guido alpa,mario bessone,andrea fusaro - Amministrazione in ...

«fini sociali» (art. 41, co. 3°), è mediato attraverso la legge, che è espressa dalle assemblee
elettive, diretta emanazione della sovranità popolare. È disattesa l idea che
le decisioni sul se intervenire, in nome «dell utilità sociale», sulla iniziativa economica
privata, e sul come, sul quando, sul dove intervenire, possano essere direttamente
prese dal potere esecutivo o dal potere giudiziario, fuori da quelle sedi entro
le quali si esprime la partecipazione politica dei cittadini; è disattesa l idea che, fuori
da queste sedi, si possano determinare programmi e controlli, idonei a indirizzare
e coordinare l attività economica a «fini sociali».
Si misura, su questo terreno, l apporto originale della nostra Costituzione, si manifesta
il superamento dell antico modo di pensare alle due libertà, alla libertà economica
e alla libertà politica, quali libertà che agiscono in sfere separate, non destinate
a incontrarsi. Non è, in sé, originale la instaurazione di un sistema di governo
pubblico dell economia: la cultura di ispirazione liberale aveva accettato, già da tempo,
l idea di un sistematico intervento dello Stato nell economia e di un conseguente
limite all iniziativa economica privata; la stessa concezione liberale, o proto-liberale,
dell economia capitalistica ne era stata travolta. Ed i giuristi avevano già teorizzato
il concetto che la libertà di iniziativa economica è una libertà limitata, che la
proprietà dei mezzi di produzione è una proprietà modificata, diversa dal comune
diritto di proprietà: una delle più significative figure della cultura giuridica di ispirazione
liberale, Julliot de la Morandière, era giunto a presagire che «nell avvenire
l individuo che destina una parte del suo patrimonio all esercizio di una impresa
cessa di avere la maîtrise dei suoi beni». Qui però si arrestava la concezione liberale
dei limiti alla libertà economica e alla proprietà privata dei mezzi di produzione: essa
prendeva atto del limite, della riduzione della sfera della libertà dell imprenditore,
ma si rivelava incapace di proseguire il discorso in termini di libertà. Per essa
quei limiti comportavano, in assoluto, una perdita di libertà, una contrazione dell area
della libertà umana: dove finisce la libertà dell imprenditore comincia una
funzione dello Stato, la funzione statale di regolazione dell economia oppure la funzione
statale legislativa, governativa, giudiziaria di mediazione degli interessi dell imprenditore
con i contrapposti interessi dei lavoratori.
La Costituzione ci autorizza, all opposto, a proseguire il discorso in termini di libertà;
ci rende consapevoli del fatto che, nella misura la libertà economica si riduce,
si apre il terreno per l espansione di altre libertà. Esso dove la concezione liberale
della libertà economica va, sulla traccia offerta dalla Costituzione, sottoposta a
una profonda revisione teorica. Si deve cessare di contrapporre l iniziativa economica
privata, intesa come libertà, al governo pubblico dell economia inteso quale potere,
ossia quale situazione antitetica alla libertà, quale negazione di libertà, quale
non libertà. Una simile rappresentazione concettuale non esprime solo un punto di
vista paleo-borghese; esprime un punto di vista emotivo e non razionale: è, come
rappresentazione concettuale, una falsa rappresentazione, perché pone su di un medesimo
piano di confronto termini non omogenei. È lecito obiettare che anche la
libertà di iniziativa economica si arma di un potere, che è il potere direttivo dell imprenditore;
e che il potere pubblico di governo dell economia si presta, anch esso,
a essere tradotto in termini di libertà; non può essere concepito, come la
nostra Costituzione ci invita a concepirlo, quale espressione della libertà politica. Questa
è così la definisce l art. 49 Cost. la libertà del cittadino di concorrere, attraverso
i partiti, alla determinazione della politica economica nazionale e, per il tramite
di questa, della politica economica delle imprese. Di ciò si deve tenere conto
anche nel ridefinire la libertà economica: essa non è più una libertà che si esprime
in un mondo soltanto suo, separato dal mondo nel quale si esprimono le altre libertà;
deve essere ricostruita come libertà fra le libertà, come libertà che si realizza dialetticamente,
nel rapporto con le altre libertà del cittadino, e anzitutto nel rapporto
con la libertà politica.
(F. Galgano, L imprenditore, III ed., Bologna, 1980, pp. 108-115).
f) «Funzione sociale» è limite interno al diritto di proprietà.
Insidiosa è, [ ] la tendenza a trarre partito dalla norma costituzionale, deducendo
dal riferimento alla funzione sociale, piuttosto che una limitazione, un potenziamento
della posizione del proprietario e, parallelamente, dell imprenditore.
Il discorso è, in apparenza, impeccabile, perché si presenta sub specie di inquadramento
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