COMMENTO 1 Come atti preliminari dell’operazione magica, il ritua<strong>le</strong> <strong>di</strong> <strong>Onorio</strong> prevede il « <strong>di</strong>giuno », la « confessione », la « purificazione » dell’operatore, quin<strong>di</strong> la ce<strong>le</strong>brazione notturna <strong>di</strong> una Messa della Pentecoste. Col « <strong>di</strong>giuno » si intende il cambiamento <strong>di</strong> regime <strong>di</strong> vita cui deve sottoporsi l’evocatore prima <strong>di</strong> iniziare il rito. Secondo <strong>le</strong> prescrizioni tra<strong>di</strong>zionali, infatti, è necessario pre<strong>di</strong>sporre il fisico paral<strong>le</strong>lamente al conseguimento del desiderato regime menta<strong>le</strong>. Si avrà quin<strong>di</strong> un’alimentazione sobria, possibilmente priva <strong>di</strong> carne, con astensione tota<strong>le</strong> dagli eccitanti e dagli alcoolici. Anche il sonno sarà ridotto all’in<strong>di</strong>spensabi<strong>le</strong>. Si dovranno evitare anche gli eccessi d’ogni genere, sforzandosi dì tenere un atteggiamento per quanto possibi<strong>le</strong> sereno e temperato. Un tratto della giornata dovrà essere poi de<strong>di</strong>cato interamente al progresso dell’opera, con esclusione <strong>di</strong> ogni altra attività o interesse. La « confessione » riguarda l’analisi interiore che il mago deve compiere su se stesso. È un processo <strong>di</strong> profonda autoanalisi e <strong>di</strong> profondo <strong>di</strong>stacco dal sé. Schemi mentali, pregiu<strong>di</strong>zi, automatismi profondamente ra<strong>di</strong>cati <strong>di</strong> azione e reazione vanno <strong>di</strong>ssolti. Passioni, brame materiali, desideri terreni vanno considerati come sentimenti che esistono ma non coinvolgono: come se non fossero propri, ma appartenessero a un altro. In questo stato, avviene la « purificazione » dai peccati, nella qua<strong>le</strong> si raggiunge la calma serena e tersa della coscienza imperturbata, che non aderisce più torbidamente al<strong>le</strong> passioni, ma sa considerar<strong>le</strong> senza provare intima sofferenza e turbamento. Con questo regime fisico e menta<strong>le</strong>, accompagnato dal<strong>le</strong> adeguate procedure <strong>di</strong> concentrazione e me<strong>di</strong>tazione interiori, destinate ad affinare potenza, se<strong>le</strong>ttività e chiarezza del pensiero 10 , si realizza la crescita <strong>di</strong> una forza nuova, che <strong>le</strong>ntamente prende possesso della mente e domina tutto ciò che ancora contorna i meccanismi dell’azione spiritua<strong>le</strong>. Questa forza è quella cui si è già accennato, che gli alchimisti definiscono il nostro Oro, e in<strong>di</strong>cano in genere col simbolo solare . Chi non la possiede, si trova nel<strong>le</strong> tenebre della coscienza profana, nella notte dell’ignoranza: con<strong>di</strong>zione cui il grimorio accenna affermando che <strong>le</strong> operazioni preliminari hanno luogo « prima del <strong>le</strong>var del so<strong>le</strong> ». La <strong>di</strong>ffusione interiore <strong>di</strong> riempie l’essere del mago <strong>di</strong> una sensazione <strong>di</strong> trasparenza e <strong>di</strong> calma pervasa <strong>di</strong> luce: come un’acqua limpida e chiara illuminata dal So<strong>le</strong> in un vaso <strong>di</strong> cristallo. Questa sensazione, una volta conquistata, la si deve trattenere e coltivare assiduamente, finché non sia <strong>di</strong>ventata, per il mago, come uno stato natura<strong>le</strong> e proprio. Dopo <strong>di</strong> che, con un interiore atto <strong>di</strong> imperio, va col<strong>le</strong>gata al corpo, realizzando un’intima unione tra livello fisico e livello menta<strong>le</strong>. Si raggiunge cosi un nuovo stato <strong>di</strong> coscienza, detto flui<strong>di</strong>co. L’operazione portata a termine viene definita dagli alchimisti « Estrazione Prima del Mercurio dalla Miniera ». A queste tre fasi dell’Opera, il Libro <strong>di</strong> <strong>Onorio</strong> accenna simbolicamente parlando <strong>di</strong> operazioni della durata <strong>di</strong> tre giorni. Poi, al quarto giorno, prescrive la ce<strong>le</strong>brazione <strong>di</strong> una « messa dello Spirito Santo ». Allude con ciò alla fase culminante del primo sta<strong>di</strong>o del<strong>le</strong> operazioni interiori, che ora descriveremo. <strong>Il</strong> « corpo flui<strong>di</strong>co » realizzato con <strong>le</strong> prescrizioni precedenti, una volta <strong>di</strong>venuto con<strong>di</strong>zione stabi<strong>le</strong> e abitua<strong>le</strong> dell’operatore, quasi come una seconda natura, va energizzato con un opportuno regime fisico e menta<strong>le</strong>. Vanno aboliti gli atti sessuali motivati da pura concupiscenza (dì converso, però, alcuni riti prescrivono l’impiego <strong>di</strong>retto del sesso a fini magici); si deve tenere un regime vegetariano; nel corso degli esercizi <strong>di</strong> concentrazione e me<strong>di</strong>tazione vanno bruciati profumi acconci; soprattutto, va esercitata una stabi<strong>le</strong> e olimpica azione calmieratrice su se stessi: ogni turbamento, passione, emozione incontrollata appanna e intorbi<strong>di</strong>sce lo stato flui<strong>di</strong>co. Quin<strong>di</strong>, va realizzato lo scioglimento dal vincolo del cuore, che si attua portando avanti il <strong>di</strong>stacco dai sentimenti personali già descritto in precedenza. Quando sarà netta, <strong>di</strong>chiarata e stabi<strong>le</strong> la separazione tra il mago e <strong>le</strong> naturali, umane passioni, si rive<strong>le</strong>rà un nuovo organo <strong>di</strong> senso, in grado <strong>di</strong> percepire con sotti<strong>le</strong> chiarezza i turbamenti, <strong>le</strong> increspature che ancora movimentano la trasparenza della limpida acqua interiore. Questo organo si chiama orecchio del cuore, e va affinato sino ad affidargli la piena vigilanza sulla situazione intima dell’animo. In questo modo, nel corpo flui<strong>di</strong>co si accende un calore doc<strong>le</strong> e <strong>di</strong>ffuso, che <strong>le</strong>ntamente si trasforma in una fiamma luminosa: è la « <strong>di</strong>scesa dello Spirito Santo » cui il grimorio allude quando, dopo <strong>le</strong> tre fasi designate con i termini <strong>di</strong> « <strong>di</strong>giuno », « confessione » e « purificazione », prescrive come atto conclusivo <strong>di</strong> questo primo sta<strong>di</strong>o dell’Opera la ce<strong>le</strong>brazione <strong>di</strong> una « messa dello Spirito Santo » (il qua<strong>le</strong>, come si ricorderà, <strong>di</strong>scese sugli Apostoli in forma <strong>di</strong> fiammella). L’azione <strong>di</strong> questo fuoco spiritua<strong>le</strong> <strong>di</strong>namizza l’acqua limpida che il sorgere <strong>di</strong> aveva determinato nell’interiorità del mago, preparando quella che gli alchimisti chiamano « acqua <strong>di</strong>stillata », e in<strong>di</strong>cano col simbolo . Quando il mago sente chiara entro <strong>di</strong> sé , la sente in modo stabi<strong>le</strong> e onnipervasivo, realizza allora il suo primo contatto attivo con la Luce Astra<strong>le</strong>, l’universa<strong>le</strong> « me<strong>di</strong>atore plastico » che sarà la sostanza trascendente con cui realizzerà <strong>le</strong> sue operazioni ulteriori. Scioglie perciò alla <strong>di</strong>vinità un’orazione <strong>di</strong> ringraziamento per il successo conseguito, e <strong>di</strong> implorazione per ottenere aiuto nel cammino ancora da percorrere. Identifica la <strong>di</strong>vinità nel Cristo che, come vuo<strong>le</strong> l’iconografia cattolica, è sovente raffigurato con il proprio « cuore » stretto nella mano, sormontato da una croce e cinto <strong>di</strong> fiamme: raffigurazione simbolica che, stilizzata, si riconduce al segno ed il cui senso mistico è <strong>le</strong>gato appunto all’ignificazione della Luce Astra<strong>le</strong> come primo iter del cammino che conduce alla trascendenza. 10 Si vedano al riguardo i rituali descritti in: Jorg Sabellicus, Iniziazione all’Alta Magia, E<strong>di</strong>zioni Me<strong>di</strong>terranee, Roma 1977.
2. Sacrificio del gallo nero Dopo la ce<strong>le</strong>brazione della messa l’operatore, nel preciso momento in cui si <strong>le</strong>va il So<strong>le</strong>, reciderà la gola a un gallo nero, usando un coltello nuovo. Ne raccoglierà il sangue, quin<strong>di</strong> sceglierà la prima penna dell’ala sinistra, che strapperà e conserverà con cura per l’uso che verrà in<strong>di</strong>cato a tempo debito. Quin<strong>di</strong>, strapperà al gallo gli occhi, la lingua e il cuore, che farà seccare ai raggi del So<strong>le</strong>, e ridurrà in polvere. <strong>Il</strong> corpo del gallo dovrà essere sepolto poi al tramonto in un luogo appartato. Sul luogo <strong>di</strong> sepoltura pianterà una croce alta un palmo. Quin<strong>di</strong>, con il pollice, l’evocatore dovrà tracciare <strong>le</strong> seguenti figure ad ogni angolo della sepoltura 11 : COMMENTO 2 <strong>Il</strong> regime fin qui ottenuto mercé <strong>le</strong> operazioni descritte è per sua natura instabi<strong>le</strong>: ovvero, secondo il termine impiegato dagli ermetisti, è « volati<strong>le</strong> ». Perciò il mago deve « fissarlo », rendendolo e<strong>le</strong>mento stabi<strong>le</strong> della propria natura, come una presenza 11 In altre e<strong>di</strong>zioni del grimorio, i simboli da tracciare sono riportati come segue: