le frontiere dell'identità I rom rumeni in Italia - Sergio Bontempelli

I. Possenti (a cura di), Intercultura, nuovi razzismi e migrazioni
Quello che ho definito sopra come “pregiudizio transnazionale”, tuttavia,
ha alla fine prevalso: i tismanari, etichettati come “zingari” e quindi come
“nomadi” tanto dalle autorità italiane che da quelle rumene, sono finiti nei
“campi sosta” regolari o abusivi ai margini delle città. Oggetto di stigmatizzazioni
e di etichettamento, molti di loro hanno finito per essere espulsi
anche dal mondo del lavoro, in cui erano riusciti ad inserirsi in una prima
fase. L’emarginazione in cui sono stati gradualmente sospinti li ha alla fine
accomunati agli altri rom presenti nei campi.
In questo piccolo esempio, l’«identità etnica» non è un dato, ma un processo
e – anche – una posta in gioco: è il risultato di conflitti, negoziazioni,
strategie di inserimento da parte dei migranti o di esclusione da parte dei
paesi di destinazione e di origine. Quando ho raccontato la storia dei tismanari,
molti mi hanno chiesto se queste comunità, alla fine, si devono definire
“zingare” o meno. La risposta forse più corretta è che occorre riformulare la
domanda. O semplicemente non rispondere.
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