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osservazioni sulla potenza generata dai fianchi nel karate shotokan

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OSSERVAZIONI SULLA POTENZA GENERATA DAI FIANCHI NEL<br />

KARATE SHOTOKAN<br />

In questo testo mi propongo di esporre schematicamente il ruolo dei <strong>fianchi</strong> <strong>nel</strong>la teoria e <strong>nel</strong>la pratica del<br />

Karate Do Shotokan moderno (risultato dalla rielaborazione di Yoshitaka Funakoshi), riassumendo e confrontando<br />

tre testi fondamentali <strong>nel</strong>l’esposizione dei principi e delle tecniche dello stile di quest’arte marziale, e integrando la<br />

trattazione con alcuni esercizi propedeutici eseguiti nei dojo. I testi presi in esame per lo studio sono i seguenti:<br />

M. Nakayama: “Super Karate – vol. 2: fondamentali”, Ed. Mediterranee<br />

M. Nakayama: “Karate”, Ed. Mondadori<br />

E. T. Schmeisser: “Advanced Karate-Do: Concepts, techniques, and training methods”, Ed. Tamashii<br />

1. INTRODUZIONE.<br />

All’origine della generazione della <strong>potenza</strong> <strong>nel</strong>le tecniche del <strong>karate</strong> <strong>shotokan</strong> vi è il movimento del centro di<br />

massa del corpo, vale a dire della zona dell’addome – posta qualche centimetro sotto l’ombelico – chiamata in<br />

Giapponese tanden. Il motivo di ciò è evidente: le tecniche partono dal tanden, e da esso ricavano la loro forza.<br />

È importante, inoltre, aggiungere che in questa zona del corpo si focalizza la respirazione (respirazione<br />

addominale o toraco-addominale), al fine di impedire al centro di gravità di sollevarsi, insieme con le spalle, in una<br />

respirazione clavicolo-sternale (comunemente adottata dalla maggior parte della gente).<br />

Ricapitolando, le funzioni principali del tanden sono due: fare da punto “focale” della respirazione e fungere da<br />

perno per la generazione di forza da usare <strong>nel</strong>la tecnica. Esaminiamo ora alcuni veri e propri assiomi, che<br />

sottostanno alla generazione della <strong>potenza</strong>:<br />

1. Il tanden ha una sua collocazione spaziale, ed è in grado di eseguire movimenti <strong>nel</strong>le tre direzioni fondamentali:<br />

1. A destra e a sinistra (es. yoko enpi uchi, yoko geri);<br />

2. In avanti e all’indietro (tsuki, mae geri kekomi);<br />

3. Sollevandosi e abbassandosi (tate enpi uchi, fumikomi).<br />

2. Allo stesso modo, esso può muoversi circolarmente attorno agli assi principali:<br />

1. Trasversalmente, attorno la spina dorsale – ossia lungo il piano orizzontale;<br />

2. Pendolarmente, in avanti – attorno l’asse orizzontale che attraversa i <strong>fianchi</strong> (es. ushiro geri);<br />

3. Pendolarmente, di lato – attorno l’asse orizzontale passande per l’ombelico (yoko geri).<br />

La generazione di <strong>potenza</strong> prodotta <strong>dai</strong> <strong>fianchi</strong> avviene principalmente in due modi:<br />

1. Rotazione dei <strong>fianchi</strong>;<br />

2. Spinta dei <strong>fianchi</strong> lineare.


Assi del movimento:<br />

Le linee e gli assi mostrano i movimenti del corpo, come segue:<br />

1. Lineare sull’asse sagittale – passo in avanti o all’indietro (tsuki in avanzamento – arretramento ecc…)<br />

2. lineare sull’asse trasverso – scivolamento laterale (yoko enpi uchi, yoko zuki ecc…)<br />

3. lineare sull’asse verticale – sollevamento e abbassamento (otoshi enpi uchi, age enpi uchi ecc…)<br />

4. circolare attorno l’asse sagittale – pendolarmente ai lati (yoko geri keage ecc…)<br />

5. circolare attorno l’asse trasverso – pendolarmente, in avanti o all’indietro (mae geri, ushiro geri …)<br />

6. circolare attorno l’asse verticale – rotazione orizzontale dei <strong>fianchi</strong> (gyaku zuki, uraken uchi …)


Annotazione: mi limiterò a esporre le caratteristiche essenziali di questi due modi di applicazione della forza nei<br />

<strong>fianchi</strong>, tralasciando argomenti altrettanto importanti come – ad esempio – il ruolo dei <strong>fianchi</strong> <strong>nel</strong>le tecniche di<br />

gamba (riportato comunque in forma sommaria, <strong>nel</strong>l’appendice, tra gli esercizi propedeutici); ciò per consentire un<br />

approccio “di base” abbastanza esaustivo sulle fondamenta di tali principi.<br />

2. LA ROTAZIONE DEI FIANCHI.<br />

Domanda: da cosa deriva la forza di una tecnica?<br />

Possiamo affermare che la forza di una tecnica si ottiene sfruttando appieno la rotazione del corpo, <strong>nel</strong>la<br />

fattispecie dei <strong>fianchi</strong>: come afferma il M° Nakayama in relazione alle tecniche di pugno, è impossibile sferrare uno<br />

tsuki efficace se ci si limita a eseguirlo enfatizzando esclusivamente il movimento del braccio e della spalla. Dalle<br />

sue asserzioni, “Nel <strong>karate</strong> si deve parare e colpire con le anche”.<br />

Domanda: allora come si trasmette la forza della tecnica?<br />

La forza derivata dalla rotazione dei <strong>fianchi</strong> ha origine dagli impulsi generati dal cervello, e si trasforma in un<br />

movimento complesso “a catena”: <strong>nel</strong>le tecniche di braccia, questo movimento viene iniziato dall’hikite (il richiamo<br />

al fianco della mano che non esegue la tecnica), passa attraverso la spina dorsale, i muscoli del torace e delle<br />

spalle, e sfocia <strong>nel</strong> braccio che esegue la tecnica.<br />

In questo processo quindi, tanto maggiore è ampiezza della rotazione dei <strong>fianchi</strong>, tanto più ampio sarà il<br />

movimento del corpo.


Il principio su cui si basa questo movimento è quello di una molla compressa: più strettamente viene avvolta,<br />

maggior forza sprigiona in seguito al suo rilascio.<br />

Vediamo una sequenza esemplificativa <strong>nel</strong> movimento di gyaku zuki:<br />

1. Ruotare le anche portando il corpo ad hanmi (posizione semifrontale: il busto è ruotato lungo l’asse sagittale di<br />

circa 45°) eseguendo una tecnica di parata (caricare la “molla”);<br />

2. ruotare le anche in senso opposto, portando il corpo in zenmi (o shomen: posizione completamente frontale),<br />

richiamando il pugno opposto alla gamba anteriore e “sganciando” quello corrispondente alla gamba posteriore<br />

(liberare la “molla”).<br />

Per ottenere maggior efficacia e penetrazione della tecnica di pugno, si consiglia inoltre di spingere in avanti i<br />

<strong>fianchi</strong>, con l’intenzione di tendere il braccio.<br />

Domanda: <strong>nel</strong>lo specifico, quali muscoli vengono impiegati <strong>nel</strong>la rotazione dei <strong>fianchi</strong>?<br />

Nel processo di rotazione sono di fondamentale importanza i muscoli addominali obliqui, che assieme a quelli<br />

delle cosce consentono una rotazione scorrevole e fluida delle anche. Si deve evidenziare l’importanza del<br />

rilassamento iniziale dei muscoli, in modo da consentire una reazione immediata all’impulso che dà origine alla<br />

rotazione dei <strong>fianchi</strong>.


Domanda: quali sono i punti importanti <strong>nel</strong>la rotazione dei <strong>fianchi</strong>?<br />

1. È importante curare la continuità del movimento: bisogna assicurarsi che le anche siano entrambe a uno<br />

stesso livello;<br />

2. Le spalle devono ruotare assieme ai <strong>fianchi</strong>;<br />

3. Altro punto fondamentale è l’evitare di inclinarsi in avanti spingendo le natiche all’indietro: viceversa, si<br />

consiglia di rimanere con il tronco perpendicolare al suolo;<br />

4. La rotazione deve avvenire su un piano orizzontale;<br />

5. Per ruotare completamente il fianco, alla fine del movimento si consiglia di torcere la coscia della gamba<br />

posteriore, fino a portarla completamente frontale.<br />

Domanda: come allenare la rotazione del fianco?<br />

In una fase iniziale, i movimenti dovranno essere rapidi ma ampi: successivamente si passerà a una rotazione<br />

comunque veloce, ma di minor ampiezza, per terminare con la sensazione che le anche ruotino con un<br />

movimento istantaneo e sferzante.<br />

Metodo di allenamento 1:<br />

ruotare i <strong>fianchi</strong> a sinistra e a destra, con le braccia morbide e rilassate come se fossero fruste: aumentare,<br />

progressivamente, la velocità dell’esercizio.<br />

Metodo di allenamento 2:<br />

Due praticanti (che chiameremo A e B) si dispongono in kiba dachi e si afferrano per gli avambracci. Uno dei due<br />

spingerà in avanti un braccio, ruotando i <strong>fianchi</strong>, mentre l’altro opporrà una leggera resistenza assecondando il<br />

movimento dell’altro, ruotando da parte sua i <strong>fianchi</strong> opportunamente.<br />

Metodo di allenamento 3:<br />

1. Assumere la posizione Zen kutsu, coi palmi delle mani poggiati sui <strong>fianchi</strong>, i pollici a spingere verso l’alto contro<br />

le creste iliache;<br />

2. Passare da zenmi a hanmi, ruotando le anche con forza verso il lato interno;<br />

3. Tornare in zenmi sempre ruotando le anche, e spingendo con la gamba posteriore;<br />

4. Rientrare lentamente in hanmi, morbidamente e senza forzatura.<br />

Metodo di allenamento 4:<br />

A e B si pongono l’uno di fronte all’altro, in zen kutsu dachi, in guardia opposta. A esegue la combinazione mae te<br />

zuki – gyaku zuki prestando la massima attenzione a ruotare i <strong>fianchi</strong>: contemporaneamente B schiva o para gli<br />

attacchi di A, facendo anch’egli attenzione alla rotazione.<br />

Metodo di allenamento 5:<br />

1. Assumere la posizione zen kutsu, con i palmi delle mani sui <strong>fianchi</strong> e i pollici che premono verso l’altro contro le<br />

creste iliache;<br />

2. passare da zenmi a hanmi, ruotando con forza i <strong>fianchi</strong> e piegando la gamba posteriore per disporsi in fudo<br />

dachi (impropriamente chiamata spesso sochin dachi);<br />

3. tornare in zenmi portandosi in zen kutsu dachi.


Metodo di allenamento 6:<br />

1. Disporsi in hidari fudo dachi, eseguendo hidari tate shuto uke in hanmi;<br />

2. Ruotare con forza i <strong>fianchi</strong> ed eseguire gyaku zuku destro, trasformando la posizione in zen kutsu dachi zenmi:<br />

3. rientrare lentamente in fudo dachi, col braccio sinistro disposto in tate shuto uke e il corpo disposto a hanmi.<br />

Nota sul metodo 6: è possibile eseguire i movimenti molto lentamente, con forza e a tempi ben scanditi, oppure a<br />

comando. È ovviamente bene eseguire l’esercizio su entrambi i lati, allenando ambedue i movimenti (sarebbe<br />

bene anche far tesoro dell’insegnamento di Soke Gichin Funakoshi, il quale affermava la necessità per il<br />

destrimane di praticare al lato sinistro un numero di tecniche doppio rispetto a quelle eseguite dal lato destro: G.<br />

Funakoshi, “Karate Jutsu”, Ed. Mediterranee).<br />

Annotazioni su zenmi, hanmi, gyaku hanmi:<br />

zenmi (shomen): le anche e le spalle sono disposte frontalmente;<br />

hanmi (semifrontale): l’anca della gamba anteriore è avanzata rispetto a quella della gamba posteriore. Poiché<br />

questa può sporgere all’indietro, facendo erroneamente inclinare il busto, si consiglia di coltivare l’impressione<br />

di spingere con l’anca verso l’alto;<br />

gyaku hanmi (semifrontale inversa): l’anca della gamba posteriore sopravanza quella della gamba anteriore.<br />

L’anca con cui si esegue la tecnica dev’essere spinta al suo massimo.<br />

(NB: per il termine zenmi, cfr. H. Kanazawa, “Karate fighting technique: the complete kumite”, Ed. Kodansha<br />

International, pag. 32).<br />

Rotazione diretta e inversa: Jun kaiten, Gyaku kaiten.<br />

Le anche ruotano diversamente a seconda della tecnica da supportare.<br />

Rotazione diretta (Jun kaiten): la direzione di rotazione è uguale a quella dello sviluppo della tecnica. Questo<br />

metodo di rotazione si trova in tecniche come choku zuki (pugno diretto), oi zuki, mawashi zuki o in tecniche di<br />

parata come age uke o soto uke;<br />

Rotazione inversa (Gyaku kaiten): la rotazione delle anche avviene in senso opposto alla direzione di<br />

sviluppo della tecnica. Questo metodo è presente in tecniche come shuto uke, uchi uke, gedan barai, uraken<br />

uchi eccetera.<br />

Nella rotazione inversa, la sensazione creata dal movimento è di lanciare la tecnica dal lato opposto, mentre si<br />

espande il torace e si “connette” la schiena da un lato all’altro. Vi sono peraltro casi in cui le tecniche viste si<br />

eseguono con metodi rotatori diversi. In effetti, tutte le tecniche connesse alla rotazione dei <strong>fianchi</strong> possono<br />

avvenire in rotazione normale o inversa: generalmente però, la loro efficacia è maggiore con un metodo di<br />

rotazione piuttosto che con l’altro.


La sequenza di trasmissione della forza.<br />

Schmeisser sostiene che le tecniche fisiche seguono un flusso temporale, divisibile in tre parti:<br />

1. Inizio: definibile come l’impulso che genera il movimento, consistente <strong>nel</strong> sistemare i piedi al suolo e <strong>nel</strong><br />

contrarre cosce, natiche e muscoli del ventre in modo da consentire l’inizio del movimento <strong>nel</strong>la massima parte<br />

della massa corporea: è fondamentale che questo movimento sia veloce e repentino, in modo da avere una<br />

tecnica rapida (che altrimenti verrebbe “telefonata” all’avversario, avvisandolo del suo inizio);<br />

2. Accelerazione: è la fase in cui la forza <strong>generata</strong> dalla fase iniziale si trasmette all’arto che colpisce. I muscoli<br />

antagonisti, in questa fase, devono essere più rilassati possibile per controllare l’arto che esegue la tecnica: i<br />

muscoli dell’arto stesso vengono attivati in sequenza, dal centro del corpo all’esterno, generando la sensazione<br />

di un movimento “a onda” della forza: la parte del corpo “ritirata” è la guida primaria di questa fase;<br />

3. Impatto: consiste <strong>nel</strong>l’attimo in cui la forza <strong>generata</strong> viene trasferita e focalizzata sul bersaglio: in questa fase è<br />

ammissibile il kiai, per coordinare la respirazione con la tecnica. Sempre in questa fase è possibile rilasciare, in<br />

maniera controllata, la tensione muscolare dovuta alle precedenti fasi, in modo da consentire una transizione<br />

morbida e omogenea in un’eventuale tecnica successiva.<br />

Le rotazioni successive:<br />

Si parla di rotazioni successive <strong>nel</strong> caso di esecuzione di tecniche in serie, che prevedano ripetuti movimenti<br />

rotatori delle anche. Esempio, parata-contrattacco-parata / attacco-parata-contrattacco.<br />

Nakayama sostiene che se la “molla” viene avvolta completamente, alternando continuamente la posizione hanmi<br />

con zenmi, il suo svolgersi diverrà più spontaneo e naturale; per un uso corretto delle anche, occorre tendere<br />

completamente i muscoli obliqui dell’addome.<br />

Per questo, è vitale enfatizzare il movimento delle anche, in modo da avere <strong>potenza</strong> costante <strong>nel</strong>le tecniche.<br />

Errori comuni:<br />

1. Non inclinare il tronco in avanti quando ci si pone in zenmi. Per evitare questo effetto, si spingono le ossa dei<br />

<strong>fianchi</strong> verso l’alto (similmente a quanto visto negli esercizi citati sopra);<br />

2. Nella disposizione ad hanmi, il fianco precedentemente avanzato viene tirato indietro, portando a<br />

un’inclinazione del tronco: per evitare ciò è necessario spingere i <strong>fianchi</strong> in avanti;<br />

3. Nello spostamento da hanmi a zenmi può accadere di portare la spalla più avanti del fianco. Per evitare<br />

l’errore, si deve contrarre la muscolatura del basso addome, in modo da far agire il corpo come un’unità. In<br />

questo punto ci si riferisce a una disconnessione tra fianco e spalla, che porta a una dispersione di <strong>potenza</strong><br />

<strong>nel</strong>la tecnica: esulando dal puro stile, è possibile e anzi consigliabile – per ottenere maggior forza e<br />

penetrazione della tecnica – abbassare leggermente la posizione e defilare di poco le spalle, supportate dalla<br />

rotazione del fianco coordinata con quella del tronco: si tratta, di un tipo di lavoro non adatto ai neofiti, i quali<br />

devono necessariamente attenersi alla forma corretta;<br />

4. Nel muoversi in avanti, può capitare che il ginocchio della gamba posteriore si pieghi, e il tallone si sollevi:<br />

questo perché il fianco non è stato ruotato correttamente. Per ovviare al problema, contrarre i muscoli della


gamba posteriore in modo da contrarre correttamente i <strong>fianchi</strong>, mantenendo teso il ginocchio e il tallone a<br />

contatto del terreno. In termini di “visione della molla”, si può dire che questa non è stata completamente<br />

rilasciata o caricata;<br />

5. Durante la rotazione, è possibile che i <strong>fianchi</strong> si spostino in alto o in basso. Per risolvere il problema, si deve<br />

prestare attenzione alla contrazione dei muscoli delle gambe, in special modo di ginocchia e caviglie – il tutto è<br />

funzionale alla non dispersione dell’energia <strong>generata</strong> attorno alle giunture. Si deve inoltre fare attenzione a<br />

bloccare correttamente il ginocchio della gamba anteriore, per focalizzare correttamente l’energia <strong>nel</strong> colpo e<br />

solo in esso.<br />

3. LA SPINTA IN AVANTI DEI FIANCHI.<br />

Domanda: qual è la funzione principale della spinta dei <strong>fianchi</strong>?<br />

Essenzialmente, tale funzione è duplice:<br />

1. Conferire <strong>potenza</strong> all’attacco;<br />

2. Offrire la possibilità di proseguire con ulteriori attacchi.<br />

Questo significa che la spinta dei <strong>fianchi</strong> non coincide semplicemente con un passo in avanti. Questo perché il<br />

movimento consiste <strong>nel</strong>:<br />

1. Muovere tutto il peso del corpo in avanti <strong>sulla</strong> gamba d’appoggio;<br />

2. mentre il corpo e la gamba posteriore superano quella d’appoggio, spingere con quest’ultima con forza per<br />

spostare il corpo in avanti.<br />

Questo movimento di spinta viene generato dalla reazione del terreno alla tensione della gamba d’appoggio,<br />

spinta contro il terreno e in senso longitudinale. La velocità derivata da questo movimento è direttamente<br />

proporzionale alla spinta della gamba portante contro il terreno, per cui tanto maggiore è la reazione del suolo alla<br />

spinta della gamba, tanto più rapido è lo spostamento in avanti del corpo.<br />

Domanda: cosa succede se si inclina il busto in avanti?<br />

Secondo Nakayama, una leggera inclinazione del busto in avanti non pregiudica l’efficacia della tecnica, anzi la<br />

incrementa. Da ciò deriva immediatamente la domanda “Esiste un’inclinazione ‘standard’?”: sempre Nakayama<br />

asserisce che questa dipende da molti fattori, tra cui la distanza dall’avversario. Va comunque evitata l’inclinazione<br />

del busto scoordinata, o quando il corpo è sbilanciato, per gli ovvi problemi di equilibrio conseguenti.<br />

Domanda: qual è il ruolo dei <strong>fianchi</strong>?<br />

Se <strong>nel</strong> movimento sopra descritto i <strong>fianchi</strong> vengono spinti correttamente in avanti, la forza si trasmette attraverso<br />

la gamba che spinge fino a essi: passa poi <strong>nel</strong>la colonna vertebrale, <strong>nel</strong>la spalla e <strong>nel</strong> braccio, per arrivare infine al<br />

pugno che colpisce. Per tutto questo è necessario collegare stabilmente tronco e <strong>fianchi</strong>, contraendo i muscoli<br />

dell’addome e della parte inferiore del tronco. Se questi sono troppo rilassati, solo una parte di questa forza si


trasmetterà lungo l’ideale percorso tracciato: la maggior parte verrà dispersa e assorbita dalle articolazioni.<br />

Estensione agli spostamenti.<br />

Il principio appena analizzato in spinta in avanti vale, in effetti, per tutti gli altri spostamenti: in avanti, all'indietro,<br />

laterali e obliqui.<br />

In conclusione: per muoversi in una particolare direzione, non è sufficiente limitarsi a un normale passo in avanti.<br />

È necessario invece spingere con forza con il piede della gamba d’appoggio contro il terreno, in direzione opposta<br />

a quella di avanzamento e leggermente verso l’alto (per mantenere costante il livello del corpo). È la reazione del<br />

suolo, unita alla spinta del fianco in avanti, a muovere il corpo <strong>nel</strong>la direzione voluta.<br />

Punti importanti.<br />

Vediamo alcuni punti fondamentali, basandoci sull’analisi fatta da Nakayama del movimento da zen kutsu dachi<br />

sinistra a zen kutsu dachi destra.<br />

1. Spostare il peso <strong>sulla</strong> gamba d’appoggio e muovere il centro di gravità in avanti. Mantenere il ginocchio della<br />

gamba d’appoggio piegato e sempre flessibile, non rigido. Contrarre i muscoli della gamba di sostegno (il tutto<br />

è funzionale al mantenimento della forza da scaricare al suolo);<br />

2. Avvicinare la gamba posteriore a quella d’appoggio appena il corpo avanza. Rilasasre i muscoli della gamba<br />

posteriore, per facilitare un movimento scorrevole in avanti evitando dispersioni di energia;<br />

3. Mantenere il piede d’appoggio saldamente a contatto del terreno. Sollevare di poco il piede della gamba che<br />

avanza: non sollevare i due talloni, né irrigidire le dita dei piedi, pensando di rendere più efficace il movimento.<br />

Il piede che avanza deve passare rasente il terreno (Nakayama dice “tra il piede e il terreno deve esserci<br />

distanza pari a un sottile foglio di carta”): <strong>nel</strong> movimento in avanti sono i <strong>fianchi</strong> e le gambe a fare il lavoro.<br />

Teoricamente, infine, i piedi dovrebbero sfiorarsi, anche se questo è un aspetto di minor rilevanza;<br />

4. A metà del movimento, spingere con forza con la gamba d’appoggio verso il terreno, per dirigere i <strong>fianchi</strong> in<br />

avanti. Nello stesso momento avanzare con l’altro piede, mantenendo il tronco perpendicolare al suolo;<br />

5. Rilassare la gamba che si muove in avanti durante lo spostamento: al momento in cui esso ha termine,<br />

contrarre con forza i muscoli coinvolti per un breve istante, e quindi rilassarli nuovamente. Il passo è terminato,<br />

e la gamba anteriore potrà assumere la funzione di gamba d’appoggio in caso di passo in avanti.<br />

Nel fare il passo avanti (o all’indietro), i due piedi si avvicinano: la gamba che avanza o arretra compie un<br />

movimento a mezzaluna (caratteristico del <strong>karate</strong> <strong>shotokan</strong>) verso il piede della gamba d’appoggio, quindi se ne<br />

allontana. Il movimento del piede dev’essere scorrevole, fluido e senza spostamenti eccessivi.<br />

Allo stesso modo bisogna evitare oscillazioni o inclinazioni dei <strong>fianchi</strong>, che porterebbero inevitabilmente a una<br />

perdita di forza. Nell'immagine che segue si esemplificano la forma corretta di esecuzione, in cui la linea dei<br />

<strong>fianchi</strong> rimane alla stessa altezza durante il movimento, e la forma errata, in cui il baricentro si solleva e si abbass<br />

durante il movimento.


Ricordate infine di contrarre i muscoli del basso addome durante il movimento, e di tenere il corpo ben<br />

perpendicolare al suolo. Quest’ultimo punto è importante per poter affrontare in qualsiasi momento un mutamento<br />

di circostanze (tipico del combattimento libero).<br />

Metodiche di allenamento.<br />

Metodo di allenamento 1: da heisoku dachi a zen kutsu dachi.<br />

1. Assumere heisoku dachi, con le mani ai <strong>fianchi</strong>. Portare i gomiti a contatto con i lati del corpo, premendo con i<br />

pollici delle mani sulle ossa delle creste iliache e spingendo i <strong>fianchi</strong> in avanti e in alto. Rilassare le spalle e<br />

contrarre l’addome, mantenendo le ginocchia flessibili.<br />

2. Avanzare in zen kutsu dachi sinistra, muovendo il corpo in avanti e spingendo la gamba destra contro il suolo.<br />

Contemporaneamente, portare in avanti i <strong>fianchi</strong> usando le mani e i pollici.<br />

3. Spostati in avanti i <strong>fianchi</strong>, fate un passo in avanti con il piede sinistro, facendolo scorrere sul terreno.<br />

4. Interrompere il movimento quando la gamba sinistra è correttamente piegata; dovreste essere disposti in un<br />

corretto zen kutsu dachi sinistro.<br />

5. Richiamare il piede sinistro <strong>nel</strong>la posizione di partenza e rientrare in heisoku dachi.<br />

6. Ripetere l’esercizio usando la gamba destra.<br />

7. Ripetere l’esercizio molte volte, su ambo i lati.<br />

Errori da evitare:<br />

1. Spinta troppo debole della gamba posteriore: il corpo viene portato in avanti dalle spalle. La tecnica diviene


inefficace e il corpo perde di stabilità. È necessario pertanto tendere la caviglia della gamba posteriore, che va<br />

premuta con forza contro il suolo.<br />

2. Sollevamento del tallone della gamba posteriore, e spostamento di peso eccessivo <strong>nel</strong>lo scivolare in avanti con<br />

il piede sinistro: un avversario che spazzasse il piede avanzato causerebbe un’inevitabile quanto rovinosa<br />

caduta a terra. È necessario tenere il tallone del piede che fa da perno saldamente a contatto del terreno.<br />

3. Spostare il piede della gamba che avanza troppo rapidamente rispetto al movimento del tronco: il movimento<br />

del corpo perde di coordinazione e la tecnica diviene inefficace. Bisogna portare i <strong>fianchi</strong> più in avanti possibile<br />

e coordinare il movimento di tutto il corpo, in modo tale che tutte le sue parti arrivino a destinazione<br />

simultaneamente. Se il piede anteriore giunge alla posizione finale <strong>nel</strong> momento sbagliato rispetto al tronco, si<br />

è facilmente esposti a un deashi barai dell’avversario.<br />

Metodo di allenamento 2: da zen kutsu dachi sinistro a zen kutsu dachi destro.<br />

1. Assumere hidari zen kutsu dachi sinistro, ad hanmi, con le mani ai <strong>fianchi</strong> come descritto in precedenza.<br />

2. Sostenendo il peso del corpo con la gamba sinistra, spingere i <strong>fianchi</strong> e la gamba destra in avanti, mantenendo<br />

il tronco perpendicolare al terreno.<br />

3. Giunti a metà dell’avanzamento, quando la gamba sinistra sostiene il peso e il piede destro è vicino e parallelo<br />

al piede sinistro, spostare i <strong>fianchi</strong> in avanti e spingere in basso e indietro con forza la gamba sinistra, facendo<br />

un passo in avanti con la destra; assumere zen kutsu dachi destra.<br />

4. Richiamare il piede destro all’indietro, riassumendo zen kutsu dachi sinistra.<br />

5. Ripetere l’azione molte volte, praticandola anche dall’altro lato.<br />

Errori da evitare:<br />

1. Gamba di sostegno poco stabile, e per conseguenza poco equilibrio <strong>nel</strong>lo spostamento del corpo: si è<br />

facilmente soggetti a sbilanciamenti e i <strong>fianchi</strong> non possono essere spinti in avanti con sufficiente energia.<br />

Bisogna contrarre i muscoli della caviglia e il ginocchio della gamba di sostegno, mantenendo la flessibilità<br />

necessaria.<br />

2. Avanzamento scorretto della gamba che si muove in avanti: è necessario rilassare i muscoli per permettere<br />

uno scorrevole avanzamento.<br />

3. Inclinazione in avanti del tronco durante l’avanzamento: se il tronco non rimane perpendicolare al suolo si<br />

hanno i problemi già descritti in precedenza. Avanzare con forza i <strong>fianchi</strong>, usando le mani durante l’esercizio.<br />

4. APPENDICE. ULTERIORI METODICHE DI ALLENAMENTO ED ESERCIZI PROPEDEUTICI.<br />

Circonduzione del bacino<br />

“Slanci” delle gambe in avanti e di lato (da non confondersi con tecniche di calcio vero e proprio): l’obiettivo<br />

dell’esercizio è di colpire, con la gamba, la mano corrispondente, precedentemente tesa in avanti o di lato.<br />

Bisogna prestare molta attenzione alla corretta postura, all’allineamento del corpo e al movimento dei <strong>fianchi</strong>.<br />

Progressivamente si aumenterà l’altezza della mano tesa, sempre badando a evitare reazioni dolorose delle<br />

gambe.<br />

Sullo stesso principio, eseguire sollevamenti delle ginocchia, con la gamba chiusa <strong>sulla</strong> coscia, in avanti e di<br />

lato.<br />

Mawashi geri gedan, a coppie, usando come bersaglio la gamba del compagno oppure uno scudo/pao.


Questi sono solo alcuni degli esercizi eseguibili per sviluppare e allenare il movimento dei <strong>fianchi</strong> in qualsiasi<br />

direzione. Tutto quel che rimane, infine, è allenarsi, sempre.<br />

Marco Francesco Billa<br />

Pisa, 15/09/2008<br />

Revisione e adattamento per il Kosmos Club Pisa: Mentore Siesto, Pisa, 23/09/2008<br />

Immagini tratte da: Super Karate vol. 2, M. Nakayama, Ed. Mediterranee: le foto di J. P. Fischer sono state tratte<br />

dalla rivista Karaté – Bushido, edita in Francia.

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