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RS<br />

RICERCHE STORICHE<br />

Direttore<br />

Salvatore Fangareggi<br />

Direttore Responsab<strong>il</strong>e<br />

Sergio Rivi<br />

Segretario<br />

Antonio Zambonelli<br />

Capo Redattore<br />

C. Mario Lanzafame<br />

Comitato di Redazione:<br />

Anna Appari, Laura Artioli,<br />

Renzo Barazzoni, Giorgio Boccolari, Ettore Borghi,<br />

Antonio Canovi,<br />

Alberto Ferraboschi, Sereno Folloni,<br />

Sergio Mor<strong>in</strong>i, Marco Paterl<strong>in</strong>i,<br />

Massimo Storchi, Antonio Torrenzano<br />

Progetto grafico<br />

Pietro Muss<strong>in</strong>i<br />

Direzione, Redazione,<br />

Amm<strong>in</strong>istrazione<br />

Via Dante, 11 - Reggio Em<strong>il</strong>ia<br />

Telefono e FAX (0522) 437.327<br />

c.c.p. N. 14832422<br />

Cod. Fisc. 363670357<br />

Prezzo del <strong>fascicolo</strong><br />

Numeri arretrati <strong>il</strong> doppio<br />

Abbonamento annuale<br />

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L 20.000<br />

L. 50.000<br />

L. 100.000<br />

L 500.000<br />

$ 40,00<br />

I versamenti vanno <strong>in</strong>testati a ISTORECO,<br />

specificando <strong>il</strong> tipo di Abbonamento,<br />

nt<strong>il</strong>izzando <strong>il</strong> Conto Corrente<br />

Cassa di Risparmio RE n. 11701/1<br />

La collaborazione alla rivista è fatta solo<br />

per <strong>in</strong>vito o previo accordo con la direzione.<br />

Ogni scritto pubblicato impegna<br />

politicamente e scientificamente<br />

l'esclusiva responsab<strong>il</strong>ità dell'autore.<br />

I manoscritti e le fotografie<br />

non si restituiscono.<br />

Stampa<br />

AGE - Via Casorati, 29<br />

Tel. (0522) 921276<br />

Editore proprietario<br />

ISTORECO<br />

Istituto per la Storia della Resistenza<br />

e della Società contemporanea<br />

<strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia di Reggio Em<strong>il</strong>ia<br />

cod. fisco 80011330356<br />

Registrazione presso <strong>il</strong> Tribunale di<br />

Reggio Em<strong>il</strong>ia n. 220 <strong>in</strong> data 18 marzo 1967<br />

Anno XXIX<br />

N. <strong>77</strong> - OUobre 1995<br />

Rivista quadrimestrale dell' ISTORECO<br />

(Istituto per la storia della Resistenza<br />

e della Società contemporanea di Reggio Em<strong>il</strong>ia)<br />

Tutte le immag<strong>in</strong>i ut<strong>il</strong>izzate, a parte quelle<br />

diversamente didascalizzate, si riferiscono al<br />

bombardamento di Reggio Em<strong>il</strong>ia dell'8 gennaio<br />

1944 e sono conservate presso la Fototeca<br />

della Biblioteca Panizzi di Reggio Em<strong>il</strong>ia.


Uno dei compiti più nob<strong>il</strong>i della teoria<br />

è risvegliare l'amore per <strong>il</strong> passato<br />

e aprire, nello stesso tempo,<br />

lo sguardo verso <strong>il</strong> futuro:<br />

<strong>in</strong> tal modo essa può essere storica,<br />

stab<strong>il</strong>endo legami tra ciò che è stato,<br />

ciò che è e ciò che presumib<strong>il</strong>mente sarà.<br />

Lo storico può svolgere un compito fecondo<br />

quando ... si adopera a leggere nel passato <strong>il</strong> futuro.<br />

(Schè<strong>in</strong>berg, 1926)<br />

3


6 Editoriale<br />

Massimo Storchi<br />

14 Riflessioni<br />

Celebrazione Eucaristica del Vescovo Gibert<strong>in</strong>i.<br />

Una lettera di Aldo Magnani<br />

24 Conversazioni<br />

Denis Mack Smith Della storia e della "Giov<strong>in</strong>e Italia"<br />

(a cura di Antonio Torrenzano)<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i Il dovere di una scelta<br />

(a cura di Antonio Canovi).<br />

108 Saggi<br />

Paul G<strong>in</strong>sborg Resistenza e riforma <strong>in</strong> Italia e Francia,<br />

1943-1948.<br />

130 Documenti<br />

Antonio Zambonelli L'epurazione e <strong>il</strong> C.I.L.N. di Parigi<br />

nelle carte di Alfredo lotti.<br />

Laura Gaspar<strong>in</strong>i Il fondo fotografico Gall<strong>in</strong>ari.<br />

146 Memorie<br />

Renzo Barazzoni Hereford, la mia seconda università.<br />

Pau lette Davoli I miei ricordi e le mie emozioni<br />

nei giorni 24 e 25 apr<strong>il</strong>e 1945.<br />

(a cura di Maria Nella Casali)<br />

168 Crocevia<br />

a cura di C. Mario Lanzafame<br />

Giampaolo Calchi Novati Il Como d'Africa, un prof<strong>il</strong>o.<br />

Hassan Kolal Il Marocco, la mia storia<br />

200 Didattica<br />

Giovanna Barazzoni Ogni contrada è patria del ribelle:<br />

resoconto di una visita nel passato virtuale.<br />

Maria Nella Casali Incontri ravvic<strong>in</strong>ati: alcuni testimoni<br />

reggiani raccontano.<br />

230 Recensioni<br />

Paterl<strong>in</strong>i Canovi<br />

Storchi Barazzoni<br />

Lanzafame Cavandoli<br />

-------------- --- --_._-----<br />

5


Miti e storiografia<br />

"Chi non legge é un masochista"<br />

(i.L. Borges)<br />

Mentre si avviano a chiusura le celebrazione legate al 50° della<br />

Resistenza si é aperta <strong>in</strong> sede regionale una riflessione sulla produzione<br />

storiografica che ha visto la luce nel corso di questo triennio<br />

(1993-1995) per <strong>in</strong>dividuare l<strong>in</strong>ee e tendenze e per tracciare un<br />

b<strong>il</strong>ancio che COnSenta di proporre <strong>in</strong>dirizzi e progetti per <strong>il</strong> lavoro<br />

futuro. Questo aspetto progettuale deve <strong>in</strong>fatti essere un aspetto<br />

prem<strong>in</strong>ente dell'attività corrente e futura degli Istituti storici della<br />

Resistenza, per poter consolidare <strong>il</strong> lavoro fatto e per poter puntare<br />

ad una attività futura <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e efficace e scientificamente<br />

corretta.<br />

Non va <strong>in</strong>fatti tralasciato questa aspetto r<strong>il</strong>evante che si pone già<br />

da ora sul tavolo di chi deve programmare le attività future degli<br />

Istituti. Di fronte ad una tendenza serpeggiante, anche all'<strong>in</strong>terno<br />

dello schieramento "democratico", a voler considerare <strong>il</strong> C<strong>in</strong>quantesimo<br />

come un momento conclusivo anche sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o culturale,<br />

é chiaro come solo un ulteriore miglioramento del livello scientifico<br />

e una concentrazione degli sforzi e delle risorse, potrà consentire<br />

di proseguire anche <strong>in</strong>futuro l'impegno <strong>in</strong> campo storiografico che,<br />

proprio dalle prime, sommarie considerazioni che già emergono dal<br />

dibattito <strong>in</strong> corso, richiede ancora ampi spazi di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e e appro­<br />

fondimento.<br />

Non si tratta, come é quasi superfluo sottol<strong>in</strong>eare, di proporre<br />

pagelle di merito, o di assegnare patenti di correttezza a questo o<br />

quella ricerca o contributo, più semplicemente é <strong>il</strong> momento di una<br />

esame (e ove occorra un autocritica) su quanto si é prodotto <strong>in</strong> questo<br />

di<br />

MASSIMO STORCHI<br />

Presidente dell'ISTORECO<br />

7


8<br />

triennio (e <strong>in</strong> una prospettiva cronologica più ampia) nel campo della<br />

storiografia e della produzione bibliografica sulla Resistenza <strong>in</strong><br />

Em<strong>il</strong>ia Romagna.<br />

Un primo passo necessario é quello, certamente non agevole, di<br />

segnare un conf<strong>in</strong>e, una l<strong>in</strong>ea di demarcazione fra quanto appartiene<br />

a pieno titolo alla ricerca storiografica e quanto <strong>in</strong>vece può col­<br />

locarsi nel campo, pur ampio e necessario, della pubblicazione a<br />

carattere storico. Già questa prima fase comporta una difficoltà<br />

metodologica, considerato come gli stessi term<strong>in</strong>i usati risult<strong>in</strong>o<br />

certamente approssimati. Ma <strong>in</strong> questa prima lettura ritengo più ut<strong>il</strong>e<br />

porre sul tappeto problemi e temi da affrontare tralasciando, per<br />

<strong>il</strong> momento, una puntualizzazione più accurata che, comunque, dovrà<br />

poi trovare un suo spazio.<br />

Dividere allora i caratteri del prodotto si lega strettamente con<br />

un altra necessità pratica del ragionamento che si vuole proporre.<br />

I temi oggetto della bibliografia resistenziale vanno <strong>in</strong>trecciati con<br />

gli spazi territoriali, con gli ambiti che quei prodotti hanno generato,<br />

nella constatazione del legame <strong>in</strong>dissolub<strong>il</strong>e fra lotta partigiana e<br />

specificità territoriali che caratterizza così fortemente <strong>il</strong> panorama<br />

regionale<br />

In realtà <strong>il</strong> primo scoglio é proprio <strong>in</strong> questo legame che da<br />

territoriale é divenuto subito politico e auto rappresentativo. La<br />

Resistenza é stata <strong>in</strong>fatti uno degli elementi (se non <strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipale)<br />

a concorrere ad una def<strong>in</strong>izione dell'idea stessa di 'regione'. In altre<br />

parole <strong>il</strong> concetto di "Em<strong>il</strong>ianità ", lab<strong>il</strong>e e <strong>in</strong>def<strong>in</strong>ito f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e<br />

del secondo conflitto, si é costruito fortemente, attraverso l'azione<br />

politica, sociale e culturale del partito egemone <strong>in</strong> regione proprio<br />

sul card<strong>in</strong>e antifascismo-Resistenza. Su questo tema, sulla sua<br />

complessiva pregnanza, la memoria si é andata consolidando f<strong>in</strong>o<br />

a formare un nocciolo forte che ancora dopo c<strong>in</strong>quanta anni rappresenta<br />

un problema <strong>in</strong>eludib<strong>il</strong>e per chiunque (e di qualunque<br />

schieramento) voglia avvic<strong>in</strong>arsi alla storia della Em<strong>il</strong>ia-Romagna.<br />

Dimostrazione diretta di questo spessore é, significativamente, la<br />

grande fatica e <strong>il</strong> sostanziale fallimento di quei tentativi, avviati pure<br />

ali '<strong>in</strong>terno della s<strong>in</strong>istra (si pensi allo sgangherato processo alla<br />

Resistenza avviato con <strong>il</strong> 'Chi sa parli' del '90), di def<strong>in</strong>ire un'iden­<br />

tità alternativa e 'nuova' che presc<strong>in</strong>desse e rimuovesse, crim<strong>in</strong>alizzandolo,<br />

proprio quell'episodio fondante.


Questa consapevolezza, di avere a che fare con un oggetto sto­<br />

riografico e sociale così condiviso e <strong>in</strong>gombrante, non deve però<br />

trattenerci dalla riflessione a tutto campo, semplicemente può aiu­<br />

tarci a valutare su scala più ampia punti di riferimento <strong>in</strong>eludib<strong>il</strong>i.<br />

Dover confrontarci criticamente con un bagaglio complesso che ha<br />

formato <strong>in</strong> più di una generazione <strong>il</strong> senso di appartenenza a una<br />

storia e a una comunità, richiede l'uso di strumenti culturali che<br />

ancora devono essere messi a punto nella loro <strong>in</strong>terezza, ma che<br />

possono trovare <strong>in</strong> questa occasione un primo momento di verifica.<br />

Questo legame così stretto fra Resistenza e sentire diffuso si é<br />

<strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>mente riflesso <strong>in</strong> un <strong>in</strong>treccio fortissimo fra politica e storia.<br />

E' esperienza comune per la generazione che ha <strong>in</strong>iziato l'attività<br />

di ricerca agli <strong>in</strong>izi degli anni ottanta <strong>il</strong> dovere verificarsi quotidianamente<br />

con questo rapporto che pure sempre più sf<strong>il</strong>acciato e<br />

rituale, rimaneva come un onnipresente 'convitato di pietra' ad<br />

osservare <strong>il</strong> faticoso procedere del lavoro dello storico.<br />

Questo <strong>in</strong>treccio copriva del resto <strong>in</strong> maniera accurata e onni­<br />

comprensiva la stessa essenza degli Istituti storici dove la logica<br />

ciellenistica, ormai <strong>in</strong> senso deteriore, <strong>in</strong>formava le scelte e gli<br />

<strong>in</strong>dirizzi di ricerca. Questa situazione, se da un lato ha assicurato<br />

una sopravvivenza m<strong>in</strong>ima e garantita, dall'altro ha rappresentato<br />

un freno al procedere della ricerca e di un confronto sui temi che<br />

richiedevano <strong>in</strong>vece, come poi quanto é seguìto ha dimostrato,<br />

impegno e approfondimento. Al sostanziale, crescente, dis<strong>in</strong>teresse<br />

della classe politica egemone ai temi della lotta di liberazione si<br />

saldava la riproposizione di un ritualismo veicolato dalla tradizione<br />

e dalla mitologia resistenziale che riproponeva cliches e modelli<br />

ormai standardizzati.<br />

Nel rapporto politica-storia la b<strong>il</strong>ancia era totalmente <strong>in</strong>fluenzata<br />

dal peso del primo fattore, i mutab<strong>il</strong>i rapporti all'<strong>in</strong>terno della s<strong>in</strong>istra<br />

negli anni ottanta <strong>in</strong>fluenzavano le domande sul nostro passato recente<br />

e non, <strong>in</strong> una situazione dove anche nel campo storiografico frequenti<br />

erano le <strong>in</strong>cursioni del 'nuovismo' e del 'rampantismo' tipico di quegli<br />

anni trascorsi. In questo rapporto ogni produzione sui temi della lotta<br />

armata era automaticamente benvenuto e collettivamente accettato <strong>in</strong><br />

quanto segnato dall'impegno politico, <strong>in</strong>dipendentemente dal proprio<br />

valore scientifico, purchè all'<strong>in</strong>terno di quegli standards di riferimento<br />

ormai consolidati.<br />

9


lO<br />

Le stesse amm<strong>in</strong>istrazioni pubbliche, che erano state fra i più attivi<br />

promotori di storia locale (f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e degli anni settanta) <strong>in</strong>i­<br />

ziavano-con <strong>il</strong> succedersi di generazioni anagraficamente diverse<br />

alla loro guida-un lento disimpegno. Dalfiorire delle storie di paese,<br />

improntate da una trasparente necessità di autolegittimazione an­<br />

fi:fascista, fondate sul ripetuto 'f<strong>il</strong>o-rosso' socialismo-cooperazione­<br />

antifascismo-resistenza-comunismo, si passava ad <strong>in</strong>teressi storici o<br />

pseudo tali dislocati nel tempo e nello spazio, dove <strong>in</strong> sede reggiana<br />

si dist<strong>in</strong>gueva per ampiezza e fantasiosità <strong>il</strong> f<strong>il</strong>one mat<strong>il</strong>dico-medie­<br />

vale. Era un primo, seppur <strong>in</strong>certo, tentativo di differenziare la<br />

propria memoria, di ricercare una diversa 'rispettab<strong>il</strong>ità' collettiva.<br />

Gli anni ottanta sono stati segnati da questo duplice rovesciamento<br />

di fronte: la resistenza non costituiva, né doveva costituire più un<br />

problema con <strong>il</strong> def<strong>in</strong>itivo consolidarsi di equ<strong>il</strong>ibri fortemente con­<br />

sociativi che richiedevano una ricomposizione delle fratture<br />

passate(pure esistenti e profonde), la legittimazione storica veniva<br />

ricercata non più nell'avvenimento fondante della egemonia della<br />

s<strong>in</strong>istra ma veniva dislocata sul terreno dell'immag<strong>in</strong>ario, al conf<strong>in</strong>e<br />

<strong>in</strong>certo fra folklore ed erudizione, priv<strong>il</strong>egiando periodi storici tanto<br />

lontani nel tempo quanto poco legati alla nostra realtà quotidiana.<br />

Si andava costruendo (o si tentava di costruire) una nuova mitologia<br />

rassicurante ed economicamente spendib<strong>il</strong>e che osc<strong>il</strong>lava fra la già<br />

citata identità mat<strong>il</strong>dica e la folcloristica riconsacrazione del Tri­<br />

colore quale viatico ad una concordia nazionale su basi s<strong>in</strong>creti­<br />

camente garantite. Quest'ultimo fenomeno, a ben vedere, per più<br />

versi diveniva un succedaneo delle celebrazioni resistenziali, som­<br />

mariamente retrodatate di un paio di secoli, con i francesi-alleati<br />

liberatori ante litteram e i borghesi e giacob<strong>in</strong>i padri spirituali di<br />

quella lotta armata (ma democratica) di quasi duecento anni dopo.<br />

In questo scenario la produzione storiografica ha ovviamente<br />

stentato conseguentemente anche alla crisi degli Istituti di ricerca<br />

più o meno pesantemente co<strong>in</strong>volti nel legame politica-storia e dalla<br />

crisi che é andata def<strong>in</strong>endosi agli <strong>in</strong>izi di questi anni novanta.<br />

Nella progressiva (ma ancora non compiuta)frantumazione di quel<br />

legame non si é concretizzato nessun progetto culturale, neppure<br />

alternativo, ma si é proceduto a piccoli gruppi, <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e sparso,<br />

certamente con mete e strumenti diversi. La crisi dei partiti storici<br />

ha segnato un ulteriore elemento di dispersione. Per tanti autori sono


venuti a mancare approdi e punti di riferimento, e <strong>in</strong> mancanza di<br />

quadri di riferimento complessivi e condivisi, ogni gruppo ha ten­<br />

denzialmente <strong>in</strong>iziato ad operare autoreferenzialmente.<br />

Negli stessi eredi dei partiti storici della s<strong>in</strong>istra, <strong>il</strong> problema<br />

resistenza é stato più eluso che affrontato, al massimo periodica­<br />

mente ripreso per necessità cont<strong>in</strong>genti ancora sul piano politico.<br />

In realtà, entrato <strong>in</strong> crisi <strong>il</strong> legame politica-storia (e personale<br />

politico/storico di professione), lo storico é divenuto un soggetto non<br />

più <strong>in</strong>quadrab<strong>il</strong>e <strong>in</strong> categorie tranqu<strong>il</strong>izzanti e praticate. Da stru­<br />

mento consapevole si é trasformato <strong>in</strong> soggetto attivo su temi che<br />

spesso non sono omogenei alle l<strong>in</strong>ee del dibattito politico con <strong>il</strong><br />

rischio frequente della dissonanza e, conseguentemente, della emar­<br />

g<strong>in</strong>azione.<br />

Alla organicità degli anni settanta si é sostituita laframmentazione<br />

attuale ove gruppi, enti ed associazioni operano su percorsi <strong>in</strong>di­<br />

viduali e dove trovano spazio le più diverse tipologie produttive.<br />

Un esame sommario di quanto pubblicato nel triennio del 50° <strong>in</strong><br />

sede reggiana conferma questa impressione. In primo luogo la<br />

produzione storiografica é estremamente limitata, volendo elencarne<br />

i titoli non si raggiungono le dieci unità.<br />

La gran massa dei titoli prodotti si <strong>in</strong>centra <strong>in</strong>vece su altri tipi,<br />

dalla memorialistica alla raccolta di materiali e fonti f<strong>in</strong>o a scon­<br />

f<strong>in</strong>amenti nel settore letterario con raccolte di racconti-testimonianze<br />

su argomenti resistenziali.<br />

In realtà tanta varietà tradisce anche la differenziazione avvenuta<br />

per quanto riguarda la tipologia degli autori. Paradossalmente la<br />

figura meno rappresentata é quella dello storico professionale,<br />

frequenti sono ancora i protagonisti-testimoni-scrittori o autori<br />

provenienti dai serbatoi dell'erudizione o del giornalismo.<br />

Questa osservazione merita qualche considerazione: <strong>in</strong> realtà gli<br />

storici professionali sono stati quelli che più hanno dovuto <strong>in</strong>vestire,<br />

negli ultimi anni, sulla propria attività <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di speranza e di<br />

sforzi personali per mantenere qualche possib<strong>il</strong>ità operativa <strong>in</strong> un<br />

panorama sempre più sfavorevole. In questa situazione l'attività di<br />

ricerca (ed editoriale) é divenuta sempre più limitata <strong>in</strong> un mercato<br />

dove <strong>il</strong> volontarismo e <strong>il</strong> d<strong>il</strong>ettantismo potevano garantire ai com­<br />

mittenti, sempre più rari, tempi brevi e costi irrisori.<br />

11


12<br />

Situazione analoga per gli enti locali, un tempo fra i maggiori<br />

committenti di storia scritta. Caduta la necessità di autorappresen­<br />

tazione, e <strong>in</strong> periodi di strette f<strong>in</strong>anziarie, le ricerche sulla resistenza<br />

(e sulla contemporaneità tout court) sono divenute residuali, orga­<br />

niche a situazioni cont<strong>in</strong>genti locali, dove allora hanno trovato<br />

spazio rapporti personali e offerte volontaristiche comunque sv<strong>in</strong>­<br />

colate da ogni pretesa storiografica o di qualità.<br />

Così facendo si sono comunque impegnate risorse senza arrivare<br />

alla realizzazione di prodotti orig<strong>in</strong>ali o che comunque riuscissero<br />

ad entrare nel dibattito <strong>in</strong> corso sulle tematiche che trattavano.<br />

L'osservazione delle fonti ut<strong>il</strong>izzate per tutte queste opere é la<br />

conferma più evidente del loro livello e dei loro (limitati) obiettivi.<br />

Più che un uso di fonti si può parlare di un riuso (elo abuso) delle<br />

stesse. Senza ricorrere a fonti primarie, senza nessuno sforzo di<br />

acquisirne delle nuove, ci si limita a riciclare quelle ut<strong>il</strong>izzate già<br />

<strong>in</strong> altre, precedenti ricerche, quando non ci si limiti all'ut<strong>il</strong>izzo,<br />

acritico e feticistico, delle testimonianze di 'protagonisti'.<br />

Con sim<strong>il</strong>i premesse diventa quasi supeifluo porsi problemi circa<br />

la rispondenza di questi prodotti a fornire risposte all'altezza delle<br />

domande più attuali che <strong>il</strong> dibattito storiografico ha posto sulla lotta<br />

di liberazione. Fedeli alla loro caratterizzazione di 'letteratura di<br />

genere' dest<strong>in</strong>ata a gruppi o a s<strong>in</strong>gole collettività le tematiche e i<br />

problemi più aperti rimangono estranei o al massimo appena sullo<br />

sfondo di ricostruzioni che osc<strong>il</strong>lano fra <strong>il</strong> celebrativo e <strong>il</strong> mitico.<br />

Quest'ultimo aspetto diviene uno dei nodi cruciali. Il "mito"<br />

resistenziale si pone forse come l'ostacolo più <strong>in</strong>gombrante sul<br />

camm<strong>in</strong>o di una nuova storiografia adeguata ai tempi.<br />

Non é un caso <strong>in</strong>fatti che dove più si é stratificata la lettura mitica<br />

di un fatto o di una persona (<strong>il</strong> caso dei Cervi valga per tutti) meno<br />

é stato possib<strong>il</strong>e <strong>in</strong>traprendere percorsi di ricerca scientificamente<br />

fondati.<br />

Ci si deve però confrontare con la <strong>in</strong>conc<strong>il</strong>iab<strong>il</strong>ità fra mito e<br />

trasmissione della memoria, perché se é vero che anche le polemiche<br />

e i tentativi di distruzione del mito concorrono solo alla sua per­<br />

petuazione, gli approcci mitologici sono quelli che più diffic<strong>il</strong>mente<br />

vengono recepiti e rielaborati da un pubblico giovan<strong>il</strong>e e che<br />

maggiormente prestano <strong>il</strong> fianco a periodiche rivisitazioni polemiche


e/o negazioniste che servono soltanto ad aumentare <strong>il</strong> grado di<br />

confusione e di ignoranza sulla materia.<br />

In questo senso la mitizzazione e la (tanto richiesta) demitizzazione<br />

della Resistenza sono soltanto le due facce della stessa medaglia,<br />

di una visione che mira solo ad ottenere sempre e comunque una<br />

immag<strong>in</strong>e appiattita ed immob<strong>il</strong>e di un periodo <strong>in</strong>vece così complesso<br />

e problematico.<br />

13


Celebrazione Eucaristica<br />

del Vescovo Gibert<strong>in</strong>i<br />

Proponiamo l'omelia di S.E. Paolo Gibert<strong>in</strong>i, Vescovo della<br />

Diocesi di Reggio Em<strong>il</strong>ia e Guastalla, pronunciata <strong>il</strong> 27 gennaio<br />

1995, nella cripta della cattedrale di Reggio <strong>in</strong> occasione del!' aper­<br />

tura della Via Crucis-Pellegr<strong>in</strong>aggio "Riconc<strong>il</strong>iarsi per diventare<br />

<strong>in</strong>sieme uom<strong>in</strong>i liberi"<br />

Letture Bibliche: 2 Cor 5,14-6,2; Lc 13,1-5<br />

Ci troviamo <strong>in</strong> questo luogo, <strong>in</strong>torno all'altare del Signore, presso<br />

<strong>il</strong> sepolcro dei martiri Grisanto e Daria, patroni della nostra città,<br />

per lasciar risuonare alcune parole e metterei <strong>in</strong> ascolto della Parola<br />

di Dio, di cui <strong>il</strong> Vescovo deve essere primo testimone e annunciatore;<br />

e poi della parola della memoria e della speranza.<br />

1. Il luogo e la circostanza, che ci vede riuniti qui per aprire, con<br />

questa celebrazione dell'Eucaristia, la "via crucis - pellegr<strong>in</strong>aggio"<br />

della Chiesa reggiano-guastallese a 50 anni dalla Liberazione, mi<br />

suggeriscono di <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciare anzitutto dalla memoria.<br />

E' già stato detto perché si è scelto di tenere qui, nella cripta della<br />

nostra Cattedrale, questa celebrazione: nei mesi che precedettero la<br />

f<strong>in</strong>e della guerra, essa fu la sede di <strong>in</strong>contri di preghiera e di ri­<br />

flessione, promossi dal mio venerato predecessore Mons. Eduardo<br />

Brettoni e dal compianto Mons. Leone Tondelli, arciprete della<br />

Cattedrale: <strong>in</strong>contri nei quali si voleva anzitutto implorare da Dio<br />

15


16<br />

<strong>il</strong> dono della pace, secondo l'<strong>in</strong>vocazione del tradizionale canto<br />

Christus v<strong>in</strong>cit: "Tempora buona veniant! Pax Christi veniat! Regnum<br />

Christi veniat!". Incontri nei quali, poi, ci si com<strong>in</strong>ciava a domandare:<br />

che cosa fare, per <strong>il</strong> "dopo"? Come uscire da quei tempi tremendi<br />

secondo uno spirito nuovo? Come costruire it<strong>in</strong>erari di riconc<strong>il</strong>ia­<br />

zione e di pace?<br />

In un messaggio <strong>in</strong>dirizzato alla diocesi <strong>il</strong> 28 febbraio del 1945,<br />

Mons. Brettoni scriveva: "Assistiamo da tempo nella nostra diocesi<br />

a una cont<strong>in</strong>ua serie di fatti tragici che riempiono gli animi di orrore<br />

e di angoscia ... La guerra è già tanto grave d'<strong>in</strong>side e di pene<br />

tremende, per <strong>il</strong> presente e per l'avvenire che si prepara: perché<br />

aggravarla ancora con le nostre lotte feroci? Che non sia proprio<br />

possib<strong>il</strong>e addivenire ad una distensione degli animi? Giungere, tra<br />

cittad<strong>in</strong>i di una stessa patria, tra fedeli di una stessa diocesi, ad una<br />

convivenza tollerab<strong>il</strong>e?".<br />

Mons. Brettoni avvertì <strong>il</strong> grave dovere che <strong>in</strong>combeva su di lui,<br />

Vescovo, e sui sacerdoti della diocesi, <strong>in</strong> quell'ora diffic<strong>il</strong>e, e si<br />

adoperò con tutte le forze per adempierlo: mi sia concesso, <strong>in</strong> questo<br />

luogo e <strong>in</strong> questo anno, che segna anche <strong>il</strong> 50° della sua morte,<br />

ricordarlo con gratitud<strong>in</strong>e e venerazione.<br />

2. Ciò che Mons. Brettoni, e <strong>in</strong>sieme con lui altri sacerdoti e laici,<br />

<strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciarono a fare <strong>in</strong> quegli anni, non era altro che <strong>il</strong> perenne<br />

dovere della Chiesa, soprattutto nei tempi di divisione e discordia:<br />

annunciare, anzi supplicare <strong>in</strong> nome di Cristo, secondo le parole<br />

dell'apostolo Paolo ascoltare poc'anzi: "Lasciatevi riconc<strong>il</strong>iare con<br />

Dio". Le lacerazioni di parte, le guerre, le violenze, gli odi, le<br />

sopraffazioni: tutte queste realtà, che si sperava l'umanità potesse<br />

dimenticare, dopo la prova terrib<strong>il</strong>e della seconda guerra mondiale,<br />

sono purtroppo ancora pane quotidiano della nostra umanità, e<br />

neppure tanto lontano da noi: basti pensare alla martoriata Bosnia,<br />

all' Africa, alla Terra Santa. Come cristiani, sappiamo <strong>il</strong> perché: tutte<br />

queste realtà sono frutto del peccato, dell'uomo che, una volta<br />

allontanatosi da Dio, non va verso <strong>il</strong> fratello, ma contro di lui (ce<br />

lo ricordano Ca<strong>in</strong>o e Abele).<br />

Questo, come Chiesa reggiano-guastallese, come Vescovo, ho <strong>il</strong><br />

dovere di ricordare: solo se l'uomo ritorna a Dio, può conoscere<br />

la strada che lo porta anche verso <strong>il</strong> suo prossimo nel segno del-


l'accoglienza, della fraternità, della pace, dell' amore.<br />

Ad alcuni sembra che ritornare con la memoria agli eventi luttuosi<br />

di 50 anni fa non sia opportuno: è <strong>in</strong>vece necessario, se ciò può<br />

renderci più vig<strong>il</strong>anti, più attenti a che l'umanità non debba più<br />

sperimentare gli abissi di odio e di male che già troppe volte l'hanno<br />

travagliata. Anche per questo, la Conferenza episcopale dell'Em<strong>il</strong>ia­<br />

Romagna ha ritenuto di compiere, nell'estate scorsa, un "convegno<br />

it<strong>in</strong>erante" sui luoghi degli eccidi che colpirono la nostra regione<br />

nel 1944, passando anche per Cervarolo. Il nostro pellegr<strong>in</strong>aggio si<br />

pone <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tonia con l'<strong>in</strong>iziativa regionale che (come abbiamo scritto,<br />

<strong>in</strong> quanto Vescovi della regione), voleva "rievocare gli eventi per<br />

captare e trasmettere i segnali che emergono dalla lacrime e dal<br />

sangue di tante vittime <strong>in</strong>nocenti".<br />

Per questo non si deve temere la memoria: essa, anzi, sembra<br />

difettare, nella nostra epoca: si direbbe che la superficialità e fret­<br />

tolosità dei tempi ci impediscano di ricordare e, per questo, di<br />

vig<strong>il</strong>are; mentre (cito ancora <strong>il</strong> messaggio dei Vescovi della regione)<br />

rimeditare <strong>il</strong> passato ci permette di "tornare ad abitare <strong>il</strong> presente<br />

con più umanità e realismo, gettando le basi di un futuro più giusto,<br />

onesto e fraterno, oltre <strong>il</strong> guado della transizione epocale".<br />

Così vogliamo anche <strong>in</strong>tendere le parole di Gesù che sono state<br />

proclamate nel Vangelo: per <strong>il</strong> credente la memoria, soprattutto<br />

quando è memoria di eventi luttosi e tragici, dovuti alle forze della<br />

natura o ancora di più alla crudeltà o alla disattenzione dell'uomo,<br />

non è mai f<strong>in</strong>e a se stessa o alla sola rievocazione storica. E' così<br />

anche <strong>in</strong> questo c<strong>in</strong>quantesimo: la Chiesa lascia agli storici <strong>il</strong> compito<br />

di capire, secondo i criteri corretti della loro ricerca, <strong>il</strong> dipanarsi<br />

storico delle vicende, delle loro <strong>in</strong>tricate cause e motivazioni, delle<br />

loro conseguenze; ma si riserva di ripetere, senza stancarsi, l'avver­<br />

timento del Signore: "Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso<br />

modo".<br />

3. Se allontanarsi da Dio significa andare contro <strong>il</strong> fratello, <strong>in</strong>­<br />

versamente avvic<strong>in</strong>arsi a Dio, ritornare a lui (e questo significa<br />

appunto "conversione"), accogliendo <strong>il</strong> dono di riconc<strong>il</strong>iazione e pace<br />

che egli ha fatto giungere all'umanità <strong>in</strong> Cristo, significa riavvic<strong>in</strong>arsi<br />

all'altro, al prossimo, per riconc<strong>il</strong>iarsi con lui.<br />

Anche questo secondo <strong>in</strong>vito la Chiesa di Reggio Em<strong>il</strong>ia - Gua-<br />

17


18<br />

stalla sente <strong>il</strong> dovere di proclamare, con la via crucis - pellegr<strong>in</strong>aggio<br />

che oggi <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciamo a percorrere. Mi sento <strong>in</strong>coraggiato, anzi<br />

autorizzato a farlo, pensando al prezzo altissimo che la nostra Chiesa<br />

ha pagato negli eventi di c<strong>in</strong>quant' anni fa; pensando ai tanti preti<br />

e laici cristiani che, alla luce della Vangelo, hanno cercato di capire<br />

qualcosa dei tempi oscuri che attraversavano, ritrovandosi su fronti<br />

diversi e pagando con le sofferenze morali e fisiche, e spesso anche<br />

con la vita, le loro scelte.<br />

Dalla loro testimonianza di fede, dalla loro ricerca s<strong>in</strong>cera e sofferta<br />

di verità, di libertà, di amore, ricavo come Vescovo un r<strong>in</strong>novato<br />

<strong>in</strong>vito a essere, tutti noi, cercatori di Dio e, <strong>in</strong> lui, di un'autentica<br />

convivenza civ<strong>il</strong>e, sorretta dalla passione per <strong>il</strong> bene di tutti, per<br />

l'accoglienza e <strong>il</strong> rispetto dell'altro al di là delle diverse concezioni<br />

di pensiero o appartenenze di qualsiasi tipo.<br />

E' di questo che l'umanità ha bisogno, di questo ha bisogno, <strong>in</strong><br />

particolare, <strong>il</strong> nostro Paese: la rievocazione delle vicende di c<strong>in</strong>quant'anni<br />

fa può essere per noi "momento favorevole" (sono ancora<br />

le parole dell'apostolo Paolo) perché <strong>il</strong> processo storico sofferto e<br />

travagliato, messo <strong>in</strong> moto allora, si sv<strong>il</strong>uppi come possib<strong>il</strong>ità di bene:<br />

grazie soprattutto a Colui che sa far cooperare ogni cosa, anche <strong>il</strong><br />

male e la sofferenza, al bene di quanti Lo amano.<br />

4. Mi rendo conto che parole come "perdono" e "riconc<strong>il</strong>iazione"<br />

sono parole delicate, diffic<strong>il</strong>i; parole che non si possono pronunciare<br />

alla leggera. E' per questo che la nostra Chiesa, nel proporre l'iti­<br />

nerario di riconc<strong>il</strong>iazione che oggi <strong>in</strong>iziamo, ha ritenuto di non dover<br />

fare altre cose che celebrare l'Eucaristia.<br />

L'Eucaristia, <strong>in</strong>fatti, è celebrazione della Pasqua di Gesù Cristo,<br />

del dono di amore che risplende nella Croce e nella Risurrezione.<br />

Non si può, da cristiani, parlare di perdono e di riconc<strong>il</strong>iazione se<br />

non guardando a Colui che, per riconc<strong>il</strong>iarci con Dio, ha donato se<br />

stesso e, dall'alto della croce, ha implorato <strong>il</strong> perdono per i suoi<br />

persecutori. La parola della croce è "scandalosa", cioè diffic<strong>il</strong>e, aspra,<br />

per chi si affida solo alle proprie forze e capacità. Occorre aprirsi<br />

al dono di Dio per riconoscere <strong>in</strong> essa la sua potenza e sapienza.<br />

Nel richiamare tutti a guardare a Gesù Cristo crocifisso, sono però<br />

confortato da una certezza: che <strong>il</strong> perdono e la riconc<strong>il</strong>iazione tra<br />

uom<strong>in</strong>i e donne che si sono affrontati su fronti diversi, non è qualcosa


di irreale, di sconosciuto. Per grazia di Dio, questa parola è già<br />

risuonata; perdono e riconc<strong>il</strong>iazione sono stati scambiati, sia <strong>in</strong> quegli<br />

stessi anni - lo ricorda Mons. Brettoni annunciando alla diocesi<br />

l'uccisione di don Pasqu<strong>in</strong>o Borghi, <strong>il</strong> 30 gennaio 1944 - sia nei<br />

tempi successivi, talvolta <strong>in</strong> forme pubbliche, spesso <strong>in</strong> forme<br />

nascoste e private, ma non per questo meno autentiche.<br />

La forza della croce, piantata tanti secoli fa nella nostra terra, non<br />

è venuta meno: da essa possiamo att<strong>in</strong>gere ancora oggi, ricordando<br />

che gli anni della guerra e delle lotte per la liberazione non furono<br />

solo anni di malvagità e crudeltà, ma conobbero anche gesti fortissimi<br />

di amore, di solidarietà, di dedizione, di rispetto reciproco, di<br />

accoglienza e condivisione: tutti gesti che dobbiamo imparare a<br />

riscoprire, se vogliamo cont<strong>in</strong>uare a costruire quella "civ<strong>il</strong>tà del­<br />

l'amore" che, sola, può rendere vivib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> nostro mondo.<br />

5. La memoria della storia, quando viene letta e <strong>in</strong>tesa alla luce<br />

della Parola di Dio, apre alla speranza. CosÌ sarà anche, oso credere,<br />

per le memorie che vengono rievocate <strong>in</strong> questi mesi. Le stesse<br />

parole, che suonano di m<strong>in</strong>accia, pronunciate da Gesù, vanno <strong>in</strong>tese<br />

cosÌ: "Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo", e cioè:<br />

"Accogliete ora l'opportunità, <strong>il</strong> tempo favorevole che vi viene<br />

offerto", anche attraverso gli appuntamenti della storia.<br />

L'ora della conversione e della riconc<strong>il</strong>iazione, ancora una volta,<br />

ci è offerta: e non perché sarebbe ormai - dopo le contrapposizioni,<br />

a volte sangu<strong>in</strong>ose, di c<strong>in</strong>quant'anni fa - <strong>il</strong> tempo dell'oblio, della<br />

dimenticanza. Non è cosÌ che opera la speranza cristiana: essa non<br />

si fonda sulla smemoratezza superficiale, ma sull'amore di Dio,<br />

riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito. La speranza<br />

cristiana è quella che nasce, paradossalmente, dalla croce di Cristo:<br />

perché guardando a Cristo crocifisso e risorto abbiamo <strong>il</strong> coraggio<br />

di credere che l'amore, <strong>il</strong> dono di sé, la dedizione f<strong>in</strong>o alla con­<br />

sumazione della vita, <strong>il</strong> perdono e la riconc<strong>il</strong>iazione sono vittoriose<br />

sul male, sulle <strong>in</strong>tolleranze, sulle sopraffazioni e le violenze che<br />

segnano ancora la nostra storia, dopo averla tragicamente segnata<br />

mezzo secolo fa.<br />

La speranza cristiana è tale perché fondata non già su un Dio che<br />

"dimenticherebbe" le colpe - e tutta la nostra riflessione e preghiera<br />

non vuole <strong>in</strong> alcun modo mettere <strong>in</strong> ombra le colpe e i peccati che<br />

19


20<br />

ci furono <strong>in</strong> passato; ma noi crediamo e annunciamo <strong>il</strong> Dio che<br />

chiama alla conversione, che perdona, ama, e qu<strong>in</strong>di apre efficace­<br />

mente un futuro all'uomo, permettendogli così di scrivere nella storia<br />

pag<strong>in</strong>e di fraternità, di umanità autentica, di ricerca s<strong>in</strong>cera del bene;<br />

pag<strong>in</strong>e che <strong>il</strong> passato ha conosciuto e che, ne siamo conv<strong>in</strong>ti,<br />

possiamo conoscere ancora oggi.<br />

6. Sul f<strong>in</strong>ire della guerra, la nostra diocesi, radunata nel tempio<br />

cittad<strong>in</strong>o della Madonna della Ghiara, decise di erigere e dedicare<br />

a Maria, Reg<strong>in</strong>a della Pace, una chiesa, che fu poi costruita nella<br />

periferia della nostra città. Il voto voleva essere un segno della fiducia<br />

con la quale <strong>il</strong> nostro popolo si affidò, <strong>in</strong> quegli anni tragici, alla<br />

materna protezione di Maria.<br />

Anche noi vogliamo oggi <strong>in</strong>vocare, perché sia presente nella nostra<br />

preghiera, la Madre del Signore, Reg<strong>in</strong>a della Pace: <strong>in</strong>terceda per<br />

noi, perché sappiamo cogliere <strong>il</strong> dono di grazia costituito dall'<strong>in</strong>vito<br />

alla conversione e alla riconc<strong>il</strong>iazione con Dio e tra di noi, risuonato<br />

oggi <strong>in</strong> questa liturgia; ci aiuti, la sua materna preghiera, a cercare<br />

ost<strong>in</strong>atamente la pace, perché - come diremo tra poco nella preghiera<br />

eucaristica - per dono di Dio "i nemici si aprono al dialogo, gli<br />

avversari si str<strong>in</strong>gano la mano e i popoli si <strong>in</strong>contr<strong>in</strong>o nella concordia;<br />

la ricerca s<strong>in</strong>cera della pace est<strong>in</strong>gua le contese, l'amore v<strong>in</strong>ca l'odio<br />

e la vendetta sia disarmata dal perdono".


Una lettera di Aldo. Magnani<br />

Pubblichiamo alcuni brani di una lunga lettera che Aldo Magnani<br />

ha <strong>in</strong>viato ad Antonio Zambonelli, nella sua qualità di segretario di<br />

redazione. Segnaliamo, per i non reggiani, che Aldo Magnani, nato<br />

nel 1903, fu tra i fondatori del P.C. d'I. a Reggio. In seguito alla<br />

condanna da parte del Tribunale speciale condivise <strong>il</strong> carcere di Turi<br />

di Bari con Antonio Gramsci.<br />

La lettera ci giunge dalla casa di riposo "Don Cavalletti" di<br />

Carp<strong>in</strong>eti, dove Magnani é attualmente ospitato <strong>in</strong> ragione delle<br />

precarie condizioni fisiche.<br />

Del tutto fresche, come dimostrano i passi che seguono, le sue<br />

condizioni mentali e <strong>in</strong>tellettuali.<br />

Caro Zambonelli,<br />

ti r<strong>in</strong>grazio per l'<strong>in</strong>vio regolare della Rivista, particolarmente<br />

per l'ultimo numero della nuova edizione. Una sola osservazione<br />

di carattere tecnico per chi ha 92 anni. La Rivista é <strong>in</strong> carta lucida,<br />

più bella e più signor<strong>il</strong>e. Ma per chi ha 92 anni si fa più fatica<br />

a leggerla.<br />

Per <strong>il</strong> contenuto non sono sempre d'accordo sul l<strong>in</strong>guaggio di<br />

alcuni articoli.<br />

Ho letto con molto <strong>in</strong>teresse la biografia di Bruno Fortichiari.<br />

Fortichiari, 11 anni più vecchio di me, hafatto i primi passi politici<br />

<strong>in</strong> un paese di prov<strong>in</strong>cia [Luzzara] già prampol<strong>in</strong>iano, così come<br />

io li ho fatti <strong>in</strong> un paese non molto dissim<strong>il</strong>e [Correggio], con una<br />

Carp<strong>in</strong>eti 22/6/1995<br />

21


22<br />

esperienza giovan<strong>il</strong>e che io ho percorso <strong>in</strong> condizioni di maggiori<br />

difficoltà e pericoli personali.<br />

Ci siamo trovati a M<strong>il</strong>ano tutti e due come rifugiati politici per<br />

sfuggire alle persecuzioni fisiche fasciste e della polizia.<br />

Venivamo dallo stesso partito comunista che avevamo contribuito<br />

a far sorgere dal Psi quali dirigenti ma con diversi gradi di respon­<br />

sab<strong>il</strong>ità.<br />

A M<strong>il</strong>ano Fortichiari era Segretario della Federazione m<strong>il</strong>anese,<br />

io prima membro della Federazione giovan<strong>il</strong>e m<strong>il</strong>anese, poi Segretario<br />

della stessa.<br />

Fortichiari, come risulta chiaramente dalla sua biografia, era un<br />

esponente della corrente bordighiana nazionale; io seguace, f<strong>in</strong> dal<br />

periodo reggiano 1920- '21- '25 (apr<strong>il</strong>e) della "Avanguardia" e de<br />

"L'Ord<strong>in</strong>e nuovo", qu<strong>in</strong>di del gruppo gramsciano; a M<strong>il</strong>ano di Luigi<br />

Longo e di Pietro Secchia.<br />

Dato lo stato di clandest<strong>in</strong>ità, particolarmente per noi emigrati<br />

politici, la vita era diffic<strong>il</strong>e sotto <strong>il</strong> regime fascista malgrado fossimo<br />

tutti e due segretari delle rispettive federazioni. Durante <strong>il</strong> periodo<br />

precedente <strong>il</strong> Congresso di Lione, nel mese di gennaio, io ero<br />

ammalato di tifo perciò ricoverato presso l'ospedale F atebenefra­<br />

telZi. Trascorsi un mese di convalescenza clandest<strong>in</strong>a a Gavassa<br />

[Reggio Em<strong>il</strong>ia] presso un mio zio contad<strong>in</strong>o, vecchio riformista,<br />

per questo anche lui sfrattato dall'agrario proprietario del podere<br />

a San Biagio di Correggio.<br />

Dopo <strong>il</strong> Congresso del Partito la polemica a M<strong>il</strong>ano nel Partito<br />

stesso, così come viene riportata nella Rivista, cont<strong>in</strong>uò e venne<br />

riportata anche a Mosca e Parigi, ove <strong>il</strong> Fortichiari venne espulso<br />

dal Partito assieme al gruppo di Repossi. In quel periodo m<strong>il</strong>anese<br />

io fui arrestato una volta nel settembre 1926 e liberato dopo un<br />

giorno per amnistia, quella promulgata da Mussol<strong>in</strong>i per liberare<br />

Dum<strong>in</strong>i, l'assass<strong>in</strong>io di Matteotti. Una seconda volta nel giugno<br />

1926: ne sono uscito dopo 6 giorni perché mancavano accuse<br />

specifiche. Una terza volta <strong>il</strong> 9 novembre 1927, denunciato al<br />

Tribunale speciale fascista e condannato a Roma a 5 anni di re­<br />

clusione più 3 di vig<strong>il</strong>anza speciale.<br />

Sono uscito nel novembre 1932 ammalato di tubercolosi contratta<br />

<strong>in</strong> carcere. Sono guarito dopo 3 anni di cure (caso raro allora).


Così trascorsi la mia giov<strong>in</strong>ezza.<br />

Fortichiari era stato espulso dal Partito nell'emigrazione; riammesso<br />

dopo la Liberazione. Durante questo lungo periodo due corsi<br />

diversi: Fortichiari <strong>in</strong> Svizzera, mi pare [<strong>in</strong> realtà visse a M<strong>il</strong>ano<br />

"senza esplicare alcuna documentab<strong>il</strong>e forma di attività politica",<br />

T. Detti, <strong>in</strong> Il Movimento operaio italiano], io ancora due volte <strong>in</strong><br />

carcere, un altro anno di carcere e 4 anni d'ammonizione ... For­<br />

tichiari ritorna a Luzzara come segretario di una cooperativa. Apre<br />

un corso di partito piuttosto critico verso <strong>il</strong> Partito stesso. Per<br />

<strong>in</strong>carico del Segretario della Federazione di Reggio mi sono <strong>in</strong>contrato<br />

con Fortichiari a Luzzara per consigliargli di cessare <strong>il</strong> corso<br />

politico. In seguito Fortichiari ritornò a M<strong>il</strong>ano ...<br />

Aldo Magnani<br />

23


Della storia<br />

e della "Giov<strong>in</strong>e Italia"<br />

D. Il crollo del muro di Berl<strong>in</strong>o del 1989, la rivoluzione russa<br />

del 22 agosto 1991 hanno dis<strong>in</strong>tegrato le ultime rov<strong>in</strong>e dei sistemi<br />

ideologici, hanno lasciato uno spazio unificato ma vuoto, dei nomi<br />

per conflitti che non esistono più, dei conflitti che sono nati e per<br />

i quali non abbiamo ancora nomi. Il disorientamento che ci ha colti,<br />

é una sproporzione tra una molteplicità di eventi storici e la povertà<br />

di strumenti conoscitivi e di idee che sono rimasti gli stessi. La storia,<br />

mi sembra, ci ha dimostrato che non é solamente espressione di forze<br />

sociali impersonali ma è fatta anche di essere umani, di fatti casuali,<br />

di buona e cattiva sorte.<br />

La storia così "complessificata" ,allora, sfugge alle categorie<br />

tradizionalizzate e da "storia storica", più o meno marmorizzata, si<br />

scioglie nella fluidità problematica di tante storie di vita. Il nostro<br />

presente mischia storico e quotidiano e da luogo ad aggrovigliate<br />

relazioni di cui non riusciamo tuttora a decifrarne i significatP.<br />

Qual'é la chiave di lettura che ci occorre per leggere gli avve­<br />

nimenti di questo secolo? Le fonti sono ancora gli unici strumenti<br />

per r<strong>in</strong>tracciare le orme di chi é passato prima?<br />

Denis Mack Smith. Non direi mai che c'è un'unica chiave di lettura<br />

e un solo modo per <strong>in</strong>terpretare la storia del Novecento. Questo<br />

secolo occorrerà analizzarlo con una pluralità di strumenti tutti validi.<br />

Questa discipl<strong>in</strong>a non ha mai avuto un'unica scuola metodologica<br />

anche perché gli storici non sono tutti uguali, hanno idee diverse,<br />

metodi di ricerca differenti, concezioni personali diverse tra loro.<br />

a cura di<br />

Antonio Torrenzano<br />

DENIS MACK SMITH<br />

DENIS MACK SMITH (Londra 1920), storico<br />

<strong>in</strong>glese, ha studiato a Cambridge. Commander<br />

01 the British Empire e Fellow della<br />

British Academy, é stato nom<strong>in</strong>ato commendatore<br />

dell'Ord<strong>in</strong>e al Merito della Repubblica<br />

Italiana per <strong>il</strong> suo contributo agli studi sulla<br />

storia del nostro p


2) Ernest NOLTE è nato 1'11 gennaio 1923<br />

nella regione della Ruhr. Allievo di Mart<strong>in</strong><br />

Heidegger a Friburgo, esordì nel 1963 con<br />

un saggio <strong>in</strong>titolato I tre volti del fascismo,<br />

una disam<strong>in</strong>a del fenomeno politico <strong>in</strong> Italia,<br />

Germania e Spagna, che divenne un testo<br />

chiave del revisionismo storico tedesco. Tra<br />

le sue opere più recenti edite <strong>in</strong> Italia:<br />

Nazionalsocialismo e Bolscevismo. La guerra<br />

civ<strong>il</strong>e europea 1917-1945. , M<strong>il</strong>ano,<br />

Sansoni, 1992; /I giovane Mussol<strong>in</strong>i , M<strong>il</strong>ano,<br />

SugarCo, 1993; Intervista sulla questione<br />

tedesca, (a cura di A. Krali), Bari­<br />

Roma, Laterza,1993.<br />

3) Si veda l'<strong>in</strong>tervista di Ernst Nolte a Luca<br />

Vitali dal titolo: Hitleriani poca gente, "Panorama",<br />

N° 30, anno XXXII, M<strong>il</strong>ano, Mondadori,<br />

1994.<br />

26<br />

Le fonti e i documenti sono fondamentali e lo saranno sempre per<br />

la ricerca, ma ritengo che scrivere un saggio storiografico partendo<br />

solamente dalle carte dell'epoca sia un errore. Spesso i documenti<br />

risultano così affasc<strong>in</strong>anti che, noi storici entusiasmati come bamb<strong>in</strong>i<br />

dal conforto di un documento orig<strong>in</strong>ale, omettiamo di leggere le<br />

analisi scritte da altri sullo stesso argomento. Personalmente, quando<br />

scrivo, parto sempre dai documenti ma li ut<strong>il</strong>izzo come punto di<br />

partenza delle tesi che voglio dimostrare. E' ovvio che, per pervenire<br />

poi alle conclusioni, occorra andare oltre.<br />

D. Vorrei ritornare sugli strumenti e sulle idee ai quali facevo<br />

riferimento poc'anzi ripartendo dalla velocità della storia. Mi sembra<br />

che questa rapida corsa della storia sia causata anche dai mezzi<br />

di <strong>in</strong>formazione che ci seppelliscono sotto una montagna di eventi<br />

e che questi, una volta accaduti, si dissolvano poi al vento come<br />

cenere. Questa accellerazione evenemenziale se da un parte ci<br />

<strong>in</strong>forma immediatamente sulle mutazioni profonde, dall'altra scolora<br />

<strong>il</strong> contatto con <strong>il</strong> passato. Di qui una grave perdita di contatto con<br />

la memoria che stenta a radicarsi. Assim<strong>il</strong>iamo "notizie" sul nostro<br />

ieri, sul nostro passato recente, sui secoli alle nostre spalle, che<br />

apprese come "<strong>in</strong>formazioni da quotidiano" rotolano via nel nulla<br />

eterno. Visto che siamo oramai certi dell'essere entrati <strong>in</strong> un nuovo<br />

periodo storico, quali nuovi arnesi abbiamo perché questi ci aiut<strong>in</strong>o<br />

a progettare <strong>il</strong> nuovo?<br />

Denis Mack Smith. Le idee, gli strumenti? Giungono improvvise<br />

e non necessariamente <strong>in</strong> prestab<strong>il</strong>iti momenti. Bisogna saper attendere,<br />

discutere, studiare. Una società <strong>in</strong> crisi? Ma nei secoli scorsi<br />

é accaduto anche altre volte. Le civ<strong>il</strong>tà greca é sfociata nell' ellenismo,<br />

poi <strong>in</strong> quella bizant<strong>in</strong>a. Alla oscura Società del Medioevo subentrò<br />

quella armoniosa e l<strong>in</strong>eare del C<strong>in</strong>quecento. Se c'è qualcosa di buono<br />

questo verrà fuori: oggi senza attendere magari domani.<br />

D. Lo storico tedesco Ernst Nolte 2 , <strong>il</strong> più importante esponente<br />

del revisionismo storico sul nazismo, <strong>in</strong>vitato <strong>in</strong> Italia dal C.N.R.<br />

per un ciclo di lezioni sul Novecento, ha offerto una nuova r<strong>il</strong>ettura<br />

degli avvenimenti di questi cento anni e, <strong>in</strong> particolare modo, su<br />

Nazismo e Resistenza tedesca 3 • Cosa pensa delle <strong>in</strong>terpretazioni del


professore Nolte e delle conclusioni a cui perviene?<br />

Denis Mack Smith. Ho tentato di leggere le <strong>in</strong>terpretazioni di<br />

Nolte ... però senza grande profitto. Può darsi che dica delle cose<br />

valide, ma leggendo i suoi libri mi sono sempre ritrovato alla f<strong>in</strong>e<br />

senza conoscere niente di più di quello che già sapevo.<br />

D. Mario Tronti <strong>in</strong> un recente articolo 4 sostiene che "la Resistenza<br />

<strong>in</strong> realtà conclude l'epoca della guerra civ<strong>il</strong>e europea. Se la prima<br />

grande guerra provoca la nascita delle soluzioni totalitarie, la<br />

seconda le abbatte. Le abbatte però <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e simbolicamente con<br />

l'irruzione di un movimento di popolo, almeno <strong>in</strong> alcuni paesi. Le<br />

grandi guerre di questo secolo, afferma sempre Tronti, non sono<br />

caratterizzate dal fatto di essere state guerre civ<strong>il</strong>i, ma dal fatto di<br />

essere state guerre mondiali. La Resistenza é arrivata alla f<strong>in</strong>e di<br />

questa storia. E siccome ha v<strong>in</strong>to é diventata mito." Qual' é <strong>il</strong> suo<br />

giudizio su questo periodo storico?<br />

Denis Mack Smith. E' stata senza dubbio una tragedia. Non solo<br />

per <strong>il</strong> suo paese ma per l'<strong>in</strong>tera comunità <strong>in</strong>ternazionale, per noi tutti.<br />

Da molte fonti si trae l'impressione che questa guerra sia penetrata<br />

più profondamente di quanto fosse mai riuscito al Risorgimento<br />

ottocentesco. Durante i c<strong>in</strong>que mesi del governo Parri, l'Italia fu più<br />

vic<strong>in</strong>a a conoscere un processo di radicale trasforrnazone sociale e<br />

politica di quanto non fosse accaduto dopo <strong>il</strong> 1861. Questo movi­<br />

mento ha mostrato, <strong>in</strong>oltre, gli uom<strong>in</strong>i migliori; ha dato un nuovo<br />

credo sociale ed ha, senza dubbio, generato un nuovo patriottismo.<br />

Chi ha vissuto quella esperienza non l'ha dimenticata e mai così<br />

tanti <strong>in</strong>dividui parteciparono attivamente alla vita politica della<br />

Nazione. Penso, <strong>in</strong> ogni caso, che occorra rianalizzarla. Il dibattito<br />

del resto é <strong>in</strong> pieno svolgimento e vi é ancora spazio per analisi<br />

<strong>in</strong> contesti più ampi con occhi più attenti e equ<strong>il</strong>ibrati. Lo studio<br />

di questo periodo lo ritengo tutt' altro che concluso.<br />

D. Il professore Pau l G<strong>in</strong>sborg ha affermato che <strong>il</strong> tassello<br />

mancante nella storia italiana contemporanea della Repubblica é<br />

la mancata riforma della Pubblica Amm<strong>in</strong>istrazione, "malgrado <strong>il</strong><br />

tentativo eroico e giacob<strong>in</strong>o di Sab<strong>in</strong>o Cassese" 5. Il paese deve<br />

4) Mario TRONTI, Chiedetevi perché la<br />

Resistenza é diventata mito, "l'Unità", 5<br />

apr<strong>il</strong>e 1995.<br />

5) Paul GINSBORG, (a cura di Antonio<br />

Torrenzano), " mestiere dello storico tra <strong>il</strong><br />

narrativo, lo scientifico, <strong>il</strong> politico, " Ricerche<br />

Storiche", N° 76, anno XXIX, apr<strong>il</strong>e 1995,<br />

Reggio Em<strong>il</strong>ia, <strong>Istoreco</strong>, 1995.<br />

27


28<br />

colmare, sostiene <strong>il</strong> professore G<strong>in</strong>sborg, <strong>il</strong> rapporto deformato tra<br />

cittad<strong>in</strong>o e Stato. Qual'é l'emergenza che secondo lei l'Italia dovrebbe<br />

risolvere?<br />

Denis Mack Smith. Il mezzogiorno italiano. Il problema delle<br />

regioni del sud divenne oggetto di ricerca subito dopo l'unità d'Italia,<br />

solo grazie a due toscani, Franchetti e Sonn<strong>in</strong>o, che affrontarono<br />

congiuntamente <strong>il</strong> quesito "da privati" nel 1870. Fu solo con l'<strong>in</strong>izio<br />

del nuovo secolo che la classe politica italiana com<strong>in</strong>ciò a rendersi<br />

conto che <strong>il</strong> meridione dello stato non stava p r o g r e d e n d o<br />

come le altre aree regionali.<br />

Un lavoro esemplare di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e venne svolto da Luzzati nel 1901.<br />

Luzzati, famoso economista, ebreo, che divenne per c<strong>in</strong>que volte<br />

m<strong>in</strong>istro del tesoro, ammonì <strong>il</strong> Parlamento italiano aff<strong>in</strong>ché prendesse<br />

delle drastiche decisioni economiche per risolvere questo divario.<br />

Nel suo rapporto, Luzzati sosteneva che <strong>il</strong> Nord ricco sarebbe caduto<br />

allivello economico del Sud senza un'accurata gestione e <strong>il</strong> futuro<br />

del paese dipendeva appunto dalla risoluzione di questo svantaggio.<br />

Anche nell'immediato dopoguerra, per esempio, l'<strong>in</strong>dustria privata<br />

italiana partecipò con scarso entusiasmo ai programmi di sv<strong>il</strong>uppo<br />

per quel che concerneva <strong>il</strong> Sud. Alcune grandi aziende decentrarono<br />

degli stab<strong>il</strong>imenti ma le altre complessivamente preferirono la concentrazione<br />

degli <strong>in</strong>vestimenti più vic<strong>in</strong>o casa. A sud si sp<strong>in</strong>sero le<br />

aziende statali e le imprese ad alta densità di capitale piuttosto che<br />

ad alto fattore di lavoro. Le altre preferirono, anche se non lo<br />

dimostrarono mai apertamente, poter contare sui disoccupati meri­<br />

dionali per <strong>il</strong> fabbisogno di manodopera delle loro fabbriche nel nord<br />

preferendo un mantenimento di questa situazione <strong>in</strong> questa zona<br />

geografica. L'effetto attuale é <strong>il</strong> perdurare di una frattura tra "due<br />

Italie", che lungi dall'essere sanata, cont<strong>in</strong>ua ad allargarsi.<br />

D. In Italia é attualmente <strong>in</strong> corso un dibattito politico sulla scelta<br />

del sistema elettorale. La scelta del meccanismo elettorale dovrà<br />

rispecchiare <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e la storia parlamentare, ma più <strong>in</strong><br />

generale la cultura politica, di questa Nazione. Qualcuno guarda<br />

con un certo <strong>in</strong>teresse al sistema elettorale anglosassone, peraltro<br />

adottato <strong>in</strong> forma spuria per <strong>il</strong> r<strong>in</strong>novo di alcuni organi istituzionali;<br />

altri al meccanismo del doppio turno francese. Crede che uno dei


due possa essere traslato nell'attuale sistema italiano?<br />

Denis Mack Smith. Traslare <strong>in</strong> una cultura differente l'esperienza<br />

di un'altro Paese credo sia uno sbaglio. Il sistema bipolare funziona<br />

bene nel Regno Unito. I due poli hanno sempre fatto ben funzionare<br />

la democrazia anche scambiandosi, a volte, critiche dure ma neces­<br />

sarie. In Italia questa alternanza non c'è mai stata e l'opposizione<br />

non ha mai avuto la possib<strong>il</strong>ità di governare. Da questo ritardo<br />

deriverebbero secondo me anche le vicende di "tangentopoli" ma<br />

più <strong>in</strong> generale della "corruzione diffusa" che attanaglia <strong>il</strong> suo paese.<br />

Se ci fosse stato un partito laburista e, se questo avesse governato,<br />

gli ultimi e spiacevoli avvenimenti forse non sarebbero accaduti.<br />

29


Il dovere di una scelta<br />

D. Provando a documentarmi sull'argomento Arrigo Boldr<strong>in</strong>i - un<br />

partigiano un po' speciale, divenuto un personaggio della nostra<br />

repubblica - ho trovato la conferma del carattere schivo per cui sei<br />

noto. Vi sono <strong>in</strong>numerevoli <strong>in</strong>terventi ai tavoli istituzionali, un<br />

cospicuo patrimonio di <strong>in</strong>contri "<strong>in</strong> presa diretta" con scuole o<br />

delegazioni, ovviamente molte dichiarazioni alla stampa ... mentre par<br />

di r<strong>il</strong>evare una decisa r<strong>il</strong>uttanza a ricomporre <strong>il</strong> quadro per <strong>in</strong>tero.<br />

Mi viene da pensare: non si contano le biografie degli uom<strong>in</strong>i della<br />

resistenza - c'é una fioritura - e Boldr<strong>in</strong>i, <strong>il</strong> Presidente dell' Anpi<br />

e del CvI, é come se avesse preferito restare nella foto di gruppo.<br />

Sono andato perciò a prendere <strong>in</strong> mano un libro - "Quelli di Bulow"<br />

- scritto oltre trent'anni fa da Guido Nozzoli e dedicato alla vostra<br />

brigata partigiana. (1)<br />

Mi ha colpito <strong>il</strong> motivo scelto ad apertura: un comizio dal sapore<br />

profetico, tenuto la sera dell' 8 settembre 1943 davanti al monumento<br />

a Garibaldi, nella piazza pr<strong>in</strong>cipale di Ravenna. La scena viene<br />

raccontata così: ci sono le chiacchiere, si forma l'assembramento,<br />

e tu ti stacchi per fare un discorso dove com<strong>in</strong>ci a dare delle<br />

<strong>in</strong>dicazioni ... Se non gia di ord<strong>in</strong>e m<strong>il</strong>itare, ma questo lo spiegherai,<br />

sembra comunque di assistere a delle vere e proprie direttive.<br />

Allora, a mia volta, sono qui a chiederti: come mai proprio tu,<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i, <strong>in</strong> un sim<strong>il</strong>e frangente, quando la situazione appariva<br />

del tutto confusa, mostri di avere delle idee tanto chiare sul da farsi,<br />

qui a Ravenna?<br />

Diventa poi importante, quando si vuole ragionare <strong>in</strong>torno a quella<br />

a cura di<br />

Antonio Canovi<br />

ARRIGO BOLDRINI<br />

1) Guido NOZZOLl, Quelli di Bulow (Cronache<br />

della 28 Brigata GaribaldI), Roma,<br />

Editori Riuniti, 1971 (1' Ed. 1957).<br />

Il libro si apre con un quadro vivace: [a sera<br />

dell'a settembre a Ravenna, quando Arrigo<br />

Bo[dr<strong>in</strong>i fa <strong>il</strong> primo discorso davanti a[ caffè<br />

Grande [talia, salendo sullo zoccolo del<br />

monumento di Gariba[di. Mi é parso un<br />

punto d'attacco particolarmente felice, alla<br />

luce delle domande che oggi [a storiografia<br />

resistenzia[e viene a porsi <strong>in</strong>torno alla questione<br />

della "sce[ta".<br />

La sera de[1' a settembre del 1943 venne<br />

<strong>in</strong>fatti resa pubblica [a firma de[I'Armistizio<br />

con gli A[[eati; alla f<strong>in</strong>e della cobe[ligeranza<br />

con [a Germa,1lia non seguirono tuttavia [e<br />

necessarie disposizioni, e ['<strong>in</strong>tero paese - ma<br />

soprattutto [e forze m<strong>il</strong>itari - si trovarono allo<br />

sbando, stretti tra [o sbarco angloamericano<br />

a[ Sud e l'occupazione tedesca dal Nord. È<br />

una data entrata ne[l'aneddotica popolare: [a<br />

f<strong>in</strong>e di un regime e <strong>il</strong> caos che ne segue.<br />

Un gran "ca[derone" dove ognuno deve<br />

cavarsela da solo. Una situazione eccezionaie.<br />

Avvertita come un "disastro" da quanti<br />

erano legati o rassicurati dal fascismo;<br />

salutata come una grande speranza da<br />

quanti ne erano oppositori.<br />

N.B. I.:<strong>in</strong>tervista é mossa da un <strong>in</strong>tento divu[gativo:<br />

alcuni passaggi sono accompagnati<br />

da commenti e dati statistici, cui talvolta<br />

ha rimandato direttamente Bo[dr<strong>in</strong>i, e che<br />

sono att<strong>in</strong>ti per [o più dall'opera Enciclopedia<br />

della Resistenza (M<strong>il</strong>ano, Teti, uscita nel 19aO<br />

a cura di Arrigo Bo[dr<strong>in</strong>i). Un altro testo che<br />

risulta ut<strong>il</strong>e, per un approfondimento, é <strong>il</strong><br />

Diario di Bulow, M<strong>il</strong>ano, Vangeli, 19a5, con<br />

prefazione di Giancar[o Pajetta.<br />

31


2)11 riferimento va alla guerra civ<strong>il</strong>e spagnola,<br />

combattuta tra <strong>il</strong>1 936 e <strong>il</strong>1 939 a seguito<br />

del "pronunciamento" fascista organizzato<br />

dal generale Francisco Franco contro la<br />

neonata e legittima repubblica spagnola.<br />

Boldr<strong>in</strong>i:«Venne ritenuta già dagli antifascisti<br />

dell' epoca, la prova generale dello scontro,<br />

armi alla mano, con i fascisti europei.<br />

L'Italia fascista contribuì <strong>in</strong> modo determ<strong>in</strong>ante,<br />

con oltre 50.000 volontari( ma fu <strong>in</strong><br />

parte un volontariato imposto, da quanto é<br />

dato sapere). Invece 4.234, con 440 caduti,<br />

furono gli antifascisti che direttamente dalI'<br />

Italia' (anche se alcuni gruppi furono arrestati<br />

alle frontiere), o dall' es<strong>il</strong>io <strong>in</strong> Francia<br />

ed altrove, parteciparono. Erano comunisti,<br />

socialisti, anarchici, azionisti- con esponenti<br />

di grande prestigio- e seguirono la parola<br />

d'ord<strong>in</strong>e di Carlo Rosselli "Oggi <strong>in</strong> spagna,<br />

domani <strong>in</strong> Italia". La presenza dell' antifascismo<br />

fu molto importante, dalla prima<br />

colonna "Rosselli", poi "Gastone Sozzi", alle<br />

Brigate Internazionali con parte <strong>in</strong>tegrante <strong>il</strong><br />

Battaglione "Garibaldi".<br />

Allora da Madrid, Valencia, Barcellona venivano<br />

trasmessi programmi <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua italiana.<br />

Nonostante l'azione di disturbo organizzata<br />

dall' Eiar, <strong>in</strong> diverse abitazioni si ascoltavano<br />

quelle trasmissioni con certe misure di<br />

sicurezza, ed anche per la mia generazione<br />

com<strong>in</strong>ciò una nuova presa di coscienza<br />

contro <strong>il</strong> fascismo. ed allora a casa della<br />

famiglia di Pio S<strong>in</strong>toni, un perseguitato<br />

antifascista, ed <strong>in</strong> quella del Maestro Ugo<br />

Venturi, domic<strong>il</strong>iato <strong>in</strong> via Renato serri, ed<br />

altrove, le notizir dalla Spagna furono per<br />

alcuni di noi prezioso corroborante.»<br />

3)La lotta partigiana nella ex-Jugoslavia fu<br />

tra le prime <strong>in</strong> Europa e tra le più dure e<br />

sangu<strong>in</strong>ose.<br />

Boldr<strong>in</strong>i: «Si calcolano, cifre non ufficiali, un<br />

m<strong>il</strong>ione e mezzo di caduti. L'esperienza slava<br />

venne conosciuta direttamente dai soldati<br />

italiani <strong>in</strong>viati sul posto e fu, per molti, determ<strong>in</strong>ante<br />

per la successiva scelta partigiana.<br />

Si calcolano circa 35.000-40.000 partigiani<br />

italiani anche con proprie formazioni<br />

(Divisione Italia e Garibaldi, ecc.), nelle<br />

formazioni jugoslave dalla Macedonia alla<br />

Siovenia con circa 20.000 caduti.»<br />

4) La particolare resistenza m<strong>il</strong>itare e civ<strong>il</strong>e<br />

offerta dai m<strong>il</strong>itari italiani nei campi gestiti<br />

dall'organizzazione m<strong>il</strong>itare tedesca é un<br />

argomento che sta meritando particolare<br />

attenzione dalla storiografia.<br />

Boldr<strong>in</strong>i: «Secondo l'ultima pubblicazione,<br />

M<strong>in</strong>istero Difesa, Sacrari e Cimiteri m<strong>il</strong>itari<br />

all'estero, Roma, 1985), i m<strong>il</strong>itari caduti nei<br />

lager sarebbero stati 106.000 ed i civ<strong>il</strong>i 38.800.<br />

A questo numero va aggiunto quello dei morti<br />

dopo <strong>il</strong> rimpatrio, per i patimenti sofferti.»<br />

32<br />

fatidica data di settembre, verificare la generazione di appartenenza<br />

per ogni protagonista ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Guarda, io sono nato del '15, all' ospedale, sono<br />

di Ravenna città.<br />

D. Bene, allora avevi circa ... ventott'anni, alle spalle te ne ritrovi<br />

venti di fascismo. Con una sim<strong>il</strong>e educazione, formulo la mia<br />

domanda, come é stato possib<strong>il</strong>e compiere quei primi passi verso<br />

la scelta della resistenza?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. La crisi nostra com<strong>in</strong>cia con la Spagna.(2) Ci ha<br />

aperto molto gli occhi, su cos'era <strong>il</strong> fascismo, ed é una cosa che<br />

<strong>in</strong> genere si sottovaluta, nella maturazione della nostra generazione.<br />

L'altra questione é la guerra.<br />

Chi ha fatto la guerra, ha visto tre cose. Primo, <strong>il</strong> modo <strong>in</strong> cui<br />

ci siamo arrivati, l'impreparazione. Poi, l'<strong>in</strong>contro con l'Europa della<br />

Resistenza. Chi é stato <strong>in</strong> Jugoslavia, ed io ci sono stato come molti<br />

altri, a parte <strong>il</strong> fatto che avevo <strong>il</strong> ripudio della guerra, <strong>in</strong>contra<br />

l'Europa del dolore, un'Europa con enormi sofferenze, ed i partigiani<br />

che combattono per la loro libertà ed <strong>in</strong>dipendenzaY) Questa é stata<br />

per molte delle truppe di occupazione una drammatica esperienza.<br />

Poi, mi trovo a sostenere che non é stato scritto abbastanza sulla<br />

vera partecipazione dell' esercito italiano: come spiegare, altrimenti,<br />

che 1'8 settembre del 1943 migliaia di italiani passano dall'altra<br />

parte? Non é una folgorazione, un'improvvisazione, c' é un retroterra<br />

dei m<strong>il</strong>itari di esperienza di guerra, di cultura, di travagli, di nuovi<br />

rapporti e di conoscenza dei paesi occupati. E dall'altra parte ricor­<br />

diamo i campi di concentramento per molti dopo 1'8 settembre. Sono<br />

circa 650.000 gli <strong>in</strong>ternati, compresi quelli nei campi di sterm<strong>in</strong>io<br />

Zz (Konzentration Lager), come Dachau, Mauthausen, Gusen, Flossemberg<br />

... (4) Molti, nonostante lo stato di cattività, non aderirono<br />

alla Rsi; ed anche dopo l'arruolamento nei campi di concentramento,<br />

per le divisioni di Rodolfo Graziani ("Italia", "Littorio", "Monte<br />

Rosa", "S. Marco), ci furono poi non pochi che si arruolarono nelle<br />

formazioni partigiane.<br />

Qualcuno ha richiamato <strong>il</strong> precedente dei garibald<strong>in</strong>i - a Digione<br />

nel 1870, a Domokos nel 1897 - per spiegare una certa tradizione


isorgimentale, ma <strong>il</strong> fenomeno é diventato di massa nei Balcani e<br />

bisogna valutarIo appieno. Ripeto: migliaia di soldati e di ufficiali<br />

che combattono prima come truppe di occupazione e poi lottano per<br />

la liberazione di quei paesi. Non é davvero cosa da poco.<br />

E a me, cosa é successo? lo sono venuto <strong>in</strong> Italia <strong>il</strong> 19 luglio<br />

del 1943, e perché ci sono venuto? Debbo raccontare di mia madre,<br />

che morì nell'ottobre del 1942: <strong>in</strong> quell'occasione presi contatto con<br />

gli amici antifascisti, ce ne sono stati diversi e non posso fare tutti<br />

i nomi, i quali mi dissero "Bada che la situazione é <strong>in</strong> ormai <strong>in</strong> fase<br />

di crisi acuta". Allora, questa valutazione era un richiamo per una<br />

scelta. già si prevedeva uno sbocco di quella crisi di ord<strong>in</strong>e generale,<br />

una grave sconfitta.<br />

Va detto anche dell' orientamento antifascista che si era andato<br />

manifestando tra le classi popolari: nelle campagne, già nel '40-' 41,<br />

ci sono stati molti contad<strong>in</strong>i che non hanno portato <strong>il</strong> grano agli<br />

ammassi, ed era obbligatorio; ancora, <strong>in</strong> alcune zone della pianura<br />

padana vi furono scioperi di mond<strong>in</strong>e. E' chiaro che le prefetture<br />

cercarono di non segnalare quei fatti, ma ci sono da molto tempo<br />

ricerche. Non dimentichiamo la grave esperienza della guerra per<br />

la popolazione civ<strong>il</strong>e: i tesseramenti, gli allarmi aerei, le vittime dei<br />

bombardamenti nei primi otto mesi di guerra (oltre 20.000), la crisi<br />

economica, i gruppi sfollati dalle città e le preoccupazioni di quanti<br />

avevano migliaia e migliaia di fam<strong>il</strong>iari mob<strong>il</strong>itati nei vari fronti <strong>in</strong><br />

Europa, <strong>in</strong> Africa, ecc.<br />

A quel punto, ritornato al 120 mo Reggimento Fanteria nella zona<br />

delle Bocche di Cattaro a Castelnuovo, ho pensato che l'unica strada<br />

era di venire a casa <strong>in</strong> licenza di convalescenza. Allora, con la<br />

complicità di un medico, Aldo Ambros<strong>in</strong>i - pesarese, ufficiale medico<br />

- fui mandato all'ospedale m<strong>il</strong>itare di Mel<strong>in</strong>e, dove sono rimasto<br />

qu<strong>in</strong>dici giorni; <strong>in</strong>somma, parliamoci chiaro, tutti i trucchi che si<br />

fanno <strong>in</strong> quelle situazioni, come <strong>il</strong> sangue nelle ur<strong>in</strong>e e così via ...<br />

Sono partito con la nave m<strong>il</strong>itare Aqu<strong>il</strong>eia, imbarcandomi <strong>il</strong>19 luglio<br />

per arrivare a Bari <strong>il</strong> 20. Il 25 luglio cadde <strong>il</strong> fascismo. Ti puoi<br />

immag<strong>in</strong>are: <strong>in</strong> caserma si fece una specie di grande assemblea<br />

popolare, nel frattempo ottenni una licenza per convalescenza di<br />

quaranta giorni. Arrivato a Ravenna, ebbi i primi <strong>in</strong>contri con <strong>il</strong><br />

partito comunista, attraverso dei vecchi compagni. In agosto, con<br />

alcuni compagni di Alfons<strong>in</strong>e - Luigi Bonetti, Revel ed altri - si<br />

33


34<br />

com<strong>in</strong>ciò a pensare alla resistenza attiva. Insomma, si valutava già<br />

una resistenza: dove, come, quando. Erano i primi approcci.<br />

La sera dell'8 settembre sono andato al caffè Italia, <strong>in</strong> piazza del<br />

Popolo, dove avevo alcuni amici, tra cui uno liberale, Angelo Saboni,<br />

che mi disse, testualmente: "L' é ora ... ". Me lo disse <strong>in</strong> romagnolo:<br />

"E' ora che tu parli". Perciò sono andato <strong>in</strong> piazza Garibaldi, e dal<br />

monumento garibald<strong>in</strong>o con alcune dec<strong>in</strong>e di partecipanti ho fatto<br />

un breve discorso per <strong>in</strong>neggiare alla libertà e sostenere che biso­<br />

gnava cacciare i tedeschi. Poi é arrivata la polizia e sono riuscito<br />

a scappare grazie alla Natal<strong>in</strong>a Vacchi, pover<strong>in</strong>a, che f<strong>in</strong>ì poi im­<br />

piccata <strong>il</strong> 25 agosto del 1944, e senza la sua bicicletta forse mi<br />

avrebbero arrestato subito!<br />

D. Tu forse avevi già un gruppo di riferimento, tra i vecchi amici?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Lo avevo nel partito comunista, e <strong>in</strong> altri. C'era<br />

gente che aveva fatto <strong>il</strong> conf<strong>in</strong>o o aveva conosciuto le patrie galere,<br />

e poi molti giovani antifascisti.<br />

D. Ecco, nella tua formazione giovan<strong>il</strong>e c'é stato posto per <strong>il</strong><br />

socialismo e l'antifascismo?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. No, figurati, la nostra generazione aveva come<br />

parola d'ord<strong>in</strong>e Credere Obbedire Combattere. Ma l'ho detto, <strong>in</strong>ter­<br />

vennero fatti come la Spagna e l'<strong>in</strong>izio della guerra: devi pensare<br />

che sono due fatti che si saldano. Non possiamo fare una ricognizione<br />

delle relazioni <strong>in</strong>ternazionali. Basti però pensare a Monaco, nel 1938,<br />

quando Mussol<strong>in</strong>i venne chiamato "salvatore" della pace. In diversi<br />

non credemmo a quel Patto tra Ingh<strong>il</strong>terra Francia Germania e Italia<br />

per la cessione alla stessa Germania del territorio dei Sudeti, ap­<br />

partenente alla Cecoslovacchia, ed <strong>in</strong>fatti ha rappresentato una delle<br />

tappe più gravi della politica delle democrazie occidentali.<br />

Tieni poi presente che la mia generazione ha avuto contatto con<br />

settori culturali importantissimi. Potrei raccontarti un episodio.<br />

L'avvocato Guido Franchi era un vecchio liberale di Ravenna, <strong>il</strong> quale<br />

ci <strong>in</strong>segnò - a me, a Dante Venturi mio carissimo amico - chi era<br />

Carlo Marx. E ci sollecitò ad andare <strong>in</strong> biblioteca, alla Classense,<br />

per leggere Il Manifesto. Un liberale autentico che morì nell'autunno


del 1943. Pensa che durante la guerra, nel '41-'42, mi disse che <strong>il</strong><br />

conflitto avrebbe co<strong>in</strong>volto le nostre stesse regioni. Ho avuto anche<br />

queste persone che, pur avendo delle idee politiche distanti da<br />

qualche mia conv<strong>in</strong>zione - per esempio la condizione della gente<br />

povera - ti aiutavano con la loro cultura per comprendere appieno<br />

lo stato del regime fascista.<br />

D. Come hai fatto a costruirti quel genere di contatti, sotto <strong>il</strong><br />

fascismo?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Sono contatti personali, nei circoli, o nei caffè,<br />

o a casa di qualcuno, oppure andando a spasso <strong>in</strong>sieme. Nella vita<br />

giovan<strong>il</strong>e ci sono tanti mezzi, ma bisognava procedere con prudenza,<br />

é chiaro.<br />

Vedi, io ho studiato a Cesena, all'istituto di Agraria diplomandomi<br />

nel 1935, prima come convittore e poi come studente esterno.<br />

Ebbene, <strong>in</strong> quegli anni '31-'35 vi erano alcuni professori che, nel<br />

corso delle loro lezioni, con loro commenti, per chi voleva <strong>in</strong>tendere<br />

dimostravano che non erano favorevoli al regime. Ne conobbi alcuni.<br />

Il professor Pezzi <strong>in</strong> particolare alle scuole magistrali aveva avuto<br />

come studente Mussol<strong>in</strong>i; <strong>in</strong>segnante di chimica, quando stava <strong>in</strong><br />

laboratorio, durante gli esperimenti, ci ammoniva: "Non toccatevi la<br />

testa, perché delle teste di legno ce n'é una sola, e sta a Roma". Lo<br />

diceva sotto <strong>il</strong> fascismo, e <strong>il</strong> commento era che non potevano bastonarlo,<br />

perché era stato <strong>in</strong>segnante del dittatore, qu<strong>in</strong>di era tollerato.<br />

Oppure, quando vi erano lezioni di storia, <strong>il</strong> professore faceva delle<br />

sottol<strong>in</strong>eature molto puntuali per spiegare la rivoluzione francese:<br />

libertà egalitè fraternità. Come dire, "Se volete capire ... ". Nonostante<br />

la scuola fosse di orientamenti fascisti lo stesso preside, ad esempio,<br />

decorato della guerra' 15-' 18, lasciava trasparire qualcosa.<br />

Ecco un altro punto importante: nella scuola fascista non c'era<br />

solo la propaganda di regime, esistevano persone che, se volevi<br />

capire, ti comunicavano qualcosa d'altro. Non si poteva certo<br />

manifestare pubblicamente ma alcuni <strong>in</strong>segnanti, mentre ti spiegavano<br />

le materie, riuscivano ad <strong>in</strong>serire degli elementi di critica per<br />

farti ragionare con la tua testa. E' vero che dovevamo partecipare<br />

alle adunate ed essere iscritti alle organizzazioni giovan<strong>il</strong>i, ma c'era<br />

anche un sottofondo popolare antifascista.<br />

35


36<br />

D. Stavo giusto per chiederti delle tue tradizioni fam<strong>il</strong>iari.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Guarda, mio padre faceva <strong>il</strong> vetturale, e poi autista<br />

di piazza. Frequentava diversi circoli popolari e le osterie con molti<br />

amici con i costumi del tempo, molto gioviale, un buontempone col<br />

bere e per giocare le carte ed aveva un suo orientamento socialistoide.<br />

Tieni poi presente che <strong>in</strong> quegli anni molti di noi frequentavamo<br />

i circoli cattolici, come quello di Santa Maria <strong>in</strong> Porto dove ho<br />

conosciuto, per esempio, i due fratelli Zaccagn<strong>in</strong>i (Benigno e Pep­<br />

p<strong>in</strong>o) e tanti altri. Il sacerdote che faceva da parroco, un certo don<br />

Sangiorgi, era della corrente di don M<strong>in</strong>zoni, ucciso dalle squadre<br />

del ras di Ferrara Italo Balbo ad Argenta nel 1923, ed aveva un<br />

orientamento molto chiaro. Ad esempio quando ci fu <strong>il</strong> tentativo di<br />

attaccare i circoli cattolici, un'altra fase di cui si parla poco; dopo<br />

la firma del Concordato, da parte di gruppi fascisti, vi fu <strong>il</strong> tentativo<br />

di colpire alcuni centri dell' associazionismo giovan<strong>il</strong>e cattolico,<br />

<strong>in</strong>torno al 1931-'31. Don Sangiorgi disse a noi giovani: "Ué, state<br />

mo' attenti e preparatevi, che se vengono dentro poi non é che stiamo<br />

fermi". Posso dire che la stragrande maggioranza di quei ragazzi<br />

che frequentavano S. Maria son diventati comunisti o socialisti, o<br />

repubblicani e cattolici antifascisti. E' stato un circolo importante<br />

per la nostra generazione.<br />

D. Da cosa nasceva una sim<strong>il</strong>e frequentazione?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Il circolo cattolico era un centro religioso laico<br />

e per divertimenti vari: <strong>il</strong> gioco del pallone, quello delle piastrelle,<br />

<strong>il</strong> b<strong>il</strong>iardo, ecc. I circoli cattolici erano per noi centri religiosi e<br />

popolari per <strong>il</strong> tempo libero, per l'<strong>in</strong>contro dei giovani un vero e<br />

proprio doposcuola. lo abitavo <strong>in</strong> via Cerchio e poi nel sobborgo<br />

Garibaldi, un borgo popolare con braccianti e piccoli artigiani. Sai<br />

com'è la tradizione dei borghi, rispetto alla città. Poi mio padre, con<br />

i cavalli, stava sempre <strong>in</strong> mezzo alla gente, andava a bere ad<br />

un' osteria, lì attaccata alle mura, era chiaramente antifascista: mezze<br />

parole, e battute anche di un certo tipo. Mi ricordo, una volta, uno<br />

che mi fa: "Non parlare, perché anche i muri fanno la spia".<br />

D. Tu <strong>in</strong>somma mi vuoi dire che, almeno qui a Ravenna, i sobborghi


operai e più poveri mostravano delle forme di resistenza al fasci­<br />

smo ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Si andò manifestando nel tempo. Penso ai barbieri,<br />

al sarto, al calzolaio, ai primi gruppi comunisti degli anni ' 39-' 40<br />

e ancora prima. Ecco un altro spaccato da riesam<strong>in</strong>are: erano persone<br />

con una cultura di autodidatti, lettori di romanzi, conoscitori di storia,<br />

di libri come quello del Flammarion, un testo che serviva per avere<br />

cognizioni sul mondo celeste. Si ritrova così nel tempo un antifa­<br />

scismo generico da non sottovalutare. Pensiamo alle barzellette di<br />

allora, si potrebbero scrivere libri umoristici.<br />

Una prima grande rottura, a differenza di quanto dicono alcuni<br />

storici, com<strong>in</strong>ciò dopo la guerra d'Africa. Non dimentichiamo <strong>il</strong> costo<br />

dell'Impero.<br />

D. La storiografia é venuta <strong>in</strong>sistendo sulla congiuntura coloniale,<br />

<strong>in</strong> diversi casi evidenziando <strong>il</strong> cosiddetto "consenso di massa".<br />

Cogliendo cioè un certo sc<strong>in</strong>t<strong>il</strong>lio, forse dimenticando le ombre.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. lo credo che storici come De Felice abbiano<br />

dimenticato <strong>il</strong> costo della guerra e non mettono <strong>in</strong> evidenza la<br />

repressione del regime con i tribunali speciali, <strong>il</strong> regime coatto e<br />

molti emigrati all'estero. Nella famiglia ho avuto un parente di mia<br />

madre, della zona di Argenta, un certo Dragoni, che é stato <strong>in</strong> prigione<br />

a Ravenna; anche quello ha contato. Non dico sia stato decisivo,<br />

però un esempio di vita vissuta.<br />

D. Ma <strong>in</strong> famiglia se ne parlava o prevaleva <strong>il</strong> timore?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Beh, sai, si parlava sottovoce, oppure una battuta<br />

con mio padre, con alcuni amici di scuola. Ma soprattutto con diversi<br />

amici del caffè Grande Italia di Ravenna. Pensa che <strong>il</strong> gestore si<br />

chiamava Laghi, di orientamento socialista, quando vedeva i gerarchi<br />

annunciava "Arrivano i 'bagarozzi' !". Di lì ti spieghi come mai sono<br />

andato a parlare quell'otto settembre, <strong>in</strong>citato da un gruppo di amici.<br />

C'era già un affiatamento.<br />

D. Avevi fatto approfondimenti anche dal punto di vista teorico?<br />

-------------------<br />

37


40<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Quei libri alla Classense li leggevamo davvero,<br />

specialmente i trattati di storia. Tieni anche presente che ha <strong>in</strong>ciso<br />

molto <strong>il</strong> mestiere che facevo. Il primo lavoro, andai all'Eridania, <strong>in</strong><br />

un'azienda agricola a Mezzani di Ravenna. Ero <strong>in</strong> mezzo ai brac­<br />

cianti.<br />

Ti racconto un episodio. Questi braccianti lavoravano a cottimo:<br />

quando tu davi un lavoro, per esempio di sterro, dovevi misurarlo.<br />

lo sono di quelli che ho pensato, "Ma a me che fa un metro di più<br />

o uno di meno?". Fu talmente importante che, quando mi ritrovai<br />

nella lotta di liberazione, alcuni lavoratori della terra affermavano<br />

"Uéii, l' é un di noster!, é uno dei nostri". Tu pensa alle condizioni<br />

del bracciantato: mettere 120 ore <strong>in</strong>vece di 100 non era senza<br />

conseguenze. Guarda, non dico di avere fatto questo perché anti­<br />

fascista, ma per ragioni sociali. Figurati, questi lavoratori con la<br />

sporta e pochi viveri e ch<strong>il</strong>ometri e ch<strong>il</strong>ometri ogni giorno, e dall'altra<br />

parte un colosso come l'Eridania. Si poteva dunque fare!<br />

Un secondo episodio. Sono stato trasferito a Padova, dove ero<br />

<strong>in</strong>caricato, <strong>in</strong>sieme alla sezione cerealicoltura, di fare <strong>il</strong> controllo<br />

degli ammassi. L'avevano reso obbligatorio, già del '38, '39, ed io<br />

dovevo andare a casa dei contad<strong>in</strong>i con un brigadiere dei carab<strong>in</strong>ieri,<br />

per verificare se l'ammasso era stato fatto al completo secondo la<br />

produzione. lo ho vissuto quel periodo con molta partecipazione.<br />

Proprio perché non mi sono mai impegnato per vedere se c'era un<br />

qu<strong>in</strong>tale di grano <strong>in</strong> meno; ed avevo <strong>in</strong>contrato un carab<strong>in</strong>iere che<br />

la pensava come me. Quando visitavamo le case dei mezzadri più<br />

d'uno già sapeva come la pensavamo.<br />

Anche quello fu un momento importante. Ma non era un atto di<br />

antifascismo da fare gli sbruffoni. Questi ti dicevano: "Abbiamo la<br />

famiglia da mantenere, ci serve quel qu<strong>in</strong>tale <strong>in</strong> più", e così via.<br />

Una vita da campagna con tutti i problemi. Il fatto di essere co­<br />

scientemente o <strong>in</strong>coscientemente dalla loro parte assunse per me un<br />

grande significato. Dopo f<strong>in</strong>ii alla sezione cerealicoltura di Napoli,<br />

e ci sono stato f<strong>in</strong>o alla metà del '41, sempre con i consorzi ce­<br />

realicoli. Anche lì, un' esperienza <strong>in</strong>credib<strong>il</strong>e: sono venuto <strong>in</strong> contatto<br />

con molti antifascisti napoletani, tra i quali quel Libero Bovio che<br />

scrisse molte canzonette napoletane. Ci trovavamo <strong>in</strong> un' osteria<br />

gestita da un certo V<strong>in</strong>cenzo Cas<strong>il</strong>lo e dalla sua compagna Elisa,<br />

diventato <strong>in</strong>sieme a carissimi amici proprio un luogo di ritrovo. Poi<br />

------ - ---------


ho vissuto durante i primi bombardamenti aerei degli Alleati su<br />

Napoli, soprattutto nella seconda metà del '41: ore terrib<strong>il</strong>i, ti<br />

mettevano a contatto con la gente che era contraria alla guerra e<br />

preoccupata per le diffic<strong>il</strong>i condizioni di vita.<br />

D. E' una tesi storiografica, questa: lo choc dei primi bombarda­<br />

menti muove una reazione contro <strong>il</strong> fascismo, per avere portato <strong>il</strong><br />

paese <strong>in</strong> guerra ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Esattamente. Puoi immag<strong>in</strong>arti <strong>il</strong> fuggi fuggi, senza<br />

alcuna garanzia di sopravvivenza, lo stato d'emergenza cont<strong>in</strong>uo. Gli<br />

allarmi radio, e così via. Pensa, ho ritrovato di recente un diario<br />

su Napoli: nei mesi di ottobre-novembre del '42, dec<strong>in</strong>e di allarmi<br />

anche notturni. Furono bombardamenti terrib<strong>il</strong>i. C'era allora una<br />

barzelletta di popolani napoletani: "La vittoria parte da capo Pos<strong>il</strong>­<br />

lipo, sfiora <strong>il</strong> parco della Vittoria - che sta al centro della città -<br />

e f<strong>in</strong>isce alla carità!".<br />

D. A quanto capisco, la tua partenza per la guerra venne ritardata.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Essendo nel campo della cerealicoltura, avevamo<br />

una specie di esonero.<br />

D. Qu<strong>in</strong>di, non é proprio vera questa tua presunta vocazione<br />

m<strong>il</strong>itare ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. No! Aspetta che prendo alcuni appunti ... Guarda<br />

qui: prima <strong>il</strong> corso allievi ufficiali di Fano nel 1935, presso <strong>il</strong> 94mo<br />

Reggimento Fanteria, poi all' lImo Reggimento Fanteria con sede<br />

a Forlì per tutto <strong>il</strong> periodo della leva. Richiamato alle armi l' 8<br />

settembre 1939 dal Battaglione Camicie nere della 12la Legione,<br />

e questa é stata una scelta mia sbagliata, fatta con altri, domande<br />

<strong>in</strong>oltrate a suo tempo sperando di non essere impegnati <strong>in</strong> guerra.<br />

Preso servizio ad Alfons<strong>in</strong>e-Modigliana ed <strong>il</strong> 29 settembre, congedato<br />

per ragioni di salute, con l'aiuto fraterno del medico Andrea Zoli,<br />

medico del battaglione fascista che ha poi partecipato al movimento<br />

di liberazione ... Mai più richiamato da quel battaglione.<br />

Il 5 maggio 1940 di stanza al 93 mo Reggimento Fanteria di Fano<br />

41


42<br />

per un mese di istruzione. Promosso tenente nel febbraio 1941; 1'8<br />

luglio 1942 richiamato alle armi presso <strong>il</strong> 112 mo Reggimento di<br />

Cesena; poi partenza per Bari, via mare per le Bocche di Cattaro<br />

<strong>in</strong> Jugoslavia ... Dal 1942 fui assegnato, dopo qualche mese, al<br />

Comando della compagnia reggimentale al 120mo Fanteria-Divisio­<br />

ne Em<strong>il</strong>ia. Come ho già detto, <strong>il</strong> 19 luglio 1943 <strong>in</strong>viato all'ospedale<br />

di Bari per malattia e poi con 40 giorni di convalescenza.<br />

C'é un' esperienza da riconsiderare. Durante <strong>il</strong> periodo della<br />

battaglia di Stal<strong>in</strong>grado, dal settembre 1942 f<strong>in</strong>o al febbraio 1943,<br />

quando alla mensa ufficiali del fanteria c'era, per <strong>in</strong>carichi provvisori<br />

del Comando del Reggimento, <strong>il</strong> tenente colonnello Giuseppe<br />

Manzelli di Mercato Saraceno - poi medaglia d'oro al valore m<strong>il</strong>itare<br />

per la strenua difesa della piazzaforte delle Bocche di Cattaro nel<br />

settembre 1943 - si facevano le scommesse se Stal<strong>in</strong>grado cadeva<br />

o no ... E la stragrande maggioranza degli ufficiali presenti scom­<br />

metteva per <strong>il</strong> no.<br />

Questo per dirti qual' era lo spirito di una parte del mondo<br />

combattentistico. Chi sa <strong>in</strong> quante mense ci sarà stato qualcosa del<br />

genere: quella di Stal<strong>in</strong>grado era una resistenza a cui si guardava<br />

con molto <strong>in</strong>teresse, con tanta passione, quasi "cosa nostra". Tieni<br />

presente che c'erano alcuni rappresentanti dell' Ovra al Reggimento<br />

con me, ma non fecero nessuna relazione agli organi del Regime,<br />

forse perché anche per loro la situazione era traumatizzante.<br />

D. Qu<strong>in</strong>di qualche notizia arrivava ugualmente, anche a voi.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Perbacco, radio "Fante" era <strong>il</strong> nostro tam tam.<br />

D. Perché non possiamo nemmeno pensare che foste tutti comu­<br />

nisti ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. No! Di idee diverse, e però di fronte al blocco<br />

democratico degli Alleati si capiva che c'era un impegno a fondo<br />

contro i tedeschi.<br />

D. In Jugoslavia avevate contatti con la popolazione civ<strong>il</strong>e, con<br />

i partigiani?


Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Con la popolazione Sì, non con la resistenza. Ci<br />

sono anche degli episodi <strong>in</strong>teressantissimi. C'era una famiglia alla<br />

quale andavo, con un amico; sai con qualche scorta di viveri, puoi<br />

ben comprendere, per motivi diversi, anche per le ragazze di quel<br />

nucleo famigliare, e non certo per controspionaggio. Era chiaro che<br />

loro erano legati al mondo della resistenza jugoslava. C'é un par­<br />

ticolare, lo ricordo spesso nelle scuole. Una sera, <strong>il</strong> padre di quelle<br />

ragazze ci dice: "Questa sera non rientrate negli accampamenti". Sai,<br />

é obbligatorio, dopo la ritirata, la presenza negli alloggiamenti, tu<br />

puoi avere un'ora <strong>in</strong> più, ma se non rientri possono dare l'allarme.<br />

Ebbene, durante la notte c' é stato un attacco dei partigiani; che non<br />

hanno attaccato i soldati, ma hanno svaligiato i depositi di generi<br />

alimentari, senza ferire nessuno. Qu<strong>in</strong>di lui sapeva che c'era questa<br />

spedizione, ed ha pensato "Se questi tornano a mezzanotte ... Che<br />

può succedere!?".<br />

Un altro episodio. Pensa che sono tornato <strong>in</strong> quei luoghi, dopo<br />

molti anni, con la mia povera moglie e mio figlio. Arrivo <strong>in</strong> macch<strong>in</strong>a,<br />

a Castelnuovo, quando sono sulla piazza del paese c' é uno che mi<br />

urla "Ehi, fermati!". Era <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco. Mi aveva riconosciuto e sapeva<br />

come alcuni di noi la pensavano. Sono <strong>in</strong>contri che non si dimen­<br />

ticano.<br />

D. Restiamo ancora all' 8 settembre e al dibattito che viene ad<br />

aprirsi sul come e dove fare resistenza. Mi pare che, prima ancora<br />

di aprirsi nel CLN, la discussione si apre nel seno del partito<br />

comunista: puoi spiegare come mai avviene tutto ciò, per quale tipo<br />

di opportunità?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Ci fu una discussione, fra di noi, se organizzare<br />

la resistenza <strong>in</strong> pianura o <strong>in</strong> montagna. Il comitato federale comu­<br />

nista, nel settembre del '43, di fronte alla tesi sostenuta da alcuni<br />

di noi, doveva decidere una questione non fac<strong>il</strong>e. L'orientamento era<br />

di <strong>in</strong>iziare la guerriglia nell' Appenn<strong>in</strong>o, dove s'é poi attestata l' 8a<br />

brigata Garibaldi. Noi abbiamo sostenuto che quello era giusto, ma<br />

che si poteva organizzare anche <strong>in</strong> pianura, perché la guerriglia la<br />

puoi fare dove ci sono le condizioni, non é vero che devi farla per<br />

forza e solo nelle montagne (le Alpi, gli Appenn<strong>in</strong>i, eccetera). Tant' è<br />

che c'era un centro ad Alfons<strong>in</strong>e che favoriva l'andata <strong>in</strong> montagna<br />

43


44<br />

dei giovani; ma le prime operazioni furono per armarsi. Qualcosa<br />

s'era portato via dalle caserme, poi abbiamo fatto un assalto alla<br />

caserma dei carab<strong>in</strong>ieri di Savio. Non un vero assalto. Ci siamo vestiti<br />

da ufficiali e soldati, siamo andati dal maresciallo dicendo: "Ué, é<br />

scoppiata l'<strong>in</strong>surrezione a Ravenna, abbiamo bisogno delle armi!".<br />

Una balla! Ma ci han dato tutte le armi. Poi c'é stato qualcuno che<br />

é andato al distretto m<strong>il</strong>itare di Ravenna, e qualcun altro a Punta<br />

Mar<strong>in</strong>a aveva organizzato una specie di centro di addestramento.<br />

L'organizzare una lotta <strong>in</strong> pianura non é fac<strong>il</strong>e, occorre un grande<br />

supporto popolare ovunque. Noi qui abbiamo avuto solo le brigate<br />

Garibaldi, e Zaccagn<strong>in</strong>i e tanti altri si sono considerati garibald<strong>in</strong>i.<br />

Perché anche questa dei garibald<strong>in</strong>i solo comunisti é tutta una storia:<br />

bisogna vedere caso per caso. Era giusta la nostra impostazione,<br />

quando dicevamo "Le brigate Garibaldi sono aperte a tutti"; e poi<br />

la collaborazione molto importante e non meno pericolosa, determ<strong>in</strong>ante,<br />

la ritroviamo nei servizi <strong>in</strong>formazioni, collegamenti logistici<br />

e sanitari. Allora nella fedèrazione comunista ravennate si discusse<br />

di questo, e a grande maggioranza venne deciso di farla anche <strong>in</strong><br />

pianura.<br />

D. E nel Cln, nel frattempo, queste decisioni come si ripercuotono?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Il Cln si stava organizzando, sappiamo che furono<br />

organismi composti da più forze ... Oltre al comunista, c'era <strong>il</strong> partito<br />

d'azione, <strong>il</strong> partito repubblicano, partito socialista, democristiani, e<br />

liberali anche.<br />

D. Nessuno trovò alcunché da ridire, come é accaduto da diverse<br />

parti?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Non <strong>in</strong> Romagna. Anzi, c'é un particolare che ti<br />

farà pensare molto. Il Comitato di liberazione nazionale di Ravenna,<br />

alla f<strong>in</strong>e del luglio 1944, per impedire la trebbiatura sostenne che<br />

1'obiettivo politico e m<strong>il</strong>itare era quello di limitare con ogni mezzo<br />

le riserve alimentari dei nazifascisti e di accumulare con tutti i mezzi<br />

di fortuna i prodotti per sfamare le popolazioni nei duri mesi <strong>in</strong>­<br />

vernali: <strong>in</strong> molti casi i partigiani erano nascosti nelle stesse fattorie<br />

<strong>in</strong>teressate. Ed ancora, <strong>in</strong> un altro documento si stab<strong>il</strong>ì che <strong>il</strong> pro-


prietario terriero, se <strong>il</strong> bracciante partecipava alla lotta di liberazione,<br />

doveva pagargli cento giornate.<br />

D. Forse - azzardo, pensando al fenomeno delle brigate Garibaldi<br />

-aperte e unitarie - <strong>in</strong> Romagna i cattolici non ebbero la forza di<br />

organizzarsi autonomamente. F<strong>in</strong>endo per sottoscrivere anche questo<br />

genere di decisioni. In altri luoghi, come a Reggio Em<strong>il</strong>ia, si registra<br />

<strong>il</strong> fenomeno delle Fiamme Verdi; o altrove <strong>il</strong> rifiuto del Comando<br />

unico.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Qui <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia di Ravenna le cose, nella sostanza,<br />

sono andate <strong>in</strong>vece come ho spiegato. La suddivisione nostra era<br />

<strong>in</strong> zone di operazione, cioè operativa, con distaccamenti e con un<br />

centro prov<strong>in</strong>ciale. Vedi, io ho avuto la fortuna di fare questo diario<br />

di guerra. Tu dirai che é da irresponsab<strong>il</strong>e, scrivere un diario durante<br />

una guerra. Ma ho sempre pensato che un diario, nei momenti<br />

diffic<strong>il</strong>i, é importante. E poi mi é servito, dopo, per ricostruire tutta<br />

una serie di particolari: dare un nome a molti combattenti e a gente<br />

che ci ha sostenuto, altrimenti dest<strong>in</strong>ata a rimanere anonima ...<br />

Pensiamo all'importanza di avere sottocchio la successione dei<br />

quadri che assumevano la responsab<strong>il</strong>ità della lotta. Ci sono distaccamenti<br />

che hanno operato a piccoli e piccolissimi gruppi, di tre<br />

quattro c<strong>in</strong>que persone. E poi case di latitanza con nascondigli<br />

dappertutto; hanno rappresentato i centri per la strategia partigiana<br />

<strong>in</strong> pianura.<br />

D. Un passaggio su cui vorrei sapere qualcosa di più: com'è che<br />

entri nel partito comunista?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Beh, frequentando certe case od <strong>in</strong>contrandomi<br />

con alcuni vecchi compagni. Là si ascoltavano anche le radio clandest<strong>in</strong>e,<br />

dall' estero ...<br />

Ma si trattò soprattutto del bisogno di dare una risposta d'ord<strong>in</strong>e<br />

morale, al fascismo. I 45 giorni tra <strong>il</strong> 25 luglio e l' 8 settembre _ si<br />

rivelarono, per <strong>il</strong> sottoscritto, decisivi per la possib<strong>il</strong>ità di prendere<br />

i contatti giusti. Non dimentichiamo che nel periodo badogliano non<br />

fu abrogata la legge contro gli ebrei del 1938, e non era permessa<br />

l'attività politica, <strong>il</strong> coprifuoco andava dalle 22 alle 6 e si contarono<br />

45


nervi a tutta prova, ecc. Moltissime sono state le perdite. La loro<br />

composizione era di 3-4 uom<strong>in</strong>i e quasi sempre ognuno ignorava<br />

le generalità degli altri. Nelle grandi città - come Roma, M<strong>il</strong>ano,<br />

Tor<strong>in</strong>o, Genova, Bologna - le azioni sono diventate davvero leggen­<br />

darie.<br />

Anche per noi la guerriglia <strong>in</strong> pianura aveva le sue caratteristiche;<br />

<strong>in</strong>tanto, non esistono l<strong>in</strong>ee di fronte ma era ovunque una guerra di<br />

movimento, per imporre al nemico <strong>il</strong> terreno e <strong>il</strong> modo di combattimento<br />

evitando anche scontri frontali. Le formazioni, come é noto,<br />

si costituiscono, si armano, si rafforzano nel corso stesso della lotta,<br />

non dispongono di basi operative con accantonamenti stab<strong>il</strong>i. Il<br />

supporto si rivelò ottimo: braccianti, mezzadri, lavoratori della terra.<br />

Riemergeva quella vecchia tradizione popolare, sopravvissuta nonostante<br />

<strong>il</strong> fascismo: bisogna tenere presente che l'opposizione aperta<br />

non era stata <strong>in</strong>differente, <strong>in</strong> Romagna come <strong>in</strong> Em<strong>il</strong>ia, basti scorrere<br />

gli elenchi dei processati dal Tribunale Speciale. (5 ) Forse un sim<strong>il</strong>e<br />

esempio aiutò a legare tutti i gruppi <strong>in</strong>sieme; non dimentichiamo<br />

le grandi tradizioni socialiste - prima del fascismo - del movimento<br />

cooperativo, la partecipazione di gruppi repubblicani, così con i<br />

cattolici, dei rappresentanti del partito d'azione di cui molte volte<br />

si dimentica <strong>il</strong> contributo, di alcuni circoli liberali. Poi c'erano gli<br />

uom<strong>in</strong>i che venivano dai vari fronti, con le loro esperienze, molte<br />

volte fra i primi nel movimento di liberazione. Sono saldature<br />

importantissime, e tra generazioni diverse. Noi siamo arrivati al1'8<br />

settembre che contavamo già più di 360.000 morti e dispersi, circa<br />

120.000 feriti e oltre 500.000 nei campi di concentramento degli<br />

Alleati; altre 20.000 erano le vittime dei bombardamenti aerei.<br />

Tieni poi presente che scelte ancora controverse, come lo stare<br />

<strong>in</strong> pianura, assumono un successo clamoroso con la cosiddetta<br />

"pianurizzazione", dopo <strong>il</strong> proclama del generale Harold George<br />

Alexander, comandante supremo <strong>in</strong> capo delle Forze Alleate <strong>in</strong> Italia,<br />

del 13 novembre 1944, che fu giudicato da quasi tutto <strong>il</strong> movimento<br />

di liberazione un tentativo di liquidare la lotta popolare. Il comando<br />

generale del Corpo Volontari della libertà ne dette una <strong>in</strong>terpretazione<br />

opposta, "Per una campagna <strong>in</strong>vernale impegnata".<br />

D. Che nel vostro caso e <strong>in</strong> varie prov<strong>in</strong>ce em<strong>il</strong>iane, mi pare bene<br />

chiarirlo, non pare corrispondere tanto ad una difficoltà cont<strong>in</strong>gente,<br />

5) Boldr<strong>in</strong>i: "Secondo i dati pubblicati ne<br />

L'Italia Dissidente, a cura dell'Anppia, 1986,<br />

durante la gestione del tribunale speciale per<br />

la difesa dello stato (legge 25.11.1926, n.<br />

2008) furono emesse 2.248 ord<strong>in</strong>anze<br />

(provvedimento normativo); le sentenze<br />

istruttorie emesse dal tribunale speciale<br />

sono 2.780, contro oltre 15.000 imputati di<br />

antifascismo dall'anno 1927 al 25 luglio<br />

1943. In Em<strong>il</strong>ia-Romagna sono stati processate<br />

2.293 persone, di cui condannati 140<br />

nella prov<strong>in</strong>cia di Ravenna e conf<strong>in</strong>ati regionalmente<br />

1.545.»<br />

49


50<br />

piuttosto alla scelta precedente di dare vita ad un'organizzazione<br />

sapista; via via tanto solida da autorganizzarsi <strong>in</strong> proprio, anche<br />

m<strong>il</strong>itarmente ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Sono scelte discusse nel comitato m<strong>il</strong>itare comu­<br />

nista e, va ribadito, accettate poi dai vari livelli organizzativi. In pieno<br />

accordo: anche con <strong>il</strong> eln prov<strong>in</strong>ciale, quando divenne un centro<br />

politico operativo con Zac presidente, alla f<strong>in</strong>e di maggio all'<strong>in</strong>circa.<br />

D. Nel tuo diario si <strong>in</strong>siste moltissimo sul lavoro che si svolge<br />

nei paesi, o almeno <strong>in</strong> determ<strong>in</strong>ate zone di pianura. PUÒ sembrare<br />

banale a voi, ma non lo é per l'osservatore attuale: c'é tutta un'etica<br />

del combattente, se così possiamo def<strong>in</strong>ire la precettistica posta <strong>in</strong><br />

essere dai vostri comandi, ma c'é altrettanto forte una dose di<br />

"romagnolismo" .<br />

Nel tuo caso personale, ad esempio, parli ripetutamente e con<br />

accenti commossi di "quelli di Alfons<strong>in</strong>e". Quasi una patria elettiva ...<br />

mancando la quale non si sarebbe, sembra, nemmeno decisa la lotta<br />

<strong>in</strong> pianura.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Eh, Alfons<strong>in</strong>e! E' un po' un centro con una sua<br />

storia, che emerge. Ma, <strong>in</strong> verità, la prima esperienza dell' <strong>il</strong>legalità<br />

é un po' ovunque, come la Bassa Romagna, le V<strong>il</strong>le Unite e così<br />

alle porte di Ravenna. E lì avemmo anche la possib<strong>il</strong>ità di seguire<br />

attentamente i primi gruppi patriottici per la conquista delle armi,<br />

i sabotaggi e così via.<br />

Poi ci portammo come comando nella zona di Piangipane; nella<br />

Bassa Romagna a Santerno, nell'Alfons<strong>in</strong>ese, dove vi era stata una<br />

prima grande <strong>in</strong>iziativa organizzando la spedizione dei partigiani <strong>in</strong><br />

montagna. Una scelta fatta sempre <strong>in</strong> accordo, per la lotta di libe­<br />

razione nell' Appenn<strong>in</strong>o Tosco-Romagnolo. Gli Alfons<strong>in</strong>esi erano<br />

molto organizzati, con un partito comunista forte e una tradizione<br />

antifascista davvero radicatissima, così nella Bassa Romagna. Poi<br />

ci fu la decisione di stab<strong>il</strong>ire <strong>il</strong> comando nella zona di Savarna, prima<br />

a casa Spada, poi Zanerda. Non é tanto questione di differenziazioni<br />

tra una zona e l'altra, <strong>in</strong> quanto furono le condizioni oggettive - poste<br />

dalle esigenze dei comandi - e per ragioni anche di sicurezza.<br />

La pag<strong>in</strong>a davvero straord<strong>in</strong>aria, direi perf<strong>in</strong>o <strong>in</strong>credib<strong>il</strong>e, di Al-


fons<strong>in</strong>e, viene scritta quando <strong>il</strong> fronte si attesta sul Senio, e la<br />

popolazione di Alfons<strong>in</strong>e decide di non lasciare la città. Nonostante<br />

questa fosse divisa <strong>in</strong> due, ed alcuni di noi si consigliasse di evacuare<br />

<strong>il</strong> paese, <strong>il</strong> Cln di Alfons<strong>in</strong>e decise di no; un grande atto di coraggio,<br />

mosso dal sentimento di non abbandonare la propria terra e con la<br />

volontà di cont<strong>in</strong>uare a combattere.<br />

In quell'ultimo <strong>in</strong>verno di occupazione, <strong>il</strong> Cln e la popolazione<br />

scrissero pag<strong>in</strong>e di grande solidarietà operando nelle retro vie a favore<br />

della resistenza <strong>in</strong> altre zone. Ed era già più di quanto noi avessimo<br />

concepito per loro. Perché la strategia m<strong>il</strong>itare consigliava la terra<br />

bruciata, <strong>in</strong>torno alla prima l<strong>in</strong>ea: ecco, fu a questa prospettiva, pur<br />

imposta dagli avvenimenti, che Alfons<strong>in</strong>e si rifiutò. Ed ebbero<br />

ragione loro: <strong>il</strong> fronte rimase un fronte dove la popolazione era<br />

presente, e faceva oggettivamente opera di resistenza quotidiana agli<br />

stessi tedeschi.<br />

D. Non mi sembra una cosa da poco, proprio dal punto di vista<br />

delle strategie m<strong>il</strong>itari messe <strong>in</strong> opera. Una curiosità, quali testi<br />

conoscevate?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Conoscevamo la storia della resistenza <strong>in</strong> Spagna<br />

contro Napoleone. 0, ancora, della sua spedizione <strong>in</strong> Russia. Certo,<br />

c'era anche <strong>il</strong> Mazz<strong>in</strong>i che aveva sottol<strong>in</strong>eato <strong>il</strong> valore della guerra<br />

per bande, anche con alcune valutazioni giuste, ma con esperienze<br />

drammatiche come la spedizione di Sapri di Carlo Pisacane, nel 1857.<br />

Ma, più che altro, giocò l'esperienza diretta della guerra, come <strong>in</strong><br />

Jugoslavia. Fu una grande lezione, per noi, proprio per <strong>il</strong> loro<br />

appoggio popolare: combattuta <strong>in</strong> prevalenza sulle montagne, per <strong>il</strong><br />

tipo di territorio, ma ovunque. Le stesse Grecia e Albania, per chi<br />

aveva operato durante l'occupazione italiana, furono una grande<br />

lezione di resistenza contro l'<strong>in</strong>vasore.<br />

Teniamo poi presente che, <strong>in</strong> tutte le guerre, la componente m<strong>il</strong>itare<br />

deve fare conti precisi anche con una strategia politica più generale.<br />

Come ben sottol<strong>in</strong>ea nelle sue opere Karl Clausewitz: non si possono<br />

sostenere i comuni pr<strong>in</strong>cipi strategici, tanto più <strong>in</strong> una guerriglia<br />

popolare maturata davvero dal basso. Sul piano della formazione<br />

culturale, per le questioni m<strong>il</strong>itari, la conoscenza di alcune esperienze<br />

storiche servì per comprendere quella strategia antifascista, di cui<br />

51


6) Boldr<strong>in</strong>i: «Le donne partigiane riconosciute<br />

sono 35.044 (19 le medaglie d'oro<br />

al V.M.), le patriote 22.000, e si calcola <strong>in</strong><br />

70.000 <strong>il</strong> numero delle aderenti ai Gruppi di<br />

difesa della donna, fondati nel novembre<br />

1943.»<br />

52<br />

non si parla mai abbastanza. Il fascismo, a mio avviso, era andato<br />

già <strong>in</strong> crisi prima della guerra, dopo le oceaniche adunate per l'im­<br />

pero. Prendiamo la situazione delle donne, nel corso della guerra:<br />

le difficoltà economiche, <strong>il</strong> trauma degli uom<strong>in</strong>i al fronte: una somma<br />

di tragedie fam<strong>il</strong>iari vissute drammaticamente. Come spiegarsi al­<br />

trimenti quell'apporto straord<strong>in</strong>ario dato alla lotta di liberazione, che<br />

é forse l'aspetto più nuovo della partecipazione popolare. Una novità<br />

di portata davvero storica.(6)<br />

D. Ti riferisci, immag<strong>in</strong>o, all'opera di supporto logistico; alle<br />

staffette e al "lavoro di cura" delle donne, prima ancora che all'azione<br />

armata ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Un impegno che é stato determ<strong>in</strong>ante, proprio<br />

perché <strong>in</strong> pianura non era come <strong>in</strong> montagna. Si trattava non di<br />

impegnare dei reparti combattenti - perché mancava la "formazione"<br />

organicamente <strong>in</strong>quadrata - ma di gruppetti distaccati, anche di due<br />

o tre persone che escono di notte a fare quello che c'é da fare ...<br />

Non é la brigata e nemmeno la cosiddetta banda; é una rete diffusa<br />

e dislocata <strong>in</strong> molte zone, dove agiscono le cosiddette "trojke",<br />

ovvero i gruppetti di tre persone. Dove si agisce, <strong>in</strong> prevalenza, di<br />

notte, compiendo piccoli colpi di mano. Ed <strong>il</strong> supporto femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e<br />

nel complesso é stato determ<strong>in</strong>ante. Si arriva così nell'estate 1944,<br />

quando <strong>il</strong> questore di Ravenna, <strong>in</strong> una conversazione privata, rivelò<br />

che non era possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> controllo della prov<strong>in</strong>cia.<br />

Era <strong>in</strong>controllab<strong>il</strong>e, perché <strong>il</strong> nuovo fascismo non arrivò a costruire<br />

una rete periferica: salvo qualche comando e presidio <strong>in</strong> alcuni paesi,<br />

ma soprattutto nella città capoluogo. Le periferie, le campagne, non<br />

le arrivò mai a controllare.<br />

D. Stai toccando uno degli aspetti più r<strong>il</strong>evanti della riflessione<br />

odierna <strong>in</strong>torno alla resistenza: la sua presa nel territorio, <strong>il</strong> suo<br />

radicamento che, penso ad esempio ad alcune prov<strong>in</strong>ce em<strong>il</strong>iano­<br />

romagnole, esce ben consolidato alla data del 25 apr<strong>il</strong>e. Con pochi<br />

esempi <strong>in</strong> Europa.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Bisogna essere espliciti: non c' é confronto tra<br />

l'adesione al governo Pèta<strong>in</strong> <strong>in</strong> Francia e quella, assai m<strong>in</strong>ore, alla


Repubblica Sociale <strong>in</strong> Italia. Assistiamo ad una adesione, relativa<br />

anche quella, dello stesso funzionarato statale. Si parla di non oltre<br />

duem<strong>il</strong>a funzionari trasferitisi al Nord, dietro <strong>in</strong>sistenze ed anche<br />

m<strong>in</strong>acce. Ma quanti, una volta re<strong>in</strong>sediati, si prestarono al doppio<br />

gioco, e qu<strong>in</strong>di con una conv<strong>in</strong>zione e un orientamento che biso­<br />

gnerebbe attentamente riesam<strong>in</strong>are <strong>in</strong> diversi casi!? Anche questi<br />

elementi riconfermano che, senza la Germania, Mussol<strong>in</strong>i non<br />

avrebbe potuto organizzare la Rsi. Grazie all' organizzazione tedesca,<br />

riuscì non a governare ma a mob<strong>il</strong>itare una serie di comandi m<strong>il</strong>itari,<br />

all'<strong>in</strong>terno della Repubblica Sociale Italiana, contro <strong>il</strong> movimento<br />

resistenziale. Prima la Guardia Nazionale Repubblicana, poi le<br />

Brigate Nere, con tutti i problemi che sorsero tra quei due bracci<br />

armati.(7)<br />

Si trattò di un'azione nemmeno volta contro gli Alleati, bensì<br />

contro di noi. E qui sta l'aspetto <strong>in</strong> fondo più clamoroso della politica<br />

"repubblich<strong>in</strong>a": di presentarsi espressamente quale negazione della<br />

Resistenza.<br />

D. Restiamo a questo tema del consenso dato al movimento<br />

partigiano, sempre legandoci alla tua concreta esperienza. A quelle<br />

percentuali statistiche che, per la prov<strong>in</strong>cia di Ravenna, mostrano<br />

un notevole apporto dei ceti di campagna.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. I contad<strong>in</strong>i sono quelli che nelle campagne par­<br />

tecipano anche come centro di rifugio per i gruppi partigiani. In<br />

alcuni casi, per le rappresaglie e i rastrellamenti, <strong>il</strong> nostro comando<br />

si é spostato <strong>in</strong> più zone, sempre ospitato <strong>in</strong> case di campagna e<br />

contando sulla massima solidarietà. Non vi fu mai nessuno che forni<br />

<strong>in</strong>formazioni che potessero essere ut<strong>il</strong>izzate direttamente o <strong>in</strong>diret­<br />

tamente dal nemico.<br />

Vi sono a questo proposito notizie che abbiamo scoperto dopo:<br />

quando eravamo nascosti <strong>in</strong> certe case, come quella dei Suzzi, nel<br />

Ravennate, o dai Bacch<strong>il</strong>ega nella zona di Piangipane, o Spada<br />

(M<strong>in</strong>guzzi) a Conventello, o Zanerda (Masotti) a Savama - ne potrei<br />

citare a dec<strong>in</strong>e - pensavamo di convivere nell' <strong>il</strong>legalità più assoluta,<br />

quando <strong>in</strong> realtà le case vic<strong>in</strong>e sapevano benissimo cosa bolliva <strong>in</strong><br />

pentola. E poi non dimentichiamo che vi erano molti sfollati dalle<br />

città, per le diffic<strong>il</strong>i condizioni di vita, ciò che deve farci valutare<br />

7) Boldr<strong>in</strong>i: «A far data al 1944 risultarono<br />

144.000 arruolati nella Gnr e 47.215 tra Bn,<br />

Ss italiane, polizia del m<strong>in</strong>istero degli <strong>in</strong>terni;<br />

cfr. Giampaolo PANSA, L'esercito di Salò,<br />

M<strong>il</strong>ano, Istituto Nazionale per la Resistenza,<br />

1969.»<br />

53


54<br />

appieno <strong>il</strong> ruolo dei centri campagnoli. Insomma, nelle località vic<strong>in</strong>e,<br />

o nelle località conf<strong>in</strong>anti, la solidarietà fu determ<strong>in</strong>ante. Qui si<br />

ritrova una delle componenti fondamentali della nostra lotta di li­<br />

berazione; e non furono pochi i cittad<strong>in</strong>i sfollati e co<strong>in</strong>volti nel<br />

movimento di riscatto.<br />

D. Tu mi stai <strong>in</strong>somma raccontando che, mentre <strong>in</strong> montagna sono<br />

state elette e pubblicizzate alcune "repubbliche" partigiane, anche<br />

<strong>in</strong> località della pianura si esercitava un analogo controllo del ter­<br />

ritorio.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Vedi, noi non abbiamo mai avuto convenienza a<br />

costituire delle "repubbliche" <strong>in</strong> pianura; sarebbe stato un modo per<br />

far scoprire la zona, senza poi riuscire a difenderla convenientemente.<br />

In montagna penso fu una scelta molto giusta, necessaria per di­<br />

mostrare quale tipo di stato si voleva costruire, con le sue istituzioni,<br />

dopo la riconquista alla libertà ed <strong>in</strong>dipendenza.<br />

La storia delle repubbliche partigiane diventa importante, ancora<br />

più che per i motivi m<strong>il</strong>itari, per l'esperimento democratico. 0,<br />

meglio, per la capacito di tradurre <strong>il</strong> momento m<strong>il</strong>itare <strong>in</strong> un fatto<br />

di partecipazione civ<strong>il</strong>e, di democrazia diretta. Considerando, peral­<br />

tro, lo stato di guerra, furono esperienze di grande valore storico,<br />

da Montefior<strong>in</strong>o sugli Appenn<strong>in</strong>i em<strong>il</strong>iani, nel Friuli, Alba <strong>in</strong> Pie­<br />

monte, alla Val d'Ossola. Varrebbe la pena di rifletterei a fondo<br />

perché rappresentano un esempio politico, storico, istituzionale della<br />

strategia generale. Ma tieni poi presente che già nelle nostre for­<br />

mazioni, garibald<strong>in</strong>e e non solo, sia i comandanti che i commissari<br />

venivano eletti dalla base, cioè dai patrioti.<br />

D. Hai raccontato di una tua subitanea designazione, dall'alto se<br />

così posso dire: dal partito comunista ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Il primo comitato m<strong>il</strong>itare prov<strong>in</strong>ciale era già un<br />

centro un po' particolare: per la stessa attività che doveva svolgere,<br />

non era a contatto diretto con tutti· i gruppi, come <strong>in</strong> montagna i<br />

comandi erano a contatto diretto con le loro formazioni. Nella<br />

pianura, la prima fase é appunto quella dell' organizzazione <strong>in</strong> piccoli<br />

gruppi. Ma quando si ricostituisce la 28a brigata Garibaldi "Mario


Gord<strong>in</strong>i", dopo la liberazione di Ravenna, tutto <strong>il</strong> comando fu eletto<br />

e riconfermato, per volontà e fiducia dei partigiani combattenti.<br />

Ti dirò, anzi, che dopo la liberazione di Ravenna io non volevo<br />

assumere ruoli di comando, ma impegnarmi <strong>in</strong> altri compiti - re­<br />

clutamento, addestramento, ecc. - ma fu una rivolta, e lo capii: si<br />

era com<strong>in</strong>ciato <strong>in</strong>sieme, e così bisognava cont<strong>in</strong>uare. Facemmo le<br />

votazioni al fronte, ed é un episodio poco conosciuto. Si dovevano<br />

rieleggere tutti i comandi di compagnia ed <strong>il</strong> comando alleato<br />

dell'VIII armata si allarmò. Non si era mai visto, tra le forze armate,<br />

votare liberamente i propri comandanti, e per di più <strong>in</strong> prima l<strong>in</strong>ea!<br />

Fu una nota anche divertente, perché quando ci domandarono chi<br />

sarebbe stato eletto, naturalmente rispondemmo che occorreva aspet­<br />

tare l'esito. Figurarsi, dopo mesi di rapporti personali ...<br />

La riconferma comunque ci fu, ma anche con qualche critica. Una,<br />

ad esempio, che richiedeva una maggiore sicurezza del comando.<br />

Questo perché, un giorno, prendemmo l'<strong>in</strong>iziativa di uscire <strong>in</strong><br />

pattugliamento noi di persona, <strong>in</strong> ricognizione per zone m<strong>in</strong>ate già<br />

segnalate. Ed i nostri si arrabbiarono: "Ma come, andare <strong>in</strong> prima<br />

l<strong>in</strong>ea, voialtri così tutti <strong>in</strong>sieme? E se vi prendono?". In effetti,<br />

avevano ragione loro. Perché, bisogna dirlo, c'era da parte nostra<br />

la conv<strong>in</strong>zione che l'esempio dovesse partire dai comandanti. Ma<br />

non sempre si può fare, altrimenti, di conseguenza, chi comanda?<br />

Certo, una nostra viva partecipazione era <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e.<br />

D. Voi partecipavate comunque alla vita della Compagnia?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Certo, si era un collettivo del comando, si orga­<br />

nizzavano autonomamente le riunioni nelle compagnie, partecipando<br />

direttamente <strong>in</strong> molti casi, proprio perché non era una gestione<br />

autoritaria.<br />

Tra i partigiani si sapeva tutto, non ci dovevano essere segreti per<br />

nessuno. Gli ord<strong>in</strong>i erano sempre, <strong>in</strong> qualche modo, concordati.<br />

Certo, vi erano anche i momenti di emergenza, <strong>in</strong> cui si doveva dare<br />

degli ord<strong>in</strong>i rapidi, ma <strong>in</strong> genere si valutavano gli orientamenti. Sono<br />

tutte cose che nascevano dall'esperienza. Inoltre non si poteva<br />

dimenticare che i volontari erano appunto "volontari", e <strong>il</strong> volon­<br />

tariato é una scelta civ<strong>il</strong>e, morale patriottica.<br />

55


58<br />

D. Insisti sulla "banda" come momento <strong>in</strong>novativo m<strong>il</strong>itare e<br />

politico. Ma non avevate una qualche memoria storica delle m<strong>il</strong>izie<br />

municipali, nel Risorgimento italiano; o dell' Armata rossa dei soviet;<br />

o delle Brigate <strong>in</strong>ternazionali <strong>in</strong> Spagna?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. No, su questo voglio davvero <strong>in</strong>sistere. La "banda"<br />

come noi la concepimmo é stato un fenomeno con proprie carat­<br />

teristiche, italiane. Vi era un reclutamento <strong>in</strong> cui, spesso, non si<br />

conosceva l'orig<strong>in</strong>e di chi entrava. Uno arrivava su <strong>in</strong> montagna:<br />

e chi é, da dove viene, di quale op<strong>in</strong>ione politica, da quale famiglia ...<br />

E' una cosa <strong>in</strong>credib<strong>il</strong>e, per un esercito che combatte una guerra,<br />

con un reclutamento volontario, con un nome che non é quello<br />

anagrafico: <strong>il</strong> Corsaro rosso, Vladimir, Franz, Stal<strong>in</strong> e tanti altri. Con<br />

una fioritura di nomi. La formazione della "banda" é qu<strong>in</strong>di fatta<br />

di giovani, con un nome di battaglia. Il problema della gestione é<br />

serio, perché si ha una conoscenza approssimativa del personale, e<br />

si deve creare un rapporto di solidarietà e di democrazia, ed era una<br />

grande conquista.<br />

Sostengo una tesi che apparirà paradossale: la guerriglia, se non<br />

ben guidata, é dest<strong>in</strong>ata a diventare corsara, brigantaggio. La forza<br />

della resistenza italiana é stata anche quella di nom<strong>in</strong>are <strong>il</strong> Com­<br />

missario politico. Nel corso della guerra di liberazione nei distac­<br />

camenti delle brigate Garibaldi fu, dal primo momento, a fianco del<br />

comandante responsab<strong>il</strong>e della condotta m<strong>il</strong>itare. Il commissario<br />

politico fu particolarmente responsab<strong>il</strong>e della discipl<strong>in</strong>a, dell'orien­<br />

tamento politico, della coscienza patriottica degli uom<strong>in</strong>i e dei reparti.<br />

All'<strong>in</strong>izio vi furono opposizioni diverse nelle altre formazioni. Ma<br />

<strong>il</strong> Comitato m<strong>il</strong>itare del Clnai raccomandò poi la istituzione del<br />

Commissario ed <strong>il</strong> Comando generale del CvI, <strong>il</strong> Corpo Volontari<br />

della libertà, diramò precise direttive.<br />

L'altro elemento fondamentale é la nom<strong>in</strong>a dal basso. Tu sai che<br />

la prima storiografia risorgimentale polemizzò sul garibald<strong>in</strong>ismo.<br />

Non contro i garibald<strong>in</strong>i, ma contro <strong>il</strong> mito del comandante. Le<br />

formazioni partigiane dovevano nom<strong>in</strong>are i Comandi con la parte­<br />

cipazione dei volontari. Aggiungo che, molte volte, nelle brigate si<br />

costituivano i comitati degli anziani per giudicare i reati commessi<br />

da qualche patriota nei loro reparti.


D. Anziani per data d'entrata nella Resistenza o per età?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Dipende. Nella formazione dov' ero io, c'era <strong>il</strong><br />

comando di compagnia, <strong>il</strong> comando di squadra, poi <strong>il</strong> comitato di<br />

discipl<strong>in</strong>a del reparto che era formato dai partigiani. Giudicava chi<br />

aveva sbagliato: <strong>in</strong> molti casi la massima punizione era quella di<br />

mandare a casa <strong>il</strong> volontario. Certo, c'erano anche delle forme di<br />

punizione gravi, per determ<strong>in</strong>ati reati.<br />

Il fatto stesso che <strong>in</strong> Italia, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea di massima, non vi siano stati<br />

fenomeni che hanno debordato da quello che era l'orientamento<br />

generale, é un fatto eccezionale. Molti giovani erano cresciuti durante<br />

<strong>il</strong> fascismo, erano maturati <strong>in</strong> quell'humus. O persone che venivano<br />

dalle carceri: condannati per reati comuni, ed usciti quando quelle<br />

vennero bombardate. E chi erano, che passato avevano vissuto,<br />

perché erano stati condannati? Sono stati messi <strong>in</strong> condizione, per<br />

la gran parte, di riab<strong>il</strong>itarsi.<br />

Pensa a quanto é capitato, nella storia dell' esercito italiano, durante<br />

la prima guerra mondiale. In via di massima la giustizia m<strong>il</strong>itare<br />

avviò 360.000 processi a carico di soldati alle armi per vari reati<br />

come la diserzione, <strong>il</strong> rifiuto di obbedienza, ma nella maggioranza<br />

dei casi per <strong>il</strong> prolungamento di una regolare licenza o per licenze<br />

non autorizzate, ma con <strong>il</strong> ritorno al reparto. Possono contarsi a<br />

migliaia, anche se non é fac<strong>il</strong>e stab<strong>il</strong>ire quale sia stata l'<strong>in</strong>cidenza<br />

di questi procedimenti giudiziari tra la grande massa di combattenti.(8)<br />

Furono episodi rarissimi nella nostra lotta di liberazione; come<br />

lo furono le esecuzioni capitali. Per la stessa lotta tra bande e bande,<br />

un fenomeno che talvolta rappresenta uno sbocco <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>e - per<br />

ragioni politiche, o di controllo del territorio - pochi sono i casi di<br />

scontro, come risulta anche dai processi dopo la liberazione. L'altro<br />

punto importante é l'esame del calcolo dei caduti. La percentuale<br />

é alta nel corso dei combattimenti, ma vi sono molti torturati,<br />

massacrati con brutalità ma con una nob<strong>il</strong>e resistenza per non parlare.<br />

E la tortura, una terrib<strong>il</strong>e strategia, colpisce anche i ragazzi e le donne,<br />

prima esclusi nel corso di altri conflitti, che danno lo straord<strong>in</strong>ario<br />

esempio di cadere fra <strong>in</strong>enarrab<strong>il</strong>i sofferenze, senza parlare. (9)<br />

Il movimento partigiano ha avuto le più alte perdite, rispetto<br />

all'esercito regolare, attorno al 10-13% degli effettivi. Mett<strong>il</strong>o ora<br />

a confronto con la strategia nazista, tesa a creare la cosiddetta "terra<br />

8) Cfr. Giorgio ROCHAT, Gli arditi nella<br />

grande guerra, M<strong>il</strong>ano, Feltr<strong>in</strong>elli, 1981.<br />

9) Boldr<strong>in</strong>i: «In Italia i caduti sono 33.044,<br />

i caduti civ<strong>il</strong>i 9.980; all'estero si contano altri<br />

14.000 caduti partigiani e 1.500 patrioti; tali<br />

conteggi non comprendono i caduti e partigiani<br />

appartenenti alla divisione Pasch,<br />

della Venezia Giulia, del Friuli, e altri ancora<br />

attivi all'estero.»<br />

59


60<br />

bruciata" attorno ai "ribelli". Con le stragi, le rappresaglie: per<br />

provocare una reazione della popolazione contro <strong>il</strong> movimento<br />

partigiano; od almeno creare una rottura profonda, mentre é avvenuto<br />

<strong>il</strong> contrario. Abbiamo molte contrade che hanno pagato un alto prem'o<br />

di vite umane con massacri, ma con un legame forte e radicato, e<br />

la delazione é stata davvero un'eccezione.<br />

D. Ma questo collante da cosa deriva?<br />

Penso ora a due frasi poste da Nozzoli <strong>in</strong> calce al proprio libro,<br />

per raccontare la comune vita partigiana. La prima sostiene "lo non<br />

mi do per v<strong>in</strong>to, io difendo la mia terra"; la seconda, "Ama la mia<br />

idea perché <strong>in</strong> essa troverai me".<br />

Due frasi molto belle, associate, ma che possono condurre ad esiti<br />

non convergenti. Per l'idea, si sceglie una m<strong>il</strong>itanza sulla scorta di<br />

un'ideologia o di una fede che presuppongono un it<strong>in</strong>erario di<br />

istruzione/formazione, cioè di emancipazione, della coscienza. Si<br />

produce <strong>in</strong>somma l'utopia dell'uomo "nuovo". Mentre <strong>il</strong> legame con<br />

la terra si genera con <strong>il</strong> tipo di vita che ti trovi a fare, perché contad<strong>in</strong>o<br />

o comunque perché abitante <strong>in</strong>serito <strong>in</strong> un certo contesto che potremmo<br />

def<strong>in</strong>ire di vic<strong>in</strong>ato: perché <strong>in</strong>somma sei parte <strong>in</strong>tegrante la<br />

vita di una determ<strong>in</strong>ata comunità, di cui sai <strong>in</strong>terpretare i tratti più<br />

. -. tradizionali e, credo, rassicuranti. Come fanno a convivere e pers<strong>in</strong>o<br />

a rafforzarsi vicendevolmente?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Ma, vedi, nel sottofondo c'é anche un problema<br />

di coscienza sociale.<br />

Hai l'esempio del luglio del 1944, con la modifica di fatto del<br />

contratto di mezzadria. O degli scioperi <strong>in</strong>dustriali del 1944, dove<br />

si sostenne fra le rivendicazioni l'esigenza di un'economia democratica.<br />

I consigli di gestione nazionale vennero promossi con un<br />

decreto del Cln per l'Alta Italia <strong>il</strong> 25 apr<strong>il</strong>e 1945, e le autorità alleate<br />

si rifiutarono di ratificare <strong>il</strong> decreto. Ma si andò avanti, stab<strong>il</strong>endo<br />

che nelle aziende <strong>in</strong>dustriali con almeno 300 dipendenti si dovessero<br />

costituire i Cdg, i Comitati di Gestione, composti da rappresentanze<br />

di lavoratori dell'impresa; le competenze riguardavano tutte le<br />

questioni <strong>in</strong>erenti <strong>il</strong> programma di produzione aziendale, l'efficienza<br />

produttiva e la migliore ut<strong>il</strong>izzazione del lavoro nell'azienda. Nel<br />

dicembre 1946 i m<strong>in</strong>istri Rodolfo Morandi (<strong>in</strong>dustria e commercio)


e Ludovico D'Aragona (lavoro e previdenza sociale), presentarono<br />

un disegno di legge organico. L'Assemblea costituente, che per<br />

decisione comune dei partiti aveva r<strong>in</strong>unciato alla facoltà legislativa,<br />

prese esplicitamente posizione, <strong>in</strong>cludendo nella costituzione italiana<br />

l'articolo 46 che afferma, fra l'altro, che la Repubblica riconosce<br />

<strong>il</strong> diritto ai lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stab<strong>il</strong>iti<br />

dalle leggi, "alla gestione delle aziende".<br />

Nel 1947 erano già funzionanti 500 consigli di gestione, ma con<br />

la f<strong>in</strong>e dei governi di coalizione che avevano fatto parte del Cln<br />

mutarono le condizioni, mettendo <strong>in</strong> crisi i consigli di gestione. Ci<br />

furono anche altri tentativi, nel 1948-1954. Ma <strong>il</strong> padronato e le<br />

direzioni aziendali, sostenuti dai governi, annullarono qualsiasi<br />

<strong>in</strong>fluenza dei Cdg. Nel contempo, di fatto, si ruppe <strong>il</strong> contratto di<br />

mezzadria e la tradizione delle regalie - mentre i contad<strong>in</strong>i erano<br />

tenuti a rendere determ<strong>in</strong>ati servigi e a portare dei beni al padrone<br />

O al prete - e devo dire che alcuni sacerdoti erano d'accordo.<br />

Ma voglio dirti di più. Nelle zone <strong>in</strong> cui eravamo noi a tenere<br />

<strong>il</strong> controllo, certi fattori non visitavamo più le aziende mezzadr<strong>il</strong>i<br />

per dare consigli tecnici e professionali o per certi controlli. I<br />

contad<strong>in</strong>i alle volte affermavano: "Ma cosa vuole, signor fattore, qui<br />

le condizioni sono molto diffic<strong>il</strong>i ... ". Era un modo <strong>in</strong>diretto per una<br />

loro attività più libera, e per superare di fatto <strong>il</strong> contratto di mezzadria.<br />

In certi casi, come ho già detto, i proprietari accettarono di pagare<br />

un premio di giornata ai lavoratori della terra impegnati nei Gap<br />

o nelle Sap.<br />

D. Voi qu<strong>in</strong>di appoggiavate una sim<strong>il</strong>e trasformazione nelle con­<br />

dizioni di produzione?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Questo stato di fatto era anche una garanzia<br />

reciproca, dal punto di vista sociale, economico, politico e soprattutto<br />

di sicurezza per le molte case di contad<strong>in</strong>i con i rifugi per i partigiani.<br />

Quando ci fu la trebbiatura, si organizzò l'assalto alle trebbie<br />

mandando via i fascisti, e si fece anche l'<strong>in</strong>teresse del contad<strong>in</strong>o<br />

e di tutta la collettività. Impostammo la nostra "battaglia del grano",<br />

per salvare i raccolti dalle razzie dei nazifascisti.<br />

Poi c'é un altro fatto, certo non meno r<strong>il</strong>evante, che modifica i<br />

costumi e le tradizioni delle famiglie perché le donne assumono una<br />

61


10) Si tratta, questo dell'afta epizootica, di un<br />

escamotage che venne ut<strong>il</strong>izzato anche dalla<br />

famiglia Cervi dopo 1'8 settembre del 1943,<br />

per guadagnare un poco di tempo prima che<br />

diventasse evidente agli stessi occupanti<br />

nazisti la loro aperta disobbedienza - di<br />

contad<strong>in</strong>i produttori prima ancora che m<strong>il</strong>itarmente<br />

- alle leggi della repubblica di Salò.<br />

Cfr. Alcide CERVI, Renato NICOLAI, I miei<br />

sette figli, Roma, Editori Riuniti, 1995 (1955).<br />

62<br />

loro autonomia. Diventano più libere nelle loro scelte. Non bisogna<br />

dimenticare che anche <strong>in</strong> queste famiglie si sono scelte le staffette,<br />

o per altri compiti che acquistano una loro autorità ed una specifica<br />

funzione. La scena della famiglia patriarcale si rompe, ed é una<br />

questione a cui noi non avevamo nemmeno pensato. E' una delle<br />

scelte per l'emancipazione, proprio nel nucleo famigliare: uno dei<br />

problemi storici del nostro tempo. L' 8 marzo, che pure aveva già<br />

una sua lunga storia, diventò un appuntamento di lotta. Le donne,<br />

ad esempio, portavano un fiore davanti alle tombe dei caduti.<br />

D. Qui, se consenti, cade una ricorrente curiosità circa i rapporti<br />

affettivi e più <strong>in</strong>timi tra tutti questi giovani, costretti ad una vita<br />

di strette contiguità.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Guarda, capisco che può sembrare poco credib<strong>il</strong>e,<br />

eppure gli episodi <strong>in</strong>cresciosi furono ben pochi. Molti sono stati gli<br />

amori sbocciati e poi, dopo la guerra, conclusi nel matrimonio. Ma<br />

di violenze, non sono mai venuto a conoscenza; e guarda che non<br />

era raro trovarsi a dormire con le famiglie o con le ragazze di<br />

famiglia, nelle stesse camere, per motivi di sicurezza. In campagna<br />

c'erano rifugi scavati sotto terra o sotto la stalla; oppure si ut<strong>il</strong>izzavano<br />

dei trucchi, come dare l'allarme per l'<strong>in</strong>fezione di afta<br />

epizootica che colpisce <strong>il</strong> bestiame.(IO) Vi erano dei rapporti donna­<br />

uomo di altissima considerazione. Le disposizioni dei comandi erano<br />

tassative. Per garantite le stesse misure di sicurezza, ma anche per<br />

la solidarietà dei rapporti fra tutti. Sai, piuttosto, cosa poteva succedere:<br />

che se avevi la fidanzata, <strong>in</strong> determ<strong>in</strong>ate zone, le più fidate,<br />

potevi <strong>in</strong>contrarti presso case garantite. Furono <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva processi<br />

lenti, vissuti giorno dopo giorno, non pensati a tavol<strong>in</strong>o.<br />

D. A proposito di prassi. lo debbo chiederti ancora di questo diario.<br />

E' così ricco di annotazioni, di ord<strong>in</strong>e per lo più pratico, mentre sembri<br />

rifuggire dalle riflessioni teoriche ... Ho proprio questa impressione,<br />

leggendo i diari da te pubblicati: all'<strong>in</strong>izio mostri un' estrema timidezza,<br />

nei confronti del dibattito politico, sia nel partito che nel Cln.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Sì, é una conquista progressiva ... Non studiavo<br />

certo da partigiano, lo facevo. Il contatto con la gente era costante:


La leggenda di Bulow<br />

64<br />

blicava settimanalmente un pezzo di un romanzo; che l'operaio<br />

leggeva e forse conservava.<br />

Nelle famiglie contad<strong>in</strong>e molti conoscevano un'aneddotica popo­<br />

lare, molto semplice. Prendi una figura come <strong>il</strong> Passatore: se ne<br />

parlava, perché é diventato una specie di mito, come Rob<strong>in</strong> Hood,<br />

molti non conoscevano la sua vera storia. Era considerato uno che<br />

lottava contro le <strong>in</strong>giustizie. Poi tanti episodi delle prime lotte<br />

antifasciste, che hanno arricchito la cultura degli stessi partigiani.<br />

Chi aveva una cultura si confrontava nei collettivi fam<strong>il</strong>iari, con<br />

quella più popolare ricca di esperienze. Se no come spiegare che,<br />

nonostante una smob<strong>il</strong>itazione accelerata e fatta <strong>in</strong> quelle forme<br />

affrettate, organizzata nel giro di pochi giorni term<strong>in</strong>ata la guerra,<br />

non ci fu uno sbandamento?<br />

Tra di noi, che liberiamo Ravenna <strong>il</strong> 4 dicembre con alcuni mesi<br />

d'anticipo sul resto del Nord, c' é stato un altro numero di volontari<br />

con una nuova scelta per combattere. Quali erano le componenti<br />

ideali, politiche, storiche di solidarietà nazionale che portavano a<br />

cont<strong>in</strong>uare la guerra!? E non dimentichiamo i volontari nei Gruppi<br />

di combattimento, presso <strong>il</strong> CIL, <strong>il</strong> Corpo Italiano di Liberazione,<br />

o nel gruppo motorizzato, e quelle della brigata partigiana "Maiella",<br />

decorata di Medaglia d'oro al V.M., per citare solo alcuni casi.<br />

D. A proposito dell'aneddotica popolare, credo non sia superfluo<br />

dire dell'imprevedib<strong>il</strong>e nome di battaglia che ti venne dato. E ti hanno<br />

mai identificato come Arrigo Boldr<strong>in</strong>i, durante la guerra, o fosti<br />

soltanto ricercato come "Bulow"?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. No. Mai. Tieni presente che io mancavo da molti<br />

anni da Ravenna e non ho mai lavorato <strong>in</strong> città. Ero stato a Padova,<br />

a Littoria, a Napoli, poi sono andato <strong>in</strong> Jugoslavia. Sono perciò stato<br />

più fortunato di tanti altri, schedati o già sotto controllo.<br />

Fu Michele Pascoli a darmi <strong>il</strong> nome di battaglia. Era barbiere,<br />

autodidatta, appassionato della storia napoleonica. Allora, durante i<br />

45 giorni di Badoglio, tra <strong>il</strong> 25 luglio e l' 8 settembre, negli <strong>in</strong>contri<br />

presso <strong>il</strong> suo negozio che frequentavo perché era un centro antifa­<br />

scista - con <strong>il</strong> suo socio, Arrigo Graziani - lui sosteneva Napoleone<br />

con le sue grandi battaglie da Marengo a Walmy, a Wagram, ecc.


Ed io gli chiedevo, per un fam<strong>il</strong>iare contraddittorio, "Perì a Waterloo<br />

fu sconfitto ... ". Già, perché aveva attaccato l'avanguardia dell'eser­<br />

cito prussiano comandato da Friedrich Bulow, pensando di colpire<br />

duramente l'esercito comandato da Blucher ... E poi <strong>il</strong> seguito della<br />

battaglia é noto. La polemica diventava un confronto di nozioni<br />

storiche, anche con forzature, più per scherzo che per fondatezza.<br />

D. Insomma, la rivoluzione francese era una pietra di paragone,<br />

con cui compararsi ad ogni novità politica ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Molte questioni della nostra storia, anche popolari<br />

ed antifasciste, venivano da quel processo e da quello della rivoluzione<br />

sovietica del 1917. Dal punto di vista proprio della storiografia<br />

popolare pensa poi alla diffusione di questi grandi romanzi<br />

di cui ti dicevo; se ti faccio vedere l'elenco, li ho <strong>in</strong> una specie di<br />

biblioteca, ne ritrovi molti.<br />

Ebbene, prima di entrare nell' <strong>il</strong>legalità sono stato legale per un<br />

paio di mesi; perché, essendo un ex-combattente, c'era meno con­<br />

trollo. Poi, com<strong>in</strong>ciando l'attività <strong>il</strong>legale, bisognava darsi un nome<br />

di battaglia. Pensai a Guido, un mio compagno di scuola dell'istituto<br />

di Cesena, di cognome Lacch<strong>in</strong>i, che stava <strong>in</strong> una prov<strong>in</strong>cia toscana<br />

come perito agrario. Mi pareva una buona scelta: "Macchè, ti chiami<br />

Bulow!", <strong>in</strong>sisteva Michele Pascoli.<br />

Il nome può avere un doppio senso. Perché Bulow con la "w"<br />

é <strong>il</strong> casato dei Bulow tedeschi, ma <strong>in</strong> dialetto romagnolo "bulf' vuoI<br />

dire uno che ha voglia di menare le mani. Questa é l'orig<strong>in</strong>e del<br />

nome. E devo dire che fu anche una fortuna perché, da quanto ho<br />

poi saputo, i tedeschi cercavano un austriaco. Vai a pensare che un<br />

italiano si desse un nome del genere!<br />

D. Non conoscevano quella cultura storica m<strong>in</strong>ore e popolare, tanto<br />

radicata nella prov<strong>in</strong>cia romagnola... Mi pare anche, diciamolo<br />

francamente, che tutto ciò abbia concorso a sv<strong>il</strong>uppare la leggenda<br />

del comandante "Bulow".<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Chiamala come credi.<br />

D. Beh, la ritrovo nella memorialistica che ti riguarda. Storia corale,<br />

65


66<br />

va bene, ma con un ruolo prem<strong>in</strong>ente di quel comandante che sembri<br />

proprio essere stato ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Mah, é una storia legata alla liberazione di Ra­<br />

venna. Non é che avessi delle particolari cognizioni m<strong>il</strong>itari, é che<br />

conoscevo meglio <strong>il</strong> territorio <strong>in</strong> cui si operava. La prima volta che<br />

facemmo <strong>il</strong> piano per la liberazione di Ravenna, proponemmo di<br />

sbarcare a nord della città. Era lo schema, come ad Anzio. Ma vi<br />

erano delle osservazioni da fare. Intanto, andare a nord di Ravenna<br />

significava sbarcare nelle "valli" di Comacchio, o <strong>in</strong> altre zone vallive<br />

per noi fac<strong>il</strong>mente difendib<strong>il</strong>i. Ma, <strong>in</strong> secondo luogo, loro avevano<br />

avuto degli enormi problemi per gli sbarchi al Sud, per le controffensive<br />

tedesche. C'erano anche motivazioni serie. Allora, d'accordo<br />

con alcuni compagni, elaborammo un altro piano: di concentrare le<br />

nostre forze nei pressi delle valli a nord di Ravenna, e precisamente<br />

a Sant' Alberto-Mandriole-Porto Cors<strong>in</strong>i. Alcuni reparti tedeschi<br />

potevano essere accerchiati, e qu<strong>in</strong>di <strong>il</strong> ritiro da Ravenna era per<br />

loro una manovra obbligata In caso di una loro resistenza, potevamo<br />

ritirarci nelle zone vallive. TI problema era di salvare la città, con<br />

i suoi monumenti storici.<br />

D. Agli Alleati <strong>in</strong>teressava meno la cosa?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Ma guarda: ho trovato un ufficiale, <strong>il</strong> capitano John<br />

Francis Rendall, che conosceva molto bene la storia bizant<strong>in</strong>a e capì<br />

l'importanza di Ravenna. Trovammo un gruppo di ufficiali molto<br />

aperti. Infatti la parola d'ord<strong>in</strong>e che ci dettero fu "Teodora". Tu pensa<br />

che quando passai dai nostri, e gli trasmisi la parola d'ord<strong>in</strong>e, molti<br />

fecero <strong>il</strong>lazioni scanzonate ...<br />

Mentre sostenevamo questa operazione, alcuni del clero chiesero<br />

di dichiarare Ravenna "città aperta". Noi polemizzammo, perché<br />

avrebbe provocato la smob<strong>il</strong>itazione di fatto. Per la verità, quella<br />

posizione non l'accettarono nemmeno i cattolici nel Cln. Zaccagn<strong>in</strong>i<br />

fu contro. Ci aiutò anche un messaggio, giunto da Roma, <strong>in</strong> cui si<br />

diceva "Non date retta ai tedeschi"; perché l'esperienza di Roma<br />

o Firenze dimostrava che non mantenevano gli impegni. Forti di<br />

questa posizione, resp<strong>in</strong>gemmo la proposta. Va detto che <strong>il</strong> Cln fu<br />

al corrente di tutte le questioni, sostenendo le nostre argomentazioni


e qu<strong>in</strong>di accettando <strong>il</strong> nostro piano. Vi fu poi un <strong>in</strong>cidente clamoroso,<br />

per la liberazione di Ravenna. L'aviazione alleata non <strong>in</strong>tervenne<br />

durante l'operazione. Il comando dell'VIII armata, durante le trattative,<br />

avanzò <strong>il</strong> dubbio: "Ma se non manterrete gli impegni assunti?".<br />

Come d'accordo noi attaccammo a nord del Ravennate e chie­<br />

demmo la copertura dell'aviazione. Non fu impiegata. Le loro truppe<br />

non occuparono la zona a nord, quando per noi tutta l'operazione<br />

era di raggiungere <strong>il</strong> fiume Reno, e con una spallata arrivare al Po ...<br />

Si crearono dei grossi problemi, e noi protestammo per <strong>il</strong> mancato<br />

mantenimento degli impegni assunti. Si tenga presente che, per i<br />

limiti dell'operazione alleata, i tedeschi poterono attestarsi sui fiumi<br />

Reno e Senio, per un lungo periodo, con gravi sacrifici per la<br />

popolazione alfons<strong>in</strong>ese e di altre zone. Alfons<strong>in</strong>e venne tagliata <strong>in</strong><br />

due. Perché non impiegarono l'aviazione? Ci risposero perché c'era<br />

la nebbia, ma rimase l'impressione che si fidassero solo f<strong>in</strong>o a certo<br />

punto ... Eppure <strong>il</strong> distaccamento "Settimio Garav<strong>in</strong>i", nella zona di<br />

Cervia e V<strong>il</strong>le Unite, aveva dato un'ottima prova; e lì si trovò <strong>in</strong><br />

difficoltà. Debbo dire che <strong>il</strong> comando dell'VIII armata riconobbe<br />

alcuni errori di valutazione. E poi vi erano ufficiali che consideravano<br />

una partecipazione nostra alla campagna d'Italia molto importante.<br />

D. Noto come molte azioni che racconti, dai tuoi diari, tendano<br />

a concentrarsi <strong>in</strong> un' area delimitata, tra Ravenna e Sant' Alberto.<br />

Meno sull' Appenn<strong>in</strong>o. Per non dire di Faenza, che sembra quasi stare<br />

<strong>in</strong> un' altra prov<strong>in</strong>cia.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Per Faenza c'era un gruppo di dirigenti molto forte,<br />

ben conoscendone le caratteristiche particolari, sia politiche sia come<br />

zona appenn<strong>in</strong>ica. Noi avevamo tutti i collegamenti. Anche nella fase<br />

f<strong>in</strong>ale erano molto impegnati, a ridosso della l<strong>in</strong>ea "Gotica". Lo si<br />

vede dal contributo della 36 a brigata "Buoncorsi", della quale faceva<br />

parte <strong>il</strong> battaglione partigiano "Ravenna", di volontari del compren­<br />

sorio faent<strong>in</strong>o.<br />

D. Restando <strong>in</strong> pianura: tra gli storici circola l'op<strong>in</strong>ione che i<br />

braccianti siano stati un po' refrattari alla lotta di resistenza. L'esem­<br />

pio é ricavato <strong>in</strong> particolare dal Ferrarese. Cosa é successo <strong>in</strong> quella<br />

prov<strong>in</strong>cia, con cui peraltro, a quanto si legge nel tuo diario, voi<br />

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68<br />

Ravennati mantenevate dei rapporti priv<strong>il</strong>egiati?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Abbiamo mantenuto rapporti anche per <strong>in</strong>carico<br />

del Cumer, <strong>il</strong> Comando Unico M<strong>il</strong>itare Em<strong>il</strong>ia Romagna, e potresti<br />

parlarne con Italo Scalambra, un dirigente del movimento partigiano<br />

e comunista del Ferrarese. E', vero, <strong>in</strong> alcune zone vi erano state<br />

delle adesioni alla Rsi, ma non sono stati capaci di organizzare un<br />

forte potere della Rsi, anzi durissime furono le rappresaglie, mentre<br />

sabotaggi, <strong>in</strong>terruzioni alle l<strong>in</strong>ee ferroviarie ed altre azioni hanno<br />

co<strong>in</strong>volto molte zone della pianura e delle valli f<strong>in</strong>o a costituire due<br />

brigate Garibaldi, la 35 a "Bruno Rezieri" e quella 25 a bis "Sauro<br />

Bab<strong>in</strong>i", ed appunto complessivamente nella prov<strong>in</strong>cia di Ferrara<br />

sono stati riconosciuti oltre 3.600 partigiani. Con altri gruppi nella<br />

valle di Comacchio, nell'<strong>in</strong>verno 1944-'45, abbiamo operato assieme<br />

e cosÌ nel corso delle operazioni di marzo-apr<strong>il</strong>e 1945. Ma una<br />

caratteristica per noi é stata la guerriglia nelle valli di pianura, dove<br />

i tedeschi erano, come suoI dirsi, senza basi di riferimento.<br />

D. Non hanno trovato delle guide locali ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. E' questo <strong>il</strong> fatto: le guide non le han trovate.<br />

Hanno tentato una specie di rastrellamento, nelle valli di Porto<br />

Cors<strong>in</strong>i, ma senza risultato. Non c' é bussola che tenga! La "valle"<br />

é una zona con canaletti, canali, piccole isole; dopo di che, ti perdi.<br />

Non a caso, tra le nostre guide erano alcuni famosi pescatori di frodo,<br />

e la "valle" la conoscevano bene, per sfuggire al controllo delle<br />

guardie. La profondità é molto bassa, si adoperano remi a padella ...<br />

Un'esperienza unica.<br />

D. Tu <strong>in</strong>sisti parecchio sulle concrete manifestazioni di solidarietà<br />

di cui ebbe bisogno quella vostra lotta. Fu però lotta sostenuta con<br />

le armi <strong>in</strong> mano: quelli con l'arma fungevano cioè da prima l<strong>in</strong>ea.<br />

Qui ho una questione da porti: da letture e testimonianze di vita<br />

se ne ricava l'impressione di una certa sacralità dell'arma, potremmo<br />

def<strong>in</strong>irlo un legame affettivo?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. L'arma é qualcosa di tuo, perché c'é un cambia­<br />

mento nell'uomo: da persona senza arma a persona armata ... Per


diverse concause. Certo, devi rispondere ad una legge di guerra che<br />

é difesa, attacco, combattimento contro <strong>il</strong> nemico, con ogni mezzo.<br />

Gli armamenti avevano la priorità assoluta, e con qualsiasi mezzo<br />

dovevano essere conquistati, o rastrellati ovunque fosse possib<strong>il</strong>e.<br />

Certo quando vi é stata la smob<strong>il</strong>itazione, e senza nessuna prepa­<br />

razione come é avvenuto per la grande maggioranza dei partigiani,<br />

molti hanno conservato le armi. E' risaputo che anche molti cattolici<br />

avevano le armi; non era solo una questione dei garibald<strong>in</strong>i. E poi,<br />

pensa alla vita che avevi fatto con la tua arma: portartela sempre<br />

dietro, pulirla, lo strumento anche per la tua salvezza; per cui devi<br />

essere sicuro che non faccia c<strong>il</strong>ecca.<br />

Se pensi ai rastrellamenti, alle fughe l'armamento é decisivo anche<br />

per costruire la banda. Dei rastrellamenti si é sempre parlato poco.<br />

Le truppe scelte per i rastrellamenti vivevano <strong>in</strong> caserma, addestrati,<br />

tranqu<strong>il</strong>li, con le loro famiglie non <strong>in</strong> condizioni disagiate, al sicuro.<br />

Partono, e vanno a rastrellare i partigiani: i quali vivono <strong>in</strong> condizioni<br />

critiche, giorno per giorno, o attendati alla meglio o <strong>in</strong> case diroccate<br />

se andava bene, con un'alimentazione - quando c'era - scarsa.<br />

In pratica, é un arruolamento doppio: c' é la prima scelta, poi quella<br />

che segue <strong>il</strong> rastrellamento, ecc. Il volontariato si ripete quando, dopo<br />

gli attacchi del nemico, si ritorna <strong>in</strong> banda:<br />

D. Insomma, tu vuoi dire che <strong>il</strong> partigiano non si fa per obbedienza.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Appunto, sei tu che r<strong>in</strong>novi l'adesione. Ed é quella<br />

la vera matrice italiana della Resistenza: tu devi farti l'esame di<br />

coscienza, e c'é un fatto tuo personale.<br />

D. Si dice anche, a proposito di questa relazione con le armi, che<br />

cambiasse a seconda del tipo di partigianato prescelto. Che, <strong>in</strong>somma,<br />

un sapista non fosse equiparab<strong>il</strong>e a un gapista ... E' una domanda<br />

forse antipatica, ma ben sai che esiste tutta una letteratura, certo non<br />

<strong>in</strong>dulgente con voialtri partigiani, la quale tende di fatto ad equiparare<br />

la "professionalità" del gapista a quella del k<strong>il</strong>ler.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Dei Gap ne abbiamo parlato precedentemente.<br />

Sono stati un'organizzazione di grande livello. IL costo umano é<br />

stato altissimo: per esempio la brigata Gap di Bologna ebbe <strong>il</strong> 50%<br />

69


70<br />

dei suoi effettivi fuori combattimento; così <strong>in</strong> altre città.<br />

Lo scopo, credo, si possa riassumere <strong>in</strong> quello di non dare tregua<br />

agli esponenti della Repubblica sociale e ai tedeschi nelle città, per<br />

combattere <strong>il</strong> loro potere, e rendere diffic<strong>il</strong>e le loro gestioni ammi­<br />

nistrative; ed impegnare così le loro forze ovunque. Era un <strong>in</strong>tervento<br />

che si <strong>in</strong>tegrava con le formazioni di montagna e di pianura. C'é<br />

un aspetto, piuttosto, che non aiuta a capire la lotta Gap e più <strong>in</strong><br />

generale <strong>il</strong> movimento di liberazione. Con la legge 518 del 1946<br />

per i riconoscimenti abbiamo considerato "partigiani" quelli che<br />

avevano fatto tre azioni; poi venivano i collaboratori attivi, i patrioti<br />

ed i benemeriti. Ma non abbiamo valutato <strong>il</strong> contributo di molti altri<br />

che hanno partecipato esponendosi <strong>in</strong> prima persona, rischiando<br />

quanto noi che avevamo le armi. Dopo si cercò di riaprire i term<strong>in</strong>i<br />

per <strong>il</strong> riconoscimento dei partigiani, con <strong>in</strong>iziative parlamentari che<br />

però non furono mai approvate, per i radicali cambiamenti politici<br />

dopo la rottura dell'unità antifascista della metà del 1947.<br />

Ma ci fu una valutazione <strong>in</strong>iziale, pur giusta, che però non tenne<br />

sempre conto dell'appoggio popolare, pur considerando <strong>il</strong> ruolo dei<br />

benemeriti riconosciuti. Faccio un esempio. Gli ufficiali di stato<br />

maggiore: molte volte sono stati nelle retro vie delle zone di com­<br />

battimento, ma sempre giustamente considerati combattenti per <strong>il</strong><br />

ruolo decisivo dei comandi. Invece, quanti ne abbiamo avuto che<br />

avrebbero dovuto essere riconosciuti! Si é cercato di riparare, alle<br />

volte, con dei diplomi "ad honorem", di qualche associazione.<br />

D. Vorrei soffermarmi meglio su questo aspetto dell'equiparazione<br />

dei partigiani all'esercito. Forse, mi pare, perché parte di un accordo<br />

con gli Alleati; ma, soprattutto, dietro pressione vostra. Fu cioè <strong>il</strong><br />

modo per essere riconosciuti e legittimati, a pieno titolo, come<br />

combattenti; ma così facendo si aderiva ad una sanzione tutta m<strong>il</strong>itare<br />

per la resistenza ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Non dimentichiamoci che <strong>il</strong> Corpo Volontari della<br />

Libertà é stato <strong>il</strong> braccio armato del Comitato di Liberazione<br />

Nazionale; unitario, con <strong>il</strong> suo comando generale, s<strong>in</strong> dal giugno<br />

1944. Purtroppo, con grande ritardo, fu approvata la legge del '58,<br />

riconoscendo <strong>il</strong> CVL corpo d'esercito. Le forze armate hanno<br />

contribuito, anche loro, alla lotta per <strong>il</strong> riscatto.


A Montelungo, 1'8 dicembre 1943, c' é la prima grande operazione<br />

dell'esercito, con c<strong>in</strong>quem<strong>il</strong>a soldati che combattono, con molte<br />

perdite. E' la prima operazione m<strong>il</strong>itare italiana, dopo quella di Porta<br />

S. Paolo e della resistenza a Cefalonia, Lero, Rodi nel settembre<br />

1943, accolta solo dopo trattative durissime con gli Alleati. Poi si<br />

organizzò <strong>il</strong> CIL, nel luglio 1944, ed i c<strong>in</strong>que gruppi di combat­<br />

timento: la "Cremona", la "Folgore", la "Mantova", la "Friuli", la<br />

"Bergamo".<br />

D. Ma procedendo <strong>in</strong> questa direzione - pur con tutte le ragioni<br />

d'ord<strong>in</strong>e m<strong>il</strong>itare e politico che sono evidenti <strong>in</strong> quel desiderio di<br />

legittimazione - non si perdeva qualcosa di quella differenza che sta<br />

dentro una tua frase: "Noi siamo <strong>il</strong> nuovo esercito"?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Però i gruppi di combattimento come <strong>il</strong> CIL, e<br />

le brigate motorizzate, sono <strong>in</strong> gran parte organizzate con l' arruo­<br />

lamento di volontari che avevano già combattuto come partigiani.<br />

Quello é <strong>il</strong> grande fatto: un volontariato di massa, che già cambia<br />

la natura delle forze armate.<br />

Tieni presente che allora, nell' esercito, si istituirono i consigli di<br />

compagnia, <strong>in</strong> gran parte con anziani. I consigli di compagnia, <strong>in</strong><br />

molti casi, venivano <strong>in</strong>formati delle operazioni che si dovevano fare.<br />

E' vero, ci sono voluti decenni per alcune riforme delle forze armate.<br />

Significativo é che per la prima volta, per legge e per votazione,<br />

si sono costituiti i Cocer, organi di rappresentanza <strong>in</strong> tutte le forze<br />

armate, composti da soldati, sottufficiali e ufficiali. Ci furono anche<br />

degli <strong>in</strong>convenienti fortissimi. Un gruppo di volontari della 36a<br />

brigata Garibaldi, che aveva combattuto nella zona di Imola, con<br />

grande impegno, si arruolò nella "Cremona", e volle ricostituire un<br />

reparto unito nell'organico del Gruppo. Il comandante della "Cre­<br />

mona", generale Clemente Primieri, ci chiese d'<strong>in</strong>tervenire ... Ci fu<br />

una riunione con questi volontari, alla caserma S. Vitale, a Ravenna,<br />

e dovemmo discutere a lungo ma poi si arruolarono seconde le<br />

esigenze degli organi m<strong>il</strong>itari e parteciparono con grande impegno,<br />

dal gennaio 1945 f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e della guerra.<br />

Con <strong>il</strong> corso degli eventi un nuovo processo civ<strong>il</strong>e, morale,<br />

popolare e patriottico si determ<strong>in</strong>ò un nuovo rapporto fra le strutture<br />

m<strong>il</strong>itari e la società civ<strong>il</strong>e, sia per la drammatica esperienza della<br />

-------------------------<br />

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74<br />

guerra sia per la caduta del fascismo, ed <strong>il</strong> comune obiettivo per<br />

<strong>il</strong> riscatto del paese, . per cui ci fu una specie di saldatura fra la<br />

guerriglia <strong>in</strong> varie parti del paese e 1'<strong>in</strong>tervento contro <strong>il</strong> comune<br />

nemico delle forze armate. Per esempio nell' Alfons<strong>in</strong>ese, e siamo<br />

nel 1924, <strong>il</strong> paese cont<strong>in</strong>ua a fare la manifestazione con i "cremon<strong>in</strong>i"<br />

che sono entrati <strong>il</strong> 14 apr<strong>il</strong>e 1945 liberando la zona: E la brigata<br />

motorizzata, di stanza a Tor<strong>in</strong>o, partecipa tutti gli anni alla mani­<br />

festazione. Ci sono dei "cremon<strong>in</strong>i" che ritornano nelle stesse fa­<br />

miglie dove sono andati allora.<br />

D. La "Cremona" é anche una brigata che verrà poi tenuta <strong>in</strong><br />

"osservazione", se non sbaglio, perché considerata non proprio<br />

affidab<strong>il</strong>e ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Forse ti riferisci all'episodio del maggio '45.<br />

Quando Umberto di Savoia, Luogotenente del Regno, poi "re di<br />

maggio", decise di passare <strong>in</strong> rassegna le truppe.<br />

Allora ci fu una lunga discussione nella 28a brigata Garibaldi. La<br />

conclusione fu però questa: non siamo noi che rendiamo omaggio<br />

ad Umberto di Savoia, ma é un suo doveroso omaggio verso le truppe<br />

che hanno combattuto e v<strong>in</strong>to nella fase f<strong>in</strong>ale della guerra. Su questo<br />

ci concordammo. Dopo di che, per senso di responsab<strong>il</strong>ità, facemmo<br />

un passo nei confronti del comandante della "Cremona", generale<br />

Primieri; perché, nel frattempo, avevamo imparato che era venuta<br />

una delegazione di "cremon<strong>in</strong>i" presso i nostri proponendogli una<br />

manifestazione repubblicana, e qualcuno forse pensava anche ad un<br />

colpo di mano.<br />

Per la politica del fascismo, pagata con i sacrifici di tutti, la<br />

monarchia era stata <strong>il</strong> baluardo del Regime. Vi era stata una discus­<br />

sione animata da un gruppo di "cremon<strong>in</strong>i", per la posizione da noi<br />

assunta. Allora, noi avevamo previsto di presentare le armi nel corso<br />

della parata m<strong>il</strong>itare, e molto cautamente consigliammo ai comandi<br />

della "Cremona" di riunire i consigli degli anziani e di compagnia,<br />

ma non se ne fece niente. Prima a Piove di Sacco, poi a Codevigo<br />

accadde quanto s'era previsto. Reparti della "Cremona" <strong>in</strong>sultarono<br />

Umberto, cantando "A morte la casa Savoia, sporca di fango e di<br />

sangue ... ": puoi immag<strong>in</strong>are, mentre noi presentavamo le armi! Per<br />

quegli atti di <strong>in</strong>discipl<strong>in</strong>a, ben comprensib<strong>il</strong>i, diversi soldati del<br />

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Gruppo "Cremona" furono denunciati, condannati e mandati a Gaeta.<br />

Il generale Infante allora al seguito di Umberto di Savoia uscì con<br />

questa battuta: "Il vero esercito siete voi!".<br />

D. Si legge tra l'altro, nel diario, che voi rifiutaste di vestire la<br />

divisa dell' esercito ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Non fu un rifiuto, ma una presa di posizione<br />

motivata, per avere una nostra divisa. Fatta da noi, con l'impegno<br />

straord<strong>in</strong>ario delle donne. Si decise per <strong>il</strong> giubbetto grigioverde, con<br />

<strong>il</strong> berrett<strong>in</strong>o a casco ed i calzoni <strong>in</strong> dotazione agli Alleati. L'abbigliamento<br />

faceva parte dell'accordo con l'V<strong>il</strong>I Armata, per cui<br />

chiedemmo solo l'occorrente necessario.<br />

D. Colpisce, certo, quel fazzoletto rosso al posto del tricolore ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Beh, <strong>il</strong> rosso era <strong>il</strong> colore dei garibald<strong>in</strong>i. Alcuni<br />

alleati ci sfotterono, nonostante i rapporti fossero <strong>in</strong> generale molto<br />

buoni. Accadde, una notte, che un reparto - forse <strong>in</strong>diano, del<br />

Commonwealth - tentò di fare un'azione contro di noi per dimostrare<br />

che non eravamo credib<strong>il</strong>i. Le nostre pattuglie spararono e ci fu<br />

qualche ferito e un morto. Allora, <strong>il</strong> comando alleato aprì un'<strong>in</strong>chiesta,<br />

eravamo molto preoccupati. Gli spiegammo: "Insomma, di notte,<br />

<strong>in</strong> una zona pericolosa, questi vengono avanti, non hanno la parola<br />

d'ord<strong>in</strong>e, non rispondono all' altolà ... ". Il comandante alleato ci disse:<br />

"Avete piena ragione". Il giorno dopo, mentre passavano i partigiani,<br />

fummo salutati con grande calore da alcuni reparti dell' V<strong>il</strong>I Armata.<br />

Purtroppo la credib<strong>il</strong>ità e la garanzia di collaborazione, fra forze<br />

alleate diverse, é sempre una prova che si ripete <strong>in</strong> ogni momento.<br />

D. Insomma, voi tenevate a dare una dimostrazione delle vostre<br />

capacità; non solo d'ord<strong>in</strong>e m<strong>il</strong>itare, ma anche a restare dentro le<br />

comuni regole di convivenza.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Sì, tenendo presente che ci fummo solo noi e la<br />

"Maiella" nella condizione di brigate partigiane riconosciute ed<br />

impegnate <strong>in</strong> azioni congiunte. Ed anche loro ebbero noie sim<strong>il</strong>i,<br />

credo con alcuni battaglioni polacchi.<br />

75


76<br />

Comunque noi rispettammo gli accordi raggiunti, positivamente,<br />

per la liberazione di Ravenna. Per <strong>il</strong> proseguimento delle operazioni<br />

con gli Alleati, é chiaro, tutto avvenne con <strong>il</strong> benestare del Cln. Così<br />

arrivammo a costituire questa 28" brigata Garibaldi. Facemmo le<br />

prime assemblee, a Ravenna, di partigiani già impegnati e di molti<br />

giovani. Avemmo migliaia di domande di volontari. Altra cosa. Nel<br />

giro di pochi giorni ci mandarono al fronte, nella zona di Sant' Alberto,<br />

sulla riva s<strong>in</strong>istra del Reno. Un settore con zone non fac<strong>il</strong>mente<br />

controllab<strong>il</strong>i come le zone vallive. Poi venne ad attestarsi la "Cremona"<br />

nella seconda metà del gennaio 1945. Ma la cosa più <strong>in</strong>te­<br />

ressante é che, <strong>in</strong>sieme ai reparti dell' esercito, si com<strong>in</strong>ciò ad operare;<br />

molti avevano capito l'importanza di conoscere le strade, i posti,<br />

forme nuove di collaborazione. Tieni presente <strong>il</strong> rischio dei campi<br />

m<strong>in</strong>ati: una resistenza contro i tedeschi ancora da scrivere, per <strong>il</strong><br />

risparmio di vite umane. Pensa alle loro l<strong>in</strong>ee difensive anche con<br />

case m<strong>in</strong>ate, per cui é avvenuto che aprendo un cassetto di un mob<strong>il</strong>e<br />

tutto veniva distrutto! Per noi era importante dimostrare la capacità<br />

di pronta mob<strong>il</strong>itazione, e nel complesso si presentava come un<br />

problema di rischio, per gli Alleati.<br />

Sostengo che ci furono due guerre parallele: quella degli Alleati<br />

e la nostra; alcuni alleati <strong>in</strong>tendevano <strong>il</strong> nostro apporto come azione<br />

di sabotaggio e di <strong>in</strong>formazione. Non a caso hanno riconosciuto <strong>il</strong><br />

primo raggruppamento italiano solo nel dicembre, anche se la nostra<br />

dichiarazione di guerra contro la Germania era del 13 ottobre. Ci<br />

sono resistenze immediate a Boves, a Piomb<strong>in</strong>o, a Gorizia, a Roma,<br />

ed altre di grande valore già ricordate, per cui <strong>il</strong> riconoscimento degli<br />

Alleati fu una conquista. Ma, onestamente, non era fac<strong>il</strong>e perché noi<br />

abbiamo nel giro di pochi giorni dichiarato guerra alla Germania,<br />

con <strong>in</strong>iziative di gruppi un po' ovunque e con la dichiarazione del<br />

Comitato di Liberazione Centrale di Roma dei primi del settembre<br />

1943. Ma chi ha combattuto per anni su di un fronte avverso non<br />

é fac<strong>il</strong>e che possa essere riconsiderato come alleato.<br />

E' pers<strong>in</strong>o <strong>in</strong>credib<strong>il</strong>e come abbiano fatto i partigiani jugoslavi,<br />

albanesi e greci ad accettare la partecipazione dei soldati italiani,<br />

<strong>in</strong> massa come é avvenuto. Perché noi eravamo degli occupanti e,<br />

lasciamelo dire, con tutte le strategie degli eserciti di occupazione.<br />

Nel giro di qualche giorno, o settimane, accettarono di accoglierci<br />

al loro fianco: ed é un avvenimento unico nella storia m<strong>il</strong>itare.


D. Tu sostieni proprio questo, partendo dalla vostra esperienza<br />

romagnola: é fenomeno <strong>in</strong>sito nella resistenza, di accogliere persone<br />

di cui non si sa quasi nulla.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Credo che la nostra partecipazione, nei Balcani<br />

ed altrove, sia un fenomeno da analizzare <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i storici. Perché<br />

furono migliaia gli italiani che entrarono nella resistenza <strong>in</strong> paesi<br />

stranieri, con <strong>il</strong> retaggio degli occupanti; é davvero da analizzare.(lI)<br />

E' vero che noi combattemmo una guerra dal '40 al '43 per le<br />

responsab<strong>il</strong>ità del Regime. E' anche vero che all'<strong>in</strong>terno delle forze<br />

armate c'erano dissensi, ed é una storia delle forze armate che va<br />

ancora scritta. Andrebbero studiate anche le lettere dei soldati non<br />

consegnate ai fam<strong>il</strong>iari o censurate.<br />

D. Insomma sostieni la tesi dell'appoggio passivo dato dall'esercito<br />

italiano alla guerra, anche da parte degli ufficiali.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Bisogna pensare che una parte f<strong>in</strong>ì nei campi di<br />

concentramento e ci é rimasta. E tra gli ufficiali di complemento<br />

non furono pochi a battersi con noi. Ma la resistenza é duplice: nelle<br />

formazioni partigiane e nei campi. Ed é questa ad essere meno<br />

conosciuta: una pag<strong>in</strong>a ancora oscura. Ritengo che quelle 700.000<br />

famiglie che avevano un loro congiunto nei campi di concentramento,<br />

o di sterm<strong>in</strong>io, solidarizzarono <strong>in</strong> forme diverse con <strong>il</strong> movimento<br />

di liberazione.<br />

D. Visto che cadi sull'argomento delle deportazioni, vorrei chie­<br />

derti cosa ne pensi di alcune rivendicazioni sollevate da ex-<strong>in</strong>ternati,<br />

i quali sostengono che vi fu una responsab<strong>il</strong>ità anche vostra, come<br />

partigiani, nel non riconoscere adeguatamente la loro "resistenza".<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Credo che abbiano molte ragioni. Dal punto di<br />

vista generale vi sono stati dei ritardi, per la limitata conoscenza<br />

della persecuzione nei campi di concentramento e di sterm<strong>in</strong>io e per<br />

la politica nazifascista: é una delle pag<strong>in</strong>e storiche che dobbiamo<br />

con grande impegno approfondire, per le grandi scelte dei perse­<br />

guitati.<br />

11) Boldr<strong>in</strong>i: «Ecco, nel dettaglio, lo specchio<br />

dei partigiani partecipanti alla guerra di<br />

liberazione all'estero: <strong>in</strong> Jugoslavia dai<br />

35.000 ai 40.000, <strong>in</strong> Albania dai 15.000 ai<br />

20.000, <strong>in</strong> Grecia dai 20 ai 25.000, <strong>in</strong> Francia<br />

e Corsica tra <strong>il</strong> 15 e i 20.000».<br />

<strong>77</strong>


78<br />

D. Senti, hai parlato di due guerre parallele, la vostra e quella degli<br />

Alleati. Resto alle cose lette sui tuoi diari, e penso <strong>in</strong> particolare<br />

al caso di Alfons<strong>in</strong>e da te ricordato, di paese tagliato a metà dal<br />

fronte e dove la gente non se ne vuole andare. La strategia m<strong>il</strong>itare<br />

congiunta mi pare registri, <strong>in</strong> quel caso, una particolare frizione: tra<br />

l'uso massiccio dei bombardamenti e la vostra azione per <strong>il</strong> controllo<br />

e la salvaguardia del territorio.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Certo sono valide le tue sottol<strong>in</strong>eature per la<br />

complessità della strategia di guerriglia. Ma devo ricordare che <strong>il</strong><br />

Cln, prima della liberazione, aveva nom<strong>in</strong>ato le autorità cittad<strong>in</strong>e.<br />

Questi sono fatti che rendono unica la nostra resistenza, nella storia<br />

d'Europa. Da noi le strutture politiche e civ<strong>il</strong>i sono state nom<strong>in</strong>ate<br />

prima che arrivassero gli Alleati. Questo avviene regolarmente nella<br />

seconda fase della resistenza. C'é la nom<strong>in</strong>a dei "prefetti della<br />

Liberazione", un po' ovunque, dei questori e dei s<strong>in</strong>daci nom<strong>in</strong>ati<br />

dal Cln. In Italia, devi pensare che ci sono c<strong>in</strong>que governi: quello<br />

monarchico che scappa a Br<strong>in</strong>disi, l'amm<strong>in</strong>istrazione alleata nelle<br />

zone liberate della Sic<strong>il</strong>ia e <strong>in</strong> altre regioni; contemporaneamente<br />

c'é un' altra amm<strong>in</strong>istrazione, quella tedesca, appoggiata dalla Re­<br />

pubblica Sociale Italiana. In questo quadro si collocano i Comitati<br />

di liberazione nazionale, e molte direttive vengono sostenute dal<br />

movimento popolare seguendone gli <strong>in</strong>dirizzi. Non mancano gli<br />

esempi: basterebbe r<strong>il</strong>eggere i documenti dei vari Cln. Il Clnai ha<br />

avuto <strong>il</strong> potere di governo dopo le trattative con gli alleati a Caserta,<br />

alla f<strong>in</strong>e del 1944.<br />

Lo ripeto: é una resistenza a mio avviso unica <strong>in</strong> Europa. Del resto,<br />

c'é una famosa espressione di Ferruccio Parri, <strong>il</strong> quale si trovò a<br />

dire che, quando gli Alleati entrarono a Parigi, nell'agosto 1944,<br />

c'erano quattro manifesti di formazioni diverse della resistenza<br />

francese; a M<strong>il</strong>ano ve n'era uno solo, unitario, del Clnai. Arriviamo<br />

cos al grande tema della Costituente. E' un fatto assolutamente nuovo<br />

<strong>in</strong> Italia. E' la prima assemblea eletta democraticamente, che ha<br />

approvato, <strong>il</strong> 22 dicembre 1947, la costituzione della Repubblica<br />

Italiana, entrata poi <strong>in</strong> vigore <strong>il</strong> 1 gennaio 1948. È una delle co­<br />

stituzioni più avanzate, su questo non c'é dubbio. Una cosa che forse<br />

non tutti sanno, ad esempio, é che quando caddero i fascismi - <strong>in</strong><br />

Grecia, poi <strong>in</strong> Portogallo e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e <strong>il</strong> "franchismo" <strong>in</strong> Spagna - vennero


<strong>in</strong> diversi studiosi a studiare proprio la nostra costituzione.<br />

Quando, nel momento della liberazione, i Cln nom<strong>in</strong>avano i nostri<br />

rappresentanti nelle prefetture, comuni e prov<strong>in</strong>ce gli Alleati si<br />

preoccuparono di organizzare una smob<strong>il</strong>itazione improvvisa. Noi<br />

avevano sostenuto di tenere le formazioni partigiane un mese <strong>in</strong><br />

caserma, per una prima assistenza e per discutere <strong>il</strong> grande problema<br />

della smob<strong>il</strong>itazione e della ricostruzione. La grande forza nostra,<br />

e andrebbe documentato, é che molti quadri della Resistenza sono<br />

stati poi impegnati nella ricostruzione, nei partiti, nei s<strong>in</strong>dacati, nelle<br />

istituzioni. Si trattò della formazione di una nuova classe dirigente<br />

che ha consentito, <strong>in</strong> parte, la smob<strong>il</strong>itazione senza grossi traumi,<br />

poi di creare l'ossatura della democrazia nella prima fase.<br />

E la ricostruzione, non dimentichiamolo, é stato un processo di<br />

grande solidarietà popolare per affrontare la vita economica e sociale.<br />

Con danni gravissimi: 1.900.000 vani distrutti, 5 m<strong>il</strong>ioni danneggiati,<br />

<strong>il</strong> 40% delle scuole non frequentab<strong>il</strong>i, l' 80% dei treni non viaggianti.<br />

In questo contesto dobbiamo riconsiderare che molte fabbriche<br />

furono salvate dagli operai, e prima ancora con <strong>il</strong> sabotaggio durante<br />

l'occupazione tedesca (vedi lo sciopero del marzo 1944, durante i<br />

quali 30.000 lavoratori circa furono <strong>in</strong>viati nei campi di concentra­<br />

mento). Uno sciopero organizzato, con i tribunali m<strong>il</strong>itari ed altri<br />

organismi impegnati nella repressione. Dobbiamo ancora riconside­<br />

rare la ricostruzione come un momento di grande unità nazionale,<br />

nonostante le ferite, gli strascichi della guerra e le fasi dure del post<br />

guerra.<br />

D. La tua l<strong>in</strong>ea <strong>in</strong>terpretativa - ed é stata <strong>in</strong> fondo la scelta di<br />

una vita - mi pare chiara: <strong>il</strong> Cln quale matrice del movimento di<br />

liberazione, e poi della Repubblica.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Teniamo conto che per la "repubblica" vi furono<br />

pronunciamenti diversi, compresi i cattolici che ebbero una dura<br />

polemica per la scelta repubblicana.<br />

Qui sta un passaggio, secondo me, che vale la pena di sottol<strong>in</strong>eare.<br />

Come si spiega che la transizione dalla monarchia alla repubblica<br />

sia avvenuta <strong>in</strong> modo non violento, senza i comitati di salute<br />

pubblica!? Cosa che <strong>in</strong> genere accade, nei passaggi da un regime<br />

ad un altro governo, come dimostra la storia di molti paesi.<br />

79


80<br />

Questo significa che <strong>il</strong> referendum si v<strong>in</strong>se, con <strong>il</strong> 53%, ma la<br />

vittoria fu soprattutto morale, civ<strong>il</strong>e e politica. Il tessuto repubblicano<br />

é diventato cioè <strong>il</strong> tessuto democratico della repubblica. Tieni presente<br />

che qui <strong>in</strong> Romagna le percentuali furono ovviamente altissime,<br />

per la repubblica. Quando venne <strong>il</strong> Luogotenente del Regno, a<br />

Ravenna dopo la liberazione della città, ci fu un <strong>in</strong>contro nella sede<br />

del prefetto, allora Zaccagn<strong>in</strong>i era presidente del Cln. Fra i problemi<br />

gravissimi di allora c'erano le prospettive di un nuovo stato e, fra<br />

l'altro, Zaccagn<strong>in</strong>i spiegò come era formato <strong>il</strong> Clm. I membri erano<br />

un anarchico, un comunista, un socialista, un repubblicano, uno del<br />

Partito d'Azione, un cattolico ed un liberale. La presentazione fu<br />

tale che <strong>il</strong> Savoia capì che non vi erano pronunciamenti per la<br />

monarchia. Quando domandò se i membri del Comando ricoprivano<br />

gradi nell' esercito, la risposta fu che <strong>in</strong> maggioranza erano soldati<br />

e civ<strong>il</strong>i, fra l'altro uno barbiere e l'altro artigiano. Rimase molto<br />

colpito, forse non aveva ben compreso quali mutamenti erano<br />

avvenuti con la lotta <strong>in</strong> corso.<br />

D. Vediamo la questione della gestione unitaria per <strong>il</strong> Cln. Come<br />

vi rapportavate, nei confronti della componente cattolica soprattutto,<br />

per la questione della lotta armata: rispetto alle rappresaglie e all'uso<br />

della violenza più <strong>in</strong> generale? Sai, peraltro, che c'é una rivalutazione<br />

storiografica dell'apporto non direttamente m<strong>il</strong>itare dato alla resi­<br />

stenza.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Noi dobbiamo avere chiaro un fatto che diventa<br />

pregiudiziale. Se noi non avessimo partecipato alla guerra di liberazione<br />

- ripeto, non solo come partigiani combattenti, non solo come<br />

forze popolari ma anche come forze armate - quali sarebbero state<br />

le prospettive nazionali? Dai documenti, penso a quelli di parte<br />

americana, risulta che dopo la firma dell' armistizio loro prevedevano<br />

un'Italia diversa.<br />

Questo per dire che, se l'Italia non avesse dimostrato di essere<br />

un paese che aveva la capacità di battersi per la democrazia contro<br />

<strong>il</strong> nazismo e <strong>il</strong> fascismo, loro si riservavano di procedere a una diversa<br />

sistemazione territoriale. Qualcuno parla dello stato del "Nord", altri<br />

della "Sic<strong>il</strong>ia". In verità, di fatto, nell'agosto 1945 erano <strong>in</strong> discus­<br />

sione tutte le frontiere con la Francia, Austria, Jugoslavia. Tito voleva


Trieste, Rennez voleva Bolzano, i francesi rivendicavano Briga e<br />

Tenda ed una parte del territorio cuneese. Lo stato attuale delle zone<br />

di frontiera é noto e, come sai, la ratifica del trattato di pace fu fatta<br />

<strong>il</strong> lO febbraio 1947.<br />

Vengo alla questione posta. Il punto é che nel movimento cattolico<br />

ci sono diverse posizioni: chi voleva la "lotta armata", coloro che<br />

sostenevano la "solidarietà". Il gruppo cattolico di Ravenna era per<br />

la lotta armata, come a Bologna e <strong>in</strong> molti altri posti. Alcuni cattolici<br />

sostengono che vi fu un ritardo da parte di alcuni settori del Vaticano,<br />

per valutare la nuova situazione politica, con tutte le conseguenze<br />

dell' 8 settembre. Molti preti hanno pagato con la vita, 375 sono<br />

stati massacrati dai fascisti e dai nazisti.<br />

D. Qui però veniamo anche al tema delle rappresaglie. Cioè al<br />

tema pr<strong>in</strong>cipe del libro di Claudio Pavone: la violenza.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Noi avemmo una polemica anche nel Ravennate,<br />

quando si diceva "Ma ad ogni atto che voi fate, c'é la repressione".<br />

Ma se si approfondiscono le motivazioni degli eccidi, altro che<br />

repressione per azioni partigiane! Non bisogna dimenticare gli ord<strong>in</strong>i<br />

impartiti dagli alti comandi delle truppe germaniche per le rappre­<br />

saglie, specie sulle grandi l<strong>in</strong>ee di difesa.<br />

D. Molte furono trattate alla stregua di operazioni m<strong>il</strong>itari ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Guarda per esempio Pietransieri, vic<strong>in</strong>o a Roc­<br />

caraso. Se non mi sbaglio, <strong>il</strong> 21 novembre del 1943, 178 persone<br />

furono massacrate: essendovi la l<strong>in</strong>ea di resistenza "Gustav", vole­<br />

vano <strong>il</strong> territorio completamente sgombro per le loro retrovie. E potrei<br />

cont<strong>in</strong>uare con altri esempi. N elI' affermare che ogni azione parti­<br />

giana portava alla strage, bisogna avere presente <strong>il</strong> contesto della<br />

guerra e la strategia nazista.<br />

D. Credo che la polemica sia vecchia e, <strong>in</strong> effetti, vanno nella<br />

direzione da te <strong>in</strong>dicata anche specifiche monografie prodotte <strong>in</strong> tutti<br />

questi anni. Resta però un problema di percezione della violenza,<br />

<strong>in</strong> luoghi e momenti determ<strong>in</strong>ati. Penso ad esempio ad un paese<br />

dell'aret<strong>in</strong>o, Civitella Val di Chiana, dove hanno organizzato un<br />

81


contro i partigiani. Bisogna precisare una questione: l'amnistia<br />

Togliatti, un grande atto politico approvato dal governo di allora,<br />

non fu sempre applicata <strong>in</strong> modo molto giusto, anche perché ci<br />

trovavamo di fronte ad un certo tipo di magistratura, che usciva dal<br />

ventennio fascista... In carcere f<strong>in</strong>irono molti partigiani, mentre i<br />

fascisti, anche se rastrellatori con i tedeschi, furono amnistiati. I<br />

condoni successivi, ho già parlato del discorso di Zoli nel '53, furono<br />

votati da tutti i partiti costituzionali: visto che <strong>in</strong> carcere c'erano<br />

rimasti solo dei partigiani. Ci fu appunto un condono per i partigiani<br />

ancora <strong>in</strong> galera. Ripeto: l' amnistia venne fatta per la riconc<strong>il</strong>iazione<br />

nazionale. Per la sua applicazione, nella discussione <strong>in</strong> Parlamento,<br />

Togliatti, Parri e Pert<strong>in</strong>i - mi pare - dimostrarono che era stata<br />

applicata <strong>in</strong> modo distorto. Zoli, m<strong>in</strong>istro di Grazia e Giustizia, al<br />

Senato dichiarò che alla f<strong>in</strong>e del 1952 non c'era più nessun fascista<br />

<strong>in</strong> carcere.<br />

A qualcuno degli odierni palad<strong>in</strong>i della verità, chiedo: ma conoscete<br />

e vi ricordate gli atti politici di questo stato italiano? Che quel<br />

condono sia stato, a sua volta, applicato bene o male é un'altra<br />

faccenda. Ma 1'atto politico parla chiaro: <strong>il</strong> Parlamento, a stragrande<br />

maggioranza, decise per <strong>il</strong> condono. Ed anche questo fa parte di una<br />

tradizione. Mi dispiace polemizzare anche con alcuni compagni, ma<br />

dobbiamo cercare di valutare con cautela i fatti complessi come la<br />

guerra. Non possiamo dimenticare cosa volle dire <strong>il</strong> post guerra, nel<br />

1919. Nemmeno si può tacere cosa accadde nel primo Risorgimento,<br />

quando i garibald<strong>in</strong>i non é che fossero tutti st<strong>in</strong>chi di santo e quando<br />

diversi furono contrari all' accordo tra Garibaldi e Cavour, per la<br />

gestione del Risorgimento da parte dei moderati: organizzarono per<br />

alcuni anni, e non solo <strong>in</strong> Romagna, <strong>il</strong> banditismo.<br />

Nella storia italiana, lo vediamo bene, tutte le volte che ci sono<br />

delle grandi crisi politiche si accompagnano fenomeni di ribellione.<br />

Nel 1893, i "fasci" sic<strong>il</strong>iani contro <strong>il</strong> latifondo; nel 1898, i fatti di<br />

M<strong>il</strong>ano con i cannoneggiamenti del generale Bava Beccaris. E dopo<br />

seguirono le amnistie. Nel 1919, contro <strong>il</strong> parere della destra au­<br />

toritaria - che poi <strong>il</strong> fascismo ut<strong>il</strong>izzò nella sua campagna violenta<br />

e senza esclusione di colpi - ci fu 1'amnistia per i disertori; e la<br />

diserzione é <strong>il</strong> massimo atto di disobbedienza, <strong>il</strong> vero discrim<strong>in</strong>e per<br />

uno stato, punito come <strong>il</strong> massimo delitto. Così, dopo la guerra di<br />

liberazione ci sono stati 1'amnistia e <strong>il</strong> condono.<br />

83


84<br />

Il post resistenza va dunque <strong>in</strong>quadrato <strong>in</strong> un lungo percorso<br />

storico, e <strong>in</strong> troppi fanno f<strong>in</strong>ta di non saperlo.<br />

D. Esiste, a questo proposito, una l<strong>in</strong>ea <strong>in</strong>terpretativa che legge<br />

la storia nazionale come perenne trasformismo: e le amnistie, se non<br />

comprendo male, vi sarebbero estremamente funzionali. Mentre,<br />

secondo altri pareri, queste sarebbero atti dovuti che seguono crisi<br />

strutturali.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Sono d'accordo con questa lettura delle grandi crisi<br />

politiche, anche come movimenti di massa per le diffic<strong>il</strong>i condizioni<br />

di vita civ<strong>il</strong>e e sociale. Nel nostro paese vi sono stati movimenti<br />

che hanno <strong>in</strong>ciso <strong>in</strong> tutta la società ...<br />

Insomma, se non comprendiamo che cos' è una rottura di fondo<br />

come la guerriglia, che passa attraverso le città, i paesi, le famiglie<br />

e tutte le aggregazioni sociali, non capiamo nemmeno che cos' è la<br />

Resistenza. Non a caso, dopo la liberazione di Parigi, De Gaulle<br />

ha lasciato i suoi liberi quattro o c<strong>in</strong>que giorni, per giustizia som­<br />

maria. La gestione del governo Pèta<strong>in</strong> e del collaborazionismo é stata<br />

una delle pag<strong>in</strong>e della storia francese da riconsiderare, ma <strong>in</strong> Francia<br />

non hanno mai tentato di rivedere le loro valutazioni storiche sulla<br />

lotta di liberazione. Non é tutto. E allora occorre studiare cosa é<br />

stata l'epurazione, <strong>in</strong> Italia. Perché non c'é stata! E di questo, forse,<br />

non se n' é discusso abbastanza: gli Alleati sono <strong>in</strong>tervenuti pesan­<br />

temente nella gestione dell'epurazione. In Francia, lo dobbiamo<br />

riconoscere, i gaullisti e gli altri non hanno voluto l'<strong>in</strong>tervento degli<br />

Alleati nei processi contro i petenaisti ed altri responsab<strong>il</strong>i.<br />

D. Lì ebbero una forza contrattuale diversa. Mentre <strong>in</strong> Italia, e<br />

di questo oggi anche la storiografia torna a discutere, da un lato c'<br />

é la politica dell'amnistia; dall'altro la politica della "non" epura­<br />

zione. Nel complesso, qu<strong>in</strong>di, si avrebbe un' azione giudiziaria -<br />

quella verso i fascisti non sarebbe la sola - fleb<strong>il</strong>e o addirittura<br />

contraddittoria. Ciò che <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, si ipotizza, avrebbe comportato <strong>il</strong><br />

verificarsi di fenomeni "giustizialisti" non controllab<strong>il</strong>i. Non ultimo,<br />

per l'attenzione che ha suscitato, ciò che é divenuto noto come<br />

"triangolo della morte" em<strong>il</strong>iano.


Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Dobbiamo renderci conto che una parte dei<br />

partigiani é tornata a casa, e non l'ha trovata od ha avuto un impatto<br />

terrib<strong>il</strong>e di fronte alle loro famiglie distrutte. Quanti bamb<strong>in</strong>i hanno<br />

subito le conseguenze delle rappresaglie o sono rimasti orfani! Allora,<br />

nel riprendere la vita normale, vi sono molte tragedie che hanno<br />

lasciato <strong>il</strong> segno. Non sappiamo, oppure lo abbiamo <strong>in</strong>tuito, vi sono<br />

anche fatti personali ... <strong>il</strong> trauma della guerra sulle famiglie nessuno<br />

si é mai azzardato a valutarIo. E si pensi a quanti sono poi stati<br />

perseguitati. In quanto partigiani!<br />

Nella mia esperienza di vita, mi é sempre rimasto impresso quando<br />

vai a casa di certe famiglie, <strong>il</strong> racconto dei nonni ... La storia della<br />

famiglia italiana molte volte é stata diffic<strong>il</strong>e nel contesto della società.<br />

D. Il terreno é molto scivoloso. Ma vedo un po' di tradurti così<br />

una domanda che é girata, almeno tra noi "Giovani storici em<strong>il</strong>iani".<br />

Se cioè questi episodi, come nel Ravennate la f<strong>in</strong>e violenta della<br />

famiglia Manzoni, siano valutab<strong>il</strong>i come casi del tutto eccezionali;<br />

oppure, se pensiamo che possano essere <strong>in</strong>dice di un clima o di un<br />

sentimento diffuso. Cito la tripartizione, che ha guadagnato tanta<br />

fortuna, di Pavone: tra guerra patriottica, di classe e civ<strong>il</strong>e.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Per <strong>il</strong> caso "Manzoni", Pavone potrebbe r<strong>il</strong>eggere<br />

gli atti dei processi, <strong>in</strong>vece ha voluto polemizzare <strong>in</strong> alcune occasioni<br />

con noi dell' Anpi, ut<strong>il</strong>izzando a più riprese <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e "guerra civ<strong>il</strong>e"<br />

...<br />

D. Mi ricordo, <strong>in</strong> effetti, una vivace diatriba nel convegno organizzato<br />

a Roma, nell' ottobre '93, su "Passato e presente della<br />

Resistenza". (12)<br />

Ecco, vorrei dirti questo. Il term<strong>in</strong>e non soddisfa nemmeno <strong>il</strong><br />

sottoscritto, perché mi sembra troppo generalizzante: qualunque<br />

guerra moderna, nel '900, si presenta con le caratteristiche di un<br />

conflitto che co<strong>in</strong>volge e i "civ<strong>il</strong>i" e opposte idee di "civ<strong>il</strong>tà" ... Nel<br />

libro di Pavone, al di lì delle preferenze nom<strong>in</strong>alistiche, ci sono però<br />

molti esempi e tutta una trattazione <strong>in</strong>teressante della questione della<br />

violenza e delle ricadute sociali dell'azione resistenziale. Insomma,<br />

ne esce l'immag<strong>in</strong>e di una guerra complessa, e di una lotta partigiana<br />

con tanti comi.<br />

12) Cfr. gli Atti del Convegno, a cura della<br />

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINI­<br />

STRI, Dipartimento per l'<strong>in</strong>formazione e<br />

l'editoria, Passato e Presente della Resistenza.<br />

50° Anniversario della Resistenza e della<br />

Guerra di Liberazione, Roma, Poligrafico<br />

dello Stato, s.d.<br />

85


Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. lo sostengo la mia tesi, molto specifica. Il term<strong>in</strong>e<br />

di guerra civ<strong>il</strong>e é stato ut<strong>il</strong>izzato altre volte, questa non é la prima.<br />

Ed é, <strong>in</strong> fondo, quello che all'apparenza si spiega più fac<strong>il</strong>mente,<br />

da se.<br />

D. Tu però, nei tuoi diari, non lo usi mai. Mentre fa capol<strong>in</strong>o nella<br />

term<strong>in</strong>ologia "len<strong>in</strong>istica" dell' epoca; oppure anche <strong>in</strong> Roberto<br />

Battaglia, quando racconta a caldo, nel '45, la sua esperienza di<br />

13) Voglio rimandare ad un testo di Roberto <strong>in</strong>tellettuale convertito al partigianato combattente. (13)<br />

Battaglia scritto <strong>in</strong> presa diretta, nell'apr<strong>il</strong>e<br />

del '45, molto efficace e di cui sarebbe<br />

consigliab<strong>il</strong>e la ristampa: Un uomo, un Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. lo sostengo che non fu una guerra civ<strong>il</strong>e, per due<br />

partigiano, Roma-Firenze-M<strong>il</strong>ano, Edizioni<br />

U, 1945. motivi. Non lo é se valutiamo la partecipazione popolare; e poi non<br />

88<br />

bisogna dimenticare che ci fu la dichiarazione di guerra di un primo<br />

governo legale, quello di Badoglio, poi ribadita da quella di Salerno.<br />

Se tu accetti <strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipio della guerra civ<strong>il</strong>e <strong>in</strong> senso generale, é lo<br />

scontro fra bande per la conquista del potere. Infatti, non a caso,<br />

come ti ho detto, noi siamo arrivati alla repubblica senza sparare.<br />

Che poi, all'<strong>in</strong>terno di un sim<strong>il</strong>e processo, ci siano stati anche episodi<br />

di guerra civ<strong>il</strong>e, é vero: ricordiamo allora <strong>il</strong> primo Risorgimento!<br />

Se la "destra" si ost<strong>in</strong>a a def<strong>in</strong>ire questa ultima una guerra civ<strong>il</strong>e<br />

é perché <strong>in</strong>siste sulla riconc<strong>il</strong>iazione. Invece la lotta di liberazione<br />

rappresenta la scelta antifascista della repubblica.<br />

Pavone, <strong>in</strong> effetti, dice che <strong>il</strong> titolo lo ha <strong>in</strong>dicato l'editore. Nel<br />

convegno di Roma ha teorizzato che la Resistenza é stata guerra<br />

civ<strong>il</strong>e un po' ovunque: <strong>in</strong> Francia, <strong>in</strong> Grecia, <strong>in</strong> Norvegia ... Ma con<br />

questa <strong>in</strong>terpretazione, la resistenza europea é stata sostanzialmente<br />

una guerra civ<strong>il</strong>e?! Ma allora <strong>il</strong> quadro politico e strategico dell'Eu­<br />

ropa sarebbe stato ben diverso. Perché se é vero che ci sono stati<br />

grandi scontri a livello di eserciti, nel frattempo c'é stata una<br />

guerriglia popolare che ha cambiato la natura della guerra. Se noi<br />

parliamo della guerra' 14-' 18 ... ma <strong>il</strong> contesto é ben diverso. Nella<br />

seconda, c' é la strategia politica degli stati maggiori, non c'é dubbio:<br />

ma c'é anche la strategia del movimento di resistenza contro <strong>il</strong><br />

nazifascismo: un fenomeno comune a più nazioni, per riconquistare<br />

i loro diritti e per creare le condizioni di una nuova Europa.<br />

Se perdiamo di vista questo, é tutto <strong>il</strong> disegno della seconda guerra<br />

mondiale che cambia. Allora, giunti a questo punto, si possono<br />

comprendere meglio le argomentazioni a cui si rifà la destra che,


90<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Riprendo allora la questione guardando ad un<br />

aspetto che ritengo qualificante.<br />

Abbiamo parlato dei Gap, delle bande, della "pianurizzazione",<br />

degli scioperi, dei sabotaggi, delle forze armate ... Non abbiamo<br />

parlato abbastanza della partecipazione degli stranieri. Con noi<br />

c'erano i russi, gli slavi ed altri paesi. Nella zona di Massa-Carrara<br />

c'era un battaglione <strong>in</strong>ternazionale formato da <strong>in</strong>glesi, americani,<br />

russi ed altre nazionalità. Anche gli slavi che erano nei campi di<br />

concentramento <strong>in</strong> Italia si batterono contro <strong>il</strong> fascismo e, <strong>in</strong> diversi<br />

casi, si unirono a nostre formazioni. Anche questo bisogna ribadire:<br />

dopo 1'8 settembre furono liberati migliaia di prigionieri. Gli alleati<br />

sostennero la tesi che dovevamo impegnarci per la liberazione dei<br />

prigionieri, per <strong>il</strong> sabotaggio e poi <strong>il</strong> sèrvizio <strong>in</strong>formazioni. Ma nel<br />

corso della guerra dobbiamo ricordare la partecipazione diretta dei<br />

paesi del Commonwealth e qu<strong>in</strong>di popoli che parteciparono con la<br />

prospettiva di diventare <strong>in</strong>dipendenti. Gli israeliani come gli <strong>in</strong>diani<br />

o i popoli africani. C' é un orientamento <strong>in</strong>ternazionale, per quanto<br />

riguarda le prospettive di quei paesi, anzi dei valori universali<br />

comuni.<br />

Forse allora non sempre valutammo appieno la portata, anche per<br />

altri popoli, tra la guerra e la loro partecipazione popolare per<br />

conquistare l'<strong>in</strong>dipendenza; non dimentichiamo che W<strong>in</strong>ston Chur­<br />

ch<strong>il</strong>l v<strong>in</strong>se la guerra ma perdette le prime elezioni del postguerra.<br />

D. Mi stai <strong>in</strong>somma dicendo: la partecipazione degli stranieri alle<br />

resistenze europee sarebbe la migliore delle prove, la più evidente,<br />

che la categoria della guerra civ<strong>il</strong>e non funziona. Perché sarebbe la<br />

dimostrazione che non abbiamo a che fare con una guerra tribale,<br />

cioè guerra di etnie. E riporti, anche per questa via, l'attenzione sul<br />

contenuto di "liberazione" di quelle guerre ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Il term<strong>in</strong>e "resistenza" l'abbiamo imparato dai<br />

francesi. Noi l'abbiamo sempre chiamata "guerra di liberazione". E<br />

non dimentichiamo che, dopo la seconda guerra mondiale, ci sono<br />

stati altri movimenti con le stesse f<strong>in</strong>alità. Molti di quei processi<br />

si sono conclusi con governi che si richiamavano a quegli ideali.<br />

Comunque l'importante é che ve ne siano stati altri, come quello<br />

dell' Algeria.


D. Ecco, se io riprendo <strong>in</strong> mano <strong>il</strong> libro di Pavone - vedi che lo<br />

considero uno snodo impresc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>e per la comprensione odierna<br />

della vostra esperienza partigiana - trovo un'idea della liberazione,<br />

tutta "etica", che ti sta molto vic<strong>in</strong>o. Sussiste una consonanza con<br />

quanto mi stai raccontando. Quando si passa a ragionare <strong>in</strong> positivo,<br />

sui contenuti e meno sulle formule, tutto sommato mi pare che<br />

viaggiate nella stessa direzione.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Sai come capita. Sposi una tesi, scrivi anche dei<br />

libri e poi ti trovi che devi difenderla comunque ...<br />

Nel nostro processo generale, di "liberazione", c'erano grandi<br />

obiettivi: colpire alle radici lo stato fascista; gettare le basi di uno<br />

stato moderno; riconquistare la <strong>in</strong>dipendenza e tutte le liberto. Non<br />

so se queste valutazioni fossero presenti <strong>in</strong> tutte le formazioni<br />

partigiane. Ricordo che alcuni alti ufficiali, con cui avevo stretto<br />

rapporti, erano dei laburisti. Se no, come mai ci avrebbero accettato,<br />

sapendo che eravamo comunisti? Nella formazione la maggioranza<br />

era di s<strong>in</strong>istra. Tieni presente che gli <strong>in</strong>glesi avevano l'esperienza<br />

greca di cui dovevano tenere conto. Non a caso un gruppo di storici<br />

americani sta facendo una ricognizione sulla guerra <strong>in</strong> Italia, per<br />

capire l'importanza che ha avuto.<br />

D. Valutare aff<strong>in</strong>ità e differenze tra le due situazioni, di Grecia<br />

e d'Italia, così su due piedi, non é semplice ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Certo. Qui <strong>il</strong> movimento di liberazione accettò<br />

di fare un governo di unità nazionale, con la monarchia. La <strong>in</strong> Grecia,<br />

a mio avviso, non calcolarono i tempi e i modi.<br />

D. Mi pare che qui richiami l'azione di Togliatti, <strong>in</strong> particolare.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. E' stato un impatto decisivo. Nelle riunioni di base,<br />

c'erano perplessità ma la parola d'ord<strong>in</strong>e era una sola: "Tutto per<br />

la guerra". Se tu poni la questione <strong>in</strong> questi term<strong>in</strong>i, mentre si sta<br />

combattendo, chi può essere contro a quella parola d'ord<strong>in</strong>e? VuoI<br />

dire "Massimo impegno e collaborazione" Ricorderai che <strong>il</strong> Cln fece<br />

un convegno a Bari, per la repubblica, ed <strong>in</strong>vece ci fu la svolta di<br />

Salerno. Quella é stata la parola d'ord<strong>in</strong>e che é passata: significava<br />

91


92<br />

un maggiore appoggio per arrivare alla f<strong>in</strong>e del conflitto, con una<br />

maggiore partecipazione.<br />

D. E lo scontento di cui tanto si é detto e scritto, circa la vostra<br />

<strong>in</strong>soddisfazione di combattenti del Nord nei confronti della l<strong>in</strong>ea<br />

"romana" di Togliatti?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Ti porto un esempio. Come mai, di fronte a quella<br />

parola d'ord<strong>in</strong>e, non c'é stata che si sappia una battuta d'arresto nella<br />

guerriglia? Ci furono domande, molti <strong>in</strong>terrogativi, richieste di<br />

chiarimenti. Ma tutti accettarono e fu <strong>il</strong> risultato di una grande<br />

strategia generale. E' un nodo della storia da rivalutare. Ci furono<br />

problemi momentanei nel partito comunista, che vennero subito<br />

superati, come per esempio la crisi della federazione di Napoli, poi<br />

risolta.<br />

D. Bisogna anche dire, per rendere più verosim<strong>il</strong>e <strong>il</strong> quadro<br />

generale, che la scelta collimava con la politica sovietica ... L' Urss<br />

fu la prima a riconoscere <strong>il</strong> governo di <strong>in</strong>tesa nazionale formatosi<br />

<strong>in</strong> Italia. Ciò che é stato spiegato, dal punto di vista storiografico,<br />

quale risposta alla scelta <strong>in</strong>glese e americana ad <strong>in</strong>iziare la liberazione<br />

dell'Italia senza le truppe sovietiche ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. E' vero, ma io sono del parere che fosse stato<br />

Togliatti ad averla già elaborata. Quando arrivò, <strong>in</strong> Italia, su un<br />

giornale sovietico, mi pare la Pravda, c'era un articolo con alcuni<br />

argomenti ben precisi che furono al centro della svolta di Salerno.<br />

Una delle maggiori amarezze di Togliatti fu quella di non essere<br />

potuto partire prima per partecipare alla guerra di liberazione.<br />

Ma <strong>il</strong> contesto storico e politico é più complesso, basta riconsi­<br />

derare che, <strong>in</strong> Italia, gli Alleati per la prima volta sperimentavano<br />

la loro amm<strong>in</strong>istrazione <strong>in</strong> un paese europeo liberato. C' é un episodio<br />

<strong>in</strong>teressante, nel racconto di Charles Poletti. Per esempio: la storia<br />

di piazzale Loreto, a M<strong>il</strong>ano. A un certo momento viene a conoscenza<br />

dell'avvenimento storico. Allora, va a visitare piazzale Loreto. E gli<br />

chiedono: " Come possiamo sistemare qui le cose .. ?" - "Portiamo<br />

le salme all'obitorio". Dopo di che, preoccupato di quello che avrebbe<br />

potuto dire <strong>il</strong> suo governo, lo <strong>in</strong>formò. E <strong>il</strong> governo americano ,


per telegramma, mandò a dire che l'unica preoccupazione era di fare<br />

<strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e per ottenere una cellula del cervello di Mussol<strong>in</strong>i, per<br />

sapere da quale malattia fosse affetto ... Lo si ritrova nel diario di<br />

Poletti, presentato da Lamberto Mercuri. E allora si pensi a tutta<br />

la campagna che é stata fatta su piazzale Loreto e la giustizia<br />

sommaria ...<br />

D. Ti chiedo: cont<strong>in</strong>uando la guerra, uscite dalla vostra zona. Come<br />

vi siete trovati?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Beh, c'erano poi i partigiani del posto. Ma bisogna<br />

anche tenere presente che eravamo diventati una specie di esercito<br />

di Sancho Pancha. Ci venivano dietro un po' tutti, gruppi di cittad<strong>in</strong>i<br />

delle zone liberate, per una ragione o per l'altra, per solidarietà ...<br />

Una ragione era anche la fame: avevamo viveri <strong>in</strong> abbondanza. Ma<br />

divenne ancora una volta un fatto di partecipazione corale.<br />

Ci furono solo casi isolati di resistenza, s<strong>in</strong>o a Codevigo: da parte<br />

dei fascisti sull' Adige; oppure a Chioggia, dove si era concentrato<br />

un fortissimo cont<strong>in</strong>gente tedesco, che si rifiutò di consegnarsi a noi<br />

e lo fece con gli Alleati.<br />

D. Ecco: arrivando <strong>in</strong> zone non conosciute, nel Veneto, ti trovi<br />

a dovere rispondere a situazioni di cui non hai diretta esperienza<br />

ne memoria... Ad esempio, rispetto alle azioni di parte fascista<br />

subentra <strong>il</strong> problema di dare sia risposte <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i m<strong>il</strong>itari che<br />

d'ord<strong>in</strong>e giudiziario. Per cui la gestione della legalità diviene un<br />

carico oltre modo problematico ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Quando <strong>in</strong>izi un'azione m<strong>il</strong>itare di movimento,<br />

non sai mai cosa puoi <strong>in</strong>contrare. Seconda questione: che tipo di<br />

cooperazione puoi trovare con le popolazioni liberate così provate<br />

dalla guerra? Terza questione: come avanzare? Un altra cosa che<br />

ricordo é che <strong>in</strong> quell'ultima fase sia noi che <strong>il</strong> Gruppo di com­<br />

battimento "Cremona" non abbiamo mai avuto manifestazioni ost<strong>il</strong>i<br />

da parte della popolazione. Anzi, festose accoglienze.<br />

D. Senti, su quello che é stato presentato all'op<strong>in</strong>ione pubblica<br />

come <strong>il</strong> "caso di Codevigo" non ti sono mancati gli attacchi per-<br />

93


14) Boldr<strong>in</strong>i: «C' é un libro con molte testimonianze,<br />

Lo strano soldato. Autobiografia<br />

della brigata Garibaldi "Spartaco Lavagn<strong>in</strong>i",<br />

M<strong>il</strong>ano, La Pietra, 1976.»<br />

94<br />

sonali... Ma qui ritorniamo soprattutto ad un tema che ritengo<br />

cruciale, per una riflessione condotta sul f<strong>il</strong>o della memoria storica<br />

come questo che stiamo provando a fare. E cioè la gestione della<br />

resistenza nel dopoguerra: perché non possiamo pensare di leggere<br />

quei fatti, vecchi di c<strong>in</strong>quant' anni, f<strong>in</strong>gendo di non sapere come<br />

se ne é poi parlato, come la lotta di liberazione sia stata, poi,<br />

presentata.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Intanto, non bisogna dimenticare che anche dopo<br />

<strong>il</strong> 25 apr<strong>il</strong>e vi furono combattimenti <strong>in</strong> molte zone. Per la questione<br />

di Codevigo vi furono le prime <strong>in</strong>chieste già a partire dal giugno<br />

1945, a carico di alcuni partigiani. E, tra l'altro, nella stessa zona<br />

erano di stanza anche reparti del 21 mo Reggimento fanteria del<br />

gruppo di combattimento "Cremona". La procura di Padova su<br />

quegli eventi ha <strong>in</strong>dagato più volte. Allora furono chiamati <strong>in</strong> causa<br />

alcuni partigiani della 28a e di altre formazioni. I 4 o 5 partigiani<br />

processati furono assolti per non avere commesso <strong>il</strong> fatto o per<br />

<strong>in</strong>sufficienza di prove, senza mai <strong>in</strong>terrogare i comandi <strong>in</strong>teressati<br />

e nemmeno i comandi del "Cremona" ... (14) Bisogna anche annotare<br />

che i reparti partigiani e anche del Gruppo di Combattimento<br />

"Cremona" non erano accasermati tutti <strong>in</strong> un posto, ma a scacchiera,<br />

a casa di famiglie contad<strong>in</strong>e. Ed ogni distaccamento si gestiva<br />

direttamente dove era di stanza. Nelle zone circostanti vi erano<br />

formazioni sbandate di Brigate nere. Tieni presente che di questi<br />

problemi ne discutemmo anche <strong>in</strong> quei giorni, con l'arcivescovo<br />

di Padova assieme al comandante del 21 mo Reggimento fanteria, <strong>il</strong><br />

colonnello Ferrari, facendo presente quale fosse la situazione. Del<br />

resto i partigiani di quella zona ed i Cln non hanno mai preso<br />

posizioni politiche nelle zone appena liberate, rimettendosi ai reparti<br />

armati sopraccitati.<br />

D'altra parte, cosa posso dire? La storia é fatta di luci e di ombre<br />

e gli storici devono fare le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i più accurate, ma non con<br />

<strong>in</strong>terpretazioni di comodo a seconda delle situazioni politiche. Del<br />

resto basti ricordare le polemiche contro la resistenza del 1990.<br />

Quando erano al mondo Parri e Longo, ci furono campagne di<br />

stampa organizzate da settori della destra politica e non solo. E si<br />

ricordi ancora <strong>il</strong> processo per <strong>il</strong> cosiddetto detto "oro di Dongo".<br />

Possiamo sottol<strong>in</strong>eare che <strong>il</strong> movimento di liberazione, <strong>in</strong> alcune


zone, venne chiamato <strong>in</strong> causa o subito dopo la liberazione o per<br />

crisi politiche. Del resto si può trovare un'ampia documentazione<br />

di merito sia negli archivi dell' Anpi che di altri istituti.<br />

D. Qui tocchiamo <strong>il</strong> nervo scoperto: la resistenza cont<strong>in</strong>ua a far Tra <strong>il</strong> vecchio e <strong>il</strong> nuovo<br />

discutere.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Perché rappresenta un p<strong>il</strong>astro della nuova società<br />

italiana. Chi é <strong>in</strong>teressato a radicali cambiamenti della costituzione,<br />

cont<strong>in</strong>ua <strong>in</strong> campagne di falsificazioni storiche ritenute. Del resto<br />

pensiamo alla grande mistificazione nazionale compiuta dal fasci­<br />

smo, prima con Vittorio Veneto e poi con i garibald<strong>in</strong>i; od anche<br />

a certi scrittori come Alfredo Oriani. E si dice appunto "E' f<strong>in</strong>ita<br />

la prima repubblica" - <strong>in</strong> questi ultimi tempi - <strong>in</strong>vece di affermare<br />

che siamo <strong>in</strong> una nuova fase della vita democratica della nostra<br />

società.<br />

D. Provo ad scoperchiare meglio la questione: chi sostiene la<br />

necessità di chiudere con la prima repubblica, chiama <strong>in</strong> causa <strong>il</strong><br />

Cln come <strong>il</strong> primo momento di occupazione del potere da parte dei<br />

partiti. Non vado tanto lontano. Giuliano Amato, quando era a capo<br />

del governo nel 1992, parlò di un "regime" lungo settanta anni,<br />

comprensivo del periodo fascista, andando a riscoprire le radici<br />

"f<strong>in</strong>almente" democratiche della seconda repubblica nel vecchio<br />

liberalismo ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Ma qui si fa un errore madornale, dimenticando<br />

che <strong>il</strong> primo Risorgimento fondamentalmente é stato svolto dalle<br />

forze moderate, <strong>il</strong> secondo da quelle popolari, anche con dissensi<br />

ma con una strategia democratica e m<strong>il</strong>itare riconosciuta anche dagli<br />

Alleati nel corso della campagna d'Italia.<br />

lo parto da queste valutazioni di ord<strong>in</strong>e storico perché l'<strong>in</strong>voluzione<br />

e la crisi di certi partiti avviene <strong>in</strong> un altro periodo. Se la lotta di<br />

liberazione non fosse stata diretta dai partiti antifascisti avremmo<br />

avuto uno sbocco politico ben diverso e non so con quali prospettive.<br />

D. Secondo la tua <strong>in</strong>terpretazione, ne trovo conferma negli stessi<br />

95


96<br />

diari, <strong>il</strong> Cln non rappresentava tanto dei partiti strutturati quanto delle<br />

idealità politiche.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Come si sa alcuni partiti si organizzarono nel 1942,<br />

mentre <strong>il</strong> Pci con grandi sacrifici ha cont<strong>in</strong>uato la sua attività <strong>il</strong>legale<br />

durante <strong>il</strong> ventennio. Bisogna riconsiderare i 45 giorni del governo<br />

Badoglio, che non favorì ma ostacolò la ripresa democratica, non<br />

abrogò la legge antisemita del 1938. Le liberto politiche furono così<br />

segnate da eccidi come alle "Reggiane" o a Bari, e con operazioni<br />

poliziesche. I partiti politici si riunirono nei Cln <strong>in</strong> tempi diversi,<br />

e ricordiamo le formazioni politiche dei comunisti e dei socialisti,<br />

<strong>il</strong> Partito d'Azione, Democrazia e Lavoro, i repubblicani, i liberali,<br />

i democristiani, <strong>in</strong> alcune località <strong>il</strong> movimento anarchico.<br />

Alle volte, si rischia di dimenticare tutta questa grande esperienza<br />

dei Cln, e la lotta per processi politici e sociali nuovi come <strong>il</strong> voto<br />

delle donne. Una fase nuova della democrazia, da ricordare perché<br />

poterono votare per le amm<strong>in</strong>istrative del 1946. Sono conv<strong>in</strong>to che,<br />

se non avessero votato <strong>il</strong> referendum del 2 giugno, non so se avremmo<br />

conquistato la vittoria repubblicana. E' ancora una analisi da appro­<br />

fondire.<br />

D. A proposito del referendum. Mi pare che <strong>il</strong> primo orientamento<br />

fosse quello di eleggere la Costituente - ci fu una grande campagna<br />

<strong>in</strong> quel senso, tra gli stessi partigiani - al f<strong>in</strong>e di evitare un passaggio<br />

ritenuto pericoloso.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Il referendum fu una scelta giusta. Se avessimo<br />

eletto la Costituente per poi proclamare la Repubblica, <strong>il</strong> mutamento<br />

istituzionale non avrebbe avuto <strong>il</strong> suffragio popolare. La campagna<br />

su "monarchia o repubblica" fu una delle più <strong>in</strong>teressanti, sia per<br />

la partecipazione popolare che per le motivazioni. Tieni presente che,<br />

dopo la Liberazione, si é promossa la costituzione della Consulta<br />

nazionale, di cui ben pochi parlano. Fu nom<strong>in</strong>ata con scelta degli<br />

organi politici ed anche associativi. Ma fu una prima rappresentanza<br />

popolare e, non a caso, é s<strong>in</strong>golare che anche i movimenti com­<br />

battentistici fossero autorizzati a nom<strong>in</strong>are i loro consultori, così<br />

come l'Anpi ebbe 16 rappresentanti. C'eravamo anche noi, per quello<br />

che rappresentavamo nel paese.


D. Qu<strong>in</strong>di <strong>il</strong> tuo ruolo politico lo acquisisci nella Consulta ...<br />

Vediamo un po' la tua vita di legislatore. Faccio un po' di conti:<br />

hai partecipato alla Consulta prima del referendum tra monarchia<br />

e repubblica, poi alla Costituente, qu<strong>in</strong>di lo scorso anno hai chiuso<br />

- dopo undici legislature, deputato f<strong>in</strong>o al '76 poi senatore - con<br />

la decisione di non ricandidarti. Di che cosa ti sei occupato, <strong>in</strong><br />

prevalenza?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Della Commissione Difesa. S<strong>in</strong> da allora com<strong>in</strong>ciammo<br />

ad occuparci anche del Corpo Volontari della Libertà e, pensa<br />

un po', fu riconosciuto solamente nel 1958! C'erano altre proposte<br />

di legge da fare approvare, ed alcune da applicare, come l'<strong>in</strong>serimento<br />

dei partigiani nelle Forze Armate e di alcuni cont<strong>in</strong>genti nella Polizia.<br />

Non furono mai approvate ne rispettate, se non per casi molto<br />

determ<strong>in</strong>ati.<br />

D. E ti pare di averlo poi realizzato, questo tuo impegno per la<br />

democratizzazione dell' esercito?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. C'é stato un documento della rappresentanza<br />

nazionale dei m<strong>il</strong>itari dell'aeronautica - <strong>il</strong> Coceram - che, di fronte<br />

alla messa <strong>in</strong> discussione delle più alte cariche dello stato, ha tenuto<br />

a ribadire solennemente di essere al servizio della democrazia.<br />

Eppure sappiamo che, nel passato, vi sono state voci di "golpe",<br />

attività <strong>il</strong>legali, da parte di alcuni gruppi nei servizi segreti, della<br />

P2 ... Dunque, é stato ribadito l'alto impegno istituzionale dei corpi<br />

m<strong>il</strong>itari. Da questo punto di vista bisogna sottol<strong>in</strong>eare che <strong>in</strong> Italia<br />

non esistono tradizioni alla Boulanger, né esperienze di colpi m<strong>il</strong>itari<br />

come <strong>in</strong> Grecia o nei paesi sudamJ!ricani. Oggi <strong>il</strong> problema é un<br />

altro. Quali sono i compiti dell'esercito <strong>in</strong> un paese democratico:<br />

quale "modello di difesa", quale durata della leva, quale tipo di<br />

sicurezza, quali rapporti <strong>in</strong>ternazionali?<br />

D. Mi rendo conto che tu resti sempre ben piantato nell'esperienza<br />

della guerra partigiana. Per cui l'<strong>in</strong>terpretazione "sociale" dell'esercito,<br />

che deve essere di "popolo" e legato al territorio di residenza,<br />

sembra rappresentare uno sbocco naturale. Allora, se <strong>il</strong> problema va<br />

impostato nei term<strong>in</strong>i della sicurezza da garantire <strong>in</strong> una democrazia<br />

97


98<br />

moderna, cioè non solo e non tanto <strong>in</strong> chiave strettamente m<strong>il</strong>itare,<br />

ti chiedo questa cosa: "Chi difende chi"?<br />

Ci si <strong>in</strong>terroga, ad esempio, sull' opportunità di un esercito pro­<br />

fessionale o, altrimenti, dell'approvazione di una nuova legge sul­<br />

l'obiezione di coscienza.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Esiste anche un quadro politico e legislativo,<br />

europeo, che dovrebbe essere tenuto presente.<br />

Per l'esercito e gli altri corpi, esistono già norme per una per­<br />

centuale di volontariato a lunga ferma. In generale, bisogna ridurre<br />

la leva m<strong>il</strong>itare, possib<strong>il</strong>mente con <strong>il</strong> servizio nelle regioni di re­<br />

sidenza. Un tempo si sosteneva che i giovani dovessero uscire dal<br />

paese, per mandarli <strong>in</strong> servizio <strong>in</strong> altre regioni; ma da tempo le nuove<br />

generazioni hanno altre esperienze vissute, altre culture che favo­<br />

riscono anche la regionalizzazione del servizio.<br />

D. Ritorniamo a un nervo scoperto, a quella che voi chiamaste<br />

la "repressione antipartigiana". Se ne cont<strong>in</strong>ua a parlare parecchio,<br />

tra gli storici del dopoguerra. Basti registrare la memoria vivissima<br />

che ne hanno moltissimi partigiani: ti raccontano la guerra fredda<br />

come la più grande <strong>in</strong>giustizia perpetrata contro la lotta di liberazione<br />

nazionale.<br />

Non é però semplice, provo sempre a seguire una traccia da storico,<br />

andare a periodizzare questa guerra fredda. Non bastano alcune date<br />

capitali a fare da spartiacque: siano elezioni politiche - <strong>il</strong> 18 apr<strong>il</strong>e<br />

del '48 o <strong>il</strong> 7 giugno ' 53 - od avvenimenti <strong>in</strong>ternazionali quali<br />

l'adesione alla Nato nel '49, la morte di Stal<strong>in</strong> nel '53 o <strong>il</strong> XX<br />

congresso del Pcus nel '56 ... Tu mi hai <strong>in</strong>fatti ricordato come i<br />

processi contro i partigiani non si ferm<strong>in</strong>o con gli anni ' 50. Od<br />

ancora, mi pare, la guerra fredda <strong>in</strong>ternazionale non sembra poter<br />

giustificare <strong>il</strong> sangue versato nelle piazze italiane nel luglio del '60.<br />

Ro <strong>in</strong>somma l'impressione che <strong>in</strong> questo dopoguerra vi sia tutta una<br />

problematica nazionale, italiana, di cui quella vostra resistenza<br />

partigiana cont<strong>in</strong>ua negli anni a soffrire. Voglio allora chiederti<br />

meglio di questo riconoscimento del CvI, nel '58, di ciò che ha<br />

significato per voi.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Beh, alcuni strappi si erano già ricuciti. Penso a


soffrire. Che poi tutto questo sia al centro di un cont<strong>in</strong>uo dibattito,<br />

a mio modesto avviso, rappresenta l'esigenza di scavare nella storia<br />

nazionale e di capirne tutti i momenti di grandi scelte ideali e civ<strong>il</strong>i.<br />

Con l'impegno, appunto, delle nuove generazioni: perché <strong>il</strong> moto<br />

resistenziale possa e debba cont<strong>in</strong>uare <strong>in</strong> condizioni storiche diverse<br />

... Ai giovani va detto questo. La liberazione non é una volta per<br />

tutte, la Liberazione cont<strong>in</strong>ua. Si tratta di una liberazione <strong>in</strong>compiuta<br />

che ha lasciato <strong>il</strong> marchio per <strong>il</strong> futuro, per l'azione delle generazioni<br />

successive. Questo é <strong>il</strong> messaggio da lasciare: "Ora tocca a te, lo<br />

vivrai <strong>in</strong> modo moderno, con altri orizzonti e altri scenari <strong>in</strong>terna­<br />

zionali ... ".<br />

Alla Resistenza non servono i "celebrazionismì"; deve sussistere<br />

questa voglia di liberazione.<br />

D. E' una "battuta" che non prevedevo, proprio vedendo la tua<br />

medesima persona, dove convivono <strong>il</strong> combattente e <strong>il</strong> comandante<br />

m<strong>il</strong>itare con <strong>il</strong> rappresentante massimo della resistenza italiana.<br />

Insomma, tu rappresenti un vero monumento, ancorché fortunatamente<br />

deambulante ...<br />

Da "capobanda", come ti ricordava Guido Nozzoli negli anni '50,<br />

ora sei divenuto - e l'ho visto ai convegni più ufficiali - <strong>il</strong> "garante"<br />

dell'Italia resistente. Due vesti forse non fac<strong>il</strong>i da portare e far<br />

convivere; e poi, che cosa lasciare trasparire? Insomma, oggi si tende<br />

a vedere solo la faccia più imbalsamata della Resistenza. E' un<br />

problema che _ vi siete posto?<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Un grande problema. Che ci siamo posti da lungo<br />

tempo: <strong>il</strong> concetto che "la resistenza cont<strong>in</strong>ua", come <strong>in</strong>contro tra<br />

le nuove generazioni. L'abbiamo già sostenuto negli anni' 50, quando<br />

lanciammo la "nuova resistenza", e molti di quei giovani che si erano<br />

avvic<strong>in</strong>ati - costituendo dei circoli - fecero una straord<strong>in</strong>aria esperienza<br />

... <strong>in</strong> molti casi andarono poi ad alimentare i quadri dei partiti.<br />

lo sto parlando di una grande tradizione, che ognuno, ogni giovane,<br />

<strong>in</strong>terpreta come vuole. Altro che formule da ripetere a memoria!<br />

Questo é <strong>il</strong> messaggio che possiamo lasciare, altrimenti diventiamo<br />

dei "garibald<strong>in</strong>i", ut<strong>il</strong>izzati solo per fare commemorazioni, mentre<br />

noi vorremmo lasciare un segno nelle coscienze moderne. Un<br />

patrimonio per la loro formazione.<br />

103


104<br />

D. Certo, resta un bel paradosso spiegare ad un giovane, oggi, come<br />

una repubblica che si dice "nata dalla resistenza" - ed oggi tanto<br />

<strong>in</strong> crisi da rischiare di trasc<strong>in</strong>are con se anche la memoria della stessa<br />

lotta partigiana - abbia mosso i primi passi, se non contro di essa,<br />

senza dubbio scontando un clima non esattamente favorevole.<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Ma vedi cosa succede!? Sono situazioni che mi<br />

capitano spesso, <strong>in</strong>contrando giovani e partigiani: com<strong>in</strong>ci parlando<br />

della tua lotta di resistenza, c<strong>in</strong>quanta anni fa, e f<strong>in</strong>isci che ti chiedono<br />

della Bosnia, cioè di oggi. Ma non é un andare fuori tema. E' la<br />

Resistenza, quello che si riuscì ad organizzare e a fare, che ti consente<br />

di ritrovare sempre degli spunti nuovi, di aggiornarli.<br />

Proprio parlando di ciò che accade nelle vecchie repubbliche di<br />

Jugoslavia, esce fuori questo tema delle conseguenze della guerra.<br />

Tu pensa: questa violenza dell'uomo sull'uomo, e lo vivi per mesi,<br />

per anni ... Ma si deve anche riconoscere, <strong>in</strong> questo tragico caso, che<br />

la memoria storica é stata annientata.<br />

D. Eccoci, letteralmente, alla "balcanizzazione" della memoria ...<br />

E' stato peraltro variamente segnalato, <strong>in</strong> pubblicazioni relativamente<br />

recenti, <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio a cui si sono sottomessi, anche <strong>in</strong> ambito fam<strong>il</strong>iare,<br />

molti reduci dai campi ...<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. E' vero, non si ha <strong>il</strong> coraggio di ricordare quei<br />

tanti ritornati <strong>in</strong> condizioni spaventose ... Chi era 30, 40 ch<strong>il</strong>i. Poi<br />

<strong>il</strong> problema della solitud<strong>in</strong>e, della sopravvivenza <strong>in</strong>dividuale e della<br />

sopraffazione, per mesi e mesi. In un collettivo ci facciamo forza<br />

1'un con 1'altro, ma da soli?<br />

E se fai un b<strong>il</strong>ancio di cosa t'han fatto passare? Ma esiste una<br />

letteratura molto <strong>in</strong>teressante a proposito. Quando leggi <strong>il</strong> famoso<br />

romanzo di Levi, Se questo é un uomo, da certe domande non scappi.<br />

Lui si é suicidato, pover<strong>in</strong>o, dopo anni e anni. Ma quale é stato <strong>il</strong><br />

trauma?<br />

Vedi che non sembra poi così strano, parlando della guerra, arrivare<br />

a parlare del dopoguerra: perché furono <strong>in</strong> tanti, anche dei partigiani,<br />

nostri, bravissimi, che non riuscirono a ritrovare una propria vita,<br />

regolare, come prima, come gli altri. Sono cose di cui bisogna dare<br />

conto, e poi di che cosa ci dovremmo vergognare? La lotta di


liberazione é stata una lotta popolare, diretta dai partiti democratici;<br />

qu<strong>in</strong>di, voglio ripeterlo sempre, diretta dalle forze popolari e non<br />

moderate come <strong>il</strong> primo Risorgimento. Se é vero tutto questo - ma<br />

c'é di vero che <strong>il</strong> Comitato di liberazione nazionale espresse allora<br />

questo concetto: "La classe operaia non deve entrare dalla porta di<br />

servizio" - tu allora capisci cosa ha voluto dire ...<br />

Allora, quando ci si lamenta che quella storia non viene <strong>in</strong>segnata<br />

nelle scuole, bisogna anche denunciare 1'esistenza di un <strong>in</strong>dirizzo<br />

di politica moderata e conservatrice mosso dallo scopo di emarg<strong>in</strong>are<br />

la portata del processo resistenziale.<br />

D. Insisto però sul paradosso: 1'89 sembra consentire la messa <strong>in</strong><br />

soffitta di vecchie contrapposizioni, e questo é sempre un bene; ma<br />

tra gli sbocchi potenziali, <strong>in</strong> Italia, c' é la rimozione anche dell'esperienza<br />

repubblicana e costituzionale. Di quella che viene chiamata,<br />

un po' da tutti, "prima repubblica".<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Infatti sono contrario alla parola d'ord<strong>in</strong>e della<br />

"seconda repubblica". Tu puoi dire "secondo periodo" della repub­<br />

blica, ma é tutto un altro discorso. Altrimenti si cancella la costituzione,<br />

si cancella <strong>il</strong> processo popolare e democratico, si mette <strong>in</strong><br />

discussione la scelta repubblicana.<br />

"Seconda fase" va bene, perché ti <strong>in</strong>dica che ne esiste una prima<br />

sancita dalla costituzione. Ma quando si improvvisano certe parole<br />

d'ord<strong>in</strong>e vuoI dire che si tendono a dimenticare di fatto le radici<br />

storiche e politiche della società repubblicana. Non si valutano le<br />

conseguenze o, peggio, si nascondono anche processi <strong>in</strong>voluti vi. Per<br />

questo occorrono vig<strong>il</strong>anza, partecipazione, difesa e r<strong>in</strong>novamento<br />

delle istituzioni. Non é un messaggio di parte, per noi, ma unitario<br />

e popolare.<br />

(I colloqui sono stati registrati 1'8 novembre e <strong>il</strong> 9 dicembre 1993,<br />

<strong>il</strong> 13 settembre 1994. Si r<strong>in</strong>grazia <strong>in</strong> particolare Pepp<strong>in</strong>o Catellani,<br />

vicepresidente dell'Anpi di Reggio Em<strong>il</strong>ia.)<br />

105


106<br />

Arrigo Boldr<strong>in</strong>i ha raggiunto la soglia degli SO anni. Noto come comandante "Bulow", gli<br />

venne conferita la medaglia d'oro per i meriti conquistati nella liberazione di Ravenna. Una<br />

tale onorificenza, ricevuta direttamente dalle mani degli Alleati assieme a cui aveva collaborato,<br />

ha fatto di Boldr<strong>in</strong>i un personaggio particolarmente rappresentativo di questa<br />

repubblica. Nel s<strong>in</strong>golo combattente per la libertà, per i caratteri di quella lotta armata,<br />

veniva <strong>in</strong>fatti a riconoscersi l'<strong>in</strong>tero collettivo partigiano. E poi, trattandosi di un comunista,<br />

sussisteva la questione - certo non pacifica, se pure nel febbraio del '45 i term<strong>in</strong>i della<br />

guerra fredda attendevano ancora d'essere impostati - del confronto tra i valori.<br />

AI proprio partito Boldr<strong>in</strong>i ha prestato mezzo secolo di m<strong>il</strong>itanza politica, trapassando<br />

<strong>in</strong><strong>in</strong>terrottamente dalla Consulta alla Costituente alla Camera dei Deputati (dove é stato<br />

vicepresidente) e poi al Senato (la scorsa primavera ha r<strong>in</strong>unciato alla ricandidatura). Ma<br />

ciò che gli é più caro, probab<strong>il</strong>mente, é la pluridecennale presidenza dell'Anpi (l'Associazione<br />

Nazionale Partigiani d'Italia), un <strong>in</strong>carico di costante esposizione che lo ha fatto divenire<br />

un simbolo noto nella vita della repubblica. Basti ricordare un dettaglio storico: scorrendo<br />

le cronache della convulsa crisi del governo Tambroni, sostenuto dai neofascisti del MSI<br />

e battuto grazie alle lotte di piazza del luglio '60, ci si imbatte nella notizia di un attentato<br />

<strong>in</strong>cendiario ai danni della sua abitazione ravennate... Il partigiano Boldr<strong>in</strong>i era già un<br />

"personaggio"; la posizione <strong>in</strong> prima l<strong>in</strong>ea, a difesa della democrazia, doveva consacrarne<br />

<strong>il</strong> "padre della patria". Un ruolo che si é istituzionalizzato def<strong>in</strong>itivamente quando gli é stato<br />

chiesto di r<strong>il</strong>evare anche la presidenza della Fondazione CVL (<strong>il</strong> Corpo Volontari della Libertà).<br />

Oggi, nello stesso uomo, confluiscono dunque la rappresentanza sia dei "ribelli" (per i quali<br />

resta "Bulow") che dei primi reparti ricostituiti dell'esercito nazionale (al quale porta <strong>in</strong><br />

dote la medaglia d'oro ricevuta dall'S'armata <strong>in</strong>glese).<br />

Boldr<strong>in</strong>i, dunque, é l'uomo della "liberazione". Nonostante tali riconoscimenti al merito, non<br />

é arrivata una carica onoraria a Palazzo Madama. E' un appunto che può toccare la<br />

suscettib<strong>il</strong>ità della persona - schiva e quanto mai attenta a rivestire con misura le prerogative<br />

affidategli - e pure da farsi, <strong>in</strong> epoca di grande <strong>in</strong>certezza istituzionale. Forse, viene da<br />

chiedersi, una sim<strong>il</strong>e memoria storica ha da essere (ancora) ulteriormente smorzata e d<strong>il</strong>uita?<br />

Forse che l'antifascismo storico coltiva <strong>in</strong> sé, malgrado gli <strong>in</strong>numerevoli tentativi di imbalsamazione,<br />

i geni (o i germi, per alcuni) di una convivenza civ<strong>il</strong>e che chiede di scegliere<br />

<strong>in</strong>vece di riconc<strong>il</strong>iarsi (con se stessi) ad ogni nuovo tornante politico? Non vogliono essere<br />

domande malevole né retoriche. E' un fatto, registrab<strong>il</strong>e appena ad ogni sussulto topono<br />

mastico, che la Resistenza resti una esperienza ancora capace di porre domande alla<br />

nostra memoria presente.<br />

Nell'occasione del 50°, si é provato - a più riprese, ed ovviamente offrendogli <strong>il</strong> tempo<br />

e <strong>il</strong> modo di ponderare <strong>il</strong> fluire delle conversazioni - ad <strong>in</strong>terrogare Arrigo Boldr<strong>in</strong>i. Ci<br />

<strong>in</strong>teressava la sua soggettività, spesso costretta entro gli abiti delle commemorazioni ufficiali.<br />

Ci si é così soffermati sul contesto ambientale, <strong>in</strong>sistendo a proposito del percorso di<br />

formazione e meno degli eventi m<strong>il</strong>itari, più conosciuti. Luomo era suo agio, e ne sono<br />

usciti anche aneddoti, dettagli della vita quotidiana. Poi, certo, si é trattato di procedere<br />

oltre, perché 50 anni sono passati e bisogna considerare la gestione della Resistenza nel<br />

dopoguerra. Qui <strong>il</strong> discorso acquista una maggiore "vischiosità", che ben conoscono quanti<br />

<strong>in</strong>tervistano gli ex combattenti. S<strong>in</strong>o ad ora ha pesato, nei testimoni-protagonisti, <strong>il</strong> timore<br />

di offrire con le proprie dichiarazioni l'opportunità per r<strong>in</strong>novati attacchi politici rivolti contro<br />

la democrazia antifascista. La memoria della Resistenza, nella società italiana, ha dovuto<br />

confrontarsi costantemente con <strong>il</strong> fantasma del fascismo: un'esperienza storica conclusa<br />

e pure rievocata da nuovi soggetti politici o di cui, <strong>in</strong> maniera più sotterranea, sono stati<br />

variamente riprodotti tratti culturali e di costume, quando non ideologici. D'altronde, come<br />

é risaputo, <strong>il</strong> dibattito sulle riforme istituzionali ha subito travalicato la politologia per<br />

riaccendere un serrato confronto storiografico e giuridico attorno ai pr<strong>in</strong>cipi guida della<br />

nostra carta costituzionale.<br />

La conversazione <strong>in</strong>trattenuta con Arrigo Boldr<strong>in</strong>i, e per cui lo r<strong>in</strong>graziamo, si muove<br />

consapevole della ricchezza di spunti <strong>in</strong>tellettuali che, ancora oggi, può suscitare <strong>il</strong> confronto<br />

tra <strong>il</strong> fenomeno fascista e le ragioni dell'antifascismo. Questo é <strong>il</strong> sottofondo dell'<strong>in</strong>tervista,<br />

e resuscita <strong>in</strong> alcuni passaggi dedicati alla storia della repubblica o nella concessione a<br />

qualche punta polemica. Si voleva rendere meno formale la figura del vecchio presidente<br />

per restituire, specie ai più giovani, <strong>il</strong> modo di coglierne la visione del mondo attraverso<br />

l'<strong>in</strong>tegrità del percorso esistenziale e politico. È un desiderio riassunto <strong>in</strong> questo testo. Forse<br />

non é nemmeno poco e, se altro camm<strong>in</strong>o si poteva fare, auguriamo che si faccia assieme<br />

al nostro testimone.


Resistenza e riforma<br />

<strong>in</strong> Italia e Francia, 1943-'48*<br />

Da studenti a Cambridge, ci <strong>in</strong>segnavano che nessuno storico PAUL GlNSBORG<br />

scrive una grande opera di storia prima dei c<strong>in</strong>quant'anni. Vero o<br />

no, si puo riconoscere questo ciclo di vita <strong>in</strong>tellettuale <strong>in</strong> certi storici,<br />

e Pavone appartiene alla loro schiera. La ricchezza dei particolari<br />

e l'alto livello di riflessione <strong>in</strong>tellettuale dell'autore di Una guerra<br />

civ<strong>il</strong>e formano una comb<strong>in</strong>azione unica nella storiografia dei<br />

movimenti di resistenza. Il mio punto di partenza é la struttura di<br />

fondo del libro, l'<strong>in</strong>dividuazione all'<strong>in</strong>terno della resistenza di tre<br />

guerre: quella patriottica, quella civ<strong>il</strong>e e quella di classe. Una sim<strong>il</strong>e<br />

suddivisione suscita qualche perplessità. La guerra civ<strong>il</strong>e é stata<br />

messa <strong>in</strong> primo piano, non rispetto allo spazio dedicatole, ma nella<br />

scelta del titolo da parte di Pavone, anche se è necessario dire che<br />

<strong>il</strong> sottotitolo, Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, enuncia<br />

con maggior chiarezza i contenuti del libro. Ma la scelta del titolo<br />

non è la sola asimmetria nella tripartizione fatta da Pavone. Le tre<br />

def<strong>in</strong>izioni patriottica, civ<strong>il</strong>e, e di classe non sono di ugual portata<br />

a livello concettuale, per <strong>il</strong> fatto che l'aggettivo civ<strong>il</strong>e fa riferimento<br />

<strong>in</strong> primo luogo al modo <strong>in</strong> cui la guerra fu combattuta (fra due parti<br />

dello stesso popolo per <strong>il</strong> controllo del territorio dello stato-nazione<br />

o di qualche parte di esso), mentre le def<strong>in</strong>izioni patriottica e di<br />

classe, fanno riferimento prima di tutto alle f<strong>in</strong>alità che la Resistenza<br />

si proponeva (l'<strong>in</strong>dipendenza nazionale da un lato e la rivoluzione<br />

sociale o almeno la giustizia sociale dall'altro). Per dirla <strong>in</strong> un altro<br />

modo, la guerra civ<strong>il</strong>e scoppiò per una varietà di motivazioni, ma<br />

solo da questa def<strong>in</strong>izione non si riesce a risalire a queste motiva-<br />

PAUL GINSBORG, nato nel 1945, é stato<br />

docente presso la Facoltà di Scienze sociali<br />

e politiche dell'Università di Cambridge. In<br />

Italia ha avuto <strong>in</strong>carichi di <strong>in</strong>segnamento<br />

nelle Università di Tor<strong>in</strong>o e Siena. Attualmente<br />

<strong>in</strong>segna Storia dell'Europa contemporanea<br />

presso l'Università di Firenze. Tra le<br />

sue pubblicazioni citiamo Storia d'Italia dal<br />

dopoguerra ad oggi, Tor<strong>in</strong>o, E<strong>in</strong>audi, 1989.<br />

* Per gent<strong>il</strong>e concessione della rivista " XX<br />

Secolo, rivista di storia contemporanea"<br />

109


1) Si veda l'<strong>in</strong>teressante riflessione di G.<br />

Ranzato, che é categorico su questo punto:<br />

«la guerra civ<strong>il</strong>e non ha <strong>in</strong> se alcuna motivazione<br />

e la trova negli altri fattori di<br />

belligeranza che agiscono all'<strong>in</strong>terno del<br />

corpo sociale». (Alcune considerazioni su<br />

resistenza e guerra civ<strong>il</strong>e, <strong>in</strong> "Ventesimo secolo",<br />

n. 2-3, 1991, p.322). Vedi anche C.<br />

PAVONE e G. RANZATO, Fratelli e nemici,<br />

<strong>in</strong> "Storia e dossier", n. 61, 1992, pp.6-9.<br />

2) Un esempio fra tanti: l'ultima lettera agli<br />

amici di Giordano Cavestro (Mirko) 18 anni,<br />

studente di scuola media. Parma 4 maggio<br />

1944: « se vivrete, tocca a voi rifare questa<br />

povera Italia che é così bella, che ha un sole<br />

così caldo, le mamme così buone e le<br />

ragazze così care. Sui nostri corpi si farà<br />

grande <strong>il</strong> faro della libertà.» ( P. MALVEZZI,<br />

G. PIRELLI, a cura di, Lettere di condannati<br />

a morte della Resistenza italiana, Tor<strong>in</strong>o,<br />

1955, p.113).<br />

112<br />

zioni, mentre le def<strong>in</strong>izioni "guerra patriottica" o "guerra di classe"<br />

descrivono già per se stesse <strong>il</strong> movente della guerra, anche se le<br />

loro <strong>in</strong>terpretazioni possono assumere una grande quantità di sfu­<br />

mature l .<br />

Se noi scegliamo di concentrare la nostra attenzione non sulla<br />

guerra civ<strong>il</strong>e ma sugli scopi della Resistenza e i suoi esiti (e questo<br />

è <strong>il</strong> mio compito), allora c'è, suggerirei, un'altra guerra che può stare<br />

al pari di quella patriottica e di quella di classe - la guerra democratica.<br />

Le parole democrazia e libertà (naturalmente lungi dall'essere<br />

s<strong>in</strong>onimi), sono presenti nel grande lavoro di Pavone, ma non<br />

sono gli oggetti di una ricerca specifica.<br />

Non di meno sono sempre presenti nel l<strong>in</strong>guaggio della Resistenza<br />

e nelle scelte dei suoi combattimenti. Quando i condannati a morte<br />

della Resistenza gridavano non solo "Viva l'Italia" (che era lo stesso<br />

grido nazionalista dei condannati a morte della Repubblica sociale),<br />

ma anche "Viva la Libertà" (che non lo era), quale significato davano<br />

a questa parola? Quando gli Azionisti scrivevano della rivoluzione<br />

democratica e i Comunisti di democrazia progressiva, che cosa<br />

avevano <strong>in</strong> mente? Soprattutto f<strong>in</strong>o a che punto potevano riconoscere<br />

i loro ideali nella realtà della Repubblica 2 ?<br />

Patriottismo, classe, democrazia, libertà; questi sono i motivi<br />

cruciali per cui la Resistenza fu combattuta, e anche i criteri per<br />

un giudizio equ<strong>il</strong>ibrato sul grado del suo successo nel dopoguerra.<br />

Per ragioni di spazio, non posso qui trattare esaurientemente ciascuno<br />

di questi temi. Mi concentrerò, <strong>in</strong>vece, sulla guerra democratica,<br />

quella presa meno <strong>in</strong> considerazione da Pavone; e <strong>in</strong> questa complicata<br />

riflessione sull'arte del possib<strong>il</strong>e, userò l'esperienza francese<br />

di quegli stessi anni come confronto e contrappunto.<br />

Il terreno della guerra democratica era al medesimo tempo <strong>il</strong> più<br />

fac<strong>il</strong>e e <strong>il</strong> più diffic<strong>il</strong>e fra quelli attraversati dagli eserciti della<br />

Resistenza. Ad un primo livello, c'era un ovvio consenso fra i<br />

partigiani sul fatto che le libertà democratiche soppresse dal fascismo<br />

- elezioni libere e senza brogli, diritto di assemblea, libertà di<br />

espressione, tolleranza religiosa - avrebbero dovuto essere le fon­<br />

damenta della nuova Italia. Ma immediatamente al di là di questo<br />

livello di base c'era, come ci si doveva aspettare, poco accordo e<br />

molti dibattito. Le teorie della democrazia non potevano offrire<br />

un'unica ricetta per istituzioni, procedure e contenuti del nuovo stato.


8) C. PAVONE, Ancora sulla Cont<strong>in</strong>uità dello<br />

Stato, cit., p.546.<br />

114<br />

IV Repubblica, e condusse <strong>il</strong> paese sull'orlo della guerra civ<strong>il</strong>e. Pur<br />

desiderando evitare l'<strong>in</strong>sidia di un "trionfalismo resistenziale e<br />

costituzionalistico"8, possiamo sicuramente dire che i risultati della<br />

democrazia italiana su questo piano sono tanto considerevoli quanto<br />

sono stati poco commentati.<br />

Tuttavia, bisogna trarre una conclusione "parallela", necessaria<br />

quanto la precedente ad un equ<strong>il</strong>ibrato giudizio sulle conseguenze<br />

della guerra democratica; cioè, che a molti altri livelli la battaglia<br />

per la democrazia negli anni cruciali del 1943-47 si rivelò un<br />

fallimento. L'esempio più ovvio da citare, ed anche quello più<br />

commentato, è <strong>il</strong> sistema politico, caratterizzato dalle mancanze di<br />

una rappresentanza proporzionale "pura", dall'assenza di alternanza<br />

al potere, dall'<strong>in</strong>vasione <strong>in</strong>controllata della società civ<strong>il</strong>e da parte<br />

dei partiti politici. Tutto questo è <strong>in</strong>negab<strong>il</strong>e, anche se non era<br />

fac<strong>il</strong>mente prevedib<strong>il</strong>e all' epoca dell' Assemblea Costituente. Ma c'è<br />

un reale pericolo di elevare la "partitocrazia" al ruolo di peccato<br />

orig<strong>in</strong>ale della democrazia italiana. Al contrario andrebbe <strong>in</strong>terpretato<br />

più come conseguenza che come causa, <strong>in</strong>somma come prodotto di<br />

una più profonda debolezza nella cultura politica italiana.<br />

Quello che ho <strong>in</strong> mente qui può diventare più chiaro se <strong>il</strong> concetto<br />

di guerra democratica viene esam<strong>in</strong>ato non dal punto di vista del<br />

sistema politico, e neppure da quello del tradizionale dibattito su<br />

argomenti come i Cln o l'epurazione, ma dal punto di vista della<br />

cittad<strong>in</strong>anza. Se, come ho tentato di dimostrare altrove, <strong>il</strong> nucleo del<br />

malessere della repubblica italiana sta nel rapporto deformato fra <strong>il</strong><br />

cittad<strong>in</strong>o e lo stato, allora diventa necessario riesam<strong>in</strong>are <strong>in</strong> questa<br />

luce gli apporti della Resistenza. TH. Marshall, nel suo noto saggio,<br />

Citizenship and Social Class, separò i diritti di cittad<strong>in</strong>anza <strong>in</strong> tre<br />

categorie: civ<strong>il</strong>e, politica e sociale. La prima riguarda le classiche<br />

libertà <strong>in</strong>dividuali, la seconda <strong>il</strong> diritto di partecipare nell' esercizio<br />

del potere politico, l'ultima (tipica delle rivendicazioni del ventesimo<br />

secolo) l'educazione, <strong>il</strong> welfare e <strong>il</strong> diritto di "vivere la vita di un<br />

essere civ<strong>il</strong>izzato". Come abbiamo appena visto, alcuni dei più<br />

importanti di questi diritti, specialmente delle prime due categorie,<br />

furono ottenuti stab<strong>il</strong>mente <strong>in</strong> Italia dopo <strong>il</strong> 1945. Ma <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio<br />

complessivo lascia molto a desiderare. In un gran numero di settori<br />

che stanno al cuore del concetto di cittad<strong>in</strong>anza - efficaci disposizioni<br />

per la sicurezza sociale, la creazione di una pubblica amm<strong>in</strong>istrazione


elativamente efficiente e trasparente, l'amm<strong>in</strong>istrazione veloce ed<br />

efficace della giustizia, un equo sistema fiscale, la presenza di<br />

elementi di democrazia economica, come la partecipazione dei<br />

lavoratori nell'<strong>in</strong>dustria o la proprietà terriera estesa alla maggioranza<br />

della popolazione rurale - i risultati della Resistenza italiana furono<br />

assai scarsi"9.<br />

E' troppo fac<strong>il</strong>e, naturalmente, per gli storici fare una lista di<br />

obiettivi desiderab<strong>il</strong>i e poi rimproverare i loro protagonisti di non<br />

essere stati <strong>in</strong> grado di raggiungere un siffatto livello astratto. Per<br />

evitare questo tranello, vorrei <strong>in</strong>trodurre nella discussione che segue<br />

un elemento storico comparativo, e osservare non solo la Resistenza<br />

italiana ma anche quella francese <strong>in</strong> rapporto al problema della<br />

cittad<strong>in</strong>anza. Quanto segue non vuole essere che un saggio <strong>in</strong>tro­<br />

duttivo all'argomento, un <strong>in</strong>sieme di osservazioni e di ipotesi su un<br />

area di confronto e di riflessione f<strong>in</strong>ora ignoratalO.<br />

I giudizi tradizionali sugli esiti della Resistenza francese sono quasi<br />

uniformemente negativi. Robert Paxton, alla f<strong>in</strong>e del suo notevole<br />

Vichy France, dà un giudizio netto e deciso: "La Resistenza risultò<br />

effimera come governo"ll. Per Pavone nel suo saggio sulla cont<strong>in</strong>uità<br />

dello stato, la riforma istituzionale francese fu quasi <strong>in</strong>esistente.<br />

Mentre "ciascun resistente ha una sua costituzione", i tradizionali<br />

partiti politici francesi <strong>in</strong> effetti mostravano scarsa propensione alla<br />

riforma, "ed è noto - scrive Pavone - coma la quarta repubblica non<br />

riuscisse poi molto diversa dalla terza"12. Il giudizio della stessa<br />

Resistenza francese sui risultati dei governi del dopoguerra è ancora<br />

più negativo. Il comunista Pierre Hervé non esitò a scrivere di<br />

"tradimento" f<strong>in</strong> dal 1945. Analogamente, Georges Boris, che col­<br />

laborò strettamente con Mendès-France al m<strong>in</strong>istero dell' economia<br />

nazionale nel 1944-45 13, rifletteva tristemente nel 1949: "Si poteva<br />

(con la Liberazione) mettere f<strong>in</strong>e all'egemonia Stato-padronato, cioè<br />

al ruolo subalterno della classe operaia ( ... ). Si poteva tentare di<br />

sostituire al b<strong>in</strong>omio Stato-padronato <strong>il</strong> b<strong>in</strong>omio Stato-s<strong>in</strong>dacati<br />

operai"14. Ma negli anni del dopoguerra, nessun cambiamento di<br />

questo tipo nelle basi di classe dello stato si è verificato.<br />

Certamente, giudicato da questi alti livelli di aspettativa da parte<br />

della Resistenza stessa, e dei m<strong>in</strong>istri e politici di s<strong>in</strong>istra, <strong>il</strong> periodo<br />

del dopoguerra <strong>in</strong> Francia deve essere considerato un sostanziale<br />

fallimento. Ma se i parametri di giudizio scendono dal regno dei<br />

9) P.GINSBORG, Storia d'Italia dal dopoguerra<br />

a oggi, Tor<strong>in</strong>o, E<strong>in</strong>audi, 1989, p.199;<br />

T. H. MARSHALL, Citizenship and Social<br />

Class and Other Essays, Cambridge, 1950,<br />

pp. 1-85. Alcuni dei più fondamentali elementi<br />

di discussione nella democrazia italiana<br />

postbellica, cioé la capacità delle istituzioni<br />

statali di considerare e trattare i<br />

cittad<strong>in</strong>i con imparzialità, disponib<strong>il</strong>ità e<br />

sollecitud<strong>in</strong>e non si <strong>in</strong>seriscono fac<strong>il</strong>mente<br />

nella tipologia di Marshall. Se, nella def<strong>in</strong>izione<br />

di cittad<strong>in</strong>anza, adottiamo una prospettiva<br />

"comunitaria» piuttosto che liberale,<br />

<strong>in</strong> base a cui "la cittad<strong>in</strong>anza può essere<br />

<strong>in</strong>tesa solo come un esercizio collettivo di<br />

autodeterm<strong>in</strong>azione» allora i limiti del risultato<br />

italiano sono ancora più evidenti; v: J<br />

HABERMASS, Citizenship and national identity:<br />

some reflections on the future of Europe,<br />

"Praxis <strong>in</strong>ternational», 12 (1992), n.1,<br />

p. 6; C. TAYLOR , Cross-Purposes: the liberai-<br />

comunitarian debate, n.1, Rosenblum<br />

ed., Liberalism and the Moral Life, Cambridge<br />

Mass, 1989, <strong>in</strong> particolare alle pp.178-<br />

82; M. WALZER, Citizenship, <strong>in</strong> T. BALL, J.<br />

FARR, R.I. Hanson eds, Politicallnnovation<br />

and Conceptual Change, Cambridge,1989,<br />

pp. 211-19.<br />

10) Gran parte della storiografia francese<br />

recente, come risulterà chiaro da quanto<br />

segue, ha <strong>in</strong>iziato a rivalutare <strong>il</strong> periodo<br />

successivo al 1944; ho trovato particolarmente<br />

istruttivo <strong>il</strong> testo di A. SHENNAN,<br />

Reth<strong>in</strong>k<strong>in</strong>g France? Plans for Renewal,<br />

1940-46, Oxford, 1989.<br />

11) R.O. PAXTON, Vichy France: Old Guard<br />

and New Order, 1940-1944, London, 1972,<br />

p.332.<br />

12) C. PAVONE, La cont<strong>in</strong>uità dello Stato,<br />

pp.159-160. Il riferimento alla grande varietà<br />

di idee della Resistenza francesesullafutura<br />

costituzione si trova <strong>in</strong> H. MICHEL, Les<br />

Courants de pensée de la Résistence, Paris,<br />

1962, p.376.<br />

13) P. HERVE, La Libération trahie, Paris,<br />

1945, (ed. it. La Liberazione tradita, M<strong>il</strong>ano,<br />

1946).<br />

14) G. BORIS, Planification et ple<strong>in</strong> emploi,<br />

" La Nef", n. 60-62 (1949-50) cit. <strong>in</strong> F. Bloch­<br />

La<strong>in</strong>é, J. Bouvoir, op. cit., p. 43.<br />

115


15) J.P. RIOUX, La France de la quatrième<br />

Répub/ique, voI. 1, L'Ardeur et la necessité,<br />

1944-52, Paris, Pari s, 1980, p. 69. V. anche<br />

R. REMOND, Les problèmes politiques au<br />

lendema<strong>in</strong> de la Libération, <strong>in</strong> La Libération<br />

de la France, Pari s, 1976, pp. 815-834.<br />

16) Per i consigli di gestione, v. P. GIN­<br />

SBORG, op. cit., pp. 126-127; per i comités<br />

d'entreprise, v. A. SHENNAN, op. cit., pp.<br />

193-201.<br />

17) D. M. STETSON, Womens Rights <strong>in</strong><br />

France, New York, 1987, pp. 81-105; L.<br />

CALDWELL, Italian Fam<strong>il</strong>y Matters, 1991,<br />

pp. 61-74 a livello teorico vedi le riflessioni<br />

<strong>in</strong>teressanti di S. JAMES, Cittad<strong>in</strong>anza femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e<br />

e <strong>in</strong>dipendenza: la cittad<strong>in</strong>a adeguata,<br />

<strong>in</strong> Individui e istituzioni, A. GALEOTTI, a cura<br />

di, Tor<strong>in</strong>o, 1992, pp. 175-205.<br />

18) R. O. PAXTON, op. cito , pp. 335 e segg.<br />

19) R. F. KUISEL, Capita/ism and the State<br />

<strong>in</strong> Modern France, Cambridge, 1981, pp.<br />

191-198.<br />

116<br />

desideri all'arte del possib<strong>il</strong>e, e se l'esperienza francese è confrontata<br />

con <strong>il</strong> livello generale di riforma nell'Europa del dopoguerra, allora<br />

assume un aspetto diverso. come ha scritto Jean-Pierre Rioux, <strong>il</strong> più<br />

recente storico della IV Repubblica, "non si tratta di scegliere fra<br />

la Reazione e la Rivoluzione. La posta è limitata al grado di ardore<br />

riformatore che <strong>il</strong> potere statale istituzionalizzerà"!5. In particolare<br />

la mia tesi è che per quanto riguarda la cittad<strong>in</strong>anza, nel periodo<br />

1944-46 i francesi abbiano fatto più strada e più <strong>in</strong> fretta degli italiani.<br />

Qualsiasi tentativo di dimostrare questa affermazione deve <strong>in</strong>iziare<br />

con una nota di prudenza. L'esperienza francese di riforma è tutt' altro<br />

che una storia colma di successi; nella ricerca di una democrazia<br />

economica, per esempio, i comités d'entreprise ebbero un effetto<br />

poco più duraturo sulle relazioni <strong>in</strong>dustriali francesi di quello dei<br />

consigli di gestione italiani1 6 • In un settore fondamentale come quello<br />

dei diritti delle donne, <strong>il</strong> voto fu esteso alle donne nel 1946, <strong>in</strong> Francia<br />

come <strong>in</strong> Italia. Questo fu senz'altro <strong>il</strong> passo <strong>in</strong> avanti più importante<br />

del dopoguerra nel campo della cittad<strong>in</strong>anza. Ma <strong>in</strong> entrambi i paesi<br />

<strong>il</strong> diritto di famiglia cont<strong>in</strong>uò a ribadire pesantemente <strong>il</strong> potere e<br />

<strong>il</strong> controllo masch<strong>il</strong>e f<strong>in</strong>o agli ultimi decenni del secolo!7. Inoltre<br />

troviamo forti cont<strong>in</strong>uità fra <strong>il</strong> personale amm<strong>in</strong>istrativo francese<br />

nello stato del periodo precedente la guerra, nello stato di Vichy e<br />

nella Quarta Repubblica!8. Nell'ambito dell'economia politica, lo<br />

sforzo di Mendès-France di effettuare <strong>il</strong> cambio della moneta f<strong>in</strong>ì<br />

per abbattersi sulla sua testa circa due anni prima che <strong>il</strong> piano di<br />

Scoccimarro <strong>in</strong>contrasse lo stesso dest<strong>in</strong>o!9. Le esperienze di riforma<br />

francesi e italiane del dopoguerra hanno qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> comune più che<br />

pochi <strong>in</strong>successi.<br />

Non di meno, è chiaro che <strong>il</strong> corso della riforma francese dei<br />

rapporti stato-cittad<strong>in</strong>o, non solo è <strong>in</strong>iziata da un retroterra storico<br />

più robusto del suo equivalente italiano, ma è anche riuscito ad avere<br />

una maggiore <strong>in</strong>cidenza sulla vita del nuovo stato. Decisiva per<br />

questa traiettoria è l'esistenza della cosiddetta Carta del Cnr, la lista<br />

unitaria di richieste st<strong>il</strong>ata dal Conse<strong>il</strong> National de la Résistance <strong>il</strong><br />

15 marzo 1944. I firmatari di questa Carta, che rappresentavano tutti<br />

i movimenti e i partiti politici della Resistenza, espressero la loro<br />

<strong>in</strong>tenzione di rimanere uniti f<strong>in</strong>o a dopo la Liberazione con lo scopo<br />

di raggiungere alcuni fondamentali obiettivi. Fra questi c'erano la<br />

costituzione di un governo provvisorio della Repubblica guidato da


De Gaulle (punto 1), <strong>il</strong> riprist<strong>in</strong>o di una democrazia politica e delle<br />

libertà civ<strong>il</strong>i (punto 4), e, più importante per le nostre tesi, la re­<br />

alizzazione di certe "riforme <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>i" (punto 5). Questa sezione<br />

sulle riforme, decisamente la più vasta all'<strong>in</strong>terno della Carta,<br />

era divisa <strong>in</strong> due parti: "sul piano economico" e "sul piano sociale".<br />

Le richieste economiche comprendevano: "l'<strong>in</strong>staurazione di un'ef­<br />

fettiva democrazia economica e sociale", una pianificazione nazionale<br />

dell'economia, la partecipazione dei lavoratori alla direzione<br />

delle imprese, l'<strong>in</strong>coraggiamento di cooperative di tutti i tipi. La<br />

sezione sociale metteva <strong>in</strong> evidenza, fra altre cose, la necessità di<br />

un piano completo di sicurezza sociale, un movimento s<strong>in</strong>dacale<br />

<strong>in</strong>dipendente e potente, la riforma delle condizioni dei lavoratori<br />

agricoli, l'estensione dei diritti politici, sociali ed economici alle<br />

popolazioni <strong>in</strong>digene dell'impero francese, la riforma del sistema<br />

scolastico francese"2o .<br />

I pareri degli storici sull'importanza, la qualità e <strong>il</strong> valore della<br />

Carta sono stati notevolmente diversi. Rioux, per esempio, rende<br />

omaggio all'<strong>in</strong>centivo all'azione derivante dal suo carattere unitario,<br />

20) Il testo completo si trova <strong>in</strong> C. ANDRIEU,<br />

Le Programme commune de la Résistence,<br />

Paris, 1984, pp. 168-175; vedi anche H.<br />

MICHEL, B. MIRKINE-GUETZOVITCH, Les<br />

Idées politiques et sociales de la Résistance,<br />

Paris, 1954, pp. 215-218.<br />

ma conclude dicendo che "le proposte sono deboli"21 . Kuisel osserva 21) J.P. RIOUX, op. ciI. , pp. <strong>77</strong>-79.<br />

che la Carta "nascondeva un'ampia serie di divergenze", e aggiunge<br />

"che non è una sorpresa <strong>il</strong> fatto che le nuove autorità mancassero<br />

di un preciso programma di riforma economica e che la loro politica<br />

lasciasse molto ancora da def<strong>in</strong>ire"22. Claire Andrieu, d'altra parte,<br />

mette l'accento sul suo carattere decisivo nel dare forma ai term<strong>in</strong>i<br />

del dibattito del dopoguerra, e Maurice Lark<strong>in</strong> segue la sua direzione23<br />

. Il giudizio di Alexander Werth, nel suo datato ma magnifico<br />

France, 1940-55, tuttora mi sembra che colga al meglio <strong>il</strong> reale<br />

significato della Carta, malgrado i suoi limiti: "Tale Carta non solo<br />

esprimeva le aspirazioni della grande maggioranza dei "resistenti"<br />

( ... ) ma costituiva anche una specie di "prima pietra" ideologica della<br />

quarta Repubblica. L'<strong>in</strong>tera storia successiva di questa fu <strong>in</strong> gran<br />

parte una lotta tra coloro che volevano veder attuata la "Charte" del<br />

Cnr e coloro che erano risoluti a non tenerne conto"24.<br />

La Resistenza italiana non ebbe alcun punto di riferimento del<br />

genere. Il Clnai raggiunse un'ammirevole unità di azione, ma questa<br />

non sfociò <strong>in</strong> nessuna dichiarazione unitaria d'<strong>in</strong>tenti 25. Anzi, l'unico<br />

programma che la Resistenza italiana accettò non era autonomo, ma<br />

fu sottoscritto, sotto pressione, con gli Alleati a Roma nel novembre<br />

22) R.F. KUISEL, op. ciI. , p.185.<br />

23) C. ANDRIEU, op. cito , l'autrice fa notare,<br />

però, la mancanza di qualsiasi riferimento<br />

nella Carta alla necessità del voto per le<br />

donne (p. 76); M. LARKIN, France s<strong>in</strong>ce the<br />

Popular Front, Oxford, 1988, pp. 124 e segg.<br />

24) A. WERTH, France 1940-1955, London,<br />

1956, p. 222 (ed. it. Storia della Quarta<br />

Repubblica, Tor<strong>in</strong>o, 1958, pp. 319-320).<br />

25) Per un penetrante riassunto, diviso <strong>in</strong><br />

tre fasi cronologiche, dei vantaggi e dei<br />

limitidell'unità di azione nela Resistenza italiana,<br />

V. C. PAVONE, Ancora sulla «Cont<strong>in</strong>uità<br />

dello stato», cit., p. 550.<br />

117


26) Il testo completo é pubblicato <strong>in</strong> H. L.<br />

COLES, A.K. WEINBERG, Civ<strong>il</strong> Affairs:<br />

Soldiers Become Governors, Wash<strong>in</strong>gton<br />

(D.C), 1964, pp. 541-542; v. anche P. GIN­<br />

SBORG, op. cit., 72-74, e C. PAVONE, Ancora<br />

sulla «Cont<strong>in</strong>uità dello stato», ciI., p. 552.<br />

27) A. SHENNAN, op. ciI., p.211.<br />

28) Per un preciso schema della riforma e<br />

del suo funzionamento da parte di uno dei<br />

suoi pr<strong>in</strong>cipali artefici, v. P. LAROQUE, La<br />

Sécurité sociale de 1944 à 1951, "Revue<br />

française des affaires sociales", 25 (1971),<br />

n.2, pp. 11-26.<br />

118<br />

1944. I Protocolli di Roma non facevano riferimento alla futura<br />

fisionomia sociale ed economica dell'Italia, ma stab<strong>il</strong>ivano che la<br />

Resistenza avrebbe dovuto essere disarmata al momento della Li­<br />

berazione e che tutti i poteri governativi dei Cln nell'Italia setten­<br />

trionale avrebbero dovuto essere consegnati immediatamente agli<br />

Alleati 26.<br />

Naturalmente, i programmi <strong>in</strong> quanto tali significano poco. La<br />

differenza fra Francia e Italia deriva non solo dall'esistenza o<br />

dall'assenza di una dichiarazione di <strong>in</strong>tenti, ma dalla cart<strong>in</strong>a al<br />

tornasole della realizzazione di riforme negli anni dell'immediato<br />

dopoguerra. Un primo, significativo risultato dei francesi nell'ambito<br />

dei diritti civ<strong>il</strong>i fu la legislazione sulla sicurezza sociale del 4 ottobre<br />

1945 che, come ha scritto Shennan, "fissò la struttura per una radicale<br />

razionalizzazione e modernizzazione della passata legislazione"27.<br />

Già negli anni trenta c'erano state molte riforme frammentarie <strong>in</strong><br />

questo settore, ma la legislazione del dopoguerra, <strong>in</strong>staurando un<br />

sistema articolato, andò molto più <strong>in</strong> là. Quasi nove m<strong>il</strong>ioni di<br />

lavoratori furono allora assicurati contro la malattia, l'<strong>in</strong>validità e<br />

la vecchiaia. Col nuovo sistema l' 80% delle spese sanitarie potevano<br />

essere rimborsate, al contrario delle diverse e spesso meno generose<br />

previdenze dell'anteguerra. Con la nuova legislazione le malattie<br />

lunghe erano coperte per un periodo di più di tre anni, a differenza<br />

della precedente copertura di soli sei mesi. Furono anche migliorate<br />

le <strong>in</strong>dennità di maternità e di famiglia. Il nuovo istituto nazionale<br />

per la sicurezza sociale, <strong>in</strong>sieme al governo, <strong>in</strong>iziò un programma<br />

di modernizzazione degli ospedali e di medic<strong>in</strong>a preventiva. La<br />

mortalità <strong>in</strong>fant<strong>il</strong>e si abbassò rapidamente2 8 •<br />

E' <strong>in</strong>teressante notare quanto profondamente i francesi furono<br />

<strong>in</strong>fluenzati nella loro legislazione dall'esempio di altri paesi, Gran<br />

Bretagna e Belgio <strong>in</strong> particolare. Il rapporto Beveridge del 1942 fu<br />

un costante punto di riferimento nel dibattito francese. È anche degno<br />

di nota, specialmente nel contesto del rapporto stato-cittad<strong>in</strong>o, <strong>il</strong><br />

tentativo francese di democratizzare i percorsi della burocrazia<br />

previdenziale. Il 6% dei salari dei lavoratori, e <strong>il</strong> 10% dei contributi<br />

dei datori di lavoro che <strong>in</strong>sieme f<strong>in</strong>anziavano <strong>il</strong> sistema venivano<br />

versati <strong>in</strong> una caisse primaire départementale. Questo ufficio locale<br />

di sicurezza sociale era amm<strong>in</strong>istrato da un comitato composto per<br />

due terzi da rappresentanti s<strong>in</strong>dacali e per un terzo dai rappresentanti


dei datori di lavoro e da quelli delle associazioni di famiglie. Era<br />

chiaro lo scopo di rendere una parte della burocrazia meno anonima<br />

e più responsab<strong>il</strong>e nei confronti di quelli che avrebbero dovuto<br />

usarla 29.<br />

Il piano di sicurezza sociale francese non era certo perfetto e non<br />

aveva certo la portata di quello <strong>in</strong>glese dello stesso periodo. Nel<br />

sistema francese non c'erano provvedimenti per l'<strong>in</strong>dennità di di­<br />

soccupazione. Il rimborso dell'80% delle spese sanitarie comportava<br />

una procedura complicata, e <strong>in</strong> ogni caso presupponeva una con­<br />

siderevole spesa <strong>in</strong>iziale. I medici, diversamente che <strong>in</strong> Ingh<strong>il</strong>terra,<br />

non erano <strong>in</strong>seriti <strong>in</strong> un sistema nazionale e <strong>il</strong> governo faticava a<br />

raggiungere un accordo con loro sulle tariffe per le prestazioni<br />

professionali nei centri urbani pr<strong>in</strong>cipali come Parigi e Lione. La<br />

democratizzazione degli uffici della sicurezza sociale era solo un<br />

successo parziale, perchè essi divennero <strong>il</strong> luogo di feroci lotte<br />

politiche, specialmente fra i M.r.p e i comunisti. Inf<strong>in</strong>e, i lavoratori<br />

autonomi <strong>in</strong>sistevano per rimanere fuori e, una legislazione a parte<br />

per loro fu approvata solo nel gennaio del 1948. Non di meno, la<br />

riforma francese segnò un notevole avanzamento, <strong>in</strong> netto contrasto<br />

con l'immob<strong>il</strong>ismo italiano <strong>in</strong> questo campo. Le raccomandazioni<br />

della commissione D'Aragona del 1947-48 furono tranqu<strong>il</strong>lamente<br />

ignorate, e la richiesta di un sistema generale di sicurezza sociale<br />

italiana rimase <strong>in</strong>soddisfatta per tutti gli anni c<strong>in</strong>quanta e sessanta 30 •<br />

Un secondo importante settore di riforma era quello dell'agricol­<br />

tura, con particolare riferimento alle condizioni dei lavoratori agricoli<br />

e delle loro famiglie. Nel 1944 <strong>il</strong> Consiglio nazionale della Resistenza<br />

propose <strong>il</strong> nome di un giovane politico socialista già leader contad<strong>in</strong>o<br />

<strong>in</strong> Bretagna, Pierre Tanguy-Prigent, come m<strong>in</strong>istro dell'agricoltura<br />

nel governo provvisorio di de Gaulle. De Gaulle approvò, e Tanguy­<br />

Prigent ricoprì questo <strong>in</strong>carico dal settembre 1944 all'ottobre 1947.<br />

All'età di soli 33 anni nel 1944, Tanguy-Prigent era un politico<br />

d<strong>in</strong>amico, anche se settario, e durante i suoi anni di m<strong>in</strong>istero lanciò<br />

un ambizioso programma di riforma agraria.<br />

La misura pr<strong>in</strong>cipale fra quelle <strong>in</strong>trodotte era la legge che riformava<br />

i contratti agricoli, prima approvata dal governo nell'ottobre 1945,<br />

e poi varata <strong>in</strong> una versione riveduta dall'assemblea Costituente<br />

nell'apr<strong>il</strong>e del 1946. Lo "statuto del fittavolo", come f<strong>in</strong>ì per essere<br />

conosciuto, fu progettato per proteggere coloni e mezzadri da <strong>in</strong>ique<br />

29) Ibidem, p. 13 e A. SHENNAN, op. cit.,<br />

pp. 217-220.<br />

30) Per i limiti della riforma francese v. P.<br />

LAROQUE, op. ciI., pp. 15,19,23; egli conclude<br />

(p.26): «Nonostante queste mancanze,<br />

la popolazione <strong>in</strong> massa, e soprattutto<br />

i lavoratori dipendenti, dimostravano un<br />

attaccamento profondo all'istituzione». Per<br />

<strong>il</strong> caso italiano, vedi A. CHERUBINI, Storia<br />

della previdenza sociale <strong>in</strong> Italia (1860-<br />

1960), Roma, 19<strong>77</strong>, pp. 351-392: si veda<br />

<strong>in</strong>oltre, per alcune acute osservazioni sullo<br />

sv<strong>il</strong>uppo settoriale e discrezionale del sistema<br />

di previdenza sociale italiano, F. BONEL­<br />

LI, L'evoluzione del sistema previdenziale<br />

italiano <strong>in</strong> una visione di lungo periodo, <strong>in</strong><br />

INPS 90, Novant'anni di previdenza <strong>in</strong> Italia:<br />

culture, politiche, strutture, Roma, 1989, <strong>in</strong><br />

particolare alle pp. 139-146.<br />

119


31) Affittuari di tutti i generi riceveranno<br />

adeguati compensi per le-migliorie <strong>in</strong>trodotte;<br />

v. P. BARRAL, Les Grandes Epreuves:<br />

agricolture et paysannerie, 1914-48, <strong>in</strong> F.<br />

BRAUDEL, E. LABROUSSE, a cura di, Histoire<br />

économique et sociale de la France, val.<br />

4, pt. Il, Pari s, 1980, pp. 853 e segg; J.<br />

DALLOZ, La France de la Libération, Paris,<br />

1983, p.91; G. WRIGT, Rural Revolution <strong>in</strong><br />

France, Stanford, 1964, pp. 95 e segg. e<br />

109-110. Per una critica da s<strong>in</strong>istra del<br />

riformismo agrario francese, v. G MADJA­<br />

RIAN, Conflits pouvoirs et société à la Libération,<br />

Paris, 1980, pp.321-324.<br />

32) Per i tentativi di riforma di Gullo v. A<br />

ROSSI-DORIA, /I m<strong>in</strong>istro e i contad<strong>in</strong>i,<br />

Roma,1983 e P. GINSBORG, The Communist<br />

party and the agrarian question <strong>in</strong><br />

southern Ita/y, 1943-48., "History workshop<br />

journal", N° 17 (1984), pp. 81-101; per le<br />

agitazioni dei mezzadri e <strong>il</strong> loro esito f<strong>in</strong>ale<br />

si veda P. GINSBORG, Storia d'Italia, cit., pp.<br />

142-145.<br />

33) G. WRIGHT, op. cit., p.111. Per <strong>il</strong> rapido<br />

avanzamento nell'uso dei trattori nell'agricoltura<br />

francese del dopoguerra, si veda I.<br />

BO USSARD, Etat de l'agricolture française<br />

aux lendema<strong>in</strong>s de l'occupation (1944-<br />

1948), "Revue d'histoire de la deuxième<br />

guerre mondiale", 29 (1979), N°116, pp. 78-<br />

79.<br />

120<br />

espulsioni e per assicurare affitti equi. I contratti di affitto dovevano<br />

avere da allora <strong>in</strong> poi una durata m<strong>in</strong>ima di nove anni, ed essere<br />

tacitamente r<strong>in</strong>novab<strong>il</strong>i a meno che <strong>il</strong> proprietario o un suo parente<br />

stretto non si impegnasse a coltivare la terra <strong>in</strong> proprio. Nell'even­<br />

tualità che <strong>il</strong> terreno fosse messo <strong>in</strong> vendita, <strong>il</strong> colono aveva l'au­<br />

tomatico diritto di prelazione. Ancora più notevole era <strong>il</strong> fatto che<br />

i mezzadri avrebbero dovuto ricevere da allora i due terzi del raccolto<br />

annuale, e su richiesta avrebbero potuto trasformare <strong>il</strong> loro contratto<br />

di mezzadria <strong>in</strong> affitto <strong>in</strong> contanti 31.<br />

Questa fondamentale riforma era <strong>in</strong> netto contrasto con gli scarsi<br />

risultati della tentata riforma agraria <strong>in</strong> Italia nello stesso periodo.<br />

Il Consiglio dei M<strong>in</strong>istri limitò al Mezzogiorno la portata della<br />

radicale legislazione proposta da Fausto Gullo, e perf<strong>in</strong>o lì molto<br />

di essa rimase lettera morta. Nelle regioni della mezzadria, come<br />

ben si sa, <strong>il</strong> famoso Lodo De Gasperi e <strong>il</strong> suo successivo adattamento<br />

di Segni nel giugno 1947, concordato dopo una lotta contad<strong>in</strong>a senza<br />

precedenti, riuscì a concedere ai mezzadri solo <strong>il</strong> 53% del raccolto<br />

annuale, e anche questo fu aspramente contestato dai proprietari<br />

terrieri 32 •<br />

Le riforme di Tanguy-Prigent non si fermavano a quanto abbiamo<br />

detto. Egli creò con successo cooperative contad<strong>in</strong>e per l'uso di<br />

macch<strong>in</strong>ari agricoli (Cuma); ce n'erano 12.000 nel 1948, e, anche<br />

se molte scomparvero dopo quella data, a metà degli anni c<strong>in</strong>quanta<br />

<strong>il</strong> loro numero com<strong>in</strong>ciava a salire ancora una volta. Come ha<br />

commentato Gordon Wright: "Ecco una riforma dell'era della Li­<br />

berazione che lasciò un marchio <strong>in</strong>deleb<strong>il</strong>e sulle campagne" 33.<br />

Altrove, <strong>in</strong> stretto accordo con la legge ferrea di questo periodo<br />

<strong>in</strong> base a cui la probab<strong>il</strong>ità di una riforma di essere realizzata era<br />

<strong>in</strong>versamente proporzionale alla sua radicalità, Tanguy-Prigent ebbe<br />

molto meno successo. I suoi foyers ruraux, centri ricreativi e co­<br />

munali per lavoratori agricoli, non poterono competere con analoghe<br />

strutture cattoliche, e i suoi vaghi e ambiziosi piani di un Servizio<br />

nazionale della terra furono ritirati <strong>in</strong> seguito ad una protesta na­<br />

zionale da parte dei proprietari terrieri. L'operato di Tanguy-Prigent<br />

durante <strong>il</strong> suoi m<strong>in</strong>istero fu qu<strong>in</strong>di di limitato successo, ma fu<br />

caratterizzato dal costante sforzo di <strong>in</strong>trodurre elementi di coope­<br />

razione, equità e miglioramento materiale nella vita dei lavoratori<br />

agricoli francesi. Egli certamente ottenne più di quanto poté fare


Fausto Fullo, anche se, come ho cercato di spiegare altrove, nessuno<br />

poteva accusare quest'ultimo di non aver fatto tutto quello che<br />

poteva 34.<br />

Un'altro settore di sostanziale progresso nel caso francese, ma non<br />

<strong>in</strong> quello italiano, fu <strong>il</strong> vasto programma di nazionalizzazione portato<br />

avanti dal dicembre 1944 al maggio 1946. La lista delle naziona­<br />

lizzazioni è molto lunga: dalle m<strong>in</strong>iere di carbone del Nord e del<br />

Pas-de-Calais, dove i m<strong>in</strong>atori erano <strong>in</strong> rivolta, alle fabbriche di<br />

automob<strong>il</strong>i di Louis Renault (gennaio 1945), da Gnome et Rhòne<br />

(maggio 1945) al trasporto aereo (giugno 1945), alla Banca di Francia<br />

e le quattro maggiori banche di compensazione (dicembre 1945),<br />

gas ed elettricità (apr<strong>il</strong>e 1946), circa <strong>il</strong> 60% delle compagnie di<br />

assicurazioni (apr<strong>il</strong>e 1946), e i rimanenti bac<strong>in</strong>i carboniferi (apr<strong>il</strong>e<br />

1946)35. È quasi superfluo ricordare che nessuna nazionalizzazione<br />

fu portata avanti <strong>in</strong> Italia nello stesso periodo, e fu solo nel 1962<br />

che <strong>il</strong> governo di centro-s<strong>in</strong>istra di Fanfani nazionalizzò le compagnie<br />

elettriche.<br />

Il dibattito sul valore della nazionalizzazione, sui suoi meriti e<br />

demeriti, è ora più che mai aperto. Certamente la conv<strong>in</strong>ta e veemente<br />

difesa della nazionalizzazione da parte della maggioranza della<br />

S<strong>in</strong>istra europea negli anni 1944-47 è stata moderata dall'esperienza<br />

eterogenea dei decenni seguenti. Si tratta di una discussione troppo<br />

complessa e importante per affrontarla <strong>in</strong> questa sede 36 • Per quanto<br />

ci riguarda <strong>il</strong> dibattito deve <strong>in</strong>centrarsi sul grado di rappresentanza<br />

e cittad<strong>in</strong>anza sociale che le nazionalizzazioni francesi portarono con<br />

sé. Indubbiamente le grandi speranze di autogestione o almeno di<br />

cogestione alimentate dai comités de gestion prima e dai comité<br />

d'entreprises poi, f<strong>in</strong>irono per essere amaramente disattese. Tuttavia<br />

a un livello più modesto gli operai di molte delle nuove imprese<br />

pubbliche raggiunsero un grado di stab<strong>il</strong>ità di occupazione, benefici<br />

sociali, controllo sulle condizioni di lavoro, diritti s<strong>in</strong>dacali che<br />

sopravvanzavano di gran lunga quelli dell'<strong>in</strong>dustria privata. Lo<br />

"Statut unique des gaziers/électriciens" (giugno 1946) che recava<br />

l'impronta decisa del m<strong>in</strong>istro comunista per la produzione <strong>in</strong>dustria­<br />

le, Marcel Paul, rappresentò un modello <strong>in</strong> tal sens0 37 •<br />

Un ultimo piano di confronto, lasciando da parte le riforme più<br />

strettamente economiche come la pianificazione economica <strong>in</strong>trodot­<br />

ta sotto la guida di Jean Monnet, é la burocrazia statale. Né <strong>in</strong> Francia<br />

34) P. GINSBORG, The communist party,<br />

passim; G. WRIGHT, op. cit., pp. 111·112.<br />

35) Il saggio più completo e recente su<br />

questo argomento è C. ANDRIEU, L. LE VAN,<br />

A. PROST, a cura di, Les nationalisations de<br />

la Libération. De l'utopie au compromis,<br />

Paris, 1987.<br />

36) Si veda le <strong>in</strong>teressanti osservazioni di<br />

R. RISTUCCIA, G. MOGLIA et al. <strong>in</strong> Quali<br />

regole per privatizzare?, "Queste istituzioni",<br />

18 (1990), W 83-84, pp. 13-34, 51-79.<br />

37) A. BELTRAN, J.F. PICARD, Edf, pour la<br />

modérnisation, <strong>in</strong> C. ANDRIEU, L. LE VAN,<br />

A. PROST, op. cit., p.336; si veda <strong>in</strong>oltre <strong>il</strong><br />

giudizio complessivamente positivo di Prost<br />

sui diritti sociali dei lavoratori nelle <strong>in</strong>dustrie<br />

nazionalizzate (A. PROST, Conclusion, ibidem,<br />

pp. 360-361). Elementi per un confronto<br />

con l'esperienza <strong>in</strong>glese sono forniti<br />

da K.O. MORGAN, La po/itique de nationa­<br />

Iisation en Grande-Brétagne, "Le mouvement<br />

social", N° 134 (1986), pp. 43-44.<br />

121


38) C. PAVONE, Ancora sulla Cont<strong>in</strong>uità<br />

dello stato, cit., p.160<br />

39) J.F. KESLER, La création de f'Ena, " La<br />

revue adm<strong>in</strong>istrative", 30 (19<strong>77</strong>), N° 1<strong>77</strong>,<br />

pp. 356-357. Kesler scrive (p.357) : 'Talta<br />

amm<strong>in</strong>istrazione non era solo chiamata <strong>in</strong><br />

causa per <strong>il</strong> cattivo impiego dei suoi quadri,<br />

ma anche per le sue responsab<strong>il</strong>ità nei<br />

disastri che avevano colpito la Francia".<br />

40) Dall'ord<strong>in</strong>anza del 9 ottobre 1945, citata<br />

<strong>in</strong> J.F. KESLER, op. cit., p.369. Sulla riforma<br />

del 1945 e sul successivo "Statut général<br />

des fonctionnaires" del 1946, si veda E.<br />

SULEIMAN, Po/itics, Power and Bureaucracy<br />

<strong>in</strong> France, Pr<strong>in</strong>ceton, 1974, pp. 42-47.<br />

41) Citato <strong>in</strong> R.O. PAXTON, op. cit. , p.334.<br />

Per l'opposizione delle élites burocratiche<br />

masch<strong>il</strong>i all'apertura dell'Ena alle donne, si<br />

veda DEBRE, Trois Républiques pour une<br />

France. Mémoires., vol.1, Pari s, 1984,<br />

p.373.<br />

42) Si veda, per esempio, <strong>il</strong> giudizio sulla<br />

qualità della pubblica amm<strong>in</strong>istrazione francese<br />

nella Quarta Repubblica di P. BIRN­<br />

BAUM, Les sommets de l'Etat, Paris, 19<strong>77</strong>,<br />

p.61.<br />

122<br />

né <strong>in</strong> Italia troviamo una radicale revisione della pubblica amm<strong>in</strong>istrazione<br />

negli anni del dopoguerra. Un abisso storico, naturalmen­<br />

te, separava l'esperienza e la qualità delle due amm<strong>in</strong>istrazioni; una,<br />

come ha scritto Pavone "antica, capace, orgogliosa"38, l'altra di<br />

limitata efficenza, scarso esprit de corps, e permeata di valori fascisti.<br />

Critiche del sistema francese non sarebbero mancate negli anni 1944-<br />

45. Troviamo riferimenti al sovraccarico di lavoro del personale<br />

dirigente, a rigide gerarchie, all'impossib<strong>il</strong>ità di prendere <strong>in</strong>iziative39;<br />

ma era l'amm<strong>in</strong>istrazione italiana ad avere più urgentemente bisogno<br />

di un cambiamento radicale, di nuove basi per i rapporti stato­<br />

cittad<strong>in</strong>o.<br />

Ancora una volta sono i francesi ad andare più avanti; non come<br />

molti avrebbero voluto, ma almeno f<strong>in</strong>o al punto di creare la Ecole<br />

Nationale d'Adm<strong>in</strong>istration (Ena), e da riorganizzare i livelli supe­<br />

riori dell'amm<strong>in</strong>istrazione statale. La legge sulla burocrazia del 1945<br />

divideva <strong>in</strong> due i massimi gradi dell'amm<strong>in</strong>istrazione dello Stato:<br />

un corps de secretaires d' adm<strong>in</strong>istration, essenzialmente tecnici, e<br />

un corps d'adm<strong>in</strong>istrateurs civ<strong>il</strong>s, <strong>il</strong> cui compito era di "adattare la<br />

conduzione degli affari amm<strong>in</strong>istrativi alla politica generale del<br />

governo, di preparare i disegni di legge o di regolamento e le<br />

decisioni m<strong>in</strong>isteriali, di tracciare le direttive necessarie alla loro<br />

esecuzione, di coord<strong>in</strong>are e migliorare <strong>il</strong> camm<strong>in</strong>o dei servizi pubblici"<br />

40.<br />

Il fallimento dell'Ena nel democratizzare <strong>il</strong> reclutamento ai<br />

massimi livelli dell'amm<strong>in</strong>istrazione pubblica francese é stato spesso<br />

denunciato. In occasione del ventesimo anniversario della fondazione<br />

della scuola, "Le Monde" commentava che la Liberazione era partita<br />

per distruggere le "cappelle" dell'alta burocrazia, ma aveva f<strong>in</strong>ito<br />

col creare una "cattedrale"41. Tuttavia, la fondazione della scuola e<br />

gli altri provvedimenti previsti dalla legge sull' amm<strong>in</strong>istrazione<br />

pubblica del 1945 svolsero l'<strong>in</strong>estimab<strong>il</strong>e ruolo di consolidare un<br />

corpo di funzionari statali dotati di altissima professionalità e ben<br />

addestrati, <strong>il</strong> cui contributo all'<strong>in</strong><strong>in</strong>terrotta efficenza della pubblica<br />

amm<strong>in</strong>istrazione francese può diffic<strong>il</strong>mente essere negato42. L'espe­<br />

rienza italiana é <strong>in</strong> confronto desolante. Nessuna riforma fu attuata<br />

nel periodo successivo alla guerra, le conclusioni della commissione<br />

Forti (1944-45) furono tranqu<strong>il</strong>lamente ignorate, e l'<strong>in</strong>tero ciclo di<br />

tentativi di riforma di questo settore fra <strong>il</strong> 1947 e <strong>il</strong> 1957, come ha


ecentemente notato Capano, si concluse unicamente <strong>in</strong> una legislazione<br />

che garantiva lo status economico e giuridico dei funzionari<br />

statali43 • Questa breve rassegna di alcune differenze tra Francia e<br />

Italia rispetto agli esiti della "guerra democratica" suscita naturalmente<br />

un'ultima domanda: quali sono gli elementi che spiegano tale<br />

diversità? Ancora una volta <strong>il</strong> mio <strong>in</strong>tento <strong>in</strong> questa sede é solo quello<br />

di proporre qualche suggerimento piuttosto che aspirare ad una<br />

risposta esaustiva. Le diverse traiettorie storiche delle due nazioni,<br />

almeno a partire dal 1870 <strong>in</strong> poi, contribuiscono fortemente ad ogni<br />

livello di spiegazione. Nel 1940-45, la collocazione geografica della<br />

guerra giocò anche un ruolo significativo. In Italia la Resistenza fu<br />

combattuta nelle regioni più <strong>in</strong>dustrializzate del Paese, mentre la<br />

presenza degli Alleati nel Mezzogiorno, e soprattutto <strong>il</strong> carattere<br />

conservatore del Regno del Sud, faceva sì che le zone più arretrate<br />

del Paese risentissero molto meno del cambiamento. In Francia, al<br />

contrario, i Maquis erano forti proprio al centro e al Sud, e la loro<br />

<strong>in</strong>fluenza ebbe necessariamente riflessi sulle prime elezioni nazionali,<br />

del 21 ottobre 1945, per l'Assemblea costituente. I comunisti, che<br />

avevano sempre avuto una base tradizionale nella Francia mediter­<br />

ranea, allora si affermarono anche <strong>in</strong> lontane aree rurali del Centro 44 •<br />

I risultati di queste elezioni, per paragonarle alle prime elezioni <strong>in</strong><br />

Italia del giugno 1946, rivelano pure un fatto semplice ma spesso<br />

dimenticato: la s<strong>in</strong>istra era decisamente più forte <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i elettorali<br />

<strong>in</strong> Francia di quanto non lo fosse <strong>in</strong> Italia nell'immediato dopoguerra.<br />

Non solo i comunisti erano <strong>il</strong> più grande partito, con <strong>il</strong> 26 % dei<br />

voti, ma <strong>il</strong> PCF e la Sfio (i socialisti) <strong>in</strong>sieme raccolsero un pò di<br />

più del 50 % dei voti. Il Mpr, <strong>il</strong> partito francese che più si poteva<br />

paragonare a quello democristiano, poté rivendicare solo <strong>il</strong> 25,6 %<br />

del voto contro <strong>il</strong> 35,2% dell'italiana Democrazia cristiana 45 •<br />

Il diverso equ<strong>il</strong>ibrio di forze politiche, che riflette esperienze<br />

diverse nel periodo della guerra, è qu<strong>in</strong>di un' elemento di spiegazione,<br />

ma probab<strong>il</strong>mente non quello decisivo. Di maggior significato per<br />

quanto riguarda le riforme era l'atteggiamento delle elites neo-liberali<br />

che avevano sostenuto De Gaulle contro Vichy, e che apparivano<br />

<strong>in</strong> primo piano nel suo governo provvisorio. Questi tecnocrati liberali,<br />

molti dei quali avevano preso parte <strong>in</strong> tempo di guerra al Comité<br />

Général d'Etudes (Cge) erano conv<strong>in</strong>ti della necessità di moder­<br />

nizzare la Francia rapidamente, di <strong>in</strong>vertire <strong>il</strong> corso del suo decl<strong>in</strong>o<br />

43) G. CAPANO, /I circolo vizioso della riforma<br />

amm<strong>in</strong>istrativa <strong>in</strong> Italia, "Rivista trimestrale<br />

di scienza dell'amm<strong>in</strong>istrazione";<br />

1990, W 4, pp. 44-45. Preziose <strong>in</strong>dicazioni<br />

sulla cont<strong>in</strong>uità nell'amm<strong>in</strong>istrazione pubblica<br />

centrale si trovano M. SALVATI, La dirigenza<br />

dei m<strong>in</strong>isteri economici, 1945-<br />

1951., "Italia contemporanea", W 153<br />

(1983), pp. 183-186, 194, 200.<br />

44) J.P. RIOUX, op. cito , p. 93.<br />

45) Ibidem, p. 93.<br />

123


46) KUISEL (op. cit., p.159), offre la seguente<br />

descrizione di quelli che egli def<strong>in</strong>isce<br />

neo-liberali francesi, oppositori dei socialisti:<br />

"I neo-liberali, al contrario, volevano<br />

mantenere <strong>il</strong> libero mercato e l'<strong>in</strong>iziativa<br />

privata al centro dell'economia del dopoguerra<br />

pur accetando certe riforme. Erano<br />

necessari elementi di <strong>in</strong>tervento da parte<br />

dello Stato e un'autoregolamentazione più<br />

accentrata. I neo-liberali cercavano una<br />

stretta collaborazione con i loro alleati<br />

Anglo-Americani. Questa corrente di pensiero<br />

é rappresentata da Hervé Alphand, Etienne<br />

Hirsch, René Court<strong>in</strong>, Maxime Blocq­<br />

Mascart e René Pleven. Provenivano dal<br />

mondo degli affari, dellA pubblica amm<strong>in</strong>istrazione,<br />

dell'accademia". Per <strong>in</strong>teressanti<br />

notizie comparative si veda Le Elites <strong>in</strong><br />

Francia e <strong>in</strong> Italia negli anni quaranta, pubblicato<br />

contemporaneamente su "Italia<br />

contemporanea", N° 153(1983), e "Mélanges<br />

de l'école française de Rome", 95<br />

(1982-1983).<br />

47) "Journal officiel de la République<br />

française. Débats, Assemblée Nationale<br />

Constituante (1945)", 23 apr<strong>il</strong>e 1 946, p.<br />

2146; cit. <strong>in</strong> A. SHENNAN, op. cit., p.215.<br />

48) A. SHENNAN, op. cit., p.215.<br />

124<br />

economico, e soprattutto di usare gli strumenti, <strong>il</strong> potere e l'<strong>in</strong>tervento<br />

dello stato per questo scopo. In Italia non esisteva un gruppo così<br />

d<strong>in</strong>amico. Il Partito liberale era di limitate vedute e socialmente<br />

conservatore-era sua la più forte opposizione alla riforma agraria­<br />

e la direzione della democrazia cristiana era pesantemente condi­<br />

zionata dal Vaticano. Non era la prima né fu l'ultima volta nella<br />

storia italiana che le classi dirigenti si dimostrarono <strong>in</strong>capaci di<br />

esprimere un elemento <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>ato e riformatore di sufficiente forza.<br />

Inoltre, molti settori della pubblica op<strong>in</strong>ione italiana erano ost<strong>il</strong>i<br />

all'idea di qualunque aumento dell'<strong>in</strong>tervento statale. Dopo più di<br />

vent'anni di "statolatria" fascista, <strong>il</strong> neo-liberalismo <strong>in</strong> Italia aveva<br />

connotazioni del tutto diverse dal suo equivalente francese46 .<br />

Uno o due esempi del ruolo critico dei gollisti e dei loro legami<br />

con la Resistenza possono bastare a mettere <strong>in</strong> luce questo contrasto.<br />

Fu René Pleven, che era stato con De Gaulle a Londra e m<strong>in</strong>istro<br />

nel suo primo governo, a parlare all'assemblea Costituente nell' apr<strong>il</strong>e<br />

1946 <strong>in</strong> favore della nazionalizzazione delle compagnie di assicu­<br />

razioni: "Noi voteremo per <strong>il</strong> progetto di legge perchè ( ... ) noi siamo<br />

stati tutti eletti <strong>in</strong> base al programma del Cnr. In un momento decisivo<br />

per la nazione, questo programma è stato un patto ( ... ) sacro fra tutti<br />

quelli, qualunque fosse la loro collocazione politica, che avevano<br />

partecipato alla Resistenza"47. E fu Alexandre Parodi, membro<br />

durante la guerra del Cge, che preparò <strong>il</strong> progetto del sistema di<br />

sicurezza sociale nazionale, creò una commissione per elaborarlo nel<br />

giugno 1945 e diede <strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipale impulso <strong>in</strong>iziale ad un rapido<br />

passaggio della riforma48. La risolutezza con cui agirono alcuni<br />

membri dell'élite politica francese rese molto più diffic<strong>il</strong>e la crescita<br />

di una opposizione concertata alle riforme nella società civ<strong>il</strong>e. In<br />

Italia avvenne esattamente <strong>il</strong> contrario.<br />

Il ruolo dello stesso De Gaulle è, naturalmente, altamente con­<br />

troverso. E' del tutto chiaro che fu molto più r<strong>il</strong>uttante a realizzare<br />

parecchi punti del programma del Cnr di quanto i suoi avversari<br />

avrebbero voluto. S<strong>in</strong>tomatico di ciò fu <strong>il</strong> drammatico <strong>in</strong>contro del<br />

febbraio 1945 fra de Gaulle e Daniel Mayer, segretario generale del<br />

partito socialista francese. Mayer era andato a sollecitare De Gaulle<br />

a portare a term<strong>in</strong>e nazionalizzazioni immediate. De Gaulle non<br />

aveva alcune <strong>in</strong>tenzione di comportarsi così: "<strong>il</strong> paese non si è<br />

pronunciato, e lei vorrebbe ottenere da me di trasformare la struttura


economica del paese! Non ci conti. lo non farò niente con metodi<br />

fascisti". La risposta di Mayer rivela quanto <strong>il</strong> preciso contenuto del<br />

concetto di "guerra democratica" fosse al centro della discussione:<br />

"Generale, noi abbiamo trattato solo due argomenti: l'esistenza dei<br />

partiti, cioè la democrazia, e la restituzione alla nazione delle grandi<br />

<strong>in</strong>dustrie e soprattutto degli istituti di credito, ed anche questo è la<br />

democrazia, e non dimentichi che un governo repubblicano, per<br />

essere democratico, deve essere popolare". Gli argomenti di Mayer<br />

provocano una reazione squisitatamente gollista: "Allora si prenda<br />

<strong>il</strong> potere al mio posto, perchè a me non importa di essere impopolare"<br />

49.<br />

Non di meno, l'atteggiamento di De Gaulle verso le riforme era<br />

ben lungi dall'essere totalmente negativo. Egli non si opponeva alla<br />

nazionalizzazione <strong>in</strong> quanto tale, e <strong>in</strong> particolare aveva scarsa<br />

considerazione per i trust e i cartelli, "le coalizioni di <strong>in</strong>teressi che<br />

hanno tanto pesato sulla condizione degli uom<strong>in</strong>i e sulla politica<br />

stessa dello Stato"50. Era certamente questa "politica dello Stato".<br />

che contava maggiormente per lui: <strong>il</strong> sovrastante bisogno, come disse,<br />

di dare pieni poteri allo stato francese <strong>in</strong> modo da riportarlo alla<br />

sua precedente grandezza, sia <strong>in</strong>ternamente che esternamente. Se<br />

questo significava dichiarare guerre alle "200 famiglie", così fosse.<br />

De Gaulle sostenne <strong>il</strong> piano di sicurezza sociale nazionale, e di fatto,<br />

prima di lasciare <strong>il</strong> potere, autorizzò la preparazione di progetti di<br />

nazionalizzazione per banche, elettricità, gas e carbone. Pers<strong>in</strong>o<br />

49) Procès-verbaux des réunions du Comité<br />

directeur du Parti socialiste, 6 febbraio<br />

1945, citato <strong>in</strong> S.P.KRAMER, La strategie<br />

socialiste à la Libération, "Revue d'histoire<br />

de la deuxième guerre mondiale", 25(1975),<br />

W 98, pp. 79-80. Si veda anche, successivamente<br />

nello stesso anno, <strong>il</strong> commento<br />

di Jacques Duma<strong>in</strong>e nel suo diario (9 novembre<br />

1945): "{ De Gaulle} vuole avere la<br />

libertà di azione e non vuole farsi strangolare<br />

lentamente dal programma delle Délégation<br />

des Gauches" (J. DUMAINE, Quai D'Orsai<br />

1945-51, Paris, 1951, p.31).<br />

50) C. DE GAULLE, Discours et messages,<br />

voI. 1 , 1940-1946, Paris, 1946, pA50.<br />

molto dopo le sue dimissioni, egli non parlò mai contro le nazionalizzazioni<br />

del periodo successivo alla Liberazione51. 51) A. SHENNAN, op. cit., p.251.<br />

L'apertura gollista e neo-liberale alla riforma, per quanto limitata<br />

potesse essere stata, era così un fattore fondamentale nella "guerra<br />

democratica", <strong>in</strong> deciso contrasto con l'esperienza italiana. La fi­<br />

sionomia della s<strong>in</strong>istra <strong>in</strong> Francia, e la sua maggior chiarezza di<br />

<strong>in</strong>tenti, è pure di grande importanza. I comunisti francesi, spesso<br />

ritenuti <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>secamente <strong>in</strong>feriori e più settari dei loro compagni<br />

italiani, <strong>in</strong> realtà dimostrarono notevole determ<strong>in</strong>azione nel premere<br />

per le riforme sociali ed economiche del periodo 1945-47. Con <strong>il</strong><br />

ritorno di Thorez, e <strong>in</strong> particolare dopo <strong>il</strong> gennaio 1945, i comunisti<br />

francesi si impegnarono seriamente all' attuazione degli elementi<br />

pr<strong>in</strong>cipali della Carta del Cnr. Come ha recentemente dimostrato<br />

Lazar c'è un forte contrasto tra i due partiti <strong>in</strong> questo periodo: i<br />

125


52) M. LAZAR, Maison rouges , Paris, 1992,<br />

pp. 48-57.<br />

53) M. LARKIN, op. cit., p.129; per la storia<br />

dettagliata delle orig<strong>in</strong>i della Carta, C. AN­<br />

ORI EU, op. cit. , pp. 31-81; per <strong>il</strong> ruolo dei<br />

socialisti dopo la Liberazione, ibidem,<br />

pp.97-101.<br />

54) Vedasi gli articoli Contattismo e sedentarismo,<br />

malattia dei cattolici, e "Contattismo"<br />

e contatto personale, <strong>in</strong> "Voce operaia"<br />

16 dicembre 1 943 e 5 gennaio 1 944,<br />

cit. <strong>in</strong> C. PAVONE, Una guerra civ<strong>il</strong>e, cit. p.<br />

<strong>77</strong>2, W23.<br />

126<br />

comunisti italiani sicuramente costruirono un' organizzazione di<br />

partito più estesa ed ebbero un leader più ab<strong>il</strong>e a livello politico<br />

ed <strong>in</strong>tellettuale, ma furono i francesi a distaccarsi da una concezione<br />

meramente politica e costituzionale della "guerra democratica" per<br />

sfociare sul terreno più vasto della riforma socio-economica 52 •<br />

Forse un contrasto ancora più pronunciato esiste <strong>in</strong> campo socia­<br />

lista. Mentre i socialisti italiani, malgrado <strong>il</strong> vantaggio elettorale,<br />

sembravano mancare di autonomia dai fratelli comunisti, i socialisti<br />

francesi, pur con tutti i loro limiti, giocarono un ruolo cruciale nelle<br />

decisioni post belliche. Fu loro la responsab<strong>il</strong>ità pr<strong>in</strong>cipale della<br />

formulazione della Carta del Cnr, e divennero i suoi più strenui<br />

difensori dopo <strong>il</strong> 1944. Il Fronte popolare del 1936-37 era servito<br />

come importante terreno di prova per le complicazioni che si <strong>in</strong>­<br />

contrano nel portare a term<strong>in</strong>e riforme da parte di una coalizione<br />

governativa. Fu proprio Léon Blum ad approvare l'idea della Carta<br />

del Cnr durante la prigionia nel 1942, essendo stato conv<strong>in</strong>to dal­<br />

l'esperienza del Fronte popolare dell'ut<strong>il</strong>ità di avere un programma<br />

reciprocamente concordato per rammentare gli obiettivi comuni ed<br />

alleati di differenti provenienze 53 . La s<strong>in</strong>istra italiana, al contrario<br />

non aveva alcuna esperienza sim<strong>il</strong>e per aiutarla lungo <strong>il</strong> camm<strong>in</strong>o.<br />

Oltretutto, i socialisti francesi erano più preparati di quelli italiani<br />

a muoversi sul terreno della socialdemocrazia. "Socialdemocrazia"<br />

e "riformismo" erano parole più offensive che costruttive per la<br />

grande maggioranza della s<strong>in</strong>istra italiana del dopoguerra. Cont<strong>in</strong>ua­<br />

va ad esistere una forte barriera ideologica quando si trattava di<br />

identificare precise aree di riforma nel campo della cittad<strong>in</strong>anza e<br />

di fare chiare e fattib<strong>il</strong>i proposte. Con la parziale eccezione del<br />

Partito d'Azione, che <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i elettorali aveva un peso <strong>in</strong>signifi­<br />

cante, la s<strong>in</strong>istra italiana risentiva di un s<strong>il</strong>enzio programmatico su<br />

molte delle questioni chiave che erano di fronte al paese: la riforma<br />

della pubblica amm<strong>in</strong>istrazione, l'<strong>in</strong>troduzione di un piano nazionale<br />

di sicurezza sociale e di sanità, l' onnipresente problema del clien­<br />

telismo. In quest'ultimo campo, un paio di riferimenti nella stampa<br />

resistenziale alla necessità di mettere f<strong>in</strong>e a "<strong>il</strong> contattismo catto­<br />

lico"54 non possono certo essere considerati un'analisi sufficiente del<br />

più <strong>in</strong>tricato e persistente problema della cultura politica italiana.<br />

Un ulteriore elemento di spiegazione più generale e meno spe­<br />

cificamente politico, riguarda i diversi atteggiamenti nei confronti


dell'urgenza della riforma, della necessità di muoversi rapidamente<br />

mentre <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio delle forze era favorevole al cambiamento. Fu un<br />

italiano, Carlo Cattaneo, ad avere scritto <strong>il</strong> capolavoro dell'Ottocento<br />

sul tema "dell'attimo fuggente" - nel suo caso, marzo 184855 - ma<br />

furono i francesi, non gli italiani, a rendersi maggiormente conto<br />

di essere <strong>in</strong> gara con <strong>il</strong> tempo nel 1944-45. Prima della Liberazione,<br />

<strong>il</strong> socialista francese André Ph<strong>il</strong>ip aveva scritto: "Tutto deve essere<br />

fatto nel primo anno successivo alla Liberazione, cioè anche prima<br />

delle elezioni dell' Assemblea Costituente. Quanto non viene fatto<br />

nel primo anno non verrà fatto mai, perché a quel punto tutte le<br />

vecchie abitud<strong>in</strong>i saranno state riprese"56. I fatti avrebbero confer­<br />

mato questo giudizio. Tutte le importanti riforme francesi furono<br />

realizzate fra l'agosto del 1944 e <strong>il</strong> settembre del 1946. Il governo<br />

de Gaulle aveva poteri molto ampi, e le assemblee Costituenti<br />

francesi godevano di poteri legislativi, al contrario di quella italiana,<br />

la cui maggiore funzione fu quella di preparare la Costituzione57.<br />

Quando l'impeto riformatore com<strong>in</strong>ciava a venir meno, come accadde<br />

nel febbraio del 1945, i partiti francesi di s<strong>in</strong>istra, <strong>il</strong> Cnr e<br />

la stampa della Resistenza montarono una formidab<strong>il</strong>e campagna di<br />

pressione58. Ogni r<strong>in</strong>vio poteva essere fatale. Le proposte di Langer<strong>in</strong>­<br />

Wallon per una riforma scolastica <strong>in</strong> Francia erano <strong>in</strong>novative e<br />

previdenti, ma richiesero ben più di due anni per essere presentate,<br />

dal novembre del 1944 al giugno del 194759. A quel punto era troppo<br />

tardi. Nel 1944-45, ricordava <strong>in</strong> seguito un ex-m<strong>in</strong>istro comunista,<br />

Françoi B<strong>il</strong>loux, "<strong>il</strong> m<strong>in</strong>istro delle F<strong>in</strong>anze firmava senza discussione;<br />

nel 1946 brontolava ma firmava; nel 1947 non firmava neanche"60.<br />

Gli italiani non sentivano affatto lo stesso senso dell'urgenza.<br />

Tecnicamente, dall'epoca del primo governo Bonomi del giugno<br />

1944, <strong>il</strong> Consiglio dei M<strong>in</strong>istri aveva pieni poteri legislativi61, ma<br />

non li usava quasi mai per prendere <strong>in</strong>iziative riformiste. Il governo<br />

Parri, l'apparente espressione della Resistenza giunta al potere, ha<br />

pesanti responsab<strong>il</strong>ità <strong>in</strong> proposit062. Fra i leader della s<strong>in</strong>istra la<br />

conv<strong>in</strong>zione predom<strong>in</strong>ante era che <strong>il</strong> tempo fosse dalla loro parte,<br />

non che si stesse esaurendo. Come disse Fauso Gullo, molti anni<br />

più tardi, "l'impressione di tutti noi era che <strong>il</strong> vento soffiasse nella<br />

nostra direzione, e che quello che non si faceva oggi si sarebbe potuto<br />

fare domani"63.<br />

Un ultimo punto riguarda una possib<strong>il</strong>e falsa spiegazione. Il freno<br />

55) C. CAnANEO, L'lnsurrection de M<strong>il</strong>an<br />

en 1848, Pari s, 1848 (edizione italiana riveduta,<br />

Dell'Insurrezione di M<strong>il</strong>ano del<br />

1848 e della successiva guerra, Lugano,1849).<br />

56) A. PH I LI P, Les Réformes de structures,<br />

Algiers, s.d. (1944), p.24, ciI. <strong>in</strong> A. SHEN­<br />

NAN, op. cit., p. 292.<br />

57) A. GAMBINO, Storia del dopoguerra<br />

dalla Liberazione al potere Dc, Bari,1975,<br />

pp.133-139.<br />

58) H. FOOTln, J. SIMMONDS, France<br />

1943-1945, Leicester, 1988, pp. 247-248.<br />

59) Per i progetti di Langer<strong>in</strong>-Wallon e la<br />

loro sorte, si veda A. SHENNAN, op. cit.,<br />

pp. 183 e segg.<br />

60) 1944-1947: des communistes au gouvernement,<br />

" Cahiers d'histoire de l'lnstitut<br />

M. Thorez", 8 (1974), W6, p.147.<br />

61) C. PAVONE, Ancora sulla Cont<strong>in</strong>uità<br />

dello Stato, ciI., pp. 553-554.<br />

62) E. PISCITELLI, Da Parri a De Gasperi,<br />

M<strong>il</strong>ano, 1975, pp. 61-138; P. GINSBORG,<br />

Storia d'Italia, cit., pp. 116-117. Si veda<br />

anche la pert<strong>in</strong>ente osservazione di F. Bédarida<br />

che mette <strong>in</strong> evidenza come alle élites<br />

della Resistenza e a quelle del periodo della<br />

Liberazione fossero richiesti requisiti molto<br />

diversi. Nella Resistenza esisteva un'élite"<br />

nel senso orig<strong>in</strong>ale del term<strong>in</strong>e, cioé una<br />

élite <strong>in</strong> senso etico; c'é una élite della bravura,<br />

del coraggio, del valore morale." Ma<br />

nel periodo della Liberazione" La pietra di<br />

paragone non é più <strong>il</strong> valore personale o<br />

morale, ma la capacità tecnica e la competenza";<br />

Conclusioni, <strong>in</strong> Le élites <strong>in</strong> Francia<br />

e <strong>in</strong> Italia, ciI., p.250.<br />

63) A. GAMBINO, op. ciI., p. 104.<br />

127


64) Un buon esempio é <strong>il</strong> rifiuto di Parri di<br />

<strong>in</strong>iziare una riforma agraria nel Sud, con <strong>il</strong><br />

pretesto che gli Alleati sarebbero <strong>in</strong>tervenuti;<br />

si veda l'<strong>in</strong>tervista a Parri di M. Cancogni,<br />

I ragazzi d Maurizio, "L'Espresso", 11<br />

(1965), N° 50.<br />

65) Si veda P. GINSBORG, Storia d'Italia,<br />

cit., p. 116, W1.<br />

66) Si veda P. HOFFMAN, Country study on<br />

Italy, la maggior parte di cui é stata pubblicata<br />

<strong>in</strong> italiano <strong>in</strong> L. VILLARI, a cura di,<br />

/I capitalismo del Novecento, val. 2, Bari,<br />

1975, pp. 616-643.<br />

128<br />

conservatore della presenza degli Alleati è stato più di una volta<br />

chiamato <strong>in</strong> causa, specialmente <strong>in</strong> Italia, come necessario motivo<br />

di prudenza e immob<strong>il</strong>ità da parte delle forze politiche autoctone 64 •<br />

Molto lavoro rimane ancora da fare sul ruolo degli Alleati nei<br />

confronti del riformismo <strong>in</strong> entrambi i paesi, ma credo che ci siano<br />

scarse prove che la loro opposizione fosse <strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipale, o perf<strong>in</strong>o<br />

un significativo, motivo della limitatezza delle riforme. Nel settore<br />

della riforma agraria <strong>in</strong> Italia, per esempio, una battaglia fu com­<br />

battuta e persa all'<strong>in</strong>terno dell' Amg per impedire che i decreti Gullo<br />

fossero promulgati, con la conseguente rimozione dall'<strong>in</strong>carico da<br />

parte dei suoi superiori del colonnello Hartman, capo della sotto­<br />

commissione dell' agricoltura 65 • Le autorità Alleate erano certamente<br />

preoccupate <strong>in</strong> entrambi i paesi per una possib<strong>il</strong>e <strong>in</strong>surrezione<br />

comunista, per l'occupazione delle fabbriche da parte dei lavoratori,<br />

per <strong>il</strong> disarmo della Resistenza, ma questo è un discorso molto<br />

diverso da quello di una necessaria riforma nelle aree che abbiamo<br />

esam<strong>in</strong>ato. Dopo <strong>il</strong> 1945, <strong>in</strong> ogni caso, gli americani e gli <strong>in</strong>glesi<br />

erano <strong>in</strong>sieme meno <strong>in</strong>teressati e meno <strong>in</strong> grado di <strong>in</strong>tervenire nelle<br />

questioni <strong>in</strong>terne di Francia e Italia. Ancora più tardi, all'epoca del<br />

Piano Marshall, troviamo ufficiali americani <strong>in</strong> Italia che criticano<br />

le autorità italiane per <strong>il</strong> loro fallimento nel portare a term<strong>in</strong>e riforme<br />

<strong>in</strong> settori fondamentali come la pubblica amm<strong>in</strong>istrazione e <strong>il</strong> sistema<br />

fiscale 66 •<br />

Una possib<strong>il</strong>e obiezione alla tesi che ho tentato di esporre è che<br />

dopo <strong>il</strong> 1947, con l'<strong>in</strong>izio della Guerra Fredda, c'era poco speranza<br />

<strong>in</strong> ogni caso di mantenere un impeto riformista, e la probab<strong>il</strong>ità di<br />

perdere qualunque cosa fosse stata conquistata nel 1944-46. Nel<br />

clima <strong>in</strong>ternazionale dopo <strong>il</strong> 1947, non esisteva molto spazio per<br />

sott<strong>il</strong>i dist<strong>in</strong>zioni politico-l<strong>in</strong>guistiche: parole come "progressista",<br />

"cittad<strong>in</strong>anza", "riformista", potevano fac<strong>il</strong>mente essere denunciate<br />

come mimetizzazione delle più s<strong>in</strong>istre <strong>in</strong>tenzioni comuniste. Cer­<br />

tamente le possib<strong>il</strong>ità di riforma divennero molto più es<strong>il</strong>i, se non<br />

<strong>in</strong>esistenti. Elementi di progresso raggiunti nel 1944-46 sparirono<br />

nel clima molto diverso degli anni c<strong>in</strong>quanta. Ma le conquiste<br />

francesi non furono del tutto congelate dalla Guerra Fredda. Esse<br />

rimasero <strong>in</strong>vece, come limitata testimonianza di un fruttuoso rapporto<br />

fra Resistenza e riforma sul terreno della "guerra democratica".


L'epu razione e <strong>il</strong> C.I. L.N.<br />

di Parigi nelle carte<br />

di Alfredo lotti<br />

In Francia, man mano che l'avanzata degli alleati - accompagnata ANTONIO ZAMBONELLI<br />

o preceduta dalla <strong>in</strong>surrezione della Resistenza - liberava l'Exagone<br />

dall'occupazione germanica, furono i Comitati di Liberazione che<br />

si impossessarono del potere nelle varie regioni. Gli stessi Comitati,<br />

per periodi che andarono da qualche giorno a parecchie settimane,<br />

ebbero <strong>in</strong> mano l'organizzazione dei Dipartimenti, assumendo de­<br />

cisioni <strong>in</strong> ambiti assai diversi, che riguaradavano anche l'epurazione.<br />

Tutto ciò é ben noto e documentato.(l)<br />

Meno conosciuto forse, é <strong>il</strong> ruolo avuto; proprio nel campo<br />

dell'epurazione, dai Comitati italiani di Liberazione operanti <strong>in</strong><br />

Francia. (2)<br />

Riteniamo perciò di un certo <strong>in</strong>teresse rendere pubblici alcuni<br />

documenti dei Cc.rr. di L. del 2°, 6°, 7° arrondissement di Parigi<br />

riguardanti appunto l'epurazione negli ambienti italiani della capitale<br />

e relativi, <strong>in</strong> particolare, a funzionari e impiegati del Consolato<br />

d'Italia, nonché a privati cittad<strong>in</strong>i sui quali gravava l'accusa di<br />

collaborazionismo.<br />

Tali documenti fanno parte di un fondo che ho avuto modo di<br />

acquisire tra <strong>il</strong> 1971 e <strong>il</strong> 1972 nel corso della ricerca sui reggiani<br />

combattenti antifranchisti <strong>in</strong> terra di Spagna. (3)<br />

Tra i 65 reggiani dei quali mi occupai allora, c'era anche Alfredo<br />

lotti, dal quale ho ricevuto tale fondo. All'epoca lotti abitava a<br />

Marsiglia. In Francia era emigrato, con documenti regolari, a f<strong>in</strong>e<br />

1) Grégoire MADJARIAN, Conflits pouvoirs<br />

et société à la Libération, Parigi, UGE edizioni,<br />

1990, pago 119.<br />

P. BUTON, J. M. GUILLON (sous la direction<br />

de), Les pouvoirs en France à la Libération,<br />

Parigi, Bel<strong>in</strong> ed., 1994, pp. 249-250.<br />

2) "Nonostante abbiano contribuito ad epurare<br />

spie, collaborazionisti e borsari neri, i<br />

Comitati italiani di Liberazione sono ancora<br />

costretti a compiere notevoli sforzi per<br />

cercare di far capire a certi francesi medi<br />

che del colpo di pugnale del giugno 1940<br />

non é colpevole l'Italia", così Giorgio CA­<br />

REO DA, I comunisti italiani <strong>in</strong> Francia, <strong>in</strong> Gli<br />

italiani <strong>in</strong> Francia 1938-1946,"Mezzosecolo"<br />

(numero speciale), W 9, M<strong>il</strong>ano, Franco Angeli,1995.<br />

La fonte<br />

3) Antonio ZAMBONELLI, Reggiani <strong>in</strong> difesa<br />

della Repubblica spagnola (1936-1939),<br />

Reggio Em<strong>il</strong>ia, Istituto storico della Resistenza,<br />

1974.<br />

131


4) Tra le carte di lotti un numero di "Les<br />

Humbles", 1 0/11, octobre 1929, dedicato<br />

alla pubblicazione del romanzo breve La<br />

houle, di Maurice Parijan<strong>in</strong>e (vedi sotto) e<br />

recante la dedica autografa dell'A. " à la<br />

bonne arnie Jeanne Collomb bien fraternellement".<br />

132<br />

dicembre 1922, essendosi ormai fatta irrespirab<strong>il</strong>e, per lui come per<br />

tanti altri reggiani, l'aria di una prov<strong>in</strong>cia <strong>in</strong>festata dall'impunita<br />

violenza squadrista.<br />

Nato a Reggio Em<strong>il</strong>ia <strong>il</strong> 14.l1.1897, operaio, m<strong>il</strong>itò nella gioventù<br />

socialista. Nel 1921, col fratello Settimio, fu tra i fondatori del P.c.<br />

d'I. a Reggio. Protagonista della "guerra civ<strong>il</strong>e e di classe" nel<br />

biennio rosso, fu anche a Parma durante le barricate dell'Oltretorrente<br />

ed <strong>in</strong> Garfagnana con Ilio Baront<strong>in</strong>i.<br />

Stab<strong>il</strong>itosi a Parigi, dove fece vari mestieri, seguì una traf<strong>il</strong>a diversa<br />

da quella pressoché "canonica" dei reggiani fuoriusciti. Per esempio<br />

non entrò a far parte - quando nacque nel 1934- della Fratellanza<br />

reggiana, preferendo mantenere quella "full immersion" <strong>in</strong> ambienti<br />

parig<strong>in</strong>i politico-<strong>in</strong>tellettuali che aveva già realizzato verso metà anni<br />

Venti. Ambienti nei quali prevaleva <strong>il</strong> còté anarchicheggiante.<br />

"Quando com<strong>in</strong>ciai a parlare correttamente, et meme l'argot<br />

parig<strong>in</strong>o, - come racconta <strong>in</strong> un suo memoriale- non frequentai quasi<br />

più i quartieri italiani; d'altra parte quasi tutti si erano <strong>in</strong>stallati<br />

nella banlieue di Parigi.<br />

lo ho sempre abitato nel centro di Parigi, e dopo la separazione<br />

con mia moglie (1926), non ho mai messo piede <strong>in</strong> un locale ove<br />

frequentavano italiani. Alla sera andavo sovente nei diversi Café<br />

concert e qualche volta dans des boites de nuit a Montmartre ... feci<br />

dec<strong>in</strong>e e dec<strong>in</strong>e di conoscenze: francesi, olandesi e tedesche."<br />

Un'amicizia tira l'altra, ed ecco sbucare personaggi pressoché<br />

mitici nella storia della s<strong>in</strong>istra europea: "Jeanne Collomb, abitava<br />

à la rue Geraudo, vic<strong>in</strong>o Barbès. Aveva vari amici, fra questi c'era<br />

un certo Maurice Wullens, che dirigeva una rivista chiamata "Les<br />

Humbles "(4) ••• Fui <strong>in</strong>vitato sovente a cenare con loro, e fu così che<br />

conobbi Wullens e altri giornalisti e scrittori. Verso <strong>il</strong> 1925/28 questi<br />

giornalisti erano più o meno comunisti. (Nel 1972, mentre redigeva<br />

queste note, lotti m<strong>il</strong>itava con fedeltà nel P.C.F., NdR),j<strong>in</strong>o alla morte<br />

di Len<strong>in</strong> ... conobbi Marcel Mart<strong>in</strong>et (primo direttore de l'Humanité),<br />

Eduard Dujard<strong>in</strong>, Alfred Rosmer, Victor Serge, Louis Simon.<br />

Fra questi, ebbi l'occasione di <strong>in</strong>trattenermi con Marcel Donzet.<br />

Questi (all' epoca) era un socialista rivoluzionario, e <strong>in</strong> Russia era<br />

professore di francese al Liceo imperiale di Kalunga. Alla Rivolu­<br />

zione andò a Mosca ove collaborò col giornale di Massimo Gorki<br />

(allora nell'opposizione); ben presto aderì ai bolsceviki e lavorò al


Kom<strong>in</strong>tern con Henri Gu<strong>il</strong>beaux e Victor Serge. (5)<br />

Nel 1920 rientrò <strong>in</strong> Francia e adottò un nome di battaglia, per<br />

non compromettere suo fratello, che occupava un alto grado nel­<br />

l'armata francese. Così Marcel Donzet divenne Maurice Parijan<strong>in</strong>e<br />

(<strong>in</strong> russo vuoi dire <strong>il</strong> "piccolo parig<strong>in</strong>o"). Tradusse dec<strong>in</strong>e di scritti<br />

russi, fra i quali la più parte delle opere di Trocki, Len<strong>in</strong> e di scrittori<br />

come Isaak Babel, Demidov (Le Tourb<strong>il</strong>lon)... un totale di una<br />

quarant<strong>in</strong>a di volumi e dec<strong>in</strong>e di articoli".<br />

Quanto a Maurice Wullens, lotti scrive "f<strong>in</strong>ì, come vari altri, al<br />

seguito di Marcel Déat, come giornalisti, e divennero tutti nazisti,<br />

più o meno apertamente. Un giorno gli chiesi come mai avesse<br />

abbandonato i vecchi compagni del 1920. Mi rispose (questo me<br />

lo ricordo)" "le m'en fous de la Révolution, si elle n'a pas pour<br />

but de faire de l'animai huma<strong>in</strong> un homme".<br />

Protagonista delle lotte politico-sociali che precedettero e accom­<br />

pagnarono la nascita del Fronte popolare, nell'ottobre 1936 lotti<br />

passò <strong>in</strong> Spagna arruolandosi nel battaglione Dombrowski e poi nel<br />

Garibaldi. Partecipò, come aiutante di sanità, alle battaglie del Jaramà<br />

e fu sui fronti di Arganda, Madrid, Teruel e Aragona. Ferito a Huesca<br />

<strong>il</strong> 16.5.1937, rientrò <strong>in</strong> Francia nel luglio 1938.<br />

Nel settembre 1939, nel clima di mob<strong>il</strong>itazione generale <strong>in</strong> tutto<br />

<strong>il</strong> territorio francese, lotti si iscriveva alla Légion garibaldienne, come<br />

a dichiarare la propria disponib<strong>il</strong>ità ad impegnarsi nell'ormai immi­<br />

nente conflitto con la Germania nazista.<br />

E non rimase una disponib<strong>il</strong>ità platonica. Dal 1942 al 1943 ebbe<br />

modo di svolgere alcune importanti missioni <strong>in</strong>formative a favore<br />

della Resistenza e degli Alleati: poté addirittura segnalare <strong>il</strong> luogo<br />

(Cap Griz Nez, sulla Manica) da dove i tedeschi lanciavano le V­<br />

I e le V-2. E ciò <strong>in</strong> ragione del fatto che, lavorando come addetto<br />

alla <strong>in</strong>stallazione e manutenzione di celle frigorifere per la impresa<br />

alsaziana Wanner (una impresa "germanizzata"), lotti poteva libe­<br />

ramente circolare per tutto <strong>il</strong> territorio della Francia occupata.<br />

Nei giorni dell'<strong>in</strong>surrezione di Parigi (19-25 agosto '44) lotti<br />

scende <strong>in</strong> campo aperto: "Quando 1'occupante di Parigi com<strong>in</strong>ciò<br />

a raggrupparsi a V<strong>in</strong>cennes, noi nel 19° arrondissement occupammo<br />

di forza <strong>il</strong> garage della rue Custu", scrive lotti. Il giorno appresso<br />

un'automitragliatrice germanica venne per recuperare le tre camio­<br />

nette e le due vetture che gli occupanti vi avevano lasciato, ma<br />

5) Su Parijan<strong>in</strong>e (al secolo Marcel DONZET)<br />

scrive Alfred ROSMER <strong>in</strong> A Mosca ai tempi<br />

di Len<strong>in</strong>, Tor<strong>in</strong>o, La Nuova Italia, 1953:<br />

"Parijan<strong>in</strong>e, un francese che viveva da una<br />

dozz<strong>in</strong>a d'anni <strong>in</strong> Russia [siamo nel luglio<br />

1920, al 2° Congresso della III Internazionaie].<br />

si avvic<strong>in</strong>ò a me; ". 'cura aff<strong>in</strong>ché sia<br />

ben tradotto', mi disse [con riferimento al<br />

discorso di Trocki]; più che della sollecitud<strong>in</strong>e<br />

per una traduzione fedele esprimeva <strong>il</strong><br />

timore che qualcosa di quella grandiosità<br />

andasse perduta" (p.92). E su Victor SERGE:<br />

"Serge era uno degli anarchici che avevano<br />

risposto all'appello della Rivoluzione d'Ottobre<br />

e della Terza <strong>in</strong>ternazionale. Quando<br />

scoppiò la Rivoluzione <strong>in</strong> Russia si trovava<br />

<strong>in</strong> Spagna ... aveva potuto <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e raggiungere<br />

Pietrogrado ed era stato molto quotato per<br />

la conoscenza delle l<strong>in</strong>gue, per la sua qualità<br />

di scrittore ... " (p.36). Inf<strong>in</strong>e su Henri Gui­<br />

Ibeaux: "Conosceva personalmente molti<br />

leaders sovietici ... , s'<strong>in</strong>teressava più alle<br />

persone che alle idee ... : c'era <strong>in</strong> lui lo<br />

scrittore soprattutto" (p.45). "Gu<strong>il</strong>beaux<br />

aveva preso, <strong>in</strong> quello stesso giorno<br />

{B.2.1922}, un appuntamento con Len<strong>in</strong> al<br />

Creml<strong>in</strong>o, e mi propose di accompagnarlo ...<br />

espose prima una sua questione personale,<br />

poi <strong>il</strong> discorso cadde su Kropotk<strong>in</strong> ... "<br />

(p.11B,119) .<br />

133


134<br />

trovando resistenza i tedeschi desistettero e si ritirarono. Il matt<strong>in</strong>o<br />

dopo <strong>il</strong> gruppo di cui lotti faceva parte attaccò una colonna nemica<br />

<strong>in</strong> ritirata verso V<strong>in</strong>cennes e riuscì ad impadronirsi di un camion.<br />

Verso sera lotti e compagni si diressero verso la rue de Varenne per<br />

occupare Consolato e Ambasciata d'Italia. All' Ambasciata trovarono<br />

<strong>il</strong> Comitato Italiano di Liberazione che vi si era già <strong>in</strong>sediato da<br />

qualche ora.<br />

lotti si mise subito a disposizione del ClL ed ebbe l'<strong>in</strong>carico di<br />

responsab<strong>il</strong>e del Comitato del 2° arrondissement.<br />

Tra i documenti che ci <strong>in</strong>viò (e che <strong>in</strong> parte qui pubblichiamo)<br />

<strong>il</strong> primo <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e di data é "l' ordre de mission" che lotti ricevette<br />

dall'Ufficio <strong>in</strong>formazioni del CILN (con sede al n. 32 di Rue de<br />

Babylone) del 31/10/1944: vi si chiedono <strong>in</strong>formazioni sugl'<strong>in</strong>du­<br />

striali calzaturieri Greco e Perugia.<br />

Le notizie che lotti fornisce sono positive per entrambi: parla bene<br />

di Greco, "benché iscritto al Pnf, come la maggior parte dei vecchi<br />

commercianti italiani di Parigi", <strong>in</strong> quanto avrebbe impedito la<br />

deportazione <strong>in</strong> Germania di diversi operai "braccati dalla Gestapo".<br />

Quanto al Perugia, "non ha mai appartenuto al Pnf, contrariamente<br />

alla maggior parte dei commercianti italiani" - annota lotti.<br />

Oltre al lavoro di <strong>in</strong>formazione a f<strong>in</strong>i di eventuali misure epurative,<br />

nel 2° arrondissement lotti ebbe anche l'<strong>in</strong>carico di raccogliere doni<br />

a favore degli italiani bisognosi e dei "prigionieri italiani che hanno<br />

rifiutato di combattere per l'esercito germanico".<br />

Dal 13/ll/1944 lotti ebbe dal Segretario regionale del CILN (sede<br />

al n. 47 di Rue Berger) l'<strong>in</strong>carico di costituire un ufficio del Comitato<br />

per <strong>il</strong> 6° e 7° arrondissement.<br />

Da quella data, e f<strong>in</strong>o all'apr<strong>il</strong>e 1945, st<strong>il</strong>erà vari rapporti <strong>in</strong>for­<br />

mativi rigurdanti <strong>in</strong> particolare <strong>il</strong> personale del Consolato d'Italia,<br />

che aveva sede nella zona.<br />

Il 3/4/1945, Giuseppe Saragat, primo ambasciatore <strong>in</strong> Francia<br />

dell'Italia liberata, scriveva a lotti, nella sua qualità di Presidente<br />

del CILN del 6° e 7°arrondissement, <strong>il</strong> seguente messaggio con firma<br />

autografa: "voglia r<strong>in</strong>graziare a mio nome i membri del Comitato<br />

Italiano di Liberazione del 6° e 7° Arr. per <strong>il</strong> cordiale benvenuto<br />

<strong>in</strong>viatomi e dica loro che sono giunto a Parigi animato da un profondo<br />

desiderio di operare nell'<strong>in</strong>teresse delle collettività italiane e anti­<br />

fasciste".


Dalla scheda <strong>in</strong>formativa (datata 5 marzo 1946) riguardante <strong>il</strong> suo<br />

stato di servizio <strong>in</strong> quanto membro delle F.F.!., risulta che lotti venne<br />

smob<strong>il</strong>itato col grado di sergente.<br />

Nel maggio 1945, subito dopo aver term<strong>in</strong>ato <strong>il</strong> proprio compito<br />

di responsab<strong>il</strong>e di un CILN, riceveva un altro "ord<strong>in</strong>e di servizio"<br />

dal M<strong>in</strong>istère de la Reconstruction et de l'Urbanisme, Direction<br />

Générale des Travaux: <strong>in</strong> qualità di capo squadra (chef d'équipe),<br />

veniva messo a disposizione del Delegato dipartimentale alla Rico­<br />

struzione del Calvados, con dest<strong>in</strong>aizone a Caen.<br />

lotti ha vissuto pressoché <strong>in</strong><strong>in</strong>terrottamente <strong>in</strong> Francia da f<strong>in</strong>e<br />

dicembre 1922 f<strong>in</strong>o alla morte, avvenuta a Marsiglia <strong>il</strong> 6/3/1974.<br />

In Italia non tornò nemmeno, e "per ragioni di sicurezza" (erano<br />

ancora gli anni del fascismo) <strong>in</strong> occasione della morte della madre<br />

e della sorella Onor<strong>in</strong>a. Ciò nonostante volle mantenere la cittadi­<br />

nanza italiana.<br />

Il suo primo ed ultimo breve rientro avvenne nel 1972, <strong>in</strong> occasione<br />

di una manifestazione della Regione Em<strong>il</strong>ia-Romagna <strong>in</strong> onore degli<br />

em<strong>il</strong>iani ex combattenti antifranchisti.<br />

Fu <strong>in</strong> tale circostanza che lo conobbi di persona, dopo circa due<br />

anni di scambi epistolari. Mi apparve "parig<strong>in</strong>o" che più non si<br />

potrebbe: <strong>il</strong> basco, la gauloise <strong>in</strong>collata all' angolo della bocca, <strong>il</strong><br />

gusto per <strong>il</strong> pastis, ed un impeccab<strong>il</strong>e accento quando parlava <strong>in</strong><br />

francese. Ma non aveva scordato né l'italiano, né <strong>il</strong> dialetto di Reggio.<br />

Nelle conversazioni che avemmo <strong>in</strong> quei giorni le tre "l<strong>in</strong>gue" si<br />

alternavano con tutta naturalezza.<br />

Alfredo lotti (accosciato) garibald<strong>in</strong>o<br />

<strong>in</strong> Spagna nel 1937<br />

Permesso di libera circolazione r<strong>il</strong>asciato a<br />

lotti dalla impresa di costruzioni dell'Aereonautica<br />

germanica <strong>in</strong> Francia, durante l'occupazione.<br />

135


vengono esam<strong>in</strong>ati non solo sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o politico ma anche dal<br />

punto di vista del trattamento fatto agli operai dipendenti, come nel<br />

caso del già citato <strong>in</strong>dustriale Perugia <strong>il</strong> quale non solo "non ha mai<br />

appartenuto al Partito fascista ... " ma "ha sempre applicato i contratti<br />

collettivi nella sua offic<strong>in</strong>a" (sottol<strong>in</strong>eatura mia, A.Z.); <strong>in</strong>formazione,<br />

quest'ultima, ricavata da testimonianze di 23 operai.<br />

Tipico di un atteggiamento conosciuto anche <strong>in</strong> Italia all'<strong>in</strong>domani<br />

della Liberazione, é <strong>il</strong> giudizio - se si vuole "moralistico" e un tant<strong>in</strong>o<br />

masch<strong>il</strong>ista - sulle donne che hanno frequentato - sia pure per ragioni<br />

sentimentali o "alimentari" - uom<strong>in</strong>i delle forze germaniche di<br />

occupazione.<br />

Volant<strong>in</strong>o del Fronte Nazionale di Liberazione<br />

della Francia conservato da lotti f<strong>in</strong> dai<br />

tempi della Résistance.<br />

137


138<br />

E' <strong>il</strong> caso di tale Anna Disdero della quale (rapporto del 3/3/1945)<br />

lotti scrive: "é conosciuta dal vic<strong>in</strong>ato come elemento di moralità<br />

elastica ... Dalla partenza del marito per la Germania la Disdero non<br />

rientrava a domic<strong>il</strong>io che saltuariamente. Era sempre <strong>in</strong> compagnia<br />

di ufficiali e soldati tedeschi".<br />

Interessanti le attente analisi sui comportamenti di vari impiegati<br />

e funzionari dell' Ambasciata italiana, con particolare attenzione al<br />

loro tasso di vic<strong>in</strong>anza al nuovo stato fascista di Salò.<br />

(Ricordiamo che mentre lotti st<strong>il</strong>ava i suoi rapporti, dall'ottobre<br />

'44 all'apr<strong>il</strong>e '45, nell'Italia centro-settentrionale divampava la<br />

guerra di Liberazione).<br />

Ad esempio, <strong>in</strong> data 15111/1944 redige 13 rapporti su altrettanti<br />

ex impiegati del Consolato d'Italia e li <strong>in</strong>via all'Ufficio <strong>in</strong>formazioni<br />

del CILN che ne aveva fatto richiesta a lotti con lettera del 24 ottobre<br />

nella quale leggiamo che "notre Commission d'épuration attend le<br />

resultat de votre enquete pour guider les décisions à prendre à leur<br />

sujet" .<br />

"DE BONI... Impiegato al Consolato (fascista) come addetto<br />

m<strong>il</strong>itare. Fascista conv<strong>in</strong>to. Ha giurato per <strong>il</strong> nuovo governo neo<br />

repubblicano fascista. Zelante propagatore di idee fasciste fra <strong>il</strong><br />

personale del Consolato e fuori".<br />

"RADAELLI. .. Lavoratore ottimo. Fascista avanti e dopo la<br />

caduta di Mussol<strong>in</strong>i. Ha giurato, come tutti gli altri funzionari, fedeltà<br />

al nuovo governo fascista. Tipo semplice, abbordab<strong>il</strong>e ma funzionario<br />

avanti tutto".<br />

"MUZI. .. Impiegato al Consolato ufficio Notar<strong>il</strong>e. Lavoratore che<br />

lasciava a desiderare. Fascista attivo e pericoloso, riportava <strong>in</strong> alto<br />

loco tutto quello che i colleghi dicevano. Ha sempre collaborato con<br />

i tedeschi al 100% ed é certamente per questo che <strong>il</strong> suo stipendio<br />

é salito da 12.000 a 35.000 franchi al mese ... Come tipo: un cret<strong>in</strong>o,<br />

ma pericoloso".<br />

"CARUSI. .. Lavorava al Consolato <strong>in</strong> qualità di Capitano Squa­<br />

drista. Era contemporaneamente Capitano dell'esercito. Come Ufficiale<br />

della M<strong>il</strong>izia aveva <strong>il</strong> compito di prendere <strong>in</strong> forza gli squa­<br />

dristi, pagandoli, alloggiandoli ... Tutti gli squadristi di passaggio a<br />

Parigi, dovevano presentarsi da lui ... Prendeva due stipendi: quello<br />

di Capitano della M<strong>il</strong>izia di franchi 35.000 al mese e quello di<br />

Capitano dell'Esercito".


"BUZZI... Impiegato al Consolato ufficio Successioni ... Prima<br />

della caduta di Mussol<strong>in</strong>i aveva sempre dimostrato di avere <strong>il</strong> senso<br />

normale del discutere, cioè si poteva parlare con lui contro <strong>il</strong> regime<br />

fascista. Era uno dei pochi elementi che si poteva discutere [con<br />

cui si] - senza timore d'essere denunciati ... Tipo considerato oppor­<br />

tunista per lo stipendio, ma non pericoloso. Pronto a servire tutti<br />

i Governi che potrebbero succedersi <strong>in</strong> avvenire".<br />

"NERI... Autista meccanico per i funzionari del Consolato. Fascista<br />

camicia nera squadrista... Tipo servizievole al Consolato. Il vero<br />

lampista [lampiste, <strong>in</strong> francese, e <strong>in</strong> qs. caso, = subalterno al quale<br />

si affidano lavori sporchi e sul quale si fanno ricadere le respon­<br />

sab<strong>il</strong>ità] di tutta l'amm<strong>in</strong>istrazione. Bonaccione, quasi analfabeta,<br />

opportunista" .<br />

Lettera di Giuseppe Saragat, primo ambasciatore<br />

<strong>in</strong> Francia dell' Italia liberata, a<br />

Alfredo lotti.<br />

139


140<br />

Tra le persone oggetto di <strong>in</strong>chiesta da parte di lotti anche un non<br />

italiano, un certo Carbos, del quale é <strong>in</strong>certa la nazionalità ("francese<br />

d'orig<strong>in</strong>e basca?").<br />

Risulta essere f<strong>il</strong>onazista e che "ha fatto varie lettere anonime alla<br />

Gestapo e al Consolato italiano fascista ... ha denunciato pure un certo<br />

Malla, ebreo d'orig<strong>in</strong>e italiana, <strong>il</strong> quale teneva un piccolo magazz<strong>in</strong>o<br />

di Robes et Manteaux ... [che] <strong>in</strong> seguito alla sua denuncia fu messo<br />

sotto sequestro. Del Malla - conclude lotti - non si hanno più notizie".<br />

In una delle sue lettere lotti fa accenno ad un documento (n. 00038<br />

di prot., e perciò circa del novembre 1944) che riguarderebbe oscure<br />

operazioni relative ad un tentativo di annessione della Val d'Aosta<br />

alla Francia. Tale documento però, disgraziatamente, non lo trovo<br />

tra quelli del "fondo lotti", e penso che <strong>in</strong> realtà non mi sia mai<br />

stato <strong>in</strong>viato.


Il fondo fotografico Gall<strong>in</strong>ari<br />

Il fondo fotografico Gall<strong>in</strong>ari è costituito da 125 fotografie <strong>in</strong> LAURA GASPARINI<br />

bianco e nero alla gelat<strong>in</strong>a al bromuro d'argento su carta baritata<br />

che misurano cm. 13xI8.<br />

Le immag<strong>in</strong>i documentano accuratamente la zona devastata dai<br />

bombardamenti del gennaio del 1944 di piazzale Marconi e di viale<br />

IV Novembre dove Durante Gall<strong>in</strong>ari, <strong>in</strong>dustriale <strong>in</strong> campo enolo­<br />

gico, risiedeva <strong>in</strong> una v<strong>il</strong>la <strong>in</strong> st<strong>il</strong>e decò con la famiglia. Accanto<br />

alla v<strong>il</strong>la vi era un edificio che ospitava gli uffici dell' Azienda<br />

v<strong>in</strong>icola e gli stab<strong>il</strong>imenti di stoccaggio dei prodotti enologici.<br />

Probab<strong>il</strong>mente le fotografie sono state scattate da Dante Badodi,<br />

fotografo professionista, come si può ev<strong>in</strong>cere da alcune fatture,<br />

allegate alle immag<strong>in</strong>i e ad altri documenti, di recente ritrovate presso<br />

le carte di famiglia dei Gall<strong>in</strong>ari. È evidente, nella campagna di<br />

documentazione fotografica, l'<strong>in</strong>tento sistematico nel cogliere tutti<br />

gli aspetti dei danni subiti dagli edifici e dalle attrezzature dell' Azien­<br />

da, alle cose, così come dagli altri edifici limitrofi alla proprietà<br />

Gall<strong>in</strong>ari. Ciò fa pensare ad una commissione dello stesso <strong>in</strong>dustriale<br />

al fotografo.<br />

Il fondo o raccolta si può suddividere <strong>in</strong> c<strong>in</strong>que gruppi: <strong>il</strong> primo<br />

riguarda 12 immag<strong>in</strong>i sullo scalo merci ferroviario e sulla stazione<br />

ferroviaria completamente distrutta; <strong>il</strong> secondo conta 13 immag<strong>in</strong>i<br />

di v<strong>il</strong>la Crotti fortemente danneggiata, ma non abbattuta; <strong>il</strong> terzo<br />

gruppo è costituito da 27 fotografie di un gruppo di case denom<strong>in</strong>ate<br />

"case Bruno"; <strong>il</strong> quarto, quello più consistente, è costituito da 59<br />

fotografie di v<strong>il</strong>la Gall<strong>in</strong>ari, dello stab<strong>il</strong>imento v<strong>in</strong>icolo e dei ma-<br />

LAURA GASPARINI e' <strong>il</strong> Curatore della<br />

Fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio<br />

Em<strong>il</strong>ia. Si e' laureata a Bologna nel 1 979 al<br />

DAMS-ARTE all'Universita' di Bologna con<br />

una tesi di laurea sui fotografi dell'Ottocento<br />

a Reggio Em<strong>il</strong>ia con Itala Zannier. Ha frequentato<br />

<strong>il</strong> corso di perfezionamento <strong>in</strong><br />

Storia dell'Arte con Arturo Carlo Qu<strong>in</strong>tavalle<br />

e Massimo Muss<strong>in</strong>i presso l'Universita' di<br />

Parma. Nel 1990 ha conseguito <strong>il</strong> diploma<br />

al corso sulla conservazione del materiale<br />

fotografico storico e moderno al Rochester<br />

Institute of Technology e all'lnternational<br />

Museum of Photography at George Eastman<br />

House a Rochester (New York). Ha curato<br />

diverse pubblicazioni fotografiche di alcuni<br />

fondi della Fototeca.<br />

141


144<br />

---------<br />

gazz<strong>in</strong>i; <strong>il</strong> qu<strong>in</strong>to gruppo è costituito da 14 fotografie relative ai danni<br />

subiti dall'edificio dell'Hotel San Marco.<br />

Esistono, <strong>in</strong> Fototeca della Biblioteca Panizzi, altre <strong>in</strong>teressanti<br />

immag<strong>in</strong>i relative ai bombardamenti del 1943 e del 1944 conservate<br />

<strong>in</strong> fondi diversi.<br />

Nel fondo della Foto Ars è presente un nucleo di immag<strong>in</strong>i che<br />

documenta la zona lungo viale Piave ove si può scorgere l'edificio<br />

dell'Ente Risi abbattuto ed altre abitazioni anch'esse danneggiate.<br />

Quattro album raccolgono <strong>il</strong> reportage completo di documenta­<br />

zione dei danni subiti dalle Offic<strong>in</strong>e Meccaniche Reggiane e dal<br />

quartiere residenziale adesso limitrofo.<br />

Un altro fondo di notevole <strong>in</strong>teresse è quello raccolto da Manlio<br />

Bonaccioli nel dodicesimo volume di "Regiensia". In esso, oltre che<br />

una sessant<strong>in</strong>a di fotografie scattate probab<strong>il</strong>mente dallo stesso<br />

Bonaccioli vi è una mappa della città ove sono segnati i rifugi antiarei<br />

e cartol<strong>in</strong>e dei luoghi bombardati ove <strong>il</strong> giornalista ha riportato note<br />

e appunti <strong>in</strong>erenti alle modalità delle <strong>in</strong>cursioni aeree. Accanto a<br />

questo materiale iconografico, Bonaccioli raccolse la rassegna stampa<br />

tratta dai giornali locali e regionali sul terrib<strong>il</strong>e bombardamento<br />

del gennaio 1944.<br />

E' balenante dall' esame di questo materiale l'idea della tragica<br />

dimensione del disastro che i bombardamenti causarono. Bombardamento<br />

che, come è noto, causò numerosissimi lutti, tra i quali la<br />

morte della moglie di Durante Gall<strong>in</strong>ari, Amab<strong>il</strong>e Catellani, e <strong>il</strong> grave<br />

ferimento della figlia Emma e dell' autista Lodesani.<br />

Ciò che colpisce all'analisi delle immag<strong>in</strong>i fotografiche del fondo<br />

Gall<strong>in</strong>ari è l'evidente <strong>in</strong>tento di documentazione e una assoluta<br />

mancanza di retorica di regime.<br />

Come è noto la stampa locale tacque per quattro giorni e a riorganizzazione<br />

avvenuta della stamperia e redazione del giornale<br />

locale, ricordiamo che anche la tipografia e la redazione de "TI solco<br />

fascista" furono gravemente danneggiate dallo stesso bombardamen­<br />

to, le notizie sull'accaduto furono volutamente scarse; risalto fu dato<br />

<strong>in</strong>vece al processo lampo di Castelvecchio a Verona contro "i traditori<br />

del regime" con la già avvenuta fuc<strong>il</strong>azione di Galeazzo Ciano,<br />

Em<strong>il</strong>io De Bono, Luciano Gottardi,.Giovanni Mar<strong>in</strong>elli e Carluccio<br />

Pareschi.<br />

Questo atteggiamento di censura da parte della stampa locale, e


non solo, rientrava <strong>in</strong> un preciso disegno di controllo dell'<strong>in</strong>forma­<br />

zione soprattutto attraverso le immag<strong>in</strong>i. Infatti uno degli aspetti della<br />

censura era quello di fornire una "realtà proposta" che veniva<br />

quotidianamente a scontrarsi con una "verità di fatto" vissuta, nel<br />

caso dei bombardamenti, <strong>in</strong> prima persona dalla gente.(l)<br />

Le immag<strong>in</strong>i ufficiali, che almeno s<strong>in</strong>o ad ora si conoscono di<br />

Reggio e su Reggio di questo periodo, sono quelle scattate da Renzo<br />

Vaiani fotografo ufficiale del P.N.P. locale anch'esse conservate<br />

presso la Fototeca della Biblioteca Panizzi. Il l<strong>in</strong>guaggio fotografico<br />

di Renzo Vaiani mostra: "la faccia quotidiana del fascismo di pro­<br />

v<strong>in</strong>cia, i suoi tentativi di imitazione della liturgia ufficiale del regime<br />

[ ... ]; [egli] coglie aspetti non drammatici perché assenti dalla sua<br />

esperienza quotidiana e <strong>il</strong> dissenso e la sua repressione, quando<br />

c'erano, erano mantenuti su scala "privata" e non <strong>in</strong>vestivano la<br />

massa."(2)<br />

Ed è proprio per queste ragioni ideologiche e politiche che nel<br />

fondo Vaiani mancano assolutamente queste tristi e tragiche imma­<br />

g<strong>in</strong>i di Reggio Em<strong>il</strong>ia.<br />

Il ritrovamento di queste fotografie sul bombardamento del gen­<br />

naio 1944 restituisce alla storia locale una nuova pag<strong>in</strong>a mai scritta<br />

con le parole. Esse forniscono <strong>in</strong>dicazioni ut<strong>il</strong>i ed <strong>in</strong>edite ai f<strong>in</strong>i di<br />

una migliore comprensione dei bombardamenti sulla popolazione<br />

civ<strong>il</strong>e e, soprattutto, del passaggio "dalla guerra immag<strong>in</strong>ata" alla<br />

"guerra reale".<br />

1-R. MESSINA, L'effetto bomba. I bombardamenti<br />

a M<strong>il</strong>ano: produzione e consumo<br />

dell'immag<strong>in</strong>e fotografica (1940-1943), <strong>in</strong> "I<br />

viaggi di Erodoto", apr<strong>il</strong>e 1990, n.10, pp.62-<br />

79.<br />

2-M.MUSSINI, Renzo Vaiani, un fotografo<br />

cronista del suo tempo <strong>in</strong> "10 anni di fascismo<br />

a Reggio Em<strong>il</strong>ia nella fotocronaca di<br />

Renzo Vaiani", catalogo della mostra a cura<br />

di Laura Gaspar<strong>in</strong>i e Massimo Muss<strong>in</strong>i,<br />

Reggio Em<strong>il</strong>ia 1985, p.31.<br />

Riferimenti bibliografici generali:'<br />

C.BERTELLI - G.BOLLATI, L'immag<strong>in</strong>e fotografica.<br />

1845-1945, Annali 2, Storia d'Italia,<br />

Tor<strong>in</strong>o, E<strong>in</strong>audi, 1979.<br />

V. CASTRONOVO, La storia per immag<strong>in</strong>i e<br />

per numeri, <strong>in</strong> "Prometeo", 1983, n.1,<br />

pp.72-<strong>77</strong>.<br />

G. FREUND, Fotografia e societa, Tor<strong>in</strong>o,<br />

E<strong>in</strong>audi, 1976.<br />

G. PAPAGNO, Fotografia, storia e colonialismo,<br />

<strong>in</strong> "Rivista di storia e critica della<br />

fotografia", 1983, n.5.<br />

I. ZANNIER, Storia della fotografia italiana,<br />

Bari-Roma, Laterza, 1986.<br />

145


Hereford, la mia seconda<br />

università<br />

A Dimmit, una cittad<strong>in</strong>a del Texas, é <strong>in</strong> corso di allestimento un RENZO BARAZZONI<br />

centro di documentazione sulle condizioni di vita dei prigionieri<br />

italiani <strong>in</strong> U.S.A. e perciò alcuni reduci dai campi di concentramento<br />

sparsi negli States sono stati richiesti di fornire notizie sulla loro<br />

detenzione e, <strong>in</strong> particolare, sui loro orientamenti politici maturati<br />

nei tre anni trascorsi tra <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o sp<strong>in</strong>ato.<br />

Renzo Barazzoni, ex-prigioniero nel campo ufficiali di Hereford,<br />

Texas, su richiesta del centro di Dimmit, ha <strong>in</strong>viato una relazione<br />

che riteniamo ut<strong>il</strong>e pubblicare <strong>in</strong> anteprima, trattandosi di vicende<br />

poco note, nella cornice storica della seconda guerra mondiale.<br />

Con un muggito di bisonte che si sperde rapidamente nella sconf<strong>in</strong>ata<br />

pianura, <strong>il</strong> treno riparte dopo che ne sono scesi i circa c<strong>in</strong>quecento<br />

prigionieri reduci dai campi di battaglia dell' Africa settentrionale.<br />

E' <strong>il</strong> 26 luglio 1943 e ci troviamo all<strong>in</strong>eati, con za<strong>in</strong>o <strong>in</strong> spalla,<br />

sul marciapiede di una piccola stazione, <strong>in</strong> un piccolo paese formato<br />

di v<strong>il</strong>lette e case di legno <strong>in</strong> disord<strong>in</strong>e sparso. Siamo a Herefors,<br />

nel Texas e mentre ci <strong>in</strong>camm<strong>in</strong>iamo su di una strada polverosa,<br />

<strong>in</strong>oltrandoci nella pianura deserta a perdita d'occhio, le guardie della<br />

"M<strong>il</strong>itary Police" che ci fanno da scorta armata, si passano l'un con ..<br />

l'altro una voce che risuona s<strong>in</strong>istramente al nostro orecchio:<br />

"Musso l<strong>in</strong>i f<strong>in</strong>ish".<br />

Cosa vorrà significare quella esclamazione: presagio o realtà? Da<br />

147


148<br />

mesi non sappiamo quasi nulla dell'andamento della guerra. Nei<br />

campi provvisori di Algeria e Marocco e poi durante la traversata<br />

atlantica nelle stive del "Santa Maria" (ironia della sorte) non ci é<br />

giunta alcuna <strong>in</strong>formazione né da casa né dai fronti di guerra.<br />

Sapevamo soltanto che la caduta della Tunisia offriva agli alleati<br />

una base di lancio per l'<strong>in</strong>vasione della Sic<strong>il</strong>ia. In ogni caso, quel<br />

"Mussol<strong>in</strong>i f<strong>in</strong>ish" non suscitò sul momento grande eco nella nostra<br />

coscienza. Eravamo troppo provati dalla lunga detenzione <strong>in</strong> con­<br />

dizioni di vita quasi primitiva per poter reagire alla notizia con<br />

sussulti di emozione o con <strong>in</strong>dugi meditativi. Per <strong>il</strong> momento era<br />

ben più importante la ricognizione del campo e delle baracche <strong>in</strong><br />

cui fummo distribuiti dopo qualche ch<strong>il</strong>ometro di marcia. La sorpresa<br />

di trovare due letti per scomparto, con materassi e lenzuola; la<br />

scoperta delle "terme" cioé di una baracca dotata di docce, di lavatori,<br />

di water; la mensa <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, ove ci era riservato lo stesso trattamento<br />

dei soldati americani, proprio come vuole la Convenzione di G<strong>in</strong>evra<br />

sui prigionieri di guerra: tutto questo ci apparve come un giard<strong>in</strong>o<br />

di delizie, dopo le notti all'addiaccio, dopo la galletta e la scatoletta<br />

del regio esercito, dopo l'arsura del deserto battuto dal fuoco ne­<br />

mico ... I primi giorni recano solo sonno, cibo, smemorata pigrizia.<br />

Ma poi, nel campo, entra la voce della radio. Perfetto conoscitore<br />

della l<strong>in</strong>gua <strong>in</strong>glese, <strong>il</strong> capitano Salomone capta le notizie, le traduce<br />

e le detta all'istante a uno stuolo di amanuensi e poi distribuisce<br />

una copia della sua "Rassegna" ad ogni baracca. Il breve <strong>in</strong>iziale<br />

periodo di letargo é concluso. Quel notiziario quotidiano riaccende<br />

ansie e passioni, mette di nuovo a nudo le coscienze di fronte a una<br />

tragica realtà.<br />

Abbiamo saputo dello sbarco alleato <strong>in</strong> Sic<strong>il</strong>ia e del rullo compressore<br />

della guerra che si acc<strong>in</strong>ge a percorrere e a devastare l'<strong>in</strong>tera penisola.<br />

Il presentimento della disfatta che ci portavamo addosso f<strong>in</strong> dalla<br />

resa dell'ultimo lembo di terra africana ora si d<strong>il</strong>ata nella visione<br />

di <strong>in</strong>tere popolazioni <strong>in</strong> fuga, decimate dalla fame e dai bombardamenti.<br />

Ogni frammento di notizia, ogni nuova, quotidiana <strong>in</strong>cur­<br />

sione aerea su città e paesi suggeriscono alla immag<strong>in</strong>azione un<br />

panorama alluc<strong>in</strong>ante della nostra terra lontana. Le vicende della<br />

guerra sono troppo <strong>in</strong>calzanti per non <strong>in</strong>durci gradualmente a una<br />

riflessione generale sulle responsab<strong>il</strong>ità del disastro nazionale e per


non affollare la nostra mente di domande circa <strong>il</strong> futuro che ci attende<br />

al ritorno <strong>in</strong> patria. Ed ecco prof<strong>il</strong>arsi nel campo una disparità di<br />

op<strong>in</strong>ioni e di passioni per cui gli <strong>in</strong>iziali rapporti di amicizia, basati<br />

spesso sull'appartenenza allo stesso reparto m<strong>il</strong>itare, si modificano<br />

radicalmente, man mano che si vanno del<strong>in</strong>eando gli orientamenti<br />

e le scelte <strong>in</strong>dividuali o di gruppo. Non può essere altrimenti: l'Italia<br />

é ormai divisa tra Nord e Sud, tra repubblica e monarchia, tra fascisti<br />

e antifascisti, tra tedeschi e alleati ed é <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>e che questa si­<br />

tuazione manichea si riproduca anche nel nostro microcosmo, con<br />

un processo "elettrolitico" di scomposizione che tende ad annullare<br />

ogni forma gerarchica di discipl<strong>in</strong>a m<strong>il</strong>itare per far posto a nuove<br />

aggregazioni dist<strong>in</strong>te per colore e spirito di parte.<br />

Fatalità delle guerre "che stanno all'uomo come la maternità alla<br />

donna", certezza della vittoria "<strong>in</strong> cielo <strong>in</strong> terra <strong>in</strong> mare", lealtà verso<br />

<strong>il</strong> regime che ha preteso di identificarsi con la stessa patria, rispetto<br />

del giuramento prestato, spiccato senso dell' onore m<strong>il</strong>itare: sono questi<br />

gli archetipi mentali su cui poggiavano le nostre certezze e prosperava<br />

la nostra ignoranza politica. E <strong>in</strong>fatti per qualche tempo, dopo l'ar­<br />

mistizio dell'otto settembre 1943, prevalse <strong>in</strong> tutto <strong>il</strong> campo una<br />

reazione univoca: ancora una volta, come nel 1915, quando l'Italia<br />

aveva voltato le spalle alla triplice alleanza con la Germania e l'Austria<br />

per passare armi e bagagli dalla parte dell'Intesa, ci eravamo macchiati<br />

di diserzione e di tradimento cambiando spalla al fuc<strong>il</strong>e, violando<br />

nuovamente una norma etica e un pr<strong>in</strong>cipio di lealtà che contrasta<br />

col machiavello della ragion di Stato. Eravamo del tutto all'oscuro<br />

delle atrocità commesse dai nazisti nei campi di sterm<strong>in</strong>io e dell'alleato<br />

di ieri conoscevamo soltanto la determ<strong>in</strong>azione e <strong>il</strong> valore <strong>in</strong> guerra;<br />

ricordavamo soltanto <strong>il</strong> soccorso ricevuto sui campi di battaglia di<br />

Grecia e di Libia, quando la situazione volgeva al peggio per le nostre<br />

armi. Sul primo momento, re e Badoglio divennero s<strong>in</strong>onimi di turpi<br />

mercanti della nostra dignità di soldati e dei tanti caduti al nostro<br />

fianco. li nuovo voltafaccia, sull'orlo della sconfitta, sembrò riportarci<br />

alle congiure del Basso Impero o all'Italia dei veleni e dei pugnali.<br />

Per molti prigionieri quella reazione a caldo si consolidò <strong>in</strong> una<br />

conv<strong>in</strong>zione irremovib<strong>il</strong>e.<br />

Sorse così e si andò coagulando attorno ad alcuni ufficiali fascisti<br />

o della M<strong>il</strong>izia Volontaria una schiera di fedelissimi, pronti a giurare<br />

149


152<br />

che <strong>il</strong> duce era stato tradito, che la guerra avrebbe avuto ben altro<br />

corso se egli non avesse avuto altro a sé una manica di pigmei,<br />

<strong>in</strong>capaci di comprendere la grandezza del suo sogno di dom<strong>in</strong>io.<br />

Quando poi trapelerà la notizia che i nazisti dispongono di armi<br />

segrete, non ci sarà catastrofica ritirata o bombardamento a tappeto<br />

su città italiane o tedesche che valgano a scrollare la loro fiducia<br />

nella vittoria f<strong>in</strong>ale. E anatema su chi si dissocia da questa fede cieca,<br />

pronta e assoluta.<br />

Tuttavia la schiera dei P.O.w. (Prisoners of War) di Hereford si<br />

assottiglia un poco ogni giorno, <strong>in</strong> misura che aumenta la pressione<br />

psicologica su di essi, perché accett<strong>in</strong>o di collaborare con <strong>il</strong> nuovo<br />

alleato. Infatti circola nel campo una scheda <strong>in</strong> cui si <strong>in</strong>vita a firmare<br />

una sorta di cambiale <strong>in</strong> bianco, vale a dire una seconda resa senza<br />

condizioni all'alleato per un non meglio precisato trasferimento <strong>in</strong><br />

altro luogo, <strong>in</strong> regime di sem<strong>il</strong>ibertà che non esclude un rimpatrio<br />

più sollecito o addirittura una nuova coscrizione <strong>in</strong> un rapporto<br />

armato. Basta porre una firma <strong>in</strong> calce per partire poi nottetempo,<br />

all'<strong>in</strong>saputa di tutti. La tentazione é forte e i prigionieri sono nuo­<br />

vamente divisi tra i pro e i contro la collaborazione col nemico di<br />

ieri. Una certa quota di opportunisti o di improvvisati antifascisti<br />

fiutano l'occasione che può schiudere loro chissà mai quali avven­<br />

turose prospettive e con la loro firma pronunciano quell"'apriti<br />

Sesamo" che li catapulta oltre <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o sp<strong>in</strong>ato.<br />

Altri resistono e restano. I motivi del loro rifiuto sono diversi e<br />

complessi e sofferti. Un primo motivo di natura giuridica ci viene<br />

proposto da due autorevoli esperti di diritto, quali Manzoni e Meiffré:<br />

come prigionieri di guerra siamo tutelati dalla convenzione di<br />

G<strong>in</strong>evra che tra l'altro considera <strong>il</strong>lecita la differenza di trattamento<br />

nei loro confronti, se non <strong>in</strong> relazione al grado o alle capacità di<br />

lavoro purché non si tratti di attività connesse alla produzione bellica.<br />

Ma vi é un motivo più profondo che trattiene molti di noi dal<br />

far seguire alla resa m<strong>il</strong>itare anche la piena sottomissione morale<br />

e materiale.<br />

Sp<strong>in</strong>te o sponte, volontari o coscritti, ci siamo trovati <strong>in</strong> guerra<br />

contro gli alleati, abbiamo giocato la nostra vita accettando una<br />

partita più grande di noi e di chi l'ha <strong>in</strong>iziata. Siamo stati sconfitti<br />

ed é far torto a noi stessi se ci accodiamo al v<strong>in</strong>citore, se rifiutiamo


la parte di responsab<strong>il</strong>ità che ci siamo assunti condividendo, di fatto,<br />

quella, ben più grande e terrib<strong>il</strong>e, di aver precipitato l'Italia <strong>in</strong> guerra<br />

nella conv<strong>in</strong>zione di una fac<strong>il</strong>e vittoria. Tanto vale scontare da<br />

prigionieri la colpevole ignoranza che ci ha fatto accettare o subire<br />

una guerra <strong>in</strong>sensata.<br />

Dunque, verso la f<strong>in</strong>e del 1943, la selezione é compiuta, le scelte<br />

si sono ideologizzate, <strong>il</strong> panorama politico del campo non subirà<br />

significative alterazioni, nei mesi successivi. In quanto non-collaboratori,<br />

<strong>il</strong> comando americano ci considera tutti fascisti e come tali ci<br />

tratta, riducendo a poco a poco i viveri f<strong>in</strong>o ad affamarci, trasferendoci<br />

<strong>in</strong> un campo di punizione e perf<strong>in</strong>o ricorrendo alla provocazione: una<br />

baracca prende fuoco, offrendo un pretesto alle guardie di fare irruzione<br />

nel campo armati di mazze da baseball. E picchiano duro. Ma <strong>in</strong> realtà<br />

nel campo di Hereford non tutti sono o rimangono fascisti. Una esigua<br />

schiera di prigionieri dà già per scontata la sconfitta fmale e, mentre<br />

cerca di <strong>in</strong>dagarne le cause, si chiede quale futuro si prospetti per<br />

l'Italia, divisa, lacera, corsa da due opposti eserciti e probab<strong>il</strong>mente<br />

terra di confronto e di scontro, domani, tra due sistemi ideologici e<br />

politici tra mondo comunista e società capitalista.<br />

Certo per <strong>in</strong>iziali aff<strong>in</strong>ità elettive si formò quel piccolo sodalizio<br />

umano e culturale che poi fu designato come "baracca dei collettivisti"<br />

non senza una punta di sospetto o di dispregio. Fondatore<br />

e animatore del cenacolo é un uomo sui trentac<strong>in</strong>que anni, Giosué<br />

Ravaioli: romagnolo di orig<strong>in</strong>e, ha fatto studi irregolari, frequentando<br />

varie facoltà universitarie senza mai laurearsi. Ha soggiornato a lungo<br />

a Trieste come redattore de "Il Piccolo", giornale di frontiera e <strong>in</strong><br />

parte di fronda, tra l'anti e l'afascismo. Nei primi mesi di prigionia<br />

Giousé si é comportato da osservatore taciturno, disposto ad ascoltare<br />

anche i discorsi più <strong>in</strong>sulsi, pur con qualche guizzo improvviso di<br />

sarcasmo e di beffa; e frattanto procede a una sorta di ricognizione<br />

con la lanterna di Diogene alla ricerca degli "aff<strong>in</strong>i", anche se<br />

sprovveduti, da sottoporre a un severo trattamento critico e peda­<br />

gogico o, spesso, alla sferza della polemica. Con la maturità e<br />

l'acume che gli deriva dagli anni e da una vasta cultura, egli riesce<br />

a stanare dai suoi adepti ogni debolezza o pregiudizio, maltratta la<br />

pigrizia mentale, combatte la paura di pensare, pretende che la<br />

153


154<br />

immediatezza prevalga sull'artificio, anche se di natura estetica o<br />

letteraria. Chi sta al gioco di questo sostenib<strong>il</strong>e massacro, é f<strong>in</strong>almente<br />

<strong>in</strong> grado di ricevere <strong>il</strong> verbo, ossia una <strong>in</strong>terpretazione, per<br />

noi nuova e orig<strong>in</strong>ale, della nostra storia prossima e remota: che dia<br />

una suasiva risposta alla domanda che ci ass<strong>il</strong>la: come mai ci ritroviamo<br />

<strong>in</strong>ermi, ridotti <strong>in</strong> una gabbia come animali d'allevamento,<br />

<strong>in</strong> un altro cont<strong>in</strong>ente, col deserto <strong>in</strong>torno e con la polvere del tornado<br />

negli occhi; bisogna f<strong>in</strong>almente aprirli, per vedere oltre quel regime<br />

totalizzante che ce li ha fasciati.<br />

E così per la prima volta sentiamo parlare di dittatura borghese,<br />

di capitalismo <strong>in</strong>dustriale e agrario, di classi egemoni e di classi<br />

subalterne, sempre <strong>in</strong> lotta, da Spartaco agli spartachisti, dai Ciompi<br />

ai socialisti.<br />

Tutto un nuovo universo concettuale, una rivoluzione copernicana<br />

che ribalta la storia dei potenti per far posto alla storia degli oppressi<br />

si affaccia alla nostra mente, grazie a un assiduo confronto dialettico<br />

durante le <strong>in</strong>term<strong>in</strong>ab<strong>il</strong>i serate trascorse <strong>in</strong> baracca o passeggiando<br />

lungo i reticolati. Ma non siamo soltanto alunni disposti a farsi<br />

<strong>in</strong>dottr<strong>in</strong>are dal maestro. Il campo di Hereford, per nostra buona sorte,<br />

é dotato anche di una piccola biblioteca che col tempo si va arricchendo<br />

di nuovi testi, <strong>in</strong> italiano o <strong>in</strong> <strong>in</strong>glese, richiesti espressamente<br />

dai prigionieri. Il comando americano, <strong>in</strong> questo caso, dà prova di<br />

grande liberalità, tanto é vero che perf<strong>in</strong>o <strong>il</strong> "Capitale" di Carlo Marx<br />

e le opere scelte di Len<strong>in</strong>, oltre a molti altri libri <strong>in</strong> odore di eresia,<br />

fanno <strong>il</strong> loro <strong>in</strong>gresso nel campo, e diventano materia di studio per<br />

<strong>il</strong> gruppo "collettivista". Ne fanno parte, come neofiti <strong>in</strong>crollab<strong>il</strong>i<br />

e pred<strong>il</strong>etti, Alberto Selva, Giovanni Dello J acovo ed Enodio<br />

Mazzocchi. Un poco più friab<strong>il</strong>i e dispersivi Dante Troisi, Everardo<br />

Fioravanti e chi scrive. Ruotano attorno a questo nucleo ma con orbite<br />

ora più prossime ora più lontane Gaetano Tumiati e Giuseppe Berto.<br />

Altri ancora, come Gand<strong>in</strong>i, Monte, Osella, Medici, Marani, Bevi­<br />

lacqua, sono solo <strong>in</strong>terlocutori occasionali, tiepidamente <strong>in</strong>teressati<br />

alle nostre dispute. In ogni caso, si corre sempre <strong>il</strong> rischio di essere<br />

emarg<strong>in</strong>ati dal gruppo, se non si condivide f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo l'ortodossia<br />

del maestro. Berto e Tumiati ne sanno qualcosa.<br />

Grande fu la curiosità che ci sosp<strong>in</strong>se verso <strong>il</strong> frutto proibito, cioé<br />

verso quel pensiero marxista che era <strong>il</strong> rovescio del nostro idealismo<br />

giovan<strong>il</strong>e, una f<strong>il</strong>osofia antimetafisica <strong>in</strong>tesa a cogliere nella evo-


luzione della economia, dei mezzi e dei rapporti di produzione <strong>il</strong><br />

presupposto che determ<strong>in</strong>a e spiega <strong>il</strong> camm<strong>in</strong>o stesso della civ<strong>il</strong>tà.<br />

E quanta fatica e quanta pazienza ermeneutica é costata la lettura<br />

collettiva del "Capitale" di cui, se non altro ammiravamo la ster­<br />

m<strong>in</strong>ata erudizione, lo st<strong>il</strong>e lapidario, l'<strong>in</strong>esorab<strong>il</strong>e rigore analitico.<br />

Altri sem<strong>in</strong>ari di studio furono dedicati ad alcune opere di Len<strong>in</strong>,<br />

nome che per noi aveva un fasc<strong>in</strong>o tenebroso f<strong>in</strong>ché leggendo le<br />

sue pag<strong>in</strong>e che "sconvolsero <strong>il</strong> mondo" non ci accorgemmo di<br />

trovarci di fronte a un discutib<strong>il</strong>e ma limpido saggista, a un gigante<br />

del pensiero e dell'azione rivoluzionaria. "Rivoluzione" <strong>in</strong>fatti, era<br />

. parola "paurosa e fasc<strong>in</strong>atrice" assai più che "guerra" di ducesca<br />

memoria e ricorreva spesso nei nostri discorsi, se non altro per<br />

sottrarlà a un significato distorto e antistorico. C'era stata una<br />

sedicente rivoluzione fascista che si era risolta, secondo la diagnosi<br />

marxiana, <strong>in</strong> un "regime reazionario di massa", e qu<strong>in</strong>di nella<br />

egemonia liberticida di una borghesia rapace, . disposta a gettare <strong>il</strong><br />

Paese <strong>in</strong> guerra piuttosto che affrontare i rischi della lotta di classe<br />

e di una successione al potere delle classi subalterne. In base a questo<br />

schema, f<strong>in</strong>iva per apparire delittuosa una guerra dichiarata, <strong>il</strong> lO<br />

giugno 1940, dall'alto del potere, per solitaria decisione di un uomo,<br />

senza che la volontà popolare avesse potuto esprimersi direttamente<br />

o per delega parlamentare come avveniva nei paesi democratici, f<strong>in</strong>o<br />

ad allora a noi noti soltanto come oscene plutocrazie. Rivoluzione,<br />

dunque: i nostri discorsi approdavano sempre alla stessa conclusione:<br />

dalle rov<strong>in</strong>e della guerra e dallo sfascio delle istituzioni non ci si<br />

poteva riscattare se non r<strong>in</strong>novando <strong>in</strong> capite et <strong>in</strong> membris la società<br />

italiana, assicurando cioé <strong>il</strong> predom<strong>in</strong>io del lavoro sul capitale, ossia<br />

la proprietà collettiva dei mezzi di produzione, sul modello della<br />

cooperazione socialista.<br />

La stessa "Repubblica Sociale" di cui avevamo confuse notizie,<br />

ci sembrava un tardivo e disperato ritorno alle orig<strong>in</strong>i della rivo­<br />

luzione fascista, e <strong>in</strong> un certo senso accreditava le nostre attese di<br />

pal<strong>in</strong>genesi sociale.<br />

Una traccia delle nostre discussioni si trova sulla rivista "Argo­<br />

ment", scritta a mano <strong>in</strong> copia unica, ove <strong>in</strong> un articolo dal titolo<br />

"Decl<strong>in</strong>o del priv<strong>il</strong>egio" riassumevo le mie nuove acquisizioni ideali,<br />

democratiche e ugualitarie ai limiti dell'utopia, quale poi si é rivelata<br />

155


156<br />

nel corso degli anni, f<strong>in</strong>o al presente 1995. Inoltre, faceva parte del<br />

nostro bagaglio mentale dei nostri vent'anni d'allora un'attenzione<br />

particolare rivolta al "pianeta proibito" qual era stato per noi, <strong>in</strong><br />

periodo fascista, l'unione Sovietica. Fu ancora una volta Giosué<br />

Ravaioli, che con spirito <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>istico, cercò di dissipare la nostra<br />

ignoranza circa le cause e gli sv<strong>il</strong>uppi della Rivoluzione d'ottobre,<br />

richiamandosi alla Comune di Parigi come antecedente storico dei<br />

Soviet. "Tutto <strong>il</strong> potere ai Soviet" era l'ord<strong>in</strong>e di Len<strong>in</strong>; ma quel<br />

potere verrà poi confiscato dalla dittatura di un solo partito, a sua<br />

volta sopraffatto da una dittatura personale. Ma allora, all'epoca delle<br />

battaglie di Len<strong>in</strong>grado e di Stal<strong>in</strong>grado, l'Unione Sovietica appariva<br />

agli occhi stessi degli alleati anglo-americani come un baluardo della<br />

democrazia e lo stesso "Zio Joe" (Stal<strong>in</strong>) veniva glorificato come<br />

un grande statista e un <strong>in</strong>signe patriota. A nostra volta pensavamo<br />

che un regime capace di resistere ai formidab<strong>il</strong>i colpi di ariete delle<br />

armate naziste non poteva che reggersi sul consenso generale e avere<br />

con sé l'avvenire.<br />

Inut<strong>il</strong>e ripetere che <strong>il</strong> gruppo "collettivista" era guardato con<br />

sospetto o addirittura con avversione da parte di coloro che osten­<br />

tavano la loro testarda fideistica coerenza fascista. Alcuni di essi,<br />

come Roberti, Miev<strong>il</strong>le, Dettore, e lo stesso Giuseppe Berto, accet­<br />

tarono la sfida ideologica col nostro gruppo e ne nacquero aspre<br />

logomachie che però non trascesero mai a vie di fatto, se non altro<br />

per <strong>il</strong> reciproco rispetto dovuto alla comune sorte di prigionieri,<br />

sradicati per migliaia di miglia dalla nostra terra, condannati a una<br />

<strong>in</strong>erzia che sembra trasformare le parole <strong>in</strong> van<strong>il</strong>oquio.<br />

Nel rivivere queste sbiadite memorie, a distanza di c<strong>in</strong>quant'anni,<br />

non so r<strong>in</strong>negare quel frammento di vita tra i reticolati, nonostante<br />

le privazioni, la fame, <strong>il</strong> rimpianto della casa e della patria lontana.<br />

Quel periodo fu la mia seconda università, mi mise <strong>in</strong> condizione<br />

di confrontare poi, anche a prezzo di amari dis<strong>in</strong>ganni, la realtà<br />

sofferta e pensata allora con quella <strong>in</strong>contrata dopo <strong>il</strong> rimpatrio.<br />

Tuttavia, dalla collisione dell'una e dell' altra non sono uscito neppure<br />

ora sconfitto nella mia fiducia <strong>in</strong> una società migliore, f<strong>in</strong>almente<br />

a misura della nostra Costituzione <strong>in</strong> cui cont<strong>in</strong>uo a ravvisare le<br />

generose aspirazioni dei miei vent' anni. Ma ancora una volta <strong>il</strong> Verbo<br />

non si é fatto carne.


Paulette Davoli<br />

e <strong>il</strong> suo 25 apr<strong>il</strong>e<br />

Nonostante siano parzialmente sopite le urgenze rievocative del- MARIA NELLA CASALI<br />

l'apr<strong>il</strong>e <strong>in</strong>surrezionale nella festa della Liberazione di 50 anni fa<br />

- almeno dal punto di vista del calendario ufficiale della nostra<br />

Repubblica - rimangono pur sempre annidati nei nostri Istituti storici<br />

i contorni e le orme di quei giorni.<br />

Sul pentagramma della memoria lunga, di chi <strong>in</strong> quei giorni c'era,<br />

rimangono trascritte note <strong>in</strong>deleb<strong>il</strong>i che rendono testimonianza sia<br />

del fluire concitato degli eventi, sia della collocazione nello spazio<br />

e nel territorio da cui si assisteva o si prendeva parte ai fatti, ma<br />

anche delle sensazioni e delle emozioni che ad essi sarebbero rimaste<br />

<strong>in</strong>dissolub<strong>il</strong>mente legate.<br />

Una polifonia vocale nella miriade dei ricordi, che ha bisogno<br />

tuttavia di diventare anche approfondimento monodico.<br />

Fra queste voci abbiamo raccolto quella di Paola Davoli <strong>in</strong> una<br />

sua memoria autobiografica sul 25 apr<strong>il</strong>e e la sua ansiosa vig<strong>il</strong>ia;<br />

testimonianza scritta nel luglio '93, quasi a sottol<strong>in</strong>eare - se ve ne<br />

fosse bisogno - la sua autonomia da ogni <strong>in</strong>tento epico e mitizzante.<br />

È <strong>il</strong> racconto <strong>in</strong> cui la protagonista, adolescente, proprio <strong>in</strong> quel<br />

giorno della Liberazione, avrà <strong>il</strong> suo battesimo di fuoco: <strong>il</strong> dolore<br />

di una figlia <strong>in</strong> lutto che piange suo padre, antifascista e organiz­<br />

zatore della Resistenza, torturato e giustiziato dai nazifascisti, <strong>in</strong>contra<br />

<strong>il</strong> tumulto festoso e concitato de Il 'euforia della libertà e con<br />

esso s'<strong>in</strong>treccia e si salda <strong>in</strong> un'ant<strong>in</strong>omia ferita.<br />

Un' angoscia troppo grande per essere contenuta nel cuore di una<br />

ragazz<strong>in</strong>a che, nonostante fosse già da molto tempo abituata a<br />

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convivere con la forzata separazione dalla la madre malata, rimasta<br />

<strong>in</strong> Francia e le <strong>in</strong>certezze della clandest<strong>in</strong>ità paterna, quel "vestito<br />

nero" non aveva ancora imparato a <strong>in</strong>dossare.<br />

Il percorso, nel giorno della Liberazione, di Paulette - per non<br />

dimenticare i suoi natali parig<strong>in</strong>i durante <strong>il</strong> suo es<strong>il</strong>io paterno, nella<br />

realtà del fuoriuscitismo politico, durante gli anni del fascismo -<br />

assieme agli amici e ai compagni di lotta che da Cavazzo li, lungo<br />

la Via Em<strong>il</strong>ia, avrebbe trovato <strong>il</strong> suo punto di riferimento <strong>in</strong> Piazza<br />

della Libertà: un it<strong>in</strong>erario metaforico verso una realtà nuova,<br />

pagata a caro prezzo, una via Crucis che la <strong>in</strong>iziava def<strong>in</strong>itivamente<br />

e drammaticamente alla vita adulta.<br />

Un'immag<strong>in</strong>e sociale che Paola, da allora <strong>in</strong> poi, avrebbe dovuto<br />

e voluto mantenere per far rivivere <strong>il</strong> padre attraverso i suoi gesti<br />

e le sue stesse scelte; un impegno, però, che <strong>in</strong> quei momenti della<br />

Liberazione, carichi di significati e pregnanza storici, diveniva un<br />

fardello troppo grande da portare.<br />

Un sovrapporsi di situazioni e di emozioni <strong>in</strong> quel contesto del<br />

25 apr<strong>il</strong>e di c<strong>in</strong>quant'anni fa, che evocano a Paulette cont<strong>in</strong>ui flash­<br />

back nel suo passato di bamb<strong>in</strong>a, a lei vic<strong>in</strong>issimo, che la lasciano<br />

stordita e <strong>in</strong>capace da allora <strong>in</strong> poi di rielaborarne <strong>il</strong> ricordo <strong>in</strong><br />

senso positivo.<br />

Non dimentichiamo, <strong>in</strong>oltre, che l'<strong>in</strong>tento di Paola Davoli é anche<br />

quello d'<strong>in</strong>scrivere la sua memoria nelle coord<strong>in</strong>ate della prassi<br />

storica e non manca, qu<strong>in</strong>di, di assoggettare volontariamente la<br />

memoria ai criteri storiografici di autenticità, veridicità e atten­<br />

dib<strong>il</strong>ità, nel tentativo di trattare <strong>il</strong> ricordo come qualsiasi altro<br />

documento.<br />

E allora le sensazioni si stemperano con le digressioni e gli<br />

<strong>in</strong>quadramenti, le emozioni con le notizie e le <strong>in</strong>formazioni, spesso<br />

raccolte "sul campo" da altri testimoni.<br />

Un atto della memoria, questo, che diventa una sorta d'<strong>in</strong>tervista<br />

a se stessa, della protagonista-narratrice, nel tentativo apparente­<br />

mente contradditorio, di far rivivere <strong>il</strong> flusso <strong>in</strong>forme della memoria,<br />

ma anche di riuscire a prendere le distanze da esso, tanto da poterlo<br />

raccontare, condividendolo col lettore, e non solo di soffrirlo negli<br />

anfratti della coscienza.


I miei ricordi<br />

e le mie emozioni nei giorni<br />

24 e 25 apr<strong>il</strong>e 1945<br />

La sera del 24 apr<strong>il</strong>e' 45 al "Castello", cosÌ si chiamava quel borgo<br />

di casa del sottoproletariato di V<strong>il</strong>la Cavazzoli, vi era tra la gente<br />

un gran trambusto per le voci che circolavano, le quali dicevano<br />

che <strong>in</strong> quella notte qualcosa sarebbe successo tra i partigiani, che<br />

sarebbero scesi dalla montagna, i tedeschi <strong>in</strong>vasori e i loro alleati<br />

fascisti.<br />

Nessuno si sentiva sicuro nella propria misera abitazione e ci si<br />

chiedeva dove ci si sarebbe potuti rifugiare.<br />

Fu cosÌ che la famiglia Grassi, proprietaria di una v<strong>il</strong>la di fronte<br />

alle nostre abitazioni - famiglia considerata tra le più benestanti di<br />

Cavazzoli perché gestiva un'attività di allevamento e commercio di<br />

maiali e aveva uno spaccio di vendita di generi alimentari <strong>in</strong> città,<br />

all' angolo <strong>in</strong> fondo al Broletto, ospitò quella notte chiunque cercasse<br />

rifugio.<br />

La signora Elena, moglie del signor Ton<strong>in</strong>o Grassi (che, nell'<strong>in</strong>­<br />

genuità di quando ancora ero bamb<strong>in</strong>a, pensavo che cosÌ si chia­<br />

massero per l'alta e forte corporatura di entrambi) fu molto cordiale<br />

e <strong>in</strong>coraggiante con tutti noi.<br />

Subito ci raccogliemmo <strong>in</strong> una grande sala, ma poi per maggior<br />

sicurezza, ci portarono <strong>in</strong> una stalla vuota, dalle mura spesse e con<br />

un grande catenaccio alla porta, <strong>in</strong> cui restarono anche loro; cosÌ<br />

tutti ci sentimmo più sicuri.<br />

Quella notte nessuno dormì e restammo <strong>in</strong> s<strong>il</strong>enzio ad ascoltare<br />

i rumori che provenivano dall'esterno. Rumori di carri armati te­<br />

deschi <strong>in</strong> fuga che andavano velocemente, frammisti a ord<strong>in</strong>i urlati,<br />

(a cura di<br />

Maria Nella Casali)<br />

PAULETTE DAVOLI<br />

159


che va dal ponte del.Crostolo f<strong>in</strong>o a Via Fratelli Cervi, prese <strong>il</strong> nome<br />

di Via Em<strong>il</strong>ia all' Angelo.<br />

Prima di proseguire con i miei ricordi penso sia <strong>in</strong>teressante far<br />

conoscere vari avvenimenti che si susseguirono riguardo quella v<strong>il</strong>la,<br />

perché penso che essi facciano storia.<br />

La v<strong>il</strong>la, f<strong>in</strong>o al 1939, ebbe come proprietario <strong>il</strong> noto chirurgo<br />

ortopedico dott. Jotti, lo stesso che amputò la gamba a mio padre<br />

quand'era <strong>in</strong> carcere e che curò di nascosto parecchi partigiani feriti.<br />

In seguito la v<strong>il</strong>la fu venduta a Ionello Davoli che però non<br />

abitandola durante <strong>il</strong> periodo di guerra l'affittò a un giornalista di<br />

nome Manlio De Benedetti (che f<strong>in</strong>ita la guerra si trasferì a Tor<strong>in</strong>o).<br />

TI suddetto giorualista collaborava con i servizi segreti <strong>in</strong>glesi e<br />

sulla torretta della v<strong>il</strong>la aveva <strong>in</strong>stallato una trasmittente con la quale<br />

comunicava con gli alleati.<br />

Questi particolari mi sono stati fomiti dalla moglie e dalla figlia<br />

di Pellegr<strong>in</strong>o Menozzi (detto "al Megher"), ora defunto, <strong>il</strong> quale<br />

coltivava un orto nel podere annesso alla v<strong>il</strong>la: antifascista e co­<br />

munista, Menozzi riceveva spesso notizie riservate dal De Benedetti<br />

che comunicava <strong>in</strong> anticipo riguardo a certe <strong>in</strong>cursioni di aerei alleati<br />

e di rastrellamenti che i tedeschi e i fascisti avrebbero fatto, cercando<br />

<strong>in</strong> quel modo di salvare la gente.<br />

La notizia del preavviso delle <strong>in</strong>cursioni aeree mi è stata confer­<br />

mata da mio cug<strong>in</strong>o, Sergio Gall<strong>in</strong>gani, collaboratore della Resisten­<br />

za, abitante da sempre vic<strong>in</strong>o al cas<strong>in</strong>o dell' Angelo; laddove i<br />

tedeschi requisirono l'offic<strong>in</strong>a-carrozzeria del padre per la riparazio­<br />

ne dei propri automezzi. Offic<strong>in</strong>a più volte spezzonata da aerei alleati,<br />

previo preavviso del De Benedetti <strong>in</strong> modo che all'atto dell'<strong>in</strong>cur­<br />

sione gli operai non fossero sul posto.<br />

In seguito <strong>il</strong> De Benedetti, per sicurezza, si trasferì <strong>in</strong> una v<strong>il</strong>la<br />

<strong>in</strong> viale Isonzo, nei pressi dell'ex C<strong>in</strong>ema Parco.<br />

La v<strong>il</strong>la fu qu<strong>in</strong>di def<strong>in</strong>itamente occupata dai tedeschi che <strong>in</strong>stal­<br />

larono un posto di blocco sulla Via Em<strong>il</strong>ia.<br />

La v<strong>il</strong>la era frequentata da gerarchi repubblich<strong>in</strong>i del vic<strong>in</strong>ato,<br />

come per esempio Enzo Baroni che si salvò fuggendo <strong>in</strong> tempo a<br />

Genova, dove restò tutto <strong>il</strong> resto della sua vita.<br />

Qu<strong>in</strong>di, toruando al giorno della Liberazione, fuggiti i tedeschi,<br />

qualche fanatico fascista si appostò proprio sulla torretta della v<strong>il</strong>la<br />

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164<br />

sopra descritta o nei campi circostanti per sparare alla folla .<br />

Lì venne ferita Giovanna De Santi (che porta ancora nella coscia<br />

una scheggia di palottola).<br />

li nostro gruppo si salvò perché si gettò nei cespugli lungo l'arg<strong>in</strong>e<br />

del Crostolo, f<strong>in</strong>o a che arrivarono dei partigiani per dirci che la<br />

via, ora, era libera.<br />

Passato quel brutto momento gli animi ripresero vigore e, come<br />

prima, i compagni si rimisero a cantare <strong>in</strong>ni partigiani e politici, quali<br />

"La guardia rossa" e "Bandiera rossa" che io pure conoscevo, ma<br />

che non riuscivo a cantare perché un nodo di pianto mi serrava la<br />

gola. I ricordi cocenti delle occasioni <strong>in</strong> cui li cantavo poco tempo<br />

prima assieme a mio padre mi affliggevano.<br />

Nel frattempo, la bandiera rossa che sventolavo - troppo pesante,<br />

come <strong>il</strong> dolore che portavo <strong>in</strong> me - mi fu sostituita dagli amici con<br />

una piccola bandiera americana.<br />

Arrivati <strong>in</strong> Via Em<strong>il</strong>ia S.Stefano <strong>in</strong>contrammo altri gruppi che si<br />

unirono a noi. Nell'<strong>in</strong>contrarsi questa gente era estremamente felice,<br />

si abbracciava e si baciava. lo avrei voluto provare quella felicità,<br />

ma troppo provata dal recente passato, non mi fu possib<strong>il</strong>e esserlo.<br />

Però tenni <strong>in</strong> me <strong>il</strong> tutto, non volevo guastare la festa a nessuno.<br />

E per farmi forza e coraggio mi dicevo: "Beh, Paulette, devi essere<br />

contenta perche papà ha dedicato tutta la vita ed é morto per questo<br />

giorno di gloria. Ma avevo un bel da dirmi! Perché più si andava<br />

avanti e "PIO' EM' SINTIVA IMAGONEDA".<br />

Fummo fotografati e le immag<strong>in</strong>i di quella sf<strong>il</strong>ata sono poi apparse<br />

su tutta la stampa democratica e su quella dedicata alla Resistenza.<br />

Ancor oggi, guardando quelle foto storiche che mi ritraggono,<br />

quasi ancora bamb<strong>in</strong>a, con quel vestit<strong>in</strong>o nero <strong>in</strong> mezzo ad altre<br />

donne, mi rivedo con un viso pieno di tristezza. Accanto a me, <strong>in</strong><br />

prima f<strong>il</strong>a, mentre porto la bandier<strong>in</strong>a americana, si può notare alla<br />

mia s<strong>in</strong>istra, la compagna Laura Cavazzoni, moglie di Walter<br />

Reverberi e dietro, nel gruppo di Cavazzoli, alcune compagne come<br />

Velia Uzzol<strong>in</strong>i, moglie di Fausto Cavazzoni, Cam<strong>il</strong>la Reverberi, Ester<br />

Vercalli, Loredana Reverberi e Vera Grisendi.<br />

Arrivati nella grande Piazza della Libertà, allora denom<strong>in</strong>ata Piazza<br />

della Vittoria, mi fu ridata la gloriosa bandiera rossa e, malgrado<br />

<strong>il</strong> mio stato d'animo, cercai di tenerla alta <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e e di farla<br />

sventolare: <strong>in</strong> mezzo a tante bandiere tricolori appariva la bandiera


- guida, simboleggiando colui che 1'aveva tanto amata, pregando la<br />

madre di conservarla.<br />

La piazza era gremita di partigiani e di gente comune che, ve­<br />

dendomi, ora sola ad aprire <strong>il</strong> corteo, diceva: "Guardé! L'é la fiola<br />

ed Paol<strong>in</strong>o Davoli".<br />

A quell'affermazione, alcuni partigiani vennero verso di me e<br />

subito dopo mi trovai sulle spalle di un partigiano.<br />

Ciò mi fece ricordare occasioni analoghe nel passato <strong>in</strong> cui mi<br />

sono trovata varie volte <strong>in</strong> groppa a mio padre a manifestare, per<br />

varie ragioni, nelle grandi strade di Parigi.<br />

Ricordo un episodio particolare, a Sa<strong>in</strong>t Denis.<br />

Lì, oltre ad essere <strong>in</strong> groppa a papà che portava al petto una<br />

coccarda tricolore (bleu, bIanche e rouge), io sventolavo una piccola<br />

bandiera di carta degli stessi colori. Eravamo ai tempi di Leon Blum,<br />

ma non ricordo per quale motivo si manifestava; certamente fu una<br />

manifestazione di protesta perché la gente, dai visi seri e <strong>in</strong>dignati,<br />

gridava: "Au chiot Doriot!". In gergo, significava "Vai al cesso" e<br />

<strong>in</strong> questo caso la folla ci mandava Jacque Doriot, s<strong>in</strong>daco di St.Denis.<br />

Probab<strong>il</strong>mente, essendo stato comunista (nel '24 fu eletto deputato<br />

della Senna e nel '30 s<strong>in</strong>daco di St. Denis) e avendo poi mutato<br />

completamente, diventando rigidamente anticomunista, dopo aver<br />

fondato nel '36 <strong>il</strong> Partito Popolare Francese (P.P.F.) d'ispirazione<br />

fascista, suscitava i rancori e la rabbia della gente.<br />

Avevo allora circa 7 o 8 anni ed eravamo nel '37 - '38.<br />

Con questi miei ricordi attraversai la piazza. Uno scroscio di<br />

applausi accolse <strong>il</strong> mio passaggio e certamente per quel mio vestito<br />

nero la folla, forse senza neanche conoscerne <strong>il</strong> motivo, ma penso<br />

immag<strong>in</strong>andolo, mi accarezzava le gambe e diceva "Puvre<strong>in</strong>a!<br />

Puvre<strong>in</strong>a!"<br />

In quella piazza si sentiva euforia ma non solo di gioia, ma anche<br />

di rabbia, perché c'era chi gridava "Morte ai traditori! Morte agli<br />

assass<strong>in</strong>i! Morte ai tedeschi fascisti!"<br />

Proprio per tutto quel chiasso, quella confusione, mi pareva anche<br />

di vivere una pag<strong>in</strong>a di storia della Rivoluzione Francese, imparata<br />

durante le lezioni di storia nel periodo scolastico <strong>in</strong> Francia.<br />

Stordita, distrutta e sempre <strong>in</strong> groppa a quel partigiano mi trovai<br />

sul balcone della Sala Verdi accanto ai membri del C.L.N .. Lì trovai<br />

anche quel mio cug<strong>in</strong>o Sergio, che <strong>in</strong> mezzo a tanti sconosciuti mi<br />

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166<br />

r<strong>in</strong>cuorò.<br />

Poi, dopo alcuni discorsi, mi son trovata a un certo punto fra le<br />

mani un biglietto aff<strong>in</strong>ché io lo leggessi a tutta quella gente.<br />

Presi <strong>il</strong> biglietto e com<strong>in</strong>ciai a leggere: "Sono la figlia del martire<br />

Paolo Davoli assass<strong>in</strong>ato solo un mese e mezzo fa ... ".<br />

A quel punto quel pianto tanto trattenuto scoppiò davanti a tutti<br />

e lì f<strong>in</strong>ì senza che io riuscissi a leggere quella famosa frase che mio<br />

padre pronunciò prima di andare alla morte.<br />

Dopo quel 25 apr<strong>il</strong>e' 45 mi sono trovata coi partigiani a festeggiare<br />

tutti i 25 apr<strong>il</strong>e e, benché siano trascorsi quasi 50 anni debbo dire<br />

che ancor oggi, <strong>in</strong> quel giorno di festa, trovandomi nella sf<strong>il</strong>ata, un<br />

velo di mal<strong>in</strong>conia avvolge <strong>il</strong> mio cuore.<br />

Perché certi grandi dolori non muoiono mai, si nascondono <strong>in</strong> noi,<br />

per riapparire come <strong>in</strong> questo caso, nel ricordare.<br />

Luglio 1993.


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E siamo al secondo appuntamento . a cura di<br />

Crocevia é uno spazio di <strong>in</strong>contro tra le letture della storia che C. Mario Lanzafame<br />

<strong>in</strong> questi anni permeano <strong>il</strong> territorio reggiano grazie alla presenza<br />

delle comunità extra Unione Europea.<br />

In questo numero troverete <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o dell' area denom<strong>in</strong>ata Corno<br />

d'Africa, una cronologia che parte dalla f<strong>in</strong>e del secondo conflitto<br />

mondiale, una bibliografia, sempre a cura di Giampaolo Calchi<br />

Novati.<br />

Ospitiamo anche le note che gent<strong>il</strong>mente ci ha consegnato un<br />

marocch<strong>in</strong>o a commento della scheda sulla sua nazione, apparsa<br />

sull' ultimo numero di RS.<br />

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contrapposizione religiosa perché l'Etiopia si è identificata storica­<br />

mente con la d<strong>in</strong>astia salomonide (<strong>il</strong> fondatore di Axum, racconta<br />

la leggenda, era figlio della reg<strong>in</strong>a di Saba e di re Salomone) e la<br />

Chiesa cristiana copta monofisita, parte della grande famiglia del<br />

cristianesimo ortodosso, mentre le genti e le formazioni statali del<br />

bassopiano, di cui la Somalia è <strong>in</strong> qualche modo l'erede, si richia­<br />

mavano massicciamente all'Islam. L'<strong>in</strong>treccio di esperienze e culture<br />

che caratterizza <strong>il</strong> Corno è confermato dal fatto che pers<strong>in</strong>o l'Etiopia,<br />

<strong>il</strong> regno cristiano per eccellenza, <strong>il</strong> mitico paese del "prete Gianni",<br />

ha una <strong>in</strong>gente popolazione di musulmani entro i suoi conf<strong>in</strong>i.<br />

Il nucleo storico dell'Etiopia corrisponde alla popolazione di l<strong>in</strong>gua<br />

semitica, più sensib<strong>il</strong>e all'<strong>in</strong>fluenza del mondo arabo. Le l<strong>in</strong>gue<br />

semitiche che oggi si parlano <strong>in</strong> Etiopia, fra cui le più importanti<br />

e diffuse sono l'arnharico e <strong>il</strong> tigr<strong>in</strong>o, derivano dal gheez, che è usato<br />

ormai solo come l<strong>in</strong>gua liturgica della Chiesa copta. Nella stessa<br />

Etiopia e <strong>in</strong> tutta la fascia costiera le altre l<strong>in</strong>gue prevalenti (l'oromo<br />

e <strong>il</strong> somalo anzitutto) appartengono al gruppo delle l<strong>in</strong>gue cuscitiche.<br />

A differenza di altre regioni dell'Africa, la storia moderna e<br />

contemporanea del Corno è stata determ<strong>in</strong>ata più dai fattori <strong>in</strong>terni<br />

che dai fattori esterni (<strong>il</strong> colonialismo). Lo Stato etiopico, la "madre<br />

nera" <strong>in</strong> cui i popoli africani si sono specchiati ricavandone ispi­<br />

razione e sicurezza, ha mantenuto la sua <strong>in</strong>dipendenza <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotta­<br />

mente per due- tre m<strong>il</strong>lenni. Il colonialismo, <strong>in</strong> particolare, ha avuto<br />

una <strong>in</strong>cidenza solo marg<strong>in</strong>ale, concorrendo certo alla creazione di<br />

nuovi soggetti politici ma senza mai soverchiare del tutto le forze<br />

locali. All' epoca dell'imperialismo trionfante, negli ultimi due de­<br />

cenni del secolo scorso, l'Etiopia seppe resistere all' offensiva italiana<br />

difendendo con successo la sua <strong>in</strong>dipendenza nella battaglia di Adua,<br />

di cui l'anno prossimo si celebrerà <strong>il</strong> centenario: non fu solo una<br />

vittoria m<strong>il</strong>itare; Adua fu la prova dei progressi dell'Etiopia di<br />

Menelik <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di centralizzazione del potere, di mob<strong>il</strong>itazione<br />

nazionale <strong>in</strong> ultima analisi di "modernizzazione".<br />

Anche l'Etiopia alla f<strong>in</strong>e subì l'occupazione italiana, quando<br />

tuttavia, alla vig<strong>il</strong>ia della seconda guerra mondiale, <strong>il</strong> colonialismo<br />

aveva già imboccato la parabola discendente. La conquista italiana<br />

dell'Etiopia durò appena c<strong>in</strong>que anni dal 1936 al 1941, troppo poco<br />

per avviare quelle trasformazioni istituzionali e produttive che sono<br />

proprie del colonialismo. Per <strong>il</strong> resto, <strong>il</strong> dom<strong>in</strong>io coloniale si limitò<br />

173


174<br />

ad alcune posizioni periferiche (l'Eritrea, la Somalia, Gibuti).<br />

L'Italia, con l'assistenza attiva della Gran Bretagna, <strong>in</strong>teressata a<br />

tenere lontane dal N<strong>il</strong>o e da Suez, due dei gioielli "strategici" del<br />

Como come regione allargata, le più temib<strong>il</strong>i Francia e Germania,<br />

è stata la potenza europea che più si è impegnata nell'opera di<br />

colonizzazione del Como. Prima con Crispi e poi con Mussol<strong>in</strong>i<br />

attaccò anche la roccaforte dell'altopiano. Aggredendo l'Etiopia nel<br />

1935 con <strong>il</strong> pretesto di un <strong>in</strong>cidente di frontiera (con la Somalia<br />

italiana) presso <strong>il</strong> pozzo di Ual-Ual, <strong>il</strong> fascismo volle "vendicare"<br />

la sconfitta di Adua, sentita come un' "onta" da tutto lo schieramento<br />

nazionalista. li colonialismo è <strong>in</strong>triso di violenza e <strong>il</strong> colonialismo<br />

italiano nel Como non fa eccezione: specialmente <strong>in</strong> Etiopia sono<br />

state scritte pag<strong>in</strong>e <strong>in</strong>degne. L'Italia ha dato però anche un <strong>in</strong>com­<br />

mensurab<strong>il</strong>e contributo di conoscenza e di arricchimento perché sono<br />

molti gli storici e eruditi italiani che hanno studiato lo sv<strong>il</strong>uppo della<br />

storia, delle l<strong>in</strong>gue e delle culture del Como.<br />

La prima colonia <strong>in</strong> assoluto dell'Italia <strong>in</strong> Africa fu l'Eritrea.<br />

Nacque formalmente nel 1890 ma la prima pietra fu posta con<br />

l'acquisto della baia di Assab da parte di una compagnia di navi­<br />

gazione nel 1869, l'anno dell'apertura del Canale di Suez. Nel 1882<br />

Assab passò allo Stato italiano e nel 1885 fu occupata Massaua.<br />

Con la formazione dell'Eritrea - che deve <strong>il</strong> suo bel nome clas­<br />

sicheggiante alla fantasia di Ferd<strong>in</strong>ando Mart<strong>in</strong>i, uomo politico e<br />

letterato, che lo ricavò dal nome greco e lat<strong>in</strong>o del mar Rosso -<br />

l'impero etiopico perse <strong>il</strong> suo sbocco al mare. Da tempo comunque<br />

l'Etiopia, <strong>il</strong> cui epicentro si era andato spostando sempre più a sud<br />

(da Axum a Gondar e qu<strong>in</strong>di ad Addis Abeba), non aveva più un<br />

controllo diretto del litorale. Allorché venne costituita la colonia<br />

Eritrea, queste terre erano contese fra tre sovranità: quella storica<br />

dell'Etiopia, quella turca e quella egiziana.<br />

Dopo l'Eritrea, fu la volta della Somalia. Anche <strong>in</strong> questo caso<br />

<strong>il</strong> possedimento fu costruito pezzo a pezzo mediante accordi di<br />

protettorato con vari notab<strong>il</strong>i musulmani e Zanzibar, che aveva la<br />

giurisdizione sulla costa del Benadir con Mogadiscio e le altre città<br />

più importanti, o mediante operazioni m<strong>il</strong>itari <strong>in</strong> piena regola. Dopo<br />

l'occupazione dell'Etiopia e la proclamazione dell'impero, l'Eritrea<br />

e la Somalia furono amm<strong>in</strong>istrate <strong>in</strong>sieme all'Etiopia nell' Africa<br />

orientale italiana (Aoi) con capitale Addis Abeba.


La disfatta dell'Italia nella seconda guerra mondiale comportò fra<br />

le altre conseguenze la dis<strong>in</strong>tegrazione e sparizione dell'impero <strong>in</strong><br />

Africa. L'Aoi fu perduta sul campo nel 1941 dopo un' effimera<br />

avanzata delle truppe italiane con l'occupazione della Somalia <strong>in</strong>­<br />

glese. Il trattato di pace del 1947 <strong>in</strong>giungeva all'Italia di r<strong>in</strong>unciare<br />

senza condizioni a tutti i suoi diritti <strong>in</strong> Africa. Invano <strong>il</strong> governo,<br />

con una certa forzatura storica, aveva chiesto che venissero salvate<br />

le colonie prefasciste (l'Eritrea e la Somalia nell' Africa orientale,<br />

abbandonando solo l'Etiopia), pretendendo che <strong>il</strong> colonialismo ita­<br />

liano aveva esercitato <strong>il</strong> potere attraverso <strong>il</strong> lavoro dei nostri coloni<br />

più che i capitali. L'Italia ebbe una soddisfazione solo parziale perché<br />

nel quadro del compromesso diplomatico che concluse la lunga<br />

trattativa condotta fra le grandi potenze e alI' Onu le fu concessa<br />

la Somalia <strong>in</strong> amm<strong>in</strong>istrazione fiduciaria per un periodo prefissato<br />

di dieci anni (dal 1950 al 1960).<br />

La decisione delle Nazioni unite tenne conto <strong>in</strong> parte della tra­<br />

dizione storica e <strong>in</strong> parte del nazionalismo <strong>in</strong>sorgente anche per<br />

effetto delle dislocazioni operate dal colonialismo. Dopo la restau­<br />

razione sul trono dell'imperatore Ha<strong>il</strong>e Selassie, uscito rafforzato<br />

dalla guerra con l'aureola di resistente al fascismo, l'Etiopia chiedeva<br />

la restituzione dell'Eritrea. Una parte della classe dirigente eritrea,<br />

quella dell' altopiano cristianizzato, aveva effettivamente un program­<br />

ma "unionista" (con l'Etiopia) ma soprattutto i musulmani, spalleg­<br />

giati dal mondo arabo, puntavano all'<strong>in</strong>dipendenza. Per effetto della<br />

lunga soggezione al colonialismo italiano, l'Eritrea era ormai molto<br />

diversa dall' Etiopia. I somali, dal canto loro, accarezzavano <strong>il</strong> sogno<br />

di unificare tutte le terre abitate da genti di l<strong>in</strong>gua somala e qu<strong>in</strong>di,<br />

oltre alla Somalia ex-italiana e al Somal<strong>il</strong>and britannico, la Costa<br />

francese dei somali (Territorio degli Afar e degli Issa, successiva­<br />

mente Gibuti), la vasta regione semi desertica dell' Ogaden appar­<br />

tenente all'Etiopia e <strong>il</strong> distretto nord- orientale del Kenya. In virtù<br />

del carattere nomadico del loro habitat, i somali avevano occupato<br />

una vasta regione d<strong>il</strong>agando <strong>in</strong> tutto <strong>il</strong> Como. Il pansomalismo trovò<br />

un palad<strong>in</strong>o nel governo <strong>in</strong>glese, che pensava naturalmente all'<strong>in</strong>­<br />

fluenza di cui avrebbe potuto beneficiare, ma non ebbe fortuna.<br />

L'amm<strong>in</strong>istrazione fiduciaria sulla povera e derelitta Somalia com­<br />

pensò solo <strong>in</strong> parte le ambizioni dell'Italia, che aveva <strong>in</strong> mente<br />

piuttosto l'Eritrea (o, <strong>in</strong> un altro scacchiere, la Libia). Il verdetto<br />

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176<br />

dell'Onu sull'Eritrea suscitò molte controversie: l'ex-colonia italiana<br />

fu proclamata "unità autonoma", munita di una sua Costituzione e<br />

di un governo, e venne federata all'Etiopia.<br />

L'uscita di scena dell'Italia dal Corno lasciò dietro di sé irrisolti<br />

gravi problemi di nazionalità o statualità. Nel 1960, con puntualità<br />

rispetto alla scadenza fissata dall'Onu, la Somalia italiana ottenne<br />

l'<strong>in</strong>dipendenza e si fuse immediatamente con l'ex-Somalia <strong>in</strong>glese<br />

ma vide frustate le speranze di aggiungere a queI primo nucleo gli<br />

altri territori "somali". Particolarmente acuta doveva dimostrarsi la<br />

tensione con l'Etiopia per l'Ogaden, teatro di molti scontri e di una<br />

guerra "totale" neI 19<strong>77</strong>-78. L'idea di Stato che aveva la Somalia<br />

- uno Stato omogeneo sul piano nazionale e culturale - era <strong>in</strong>com­<br />

patib<strong>il</strong>e con l'impostazione mult<strong>in</strong>azionale e multietnica dell'Etiopia.<br />

NeI 1962 l'Eritrea fu annessa con un atto di forza all'Etiopia e <strong>in</strong>iziò<br />

subito una guerra (di liberazione o di secessione a seconda delle<br />

prospettive) che si è conclusa con l'<strong>in</strong>dipendenza dell' ex- colonia<br />

italiana sul Mar Rosso. Malgrado tutto, la "spartizione" di orig<strong>in</strong>e<br />

coloniale aveva imposto i suoi diritti (come è accaduto <strong>in</strong> Somalia,<br />

dove la guerra <strong>in</strong>terclanica seguita al collasso del regime di Siad<br />

Barre nel 1991, un anno "fatale" anche per l'Etiopia, è sfociata<br />

nell'<strong>in</strong>dipendenza di fatto dell' ex-Somal<strong>il</strong>and britannico).<br />

L'<strong>in</strong>term<strong>in</strong>ab<strong>il</strong>e guerra eritrea fu solo una delle cause del logo­<br />

ramento dell' apparato autocratico facente capo a Ha<strong>il</strong>e Selassie. li<br />

prestigio del negus non bastò ad evitare <strong>il</strong> peggio. La monarchia<br />

fu abbattuta da una coalizione di forze <strong>in</strong> cui dovevano imporsi i<br />

m<strong>il</strong>itari. Nel momento della crisi, l'esercito <strong>in</strong>terpretò la volontà di<br />

progresso e riforma dei ceti medi emergenti. Sia <strong>in</strong> Etiopia che <strong>in</strong><br />

Somalia le forze armate addobbarono i loro programmi di r<strong>in</strong>nova­<br />

mento con un <strong>in</strong>volucro marxista e socialista. Allora l' Urss sembrava<br />

oggettivamente un alleato <strong>in</strong> grado di fornire - oltre ad una formula<br />

per v<strong>in</strong>cere <strong>il</strong> sottosv<strong>il</strong>uppo - armi e appoggio diplomatico. L'ade­<br />

renza a una medesima ideologia non impedì a Siad Barre di assalire<br />

l'Etiopia nell'<strong>il</strong>lusione di arrestare con una vittoria nell'Ogaden <strong>il</strong><br />

deperimento dell'esperimento avviato nel 1969. Il potere deI Derg<br />

e personalmente di Menghistu Ha<strong>il</strong>e Mariam sopravvisse alla prova<br />

critica del 19<strong>77</strong> e 1978, quando l'<strong>in</strong>vasione somala venne ad ag­<br />

giungersi alla guerriglia <strong>in</strong> Eritrea e alla sollevazione di altri<br />

movimenti di vario segno, ma la sp<strong>in</strong>ta rivoluzionaria che i m<strong>il</strong>itari


avevano creduto di p<strong>il</strong>otare verso una società più giusta e d<strong>in</strong>amica<br />

dopo l'abrogazione del feudalesimo e la denuncia dell'imperialismo,<br />

con la classe al posto della nazione, si <strong>in</strong>aridì naufragando nell'ar­<br />

bitrio e nell'<strong>in</strong>efficienza.<br />

A pochi mesi di distanza, <strong>il</strong> 1991 vide la f<strong>in</strong>e drammatica tanto<br />

del regime di Siad Barre <strong>in</strong> Somalia che del regime di Menghistu,<br />

<strong>il</strong> "negus rosso", <strong>in</strong> Etiopia. Le due rivoluzioni avevano rappresentato<br />

svolte di grande significato ma erano impotenti teoricamente e<br />

praticamente davanti ai problemi dello sv<strong>il</strong>uppo e della democrazia.<br />

Il crollo del Derg fu precipitato dalle vittorie m<strong>il</strong>itari dei Fronti eritrei,<br />

con cui si alleò la guerriglia che era com<strong>in</strong>ciata molti anni prima<br />

dal Tigrai, una prov<strong>in</strong>cia che era stata <strong>il</strong> Piemonte dell'Etiopia ma<br />

che da un secolo aveva perduto <strong>il</strong> suo primato a favore della Scioa<br />

e degli Arnhara.<br />

Anche <strong>in</strong> Somalia le forze della "liberazione" avevano connotati<br />

"etnici" (o clanici, stante le condizioni della Somalia, abitata da una<br />

popolazione compatta per nazionalità e l<strong>in</strong>gua). Indebolita dalla<br />

carestia, dall' anarchia tribale e da un <strong>in</strong>tervento <strong>in</strong>ternazionale che,<br />

presentato come umanitario, ha portato a una <strong>in</strong>tensificazione della<br />

guerra, la Somalia non ha più ricomposto la sua unità e, a parte<br />

<strong>il</strong> caso del Somal<strong>il</strong>and, è spartita di fatto fra più movimenti e<br />

altrettanti "signori della guerra".<br />

Lo Stato etiopico ha "tenuto" di più, come si conviene alla sua<br />

solida tradizione: per <strong>in</strong>iziativa del gruppo v<strong>in</strong>citore, radicato nel<br />

Tigrai, è stato varato un progetto di democrazia etnicistica che<br />

riconosce le nazionalità delle diverse componenti f<strong>in</strong>o al diritto della<br />

secessione e decentralizza <strong>in</strong>tanto i poteri per suscitare ed esaltare<br />

la risorse di tutti. Un Vaso di Pandora dagli effetti imprevedib<strong>il</strong>i o<br />

un precedente prezioso per gli altri fenomeni di "etnicismo" che si<br />

manifestano qua e là <strong>in</strong> Africa dalla Nigeria al Sudan, al Ruanda,<br />

ecc.?<br />

Per la prima volta <strong>in</strong> questo dopoguerra, l'Eritrea ha cessato di<br />

essere la questione pr<strong>in</strong>cipale dell'Etiopia. L'ex colonia italiana è<br />

diventata <strong>in</strong>dipendente con <strong>il</strong> beneplqcito di Addis Abeba. L'unità<br />

dell'Etiopia non è più un tabù. Per altri aspetti, <strong>il</strong> pansomalismo non<br />

è più di attualità. La rivalità fra Etiopia e Somalia si è come dissolta<br />

per la semidissoluzione dei due protagonisti (i modelli di Stato se<br />

non gli Stati <strong>in</strong> sé). Come variab<strong>il</strong>e di <strong>in</strong>stab<strong>il</strong>ità nel Como opera<br />

1<strong>77</strong>


oggi soprattutto <strong>il</strong> Sudan, che <strong>in</strong> passato ha aiutato sia l'irredentismo<br />

eritreo che la lotta degli oppositori di Menghistu, e che ora fa la<br />

figura di fattore di elemento di disturbo perché pratica una politica<br />

orientata verso l'islamismo radicale, percepito un po' ovunque come<br />

una "m<strong>in</strong>accia". Resta solo da chiedersi se la formazione di un nuovo<br />

Stato (di due se si conta, a fianco dell'Eritrea, lo sdoppiamento della<br />

Somalia, anche se <strong>il</strong> Somal<strong>il</strong>and non ha sollecitato <strong>il</strong> riconoscimento<br />

<strong>in</strong>ternazionale) è dest<strong>in</strong>ata a rappresentare un primo passo verso una<br />

generale riconsiderazione della statualità <strong>in</strong> Africa o è stata una specie<br />

di supplemento della decolonizzazione <strong>in</strong> una regione, <strong>il</strong> Como, dove<br />

a stab<strong>il</strong>ire le <strong>in</strong>dipendenze alla f<strong>in</strong>e della guerra hanno concorso, con<br />

<strong>il</strong> nazionalismo, considerazioni d'ord<strong>in</strong>e diplomatico e politico<br />

generale.<br />

CRONOLOGIA ESSENZIALE 1941 - Ha<strong>il</strong>e Selassie ritorna sul trono dell'impero etiopico. E'<br />

DELLA REGIONE, la f<strong>in</strong>e dell' Africa orientale italiana (Aoi) , istituita nel 1936 unifi­<br />

DOPO LA SECONDA cando Etiopia, Eritrea e Somalia. Tutti i possedimenti italiani del­<br />

GUERRA MONDIALE. l'Africa orientale sono occupati dalle forze <strong>in</strong>glesi.<br />

1947 - I v<strong>in</strong>citori della guerra impongono un duro trattato di pace<br />

all'Italia, che deve r<strong>in</strong>unciare a tutti i diritti sulle sue ex- colonie<br />

178<br />

africane. L'Etiopia è trattata a parte riconoscendo la sua piena<br />

<strong>in</strong>dipendenza e condannando l'Italia a pagare i danni di guerra. Sulla<br />

sorte di Somalia e Eritrea (e Libia) decideranno le quattro grandi<br />

potenze e <strong>in</strong> mancanza di un accordo le Nazioni Unite.<br />

1949-50 - Dopo lunghe discussioni l' Onu decide <strong>in</strong> due tempi la<br />

sorte degli ex-possedimenti italiani. La Somalia viene assegnata all'Italia<br />

<strong>in</strong> amm<strong>in</strong>istrazione fiduciaria (trusteeship) per lO anni. L'Eri­<br />

trea è federata come "unità autonoma" all'Etiopia, che aveva <strong>in</strong>sistito<br />

per assorbirla come parte <strong>in</strong>tegrante della sua sovranità storica.<br />

1960 - Nell' "anno dell' Africa", la Somalia italiana ottiene l'<strong>in</strong>­<br />

dipendenza e si fonde con l'ex-Somal<strong>il</strong>and <strong>in</strong>glese nella Repubblica<br />

di Somalia (capitale Mogadiscio), che fa proprio <strong>il</strong> pansomalismo.<br />

In Etiopia <strong>il</strong> regime imperiale viene messo a dura prova da un<br />

tentativo di colpo di stato m<strong>il</strong>itare, che Ha<strong>il</strong>e Selassie riesce peraltro<br />

a domare.


1962 - Il legame federale fra Eritrea e Etiopia, mai pienamente<br />

funzionante, viene soppresso e l'Eritrea, dopo un voto dell'assemblea<br />

di Asmara <strong>in</strong> condizioni di evidente coazione, è <strong>in</strong>corporata nell'im­<br />

pero abiss<strong>in</strong>o come semplice prov<strong>in</strong>cia. Le forze nazionaliste eritree<br />

lanciano la guerriglia con l'aiuto dei paesi arabi.<br />

1963 - Viene costituita a Addis Abeba, grazie alla paziente<br />

mediazione di Ha<strong>il</strong>e Selassie, l'Organizzazione dell'unità africana<br />

(Oua). Fra i pr<strong>in</strong>cipi sanciti dalla Carta dell'Oua figura l'immutab<strong>il</strong>ità<br />

delle frontiere al momento delle <strong>in</strong>dipendenze. Sembra una clausola<br />

a favore dell'Etiopia. La Somalia dichiara di non sentirsi v<strong>in</strong>colata<br />

da questa norma perché persegue l'unità di tutte le terre abitate da<br />

somali. Sempre nel 1963 perviene all'<strong>in</strong>dipendenza <strong>il</strong> Kenya, <strong>in</strong> cui<br />

è compreso un territorio rivendicato da Mogadiscio: la Gran Bretagna<br />

non tiene conto della volontà della popolazione somala e conferma<br />

i conf<strong>in</strong>i coloniali del nuovo Stato.<br />

1969 - Un colpo di stato m<strong>il</strong>itare capeggiato da Mohammed Siad<br />

Barre pone f<strong>in</strong>e <strong>in</strong> Somalia al governo parlamentare e semidemo­<br />

cratico della Lega dei giovani somali. Nel primo anniversario del<br />

colpo di stato <strong>il</strong> regime m<strong>il</strong>itare farà professione di "socialismo<br />

scientifico" .<br />

1974 - Il regime imperiale <strong>in</strong> Etiopia è rovesciato da una complessa<br />

operazione <strong>in</strong>surrezionale <strong>in</strong> cui si cimentano con scioperi, mani­<br />

festazioni e altre forme di protesta gli studenti, gli <strong>in</strong>segnanti, i<br />

pubblici dipendenti e i m<strong>il</strong>itari. Nel vuoto istituzionale è appunto<br />

l'esercito a prendere di fatto <strong>il</strong> potere attraverso <strong>il</strong> Derg (parola<br />

amharica che significa Comitato, l'organo degli ufficiali e dei soldati<br />

alla testa del movimento). Ha<strong>il</strong>e Selassie morirà, probab<strong>il</strong>mente di<br />

morte violenta, nel 1975. La rivoluzione, che esordisce con prov­<br />

vedimenti "storici" come l'abolizione del feudalesimo, una drastica<br />

riforma agraria e del suolo urbano e la nazionalizzazione delle<br />

pr<strong>in</strong>cipali attività economiche e f<strong>in</strong>anziarie, attraversa fasi convulse.<br />

Due capi del Derg verranno uccisi nelle <strong>in</strong>term<strong>in</strong>ab<strong>il</strong>i lotte di frazioni,<br />

di persone e di l<strong>in</strong>ee. Nel 19<strong>77</strong> emergerà come leader assoluto<br />

Menghistu Ha<strong>il</strong>e Mariam, <strong>in</strong>dicato f<strong>in</strong> dall'<strong>in</strong>izio come capof<strong>il</strong>a<br />

dell' ala radicale.<br />

19<strong>77</strong> - Mentre <strong>il</strong> Territorio degli Afar e degli Issa, la cosiddetta<br />

Somalia francese, sceglie di diventare <strong>in</strong>dipendente come Stato<br />

separato (Repubblica di Gibuti), di fatto un secondo Stato somalo,<br />

179


182<br />

l'agitazione irredentista nell'Ogaden porta all'<strong>in</strong>tervento massiccio<br />

dell'esercito somalo <strong>in</strong> Etiopia. Il Derg osc<strong>il</strong>la fra la tradizionale<br />

alleanza dell'Etiopia con gli Stati Uniti e un appello all'Urss, che<br />

<strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea di pr<strong>in</strong>cipio arma e assiste la Somalia pur non avallando<br />

la sua <strong>in</strong>iziativa m<strong>il</strong>itare. Per tutto l'anno Urss e Cuba si erano<br />

sforzate di "riconc<strong>il</strong>iare" Etiopia e Somalia proponendo una "fede­<br />

razione rossa" estesa eventualmente allo Yemen del Sud.<br />

1978 - Con l'aiuto delle truppe cubane e delle armi sovietiche<br />

l'esercito etiopico resp<strong>in</strong>ge l'offensiva somala. Il pericolo di una<br />

dis<strong>in</strong>tegrazione dell'Etiopia è scongiurato ma l'immenso paese, oltre<br />

che dal fronte di guerra ormai cronico <strong>in</strong> Eritrea, è scosso da numerosi<br />

focolai di opposizione anche armata. Il regime di Siad Barre esce<br />

irrimediab<strong>il</strong>mente <strong>in</strong>debolito dall'avventura nell'Ogaden e cerca di<br />

accreditarsi come alleato dell'occidente ora che l'Etiopia è passata<br />

nel campo socialista.<br />

1988 - Accordo fra Etiopia e Somalia per dis<strong>in</strong>nescare <strong>il</strong> conten­<br />

zioso b<strong>il</strong>aterale. In pratica la Somalia r<strong>in</strong>uncia all' Ogaden per<br />

concentrarsi contro i nemici <strong>in</strong>terni. L'aggravarsi delle rispettive<br />

guerre civ<strong>il</strong>i ha consigliato <strong>in</strong> effetti ai due governi di addivenire<br />

a una tregua reciproca, che, <strong>in</strong> un crescendo di violenza, abusi e<br />

personalismi, non riuscì però ad arrestare <strong>il</strong> degrado generale.<br />

1991- Il regime di Siad Barre (gennaio) e quello del Derg (maggio)<br />

vengono rovesciati m<strong>il</strong>itarmente. Menghistu fugge <strong>in</strong> Zimbabwe.<br />

Siad Barre cerca di organizzare la resistenza ma verrà soverchiato<br />

e riparerà all'estero, prima <strong>in</strong> Kenya e poi <strong>in</strong> Nigeria (dove mure<br />

nel 1995). La soluzione della guerra civ<strong>il</strong>e <strong>in</strong> Etiopia si accompagna<br />

alla completa "liberazione" dell'Eritrea ad opera del Fple (Fronte<br />

popolare per la liberazione dell'Eritrea).<br />

1992 - Nel tentativo di tenere sotto controllo una situazione di<br />

crescente anarchia, sullo sfondo di una tremenda carestia, gli Stati Uniti<br />

e l'Onu organizzano un <strong>in</strong>tervento m<strong>il</strong>itare <strong>in</strong> Somalia. Vi partecipa<br />

anche l'Italia. Le condizioni alimentari migliorano ma l'operazione<br />

dell'Onu, con <strong>il</strong> suo cont<strong>in</strong>gente co<strong>in</strong>volto nei combattimenti fra i<br />

diversi gruppi clanici, si chiuderà con un totale <strong>in</strong>successo.<br />

1993 - L'Eritrea proclama l'<strong>in</strong>dipendenza a tutti gli effetti con<br />

Isaias Afeworki, leader del Fple, alla presidenza. E' ammessa come<br />

tale all'Onu e all'Oua. Fra Eritrea e Etiopia si stab<strong>il</strong>iscono rapporti<br />

di cordialissima collaborazione.


1994 - L'approvazione della nuova Costituzione conclude l'iter<br />

di nonnalizzazione politica <strong>in</strong> Etiopia. li sistema si basa su una fonna<br />

di "democrazia etnica". Lo Stato è diviso <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>ce etniche o<br />

l<strong>in</strong>guistiche con pieni poteri f<strong>in</strong>o al diritto di "secessione". Il governo<br />

è espresso da una coalizione dom<strong>in</strong>ata dal Tigray People' s Liberation<br />

Front e capeggiata da Meles Zenawi, che ha riportato <strong>in</strong> un certo<br />

senso <strong>il</strong> fulcro dello Stato verso <strong>il</strong> Tigrai penalizzando gli Amhara.<br />

Bibliografia<br />

Per saperne di più su Etiopia, Somalia e<br />

Eritrea, si raccomanda la lettura de: Giampaolo<br />

CALCHI NOVATI, Il Como d'Africa<br />

nella storia e nella politica, Tor<strong>in</strong>o, Sei, 1994.<br />

Per la parte antica della storia dell'Etiopia<br />

fa sempre testo <strong>il</strong> classico di Carlo CONTI<br />

ROSSINI, Storia dell'Etiopia, Bergamo,<br />

1928, da <strong>in</strong>tegrare con Bahru ZEWDE History<br />

of Modem Ethiopia, Londra, 1991.<br />

Sulla Somalia vedi I. M. LEWIS, Una democrazia<br />

pastorale, M<strong>il</strong>ano, F. Angeli, 1983 e<br />

A Modem History of Somalia, Boulder,<br />

1988. La letteratura sulla guerra di liberazione<br />

eritrea è molto ampia (<strong>in</strong> italiano vedi<br />

Stefano POSCIA, Eritrea, colonia tradita,<br />

Roma, Edizioni Associate, 1990), ma mancano<br />

opere d'<strong>in</strong>sieme sull'Eritrea <strong>in</strong>dipendente.<br />

Per la sistemazione delle colonia<br />

italiane dopo la seconda guerra mondiale<br />

vedi Gianluigi ROSSI, L'Africa italiana verso<br />

/'<strong>in</strong>dipendenza, Varese, Giuffrè, 1980). Molte<br />

<strong>in</strong>formazioni sul rapporto fra l'Italia e <strong>il</strong><br />

Corno d'Africa sono reperib<strong>il</strong>i nei quattro<br />

volumi dell'opera di Angelo DEL BOCA, Gli<br />

Italiani <strong>in</strong> Africa orientale, Bari-Roma, Laterza,<br />

1979-1984). Per un quadro della rivoluzione<br />

etiopica, vedi René LEFORT, Ethiopie:<br />

la révolution hérétique, Parigi, 1981.<br />

Sulla crisi del regime di Siad Barre <strong>in</strong><br />

Somalia vedi Mohamed Aden SHEIKH, Arrivederci<br />

a Mogadiscio, Roma, Edizioni<br />

Associate, 1991) e Pietro PETRUCCI, Modagiscio,<br />

Roma, Eri, 1994).<br />

183


194<br />

HASSAN KOLAL<br />

Marocco, una storia plurale<br />

Il Marocco é un mosaico composto di tanti pezzi sia come<br />

popolazione sia come storia.<br />

Una caratteristica della popolazione é la giovane età: <strong>il</strong> 41% é<br />

composto di bamb<strong>in</strong>i fra O e 14 anni. Le persone che hanno più<br />

di 60 anni sono solo <strong>il</strong> 6%. L'esodo rurale ha superato le 100.000<br />

persone all'anno e contribuisce a far crescere <strong>il</strong> tasso di <strong>in</strong>urbamento<br />

con i quartieri di bidonv<strong>il</strong>le nelle periferie delle grandi città.<br />

Gli orig<strong>in</strong>ari abitatori del Marocco sono i berberi, anche se certi<br />

autori hanno parlato di orig<strong>in</strong>i sumere. Altri hanno evocato migra­<br />

zioni di europei del nord verso <strong>il</strong> mediterraneo meridionale.<br />

I Fenici, i Cartag<strong>in</strong>esi i Romani e i Vandali si mescolano volta<br />

per volta ai Berberi, ma <strong>in</strong> modo abbastanza superficiale. Nel VII<br />

e vrn secolo arrivano gli Arabi.<br />

Gli Arabi fanno parte del gruppo semitico. L'Islam é la loro<br />

religione, anche se non tutti gli arabi sono mussulmani, e ha portato<br />

<strong>in</strong> Marocco la sua organizzazione urbana.<br />

Fez, prima città marocch<strong>in</strong>a fondata da un arabo, é <strong>il</strong> prototipo<br />

dell' Agglomerato islamico, cui si ispireranno i Berberi mussulmani<br />

quando creeranno Marrakech, tre secoli dopo.<br />

Lungo i quattordici secoli di convivenza tanti Berberi si sono<br />

arabizzati e tante tribù arabe si sono berberizzate. Anche una mi­<br />

noranza di orig<strong>in</strong>e africana (Africa Nera) si é arabizzata o berbe­<br />

rizzata.<br />

Gli Ebrei, prima dell' <strong>in</strong>dipendenza, erano circa 220.000, mentre<br />

oggi, pur essendo scesi a 20.000, formano la comunità più importante


198<br />

Per la questione dell' <strong>in</strong>tegralismo islamico, <strong>il</strong> popolo marocch<strong>in</strong>o<br />

é lontano dall'essere estremista, ma non solamente i Berberi, come<br />

cercano sempre di evidenziare tanti scrittori e giornalisti occidentali.<br />

Questo per la mescolanza che abbiamo spiegato prima.<br />

Anche gli stessi Berberi rifiutano questa divisione, come può<br />

testimoniare <strong>il</strong> decreto berbero durante <strong>il</strong> colonialismo francese.<br />

Secondo noi <strong>il</strong> fenomeno (dell'<strong>in</strong>tegralismo, n.d.r.) é abbastanza<br />

americano perché i 4.000 uom<strong>in</strong>i che combattono <strong>in</strong> Algeria sono<br />

gli stessi che hanno combattuto <strong>in</strong> Afganistan, <strong>il</strong> che vuoI dire<br />

americani al cento per cento. In Algeria gli USA non sono riusciti<br />

ad entrare, e la Francia non vuole uscire per lasciare <strong>il</strong> posto agli<br />

americani.<br />

Un altro motivo é l'imperialismo americano che ha sempre avuto<br />

bisogno di una scusa- difendere <strong>il</strong> mondo-o<br />

Prima c'era <strong>il</strong> Comunismo, adesso é l'<strong>in</strong>tegralismo islamico,<br />

domani saranno gli extraterrestri, come sembra chiaro dai loro f<strong>il</strong>m.<br />

F<strong>in</strong>ora "l'Integralismo" ha colpito solo i paesi socialisti arabi.<br />

La questione del Sahara occidentale é stata creata dall' Algeria di<br />

Boumedienne per due motivi: uno per dare fastidio a Hassan II, l'altro<br />

per <strong>in</strong>teresse economico- sarebbe a dire avere un porto sull' Atlantico<br />

per esportare <strong>il</strong> gas alger<strong>in</strong>o.<br />

E' una questione molto delicata. E' come se domani la Sic<strong>il</strong>ia<br />

volesse essere autonoma e ancor più se fosse l'Alsazia o <strong>il</strong> Paese<br />

Basco o la Lombardia.<br />

Anche <strong>il</strong> Sahara occidentale sarà autonomo, anche se i separatisti<br />

stanno tornando uno dopo l'altro. Infatti ultimamente Wal<strong>in</strong>a Ould<br />

Cheikh Ould Cheikh Maa Al A<strong>in</strong><strong>in</strong>e ha raggiunto <strong>il</strong> Marocco. E'<br />

stato un duro colpo per <strong>il</strong> Polisario, perché Wal<strong>in</strong>a é uno dei fondatori<br />

del movimento separatista.


Ogni contrada è patria<br />

del ribelle: resoconto di una<br />

visita nel passato virtuale<br />

In occasione delle celebrazioni per <strong>il</strong> 50° anniversario della Li­<br />

berazione anche l'équipe di storia delle classi Seconde del BUS TCS<br />

B.Pascal di Reggio Em<strong>il</strong>ia (professori Barazzoni, DeBenedittis,<br />

Delmonte Ferrari, Spaggiari, Zecch<strong>in</strong>i) si é posta <strong>il</strong> problema di<br />

impegnare gli allievi <strong>in</strong> una riflessione sulle orig<strong>in</strong>i della nostra<br />

società, attraverso un percorso non celebrativo.<br />

Si é ritenuto di ricordare quelle giornate della primavera del 1945<br />

e gli anni successivi, <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> paese veniva rifondato sulla base di<br />

nuovi ideali (di libertà, di solidarietà, di giustizia) dopo i lunghi<br />

decenni della dittatura fascista e gli anni estenuanti della guerra. A<br />

quegli ideali ancora oggi pare necessario ed opportuno riferirsi nella<br />

acquisizione di una coscienza civica da parte dei futuri cittad<strong>in</strong>i.<br />

Compito della scuola è quello di proporre agli allievi una visione<br />

corretta di questo periodo della nostra storia recente di particolare<br />

attualità <strong>in</strong> un momento <strong>in</strong> cui é aperta la discussione sulla revisione<br />

delle norme democratiche e costituzionali (un argomento che <strong>in</strong>te­<br />

ressa tutti i cittad<strong>in</strong>i, anche quelli che ancora non sono elettori, ma<br />

che lo diverranno) e per affrontare questo tema era necessario partire<br />

dalle orig<strong>in</strong>i dell' attuale ord<strong>in</strong>amento repubblicano.<br />

Il progetto Com'erano, com'eravamo ... c<strong>in</strong>quant'anni di ricordi<br />

- Come si viveva durante e dopo la seconda guerra mondiale (1945/<br />

1950) ha costituito un approccio orig<strong>in</strong>ale a questi argomenti, at­<br />

traverso una ricerca di storia orale che si è occupata delle tematiche<br />

del vivere quotidiano di 50 anni fa, allo scopo di rendere <strong>il</strong> passato<br />

più vic<strong>in</strong>o al vissuto degli studenti di quanto non sarebbe potuto<br />

a cura della /I E<br />

de! BUS TCS B.Pasca!<br />

GIOVANNA BARAZZONI<br />

201


204<br />

risultare da una serie di lezioni teoriche sulle orig<strong>in</strong>i della repubblica.<br />

Le tecniche della storia orale, <strong>in</strong>oltre, hanno consentito di fare<br />

assumere al progetto una valenza <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>are, attraverso un<br />

raccordo tra storia e italiano.<br />

La realizzazione del progetto é stata possib<strong>il</strong>e grazie al concorso<br />

degli Enti Pubblici locali, che hanno sostenuto parte dei costi, ma<br />

anche grazie all'impegno dei ricercatori e degli Istituti di storia attivi<br />

<strong>in</strong> città.<br />

Gli operatori dell' ISTORECO hanno messo a disposizione la<br />

propria sede per alcune lezioni tecniche tenute dal dotto Marco Mietto<br />

e dal dott. Massimo Storchi, che hanno <strong>in</strong>contrato gli studenti.<br />

La fase preparatoria alla realizzazione del progetto ha anche<br />

previsto la visita alla mostra "Ogni contrada é patria del ribelle".<br />

Dopo la visita agli studenti é stata richiesta una recensione: qui di<br />

seguito ne viene pubblicata una collettiva, frutto di un collage dei<br />

prodotti presentati dalla classe II E. Ogni allievo ha firmato almeno<br />

una riga del lavoro. Il collage é stato realizzato dall' <strong>in</strong>segnante,<br />

che ha tratto da ogni lavoro gli stralci più <strong>in</strong>teressanti, poi é stato<br />

vagliato, discusso ed approvato dagli studenti.<br />

Quella che pubblichiamo é una sorta di anticipazione, <strong>in</strong> quanto<br />

altri contributi <strong>in</strong>dividuali degli allievi delle classi seconde saranno<br />

<strong>in</strong>seriti nel catalogo della mostra.<br />

Migliaia di vittime della guerra nella Bassa e nell' Appenn<strong>in</strong>o<br />

reggiano sono ricordate, <strong>in</strong> questi giorni di festa per <strong>il</strong> 50° anni­<br />

versario della f<strong>in</strong>e del secondo conflitto mondiale, <strong>in</strong> una mostra nelle<br />

Sale dei Chiostri di S.Domenico a Reggio Em<strong>il</strong>ia.<br />

Questa <strong>in</strong>iziativa (non solo storica, ma anche culturale) è ricca<br />

di significati che possono <strong>in</strong>teressare non solo nostalgici o ex<br />

partigiani, ma anche la gente comune, che pur non avendo vissuto<br />

personalmente questa terrib<strong>il</strong>e pag<strong>in</strong>a della storia dell'uomo, ne sente<br />

ancora le conseguenze.<br />

La mostra è stata visitata dalle scuole superiori della città e <strong>in</strong><br />

molti casi ha arricchito culturalmente i ragazzi, che non conoscendo<br />

i lutti della guerra legati alla nostra prov<strong>in</strong>cia, sono spesso rimasti<br />

stupiti dalle notizie fomite. (Maurizio Bigi)


... non ero particolarmente entusiasta di visitare la mostra. Poi,<br />

arrivata a dest<strong>in</strong>azione, ho cambiato idea. Mi avevano detto che<br />

riguardava la resistenza, gli anni della guerra, le lotte partigiane, ma<br />

io ne sapevo ben poco, così mi sono affidata alla mostra per ampliare<br />

le mie conoscenze anche su quella parte della storia. Sono rimasta<br />

affasc<strong>in</strong>ata, scottata emozionata. Non mi ero mai immersa nella realtà<br />

degli anni del fascismo così a fondo. (Elisa Torreggiani)<br />

Questa mostra è stata aperta aff<strong>in</strong>chè i ricordi di guerra non<br />

vengano dispersi, ma si cont<strong>in</strong>ui ad avere un ricordo di cosa significh<strong>in</strong>o<br />

dolore, distruzione, morte e terrore. Lo scopo era quello, <strong>in</strong><br />

parte, di far capire ai giovani la tragedia di metà secolo atttraverso<br />

immag<strong>in</strong>i molto dirette e [<strong>in</strong> parte] di far tornare <strong>in</strong>dietro nel passato<br />

le persone che quella tragedia l'hanno vissuta realmente. (Massimo<br />

Franchi)<br />

Quando mi hanno proposto di visitar[e la mostra] ho pensato:<br />

Saranno le solite fotografie, un po' di vecchi documenti e poi le<br />

cose più pesanti, gli appunti e la guida!!<br />

Mi sbagliavo, perché quello che ho visto mi è veramente piaciuto<br />

e sono rimasta colpita da oggetti e fotografie. (Alexia Saccani)<br />

Sei sale, adeguatamente allestite, con una m<strong>in</strong>uziosa cura dei<br />

particolari, ricreando <strong>in</strong> ognuna di queste, concetti e momenti fondamentali<br />

della guerra a Reggio. Numerosi i documenti e i giornali,<br />

le divise, le fotografie e qualche um<strong>il</strong>e ma coraggiosa bandiera Verde,<br />

Bianca e Rossa con al centro una Stella: tutti fantasmi, fantasmi del<br />

passato ma che non devono essere assolutamente dimenticati perché<br />

fanno direttamente parte di ciò che siamo noi oggi, di ciò che<br />

possediamo, di ciò che noi amiamo. (Giulia MarmirolO<br />

Ogni sala ha un nome diverso e contenuti differenti, ma comunque<br />

sempre <strong>in</strong>erenti allo scenario della guerra del' 45, questi nomi sono<br />

presi da poesie, canzoni e racconti di autori famosi. Sono parole,<br />

frasi significative, che rimangono impresse e aiutano a capire i<br />

contenuti delle varie stanze, <strong>in</strong>fatti potrebbero essere considerate<br />

come una specie di <strong>in</strong>troduzione. (Jessica Olmi)<br />

Si entra.<br />

Quasi subito si viene avvolti dal f<strong>il</strong>o sp<strong>in</strong>ato, srotolato, su alti pali,<br />

TANTE PERSONE CHE ORA<br />

SONO NEL VENTO<br />

205


206<br />

INVERNO ULTIMO ANNO<br />

e circondati da specchi che danno i numeri. I numeri dei deportati,<br />

dei morti, dei prigionieri. (Matteo Tirelli)<br />

Grazie a questi specchi si ha la possib<strong>il</strong>ità di identificarsi con i<br />

deportati ... bisogna essere coscienti di quello che si osserva guar­<br />

dandosi <strong>in</strong> uno di quegli specchi, perché credo che la troppa su­<br />

perficialità affrontando questi drammatici eventi della storia umana,<br />

possa solo portare ad una conoscenza marg<strong>in</strong>ale e non oggettiva di<br />

questi fatti. (Lara Vignali)<br />

... se ci si riflette si vede <strong>il</strong> proprio viso <strong>in</strong> un campo di concen­<br />

tramento. Questo mi ha provocato una sensazione stranissima, di<br />

timore che mi ha permesso di avvic<strong>in</strong>armi un po' di più a capire cosa<br />

volesse dire essere <strong>in</strong> un campo di concentramento. (Jessica Olmi)<br />

Era proprio questa la cosa <strong>in</strong>teressante, <strong>in</strong>fatti tu ti guardavi allo<br />

specchio e pensavi che eri cosÌ perché quegli uom<strong>in</strong>i erano morti.<br />

(Gianluca Tarabusi)<br />

Sul soffitto i colori della bandiera nazista, al centro un tavolo a<br />

forma di svastica, con sopra documenti orig<strong>in</strong>ali e alcuni documenti<br />

delle SS italiane. Alle pareti <strong>in</strong>grandimenti dei documenti ... ed un<br />

manifesto con sopra un tedesco sorridente che dice che la Germania<br />

è nostra amica. (Matteo Tirelli)<br />

Appese al muro v' erano anche divise m<strong>il</strong>itari di soldati tedeschi<br />

di vario genere, sergenti, tenenti, e fu quella di un maggiore della<br />

Brigata Nera, di colore grigio che mi ha <strong>in</strong>cantato. Notando tutte<br />

le targhette cucite sul petto, simbolo di grande importanza, e i simboli<br />

cuciti sulle spalle e sul colletto pensai immediatamente al tipo<br />

d'uomo che la <strong>in</strong>dossò per un lungo periodo, sicuramente saggio,<br />

aggressivo, coraggioso, <strong>in</strong>telligente e tante altre caratteristiche,<br />

provai a immag<strong>in</strong>are che tipo di vita conducesse e con quanto<br />

orgoglio la <strong>in</strong>dossava. Certo averla nella propria camera è un sogno!<br />

(Thomas Bertelli)<br />

E' la stanza meno significativa dal punto di vista degli effetti<br />

speciali. Devo dire che non mi ha entusiasmato molto... Questa<br />

stanza fa guardare dentro di noi e si ha un po' <strong>il</strong> rimorso di non<br />

aver potuto fare qualcosa per loro. (Fabio Montanari)


La pianura non ha più spazio per noi. Mi hanno detto che è un LA PIANURA NON HA PiÙ<br />

verso di Quasimodo. SPAZIO PER NOI<br />

Personalmente non vedo la connessione con la sala.<br />

Pareti spoglie, solo alcuni manifesti e due altoparlanti che trasmet­<br />

tono annunci di quel tempo. Sui tavoloni giornali, volant<strong>in</strong>i, bandi<br />

, appelli dei partiti, ecc., tutti orig<strong>in</strong>ali. Una stanza fredda, tutta<br />

giocata sui toni grigio-bianchi, che ricorda molto una camera<br />

mortuaria. (Matteo Tirelli)<br />

Si può def<strong>in</strong>ire una stanza molto povera dove i colori dom<strong>in</strong>anti<br />

sono colori piuttosto freddi (grigio, bianco, ghiaccio).<br />

Ad un certo punto si sentono tanti rumori uno sull'altro: si vuole<br />

ricordare <strong>il</strong> bombardamento, <strong>il</strong> rumore che si sentiva nelle strade.<br />

(Erika Borella)<br />

... non avevo nemmeno la m<strong>in</strong>ima idea di cosa volesse dire udire<br />

un bombardamento, e <strong>in</strong> quel momento <strong>il</strong> mio animo si è completamente<br />

scosso e una nuova emozione di paura mi ha avvolta, così<br />

poi ho riflettuto e ho pensato come doveva essere terrib<strong>il</strong>e non solo<br />

udire ma vivere un vero bombardamento ... (Jessica Olmi)<br />

In quegli anni si com<strong>in</strong>ciava a parlare di donne, tramite, appunto,<br />

i giornali (noi donne). Le donne, f<strong>in</strong>o a quel momento, non avevano<br />

nessun diritto, solo grazie ai partigiani, vengono riconosciute come<br />

entità .<br />

.. . abbiamo ascoltato la testimonianza di un' anziana donna, la quale<br />

raccontava un episodio della sua <strong>in</strong>fanzia, trascorsa durante i lunghi<br />

anni di guerra<br />

... ero ancora una bamb<strong>in</strong>a, avevo circa sei o sette anni. Ricordo<br />

che di sera erano obbligatori gli oscuramenti (venivano chiuse tutte<br />

le f<strong>in</strong>estre, le tende, le luci, solo qualche volta, <strong>in</strong>fatti, si accendevano<br />

piccoli lumi; se qualcuno non si fosse attenuto alle regole, avrebbe<br />

potuto subire attacchi o bombardamenti). Come tutti gli altri bamb<strong>in</strong>i,<br />

<strong>in</strong> me nasceva la forte curiosità di guardare oltre a quelle tende così<br />

accuratamente serrate, ed una sera, <strong>in</strong>fatti, ebbi <strong>il</strong> coraggio di posare<br />

<strong>il</strong> mio <strong>in</strong>nocente sguardo dietro alle tende. Il paesaggio che si apriva.<br />

ai miei occhi era veramente straord<strong>in</strong>ario ... Dissi ai miei fam<strong>il</strong>iari<br />

che quella notte, <strong>il</strong> cielo, era coperto da enormi stelle. Loro si sporsero<br />

per partecipare alla mia gioia, ma terrorizzati mi dissero che le mie<br />

stelle erano fuochi, segni visib<strong>il</strong>i di qualcosa che stava morendo ...<br />

(Sally Maramotti)<br />

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208<br />

Quella signora mi ha molto colpita, durante <strong>il</strong> suo racconto mi<br />

guardava fisso negli occhi, ed aveva un'espressione molto partico­<br />

lare, era fredda ma allo stesso tempo dolce. Forse perché ricordando<br />

quegli episodi ha riportato alla luce la sua vita ... segnata da momenti<br />

sicuramente terrib<strong>il</strong>i. Guardandola mi ha ricordato la mia nonna, era<br />

come se fosse lei e volesse che la aiutassi a dimenticare o per lo<br />

meno a vivere più serenamente. (Sara Costi)<br />

NELLA NOTTE ... questa è la [sala] più bella, non dico la più significativa ma<br />

LO GUIDANO LE STELLE la più bella! Al centro vi è una grande stella e <strong>in</strong>torno alle pareti<br />

ERA SILENZIO<br />

L'URLO DEL MATTINO<br />

vi sono tanti <strong>in</strong>grandimenti di fotografie: raffigurano i partigiani, le<br />

persone che hanno lottato per la libertà, coloro che si sono sacrificati<br />

per quello <strong>in</strong> cui credevano.<br />

La fotografia è <strong>il</strong> mezzo che allora catturava gli stati d'animo,<br />

le tradizioni, i mezzi, <strong>il</strong> paesaggio, gli abiti, ecc .. Grazie a queste<br />

possiamo vedere com'erano i nostri antenati, i nostri nonni e pos­<br />

siamo vedere la loro felicità o la loro disperazione. A mio parere<br />

sono immag<strong>in</strong>i bellissime. (SaraCosti)<br />

Il titolo è Nella notte lo guidano le stelle.<br />

Questa frase è diffic<strong>il</strong>e da <strong>in</strong>terpretare. L'uomo, <strong>in</strong> particolare <strong>il</strong><br />

partigiano, può solo fidarsi di loro, delle stelle, che gli ispirano<br />

sentimenti di mal<strong>in</strong>conia, e gli fanno pensare come si deve com­<br />

portare.<br />

Solo loro veramente sono a tua disposizione nei momenti diffic<strong>il</strong>i<br />

e <strong>in</strong> situazioni drammatiche. Loro ti suggeriscono sempre qualcosa,<br />

cercano di aiutarti e <strong>il</strong> più delle volte ci riescono. (Giorgia Bon<strong>il</strong>auri)<br />

Non propriamente una sala, ma una parete, con sopra <strong>il</strong> volto del<br />

m<strong>il</strong>ite ignoto, un giovane degli anni '40 di cui non si sa nulla. Un<br />

volto ripetuto 15 volte, con sopra 15 dei maggiori eccidi avvenuti<br />

nel Reggiano, con sopra una lampad<strong>in</strong>a, muto ricordo, moderna<br />

candel<strong>in</strong>a di un moderno cimitero.<br />

Doloroso <strong>il</strong> titolo Era s<strong>il</strong>enzio l'urlo del matt<strong>in</strong>o. (Matteo Tirelli)<br />

Molto caratteristico è <strong>il</strong> volto anonimo di questo ragazzo che<br />

rappresenta tutti i morti e gli omicidi <strong>in</strong>giustificati ...<br />

Su ogni ritratto è stata posta una lampad<strong>in</strong>a che emana una luce


gialla, fioca che viene a suggerire un' attenta riflessione e meditazione<br />

sulla morte di questi <strong>in</strong>dividui, deceduti per dare a noi la libertà.<br />

(Lara Vignali)<br />

.. .<strong>il</strong> volto riprodotto 15 volte, affiancato dalle lampad<strong>in</strong>e, mi ha<br />

fatto ricordare le foto di qualche mio parente morto e nello stesso<br />

tempo mi ha suscitato mal<strong>in</strong>conia. Certe volte ripensando alle stragi<br />

elencate vic<strong>in</strong>o ai 15 volti non mi sembra vero che siano accadute.<br />

(Giorgia Ghid<strong>in</strong>i)<br />

Ecco la storia, domani non la falsificate<br />

con bandiere e cerimonie, vani discorsi .<br />

... è una sala ... buia, con poche luci blu, soffuse, e quattro televisori<br />

<strong>in</strong> bianco e nero alle pareti: ognuno trasmette immag<strong>in</strong>i della guerra,<br />

<strong>in</strong> quattro luoghi della terra. Le televisioni sono collocate <strong>in</strong> modo<br />

che lo spettatore non possa vederne più di due, così come l'uomo<br />

che si trovava a dover combattere, o solo essere spettatore dei teatri<br />

di guerra, poteva sapere solo quello che succedeva lì e <strong>in</strong> un territorio<br />

o stato contiguo, e non quello che succedeva nell'altro emisfero.<br />

(Riccardo Paoli)<br />

Nel complesso tutto stona.<br />

Difatti qui ci siamo fermati per fare un discorso complicato.<br />

Uno storico non può trattare un evento <strong>in</strong> tutti i suoi aspetti, al<br />

massimo ne può affrontare due, ma non di più (vedi esempio televisori).<br />

Il discorso cont<strong>in</strong>uava dicendo che mentre <strong>in</strong> America si<br />

ballava <strong>il</strong> Boogie Woogie, da cui deriverà la musica d'oggi, qui <strong>in</strong><br />

Italia si combatteva, si viveva una realtà completamente diversa.<br />

In sostanza la sala voleva dire di non cambiare i fatti, di dire sempre<br />

la verità sugli eventi.<br />

Grazie all'ambiente e ai ragionamenti posti dalla guida mi si creò<br />

un vero caos. (Fabio Montanari)<br />

Molto suggestiva anche la stanza dei quattro televisori dove<br />

un' allegra musica sovrasta l'audio degli schermi: è <strong>il</strong> Boogie Woogie,<br />

l'antenato del Rock'n Roll, nato <strong>in</strong> America <strong>in</strong> quegli anni. Quattro<br />

televisori, come i quattro punti card<strong>in</strong>ali, non è possib<strong>il</strong>e seguirne<br />

più di uno o due al massimo, perdendo <strong>in</strong>teramente tutto ciò che<br />

avviene dagli altri due lati del mondo: la storia è così, se ci si<br />

documenta su un lato, gli altri rimangono sconosciuti. (Giulia<br />

Marmiroli)<br />

209


210<br />

MORDERE L'ARIA<br />

MORDERE I SASSI<br />

Ma la stanza meglio rappresentata era quella delle luci blu e tenui,<br />

una stanza quadrata e nei quattro angoli dei televisori che rappresentavano<br />

periodi uguali ma mondi diversi <strong>in</strong> mezzo a questi quattro<br />

era una colonna <strong>in</strong> legno, con questo sistema era possib<strong>il</strong>e osservare<br />

un televisore, forse due ma non tutti, questo per dire che ogni persona<br />

può raccontarci una parte della sua storia ma non può certo averla<br />

vista nè vissuta tutta. (Sara Gatti)<br />

Tante cose che rispondono a domande diverse.<br />

Sala costruita, sul modello di una tr<strong>in</strong>cea, <strong>in</strong> legno, ricoperta di<br />

documenti, armi, divise italiane e tedesche ... un richiamo anche alle<br />

brigate nere, con un riconoscimento ufficiale: la camicia nera. (Sally<br />

Maramotti)<br />

Le divise che troviamo nelle teche di cristallo sono quelle che<br />

usavano i nazisti e sono conservate perfettamente.<br />

Fa eccezione una divisa italiana dell'esercito di Rodolfo Graziani<br />

su cui è necessario spendere due parole: Rodolfo Graziani era un<br />

crim<strong>in</strong>ale di guerra che, nelle colonie italiane (Libia, ecc.) ha spe­<br />

rimentato ed <strong>in</strong>ventato due modi di fare la guerra nuovi, i bombardamenti<br />

sui civ<strong>il</strong>i, prima d'allora mai usati, e i campi di concen­<br />

tramento ...<br />

Le bandiere appese ritraggono <strong>il</strong> tricolore sullo sfondo e al centro<br />

la stella, simbolo di un credo politico contrastante con quello nazista.<br />

Un altro oggetto significativo è <strong>il</strong> gioco delle tre oche... un<br />

passatempo da tavolo per educare i bamb<strong>in</strong>i alla bellezza del regime<br />

nazifascista. (Fabio F antuzzi)<br />

... mi attirava <strong>in</strong> particolare una divisa nazista sottovetro: era nera,<br />

con tante medaglie, con sp<strong>il</strong>le a teschio e un berretto nero. E' stato<br />

straord<strong>in</strong>ario vederla, sono rimasta affasc<strong>in</strong>ata, <strong>il</strong> nero scelto per<br />

<strong>in</strong>cutere terrore, per nascondere <strong>il</strong> sangue. Mi sarebbe tanto piaciuto<br />

poterla toccare, è come se sentissi la presenza del soldato, come se<br />

non avesse abbandonato la sua divisa e stesse lì a guardarci ridendo.<br />

Forse un teschio ... sono affasc<strong>in</strong>ata dal nazismo, mi è sempre<br />

piaciuto, ho sempre desiderato che Hitler fosse ancora vivo. Lui e<br />

ciò che ha creato li vedo un po' come cose <strong>in</strong>toccab<strong>il</strong>i, quasi <strong>in</strong>­<br />

naturali, mi <strong>in</strong>cutono paura, come un f<strong>il</strong>m horror. Forni crematoi,<br />

camere a gas, treni merci carichi di deportati, divise nere, teschi,


svastiche, pers<strong>in</strong>o i nomi dei campi di concentramento hanno qualcosa<br />

che mi piace; forse so cos'è ciò che provo: non è fasc<strong>in</strong>o,<br />

è terrore, è odio, è <strong>in</strong>credulità. Ho <strong>il</strong> terrore che possa risuccedere,<br />

è odio represso contro quella gente, è <strong>in</strong>credulità del fatto che come<br />

se niente fosse sono stati sterm<strong>in</strong>ati m<strong>il</strong>ioni di persone. (Sara Costi)<br />

Verso l'uscita <strong>il</strong> visitatore nota la luce, <strong>il</strong> colore vivo ... <strong>in</strong>fatti siamo SAPEMMO DI ESSERE VIVI<br />

ai giorni della liberazione. Manifesti per <strong>in</strong>viti a feste, musica e tanta<br />

voglia di ricom<strong>in</strong>ciare una nuova vita: la ricostruzione. (Lisa Giacapelli)<br />

Vi è un manich<strong>in</strong>o che veste una divisa italiana che <strong>in</strong> un primo<br />

momento non vuole dire niente, ma poi, pensandoci bene, si può<br />

arrivare alla conclusione che voglia rappresentare le forze antifasciste<br />

italiane che con l'arrivo degli americani vennero poco considerate.<br />

(Fabio Montanari)<br />

.. .la f<strong>in</strong>e del conflitto, coronata dalla diapositiva f<strong>in</strong>ale, tutto <strong>il</strong> MOONLlGHT SERENADE<br />

comando americano che festeggia la vittoria.<br />

E' un'immag<strong>in</strong>e, a mio parere, forse un po' presuntuosa, la quale<br />

ignora completamente l'aiuto che è stato fornito agli Americani dalle<br />

brigate partigiane del Nord Italia per arrivare alla liberazione, brigate<br />

partigiane che non hanno ancora f<strong>in</strong>ito del tutto di lottare, perché<br />

<strong>il</strong> cibo rimane razionato, tutto è da ricostruire dalla repubblica agli<br />

edifici, senza dimenticare però le vendette personali che caratterizzano<br />

l'<strong>in</strong>tero dopoguerra, uno scontro civ<strong>il</strong>e che durerà parecchi anni.<br />

(Giulia Marmiroli)<br />

La f<strong>in</strong>e della guerra è anche segnata da governanti alleati, riuniti<br />

di fronte ad un' enorme torta: la guerra è f<strong>in</strong>ita, la fame f<strong>in</strong>irà con<br />

essa.<br />

Questa immag<strong>in</strong>e f<strong>in</strong>ale non mi è piaciuta, <strong>in</strong>fatti più che <strong>il</strong> senso<br />

della felicità e di gioia dopo la guerra, mi trasmette più l'<strong>in</strong>differenza<br />

dell' America nei confronti di un paese che ha sofferto terrib<strong>il</strong>i pene<br />

e che dovrà unire le proprie forze per far sì che r<strong>in</strong>asca nell' armonia<br />

e dimentichi gli orrori e <strong>in</strong>giustizie della guerra. (Lisa Giacopelli)<br />

.. .i primi balli americani, le orchestre, la vendetta, gli americani<br />

riuniti a Bologna davanti ad un'immensa torta: Forza popolo italiano<br />

211


214<br />

LAST BLUES<br />

TO BE READ SOMEDAY<br />

la guerra è f<strong>in</strong>ita oppure Noi abbiamo la torta e voi no! (Matteo<br />

Tirelli)<br />

... più che una mostra storico-documentaria è un vero e proprio<br />

monumento alla liberazione che potrebbe far cambiare <strong>il</strong> modo di<br />

pensare del più conv<strong>in</strong>to sk<strong>in</strong>head, grazie all'impostazione, all'ar­<br />

redamento e soprattutto ai vari documenti e pag<strong>in</strong>e di giornale delle<br />

varie stanze dal nome simbolico. (Andrea Candiani)<br />

Ora capisco perchè dicono: "Dobbiamo ricordare quei momenti".<br />

Dopo aver visto la mostra ho capito che quel periodo era veramente<br />

osceno ed è giusto ricordare aff<strong>in</strong>ché non si verifich<strong>in</strong>o più episodi<br />

di questo tipo ...<br />

La mostra è storia, reperti e elementi che arrivano direttamente<br />

dagli anni del terrore. Alcuni di questi reperti fanno veramente<br />

riflettere su come può essere malvagio l'uomo. Ogni oggetto ha<br />

racchiusa dentro di sè una piccola o grande storia ...<br />

lo pensavo che la guerra avesse risparmiato la città dove ora si<br />

vive meglio, ma con l'aiuto della mostra ho capito che nessun luogo<br />

è stato risparmiato. (Andrea Caleffi)<br />

In complesso la mostra è stata organizzata benissimo, non tanto<br />

per la disposizione delle varie sale, ma per l'efficacia dei loro<br />

contenuti. Ognuna aveva lo scopo di arrivare subito al punto, di far<br />

capire le cose <strong>in</strong> modo immediato, e credo che questo sia stato molto<br />

importante per far provare ai più, <strong>in</strong> modo più <strong>in</strong>tenso l'atmosfera.<br />

(Elisa Torreggiani)<br />

Questa mostra è stata allestita <strong>in</strong> modo particolarmente efficace<br />

e riesce a far vivere emozioni <strong>in</strong>tense non solo per le parti di storia<br />

presenti al suo <strong>in</strong>terno, ma anche grazie alla creatività degli autori<br />

che hanno arredato questa esposizione <strong>in</strong> modo da far rivivere <strong>il</strong><br />

clima di allora. (Massimo Franchi)<br />

... grazie ai rumori, voci, colori, strumenti, la persona che visita<br />

si trova immersa totalmente nell'atmosfera di quel tempo. Le storie<br />

che hanno raccontato e che erano appese ai muri, hanno contribuito<br />

a render più vic<strong>in</strong>a la verità di guerra (un esempio la testimonianza<br />

dell'anziana signora, la vicenda di Nicolai e alcune storie presenti<br />

nella sala Era s<strong>il</strong>enzio l'urlo del matt<strong>in</strong>o) ... (Lisa Giacopelli)<br />

La mostra è molto ut<strong>il</strong>e alle nuove generazioni per capire gli orrori


della guerra, però per capire <strong>in</strong> pieno la mostra bisogna avere una<br />

guida per comprendere meglio gli allestimenti. (Corrado Catellani)<br />

Ho provato timore, ma anche rabbia davanti alle divise delle SS<br />

tedesche, come se le avessi viste <strong>in</strong>dossate da quei generali, spietati<br />

possessori abusivi delle vite di migliaia di uom<strong>in</strong>i.<br />

Le foto dei partigiani appese al muro mi hanno suscitato stima<br />

per chi ha avuto <strong>il</strong> coraggio di andare contro corrente, per far valere<br />

i propri ideali anche sacrificando la vita. (Giorgia Ghid<strong>in</strong>i)<br />

... questa mostra è stata <strong>in</strong>novativa nel senso che non ha trattato<br />

tematiche banali come hanno fatto giornali, TV, ecc., ma ha messo<br />

<strong>in</strong> luce la lotta partigiana, ovviamente nell' ambito del territorio<br />

reggiano, che alcune volte veniva dimenticata dando maggiore<br />

importanza ai lager nazisti.<br />

Dal punto di vista estetico, gli addetti all'allestimento hanno ri­<br />

spettato quello che era <strong>il</strong> contenuto di ogni stanza ricorrendo ad un<br />

arredo povero, caretteristico di quel periodo, e sono stati ab<strong>il</strong>i a creare<br />

un' atmosfera, subito molto spoglia e cruda, ma che si abb<strong>in</strong>ava molto<br />

bene con gli oggetti e le storie proposte. (Giorgia Ghid<strong>in</strong>i)<br />

... anche se per noi giovani è diffic<strong>il</strong>e capire, perché purtroppo non<br />

tutti conoscono le realtà storica e politica di quegli anni, la mostra<br />

ha suscitato qualcosa che forse solo i ricordi dei nostri nonni possono<br />

spiegare realmente.<br />

La parte di storia che noi ancora non studiamo ci viene però<br />

costantemente ricordata come storia a noi vic<strong>in</strong>issima e <strong>in</strong> effetti sono<br />

passate solo due generazioni e forse ci aiuta a capire anche quante<br />

volte desideriamo cose <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>i ...<br />

Questi eventi non vanno mai dimenticati, sepolti e cancellati, perché<br />

si ha bisogno di esempi per capire, esempi di ciò da non fare ed esempi<br />

di chi ha dato la vita per la patria, non si può dimenticare perché ...<br />

si potrebbe ripetere lo stesso errore ... (Sara Gatti)<br />

Tornerò a visitarla con mio nonno, che ha vissuto la za guerra<br />

mondiale, per vedere le sue reazioni.<br />

Sarebbe bello, secondo me, creare dei musei che rimangano nel<br />

tempo, sul nazismo e sul fascismo, e non solo mostre che durano<br />

per un determ<strong>in</strong>ato periodo e basta ... (Jessica Olmi)<br />

Il museo mi è molto piaciuto soprattutto perchè è semplice ma<br />

efficace, è ricco di significati che vanno oltre i documenti e le<br />

<strong>il</strong>lustrazioni materiali ed <strong>il</strong>lustra, potrei dire perfettamente, quelle che<br />

215


216<br />

erano le sofferenze e gli stati d'animo della gente che ha vissuto<br />

la guerra.<br />

È l'unico museo <strong>in</strong> cui sono entrata veramente nell'atmosfera<br />

(questo perché aiutata dagli effetti sonori), è stato come fare un<br />

viaggio <strong>in</strong> quel lontano '45, nei modi di vita, nella mentalità, nelle<br />

gioie e nei dispiaceri di quella gente morta per noi, per la nostra<br />

e la vostra libertà ...<br />

L'allestimento del museo, oltre a ricordare <strong>il</strong> 50°, è servito a<br />

rievocare e a far riemergere avvenimenti passati che, come diceva<br />

la guida, sono chiusi <strong>in</strong> una conchiglia <strong>in</strong> fondo al mare. (Clelia<br />

Bon<strong>in</strong>i)<br />

Uscendo dalla mostra ho notato un signore anziano con la testa<br />

ch<strong>in</strong>a sul tavolo: forse cercava una sua fotografia o - chissà - forse<br />

quella di un suo amico o semplicemente era lì per far rivivere <strong>in</strong><br />

lui emozioni dimenticate. La figura di quel signore anziano, e quella<br />

di molti altri devono essere la nostra memoria vivente, non bisogna<br />

dimenticare ciò che è stato, così non si ripeteranno gli errori del<br />

passato. (Alexia Saccani)<br />

Un rientro a casa immerso nei pensieri.<br />

Ricordi dolorosi allestiti f<strong>in</strong> troppo bene, tuttavia con qualche<br />

piccolissima pecca.<br />

Mi sono chiesto se dovremmo dimenticare, se dovremmo perdo­<br />

nare, ma alla f<strong>in</strong>e mi vengono <strong>in</strong> mente solo le parole che mi disse<br />

mio nonno paterno quando era ancora <strong>in</strong> vita: Non dimenticheremo<br />

mai e mai perdoneremo. (Matteo TireUi)<br />

Della seconda guerra mondiale non ho mai conosciuto tanto,<br />

sapevo ripetere <strong>in</strong> modo automatico e meccanico date, avvenimenti<br />

legati a battaglie e manifestazioni. Il fenomeno della resistenza lo<br />

avevo conosciuto parzialmente ... questo movimento come tanti altri<br />

non credevo che fosse direttamente proposto dal popolo, lo credevo<br />

strettamente legato alla politica e ai suoi rappresentanti. Ho sempre<br />

visto <strong>il</strong> popolo come persone impaurite e impotenti, che si facevano<br />

scavalcare e attraversare dalla storia ... Solo ora mi sono accorta che<br />

[non sono] superficiali ... gli anni <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> popolo è <strong>il</strong> diretto <strong>in</strong>­<br />

teressato e protagonista, <strong>in</strong>sieme ai suoi leader, <strong>in</strong>sieme alle sue grida<br />

di battaglia, <strong>in</strong>sieme ai suoi canti di <strong>in</strong>coraggiamento, <strong>in</strong>sieme alle<br />

sue sommosse e ai suoi movimenti politici siano essi positivi che<br />

negativi.


Sono questi gli anni <strong>in</strong> cui l'anima del popolo prende forma, sono<br />

questi gli anni <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> popolo si oppone, si fa strada, si fa sentire<br />

alzando la voce, cercando di contrastare un grido che proveniva dalla<br />

Germania con un grido partigiano: sono questi gli anni da ricordare ...<br />

[Queste riflessioni sono state] possib<strong>il</strong>i grazie a un salto nel<br />

passato, all'<strong>il</strong>lusione di vivere davvero, <strong>in</strong> prima persona questi<br />

momenti di storia. Questa sensazione è durata un' ora, ma è come<br />

se fosse durata anni: anni che sono stati scritti nella memoria e che<br />

non dovranno mai essere dimenticati, un' ora che ha trovato spazio<br />

nel mio cervello e non solo, anche nel mio cuore ...<br />

Siamo entrati nella mente, nel cuore dei ragazzi che hanno vissuto<br />

questi anni, <strong>in</strong> questa mostra è stato disposto e montato tutto <strong>in</strong> modo<br />

da farci sentire immersi e protagonisti della storia, <strong>in</strong> modo da farci<br />

sprofondare nel passato, <strong>in</strong> modo da farci capire che avvenimenti<br />

così non si possono dimenticare, non si possono cancellare come<br />

l'onda della nave cancella un segno sulla sabbia. (Virg<strong>in</strong>ia Rivoli)<br />

217


218<br />

I ncontri ravvic<strong>in</strong>ati:<br />

alcuni testimoni reggiani<br />

raccontano<br />

di Ventiquattro secoli fa, circa, lo storico Polibio, famoso per le<br />

MARIA NELLA CASALI descrizioni delle guerre puniche, criticando un suo predecessore,<br />

mentre riaffermava <strong>il</strong> primato della testimonianza orale sul mano­<br />

scritto, così def<strong>in</strong>iva nelle sue "Storie" le qualità del vero storico:<br />

" ... Quando ci, sono due modi di <strong>in</strong>formarsi per sentito dire, si é<br />

accontentato di att<strong>in</strong>gere nei libri e non si é preoccupato molto di<br />

raccogliere testimonianze orali, come abbiamo dimostrato precedentemente.<br />

Non é diffic<strong>il</strong>e comprendere per quale ragione egli abbia<br />

preferito questo metodo, poiché dai libri si possono apprendere<br />

<strong>in</strong>formazioni senza pericolo e senza disagio alcuno, purché si fissi<br />

la propria sede <strong>in</strong> una ricca città ricca di documenti o nelle vic<strong>in</strong>anze<br />

di una biblioteca. Standosene comodamente a giacere non rimane<br />

che considerare le opere altrui e scoprirne gli errori senza nessun<br />

sacrificio personale.<br />

Le <strong>in</strong>vestigazioni dirette <strong>in</strong>vece richiedono molto sacrificio e spesa,<br />

ma sono ut<strong>il</strong>issime e costruiscono la parte più importante della<br />

ricerca storica". (Storie, XII, 27)<br />

Se ancor oggi, nonostante la storia si sia costituita a discipl<strong>in</strong>a<br />

a statuto scientifico già agli <strong>in</strong>izi dell'800 (spesso esercitando <strong>il</strong> suo<br />

spirito critico proprio <strong>in</strong> contrappunto alla tradizione orale) ci si<br />

cont<strong>in</strong>ua a <strong>in</strong>terrogare sui territori della storia orale, é perché <strong>il</strong><br />

soggetto narrante rappresenta pur sempre l'<strong>in</strong>crocio tra varie tem­<br />

poralità. Questi é <strong>in</strong> grado di render conto del presente <strong>in</strong> cui narra,<br />

del suo proprio passato e del tempo dei fenomeni storici generali<br />

che la sua storia di vita <strong>in</strong>contra nel suo racconto.


Il nostro Istituto da anni si é mosso proprio <strong>in</strong> direzione della<br />

raccolta di testimonianze e memorie sotto varie specie (dalle <strong>in</strong>ter­<br />

viste su nastro magnetico, alle autobiografie scritte, a stralci di diari<br />

e memoriali su specifici episodi della guerra e della Resistenza, a<br />

r<strong>il</strong>evazioni e <strong>in</strong>chieste semistrutturate fatte attraverso una griglia<br />

preord<strong>in</strong>ata di domande, sostanzialmente imperniate sulla partecipa­<br />

zione alla Resistenza).<br />

Un complesso di materiali della memoria, sostanzialmente po­<br />

stumo alla Liberazione, che si é stratificato nel tempo, ma che,<br />

tuttavia, spesso non ha trovato una precisa collocazione, se non quello<br />

di entrare a far parte di un generico archivio generale, per essere<br />

poi ut<strong>il</strong>izzato <strong>in</strong> sede di ricerca, estrapolandone citazioni nella re­<br />

dazione di testi o <strong>in</strong> sede di dibattiti e convegni e comunque non<br />

pensato come un organico archivio della memoria, del documento<br />

autobiografico.<br />

Purtroppo, non registrandosi sempre un trattamento conforme a<br />

un'univocità di criteri <strong>in</strong> sede di r<strong>il</strong>evazione e di rielaborazione degli<br />

stessi materiali della memoria - limiti, peraltro, largamente condi­<br />

visib<strong>il</strong>i da quasi tutti gli altri Istituti per la storia della Resistenza,<br />

, almeno f<strong>in</strong>o agli anni '80 - gli archivi orali hanno cont<strong>in</strong>uato a<br />

costituire un <strong>in</strong>terrogativo rispetto alla documentazione scritta.<br />

Come costituire dunque "documenti orali" suscettib<strong>il</strong>i di trattamen­<br />

ti confrontab<strong>il</strong>i con le fonti scritte?<br />

La risposta sembrerà paradossale, ma <strong>in</strong>dica proprio nell' acco­<br />

glimento a tutto campo della soggettività come criterio em<strong>in</strong>ente­<br />

mente scientifico.<br />

E qui proverò a chiarire <strong>il</strong> ragionamento.<br />

Se per memoria <strong>in</strong>tendiamo, <strong>in</strong> primo luogo, l'atto soggettivo del<br />

ricordare, <strong>il</strong> processo attraverso cui ognuno organizza e rievoca <strong>il</strong><br />

passato dal punto d'osservazione del presente, la memoria storica,<br />

<strong>in</strong> particolare, consiste nella capacità di strutturare un complesso di<br />

esperienze <strong>in</strong> un patrimonio ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e per sé ma soprattutto co­<br />

municab<strong>il</strong>e agli altri. (1)<br />

Oltrettutto essa si struttura nelle forme della narrazione <strong>in</strong> funzione<br />

sociale, nel tentativo di costruire con altri, spazi comuni di com­<br />

prensione e <strong>in</strong>terpretazione del mondo.<br />

Dunque se si Nuole assumere pienamente tale soggettività, asse­<br />

gnandole anche validità scientifica, é necessario <strong>in</strong> primo luogo<br />

IMPULSI<br />

AL RAFFORZAMENTO<br />

DI UN ARCHIVIO ORALE<br />

1) Sull'argomento si confronti: Tempo,<br />

memoria, identità. Orientamenti per la formazione<br />

storica di base raccolti e proposti<br />

dal Gruppo nazionale di antropologia culturale<br />

MCE. Firenze, La Nuova Italia, 1986, <strong>in</strong><br />

particolare alle pp,13 e 136-139,<br />

219


2) Ph<strong>il</strong>ippe JOUTARD, Le voci del passato,<br />

Tor<strong>in</strong>o, SEI, 19S3, capitoli 7-S-9.<br />

3) P.CLEMENTE, Voci su banda magnetica:<br />

problemi dell'analisi e della conservazione<br />

dei documenti orali. Note italiane, <strong>in</strong> M<strong>in</strong>istero<br />

per i Beni Culturali e Ambientali, Gli<br />

archivi per la storia contemporanea. Organizzazione<br />

fruizione. Atti del sem<strong>in</strong>ario di<br />

studi, Mondovì 23-25 febbraio 19S4, Roma,<br />

19S6, pp.190-1.<br />

222<br />

<strong>in</strong>dicare chiaramente "le condizioni di ogni lavoro, la prospettiva<br />

generale ricercata, la guida implicita o esplicita del colloquio, le<br />

circostanze precise di ogni <strong>in</strong>contro".(2)<br />

Ecco allora la necessità di <strong>in</strong>dicare <strong>in</strong> anteprima le direttrici secondo<br />

cui s'<strong>in</strong>tende raccogliere le testimonianze, tenendo conto, <strong>in</strong>oltre, che<br />

a differenza delle fonti archivistiche, le fonti orali sono strettamente<br />

connesse alla memoria di un <strong>in</strong>formatore e si costruiscono <strong>in</strong> funzione<br />

della ricerca: l'archivio orale può nascere solo se si costruisce pro­<br />

gressivamente nel dialogo tra <strong>in</strong>tervistatore e <strong>in</strong>tervistato.<br />

Dunque, anche <strong>in</strong> Istituto, stimolati da esperienze p<strong>il</strong>ota compiute<br />

da alcuni collaboratori <strong>in</strong>terni, si é giunti <strong>in</strong> quest'ultimo anno a<br />

mettere a fuoco un progetto <strong>in</strong>novatore che, ut<strong>il</strong>izzando i criteri<br />

metodo logici sopra accennati, abb<strong>in</strong>ati a scelte tecnologiche <strong>in</strong>novative,<br />

contribuisse a mettere a fuoco la complessità genetica delle<br />

fonti orali, stab<strong>il</strong>isse un rapporto più trasparente tra <strong>in</strong>tervistatore<br />

e <strong>in</strong>tervistato, mettesse <strong>in</strong> risalto la necessità di dotarsi di strumenti<br />

<strong>in</strong>terpretativi <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>ari, dando spessore alla ricchezza formale<br />

del documento orale.<br />

In particolare, poiché l'<strong>in</strong>iziativa é sorta soprattutto all'<strong>in</strong>terno<br />

della sezione didattica, <strong>il</strong> coord<strong>in</strong>amento per la costituzione di un<br />

nuovo archivio orale é stato affidato ai collaboratori di quest'ultima.<br />

Una tale esigenza era da noi particolarmente sentita forse perché<br />

eravamo consapevoli di essere una sorta di cerniera tra <strong>in</strong>segnanti,<br />

studenti e ricercatori e ciò ci <strong>in</strong>duceva non solo a produrre un<br />

complesso di documenti orali, ma di costituire anche una serie di<br />

fonti della soggettività per altri, confrontab<strong>il</strong>i con le altre fonti<br />

tradizionali coeveY)<br />

Già nell'<strong>in</strong>verno si era pensato a una serie di video<strong>in</strong>terviste con<br />

testimoni che avevano vissuto la guerra e/o la Resistenza, scelti<br />

secondo i criteri della più ampia rappresentatività possib<strong>il</strong>e, <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i<br />

sia biografici che di scelte di vita (anche se ci rendevamo conto che<br />

la categoria del campione rappresentativo, applicata quasi <strong>in</strong> senso<br />

strettamente sociologico, era quasi improponib<strong>il</strong>e).<br />

Ma, parallelamente a questo progetto, ci era stata offerta la<br />

possib<strong>il</strong>ità di "entrare" con gli stessi nostri testimoni e con le loro<br />

biografie a comporre parte della struttura documentaria della mostra<br />

"Ogni contrada é patria del ribelle"; mostra, appunto, storico-docu-<br />

---- ----------------------- -----------


mentaria organizzata per <strong>il</strong> 50° anniversario della Liberazione che<br />

sarebbe rimasta aperta al pubblico dal 22 apr<strong>il</strong>e al 4 giugno.<br />

Le possib<strong>il</strong>ità di portare all'attenzione dell' ipotetico visitatore<br />

della mostra le storie di vita raccolte erano duplici: sia di accedere<br />

- con un montaggio delle stesse video<strong>in</strong>terviste - all'<strong>in</strong>terno di uno<br />

spazio attrezzato a "macch<strong>in</strong>a del tempo", una sorta di congegno<br />

metodologico del tempo grazie al quale si é <strong>in</strong> grado di ricostruire<br />

una storia complessa, fondandola su una pluralità di durate.<br />

Uno schema temporale a dimensioni multiple che ha lo scopo di<br />

acuire lo sguardo analitico, rendendo possib<strong>il</strong>e l'<strong>in</strong>staurarsi di un<br />

sistema di relazioni tra fenomeni, conferendo maggiore concretezza<br />

alle descrizioni s<strong>in</strong>croniche.<br />

L'eventuale montaggio delle testimonianze sarebbe stato visib<strong>il</strong>e<br />

attraverso un televisore, all'<strong>in</strong>terno di un "pal<strong>in</strong>sensto" complessivo<br />

che avrebbe dato spazio a una percezione del tempo e dello spazio<br />

nella sua correlatività, all'<strong>in</strong>terno del medesimo evento: la 2' Guerra<br />

mondiale.<br />

Esisteva <strong>in</strong>oltre (ma questo solo all'<strong>in</strong>terno del sistema visite<br />

guidate per le classi) la possib<strong>il</strong>ità di avvic<strong>in</strong>are fisicamente e<br />

<strong>in</strong>terrogare personalmente quei testimoni reggiani che su vari fronti<br />

e <strong>in</strong> condizioni differenti avevano vissuto l'evento dirompente della<br />

guerra, dell'occupazione fascista, della guerra civ<strong>il</strong>e e della lotta di<br />

Liberazione.<br />

Una duplice occasione ci si presentava, dunque: quella di <strong>in</strong>iziare<br />

a costituire <strong>in</strong> Istituto uno specifico archivio di fonti orali su quegli<br />

stessi temi e quella di poter presentare all'<strong>in</strong>terno di una mostra<br />

dedicata al C<strong>in</strong>quantenario quegli stessi racconti, attraverso la<br />

memoria dei rispettivi testimoni.<br />

Anche se poi <strong>in</strong> mostra sarebbero effettivamente andati solo i<br />

testimoni (proprio perché a <strong>in</strong>terviste ultimate, é mancato <strong>il</strong> tempo<br />

per un montaggio f<strong>in</strong>ale degli stessi video, ad uso didattico) si é<br />

comunque conclusa una prima tranche progettuale che prevedeva<br />

video<strong>in</strong>terviste <strong>in</strong>tegrali per un complesso di dieci testimonianze tra<br />

uom<strong>in</strong>i e donne, prescelti per differenti ruoli, storie di vita e scelte<br />

di campo: tutte le biografie, naturalmente, erano <strong>in</strong> stretta correla­<br />

zione con la guerra.<br />

MODALITÀ<br />

DI COSTRUZIONE<br />

E CONTENUTI<br />

DElLE VIDEDINTERVISTE.<br />

223


4) Giovanni CONTINI-Alfredo MARTINI,<br />

Verba manent. L'uso delle fonti orali per la<br />

storia contemporanea, Roma, La Nuova<br />

Italia Scientifica, 1993, par.1.2; 1.3-1.5,<br />

pp.12-20.<br />

5) Luisa PASSERINI, Sette punti sulla<br />

memoria per /'<strong>in</strong>terpretazione delle fonti<br />

orali, "Italia Contemporanea", giugno 1981,<br />

fasc.143, pp.83-92; e della stessa, Storia e<br />

soggettività. Le fonti orali, la memoria, Firenze,<br />

La Nuova Italia, 1988.<br />

224<br />

Programmaticamente si era scelta per le video<strong>in</strong>terviste la formula<br />

della "storia di vita" come lo strumento di ricerca che meglio di<br />

altri riuscisse a conservare <strong>il</strong> punto di vista del testimone su diversi<br />

avvenimenti della propria vita, seppure da "lenti" trasformatesi nel<br />

tempo.<br />

Ma eravamo altrettanto consapevoli che l'<strong>in</strong>tervista non rimaneva<br />

la semplice emissione di <strong>in</strong>formazioni da parte di un testimone/fonte,<br />

ma che essa era dest<strong>in</strong>ata a diventare uno scenario dove entrambi<br />

i protagonisti (<strong>in</strong>tervistato e <strong>in</strong>tervistatore) <strong>in</strong>fluenzano e trasformano<br />

<strong>il</strong> prodotto f<strong>in</strong>ale. (4)<br />

Essa non poteva assumere nemmeno i connotati dell' <strong>in</strong>tervista!<br />

<strong>in</strong>terrogatorio, ma nelle nostre <strong>in</strong>tenzioni si configurava come una<br />

sorta "di narrazione dialogica", <strong>in</strong> cui non solo <strong>il</strong> ricercatoreé parte<br />

<strong>in</strong> causa, ma <strong>in</strong> certo modo entrambi i protagonisti potessero uscire<br />

dal dialogo <strong>in</strong> qualche modo trasformati.<br />

Mettevamo <strong>in</strong> conto che le condizioni stesse del colloquio avessero<br />

un ruolo nella testimonianza; anzitutto la scelta dell'Istituto come<br />

sede dell'<strong>in</strong>tervista e come ente promotore del progetto avrebbe<br />

potuto condizionare <strong>in</strong> qualche modo la testimonianza <strong>in</strong> senso più<br />

istituzionale; le modalità <strong>in</strong> cui si svolgeva <strong>il</strong> colloquio davanti alla<br />

telecamera avrebbero potuto <strong>in</strong>ibire e rendere più difficoltoso <strong>il</strong><br />

.colloquio; e, non ultima tra le difficoltà, spesso i ricercatori/<strong>in</strong>ter­<br />

vistatori erano sconosciuti ai testimoni e avrebbero potuto <strong>in</strong>durre,<br />

per lo più, comportamenti di bonario scetticismo.<br />

Presupposti questi che <strong>in</strong> ogni caso andavano dichiarati nel nostro<br />

"taccu<strong>in</strong>o delle <strong>in</strong>terviste", una sorta di apparato critico-<strong>in</strong>formativo<br />

che rendesse conto dei rapporti di conoscenza prelim<strong>in</strong>are col testimone,<br />

le annotazioni a marg<strong>in</strong>e sull'andamento del colloqui, la<br />

stessa registrazione dei s<strong>il</strong>enzi, delle omissioni più o meno <strong>in</strong>volon­<br />

tarie, della relativa marg<strong>in</strong>alizzazione delle domande poste dall'<strong>in</strong>­<br />

tervistatore.<br />

Durante <strong>il</strong> percorso abbiamo constatato quanto <strong>il</strong> lavoro con le<br />

fonti orali presenti un grado di complessità più elevato rispetto a<br />

fonti o materiali più costruiti e organizzati: alla f<strong>in</strong>e di una testi­<br />

monianza dobbiamo ricomporre e articolare ex novo <strong>il</strong> percorso,<br />

attribuendo tutta quella serie di significati che l'<strong>in</strong>tervistato ci ha<br />

dichiarato o alluso o semplicemente lasciato trasparire senza avvedersene.(5)


Per quanto riguarda i contenuti le testimonianze si sono snodate<br />

tutte sulla memoria della guerra: nonostante siano emerse periodiz­<br />

zazioni e scansioni temporali differenti anche rispetto ad eventi<br />

significativi e comuni tra <strong>il</strong> '40 -'45 (quasi a sottol<strong>in</strong>eare- se ce ne<br />

fosse ancora bisogno- della relatività della categoria temporale e della<br />

sua durata soggettiva) i nostri testimoni mostravano tutti i segni<br />

<strong>in</strong>equivocab<strong>il</strong>i della memoria della guerra come offesa, <strong>in</strong>terruzione,<br />

<strong>in</strong> qualche modo forzata, rispetto ai propri progetti di vita.<br />

Deportati civ<strong>il</strong>i o m<strong>il</strong>itari, <strong>in</strong>ternati, staffette, resistenti, partigiani<br />

o semplicemente civ<strong>il</strong>i, per tutti loro la guerra si é imposta come<br />

riferimento essenziale, una delle componeneti pr<strong>in</strong>cipali della me­<br />

moria collettiva e <strong>in</strong>dividuale, capace di strutturare <strong>il</strong> ricordo, de­<br />

limitando un prima e un dopo e spesso occupando uno spazio<br />

preponderante rispetto alla sua reale durata.<br />

Per alcuni, <strong>il</strong> palesarsi di un relativo s<strong>il</strong>enzio sul fascismo e la<br />

cont<strong>in</strong>uità narrativa tra <strong>il</strong> primo e <strong>il</strong> secondo dopoguerra, magari<br />

attraverso <strong>il</strong> sostegno formativo e pedagogico di genitori o parenti<br />

antifascisti; per altri, l'esperienza resistenziale, vissuta come approc­<br />

cio di crescita e di trasformazione personale e sociale, oltreché banco<br />

di prova delle proprie potenzialità <strong>in</strong>dividuali e di gruppo; per la<br />

maggioranza, comunque, un soffermarsi sulla liberazione e sulle<br />

vicende vissute per conquistarla.<br />

Liberazione vista come risorsa e opportunità di ricomposizione<br />

dell'uomo, di ricucitura dello strappo determ<strong>in</strong>ato, appunto, dall'of­<br />

fesa della guerra e banco di prova delle proprie scelte.(6)<br />

V<strong>in</strong>centi sono soprattutto coloro che hanno fatto la guerra, ma<br />

soprattutto che della guerra hanno fatto esperienza, riuscendo a<br />

colmare <strong>il</strong> vuoto determ<strong>in</strong>ato da questo spartiacque storico, attraverso<br />

strumenti di riappropriazione di sé e della propria storia ; di r<strong>il</strong>ettura<br />

di gran parte della propria vita attraverso l'apprendistato della dignità,<br />

pers<strong>in</strong>o sul cr<strong>in</strong>ale della sopravvivenza. (7)<br />

Per quasi tutti questo passaggio non é stato <strong>in</strong>dolore e anche se<br />

mostrato con orgoglio porta nascoste tra le pieghe le cicatrici s<strong>il</strong>enti<br />

della sofferenza fisica e del travaglio <strong>in</strong>teriore o ideologico. Eredità<br />

<strong>in</strong>gombranti che riemergono talvolta con rabbia alla luce delle molte<br />

delusioni nelle stagioni successive del dopoguerra.<br />

In particolare per le donne <strong>il</strong> capitolo della costruzione e costi­<br />

tuzione della propria identità proprio tramite la guerra e specialmente<br />

CRITERI<br />

DI ORIENTAMENTO<br />

SUI CONTENUTI:<br />

INDIZI E<br />

PRIME RIFLESSIONI.<br />

6) Sul tema si confront<strong>in</strong>o le testimonianze<br />

raccolte <strong>in</strong>: Anna BRAVO - Daniele JALLA(a<br />

cura), La vita offesa Storia e memoria dei<br />

lager nazisti nei racconti di duecento sopravvissuti,<br />

M<strong>il</strong>ano Franco Angeli, 1986.<br />

Vedasi, <strong>in</strong>oltre: Mario ISNENGHI, Le guerre<br />

degli italiani. Parole, immag<strong>in</strong>i, ricordi 1845-<br />

1945, M<strong>il</strong>ano, Mondadori, 1989.<br />

7) Antonio CANOVI, La memoria della<br />

guerra. Tre storie orali, <strong>in</strong> La guerra. Le guerre.<br />

Propaganda, mob<strong>il</strong>itazione, <strong>in</strong>terventismo,<br />

astensionismo, deportazione. Atti della<br />

giornata di studio, Museo Cervi, 27 apr<strong>il</strong>e<br />

1990.<br />

225


DOCUMENTI ORALI<br />

NELLA MOSTRA<br />

SUL CINQUANTENARIO:<br />

APPUNTI E PROSPETTIVE.<br />

228<br />

attraverso la Resistenza assume tutte le caratteristiche della pal<strong>in</strong>genesi:<br />

denom<strong>in</strong>atori comuni di tutte le storie, al di là di ogni<br />

dist<strong>in</strong>guo tra differenti formazioni spirituali o ideologiche, é proprio<br />

la grande capacità di adattamento alle novità; la versat<strong>il</strong>ità concreta<br />

e operativa con cui si sono ritagliate per sé, le proprie famiglie o<br />

eventuali clandest<strong>in</strong>i di passaggio, nicchie di sopravvivenza e riumanizzazione<br />

del quotidiano. Traspare dalle loro testimonianze <strong>il</strong><br />

senso realistico della misura e una grande capacità prospettica sul<br />

futuro, pers<strong>in</strong>o se a monte erano state compiute scelte diffic<strong>il</strong>i e non<br />

sempre condivise come quella della clandest<strong>in</strong>ità o addirittura della<br />

banda armata.<br />

Dunque, come abbiamo accennato più sopra, all'<strong>in</strong>terno della<br />

pluralità di percorsi e di letture offerte alle scuole reggiane dalla<br />

mostra "Ogni contrada é patria del ribelle" (alla cui analisi dettagliata,<br />

peraltro, rimando, proprio nelle stesse pag<strong>in</strong>e di questa rivista) così<br />

come si era ipotizzato, si é aperto uno spazio di ascolto e d'<strong>in</strong>contro<br />

fra studenti, <strong>in</strong>segnanti e testimoni della guerra.<br />

Di fronte alla richiesta di circa una settant<strong>in</strong>a di classi, provenienti<br />

da scuole di ogni ord<strong>in</strong>e e grado, di usufruire della formula "visita<br />

guidata" abbiamo dovuto allestire un' apposita segreteria organizza­<br />

tiva tra l'Assessorato Beni, Attività e Istituzioni Culturali del Comune<br />

di Reggio Em<strong>il</strong>ia e <strong>il</strong> nostro Istituto; un congegno organizzativo che<br />

garantisse non solo la presenza di una guida competente <strong>in</strong> grado<br />

di decifrare i diversi piani di lettura e "costruzione" della mostra<br />

(documentario, semantico, simbolico, ecc.), e di accennare, laddove<br />

fosse possib<strong>il</strong>e, a eventuali e successive piste didattiche di rielaborazione<br />

di questi materiali, ma che assicurasse anche la contempo­<br />

ranea presenza di un testimone degli eventi, oggetto della mostra.<br />

Circa 1400 studenti, accompagnati dai loro <strong>in</strong>segnanti;hanno avuto<br />

così la possib<strong>il</strong>ità di ascoltare la storia di vita di uno fra quei dodici<br />

testimoni (buona parte di questi era già stata video<strong>in</strong>tervistata precedentemente<br />

<strong>in</strong> Istituto) che a turno si sono avvicendati nei due<br />

mesi di apertura della mostra.<br />

Incontri spesso fortemente condizionati dai tempi stretti <strong>in</strong> cui si<br />

doveva condensare la visita, a volte segnati dalla difficoltà d'<strong>in</strong>ter­<br />

vento da parte degli ascoltatori e comunque di dialogo, proprio perché


la narrazione prendeva <strong>il</strong> sopravvento; o resi diffic<strong>il</strong>i alla compren­<br />

sione per una sorta di l<strong>in</strong>guaggio"tecnico"che rischiava di rendere<br />

ancora più estranei fatti di per sé già abbastanza lontani alle giovani<br />

generazioni.<br />

Ma mi é parso comunque d'<strong>in</strong>travvedere che tutti gli <strong>in</strong>contri<br />

assolvessero a una triplice funzione: di arricchimento rispetto alla<br />

storia degli eventi (politici, culturali, amm<strong>in</strong>istrativi, economici)<br />

rispetto alla guerra, all'occupazione tedesca e alla Resistenza; di<br />

valorizzazione di sensib<strong>il</strong>ità differenti rispetto all' evento narrato, a<br />

seconda degli <strong>in</strong>dividui e ancor più a seconda dei gruppi, riducendo<br />

così sempre più <strong>il</strong> divario tra ambito pubblico e privato, tra memoria<br />

privata e collettiva; di umanizzazione del concetto di verità<br />

storica,imparando a rispettare la memoria anche nelle sue diconti­<br />

nuità e contraddizioni, ma anche nella sua <strong>in</strong>ventività e nel suo sforzo<br />

di rielaborazione e trasmissione di significati del passato per <strong>il</strong><br />

presente.<br />

Un it<strong>in</strong>erario comune - quella fra <strong>in</strong>tervistati e <strong>in</strong>tervistatori - forse<br />

<strong>in</strong> grado di riallacciare la comunicazione e trasmissione normale tra<br />

generazioni, <strong>in</strong> cui peraltro entrambe le parti possono uscime <strong>in</strong><br />

qualche modo trasformate.<br />

229


Ogni contrada<br />

è patria del ribelle<br />

"All is the same, MARCO PATERLINI<br />

time has gone by"<br />

Al di fuori della mostra, nella guida, che é stata distribuita agli<br />

<strong>in</strong>segnanti (l), ma pur sempre strettamente legata ad essa, <strong>il</strong> discorso<br />

sulla guerra nel Reggiano e la Liberazione é stato volutamente<br />

concluso con i versi di una poesia di Cesare Pavese, Last blues to<br />

be read someday. Tutta la mostra é stata punteggiata dai versi che<br />

alcuni grandi poeti italiani hanno dedicato ad aspetti della Resistenza<br />

ed all' orrore della guerra, la poesia di Pavese, <strong>in</strong>vece, parla di amore,<br />

Pavese si ucciderà per amore.<br />

Pavese ed i suoi versi rappresentavano secondo noi la degna<br />

conclusione del ciclo eroico della guerra di liberazione e l'apertura<br />

del ciclo democratico del dopoguerra, perché proponevano un diverso<br />

valore per cui dare la vita. Non c'era più la terrib<strong>il</strong>e necessità di<br />

morire per i diritti di tutti, propri e di altri, e si apriva un'epoca<br />

<strong>in</strong> cui libertà era anche quella di morire per <strong>il</strong> proprio disagio<br />

personale, quel disagio personale a cui durante i mesi della guerra<br />

partigiana non si era potuto pensare.<br />

A c<strong>in</strong>quant'anni da quell'apr<strong>il</strong>e del 1945, caldo di clima e di<br />

tensione politica e civ<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> mondo è profondamente cambiato. Gli<br />

italiani sono diversi. L'Italia è diversa.<br />

Oggi è un paese con m<strong>il</strong>le problemi sociali, economici, istituzio­<br />

nali, politici, ma tutti legati al benessere, allo sv<strong>il</strong>uppo di uno dei<br />

paesi forti, potenti, ricchi del mondo. Oggi i riferimenti sono diversi,<br />

1) E che oggi viene allegata alle copie per<br />

gli abbonati di questo numero di "Ricerche<br />

Storiche" - ma che si può ottenere gratuitamente,<br />

su richiesta, dall'Assessorato alla<br />

Cultura del Comune di Reggio Em<strong>il</strong>ia<br />

231


232<br />

la realtà é cambiata, <strong>il</strong> paese è progredito con una velocità non<br />

prevedib<strong>il</strong>e <strong>in</strong> quell'apr<strong>il</strong>e. Tutto questo è stato possib<strong>il</strong>e solo grazie<br />

a quell' apr<strong>il</strong>e.<br />

Ciò che più é cambiato sono i valori, i riferimenti culturali, a cui<br />

rapportarsi nella rappresentazione della propria vita: l'impegno<br />

politico, per cui allora giovani e anziani - uom<strong>in</strong>i o donne che fossero<br />

- davano la vita, é oggi un valore basso, mentre sono alti i valori<br />

legati alla persona. Lo abbiamo verificato con certezza parlando con<br />

i 1.400 studenti che hanno visitato la mostra durante la sua apertura.<br />

Già allestendola avevamo fatto una scelta precisa, tale da porre<br />

quest' esposizione al di fuori degli schemi ricostruttivi che prevedono,<br />

ciecamente, la riproposizione acritica degli avvenimenti e dei valori<br />

dei giorni esaltanti di quella primavera.<br />

Da un lato si é cercata una dimensione scientifica rigorosa s<strong>in</strong>o<br />

all'eccesso, basata sul concetto che <strong>il</strong> documento storico (volant<strong>in</strong>o<br />

o divisa, fotografia o suono che fosse) non doveva essere <strong>in</strong> alcun<br />

modo manipolato (niente didascalie, niente percorso, niente sotto­<br />

l<strong>in</strong>eature), cosÌ come la scelta e la collocazione dei documenti<br />

dovevano seguire criteri di pura esemplarità, rifuggendo ogni pre­<br />

occupazione tesa sia alla completezza delle <strong>in</strong>formazioni (obiettivo<br />

impossib<strong>il</strong>e da raggiungere <strong>in</strong> una realtà storica tanto complessa ed<br />

articolata come quella della resistenza Reggiana) che alla par con­<br />

dicio delle diverse anime culturali e politiche del movimento resi­<br />

stenziale. I documenti sono stati scelti come esempi, simboli, icone<br />

della massa di materiali possib<strong>il</strong>i, la loro collocazione ha seguito<br />

logiche di confronto e coerenza, nel tentativo di snodare un discorso<br />

storico, <strong>in</strong> cui la ricomposizione della storia e la sua spiegazione<br />

veniva assegnata alle capacità del visitatore, supportate da un com­<br />

plesso ed orig<strong>in</strong>ale apparato allestitivo tutto teso a rendere le sen­<br />

sazioni della guerra. Ci siamo lasciati cogliere dall'ambizione di<br />

rendere sensazioni e sentimenti attraverso operazioni artistiche ed<br />

estetiche, affidando ai poeti <strong>il</strong> compito di riproporre i sentimenti ed<br />

ai colori, alle forme, ai suoni quello di rendere le impressioni<br />

sensoriali della guerra.<br />

La tesi di fondo dell'esposizione é stata quella di restituire la<br />

complessità dell'avvenimento non solo per la sua ormai più volte<br />

dichiarata tripartizione (guerra civ<strong>il</strong>e, di liberazione, rivoluzionaria)<br />

quanto per la <strong>in</strong>tricata e contemporanea presenza di atteggiamenti


e condizioni sociali tra loro contrastanti eppure spesso fisicamente<br />

vic<strong>in</strong>e.<br />

La deportazione e <strong>il</strong> collaborazionismo, <strong>il</strong> tradimento e l'eroismo,<br />

<strong>il</strong> terrore e la vendetta, nulla é stato nascosto, nulla é stato taciuto,<br />

ma tutto é stato raccontato <strong>in</strong> base ad una precisa scelta di campo,<br />

all'idea che la scelta giusta era quella dei resistenti, pur nel rispetto<br />

di chi aveva fatto la scelta sbagliata e di quelli che avevano scelto<br />

di non scegliere.<br />

Una mostra complessa <strong>in</strong> cui lo specchio ed i numeri della<br />

deportazione - che ci stavano scritti sopra - hanno avuto una pari<br />

dignità, perché sono serviti a dare <strong>il</strong> senso sia dell'ampiezza del<br />

fenomeno deportazione che della sua presenza nella nostra realtà,<br />

nella nostra cultura, nel nostro dietro-Io-specchio, e così per tutti<br />

gli altri allestimenti.<br />

Chi leggerà le descrizioni della mostra che sono qui pubblicate<br />

troverà che spesso i visitatori tendono a mettere <strong>in</strong> risalto un aspetto<br />

<strong>in</strong> rapporto ad un altro: anche questo dipende dalla scelta di com­<br />

plessità<br />

La mostra é stata progettata perché, al di là di un'apparente<br />

immutab<strong>il</strong>ità dell'allestimento, la presenza di macch<strong>in</strong>e elettroniche<br />

potesse modificare <strong>in</strong> modo profondo <strong>il</strong> percorso di visita a seconda<br />

delle scelte del visitatore, del numero di visitatori, del tipo di vi­<br />

sitatori. Così a seconda del punto <strong>in</strong> cui si trovava <strong>il</strong> nastro magnetico<br />

<strong>il</strong> visitatore sentiva leggere uno o l'altro dei documenti avvic<strong>in</strong>andosi<br />

ai muri della Sala delle Colonne a cui - per contrasto con lo slogan<br />

per cui anche i muri avevano orecchie - si è data la parola, e lo<br />

stesso vale per le canzoni partigiane o la musica sw<strong>in</strong>g o le immag<strong>in</strong>i<br />

della guerra nel mondo, effetti che, ovviamente, la presenza di più<br />

visitatori <strong>in</strong> contemporanea rendevano più complessi perché i suoni<br />

si sovrapponevano, perché ognuno perdeva ciò che l'altro ascoltava.<br />

Ancora: chi seguiva una visita di un gruppo aveva un cicerone,<br />

una guida, che <strong>il</strong>lustrava le situazioni, stimolava identificazioni,<br />

spronava le riflessioni, ma trovava anche la presenza - <strong>in</strong>attesa ed<br />

affasc<strong>in</strong>ante - di testimoni diretti dei fatti, e poi, improvviso, <strong>il</strong> rumore<br />

assordante, fastidioso, di un bombardamento.<br />

La mostra è stata visitata da circa 3.000 reggiani, di questi 1.400<br />

<strong>in</strong> gruppi di studenti delle scuole di ogni ord<strong>in</strong>e della Prov<strong>in</strong>cia, ma<br />

soprattutto è stata visitata e rivisitata, da studenti che sono tornati<br />

233


234<br />

a vederla con i nonni.<br />

Abbiamo riportato i pareri di un gruppo di studenti: le loro con­<br />

siderazioni hanno confortato chi ha lavorato all'allestimento dell'<strong>in</strong>i­<br />

ziativa non tanto per i complimenti (sui quali resta sempre un po'<br />

<strong>il</strong> dubbio che esista una <strong>in</strong>estirpab<strong>il</strong>e tendenza alla piaggeria nei<br />

confronti dell'<strong>in</strong>segnante), quanto perché dalle loro parole e dall'or­<br />

ganizzazione del discorso emerge una s<strong>in</strong>tonia con gli strumenti<br />

comunicativi ut<strong>il</strong>izzati per l'esposizione.<br />

Questi studenti, dunque, ci hanno ascoltato, capito e giustamente<br />

criticato.<br />

Hanno capito <strong>il</strong> passato confrontando con i propri valori e la propria<br />

cultura, i valori e la cultura che sono appartenute alla generazione<br />

dei loro nonni. Hanno capito perché chi glieli ha proposti lo ha fatto<br />

con la consapevolezza che presentava valori diversi, passati, non<br />

direttamente condivisi. Hanno capito perché questa mostra non ha<br />

ricostruito un passato (di cui ai giovani sfugge <strong>il</strong> senso) come se<br />

fosse tuttora <strong>il</strong> presente.<br />

Hanno capito perché <strong>in</strong> questa mostra si é rispettato un passato<br />

che ha permesso al nostro presente di essere ciò che é, perché a<br />

loro si é proposto un passato che ha dialogato con <strong>il</strong> loro presente,<br />

senza contrapporsi, senza imporsi.


La Repubblica Sociale<br />

a Reggio Em<strong>il</strong>ia:<br />

Vicolo dei Servi e d<strong>in</strong>torni<br />

La scadenza del 50° della Liberazione, pur fra le <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>i cadute MASSIMO STORCHI<br />

celebrative, ha consentito l'apertura di nuovi spazi alla ricerca e <strong>il</strong><br />

camm<strong>in</strong>o all'<strong>in</strong>terno del fascismo reggiano, <strong>in</strong>iziato alla metà degli<br />

anni ottanta, potrà cosÌ trovare un primo punto di approdo nel<br />

Convegno, organizzato da <strong>Istoreco</strong> per <strong>il</strong> prossimo novembre, <strong>in</strong> cui<br />

si porrà per la prima volta <strong>il</strong> problema di una lettura della Repubblica<br />

di Salò <strong>in</strong> terra reggiana (e non solo).<br />

Successivi e progressivi approcci al problema hanno confermato<br />

la necessità di conoscere quel breve periodo a tutto tondo, uscendo<br />

dalla c<strong>in</strong>quantennale fase di s<strong>il</strong>enzio e di rimozione per affrontare<br />

la complessità di una fase tanto breve quanto significativa. Due<br />

atteggiamenti opposti hanno f<strong>in</strong>ora impedito questo approfondimento.<br />

Da un lato un mal<strong>in</strong>teso senso di pacificazione si é trasformato<br />

<strong>in</strong> un oblio che rischia di cancellare, oltre le amnistie e l'<strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>e<br />

usura della memoria, ogni traccia di quell'esperienza. Dall'altro la<br />

demonizzazione <strong>in</strong> toto di uom<strong>in</strong>i, strutture e vicende, ha <strong>in</strong>chiodato<br />

parte della cultura antifascista ad una ster<strong>il</strong>e ripetizione di giacu­<br />

latorie post-resistenziali.<br />

In realtà la ricerca é proseguita su un camm<strong>in</strong>o certamente non<br />

fac<strong>il</strong>e, dove al dolore dei v<strong>in</strong>citori si mescolava quello dei v<strong>in</strong>ti e<br />

ancora i troppi s<strong>il</strong>enzi riducevano gli spazi di <strong>in</strong>tervento, <strong>in</strong> un<br />

contesto dove, frequentemente, le fonti tradizionali e istituzionali<br />

presentano ampie lacune.<br />

Affrontare <strong>il</strong> tema della Repubblica Sociale pur <strong>in</strong> un contesto<br />

circoscritto come quello reggiano (pur per più versi particolarmente<br />

235


236<br />

<strong>in</strong>teressante e significativo) consente anche di allargare la dimensione<br />

dell'<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e al tema, ampio e complesso, del collaborazionismo,<br />

fenomeno a livello europeo e che co<strong>in</strong>volge tutta la società dell'Italia<br />

occupata. Tema quest'ultimo ancora più delicato e sp<strong>in</strong>oso, proprio<br />

per <strong>il</strong> totale co<strong>in</strong>volgimento che <strong>in</strong>teressò <strong>in</strong> quei venti mesi settori<br />

decisivi dell' economia, della cultura, delle istituzioni, settori tutti che,<br />

nel loro complesso, hanno poi superato all'<strong>in</strong>segna della cont<strong>in</strong>uità<br />

anche lo spartiacque storico del 25 apr<strong>il</strong>e.<br />

In questo contesto suscita ut<strong>il</strong>i <strong>in</strong>terrogativi e stimola alla prose­<br />

cuzione delle ricerche l'ultimo volume di Giannetto Magnan<strong>in</strong>i<br />

(Vicolo dei servi. Prigionieri nelle carceri della RSI, Magis Book,<br />

Reggio Em<strong>il</strong>ia, 1995) che prosegue nella sua opera di storico "quan­<br />

titativo" e, dopo aver fornito dati f<strong>in</strong>almente fondati sui caduti fascisti<br />

nel periodo <strong>in</strong>surrezionale e post (risolvendo la poco dignitosa 'tombola'<br />

degli ultimi anni), entra questa volta nel sistema repressivo<br />

e carcerario repubblicano per def<strong>in</strong>ire f<strong>in</strong>almente luoghi, quantità,<br />

situazioni di un aspetto r<strong>il</strong>evante della presenza fascista <strong>in</strong> terra<br />

reggiana dopo 1'8 settembre 1943.<br />

La scelta di Magnan<strong>in</strong>i é stata <strong>in</strong> realtà più ambiziosa non solo<br />

perché ha voluto contestualizzare l'azione dei vari corpi repressivi<br />

della R.S.I. nel quadro complessivo della guerra di liberazione, ma<br />

anche perché non ha temuto di affrontare un genere certamente non<br />

agevole come quello della biografia, doppiamente arduo nel caso<br />

specifico considerata la personalità del protagonista scelto, quel<br />

Giuseppe Sidoli, maresciallo della GNR, divenuto, a torto o a ragione<br />

<strong>il</strong> simbolo, odiato e v<strong>il</strong>ipeso, della ferocia repressiva fascista.<br />

Magnan<strong>in</strong>i con <strong>il</strong> suo impegno supera uno dei pochi limiti di Storia<br />

della Resistenza reggiana di Franz<strong>in</strong>i: la mancanza del nemico. Lo<br />

personalizza e <strong>in</strong>izia a contestualizzarlo, considerandolo, anche se<br />

<strong>in</strong> parte, nella sua complessità, uscendo almeno dal cliché "repub­<br />

blich<strong>in</strong>o-assass<strong>in</strong>o" che ha segnato lunghi anni della nostra storiografia<br />

recente e che speriamo def<strong>in</strong>itivamente tramontato.<br />

Certo <strong>in</strong> un percorso così complesso e con precisi limiti di spazio,<br />

l'autore corre <strong>il</strong> rischio della dispersione e soprattutto di arrestarsi<br />

di fronte ad alcuni grossi nodi legati alle vicende e alle personalità<br />

che, da parte fascista, si alternano alla ribalta <strong>in</strong> quel periodo, ma<br />

questo rischio é fatalmente <strong>in</strong>sito <strong>in</strong> un lavoro di ricerca che apre<br />

un percorso ancora <strong>in</strong> gran parte <strong>in</strong>edito che dovrà essere proseguito


seguendo una pluralità di percorsi di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e.<br />

Il nocciolo forte del volume rimane comunque la ricerca, metodica<br />

e dettagliata, non solo sui luoghi del potere repubblicano <strong>in</strong> città,<br />

ma sui 466 prigionieri passati nelle carceri di Vicolo dei Servi. Le<br />

loro schede personali non sono appendici documentarie ma restituiscono<br />

brandelli di esistenze e confermano, nei s<strong>in</strong>goli, dolorosi<br />

percorsi, la durezza unita spesso alla casualità del sistema repressivo<br />

fascista.<br />

Magnan<strong>in</strong>i apre scenari <strong>in</strong>teressanti, mette <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e periodi convulsi,<br />

fornendo <strong>in</strong>formazioni ut<strong>il</strong>i su momenti confusi e ancora<br />

ignorati, come la transizione post 25 apr<strong>il</strong>e e la situazione carceraria<br />

dei prigionieri fascisti.<br />

Qualche perplessità <strong>in</strong> più solleva <strong>in</strong>vece, come accennato, la parte<br />

dedicata al ritratto del 'carceriere' che di quel sistema repressivo<br />

divenne simbolo e pagò quella scelta non solo con la vita ma con<br />

un accanimento e un ludibrio post mortem alla salma che conferma<br />

quanto, nell'immag<strong>in</strong>ario collettivo, la sua persona rappresentasse<br />

simbolicamente tutte le sofferenze imposte a patrioti e cittad<strong>in</strong>i<br />

reggiani.<br />

Se <strong>in</strong>fatti dare corpo anche al 'nemico' può fornire elementi<br />

decisivi per la comprensione delle d<strong>in</strong>amiche personali e collettive<br />

che furono alla base di una scelta opposta a quella della parte migliore<br />

del popolo italiano, é la figura stessa di Sidoli a presentare difficoltà<br />

ad un suo <strong>in</strong>quadramento def<strong>in</strong>ito e storicamente fondato. La scarsità<br />

di fonti attendib<strong>il</strong>i e l'ampio ricorso alla memoria dei s<strong>in</strong>goli rappresentano<br />

<strong>in</strong>fatti limiti non trascurab<strong>il</strong>i ad una biografia che sia <strong>in</strong><br />

grado di dare risposte ai tanti <strong>in</strong>terrogativi ancora aperti. Tutto ciò<br />

senza tacere <strong>il</strong> rischio, forse <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>e nel genere (come certe<br />

<strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azioni di De Felice confermano), di assumere un atteggiamento<br />

simpatetico con <strong>il</strong>. personaggio oggetto della biografia stessa.<br />

Magnan<strong>in</strong>i sfugge certamente al limite di una relativizzazione delle<br />

responsab<strong>il</strong>ità, di una confusione fra comportamenti dell'una e<br />

dell' altra parte. Non va <strong>in</strong>fatti mai dimenticato, ad esempio, che l'uso<br />

della tortura fu istituzionale e 'tradizionale' da parte fascista (anche<br />

prima del 8 settembre) mentre fu ignoto (o quasi) fra le f<strong>il</strong>a resistenziali,<br />

come pure va ricordato come lo 'spettacolo' della morte,<br />

l'esposizione (e <strong>il</strong> v<strong>il</strong>ipendio) del cadavere del nemico fosse anch'es­<br />

so parte del bagaglio 'culturale' dei difensori di Salò.<br />

237


240<br />

Resta, <strong>in</strong> sede conclusiva, la considerazione, ancora una volta<br />

rafforzata, sulla 'banalità del male'. L'apparato repressivo (e quello<br />

concentrazionario <strong>in</strong> particolare) poterono dispiegare <strong>il</strong> proprio<br />

devastante arsenale proprio grazie alla collaborazione dei tanti<br />

carcerieri, impiegati, funzionari e m<strong>il</strong>iti che diedero, ognuno per parte<br />

propria, la collaborazione a una operazione complessiva che segnò<br />

di sangue e dolore tutta Europa.<br />

Di fronte a questa collaborazione le scelte personali furono de­<br />

cisive, furono opzioni <strong>in</strong> cui spesso l'opportunismo, <strong>il</strong> desiderio del<br />

quieto vivere, la scelta del tornaconto personale si affiancarono a<br />

motivazioni ideali e culturali che é compito dello storico affrontare<br />

e risolvere. Furono spesso scelte di comodo, non furono scelte<br />

<strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>i e uniche, come ci hanno testimoniato i c<strong>in</strong>que soldati della·<br />

Wehrmacht che hanno pagato con la vita nell' agosto del '44 ad<br />

Alb<strong>in</strong>ea <strong>il</strong> loro "no" a quell'universo repressivo e violento.


Pierre MILZA,<br />

Voyage en Italie, Paris, éditians Pian, 1993, p. 532, fr.145.<br />

"Je suis un migrant", sono un migratore: con questa dichiarazione<br />

di identità, a suo modo solenne e <strong>in</strong>eluttab<strong>il</strong>e, Pierre M<strong>il</strong>za apre<br />

l'ultima opera che ha voluto dedicare al tema dei processi migratori<br />

<strong>in</strong>tercorsi fra Italia e Francia.<br />

Anni di studi e numerose pubblicazioni - consacrate alle relazioni<br />

<strong>in</strong>ternazionali e al fenomeno del fascismo italiano - hanno fatto dello<br />

storico (<strong>in</strong>segna all'Istituto di studi politici di Parigi) un punto di<br />

riferimento obbligato <strong>in</strong> materia. Questo ulteriore sforzo, come<br />

sembra di capire dalla quantità di dati e riferimenti bibliografici<br />

contenuti nei 12 capitoli, ambisce a farsi s<strong>in</strong>tesi problematica per<br />

quanti si avvic<strong>in</strong>ano all'oggetto <strong>in</strong> questione.<br />

La solidità dell'impianto scientifico ne fa un libro raccomandab<strong>il</strong>e<br />

agli studiosi italiani; un secondo motivo, di ord<strong>in</strong>e metodologico,<br />

ne suggerirebbe una sua pronta traduzione. Non capita spesso, <strong>in</strong>fatti,<br />

che uno storico affermato accetti di raccontare <strong>il</strong> proprio percorso<br />

di avvic<strong>in</strong>amento alla ricerca: di sviscerare al pubblico, specie ai<br />

colleghi, quelle due o tre grandi suggestioni che lo hanno via via<br />

condotto a scegliere un tema piuttosto di un altro. In Francia, peraltro,<br />

c' é stato <strong>il</strong> coraggio di ripensare un istituto di studi della guerra<br />

mondiale denom<strong>in</strong>andolo, esplicitamente, Istituto per la storia del<br />

tempo presente, quando <strong>in</strong> Italia - forse a seguito di un mal<strong>in</strong>teso<br />

sentimento di fedeltà alle orig<strong>in</strong>i - stiamo ancora faticando per<br />

241


242<br />

rendere palese <strong>il</strong> lavoro <strong>in</strong> chiave di storia "contemporanea" degli<br />

Istituti nati per studiare la Resistenza. Pierre M<strong>il</strong>za si occupa di<br />

emigrazione anche perché sente di appartenere a quella storia. Ama<br />

leggere l'approdo presente come <strong>il</strong> frutto di un germe che, ragazzetto<br />

- <strong>il</strong> padre appena morto, <strong>il</strong> Paese che andava scoprendo ancora carico<br />

degli umori (delle passioni e dei livori) frutto del fascismo e della<br />

guerra - avrebbe <strong>in</strong>alato durante <strong>il</strong> primo viaggio nella prov<strong>in</strong>cia<br />

patema di Parma. La scoperta di questa seconda patria - peraltro<br />

<strong>in</strong> un primo tempo rifiutata con gallico orgoglio - non avrebbe più<br />

cessato di lavorare, come un tarlo <strong>in</strong>teriore ...<br />

Ciò che viene qui presentata, con st<strong>il</strong>e piano, tale da rendersi<br />

piacevole (ed é già molto) é l'elaborazione di un'esperienza duplice:<br />

<strong>in</strong> comune con l'approccio letterario condivide la narrazione della<br />

ricerca delle radici, mentre dell' osservatore storico conserva la<br />

necessità di contestualizzare e generalizzare <strong>il</strong> dettaglio. Alla maniera<br />

degli artisti e <strong>in</strong>tellettuali transalp<strong>in</strong>i, nei secoli scorsi, lo storico<br />

<strong>in</strong>traprende <strong>il</strong> proprio personalissimo voyage nel bel paese. 11 risultato<br />

ii un percorso nel mondo - <strong>in</strong>ventato - cioè riportato alla luce grazie<br />

alle categorie del presente (come per ogni opera di storia!) della<br />

Ritalie (term<strong>in</strong>e traslato da un fortunatissimo romanzo del francoitaliano<br />

François Cavanna, Les Ritals, Paris, Belfond, 1978).<br />

Si badi bene: quanto sembra rappresentare un approdo, per l'uomo<br />

M<strong>il</strong>za (<strong>il</strong> trovarsi collocato tra due culture cug<strong>in</strong>e ma non vero simiglianti)<br />

va <strong>in</strong>terpretato come un'acquisizione storia grafica impor­<br />

tante: l'identità del Rital - cioè di quanti vengono <strong>in</strong>card<strong>in</strong>ati, senza<br />

scampo e <strong>in</strong> modo spregiativo, ad una nascita o ad una radice italiana<br />

- é irrimediab<strong>il</strong>mente duplice. Pierre M<strong>il</strong>za sembra anzi testimoniame<br />

l' irriducib<strong>il</strong>ità: pur sotto varie forme, questo tratto é dest<strong>in</strong>ato a<br />

riprodursi, come nel suo personale caso. Ciò che viene messo <strong>in</strong><br />

scena, <strong>in</strong> ultima analisi, é <strong>il</strong> particolarissimo patto autobiografico che<br />

presiede - che dovrebbe ut<strong>il</strong>mente presiedere - alla soggettività degli<br />

attuali epigoni dell' emigrazione italiana <strong>in</strong> Francia. S<strong>in</strong>o al momento<br />

<strong>in</strong> cui <strong>il</strong> giovane Pierre é vissuto del "latte materno" - pensando come<br />

<strong>in</strong>tero la sua metà francese - non ha trovato le parole per raccontarsi<br />

(questione sp<strong>in</strong>osa e di grandissimo <strong>in</strong>teresse che, nel corso di una<br />

recente permanenza presso la comunità reggiana emigrata nell'area<br />

territoriale parig<strong>in</strong>a, dove ho raccolto alcune storie di vita, si é<br />

ripresentata ad ogni passo).


Attenzione, ancora, a non <strong>in</strong>cedere nella fac<strong>il</strong>e autorefenzialità dei<br />

"frammenti biografici personalizzati"; che non si scoprono ma si<br />

<strong>in</strong>ventano, si costruiscono. Il nostro protagonista - tessendo pazientemente<br />

la tela parentale e dei costumi altri, per farli prossimi: ed<br />

é paradigmatico <strong>il</strong> modo <strong>in</strong> cui vi dà un nome ed una collocazione,<br />

selezionando i buoni dai cattivi - disegna <strong>in</strong> f<strong>il</strong>igrana <strong>il</strong> contesto<br />

etnoantropologico cui sceglie di appartenere. Qu<strong>in</strong>di, grazie agli<br />

strumenti scientifici che possiede, procede nell'opera di storicizza­<br />

zione.<br />

Questo, dunque, é un libro di storia del tempo presente: narra di<br />

una memoria dell'oggi (la Ritalie), traducendo l'elemento esperienziale<br />

(<strong>il</strong> viaggio alla ricerca delle radici) <strong>in</strong> apparato storiografico.<br />

Per gli studiosi della materia, vi sono alcune considerazioni di<br />

lungo periodo da riprendere. Una prima, ruota attorno alla diffusione<br />

dell'immigrazione italiana <strong>in</strong> Francia: si concentra <strong>in</strong> alcuni distretti<br />

ed appare assai segnata <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i regionalistici, per aree geografiche<br />

di provenienza. L'immag<strong>in</strong>e prevalente é quella della "nebulosa" (vi<br />

sono, alla f<strong>in</strong>e del secolo scorso, due tratti identitari che assorbono<br />

gli altri: le Piemontais, per <strong>il</strong> Nord, e le Napolita<strong>in</strong> per <strong>il</strong> Sud, mentre<br />

Marsiglia - che si ritrova con un qu<strong>in</strong>to della popolazione d'orig<strong>in</strong>e<br />

italiana - resta un caso a se stante). A partire dagli anni '80/'90 dell'<br />

800, <strong>in</strong> corrispondenza con la grande crisi agraria <strong>in</strong>ternazionale, i<br />

flussi migratori oltralpe da stagionali com<strong>in</strong>ciano a rendersi permanenti.<br />

Si <strong>in</strong>augura l'immigrazione di massa, ed <strong>in</strong> maggioranza sono<br />

giovani senza qualifica, impiegati nei lavori più faticosi e meno<br />

remunerativi (m<strong>in</strong>atori di carbone, ferro ed anche gesso - nelle cave<br />

attorno alla capitale - operai siderurgici, manovali ed<strong>il</strong>i, qualche<br />

meccanico nell' <strong>in</strong>dustria parig<strong>in</strong>a, od anche nell' elettrometallurgia<br />

e nell' elettrochimica nelle Alpi del Nord); sono, <strong>in</strong> massima parte,<br />

i lavori rifiutati dai francesi. La geografia della presenza italiana,<br />

per la quasi totalità, si concentra nella metà est del Paese. Fatto salvo<br />

per <strong>il</strong> dipartimento della Gironda, a ovest della l<strong>in</strong>ea Le Havre/<br />

Narbonne si contano meno di 500 immigrati per dipartimento; nella<br />

metà est, sono soprattutto i dipartimenti ad oriente della l<strong>in</strong>ea Nancy/<br />

Montpellier che concentrano 1'85% degli italiani, salvo un altro 10%<br />

del totale concentrato nella Se<strong>in</strong>e e Se<strong>in</strong>e-et-Oise.<br />

Questa geografia, pur con alcune variazioni nei decenni seguenti<br />

243


244<br />

(un <strong>in</strong>debolimento dell'area provenzale, <strong>il</strong> rafforzamento dell'area<br />

parig<strong>in</strong>a, poi dei dipartimenti <strong>in</strong>dustrializzati della Mose), esce<br />

fondamentalmente confermata s<strong>in</strong>o ai nostri giorni.<br />

Una seconda riflessione tocca <strong>il</strong> ruolo dell'immigrazione italiana<br />

nel movimento s<strong>in</strong>dacale e poi nell'organizzazione politica comu­<br />

nista. E' un fenomeno che si manifesta s<strong>in</strong> dagli anni della cosiddetta<br />

"crisi di f<strong>in</strong>e secolo", quando la repressione crisp<strong>in</strong>a <strong>in</strong>duce parecchi<br />

quadri anarchici e socialisti a trovare riparo all'estero. M<strong>il</strong>za ha<br />

censito, tra <strong>il</strong> 1894 e <strong>il</strong> 1903, su 1462 anarchici schedati dalla Sureté,<br />

882 Italiens, ossia circa <strong>il</strong> 60%, di cui molti risultano reclutati nelle<br />

professioni legate all'ed<strong>il</strong>izia e all'artigianato m<strong>in</strong>uto (fra gli altri,<br />

Parmeggiani e P<strong>in</strong>i, due calzolai già noti a Reggio Em<strong>il</strong>ia che, negli<br />

anni '80 dell' 800, danno vita al gruppo degli Intransigeants, de­<br />

dicandosi ad azioni del<strong>in</strong>quenziali con motivazioni antistituzionali;<br />

<strong>in</strong>oltre, nel decennio successivo, <strong>il</strong> pittore anarchico Felice Vezzani,<br />

nato a Novellara).<br />

Con l'avvento del fascismo - pur risultando diffic<strong>il</strong>e, oggi, dist<strong>in</strong>­<br />

guere fra le motivazioni economiche e le politiche - sono dec<strong>in</strong>e<br />

di migliaia gli oppositori che scelgono la Francia (oltre modo bi­<br />

sognosa di manodopera, dopo la carnefic<strong>in</strong>a della Grande guerra)<br />

quale nuova patria di accoglienza. Nei censimenti francesi, gli italiani<br />

sono 420.000 nel 1921 ed 808.000 nel 1931 (l'anno record, con circa<br />

<strong>il</strong> 30% dell'immigrazione <strong>in</strong> Francia, ed <strong>il</strong> 7% della popolazione<br />

totale). Parigi, <strong>in</strong>vestita dalla lunga vague del grande esodo dei<br />

fuoriusciti, diviene la capitale <strong>in</strong>ternazionale dell'antifascismo. La<br />

v<strong>il</strong>le-miroir, coltivata nel cuore di molti emigrati italiani, diviene <strong>in</strong><br />

quegli anni la sede di numerose associazioni di solidarietà, spesso<br />

promosse da m<strong>il</strong>itanti comunisti (<strong>in</strong> competizione con l'analogo<br />

sforzo del governo fascista) ed organizzate sulla base dell' apparte­<br />

nenza territoriale di provenienza (tra le quali, a tutt'oggi ancora<br />

atti va, la "Fratellanza reggiana"). L'apporto dato alle organizzazioni<br />

operaie francesi dai lavoratori italiani ti stato variamente conteggiato,<br />

ma sono soprattutto gli studi dedicati all'occupazione germanica che<br />

vi hanno restituito la giusta visib<strong>il</strong>ità (ciò che é stato def<strong>in</strong>ito <strong>il</strong><br />

"sangue dello straniero" versato per la patria francese, a lungo<br />

disconosciuto dall'op<strong>in</strong>ione pubblica).<br />

I capitoli aperti dallo studio di Pierre M<strong>il</strong>za sono veramente<br />

molitrici. Ritengo ut<strong>il</strong>e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, riprendere qualche considerazione a


proposito della cosiddetta "assim<strong>il</strong>azione riuscita". Gli italiani, oggi,<br />

vengono portati ad esempio di un processo d'<strong>in</strong>tegrazione <strong>in</strong>dolore<br />

(sovente <strong>in</strong> antitesi all'immigrazione maghreb<strong>in</strong>a). M<strong>il</strong>za, sulla scorta<br />

di una corposa mole di studi e fonti documentarie, dimostra fac<strong>il</strong>mente<br />

come si tratti di una valutazione tratta a posteriori (basti<br />

pensare alle tueries di Marsiglia, nel giugno 1881, e di Aigues­<br />

Mortes, nell'agosto 1893).<br />

Ma cosa resta, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e - si chiede lo storico, figlio di madre francese<br />

e di un padre em<strong>il</strong>iano - dell'identità del Rital? Gli eredi degli<br />

emigranti italiani, <strong>in</strong> generale - nonostante la persistenza di alcune<br />

enclaves estremamente circoscritte - avrebbero «acquisito una<br />

trasparenza che rende la loro visib<strong>il</strong>ità <strong>in</strong>certa, per non dire nulla»<br />

(p. 321). In Francia non si può così parlare, come negli Usa, di<br />

"comunità italiana"; la qualità del melt<strong>in</strong>g-pot francese si caratterizzerebbe,<br />

piuttosto, per la dimensione della "prossimità culturale".<br />

La quota di comune radice "lat<strong>in</strong>a" richiede comunque la necessaria<br />

storicizzazione; rispetto all'esito attuale, ci sono stati aspetti, ed<br />

epoche, di maggiore o relativa lontananza (basti segnalare come, su<br />

di un totale di 3.500.00014.000.000 m<strong>il</strong>ioni di transiti, se ne fermano<br />

- fanno radici (souche)- non più di 1.300.000). Ciò risulta tanto più<br />

<strong>in</strong>teressante quando leggiamo questi dati confrontandoli con l'esperienza<br />

del comunismo compiuta da tanti immigrati italiani. M<strong>il</strong>za<br />

riprende, <strong>in</strong> particolare, quanto scritto, a varie riprese, da Gérard<br />

Noiriel (cfr. Le creuset français. Histoire de l' immigration XIXA<br />

XXI\ siècle, Paris, Seu<strong>il</strong>, 1988): <strong>il</strong> comportamento sistematicamente<br />

antagonistico, rafforzato dalla l<strong>in</strong>ea ideologica classista del partito<br />

comunista francese, avrebbe <strong>in</strong> concreto funzionato da rigetto<br />

(modemizzante) della tr<strong>il</strong>ogia patemalista "lavoro-famiglia-patria".<br />

Avrebbe contato più <strong>il</strong> m<strong>il</strong>ieu o <strong>il</strong> ceto socio-professionale della<br />

provenienza geografica, facendo prevalere la tendenza, più o meno<br />

veloce a seconda dei casi, ad <strong>in</strong>tegrarsi, una generazione e poi<br />

le seguenti.<br />

L'archetipo dei Ritals risulta, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, traducib<strong>il</strong>e con una formula<br />

che si può così riassumere "le tante Ritalies che hanno convissuto,<br />

la mia Ritalie". Sentiamo M<strong>il</strong>za: «Al term<strong>in</strong>e di questo lungo viaggio,<br />

<strong>il</strong> lettore deve domandarsi quanto sussiste, oggi, della presenza<br />

transalp<strong>in</strong>a nel nostro paese. Cosa resta di queste "piccole Italie",<br />

alle quali fanno riferimento numerosi racconti e testimonianze orali<br />

245


246<br />

e scritte? 0, altrimenti, non sono forse esistite quali metafore uti­<br />

lizzate dagli immigrati stessi per designare dei semplici luoghi a forte<br />

concentrazione italiana?» (p. 413).<br />

Sono domande non risolte: cosa sopravvive delle memorie collettive,<br />

quanto resta d'italianità nell'immag<strong>in</strong>ario della comunità francese, e<br />

come tutto ciò mob<strong>il</strong>iti o meno l'azione soggettiva del Rital. M<strong>il</strong>za,<br />

lo ribadisce esplicitamente, ha consacrato un bel pezzo della sua vita!<br />

opera «alla ricerca di queste "piccole Italie" vissute o fantomatiche,<br />

ritrovi residuali d'italianità presente o luoghi della memoria offuscati<br />

dai rivolgimenti dell'ultimo mezzo secolo» (p. 413).<br />

Percorsi impressionistici, paesaggi non uniformab<strong>il</strong>i. Lo storico,<br />

giunto al term<strong>in</strong>e della propria Recherche, rifugge <strong>il</strong> tentativo di<br />

def<strong>in</strong>ire l'identità di ciò che chiama, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, francitalité (p. 490). La<br />

sua Ritalie si conato nella dimensione del viaggio: carsica come tutte<br />

le memorie, talvolta vive per rievocazione, talaltra <strong>in</strong>duce a comportamenti<br />

concreti, sempre <strong>in</strong> proc<strong>in</strong>to di riaffiorare sotto nuove<br />

spoglie, ad ogni successiva generazione.<br />

Antonio Canovi<br />

EURISPES- Istituto di studi politici economici e sociali;<br />

Comando Generale dell'Arma dei Carab<strong>in</strong>ieri,<br />

Blood and Honour, Rapporto Internazionale sulla Destra<br />

Sk<strong>in</strong>head, a cura di Valeria MARCHI, Roma, Ko<strong>in</strong>é Edizioni,<br />

1993.<br />

"Sangue e Onore" é un libro diffic<strong>il</strong>e, non tanto per la chiarezza<br />

. con cui é scritto e l'impianto metodologico su cui é costruitocomprendente<br />

cronologie, elenchi, diffusioni territoriali ecc ... È un<br />

libro diffic<strong>il</strong>e per un lettore di storia, sia nelle vesti di appassionato<br />

che di quelle di studioso.<br />

È un libro diffic<strong>il</strong>e per la prov<strong>in</strong>cia, per <strong>il</strong> mondo mentale della<br />

prov<strong>in</strong>cia, per lo "st<strong>il</strong>e" della prov<strong>in</strong>cia italiana.<br />

Proprio per questo non può che essere considerato prezioso e ut<strong>il</strong>e.<br />

Prezioso perché non solo <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>a angoli bui sul mondo metropo­<br />

litano nel contesto delle profonde trasformazioni sociali degli ultimi<br />

anni, ma anche perché rompe con le misere astuzie dei media e le<br />

pigrizie analitiche della ricerca sociale italiana.


Certo, <strong>il</strong> tema si presta. Ma, ed é per questo che é ut<strong>il</strong>e, non si<br />

tratta di un <strong>in</strong>stant -book generato dall'ansia e dall' aprossimazione<br />

dell'<strong>in</strong>dustria culturale.<br />

Il fenomeno, l'emergere del movimento delle "teste rasate" e i<br />

suoi rapporti col radicalismo di destra, non é trattato partendo da<br />

categorie moralistiche più o meno travestite, ma é osservato e<br />

descritto con un taglio quasi etnografico.<br />

La stessa bibliografia presentata, al di là delle fonti ut<strong>il</strong>izzate­<br />

pubblicistica varia, editoria e produzioni video-discografiche del<br />

network del movimento- é sicuramente debitrice dell'impostazione<br />

metodologica "britannica": un solo nome, Dick HEBDIGE, di cui<br />

sono usciti <strong>in</strong> Italia, Sottocultura. Il fasc<strong>in</strong>o di uno st<strong>il</strong>e <strong>in</strong>naturale,<br />

Genova, Costa & Nolan, 1990 e La Lambretta e <strong>il</strong> Videoclip. Cose<br />

& consumi dell'immag<strong>in</strong>ario contemporaneo, Tor<strong>in</strong>o, EDT, 1991.<br />

Questo non solo credo per <strong>il</strong> fatto banale che <strong>il</strong> movimento<br />

sk<strong>in</strong>head, anzi più precisamente la sottocultura sk<strong>in</strong>head e <strong>il</strong> mo­<br />

vimento bonehead( letteralmente osso di cranio, che def<strong>in</strong>isce l' ap­<br />

partenenza alla destra estrema) ,nasce all'<strong>in</strong>terno del laboratorio delle<br />

sottoculture giovan<strong>il</strong>i britanniche, ma perché un approccio " scien­<br />

tifico" a questo fenomeno sociale ormai <strong>in</strong>ternazionale ha una sua<br />

storia e qu<strong>in</strong>di una r<strong>il</strong>evanza che supera l'attualità ma che, <strong>in</strong> Italia,<br />

trova muti e disarmati gli studiosi o gli <strong>in</strong>tellettuali <strong>in</strong> genere. Inoltre,<br />

e non secondariamente, <strong>il</strong> fenomeno possiede, guarda caso, una<br />

complessità che può essere ricostruita e dotata di senso grazie alI<br />

'uso di una osservazione "creativa".<br />

"Creativa" per dire che l'ut<strong>il</strong>izzo di una metodologia a metà tra<br />

la sociologia storica e l'antropologia urbana é una strumentazione<br />

raramente ut<strong>il</strong>izzata dai contemporaneisti italiani.<br />

D'altra parte <strong>il</strong> Rapporto, nasce da Eurispes, un Istituto <strong>in</strong>terna­<br />

zionale di consulenza e ricerca che coniuga nella sua attività disci­<br />

pl<strong>in</strong>e della ricerca politica, economica e sociale.<br />

"Creativa" anche per come <strong>il</strong> saggio si conclude: con un gioco<br />

di specchi.<br />

Una serie di specchi deformanti nei quali <strong>il</strong> gruppo di sk<strong>in</strong>s, la<br />

società e <strong>il</strong> conflitto sociale delle nostre città rimandano le proprie<br />

immag<strong>in</strong>i sovrapponendole e distorcendole.<br />

In questi specchi identità, appartenenze, scenari e spazi urbani<br />

frammentano e sgretolano <strong>il</strong> discorso <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>ista della città sede delle<br />

247


248<br />

m<strong>il</strong>le libertà lasciandoci nell' anima la quotidianità delle sue ansie,<br />

dei suoi sogni e dei suoi deliri.<br />

Valerio MARCHI,<br />

SMV, St<strong>il</strong>e Maschio Violento, i demoni di f<strong>in</strong>e m<strong>il</strong>lennio,<br />

Genova, Costa & Nolan, 1994.<br />

Muovendosi con maggiore libertà rispetto a "Blood and Honour",<br />

l'autore ci presenta un ag<strong>il</strong>e volumetto di un cent<strong>in</strong>aio di pag<strong>in</strong>e nelle<br />

quali non troviamo i ritratti deformati di un ambiguo rapporto tra<br />

città e giovani, ma un'ipotetica camera televisiva che <strong>in</strong>onda quo­<br />

tidianamente le case e che accompagna le visioni mediatiche di<br />

questo f<strong>in</strong>e m<strong>il</strong>lennio.<br />

Lo scenario é stavolta ristretto al territorio urbano italiano, quello<br />

però non tanto vissuto dai cittad<strong>in</strong>i che lo transitano tra <strong>il</strong> lavoro<br />

e la spesa per poi arroccarsi nei loro appartamenti, ma da una parte<br />

degli abitanti che lo vivono: i gruppi dei giovani maschi.<br />

Le visioni di questa realtà che la telecamera riprende é punteggiata<br />

ritmicamente di ultras, di nazisk<strong>in</strong>s e dei Pietro Maso dell'occasione.<br />

È sensib<strong>il</strong>issima nel rimandare <strong>in</strong>dietro la cattiva coscienza dei<br />

gentlemen arroccati nei miti opulenti e ord<strong>in</strong>ati che stigmatizzano<br />

da ormai un secolo l'<strong>in</strong>gresso del proletariato giovan<strong>il</strong>e non solo al<br />

consumo ma soprattutto alla visib<strong>il</strong>ità sociale.<br />

In brevi, forse un po'troppo brevi, accenni, l'Autore descrive<br />

l'emergere sui media dei Victorian Boys nell'Ingh<strong>il</strong>terra di f<strong>in</strong>e<br />

ottocento o gli Apache francesi di <strong>in</strong>izio secolo avvertiti f<strong>in</strong> dall'<strong>in</strong>izio<br />

come problema di ord<strong>in</strong>e pubblico, di igiene sociale; quasi riflesso<br />

di una nascente paranoia collettiva, sv<strong>il</strong>uppatasi parallelamente alla<br />

crescita urbana e all' affluenza consumistica.<br />

Da quegli anni sono successivamente giunti all' attenzione del<br />

pubblico sguardo le figure nostrane dei borgatari pasol<strong>in</strong>iani, con<br />

ancora un connotato ancora troppo marcatamente sottoproletario, per<br />

arrivare ai nostri giorni contrassegnati dalla presenza <strong>in</strong>quietante di<br />

un nuovo "alieno": l'angosciato e deluso rampollo della classe media.<br />

La scelta di Marchi di ut<strong>il</strong>izzare gli stereotipi mediologici della<br />

società dei consumi nella creazione della belva ultras, del nazisk<strong>in</strong><br />

di turno, dell'<strong>in</strong>ossidab<strong>il</strong>e Folk DeviI, deriva dal funzionamento della


telecamera che <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>a sotto i suoi riflettori un unico agente, come<br />

<strong>in</strong> un collettivo karaoke: l'attore-spettatore. Questi agisce all'<strong>in</strong>terno<br />

di un meccanismo di attacco-risposta.<br />

È la "s<strong>in</strong>drome di Andy Capp" - rimando alla lettura del libro<br />

o della striscia, per i più pigri- che colpisce i due protagonisti del<br />

conflitto sociale: la classe dom<strong>in</strong>ante, e chi <strong>in</strong> una qualche forma<br />

se ne sente parte e/o solidale, e <strong>il</strong> kid subalterno.<br />

Non é qu<strong>in</strong>di solo l'ansia sociale per <strong>il</strong> rude e <strong>in</strong>civ<strong>il</strong>e giovane<br />

proletario, ma la risposta all'esclusione e alla delusione dello stesso<br />

a caratterizzare nel nostro scenario urbano <strong>il</strong> gioco delle parti che<br />

la telecamera <strong>in</strong>quadra.<br />

L'autore é <strong>in</strong>fatti attento a sottol<strong>in</strong>eare come la visib<strong>il</strong>ità dell' atto<br />

violento o teppistico, sia registrato dai media e stigmatizzato all'at­<br />

tenzione del pubblico soprattutto <strong>in</strong> dipendenza da luoghi e spazi<br />

dove avviene: che lo stupro avvenga nel centro storico accanto al<br />

monumento o al bene culturale é r<strong>il</strong>evante mentre se si compie nelle<br />

periferie lo diventa solo per la sua estrema efferratezza.<br />

Il libro si chiude con una domanda importante: "Verso quali forme<br />

di conflittualità ci sta trasc<strong>in</strong>ando la s<strong>in</strong>drome di Andy Capp 1"( p.86)<br />

È una domanda importante non solo per chi voglia affrontare <strong>il</strong><br />

tema complessivo della modernità ma anche, mi pare, per tentare<br />

di def<strong>in</strong>ire <strong>il</strong> "di che cosa si sta parlando" e per <strong>in</strong>dagare sulla<br />

presenza del rimosso nell'immag<strong>in</strong>ario contemporaneo.<br />

Ingo HASSELBACH,<br />

Diario di un Nazisk<strong>in</strong>, M<strong>il</strong>ano, Il Saggiato re, 1994<br />

(Berl<strong>in</strong>o, 1993).<br />

"Da una parte c'era questo antifascismo prescritto dall'alto che<br />

noi accomunavamo a tutto <strong>il</strong> resto dell'ideologia che ci veniva<br />

prop<strong>in</strong>ata, e che perciò rifiutavamo <strong>in</strong> blocco. Dall' altra c'era <strong>il</strong> fatto<br />

che quell'antifascismo non aveva portato a qualcosa che si potesse<br />

chiamare democrazia ( ... ) poi non capirò mai come possano aver<br />

trattato i punk o gli sk<strong>in</strong> come fossero temib<strong>il</strong>i nazisti o sovversivi,<br />

mettendoli <strong>in</strong> galera con nazisti veri. Ho vissuto l'esperienza del<br />

carcere come la più grande <strong>in</strong>giustizia che mi potesse essere fatta<br />

e dal quel momento non ho pensato che a vendicarmi.( ... ) È un rischio<br />

249


250<br />

che si corre ancora oggi, quello di non saper dist<strong>in</strong>guere un ragazz<strong>in</strong>o<br />

che disegna una svastica sul muro da un leader di partito, da chi<br />

é veramente pericoloso." (pp. 169, 170)<br />

L'autobiografia di un ex neonazista, come recita <strong>il</strong> titolo orig<strong>in</strong>ale,<br />

e non l'acronimo italiano nazisk<strong>in</strong>, per quanto un po"'reticente"­<br />

comprensib<strong>il</strong>e tra l'altro per la clandest<strong>in</strong>ità <strong>in</strong> cui vive l'autore- é<br />

una lettura affasc<strong>in</strong>ante e pers<strong>in</strong>o divertente.<br />

A tratti i compagni di ciurma con cui Ingo convive per anni sono<br />

presentati con partecipazione e "simpatia" quasi a del<strong>in</strong>eare più che<br />

un percorso di vita una sorta di bohemiene di destra.<br />

L'impressione <strong>in</strong>fatti di trovarsi di fronte ad un On the road nazista<br />

o comunque ad un Giovane Holden rapato e tatuato é molto netta.<br />

L'<strong>in</strong>teresse però dell'autobiografia risiede, tra le altre cose, <strong>in</strong> uno<br />

sguardo diretto, da un "di dentro" poco ammiccante al pentitismo.<br />

Uno sguardo anche sicuro nel rapporto che un giovane stab<strong>il</strong>isce<br />

con la propria esperienza appena conclusa, tranciata di fresco.<br />

Il passaggio, le modalità di passaggio dal suo essere neonazi e<br />

successivamente di abbandonare tale identità, é la parte meno "densa"<br />

del racconto.<br />

L'attenzione si concentra sulle figure e sulle azioni di questo<br />

passato che é davvero passato.<br />

Un passato di cui uno dei più giovani ex-leader sta facendo i conti,<br />

conti personali.<br />

Di qui anche l'<strong>in</strong>teresse, mi sembra, per chiunque voglia comprendere<br />

come i mutamenti del dopo Muro <strong>in</strong> Germania si siano<br />

concretizzati nel tentativo di elaborazione d'identità nuova tra diverse<br />

"letture" del proprio passato nazionale, tra diverse "<strong>in</strong>venzioni della<br />

tradizione"- tra quella cioé della DDR, quella della GDR, quella<br />

importata dai media occidentali e quella dei revisionisti.<br />

La s<strong>in</strong>tesi che ne é risultata, l'identità appunto di Hasselbach, pare<br />

quasi un mosaico di pezzi giustapposti e tenuti <strong>in</strong>sieme, almeno nel<br />

momento neonazista, dal collante dell' appartenenza e del rispetto che<br />

si riceve, dall'occupare un ruolo preciso, seguire una ideologia<br />

precisa, essere riconosciuti, appunto, precisamente.<br />

C. Mario Lanzafame


Glauco MONDUCCI et AI.<br />

... e vennero i giorni del gufo nero, Reggio Em<strong>il</strong>ia,<br />

Bertani & C., 1995<br />

Per un frequente <strong>in</strong>ganno di prospettiva, la memoria ci restituisce<br />

certi fatti recenti come già lontani nel tempo e viceversa avvic<strong>in</strong>a<br />

al nostro sguardo <strong>in</strong>teriore eventi remoti, f<strong>in</strong>o a farli sembrare di<br />

len.<br />

Tutto dipende dalla violenza dell'onda emotiva che quegli avve­<br />

nimenti hanno suscitato <strong>in</strong> noi.<br />

In breve mi sembra questa la ragione per cui, a mezzo secolo di<br />

distanza, persiste limpida e parlante la memoria degli anni cruciali<br />

1943-45, quando la mia generazione era sui vent'anni e tuttavia fu<br />

costretta a maturare scelte angosciose e rischiose.<br />

La Resistenza dunque è ancora <strong>il</strong> più solido nucleo della nostra<br />

memoria storica e <strong>in</strong>dividuale, almeno per chi ad essa ha partecipato.<br />

Ne fa testimonianza l'enorme mole di diari, di memoriali, di opere<br />

storiografiche che hanno esplorato f<strong>in</strong>o al più m<strong>in</strong>uto frastaglio quel<br />

periodo tenebroso ed eroico.<br />

Ed è naturale che nella ricorrenza del c<strong>in</strong>quantenario della Libe­<br />

razione vi sia una ripresa d'<strong>in</strong>teresse e si r<strong>in</strong>nov<strong>in</strong>o gli studi su quel<br />

cruciale triennio, s<strong>in</strong>tesi di tutti gli orrori sparsi <strong>in</strong> secoli di umane<br />

vicende. Ritorna <strong>in</strong> auge una più aggiornata valutazione critica della<br />

lotta di liberazione e dei suoi postumi fra luci e ombre e fra tanto<br />

fervide attività di ricerca può degnamente collocarci non solo l'opera<br />

di vasto respiro storiografico ma anche quella di più modesto ambito<br />

biografico. Non è una novità, del resto, che la storiografia osc<strong>il</strong>li<br />

fra le grandi s<strong>in</strong>tesi epocali, <strong>in</strong> cui scompaiono le figure dei s<strong>in</strong>goli,<br />

per far posto alle grandi mutazioni molecolari della società consi­<br />

derata nel suo <strong>in</strong>sieme.<br />

D'altra parte, da Plutarco <strong>in</strong> poi, fanno parte della storia anche<br />

i ritratti degli uom<strong>in</strong>i rappresentativi alla Emerson, quando <strong>in</strong> ciascuno<br />

di essi si riassumano i tratti orig<strong>in</strong>ali e dist<strong>in</strong>tivi di un'epoca.<br />

Questa la riflessione prelim<strong>in</strong>are che può giustificare e far com­<br />

prendere la novità del volume " ... E vennero i giorni del Gufo nero"<br />

che ha come protagonista non già la Resistenza nel suo <strong>in</strong>sieme,<br />

ma una figura emergente di essa, quale fu senza dubbio Glauco<br />

Monducci "Gordon".<br />

251


252<br />

Ma un problema si pone a chiunque voglia narrare <strong>in</strong> chiave<br />

biografica una vicenda collettiva. Se è 1'10 che narra, c'è <strong>il</strong> pericolo<br />

che la storia diventi egocentrica e da qui all'apologia di sé <strong>il</strong> passo<br />

è breve e <strong>il</strong> rischio è grande. Viceversa, che una terza persona<br />

presuma di esaurire storia e metastoria di un <strong>in</strong>dividuo può essere<br />

segno di altrettanta presunzione. Ed ecco allora la soluzione proposta<br />

dai quattro autori del presente volume: <strong>il</strong> protagonista racconta <strong>in</strong><br />

prima persona, com' è naturale, ma solo ripercorrendo la nuda suc­<br />

cessione dei fatti con freddo e obiettivo rigore. E a questo criterio<br />

Glauco Monducci si mantiene fedele <strong>in</strong> tutte le pag<strong>in</strong>e del suo<br />

"viaggio", f<strong>in</strong>o a quel momento cruciale e cruento che fu la battaglia<br />

di V<strong>il</strong>la Rossi.<br />

Ad altri <strong>in</strong>vece spettava <strong>il</strong> compito di <strong>in</strong>oltrarsi nella metastoria,<br />

ossia nella psicologia del personaggio (come avviene nel capitolo<br />

a cura di Rossana Maseroli) o negli antefatti e nel quadro storico<br />

<strong>in</strong> cui si forma e matura la personalità di Glauco: e tale è l'impegno<br />

congiunto del sottoscritto prima (come un excursus negli anni 1930-<br />

1942) e di Effrem Vezzani poi, a partire dal 1943 per seguire <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e<br />

le orme di "Gordon" come "voce narrante" là dove l'autobiografia<br />

s'arresta.<br />

In ogni caso questa opera a quattro mani, pur r<strong>il</strong>evando qua e là<br />

i segni di suture non del tutto compiute e una dislocazione della<br />

materia narrativa che può suscitare qualche perplessità, si raccomanda<br />

per la compiutezza della <strong>in</strong>formazione, per la ricchezza docu­<br />

mentaria e iconografica e soprattutto per la varietà degli st<strong>il</strong>i e delle<br />

situazioni, non senza momenti di alta e commovente tragedia.<br />

Si è detto che la Resistenza reggiana parla <strong>in</strong> dialetto, ossia che<br />

le sue componenti sociali provengono <strong>in</strong> massima parte dalla classe<br />

operaia e contad<strong>in</strong>a. E' anche vero tuttavia che molti quadri dirigenti<br />

delle formazioni partigiane avevano imparato egregiamente l'italiano<br />

nelle Università del carcere o del conf<strong>in</strong>o riservato agli antifascisti,<br />

oppure erano studenti, figli della piccola o media borghesia, come<br />

appunto Glauco Monducci. Ecco perché valeva la pena di descrivere<br />

l'it<strong>in</strong>erario ideale percorso dal Comandante dei Gufi Neri, dal suo<br />

apprendistato m<strong>il</strong>itare nelle f<strong>il</strong>e della "Monterosa" f<strong>in</strong>o a fuggire <strong>in</strong><br />

modo consapevole e avventuroso, f<strong>in</strong>o all'<strong>in</strong>contro con <strong>il</strong> Comando<br />

partigiano della montagna reggiana e f<strong>in</strong>o alla battaglia di Alb<strong>in</strong>ea<br />

ove Gordon cadde ferito alla testa dei suoi Gufi.


Dunque valeva la pena di raccontarlo quel personaggio e di farlo<br />

raccontare, dopo c<strong>in</strong>quant' anni di s<strong>il</strong>enzio, per arricchire di un nuovo<br />

emblema umano la già ricca galleria di ritratti di protagonisti della<br />

Resistenza reggiana, ciascuno con una sua storia, <strong>in</strong> cui sono visib<strong>il</strong>i<br />

frammenti ed elementi di una grandiosa <strong>in</strong>cancellab<strong>il</strong>e vicenda<br />

collettiva.<br />

Renzo Barazzoni<br />

Franco CIUSA,<br />

Memoria presente, fascismo antifascismo<br />

e resistenza nel documentario italiano, Reggio Em<strong>il</strong>ia,<br />

Comune di Reggio Em<strong>il</strong>ia - ISTORECO, 1994.<br />

La memoria visiva della Resistenza e dell'antifascismo è soprat­<br />

tutto legata a f<strong>il</strong>ms di f<strong>in</strong>zione quali Roma città aperta e pochi altri<br />

titoli, scolpiti nella storia del Neorealismo e del c<strong>in</strong>ema italiano.<br />

Riproposti con metodica ritualità f<strong>in</strong>o agli anni Settanta, assieme a<br />

titoli più recenti idealmente associati nel cosiddetto f<strong>il</strong>one del c<strong>in</strong>ema<br />

democratico e di denuncia, hanno progressivamente subito un logorio<br />

e un depotenziamento della loro forza comunicativa, salvo mantenere<br />

<strong>in</strong> alcuni casi, come per la Magnani rossell<strong>in</strong>iana, quasi una sacralità<br />

di icona. Di nuovo oggi, mentre <strong>il</strong> fascismo riemerge <strong>in</strong> tutta Europa<br />

e approda addirittura al governo italiano, appena rivestito di manageriale<br />

rispettab<strong>il</strong>ità, è ancora a un f<strong>il</strong>m di f<strong>in</strong>zione che viene affidato<br />

<strong>il</strong> compito di rigenerare la memoria della barbarie nazista e dell'olocausto,<br />

con Sch<strong>in</strong>dler's List, un'opera "necessaria" <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> regista<br />

Steven Spielberg ha speso la sua popolarità per scuotere le platee<br />

di tutto <strong>il</strong> mondo e, programmaticamente, le acerbe coscienze degli<br />

ignari adolescenti di oggi. TI r<strong>il</strong>ievo che <strong>il</strong> c<strong>in</strong>ema di f<strong>in</strong>zione assume<br />

nella formazione dell'idea del fascismo e dei suoi avversari nell'im­<br />

mag<strong>in</strong>ario collettivo, non fa che ribadire la perdurante marg<strong>in</strong>alità<br />

di quello documentario nella diffusione della conoscenza storica.<br />

D'altra parte, sulle potenzialità dei f<strong>il</strong>mati documentari, non di<br />

253


254<br />

f<strong>in</strong>zione ma "veri", con tutto <strong>il</strong> carico di problemi teorici riguardo<br />

la loro impossib<strong>il</strong>e obiettività, la dice lunga l'enorme <strong>in</strong>teresse<br />

suscitato dalla trasmissione RAI Combat f<strong>il</strong>m, che ha proposto<br />

immag<strong>in</strong>i girate durante la II Guerra Mondiale dalle Combat Camera<br />

Units dell'esercito americano. Da questo punto di vista, strumento<br />

di lavoro ut<strong>il</strong>issimo diventa <strong>il</strong> volume Memoria presente, fascismo,<br />

antifascismo e Resistenza nel documentario italiano. L'autore Franco<br />

Ciusa, sollecitato da personalissime vicende fam<strong>il</strong>iari di persecuzione<br />

e sostenuto dal rigore di una coerente passione politica e culturale<br />

impermeab<strong>il</strong>e ai dettami delle mode correnti, ha per anni raccolto<br />

<strong>in</strong>formazioni e dati su tutto quanto è stato prodotto <strong>in</strong> campo<br />

documentario e televisivo su questi temi, dai prodotti più noti a quelli<br />

praticamente sconosciuti. Frutto di questo impegno è un repertorio<br />

assolutamente unico e senza precedenti <strong>in</strong> una pubblicistica che, pur<br />

relativamente abbondante, ha sempre priv<strong>il</strong>egiato i f<strong>il</strong>m rispetto ai<br />

documentari.<br />

Sono censiti oltre duecento titoli <strong>in</strong> schede dettagliate, <strong>il</strong> cui<br />

ord<strong>in</strong>amento cronologico, oltre a sollecitarne un'appassionante let­<br />

tura consequenziale piuttosto che la semplice consultazione, rende<br />

chiaro come la produzione di questi documentari abbia seguito nel<br />

tempo le alterne vicende dell'antifascismo: dalla stagione euforica<br />

della Liberazione, al clima della Guerra Fredda che marg<strong>in</strong>alizzava<br />

la Resistenza, alla ripresa nei mutati e battaglieri anni Sessanta, al<br />

decl<strong>in</strong>o sancito dalla f<strong>in</strong>e degli anni Settanta con l'<strong>in</strong>izio degli<br />

edonistici Ottanta. Visconti, Lattuada, i Taviani, Cavani sono le firme<br />

dei documentari più noti, cui si affiancano i generosi sforzi di quelli<br />

che un tempo si chiamavano c<strong>in</strong>eamatori, così come preziose im­<br />

mag<strong>in</strong>i girate <strong>in</strong> precarie condizioni: dalle riprese del cappellano<br />

partigiano don Pollarolo, agli anonimi f<strong>il</strong>mati su Piazzale Loreto e<br />

sulla fuc<strong>il</strong>azione dei gerarchi fascisti, alle sconvolgenti immag<strong>in</strong>i dei<br />

campi di sterm<strong>in</strong>io. Un corpo di documenti visivi che può e deve<br />

essere ricondotto alla conoscenza e alla riflessione, anche grazie<br />

all'ut<strong>il</strong>issima <strong>in</strong>dicazione riportata da Ciusa, quando questa esista,<br />

della reperib<strong>il</strong>ità di nastri video e pellicole.<br />

V<strong>in</strong>cenzo Cavandoli

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