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Qui si vuol richiamare la riflessione del lettore su un singolare carattere della normativa
costituzionale. Una garanzia costituzionale dell istituto più dirsi mancante o,
se si ritiene di poterla fondare sulla lettura di norme diverse dall art. 42, cpv., si riduce
nei limiti che si sono indicati; e tuttavia l istituto della proprietà domina tutte
le norme che occupano, dall art. 42 all art. 47, la seconda metà del titolo «dei rapporti
economici». Sono norme che approdano o muovono dalla proprietà nei modi
più diversi: vd. nell art. 43, per le particolari imprese che vi sono contemplate, la
«riserva» originaria o successiva di proprietà in favore dello Stato o di enti pubblici
o di comunità di lavoratori o di utenti e, per il caso di trasferimento, la necessità, ribadita
dalla norma, dello strumento dell espropriazione; nell art. 44 la disciplina
della proprietà terriera come di una proprietà che deve farsi impresa, per la particolare
natura del bene su cui si esercita; nell art. 47 la tutela del risparmio come di
un fatto sociale ordinato dall accesso a particolari forme di proprietà. Lo stesso art.
46, relativo alla cogestione, s inserisce nel contesto della proprietà, così che «il diritto
dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione
delle aziende» appare quando la partecipazione al potere di decisione non
trovi corrispettivo alcuno nella sopportazione del rischio dell impresa una vera e
propria espropriazione, una misura che incide sul «potere di disporre».
Di questa insistenza sul tema della proprietà vi sono radici che affondano in una
lunga tradizione di pensiero. È in forza di tale tradizione che l esperienza tedesca
(sul punto simile alla nostra) ha conosciuto sin dalla seconda metà dell Ottocento
come limitazioni alle proprietà le misure amministrative e di polizia che la giurisprudenza
svizzera, e cioè l esperienza di un paese che non ha sofferto il problema
del potere politico legato alla proprietà fondiaria e la violenta rottura provocata dalla
legislazione illuministica e post rivoluzionaria, ha visto sin dal principio come restrizioni
alla libertà dell iniziativa economica (si pensi, per fare un esempio tratto
dalla realtà pratica, al divieto di pubblicità cinematografica per tutti o taluni films
imposto al gestore di una sala spettacoli contigua a una scuola).
Ancor più vivace la tradizione di pensiero è la carica emotiva delle parole. Così,
caduta ogni affermazione del carattere sacro e inviolabile del diritto di proprietà,
reciso il legame tra proprietà dei beni e libertà della persona, s insinua tuttavia, nell art.
42, cpv., Cost., una locuzione «la proprietà privata è riconosciuta e garantita
dalla legge» che utilizza i due vocaboli «riconoscere» e «garantire», che ricorrono
nella norma più significativa della nuova Carta costituzionale, nell art. 2 relativo ai
«diritti inviolabili dell uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge
la sua personalità». È sopratutto il termine «riconosciuto» che, nella Costituzione,
si riveste e si illumina di un significato particolarmente ricco, ove si ponga mente,
oltre che gli artt. 4 e 5 (relativi al diritto al lavoro e alla protezione delle autonomie
locali), specialmente all art. 29, dove pure la parola ricorre. Per l art. 29 «la Repubblica
riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimo-
nio», e quella norma, più ancora che l art. 2, ha fatto pensare a situazioni e istituti
che avrebbero una ragione d essere e una legittimità anteriori alla stessa norma positiva
rispetto ai quali la norma positiva si limiterebbe a prendere atto e ad assumerli
nella sua previsione.
Può darsi che nella parola «riconoscere» vi siano veramente inconsapevoli residui
di una concezione giusnaturalistica della proprietà. Alla stregua di tale concezione,
la proprietà era un diritto innato dell uomo, destinato a svolgere molteplici funzioni:
da un alto, stimolo all iniziativa privata, rafforzamento dell auto responsabilità
individuale, garanzia della sicurezza economica; dall altro chiarezza nell organizzare
la società e nel delimitare le rispettive competenze dei consociati; infine, protezione
della dignità e della libertà umana.
È agevole, nella linea di una particolare sensibilità alla tradizione e di attenzione
al linguaggio del testo costituzionale, arrivare e vi arriva esplicitamente la recente
dottrina sociologico-giuridica tedesca all idea che la garanzia costituzionale copra,
in una scale di crescente valore economico, diverse «forme» di proprietà, che vanno,
dalla retribuzione destinata al sostentamento quotidiano del lavoratore e della
sua famiglia ai beni d uso domestico, al risparmio, e poi alle pretese in materia di sicurezza
sociale (almeno quando abbiano fondamento nella prestazione del soggetto
legittimato), e ancora alla casa di abitazione, e infine alla partecipazione alla formazione
del capitale. Sul piano della politica sociale la partecipazione di larghi tratti
della popolazione alla formazione del capitale e la conseguente diluizione della proprietà
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