mentre i sofisti si ponevano come i detentori del sapere (e si<br />
facevano pagare).
La <strong>commedia</strong>, rappresentata alle Feste Dionisie, non ebbe il<br />
successo che Aristofane aveva sperato ed egli la modificò per una<br />
replica che non avvenne mai.<br />
A noi, però, è giunta proprio questa seconda stesura e non la<br />
versione originale andata in scena.
Nel 422 a.C., venne presentata la <strong>commedia</strong> "Le Vespe", che era una<br />
cr<strong>it</strong>ica al sistema giudiziario del suo tempo ed una caricatura della<br />
passione tipicamente ateniese per le l<strong>it</strong>i giudiziarie.<br />
Con La Pace, rappresentata nel 421 a.C., Aristofane esorta le c<strong>it</strong>tà del<br />
Peloponneso a deporre gli antichi odi e le vecchie inimicizie ed a<br />
scegliere la concordia.<br />
Si narra del viaggio di un contadino, Trigeo, che libera la Pace<br />
imprigionata in una grotta.
Dopo questa <strong>commedia</strong> c'è un lungo silenzio, fino al 414 quando<br />
Aristofane rappresenta due commedie: l'Anfiarao, andata perduta, e<br />
gli Uccelli (secondo premio alle Dionisie), dove si ricostruisce<br />
l'immagine di un fantastico regno degli uccelli fondato da due<br />
ateniesi che riescono a sost<strong>it</strong>uirsi agli dei nel governo del mondo.
Nel 411 a.C. Aristofane rappresenta ancora due commedie, entrambe<br />
con protagoniste le donne.<br />
La "Lisistrata" (forse scr<strong>it</strong>ta nel 412 a.C.) è l'ultima grande<br />
<strong>commedia</strong> sulla pace e la maggiore testimonianza riguardante il<br />
problema del riscatto femminile: <strong>nella</strong> Grecia, distrutta e<br />
logorata dalla guerra, le donne ricattano gli uomini attuando lo<br />
sciopero delle prestazioni sessuali per costringerli alla pace.
Anche ne "La festa delle donne" (Tesmoforiazuse), rappresentata<br />
nelle grandi Dionisie del 411 a.C., Aristofane conferma il proprio<br />
interesse per i problemi riguardanti l'emancipazione femminile.<br />
Qui è preso di mira, come in altre occasioni, il poeta tragico<br />
Euripide, accusato di misoginia (avversione verso le donne; si<br />
completa con la misantropia, cioè l’avversione per l’uomo, nel<br />
senso più generale) e che tante volte aveva messo in scena l'aspetto<br />
peggiore delle donne.
Prendendo spunto dalla morte di Euripide avvenuta nel 406 a.C.,<br />
Aristofane affronta ancora il problema della pol<strong>it</strong>ic<strong>it</strong>à della cultura<br />
con "Le Rane", rappresentate sotto il nome di Filonide, ottenendo<br />
ancora una volta il primo premio alle Lenee del 405 a.C..<br />
Dioniso, sceso nell'Ade per riportare in v<strong>it</strong>a Euripide, cambia idea e<br />
gli preferisce Eschilo per la sua tempra di poeta civile.
Questa <strong>commedia</strong> ottenne un grande successo e Aristofane è<br />
insign<strong>it</strong>o dell'olivo sacro quale c<strong>it</strong>tadino benemer<strong>it</strong>o e riceve l'onore,<br />
caso unico <strong>nella</strong> storia della <strong>commedia</strong> attica, di una seconda<br />
rappresentazione nelle successive Dionisie.
Partendo dalle tematiche della Lisistrata, nell'Ecclesiazuse (Le<br />
donne al Parlamento), rappresentata nelle Lenee del 392 a.C., il<br />
poeta sviluppa l'ipotesi di un potere nelle mani delle donne, che<br />
porterebbe all’abolizione della proprietà privata, anche e<br />
soprattutto, sessuale.
Aristofane si rende conto del tramonto del suo mondo pol<strong>it</strong>ico e<br />
sociale e stenta ad arrendersi alla nuova realtà ; forse nelle donne<br />
vede l'ultima garanzia di conservatorismo.<br />
Il tono del poeta ora è cambiato forse proprio a causa della nuova<br />
s<strong>it</strong>uazione pol<strong>it</strong>ica ateniese, dell'alternanza di v<strong>it</strong>torie e sconf<strong>it</strong>te,<br />
della stanchezza per i tanti disastri ancora vivi e sent<strong>it</strong>i nel 392 a.C..
Guerra del Peloponneso (431-404):<br />
Gli Spartani prevalgono sulla terra, gli Ateniesi sul mare.<br />
Una prima fase - cui partecipa il grande storico Tucidide - si conclude<br />
con la pace di Nicia (capo del part<strong>it</strong>o oligarchico ateniese).<br />
Spedizione ateniese in Sicilia (415-413): prevalendo sul pacifista<br />
Nicia, il democratico Alcibiade induce Atene ad aiutare Segesta<br />
contro Siracusa e Selinunte, alleate di Sparta.<br />
L'es<strong>it</strong>o dell'impresa è disastroso, come ci racconta Tucidide.
La potenza ateniese ha una battuta d’arresto, i Persiani r<strong>it</strong>ornano a<br />
ingerirsi <strong>nella</strong> pol<strong>it</strong>ica <strong>greca</strong>, intervengono a finanziare Sparta.<br />
Dopo alterne vicende, Atene, sconf<strong>it</strong>ta dallo spartano Lisandro<br />
all'Egospotami (fiume della capra), cap<strong>it</strong>ola.<br />
Le "lunghe mura" sono smantellate; si scioglie la lega di Delo.<br />
Sparta è egemone.<br />
Ma il vero vinc<strong>it</strong>ore è l'impero persiano.<br />
Ad Atene si instaura la signoria dei cosiddetti Trenta Tiranni.
403: Trasibulo restaura la democrazia ad Atene.<br />
399: Socrate, accusato di empietà, viene condannato a morte,<br />
accusato di corrompere i giovani, ma in realtà di creare continuo<br />
imbarazzo con le sue domande.
“Con la guerra, la crisi, negli ultimi tre decenni del secolo il destino<br />
di Atene si compie: quella guerra contro Sparta di cui Pericle<br />
apparve essere il deliberato autore, soltanto perché, più lungimirante<br />
l'aveva veduta inev<strong>it</strong>abile e stimava di aver preparato tutti i mezzi<br />
per vincerla.<br />
Ma la pestilenza, di cui egli stesso sarebbe morto, frustrò ( cioè cioè<br />
rese vano) ogni disegno.
Sono, questi anni splendidi e fatali di Atene, anche quelli del<br />
maggiore e migliore Aristofane.<br />
Mai, forse un periodo storico è stato così profondamente interpretato,<br />
pur nell'inev<strong>it</strong>abile deformazione caricaturale della polemica, come<br />
Atene nell'opera, anche se per noi incompleta e tuttavia unica<br />
superst<strong>it</strong>e, di Aristofane”.<br />
http://www.einaudi.<strong>it</strong>/libri/libro/aristofane/le-commedie/978880633654
Dopo quindici anni di assenza Aristofane dunque si presenta con Le<br />
donne al parlamento.<br />
Stanche del governo degli uomini, che avevano condotto la c<strong>it</strong>tà in<br />
rovina, le donne ateniesi, al comando di Prassagora, decisero di<br />
impadronirsi del potere.<br />
Un mattino, lasciati i mar<strong>it</strong>i a dormire, travest<strong>it</strong>e da uomini, uscirono<br />
all’alba per recarsi all’Assemblea (appunto l’Ecclesia).<br />
Essendo in maggioranza per l’assenza degli uomini, riuscirono a<br />
votare una legge che affidava il governo alle donne.
La prima edizione dell'opera in<br />
lingua <strong>it</strong>aliana, pubblicata a<br />
Venezia nel 1545 col t<strong>it</strong>olo Le<br />
Congreganti<br />
http://<strong>it</strong>.wikipedia.org/wiki/Le_donne_<br />
al_parlamento
Mentre Blepiro e un altro conc<strong>it</strong>tadino commentavano la scomparsa<br />
delle mogli, tornò Cremate dall’Assemblea, che li informò<br />
dell’accaduto: d’ora innanzi le donne baderanno a tutto.<br />
Tornata a casa, Prassagora fece finta di niente e disse al mar<strong>it</strong>o di<br />
essere andata ad assistere una sua amica partoriente, ma poi gli rivelò<br />
la ver<strong>it</strong>à, presentandogli il suo programma di governo: tutto era in<br />
comune, ma tutto era governato dalle donne;
gli uomini non dovevano fare più niente, ci sarebbero state delle<br />
leggi contro le ingiustizie verso le vecchie e le brutte.<br />
Forti di queste leggi, tutte le donne anziane e le ragazze brutte<br />
potevano portar via i bei giovani alle altre ragazze.
PRASSAGORA:<br />
Per la luce del giorno, or dunque noi<br />
vogliamo oggi tentare il colpo audace<br />
d'impadronirci della cosa pubblica,<br />
per fare un po' di bene alla c<strong>it</strong>tà.<br />
Che cosí non si vive e non si muore.<br />
traduzione di<br />
Ettore Romagnoli
Ma date retta a me, che siete salvi:<br />
alle donne bisogna, dico io,<br />
affidar la c<strong>it</strong>tà: ché in casa pure<br />
son le donne ministre e tesoriere.
Dunque, affidiamo, o c<strong>it</strong>tadini, ad esse<br />
la c<strong>it</strong>tà, senza fare tante chiacchiere,<br />
senza chieder che cosa abbiano in mente;<br />
ma lasciamo senz'altro che governino,<br />
sol riflettendo a ciò, che, in primo luogo,<br />
essendo madri, si daran pensiero<br />
di salvare i soldati.
SCARACCHIA:<br />
D'affidare<br />
lo Stato a loro: parve questa l'unica<br />
innovazione non tentata.
PRASSAGORA:<br />
Le sostanze in comune, porre, dico io, conviene,<br />
e che ognun le partecipi, ne r<strong>it</strong>ragga il suo v<strong>it</strong>to.<br />
Né vo' ch'uno a palate quattrini abbia, un sia gu<strong>it</strong>to;<br />
questo abbia terre a iosa, quello invece nemmanco<br />
da scavarsi la fossa; questo si vegga al fianco<br />
una folla di schiavi, quello non n'abbia uno<br />
neppur per fargli coda! Ma la v<strong>it</strong>a accomuno<br />
di tutti, ora, e i dir<strong>it</strong>ti per tutti uguali io vo'.
SBIRCIAPAPPA:<br />
E quanti<br />
non posseggono terre, ma quattrini contanti,<br />
roba che non si vede?<br />
PRASSAGORA:<br />
Li darà, se gli preme<br />
di non fare spergiuro!<br />
SBIRCIAPAPPA:<br />
Ma se li mise insieme<br />
spergiurando!
Una volta al potere, le donne deliberano che tutti i possedimenti e il<br />
denaro vengano messi in comune per essere amministrati<br />
saggiamente dalle donne.<br />
Questo vale anche per i rapporti sessuali: le donne potranno andare a<br />
letto e fare figli con chiunque le voglia.<br />
Tuttavia, siccome questo potrebbe favorire le persone fisicamente<br />
belle, si decide anche che ogni uomo, prima di andare con una donna<br />
bella, sia tenuto ad andare con quelle brutte, e viceversa.
PRASSAGORA:<br />
Nulla nessuno farà per povertà:<br />
tutto avran tutti: pane, pesci, vesti, corone,<br />
ceci, vino, focacce. Sicché, chi non depone,<br />
me lo sapresti dire che ci guadagna? Un corno?<br />
SBIRCIAPAPPA:<br />
Ma chi piú ha, piú ruba, per l'appunto, oggigiorno!
PRASSAGORA:<br />
Io comunanza<br />
delle femmine pure farò, sí che giacere<br />
debban con tutti, e averne bamboli a lor piacere.<br />
Le camuse e le brutte<br />
staran presso le belle: e chi di queste è ghiotto,<br />
dovrà prima inforcarne una brutta!
SBIRCIAPAPPA:<br />
Le donne andranno in traccia<br />
dei belli, e fuggiranno dai brutti.<br />
PRASSAGORA:<br />
Eh, no! La caccia<br />
daranno i brutti ai belli quand'escon dal conv<strong>it</strong>o,<br />
o nelle feste pubbliche. E sarà proib<strong>it</strong>o<br />
che le donne coi belli giaccian, se pria concesso<br />
non abbiano i favori ai brutti e ai nani.
VECCHIA A:<br />
«Le donne hanno deciso che se un giovane<br />
«desidera una giovane, non possa<br />
«goderla, se non ha prima goduta<br />
«la vecchia; e se non vuol suonare questa,<br />
«e s'appicca alla giovane, è permesso<br />
«alle piú vecchie di ghermire il giovane<br />
«pel piòlo, e tirarlo impunemente.»
PRASSAGORA:<br />
Che i babbi altrui picchiassero non importava niente,<br />
:<br />
prima, a nessuno; udendo il suono or di percosse,<br />
s'opporrà ognun, temendo che il babbo suo non fosse.<br />
Comunismo! Le case vo' che tutte in c<strong>it</strong>tà<br />
comunichin fra loro, né alcunché le separi:<br />
e ognun per le altrui giri.
Queste delibere però creano una s<strong>it</strong>uazione assurda e paradossale:<br />
verso la fine della <strong>commedia</strong>, un giovane confuso e spaventato si<br />
r<strong>it</strong>rova conteso fra tre ripugnanti megere che l<strong>it</strong>igano per assicurarsi<br />
i suoi favori.<br />
La <strong>commedia</strong> si chiude infine con un grande banchetto cui partecipa<br />
tutta la c<strong>it</strong>tadinanza.
CORO:<br />
ché già in tavola si mette<br />
ostriche pesce da taglio lamprede gattucci<br />
cervelli con salsa piccante di miel<br />
porro silfïo merli palombi colombi piccion tordi<br />
creste di gal cod<strong>it</strong>rèmole (cutrettole) lepri mostarda di vin<br />
cartilagine d’ali di pol!
Una moderna pianta di<br />
Ferula Assafetida, parente<br />
stretta dell'estinto Silfio (nel<br />
IV sec d.C., per eccesso di<br />
consumo.).<br />
http://www.satorws.com/silfio.ht<br />
m
Nel periodo in cui fu composta questa <strong>commedia</strong>, ad Atene c’era la<br />
più totale disfatta.<br />
Era stata rovinata dalla guerra, il commercio era in decadimento e<br />
non c’era più un’organizzazione seria di governo.<br />
Anche questa <strong>commedia</strong> rivela l’indebolimento dell’uomo nei<br />
confronti della donna.
In Aristofane la parte drammatica è evidente e seria, in quanto,<br />
anche se con una vena ironica, affronta temi di pubblico interesse: i<br />
continui riferimenti alla guerra, l’educazione dei giovani, il governo<br />
della c<strong>it</strong>tà, la funzione sociale della poesia, la ormai inesistente<br />
democrazia.
Da questo interesse pol<strong>it</strong>ico di Aristofane deriva il fatto che quasi<br />
mai una sua <strong>commedia</strong> abbia un solo argomento: per mezzo di<br />
allusioni, episodi, caricature, il tema predominante viene sempre<br />
ampliato in una visuale più larga.<br />
La semplic<strong>it</strong>à della drammaturgia è contrapposta allo scarso rilievo<br />
che ha il personaggio comico: in tutto il tetro di Aristofane è difficile<br />
trovare un personaggio in quanto tale, in pratica, defin<strong>it</strong>o con una<br />
personal<strong>it</strong>à tale da portare avanti il dramma.
La vera ispiratrice delle opere di Aristofane è Atene: la v<strong>it</strong>a<br />
quotidiana, la ricchezza spir<strong>it</strong>uale, la <strong>tragedia</strong> di Atene.<br />
Aristofane è innamorato della sua c<strong>it</strong>tà.
Bella, grande, felice, libera negli anni della sua adolescenza, decade<br />
completamente a causa della guerra che viene ripetutamente c<strong>it</strong>ata<br />
da Aristofane <strong>nella</strong> maggior parte delle sue opere.<br />
Egli però cerca di rimediare con la fantasia al dolore della c<strong>it</strong>tà<br />
ridotta in quel modo, anche solamente con la poesia che era la<br />
gloria di Atene.<br />
http://www.parodos.<strong>it</strong>/teatro1.htm
Nel tempo in cui scriveva Aristofane, i poeti comici godevano della<br />
più assoluta libertà di parola e se pure qualche processo era loro<br />
intentato, se la cavavano sempre bene … poi questa libertà di parola<br />
fu ridotta ed Aristofane, probabilmente, subì un processo.<br />
Da questo il poeta fu assolto, ma il fatto gli fece capire che ormai i<br />
tempi stavano cambiando.
Da allora più che di singole persone, il commediografo prende di<br />
mira la s<strong>it</strong>uazione pol<strong>it</strong>ica in generale.<br />
Oltre a quella pol<strong>it</strong>ica, però, Aristofane fa anche satira sociale e<br />
culturale, prendendo di mira soprattutto i sofisti (con Socrate<br />
confuso per uno di loro) ed Euripide.
Fonti:<br />
Aristofane “La festa delle donne - Lisistrata - Le donne al<br />
parlamento”, Biblioteca Universale Rizzoli 1992<br />
http://www.parodos.<strong>it</strong>/teatro1.htm