I nuovi assetti della narrativa italiana (1996-2006) - Allegoria
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Gianluigi<br />
Simonetti<br />
Il presente<br />
1. Molte trasformazioni recenti <strong>della</strong> <strong>narrativa</strong> <strong>italiana</strong> riguardano in ultima<br />
analisi il tempo del racconto: una delle categorie più utili per descrivere<br />
il romanzo contemporaneo risulta indubbiamente la velocità. 1<br />
Generalizzare è lecito, dal momento che i controesempi sono pochi, e<br />
che a scrivere veloce sono, da dieci o quindici anni a questa parte, personalità<br />
diverse per età, formazione e inclinazioni formali (anzi, è proprio<br />
l’eterogeneità del campione a rendere interessante il fenomeno, prima<br />
ancora che il suo imponente aspetto quantitativo). Scommettono sul<br />
ritmo serrato del racconto, sulla immediatezza dello stile, insomma sulla<br />
rapidità <strong>della</strong> comunicazione scrittori più o meno giovani e aggiornati<br />
come Brizzi, Parrella, Scarpa, Santacroce, Covacich, Lagioia – da cui ci<br />
aspetteremmo, in effetti, tempi immediati di reazione; ma il tempo del<br />
racconto fila non meno speditamente in autori canonici, affermati e bene<br />
educati ai classici, come Pontiggia, o La Capria. Da sempre sono fluidi<br />
i tempi del romanzo rosa – oggi Moccia, ieri Melissa P. – e in genere<br />
<strong>della</strong> letteratura di onesto intrattenimento; più curioso è che scelga la velocità<br />
anche uno scrittore austero, elegante, aristocraticamente lontano<br />
dal consumo come Luigi Pintor. Sincopato, per definizione, è il tempo<br />
del “giallo”, uno dei generi più frequentati dal romanzo italiano recente:<br />
sia il thriller di consumo (alla Faletti) sia il noir più ambizioso, di ricostruzione<br />
sociale (i romanzi di Carlotto e Lucarelli, Romanzo criminale di<br />
De Cataldo) o di paranoia postmoderna (2005 dopo Cristo, Wu<br />
Ming/Luther Blissett, i primi romanzi di Genna); e tuttavia vanno altrettanto<br />
di fretta testi meno facilmente classificabili, a loro volta affascinati<br />
dalla violenza criminale, a metà tra l’inchiesta e il romanzo (Saviano, Gomorra;<br />
Balestrini, Sandokan; Pascale, La città distratta; Franchini, L’abusivo;<br />
De Silva, Certi bambini). Sempre nell’ambito delle cosiddette scritture<br />
“di frontiera”, anche certi <strong>nuovi</strong> esperimenti saggistico-narrativi si appropriano<br />
di una struttura scattante, spezzettata e centrifuga (Baricco, I barbari;<br />
Labranca, Il piccolo isolazionista; Trevi, Senza verso). Celebrazioni esplicite<br />
<strong>della</strong> velocità sono, tra gli altri, Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico<br />
Brizzi, Non cogito ergo digito di Antonio Rezza, A perdifiato di Mauro<br />
Covacich, Tu non c’entri di Letizia Muratori, Questa storia di Alessandro<br />
Baricco (dedicato a Valentino Rossi). Capita che un inizio fulminante garantisca<br />
al resto del racconto un ritmo compassato (Scarpa, Occhi sulla<br />
graticola; Scurati, Il sopravvissuto; Covacich, Fiona; Veronesi, Caos calmo);<br />
o all’opposto che il ritardo <strong>della</strong> messa in moto sia funzionale a un’accelerazione<br />
che arriva improvvisa, nel cuore del romanzo (Veronesi, La for-<br />
1 Cfr. tra gli altri M. Sinibaldi, Pulp. La letteratura nell’era <strong>della</strong> simultaneità, Donzelli, Roma 1997, pp.<br />
20 e sgg.; W. Siti, Il tempo veloce del romanzo contemporaneo, in Aa.Vv., Spazi e confini del romanzo: narrative<br />
tra Novecento e Duemila, a cura di A. Casadei, Pendragon, Bologna 2002, pp. 261 e sgg.; G. Simonetti,<br />
Sul romanzo italiano di oggi. Nuclei tematici e costanti figurali, in «Contemporanea», IV, <strong>2006</strong>,<br />
pp. 72 e sgg.<br />
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