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Sbobinature complete Anatomia Patologica - SunHope

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Ritorniamo un attimo alla descrizione del linfonodo: sotto la capsula abbiamo il “seno linfatico<br />

marginale” che rappresenta la porta di ingresso degli antigeni e corpi estranei, e dello seno<br />

linfatico marginale, all’interno del linfonodo si dirada in seni linfatici intermedi. All’interno di<br />

questi seni linfatici possiamo trovare macrofagi, linfociti e materiale estraneo. Vedremo che ci<br />

sono particolari processi infiammatori in cui questi seni linfatici si ingrandiscono. Il seno linfatico<br />

esprimerà, o meglio l’endotelio che lo costituisce esprimerà, il marcatore dei vasi, il CD 34. ( i<br />

macrofagi esprimeranno invece il CD 68, marcatore di quasi tutti i macrofagi). Il processo di<br />

dilatazione dei seni, che solitamente sono “fessuriformi”, prende il nome di seno-istiocitosi<br />

essendo soprattutto presenti nei seni istiociti macrofagi.<br />

Ritornando infine sulle venule ad alto endotelio che hanno un’importanza strategica. Potremmo<br />

immaginare questo sistema di venule come una “dogana” che disciplina la ri-circolazione dei<br />

linfociti, il transito cellulare, attraverso particolari recettori. E in alcuni casi può aversi una<br />

“chiusura” di dette venule, che divengono “impermeabili” ai segnali esterni, per situazioni<br />

problematiche linfonodali che richiedano l’”isolamento” del linfonodo in qualche modo. Altrimenti<br />

attraverso i messaggi veicolati soprattutto dai linfociti T il linfonodo viene eventualmente reclutato.<br />

Hanno dunque una loro centralità di funzione. Le cellule endoteliali che le costituiscono esprimono<br />

il CD 34 e sono cellule globose, cellule abbondanti ed in genere il loro lume è molto piccolo in<br />

quanto funzionano da filtro.<br />

Osserviamo adesso i linfociti T<br />

Dei linfociti T in effetti non sappiamo molto, anche se comunque ne riparleremo poi a proposito<br />

del timo. Sappiamo che c’è un piccolo linfocita T e un grande linfocita T che somiglia<br />

all’immunoblasta. Ma c’è una differenza l’immunoblasta T ha un nucleo simile al B ma presenta<br />

uno scarso citoplasma, anche perché non deve produrre immunoglobuline. Marcatore comune<br />

della serie T è il CD 3. Qualche cellula T può essere presente anche a livello del follicolo linfatico, in<br />

quanto veicola informazioni, ma comunque l’area in cui sono maggiormente presenti è<br />

sicuramente l’area para-corticale, sotto ai follicoli linfatici. Possiamo vedere se sono attivati, ma è<br />

poco importante, lasciamo perdere. Possiamo vedere con marcatori quali CD 4 e CD 8<br />

rispettivamente se sono T helper o T soppressor. Nella paracorticale del linfonodo abbiamo un<br />

rapporto caratteristico tra CD 4 e CD 8 tale che i CD 4 sono almeno tre volte più numerosi dei CD 8,<br />

quindi avremo un rapporto almeno di 3:1 o 4:1. Vedremo delle patologie in cui questo rapporto o<br />

si inverte o comunque non viene mantenuto. Volendo essere proprio pignoli, una volta noi<br />

parlavamo di macrofagi genericamente, mentre oggi distinguiamo macrofagi e cellule dendritiche<br />

che hanno pure un nucleo chiaro, ma presentano dei prolungamenti citoplasmatici caratteristici<br />

( da cui appunto dendritiche) e che sono di vari tipi:<br />

-Le prime cellule dendritiche (vedremo che ci sono patologie che coinvolgono soprattutto queste<br />

cellule) si distribuiscono soprattutto vicino ai seni linfatici e sono le cellule di Langherans che<br />

troviamo anche in distretti extra-linfoghiandolari, come la cute, e hanno funzione di primo<br />

contatto con gli antigeni. Loro marcatore è il CD 1a. (nei miei appunti ho trovato questo dato sul<br />

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