guido alpa,mario bessone,andrea fusaro - Amministrazione in ...

aperti da questo comma dell art. 42, dagli altri commi, e da altri articoli
della Costituzione. È piuttosto dal quadro complessivo delle solidarietà di ciascuna
delle letture indicate rispettivamente con altre soluzioni di problemi interpretativi
suscitati dalla Costituzione, che non dalla analisi letterale del terzo membro del co.
2° dell art. 42, che possono trarsi ragioni di preferenza per l una o per l altra lettura
della «funzione sociale»: ed è chiaro che simili ragioni consisteranno, in ogni caso,
nelle operazioni in funzione delle quali si vorrà adoperare il testo costituzionale.
Il solo elemento inconfutabile, perché di fatto, è che nel dettato costituzionale è
entrata la locuzione «funzione sociale» che invece non si ritrova letteralmente nel
c.c. Se da questo elemento sia da trarsi la convinzione (o l opportunità) di accreditare
la prima lettura appunto perché pleonastica, dipende non dall elemento di fatto
messo in rilievo, bensì dalla scelta di una opinione (o da una scelta politica del
diritto) attorno ai rapporti tra Costituzione e codice.
Meno diffusamente dibattuto del problema precedente è quello relativo alle possibili
letture della successiva locuzione, secondo cui allo scopo di assicurare la funzione
sociale della proprietà si aggiunge quello, ulteriore, di «renderla accessibile a
tutti». Quantunque meno diffusamente dibattuto (anche perché le soluzioni a esso
proposte non sono state direttamente utilizzate in operazioni di produzione normativa
né al livello legislativo né al livello giurisprudenziale costituzionale né al livello
giurisprudenziale ordinario) questo problema è sotto il profilo teorico non meno
complesso e interessante del precedente.
«Proprietà, infatti, può essere inteso come vocabolo che designa il diritto di proprietà,
e come vocabolo che designa i (o dei) possibili oggetti di diritto di proprietà.
Nel primo caso «renderla accessibile a tutti» viene intesa come espressione del divieto
costituzionale di preclusione del diritto di proprietà a particolari categorie di soggetti,
come espressione di liberalismo giuridico, come espressione della politica della tradizione
liberale secondo cui la funzione sociale della liberalizzazione dell accesso al diritto
di proprietà consiste nella realizzazione di una eguaglianza di diritto (privato) che
consente la libera iniziativa privata e il buon funzionamento di una economia di mercato:
questa espressione sarebbe perciò da connettersi all art. 3 co. 1° e all art. 41 co.
1°. Nel secondo caso «renderla accessibile a tutti» viene intesa come espressione di un
comando al legislatore ordinario di procurare le condizioni per un equa ripartizione
della ricchezza, come espressione di una politica volta a realizzare una eguaglianza sociale
in cui la proprietà privata adempie alla funzione sociale di garantire a ciascuno
la disponibilità di un certo quantitativo di beni commisurato a parametri di utilità sociale,
come espressione dell idea che in tanto la proprietà adempie a una funzione sociale
in quanto l accesso a essa non è indiscriminatamente libero ma qualitativamente
e quantitativamente disciplinato: questa espressione sarebbe perciò da connettersi all art.
3 co. 2°, all art.41 co. 3°, all art. 42 co. 3° e 4°, agli artt. 43, 44, 45 e 47 co. 2°.
È chiaro che la seconda lettura è compatibile con la prima se la prima lettura consiste
nel mero ravvisare un divieto costituzionale di preclusione del diritto di proprietà
a particolari categorie di soggetti. È chiaro anche che se la prima lettura consiste
nell attribuire all espressione costituzionale il valore di affermazione di
liberalismo economico, allora la seconda lettura diviene del tutto incompatibile con
la prima. È da rilevarsi che la seconda lettura può essere preferita in ragione del
maggior numero di connessioni che presenta con probabili letture di altre espressioni
del documento costituzionale. È infine da rilevarsi come la seconda lettura,
quantunque preferibile, renda il significato dell espressione estremamente generico,
tanto da far ritenere pleonastica l espressione stessa.
(Tarello, La disciplina costituzionale della proprietà privata, cit., pp. 26-32).
b) la formula «funzione sociale» non può apprezzarsi in astratto, come limite
dettato dalla legge a circoscrivere i poteri dei privati, in ossequio al principio di
solidarietà, ma deve essere precisato solo in concreto:
L inveterato attaccamento alla tradizione, secondo cui la proprietà si esprime nel
noto binomio della signoria individuale e assoluta dell uomo sulla cosa materiale,
non è l unico ostacolo a una analisi senza pregiudizi dell ordinamento vigente. La
dottrina migliore avverte chiaramente le difficoltà insite in ogni tentativo di pervenire
a una definizione precisa sia della signoria dell individuo, sia del godimento
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