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I nuovi assetti della narrativa italiana (1996-2006) - Allegoria

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Gianluigi<br />

Simonetti<br />

Il presente<br />

narrante, che giura sulla veridicità delle proprie dichiarazioni, accetta<br />

l’etichetta di romanzo solo alla fine dell’opera, quando ne annuncia la<br />

pubblicazione (p. 584). Troppi paradisi compie il percorso inverso, rivendicando<br />

rumorosamente, fin dall’Avvertenza, la propria finzionalità: «Anche<br />

in questo romanzo, il personaggio di Walter Siti è da considerarsi un<br />

personaggio fittizio: la sua è una biografia di fatti non accaduti, un facsimile<br />

di vita» (p. 2). Sono strategie che aumentano l’incertezza strutturale<br />

<strong>della</strong> trilogia senza intaccarne l’illusione mimetica che la caratterizza<br />

tanto sul piano del contenuto, grazie al trattamento dei materiali biografici,<br />

quanto su quello formale, attraverso il ricorso a tutti i registri <strong>della</strong><br />

comunicazione sincera. 54 Nel laboratorio degli effetti di realtà che stiamo<br />

passando in rassegna, l’esperimento di Siti gioca un ruolo peculiare:<br />

la sua trilogia sprigiona una energia di identificazione senza uguali nel<br />

romanzo italiano degli ultimi anni – sia perché il meccanismo trompe-l’œil<br />

è giocato in modo radicale e senza diversivi, sia perché il lettore, grazie<br />

a una serie studiata di stimoli (o provocazioni) formali, viene continuamente<br />

invitato a entrare nel quadro stesso, e a prendere personalmente<br />

posizione. Più autore e narratore si fondono, più il lettore è costretto a<br />

scindersi, a uscire dalle convenzioni letterarie e a partecipare <strong>della</strong> “perversione”<br />

dell’illusione realistica: 55 il che serve a spiegare come mai tanti<br />

lettori di Siti reagiscano al suo esibizionismo volentieri imbarazzante<br />

attraverso obiezioni di carattere essenzialmente morale. Se Mozzi nei racconti<br />

di Fiction si diverte a costruire documenti apparentemente autentici<br />

per poi smontare l’effetto di realtà o correggerlo in diretta, la trilogia<br />

di Siti (e Troppi paradisi in particolare) va in senso contrario: non rinuncia<br />

a far valere le simmetrie e le polisemie del romanzo, ma dissimula i<br />

pochi momenti dell’opera in cui affiorano, o potrebbero affiorare, le contraddizioni<br />

<strong>della</strong> finta autobiografia: 56 a Siti interessa conservare l’incantesimo<br />

dell’identificazione mimetica, non esibire illuministicamente il<br />

trucco. Il risultato è una gestione diversa, anzi opposta, dell’illusione realistica.<br />

Mozzi contesta apertamente la mescolanza inestricabile di realtà e<br />

finzione che è al centro <strong>della</strong> rappresentazione contemporanea del mon-<br />

54 «Dal discorso diretto, ai dialoghi, al diario, alla pagina di giornale, al ricordo familiare, all’aneddoto<br />

<strong>della</strong> moglie del tassista, alla parola lirica, al gossip, all’espressivismo dei borgatari romani»:<br />

D. Brogi, Walter Siti, «Troppi paradisi», in «<strong>Allegoria</strong>», 55, gennaio-giugno 2007, p. 211.<br />

55 «Il godimento artistico prevede una scissione dell’io (io che credo alla finzione, io che non ci credo):<br />

sulla scissione dell’io sono fondate le perversioni: ogni godimento artistico è strutturalmente<br />

perverso, come sosteneva Winnicott» (Troppi paradisi, p. 135).<br />

56 In Scuola di nudo, ad esempio, la madre del narratore è morta, mentre in Troppi paradisi è viva; nel<br />

primo libro il narratore è figlio unico, in Un dolore normale ha un fratello. Senza contare che ciascun<br />

romanzo assegna al narratore un’età anagrafica non coerente rispetto agli altri elementi <strong>della</strong><br />

trilogia. Tutte contraddizioni che hanno il compito di tenere accesa una differenza di potenziale<br />

tra la densa materia d’invenzione prodotta dalla macchina del romanzo e l’accumulo di realtà<br />

bruta garantito dal patto autobiografico.<br />

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