editoriale bandiere a mezz'asta in tutta l'italia per i caduti italiani a ...
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munizioni, privi di qualsiasi rifornimento,<br />
resistettero furiosamente<br />
agli attacchi nemici.<br />
Reparti <strong>in</strong>teri, le armi <strong>in</strong> pugno,<br />
si immolarono f<strong>in</strong>o all’ultimo uomo.<br />
I contad<strong>in</strong>i greci raccontano ancora<br />
che le campagne di Cefalonia<br />
erano sem<strong>in</strong>ate di morti e rosse di<br />
sangue italiano quando i nostri, ormai<br />
ridotti allo stremo, furono costretti<br />
alla resa.<br />
Ma tutto ciò non valse a placare<br />
il v<strong>in</strong>citore, <strong>per</strong>ché l’epilogo, già<br />
sfavorevole, doveva ancora compiersi<br />
e culm<strong>in</strong>are <strong>in</strong> una immane<br />
tragedia.<br />
A Cefalonia, <strong>in</strong>fatti, veniva posta<br />
<strong>in</strong> atto, a titolo di rappresaglia, una<br />
crudelissima carnefic<strong>in</strong>a, dapprima<br />
<strong>in</strong>dist<strong>in</strong>tamente sulle truppe che<br />
avevano deposto le armi, brutalmente<br />
falciate con raffiche di mitragliatrice<br />
sul posto stesso <strong>in</strong> cui avveniva<br />
la resa, e poi sugli Ufficiali<br />
riuniti e spietatamente annientati <strong>in</strong><br />
una ecatombe durata ben quattro<br />
ore.<br />
Dei duecentosessanta radunati,<br />
tra cui il Capitano Francesco La<br />
Rosa ed i Sottotenenti Lelio Triolo e<br />
Pasquale Ciancarelli della Guardia<br />
di F<strong>in</strong>anza, solo 37 si salvarono.<br />
Fu uno spaventoso bagno di<br />
sangue, un eccidio barbaro e <strong>in</strong>giustificato,<br />
fu davvero il calvario della<br />
divisione “Acqui”!<br />
Si, un calvario, <strong>per</strong>ché tutti affrontarono<br />
fieramente la morte: il<br />
Generale Gand<strong>in</strong>, gettando ai piedi<br />
del carnefice le decorazioni al valore<br />
che la Germania gli aveva conferito;<br />
il Generale Ghersi, scoprendosi<br />
il petto e gridando “Viva l’Italia”, il<br />
Colonnello Romagnoli, con la pipa<br />
<strong>in</strong> bocca; il Colonnello Fioretti, Capo<br />
di Stato Maggiore della Divisione,<br />
che <strong>in</strong>vita i propri Ufficiali a recarsi<br />
tutti <strong>in</strong>sieme, con lui davanti,<br />
al plotone di esecuzione; il Capitano<br />
Guasco, salutando sull’attenti; il<br />
Capitano Carocci, a passo spedito<br />
come quando andava a rapporto; il<br />
Tenente Lerici, cantando la “Canzone<br />
del Piave”.<br />
Nessuno tremò, nessuno impallidì!<br />
L’eccidio di Cefalonia è tutto qui<br />
nel suo orrore, nel suo splendore.<br />
Noi lo ricordiamo con commozione<br />
profonda e non con l’odio che<br />
lo determ<strong>in</strong>ò, ma <strong>per</strong> il sacrificio e<br />
l’eroismo dei nostri soldati che lo illum<strong>in</strong>arono<br />
di un alone di gloria che<br />
su<strong>per</strong>a il tempo e la morte; eroismo<br />
e sacrificio di cui il popolo italiano è<br />
stato sempre prodigo nei momenti<br />
difficili della sua storia, tutte le volte<br />
che furono <strong>in</strong> <strong>per</strong>icolo l’onore,<br />
l’<strong>in</strong>dipendenza, la libertà.<br />
Anche <strong>in</strong> Corfù lo stesso eroico,<br />
consapevole, sfortunato sacrificio.<br />
In un primo tempo il presidio italiano<br />
aveva sopraffatto e catturato<br />
quello nemico. Poi, erano <strong>in</strong>tervenuti<br />
i bombardamenti che avevano<br />
fiaccato ogni resistenza e distrutta<br />
la città. Inf<strong>in</strong>e, con la disfatta di Cefalonia,<br />
i tedeschi attaccarono <strong>in</strong><br />
forze l’Isola e dopo due giorni di lotta,<br />
dopo aver avuto ragione dei su<strong>per</strong>stiti,<br />
passarono alle esecuzioni.<br />
Tra i primi ad essere fucilati il Colonnello<br />
Lusignani con il suo Aiutante<br />
Maggiore ed il Capo Ufficio<br />
o<strong>per</strong>azioni, poi altri 18 Ufficiali. Volgeva<br />
al term<strong>in</strong>e il 25 settembre<br />
1943.<br />
Forse qualcuno biasimerà di retorica<br />
le parole dette con l’anima <strong>in</strong><br />
questo racconto fatto di sole, di<br />
sangue, di morte, di sacrificio.<br />
Ma chi <strong>per</strong> la fede ha reso questa<br />
testimonianza, non sapeva né<br />
di fare retorica, né di passare alla<br />
storia, né di trovar memoria di sé<br />
nella pietra o nel bronzo, né di rappresentare<br />
una tradizione <strong>per</strong> coloro<br />
che sarebbero venuti dopo.<br />
Erano gente come noi: uom<strong>in</strong>i<br />
con una famiglia che li attendeva <strong>in</strong><br />
Patria, o giovani con lo stesso ansito<br />
di vita che urge nel cuore dei giovani<br />
di oggi, nei vostri cuori.<br />
Allora viene fatto di pensare:<br />
<strong>per</strong>ché sono morti? Che possiamo<br />
noi, viventi, offrir loro <strong>in</strong> cambio?<br />
Duemilac<strong>in</strong>quecento anni prima,<br />
nella stessa terra che vide il loro<br />
martirio, e cioè la loro testimonianza<br />
di fede, una lapide, a ricordo di<br />
altri eroi, diceva: “siamo morti <strong>per</strong><br />
tener fede alle sante leggi della Patria.<br />
Di qui il modo più sobrio <strong>per</strong><br />
esprimere la ragione del loro olo-<br />
causto”.<br />
Di questi grandi valori i martiri, i<br />
testimoni di Cefalonia e Corfù, sono<br />
pur oggi custoditi <strong>per</strong>ché non <strong>per</strong>iscano,<br />
né si dissolvano nella calig<strong>in</strong>e<br />
dell’oblio. Essi hanno reso testimonianza<br />
dell’Italia vera, quella di<br />
ieri e quella di oggi, l’Italia che lavora<br />
con semplicità, nel rispetto<br />
della collettività <strong>in</strong>tera e della libertà<br />
del s<strong>in</strong>golo, <strong>per</strong> un mondo libero<br />
e ricco di ideali.<br />
Non hanno <strong>in</strong>nalzato altari, né li<br />
vorrebbero; non hanno odiato, né<br />
odierebbero; non hanno recrim<strong>in</strong>ato<br />
allora, né recrim<strong>in</strong>erebbero oggi.<br />
Si sono sacrificati semplicemente,<br />
non <strong>per</strong> sup<strong>in</strong>a accettazione di<br />
una fatalità non voluta, ma <strong>per</strong><br />
compiere un nobile atto di amore.<br />
Che cosa possiamo offrire noi <strong>in</strong><br />
cambio? Poco e molto <strong>in</strong>sieme.<br />
Poco, se pensiamo che tutti i sospiri<br />
e le lacrime di chi resta non<br />
possono restituirli alla vita; se meditiamo<br />
su tante esistenze distrutte;<br />
a tanti giovani soldati che potrebbero<br />
essere ancora tra di noi; ai Sottotenenti<br />
Triolo e Ciancarelli, miei<br />
compagni di Accademia che potrebbero<br />
essere oggi al mio posto<br />
<strong>per</strong> età e <strong>per</strong> dignità di grado....<br />
Molto, se pensiamo che i nostri<br />
commilitoni di allora hanno saputo<br />
tener fede a Valori che sono accessibili<br />
a tutti, ma soprattutto a Voi,<br />
soldati <strong>in</strong> Fiamme Gialle, che lavorate<br />
sodo <strong>per</strong> il prestigio del Corpo,<br />
v<strong>in</strong>colati come siete da un giuramento<br />
che tutto sovrasta <strong>per</strong> la sua<br />
sacertà.<br />
E ricordando i Caduti sia la vostra<br />
testimonianza viva e semplice,<br />
come fu la loro; una affermazione di<br />
fede e d’impegno, come fu <strong>per</strong> loro;<br />
un esempio di vita, di onestà <strong>per</strong><br />
quanti vi avvic<strong>in</strong>eranno nel vostro<br />
diurno lavoro.<br />
Passando, poi, davanti a questo<br />
monumento non siate frettolosi ma<br />
pensosi di quanto è scritto sul piedistallo:<br />
“Morimmo <strong>per</strong> ubbidire alle<br />
sacre leggi dell’onore e del dovere”,<br />
vi darà la fierezza di essere Italiani,<br />
componenti di un popolo amico di<br />
tutti, ma di nessuno schiavo.<br />
VIVA L’ITALIA!”<br />
20 Fiamme Gialle 10 / 2003