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Anno LVI - N. 6 - 31 marzo 2009 - Rivista quindicinale quindicinale - kn 14,00 - EUR 1,89 1,89 - Spedizione in in abbonamento postale a tariff tariff a intera - Tassa pagata ISSN-0475-6401<br />

ISSN-0475-6401<br />

<strong>Panorama</strong><br />

www.edit.hr/panorama<br />

Tutta in salita la via<br />

che porta a Bruxelles


2 <strong>Panorama</strong><br />

Una pittura<br />

intimistica<br />

e silenziosa<br />

<strong>Panorama</strong> testi<br />

S ’intitola “Par di cale da Ruveigno”, la mostra<br />

di opere pittoriche di Mirella Majerić<br />

Tamburini ospitata dalla locale Comunità degli<br />

Italiani dall’11 al 25 marzo scorsi. Immagini,<br />

come ha scritto il critico Andrija Milovan,<br />

in cui gli scorci della città sono visti prestando<br />

molta attenzione all’illuminazione, che possiamo<br />

percepire in diversi modi, passando dal<br />

primo piano alla profondità, dove diventa sempre<br />

più tenue mettendo in evidenza la volumetria<br />

e creando zone nette di passaggio fra luce e<br />

ombra. Una pittura intimistica e silenziosa con<br />

l’assenza quasi completa della fi gura umana.


Si dice “crisi”, e la prima parola<br />

che dovrebbe corrispondere è<br />

“preoccupazione”. E così succede<br />

un po’ ovunque, in testa quegli<br />

USA che, se non la terra d’origine,<br />

del liberismo sono per lo meno<br />

indiscusso paese d’adozione. Quella<br />

potenza il cui presidente, mandate<br />

all’aria le stantie tesi dell’incolore<br />

predecessore, si è preoccupato d’intervenire<br />

in primo luogo con mosse<br />

da capitalismo di stato da far invidia<br />

al compianto Enrico Mattei, per calcare<br />

in pari tempo con altrettanta fermezza<br />

la mannaia del fi sco sui manager<br />

che non volevano rinunciare alle<br />

loro vertiginose prebende. In altri<br />

termini, due mosse - per non parlare<br />

del resto - che abbinano due fattori di<br />

egual consistenza: l’effi cacia intrinseca<br />

che allevierà le possibili manovre<br />

future e la “spettacolarità” che ha<br />

pure la sua brava funzione pratica in<br />

quanto creatrice di consenso.<br />

Le crisi di questo tipo usualmente<br />

non colpiscono, fatti salvi casi<br />

tutto sommato individuali, i grandi<br />

capitalisti dei paesi avanzati che<br />

anzi ne escono molto bene. Un po’<br />

meno se la passano i ceti medi, fi no<br />

al “punto d’incontro” con gli strati<br />

più vasti di popolazione che in genere<br />

sopportano i danni maggiori,<br />

alleviati solo da interventi pubblici<br />

che però, si sa, di regola vanno<br />

proprio a chi altrimenti morirebbe<br />

di fame, o quasi. Lo stesso scenario<br />

- tanto per restare entro parametri<br />

“normali” e trascurare, per comodità<br />

di discorso, gli stati che purtroppo<br />

sono in permanenza alla fame -<br />

si ripete pedissequamente nei paesi<br />

a medio e a basso sviluppo.<br />

In conclusione: quanto è più povero<br />

il paese e quanto più in basso è<br />

collocato l’individuo, tanto maggiore<br />

è il conto che, consapevole o no,<br />

dovrà pagare per uscire dal pantano<br />

di questa crisi che più di tutte quelle<br />

che l’hanno preceduta si merita a ragione<br />

l’appellativo di globale.<br />

Stando così le cose, se il leader<br />

del paese emblematico per ricchez-<br />

In primo piano<br />

Più che contenerla, il governo Sanader sembra giocare a nascondino con essa<br />

Crisi, sei ci sei batti un colpo<br />

di Mario Simonovich<br />

za e potenza si è mosso con repentina<br />

rapidità, per lo meno altrettanto<br />

dovrebbero fare presidenti e governi<br />

di quei paesi più esposti alla buriana<br />

per i motivi suddetti, come ad esempio<br />

la Croazia. E che hanno fatto i<br />

suoi leader? In primo luogo lo spazzoluto<br />

ministro delle fi nanze, manco<br />

a dirlo, dietro precise istruzioni, ha<br />

cercato di convincerci per mesi che<br />

andava tutto bene e che, se negli altri<br />

stati si profi lava la burrasca, da<br />

noi ci sarebbe stata al massimo una<br />

brezza da crearci qualche brivido. Da<br />

noi, ha detto e ripetuto, non ci sarebbe<br />

stata crisi.<br />

Tutto questo fi no a qualche giorno<br />

fa, quando evidentemente chi faceva<br />

i conti si è accorto che per farli quadrare<br />

bisognava muoversi, fare qualcosa.<br />

Che cosa? Ma tagliare la paghe,<br />

perbacco. A dire il vero si sarebbe potuto<br />

considerare anche una tassazione<br />

sugli utili, che è norma comune<br />

nei paesi a capitalismo avanzato. Ma<br />

una mossa del genere avrebbe potuto<br />

spaventare gli investitori stranieri,<br />

con tutto quel che ne sarebbe seguito.<br />

Sanader e compagni hanno perciò<br />

pensato bene di non toccare l’assioma<br />

esposto sopra. Giù le paghe dunque.<br />

Però, per quanto paese di fresca<br />

democrazia, anche in Croazia mosse<br />

del genere non sarebbero state possibili<br />

dall’oggi al domani. Il governo<br />

allora si è preoccupato di creare “il<br />

clima adatto”. Da un giorno all’alto i<br />

cirri sono diventati cumulonembi, la<br />

brezza si è trasformata in vento teso,<br />

ossia la crisi ha inforcato il cavallo<br />

ed è pericolosamente vicina, tanto<br />

vicina che si possono scorgere, uno<br />

per uno, tutti i tratti del suo volto.<br />

E i rimedi? Andiamoci piano, una<br />

cosa alla volta. Se al governo ci sono<br />

voluti non meno di tre-quattro mesi<br />

per appurare l’esistenza della crisi,<br />

come pretendere che adesso ci indichi<br />

in poche settimane le possibili vie<br />

d’uscita? Infatti sembra non pensarci<br />

proprio, occupato com’è in questioni<br />

quali l’accesso alla Nato o - tanto<br />

per mostrare di tenere ai principi -<br />

quell’opera soap che è la diatriba con<br />

la Slovenia. ●<br />

Costume<br />

e scostume<br />

La chiesa ortodossa<br />

un chilometro più in là<br />

Seppur costruita, si fa per<br />

dire, di fresco, nel comune di<br />

Zvornik, in Bosnia, la chiesa<br />

ortodossa dedicata all’arcidiacono<br />

Stefano dovrà lasciare la<br />

sede attuale, ossia verrà demolita<br />

per essere ricostruita, mattone<br />

su mattone, in un altro<br />

abitato che dista non più di un<br />

chilometro. La spesa, non trascurabili<br />

400 mila marchi convertibili,<br />

ossia circa 200 mila<br />

euro, sarà sostenuta dalla Comunità<br />

islamica da cui è partita<br />

la richiesta. Il trasferimento<br />

è infatti conseguenza dei sanguinosi<br />

eventi verifi catisi in<br />

quest’area negli Anni Novanta<br />

dopo lo smembramento della<br />

Jugoslavia. All’arrivo nell’abitato<br />

di Divič i soldati serbi si<br />

preoccuparono fra l’altro di<br />

sancire la loro presenza con<br />

la demolizione dell’edifi cio di<br />

culto “degli infedeli” in luogo<br />

del quale sorse la “loro” chiesa.<br />

Poi le cose sono andate come<br />

si sa, i musulmani si sono intestarditi<br />

nel loro buon diritto e il<br />

caso è fi nito in tribunale che ha<br />

ordinato il trasferimento la cui<br />

spesa sarà però sostenuta dalla<br />

comunità islamica che, manco<br />

a dirlo, si è subito divisa tra favorevoli<br />

e contrari. Da una parte<br />

taluni fra i suoi componenti<br />

salutano con favore l’esborso,<br />

quale che sia, pur di liberarsi<br />

dell’edifi cio, dall’altra c’è<br />

chi invece sostiene che girare<br />

ai musulmani il costo di questo<br />

“trasloco” che si presenta piuttosto<br />

salato è l’ennesima beffa<br />

nei loro confronti dopo la già<br />

grave offesa insita nella costruzione.<br />

<strong>Panorama</strong> 3


<strong>Panorama</strong><br />

www.edit.hr/panorama<br />

Ente giornalistico-editoriale<br />

EDIT<br />

Rijeka - Fiume<br />

Direttore<br />

Silvio Forza<br />

PANORAMA<br />

Redattore capo responsabile<br />

Mario Simonovich<br />

caporedattore-panorama@edit.hr<br />

Progetto grafico - tecnico<br />

Daria Vlahov-Horvat<br />

Redattore grafico - tecnico<br />

Annamaria Picco - Saša Dubravčić<br />

Collegio redazionale<br />

Bruno Bontempo, Nerea Bulva,<br />

Diana Pirjavec Rameša, Mario<br />

Simonovich, Ardea Velikonja<br />

4 <strong>Panorama</strong><br />

REDAZIONE<br />

panorama@edit.hr<br />

Via re Zvonimir 20a Rijeka - Fiume,<br />

Tel. 672-128. Telefax: 051/672-151,<br />

direttore: tel. 672-153. Diffusione: tel.<br />

228-766 e pubblicità: tel. 672-146<br />

ISSN 0475-6401 <strong>Panorama</strong> (Rijeka)<br />

ISSN 1334-4692 <strong>Panorama</strong> (Online)<br />

TIPOGRAFIA: “Helvetica” - Ri jeka-<br />

Fiume, tel. 682-147<br />

ABBONAMENTI: Tel. 228-782.<br />

Croazia: an nuale (24 numeri) kn 300,00<br />

(IVA inclusa); semestrale (12 numeri)<br />

kn 150,00 (IVA inclusa); una copia kn<br />

14,00 (IVA inclusa). Slovenia: annuale<br />

(24 numeri) euro 62,59 - semestrale<br />

(12 numeri) euro 31,30 - una copia euro<br />

1,89. Italia: annuale (24 numeri) euro<br />

70,00 una copia: euro 1,89.<br />

VERSAMENTI: per la Croazia sul<br />

cc. 2340009-1117016175 PBZ Riadria<br />

banka d.d. Rijeka. Per la Slovenia: Erste<br />

Steiermärkische Bank d.d. Rijeka 7001-<br />

3337421/EDIT SWIFT: ESBCHR22.<br />

Per l’Italia - EDIT Rijeka 3337421-<br />

presso PBZ 70000 - 183044 SWIFT:<br />

PBZGHR2X.<br />

Numeri arretrati a prezzo raddoppiato<br />

INSERZIONI: Croazia - retrocopertina<br />

1.250,00 kn; retrocopertina interna<br />

700,00 kn; pagine interne 550,00 kn;<br />

Slovenia e Italia retrocopertina 250,00<br />

euro; retrocopertina interna 150.00 euro;<br />

pagine interne 120,00 euro.<br />

PANORAMA esce con il concorso<br />

finanziario della Repubblica di Croazia<br />

e della Repubblica di Slovenia e viene<br />

parzialmente distribuita in convenzione<br />

con il sostegno del Governo italiano<br />

nell’ambito della collaborazione tra<br />

Unione Italiana (Fiume-Capodistria) e<br />

l’Università Popolare (Trieste)<br />

EDIT - Fiume, via Re Zvonimir 20a<br />

edit@edit.hr<br />

Consiglio di amministrazione: Tatjana<br />

Petrazzi (presidente), Ezio Giuricin<br />

(vicepresidente), Luigi Barbalich, Carmen<br />

Benzan, Doris Ottaviani, Donald<br />

Schiozzi, Fabio Sfi ligoi<br />

<strong>Panorama</strong> testi<br />

N. 6 - 31 marzo 2009<br />

Sommario<br />

IN PRIMO PIANO<br />

Più che contenerla, il governo Sanader<br />

sembra giocare a nascondino con essa<br />

CRISI, SE CI SEI BATTI UN COLPO .. 3<br />

di Mario Simonovich<br />

ATTUALITÀ<br />

Nella cooperazione con Belgrado il comparto<br />

energetico, il commercio ed il turismo<br />

IL DIFFICILE CAMMINO<br />

DI ZAGABRIA VERSO BRUXELLES ... 6<br />

Berlusconi presidente PDL per acclamazione<br />

CAMBIARE L’ITALIA<br />

E LA COSTITUZIONE ....................... 6<br />

Fallisce l’iniziativa per bloccare Zagabria<br />

NATO: VIA LIBERA<br />

A CROAZIA E ALBANIA .................. 9<br />

a cura di Diana Pirjavec Rameša<br />

ETNIA<br />

Un’attesa di sessantacinque anni, ma presto<br />

Zara avrà l’asilo italiano grazie all’UI<br />

PROGETTO PRIMA IRRAGGIUNGIBILE<br />

DA SETTEMBRE REALTÀ .................... 10<br />

INTERVISTE<br />

Silvio Delbello. nuovo presidente<br />

dell’Università Popolare di Trieste, delinea<br />

le direttrici d’attività<br />

SOLO CON LA CULTURA<br />

PRESERVEREMO L’IDENTITÀ ..... 12<br />

di Mario Simonovich<br />

SOCIETÀ<br />

Rifl essioni indotte dai tepori di una primavera<br />

che torna mentre il mondo va allo sbando<br />

LA NATURA SI RINNOVA<br />

QUANDO LO FARÀ L’UOMO? ...... 16<br />

di Marino Vocci<br />

TEATRO<br />

Neva Rošić, la grande attrice fi umana alla<br />

sua seconda regia con il Dramma Italiano<br />

SOCIETÀ INCOLTA<br />

L’ARTE PAGA IL FIO ....................... 18<br />

di Bruno Bontempo<br />

CINEMA E DINTORNI<br />

”Il giardino di limoni” dell’israeliano<br />

Eran Riklis, drammatica espressione di<br />

quanto avviene in quella terra<br />

LA VEDOVA PALESTINESE:<br />

”DEGLI ALBERI DECIDO IO” ....... 22<br />

di Gianfranco Sodomaco<br />

ARTE<br />

Giorgio Celiberti, poliedrico artista udinese,<br />

esporrà nei mesi a venire in Croazia<br />

e in Germania<br />

QUELLE MANI E QUEI VERSI<br />

DEI BAMBINI DI TEREZIN ............ 24<br />

di Erna Toncinich<br />

ITALIANI NEL MONDO<br />

Lettera aperta di Salvatore Viglia<br />

ESTENDERE IL VOTO<br />

PER CORRISPONDENZA ............... 26<br />

a cura di Ardea Velikonja<br />

MADE IN ITALY<br />

Oltre 150 partecipanti alla conferenza<br />

UN PROGETTO PER L’EUROPA<br />

SUDORIENTALE .............................. 27<br />

a cura di Ardea Velikonja<br />

REPORTAGE<br />

A una ventina di chilometri da Lubiana,<br />

è il più antico arboreto della Slovenia<br />

LA PRIMAVERA SCOPPIA<br />

A VOLČJI POTOK ............................ 28<br />

di Ardea Velikonja<br />

LETTURE ISTRIA NOBILISSIMA<br />

“TEMPO PENSATO”......................... 34<br />

di Gianna Mazzieri Sanković<br />

MUSICA<br />

A 250 anni dalla morte di Georg Friedrich<br />

Haendel, uno dei grandi geni di tutti i tempi<br />

IN INGHILTERRA SI ASCOLTA<br />

IN PIEDI L’ULTIMA PARTE<br />

DEL “MESSIAH” .............................. 40<br />

a cura di Bruno Bontempo<br />

SPORT<br />

Coppa del Mondo di sci tra defaillance,<br />

conferme e pronostici sovvertiti<br />

RAICH E MILLER<br />

LA CADUTA DEGLI DEI ................. 43<br />

MotoGp: alla vigilia del Mondiale, l’otto<br />

volte campione non si sente appagato<br />

È ANCORA ROSSI<br />

L’UOMO DA ABBATTERE ............. 44<br />

Idea rilanciata da “France Football”<br />

RISPUNTA LA VECCHIA SUPERLEGA .. 46<br />

Dopo Piola, Meazza e Baggio, quarto italiano<br />

con un saldo di 300 o più reti<br />

INZAGHI, UNA VITA<br />

DI GOL SUL FILO ............................ 47<br />

a cura di Bruno Bontempo<br />

ANIMALIA<br />

LA VELOCISSIMA ANTILOPE<br />

SIMBOLO DEL GIUSTO AGIRE .... 48<br />

di Daniela Mosena<br />

MULTIMEDIA<br />

La storia della rete delle reti che ha ormai<br />

quasi cinquant’anni di vita (2)<br />

NAVIGARE NECESSE EST˝<br />

ANCHE SU INTERNET ................... 50<br />

di Igor Kramarsich<br />

RUBRICHE ...................................... 52<br />

a cura di Nerea Bulva<br />

IN COPERTINA: Elvia Nacinovich ed Elena Brumini del DI in una scena<br />

di “Amy’s View/Differenti opinioni” (foto di Dražen Sokčević)


Agenda<br />

Convegno internazionale ospitato alla CI di Umago<br />

I molteplici aspetti dell’istrianità<br />

Si è svolto alla fi ne di marzo presso<br />

la Comunità degli italiani “Fulvio<br />

Tomizza” di Umago l’11.esimo<br />

convegno internazionale promosso<br />

dall’Accademia istriana per le scienze<br />

e la cultura “Histrianitas XXI”<br />

che ha visto la partecipazione di illustri<br />

intellettuali, ricercatori, politologi<br />

e storici i quali hanno preso in esame<br />

il concetto di “istrianità”.<br />

Tra i partecipanti il politologo<br />

Emilio Cocco, Marcello Cherini, sociologo<br />

e docente all’Università di<br />

Trieste, lo scrittore Milan Rakovac, il<br />

Il libro di Erna Toncinich<br />

Il moretto fi umano<br />

è entrato nella rosa dei<br />

24 più bei libri della Croazia.<br />

La monografi a in pratica<br />

è entrata in Concorso<br />

senza che la nostra Casa<br />

editrice ne sapesse nulla.<br />

Dei 92 volumi proposti in<br />

concorso i 24, tra cui “Il<br />

moretto fi umano”, sono<br />

stati infatti presentati alla<br />

mostra Book Art Interna-<br />

Mercoledì, 8 aprile 2009, a partire<br />

dalle ore 10,00, si terrà la<br />

Giornata delle porte aperte dell’Università<br />

degli Studi di Trieste, presso<br />

la sede centrale dell’Università (P.le<br />

Europa 1, Trieste). L’evento è rivolto<br />

agli alunni delle Scuole Medie Superiori<br />

della Comunità Nazionale Italiana<br />

della Croazia e della Slovenia<br />

che permetterà loro di toccare con<br />

mano la vita universitaria, visitando<br />

laboratori di ricerca, aule specializzate,<br />

biblioteche e altre strutture universitarie.<br />

Offrirà anche l’opportuni-<br />

culturologo Ernie Gigante Dešković,<br />

ed altri ancora.<br />

Franco Juri nel suo intervento ha<br />

rilevato che l’Istria ha fatto della propria<br />

multiculturalità il cavallo di battaglia<br />

del proprio regionalismo, che<br />

è un regionalismo integrativo e non<br />

esclusivo. Per Fulvio Šuran il rischio<br />

di un affi evolimento del sentimento<br />

di appartenenza all’identità istriana<br />

esiste, soprattutto tra i giovani ed<br />

è per questo che ha invitato il corpo<br />

docente della CNI a sviluppare la<br />

multiculturalità e il senso d’apparte-<br />

tional che si è svolta in<br />

seno alle Fiere del Libro<br />

di Francoforte e di Lipsia.<br />

“Al giorno d’oggi non è<br />

facile uscire e confrontarsi<br />

sul mercato nazionale e<br />

tanto meno all’estero”, ha<br />

detto Liliana Venucci Stefan,<br />

responsabile del Settore<br />

editoriale dell’EDIT,<br />

rammaricandosi di aver<br />

saputo la notizia per caso<br />

e che nessuno ha avvisa-<br />

tà di incontrare studenti universitari<br />

della Comunità Nazionale Italiana<br />

per farsi raccontare direttamente da<br />

loro esperienze e curiosità.<br />

L’”Open Day”, come viene<br />

usualmente chiamata questa giornata,<br />

ha lo scopo di informare gli<br />

alunni delle Scuole Superiori della<br />

Comunità Nazionale sulle innumerevoli<br />

possibilità dell’offerta formativa<br />

dall’Ateneo di Trieste. Il programma<br />

sarà articolato in tre parti:<br />

- dalle 10,00 alle 10,30 saluto del<br />

Magnifi co Rettore e delle Autorità,<br />

nenza anche attraverso il processo di<br />

insegnamento. Tra gli obiettivi dei<br />

promotori di questo appuntamento vi<br />

è quello di affermare l’istrianità quale<br />

“modus vivendi”, come una cultura<br />

che si sviluppa in uno spazio di incontri<br />

e contatti tra comunità etniche<br />

e lingue diverse. ●<br />

La monografi a quadrilingue pubblicata dall’EDIT premiata a Lipsia e Francoforte<br />

Al «Moretto fi umano» riconoscimento internazionale<br />

to la nostra Casa editrice<br />

dell’esito del Concorso.<br />

“Un riconoscimento fa<br />

sempre bene, è una conferma<br />

che il lavoro che<br />

stiamo svolgendo è fatto<br />

correttamente, che disponiamo<br />

di forze e di<br />

autori capaci”. Il libro rimarrà<br />

a far parte del Fondo<br />

del Museo del libro e<br />

dell’editoria della Germania.<br />

●<br />

Rivolto agli alunni delle scuole medie della CNI di Croazia e Slovenia<br />

Open Day all’Università di Trieste<br />

- dalle 10,30 alle 12,55 presentazione<br />

delle Facoltà dell’Università<br />

degli Studi di Trieste,<br />

- alle 14,00 incontro con il Presidente<br />

dell’ERDISU regionale per<br />

informazioni sulle possibilità di alloggio<br />

alla Casa dello studente, possibilità<br />

di borse studio regionali, diritti<br />

dello studente, ecc., a seguire<br />

visita del Centro del Sincrotone. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 5


Silvio Berlusconi è stato eletto<br />

presidente del PDL per acclamazione.<br />

Al congresso, ospitato presso<br />

la Fiera di Roma l’ultimo fi nesettimana<br />

di marzo, hanno partecipato 7<br />

mila persone di cui circa 6 mila erano<br />

i delegati.<br />

Non appena eletto Berlusconi ha<br />

annunciato che si batterà, con o senza<br />

il consenso dell’opposizione, per<br />

ammodernare la Costituzione, dando<br />

al premier (quindi, a se stesso) “poteri<br />

veri” e non “fi nti”, come quelli<br />

che attualmente ha.<br />

“Se sulle riforme ci sarà un atteggiamento<br />

di confronto, di concorso<br />

delle opposizioni - ha rilevato Berlusconi<br />

- sarò il primo a rallegrarmene<br />

e a darne atto ai leader della minoranza.<br />

Ma nel frattempo la nostra<br />

maggioranza e il Popolo della Libertà<br />

non possono sottrarsi al dovere di<br />

fare la loro parte, sciogliere questo<br />

nodo, nelle forme costituzionalmente<br />

previste, e offrire agli italiani la<br />

soluzione per un governo che governi<br />

e un Parlamento che controlli’’.<br />

Il Cavaliere ha poi ricordato che<br />

la sua maggioranza sta portando in<br />

porto il federalismo fi scale e che ora<br />

occorre mettere mano ai regolamenti<br />

parlamentari. Per il resto, per la riforma<br />

della seconda parte della Costituzione,<br />

è compito del Parlamento.<br />

”Il nostro federalismo è una vera<br />

riforma di sistema che distribuisce<br />

le risorse e le imposte sul territorio<br />

sottoponendole alla sovranità<br />

dei cittadini, che non dimentica mai<br />

la solidarietà verso le aree disagiate<br />

mettendo fi ne all’era degli spre-<br />

6 <strong>Panorama</strong><br />

Attualità<br />

Ricuciti i rapporti tra Croazia e Serbia, la cooperazione con Belgrado<br />

Il diffi cile cammino di Zagabria ver<br />

a cura di Diana Pirjavec Rameša prese che “non è giusto scommettere<br />

Dopo che le porte dell’Unione<br />

europea sono state quasi<br />

chiuse a Zagabria a causa del<br />

blocco sui negoziati di adesione imposto<br />

dalla Slovenia, il premier cro-<br />

ato Ivo Sanader ha cambiato interlocutore<br />

spostando la sua attenzione da<br />

Bruxelles a Belgrado. Il 20 marzo, in<br />

occasione della sua visita in Serbia,<br />

Sanader ha infatti affermato a più ri-<br />

Berlusconi presidente del PDL per acclamazione<br />

Cambiare l’Italia e la Costituzione<br />

Il presidente del Consiglio, Silvio<br />

Berlusconi, al termine del suo intervento<br />

al congresso del PDL<br />

chi. Quando sarà a regime ci porterà<br />

ad una riduzione delle spese inutili<br />

e quindi delle tasse”, ha detto Berlusconi.<br />

Il presidente del Consiglio ha<br />

quindi aggiunto che “il Paese ha bisogno<br />

di governabilità. I poteri che<br />

la Costituzione gli assegna sono<br />

quasi inesistenti. Ma non spetta al<br />

governo e tanto meno al presidente<br />

del Consiglio riformare i poteri del<br />

capo del governo, questa è materia<br />

tipica del Parlamento”. Il leader del<br />

Pdl ha quindi aggiunto che “non è<br />

più rinviabile la riforma dei regolamenti<br />

parlamentari che sono rimasti<br />

immutati dalla <strong>Prima</strong> Repubblica,<br />

la riforma restituirà al Parlamento il<br />

suo pieno ruolo legislativo e la sua<br />

piena credibilità”. Berlusconi non<br />

ha citato il referendum sulla riforma<br />

elettorale sul quale Gianfranco Fini<br />

aveva chiesto una presa di posizione<br />

del partito, tantomeno ha citato la<br />

data della sua tenuta, indicata ieri da<br />

Fini nel 7 giugno in concomitanza<br />

con il voto delle europee.●<br />

sulla data dell’entrata in Europa della<br />

Croazia, né che questo accesso si<br />

possa pagare con un prezzo politico,<br />

o tanto meno con concessioni territoriali”.<br />

Si riferiva, ovviamente, al contenzioso<br />

con la Slovenia riguardo al<br />

confi ne, di terra e di mare, per cui Lubiana<br />

ha bloccato l’apertura di undici<br />

capitoli dei negoziati di adesione della<br />

Croazia.<br />

Le probabilità di concludere la negoziazione<br />

entro la fi ne di quest’anno<br />

e che la Slovenia, nei prossimi giorni,<br />

sblocchi questi undici capitoli, sono<br />

ormai teoriche: ciò signifi ca che l’entrata<br />

nell’Unione della Croazia, prevista<br />

per il 2011, non è più sicura.<br />

Sanader infatti non pronuncia più la<br />

metafora che fi no a poco tempo fa ripeteva<br />

in continuazione per cui il suo<br />

governo “aveva messo la quinta marcia”<br />

per raggiungere Bruxelles. Gli<br />

analisti sostengono che si è passati<br />

improvvisamente dalla “quinta alla<br />

retromarcia” - come rileva il giornalista<br />

Drago Hedl per ‘Osservatorio sui<br />

Balcani’.<br />

Negli ultimi tempi i rapporti con<br />

la Serbia sono stati particolarmente<br />

freddi, quasi congelati: a peggiorare<br />

la situazione hanno contribuito il riconoscimento<br />

croato del Kosovo (per<br />

cui Belgrado ha ritirato il suo ambasciatore<br />

da Zagabria per sei mesi lo<br />

scorso anno) e l’accusa di genocidio<br />

mossa dalla Croazia contro la Serbia<br />

di fronte alla Corte Internazionale di<br />

Giustizia. Questi due problemi hanno<br />

portato i gelidi rapporti ad un punto<br />

di odio. Il ministro degli Esteri serbo<br />

Vuk Jeremić ha affermato che anche<br />

Belgrado accuserà Zagabria di genocidio<br />

per l’operazione militare “Oluja”<br />

del ‘95, quando l’esercito croato<br />

ha liberato i territori occupati costringendo<br />

molti serbi a lasciare la Croazia.<br />

Per “Oluja” in questo momento<br />

si sta svolgendo all’Aja il processo a<br />

tre generali croati, tra cui Ante Gotovina.<br />

È in questo clima che il premier<br />

Sanader si è rivolto a Belgrado. “Non<br />

possiamo dimenticare quanto è successo<br />

in passato, ma dobbiamo anda-


Attualità<br />

passa ora attraverso il comparto energetico, il commercio ed il turismo<br />

so Bruxelles<br />

re avanti”, ha detto, individuando nel<br />

campo dell’energia uno degli ambiti<br />

in cui collaborare è necessario. I due<br />

premier, croato e serbo, hanno anche<br />

concordato sulla necessità di compiere<br />

ulteriori sforzi per il rientro dei<br />

profughi dei due Paesi. Il primo ministro<br />

croato si è impegnato poi a sostenere<br />

“gli sforzi della Serbia per entrare<br />

nell’Unione europea”.<br />

Nella sua visita di un giorno Sanader<br />

ha poi incontrato i rappresentanti<br />

della minoranza croata in Serbia,<br />

il presidente del Parlamento serbo,<br />

Slavica Djukić-Dejanović, ed il<br />

presidente serbo Boris Tadić. La sua<br />

visita è stata accolta a Belgrado anche<br />

da qualche protesta, come quella<br />

degli ultranazionalisti del Partito radicale<br />

serbo. È la terza visita di Sanader<br />

in Serbia dopo il 2004 e il 2006,<br />

la prima dopo la decisione di Zagabria<br />

di approvare l’indipendenza del<br />

Kosovo.<br />

Sanader è arrivato a Belgrado con<br />

due forti messaggi e un regalo da un<br />

milione di euro ribadendo che “Serbia<br />

e Croazia, nella regione, dovrebbero<br />

giocare lo stesso ruolo che hanno<br />

avuto in Europa, Germania e Francia<br />

dopo la Seconda guerra mondia-<br />

La presidenza ceca di turno dell’Unione europea ha<br />

posticipato di un mese la conferenza intergovernativa<br />

sul proseguimento dell’adesione della Croazia<br />

all’Ue, che era in programma alla fi ne di marzo, a causa<br />

del veto della Slovenia posto per il contenzioso sul<br />

confi ne marittimo. In un comunicato della presidenza<br />

citato dai media croati si esprime la speranza che<br />

le ragioni del blocco possano essere superate sino al<br />

24 aprile, per quando è stata convocata la conferenza.<br />

A fi ne dicembre Lubiana ha posto il veto sull’apertura<br />

o la chiusura di undici capitoli negoziali, un terzo<br />

del pacchetto comunitario parte delle trattative di<br />

adesione, perché sostiene che nei documenti presentati<br />

da Zagabria viene pregiudicato il confi ne nel Golfo<br />

di Pirano, nel nord Adriatico. Da allora i due Paesi<br />

con l’aiuto di Bruxelles stanno cercando di trovare una<br />

Stretta di mano tra il premier croato Ivo Sanader e il serbo Mirko Cvetković<br />

le”. Poi ha promesso alla Serbia che<br />

la Croazia, nel suo cammino verso<br />

l’Unione, non creerà problemi a Belgrado<br />

così come, invece, ha fatto Lubiana<br />

nei confronti di Zagabria. Infi<br />

ne ha regalato ai padroni di casa la<br />

traduzione dei documenti - costata un<br />

milione di euro - che serviranno alla<br />

Serbia per avviare i negoziati di adesione<br />

all’UE.<br />

A Belgrado, Sanader è stato accolto<br />

con la stessa volontà manifesta di<br />

scongelare i rapporti. Il premier serbo<br />

Mirko Cvetković e il presidente Boris<br />

Slitta al 24 aprile la conferenza intergovernativa<br />

Tadić hanno dichiarato che “idee come<br />

quella di una Serbia estesa fi no alle città<br />

croate di Karlovac e Karlobag (sostenuta<br />

durante la guerra del ‘91 da Vojislav<br />

Šešelj e altri politici serbi) appartengano<br />

ormai al passato”. Inoltre, a<br />

Sanader ha fatto piacere ascoltare le parole<br />

che Tadić ha rivolto ai serbi in Croazia:<br />

“essi hanno il loro paese, la Croazia,<br />

in cui devono realizzare i loro diritti<br />

di cittadini”.<br />

Temi più caldi, come il riconoscimento<br />

croato del Kosovo avvenuto<br />

lo scorso anno o l’accusa di genoci-<br />

Adesione all’UE, il 2011 diventa una chimera?<br />

via d’uscita, forse con una mediazione dell’ex presidente<br />

della Finlandia, Marti Ahtisaari, ma per ora non<br />

è stato raggiunto un accordo soddisfacente per le due<br />

parti neanche sulle modalità della possibile mediazione.<br />

Zagabria insiste sulla tesi che si tratta di una questione<br />

bilaterale che non può intralciare il cammino<br />

del Paese verso la piena adesione. Intanto per il veto<br />

sembra sempre meno realistica la prospettiva che la<br />

Croazia riesca a completare i negoziati entro la fi ne<br />

di quest’anno per entrare nell’Ue nel 2010 o 2011. In<br />

una nota del Ministero degli Esteri croato pervenuta<br />

all’Ansa si ribadisce “l’impegno della Croazia nelle<br />

riforme e nell’adattamento del sistema giuridico alle<br />

normative europee affi nché l’adesione possa giungere<br />

nei tempi previsiti”, nonostante il rallentamento degli<br />

ultimi mesi. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 7


8 <strong>Panorama</strong><br />

Attualità<br />

dio, non hanno dominato l’incontro.<br />

Sembra sia prevalsa la tattica di partire<br />

dalle questioni più semplici per<br />

passare a quelle più complicate e che,<br />

in una fase di recessione che sta colpendo<br />

seriamente entrambi i paesi,<br />

sia meglio dare la priorità ai rapporti<br />

economici. Questi di regola aggiustano<br />

anche quelli politici. Sanader ha<br />

offerto a Belgrado una collaborazione<br />

sul piano energetico. Ha citato anche<br />

la necessità di trovare un’intesa<br />

sui gasdotti, affi nché i due paesi non<br />

debbano più dipendere dalle dispute<br />

tra Russia e Ucraina.<br />

I mezzi di comunicazione croati<br />

hanno pubblicato articoli secondo cui<br />

i serbi, un tempo turisti numerosi sulle<br />

coste adriatiche, potrebbero salvare<br />

la prossima stagione estiva in Croazia,<br />

dato che dall’occidente non arrivano<br />

buone notizie riguardo alle prenotazioni.<br />

L’argomento è stato colto<br />

al volo dai mass media serbi che hanno<br />

precisato: “gli alberghi in Croazia<br />

sono troppo cari per le modeste possibilità<br />

dei turisti serbi...”.<br />

In calce all’incontro il Direttore<br />

dell’Uffi cio del Governo della Serbia<br />

per l’integrazione europea, Milica<br />

Delević, ed il Segretario di Stato<br />

per gli affari politici del Ministero<br />

degli Affari Esteri e l’integrazione<br />

croato, Bianca Matković, hanno fi rmato,<br />

a nome dei due stati, il protocollo<br />

sulla cooperazione nel processo<br />

di integrazione europea. Allo stesso<br />

tempo il Ministro della Pubblica<br />

Istruzione nel governo della Serbia,<br />

Žarko Obradović, e il suo omologo<br />

croato, Božo Biškupić, hanno fi rmato<br />

un memorandum di cooperazione nel<br />

campo della lingua e della letteratura.<br />

Dopo i colloqui, il governo serbo<br />

ha annunciato la fi rma del protocollo<br />

sulla cooperazione nel processo di<br />

integrazione europea, in base al quale<br />

la Croazia donerà alla Serbia diverse<br />

centinaia di documenti tradotti,<br />

necessari per avviare i negoziati per<br />

l’adesione all’Unione europea.<br />

Presto in visita a Belgrado dovrebbe<br />

recarsi anche il presidente<br />

del Parlamento croato, Luka Bebić,<br />

e in seguito anche il presidente della<br />

Repubblica, Stjepan Mesić, il quale,<br />

in prossimità della scadenza del<br />

suo mandato, farà la sua visita di<br />

commiato. Anche il presidente serbo<br />

Tadić quest’anno dovrebbe far visita<br />

a Zagabria: lo scongelamento dei<br />

Il Direttore dell’Uffi cio del Governo della Serbia per l’integrazione europea,<br />

Milica Delević (a destra), e il Segretario di Stato per gli affari politici<br />

del Ministero degli Affari Esteri e l’integrazione croato, Bianca Matković,<br />

hanno fi rmato, a nome dei due stati, il protocollo sulla cooperazione nel<br />

processo di integrazione europea<br />

rapporti tra Croazia e Serbia sembra<br />

quindi proseguire.<br />

Ovviamente Sanader sa bene di<br />

non poter compensare la sua debacle<br />

politica sull’entrata della Croazia<br />

nell’Unione, da sempre sua priorità<br />

in politica estera, con i venti caldi<br />

che spirano tra Zagabria e Belgrado,<br />

e che la retorica degli ultimi giorni riguardo<br />

all’UE non potrà essere usata<br />

ancora per molto. Gli analisti sostengono<br />

che il “no” di Sanader a Bruxel-<br />

Abolite quelle semestrali, disponibili quelle settimanali.<br />

Slovenia, vignette a scaden<br />

Dal primo luglio la Slovenia introdurrà<br />

vignette a scadenza più<br />

breve. Lo ha dichiarato il ministro del<br />

Traffi co, Patrick Vlačič, dopo la sessione<br />

ordinaria del governo annunciando<br />

che tra breve il Parlamento discuterà<br />

delle modifi che alla Legge sulle<br />

strade pubbliche, in particolare del<br />

cambiamento della norma che regolamenta<br />

il pagamento dei pedaggi. In<br />

tal modo, per Legge, verrà introdotta<br />

les a causa del blocco sloveno sia soltanto<br />

temporaneo e utilizzato per esigenze<br />

interne: la Croazia si appresta a<br />

recarsi alle urne per le elezioni locali<br />

e il premier, il cui partito non sta affrontando<br />

un buon momento, sta dimostrando<br />

la determinazione di una<br />

guida che si batte per il suo paese evitando<br />

i ricatti. Passate le elezioni, tuttavia,<br />

si rivolgerà nuovamente a Bruxelles,<br />

perché Zagabria non ha altre<br />

alternative. ●<br />

la vignetta valevole 7 giorni, al prezzo<br />

di 15 euro. Le vignette annue passeranno<br />

da 55 a 95 euro, mentre quelle<br />

semestrali, oggi di 35 euro, saranno<br />

abolite.<br />

Vlačič ha spiegato che introducendo<br />

vignette anche più “brevi” di quelle<br />

richieste, il governo ha optato per una<br />

soluzione economicamente valida. Infatti,<br />

sebbene i proventi incamerati saranno<br />

inferiori di 11 milioni di euro, la


Attualità<br />

Fallisce l’iniziativa del Partito del popolo sloveno di bloccare Zagabria<br />

NATO: via libera a Croazia e Albania<br />

Il governo sloveno, ha ribadito Pahor, ha fatto tutto il necessario per evitare che fossero posti a repentaglio la credibilità<br />

del Paese nel braccio di ferro confi nario con la Croazia e gli interessi globali di Lubiana, di Zagabria e della NATO<br />

scaduto il termine ultimo per<br />

È la raccolta delle fi rme sull’iniziativa<br />

referendaria in Slovenia<br />

per bloccare l’adesione della Croazia<br />

alla Nato a causa del contenzioso<br />

sul confi ne marittimo nel<br />

nord Adriatico, ma già da giorni<br />

era chiaro che il referendum<br />

non si sarebbe fatto e che la Croazia,<br />

assieme all’Albania avrebbe<br />

avuto la possibilità di partecipare<br />

a pieno titolo al prossimo summit<br />

della NATO il 3 aprile. Al termine<br />

dei 35 giorni previsti dalla<br />

legge per la raccolta delle 40.000<br />

Ma non tutti sono contenti<br />

za più breve<br />

Slovenia potrà accedere di nuovo ai fondi<br />

europei, bloccati a causa del contenzioso<br />

inerente alle vignette più “corte”. Risolvendo<br />

così la vertenza con la Commissione<br />

europea, la Slovenia potrà disporre di<br />

nuovo dei 40 milioni di euro per la costruzione<br />

dell’autostrada Slivnica-Draževci.<br />

Va rilevato che ultimanente correva voce<br />

che ulteriori 170 milioni erano stati bloccati,<br />

sempre a causa della mancanza di<br />

vignette a breve scadenza. ●<br />

fi rme (il 2 per cento dell’elettorato)<br />

il Partito del popolo sloveno,<br />

una quasi ignota organizzazione<br />

di destra, ha ammesso di avere<br />

a malapena due mila fi rme. Contro<br />

il referendum si erano espressi<br />

il presidente Danilo Turk e il<br />

premier Borut Pahor, tutti i partiti<br />

presenti in Parlamento e la stampa.<br />

In un momento, un mese fa,<br />

era però parso che grazie a un iniziale<br />

appoggio della destra politica<br />

parlamentare il Protocollo di<br />

ratifi ca dell’adesione della Croazia<br />

alla Nato sarebbe stato sot-<br />

toposto al vaglio dei cittadini, rimandando<br />

così di mesi l’ingresso<br />

della Croazia.<br />

Invece, dopo il fallimento<br />

dell’iniziativa, il premier Borut<br />

Pahor ha annunciato che la Slovenia<br />

invierà quanto prima a Washington<br />

lo strumento di ratifi ca<br />

del protocollo in modo da permettere<br />

all’omologo croato Ivo<br />

Sanader di partecipare ad aprile<br />

al summit dell’Alleanza atlantica<br />

a Colonia e Strasburgo. “Il governo<br />

sloveno, ha ribadito Pahor, ha<br />

fatto tutto il necessario per evitare<br />

che fossero posti a repentaglio<br />

la credibilità del Paese nel braccio<br />

di ferro confi nario con la Croazia<br />

e gli interessi globali di Lubiana,<br />

di Zagabria e della NATO.<br />

Pertanto è chiaro che la Croazia<br />

non mancherà all’appuntamento<br />

con il Patto atlantico e farà ad<br />

aprile il suo ingresso a pieno titolo<br />

nell’Alleanza”.<br />

Il Parlamento croato ha invece<br />

chiuso la procedura di ratifi ca votando<br />

con un solo voto contrario<br />

l’ingresso del Paese all’Patto Atlantico.<br />

Persiste però il veto della<br />

Slovenia sul proseguimento dei<br />

negoziati di adesione della Croazia<br />

all’Ue a causa del contenzioso<br />

frontaliero.●<br />

<strong>Panorama</strong> 9


10 <strong>Panorama</strong><br />

Etnia<br />

Un’attesa lunga sessantacinque anni, ma presto Zara avrà l’asilo italiano gr<br />

Il progetto prima irraggiungibile, da set<br />

Un’attesa lunga sessantacinque<br />

anni. Ma la Comunità italiana<br />

di Zara ce l’ha fatta a realizzare<br />

un progetto che fi no a qualche<br />

anno fa poteva sembrare irraggiungibile.<br />

Nascerà in autunno la prima<br />

sezione in lingua italiana presso uno<br />

dei due asili pubblici croati operanti<br />

a Zara. E sarà uno di essi a richiedere<br />

al Ministero della Scienza, dell’Istruzione<br />

e dello Sport della Repubblica<br />

di Croazia la verifi ca del Programma<br />

d’insegnamento per la costituenda<br />

Sezione italiana. L’intenzione è quella<br />

di renderla operante già con l’inizio<br />

del prossimo Anno Scolastico 2009-<br />

2010.<br />

L’apertura non comporterà la modifi<br />

ca del relativo Statuto dell’Istituto<br />

che andrà ad ospitarla, ma sarà suffi<br />

ciente l’approvazione ministeriale<br />

del Programma d’insegnamento, che<br />

potrà pertanto svolgersi con gli stessi<br />

criteri e standard previsti per tutti gli<br />

altri Asili italiani, o Sezioni italiane,<br />

già operanti in Istria e a Fiume.<br />

L’accordo è stato siglato l’11 marzo<br />

a Zagabria presso il Ministero<br />

della Scienza, dell’Istruzione e dello<br />

Sport della Repubblica di Croazia<br />

dove si è tenuta una riunione incentrata<br />

sull’individuazione delle procedure<br />

per l’apertura dell’Asilo italiano<br />

a Zara. Alla riunione hanno preso<br />

parte in rappresentanza dell’Unione<br />

Italiana l’On. Furio Radin, deputato<br />

della CNI al Sabor croato e Presidente<br />

dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul,<br />

Presidente della Giunta Esecutiva<br />

dell’Unione Italiana, ed Orietta<br />

Marot, Direttrice dei Servizi Amministrativi<br />

di Unione Italiana; in rappresentanza<br />

del Ministero della Scienza,<br />

dell’Istruzione e dello Sport croato,<br />

c’erano Dijana Vica, Segretario<br />

di Stato, Jasenka Denović, Direttrice<br />

del Direttorato per gli Asili e le Scuole,<br />

e Marija Ivanković, responsabile<br />

per l’Istruzione; il Prof. Radovan Dunatov,<br />

in rappresentanza della Città di<br />

Zara nonché Assessore alla Cultura e<br />

all’Istruzione prescolare.<br />

Nel corso dell’incontro sono state<br />

assunte alcune importanti e determinanti<br />

decisioni per quanto concerne<br />

Zara da settembre dovrebbe avere un asilo italiano<br />

l’apertura dell’Asilo italiano di Zara.<br />

Si è deciso che la strada più rapida è<br />

quella di aprire una Sezione in lingua<br />

italiana presso uno dei due asili croati<br />

pubblici, “Sunce” e “Radost”, operanti<br />

a Zara. Sarà pertanto uno di essi<br />

a richiedere al Ministero della Scienza,<br />

dell’Istruzione e dello Sport della<br />

Repubblica di Croazia la verifi ca del<br />

Programma d’insegnamento per la<br />

costituenda Sezione italiana, con l’intenzione<br />

di renderla operante già con<br />

l’inizio del prossimo Anno Scolastico<br />

2009/2010.<br />

Durante la riunione inoltre è stato<br />

chiarito che l’apertura della Sezione<br />

italiana presso uno dei due esistenti<br />

asili croati di Zara non comporterà la<br />

modifi ca del relativo Statuto dell’Istituto<br />

che andrà ad ospitarla, ma che<br />

sarà suffi ciente, appunto, l’approvazione<br />

ministeriale del Programma<br />

d’insegnamento che potrà pertanto<br />

svolgersi con gli stessi criteri e standard<br />

previsti per tutti gli altri Asili italiani,<br />

o Sezioni italiane, già operanti<br />

in Istria e a Fiume.<br />

La Sezione italiana potrà essere costituita<br />

anche con 5 bambini, di un’età<br />

compresa tra i 3 e i 6 anni, mentre il<br />

numero ideale è di 15-20 bambini.<br />

Il Programma d’insegnamento sarà<br />

completo, ossia pari a 10 ore al giorno.<br />

La Città di Zara, inoltre, individuerà<br />

gli spazi in cui allocare la costituenda<br />

Sezione italiana che sarà attrezzata<br />

dalla Città stessa, mentre l’Unione


azie all’impegno dell’UI<br />

tembre realtà<br />

Italiana provvederà a fornire i necessari<br />

mezzi didattici in lingua italiana.<br />

La Città di Zara, d’intesa con<br />

l’Asilo croato, provvederà all’assunzione<br />

di due educatrici abilitate<br />

all’insegnamento (quindi in possesso<br />

del titolo di studio necessario) e appartenenti<br />

alla Comunità Nazionale<br />

Italiana o in possesso di una perfetta<br />

conoscenza della lingua italiana.<br />

Nel corso della riunione è stato<br />

pure concordato che l’Unione Italiana<br />

procederà a proporre il necessario<br />

adeguamento alle nuove scelte della<br />

Lettera d’Intenti sottoscritta con la<br />

Città di Zara il 10 febbraio 2006, nella<br />

quale invece si prevedeva una cofondazione<br />

tra l’Unione Italiana e la<br />

Città di un Asilo italiano autonomo.<br />

Questa possibilità non è stata abbandonata<br />

e potrà essere eventualmente<br />

perseguita in futuro anche in considerazione<br />

del numero degli iscritti<br />

e dell’attività didattica svolta. È stato<br />

riconfermato, altresì, l’impegno e<br />

la disponibilità dell’Unione Italiana<br />

a contribuire fi nanziariamente all’acquisto<br />

e/o al restauro e all’allestimento<br />

di una sede defi nitiva per la costi-<br />

tuenda Sezione italiana dell’Asilo a<br />

Zara.<br />

Per il Presidente della Giunta Esecutiva<br />

dell’Unione Italiana in Dalmazia<br />

e Slovenia, Maurizio Tremul,<br />

l’accordo è giunto dopo molti anni<br />

di attese e duro lavoro. È stato ribadito<br />

pure che il tutto è avvenuto con<br />

una “benedizione governativa, a rigor<br />

di legge neppure necessaria”, come<br />

ha dichiarato Tremul. “Ma considerando<br />

i precedenti di vischiosità amministrativa<br />

e burocratica, possiamo<br />

dirci soddisfatti. Il Governo ha dato<br />

l’ok all’asilo ed ora si può procedere.<br />

Il tentativo inizialmente - ha preicisato<br />

Tremul - era stato quello di creare<br />

un vero e proprio asilo autonomo,<br />

con una o due sezioni in lingua italiana,<br />

ma a causa di norme procedurali<br />

complicate abbiamo optato per una<br />

sezione di lingua inserita in un asilo<br />

croato già esistente”.<br />

L’Onorevole Aldo Di Biagio, eletto<br />

nella circoscrizione Europa nelle<br />

liste del Pdl, ha parlato di una vera<br />

e propria “epoca di cambiamento”.<br />

“Oggi c’è sicuramente più dialogo -<br />

ha dichiarato - e questa ‘apertura’ è il<br />

segno tangibile di una volontà di mutamento<br />

e di rispetto per le minoranze.<br />

La città di Zara ha vissuto per anni<br />

momenti particolarmente diffi cili ed<br />

il fatto che per le giovani generazioni<br />

di italiani ci sia una possibilità di ‘riscatto’<br />

mi rende felice. Va notato, tra<br />

l’altro, quanto sia fondamentale ristabilire<br />

la discussione con la cittadinan-<br />

Etnia<br />

za veneta, della quale Zara ha sempre<br />

subito l’infl uenza. Inoltre, l’Italia<br />

oggi non può fare a meno di una partnership<br />

che la conduca all’Est Europa,<br />

luogo di multiculturalismo per<br />

troppi anni trascurato. Oggi, invece,<br />

esiste da parte dei due Governi - ha<br />

concluso - una reciprocità di sforzi<br />

comuni per sostenere l’integrazione<br />

della Croazia”.<br />

Fu nel corso della seconda guerra<br />

mondiale che la città fu gravemente<br />

colpita dai bombardamenti aerei e<br />

la grande maggioranza della popolazione<br />

superstite fu costretta ad abbandonare<br />

la città. Nell’ottobre del 1944<br />

la città fu occupata dai partigiani di<br />

Tito, e in seguito al trattato di pace del<br />

1947 fu uffi cialmente annessa alla Jugoslavia.<br />

Zara divenne “Zadar” e dal<br />

1991, dissoltasi la repubblica jugoslava,<br />

fa parte della Croazia. Oggi, grazie<br />

a quest’accordo, la città ha la possibilità<br />

di avvicinarsi in maniera più<br />

evidente alla cultura e alle radici italiane.<br />

Quelle che passano dallo studio<br />

della lingua. Occasione per sentirsi<br />

più italiana, e di essere riconosciuta<br />

come tale.<br />

A giocare un ruolo fondamentale<br />

in questo appena avviato processo di<br />

riconciliazione e vicinanza, il desiderio<br />

della Repubblica Croata di entrare<br />

a far parte dell’Unione Europea. Un<br />

po’ come se il futuro di comunanza<br />

potesse azzerare anni e anni di “forzato<br />

e ingiusto isolamento”.<br />

(News ITALIA PRESS)<br />

<strong>Panorama</strong> 11


12 <strong>Panorama</strong><br />

Interviste<br />

Silvio Delbello, nuovo presidente dell’Università Popolare di Trieste, delinea<br />

Solo con la cultura preserveremo<br />

testo e foto di Mario Simonovich<br />

<strong>Prima</strong> viene la cultura, tutto il resto<br />

dopo. Questa la falsariga su<br />

cui si è mosso Silvio Delbello<br />

nel candidarsi al Consiglio d’amministrazione<br />

dell’Università Popolare<br />

di Trieste. Una candidatura sfociata il<br />

4 marzo scorso nella nomina a presidente<br />

dell’Ente. Un discorso che, fatte<br />

salve le valenze generali, assume un<br />

signifi cato d’interesse specifi co per<br />

la comunità minoritaria alla luce del<br />

particolare rapporto intercorrente fra<br />

l’UPT e l’Unione Italiana.<br />

Delbello conferma e spiega: “Solo<br />

con la cultura potremo preservare la<br />

vostra identità di italiani che vivono<br />

in un mondo del tutto diverso rispetto<br />

alle vostre origini e cultura. In questo<br />

senso mi sto muovendo quale pre-<br />

sidente, tanto che abbiamo messo al<br />

primo punto dell’odg una maggior attenzione<br />

alla cultura, per trasmettere<br />

soprattutto ai giovani una salda coscienza<br />

delle nostre origini. Mi riferisco<br />

qui in primo luogo alla scuola e<br />

all’attività culturale dell’Unione Italiana<br />

e di tutte le CI, nessuna esclusa.<br />

Non possiamo trovare altri campi<br />

che ci aiutino a tutelare meglio questa<br />

vostra identità alla quale ci tengo io<br />

come l’UPT, il governo italiano e la<br />

comunità degli esuli in genere. In tale<br />

prospettiva proporremo di modifi care<br />

l’articolo del nostro Statuto, ora troppo<br />

generico, che prevede una Commissione<br />

culturale. Vogliamo renderlo<br />

più specifi co e operativo affi nché tutta<br />

la parte riguardante la cultura abbia<br />

Quel diaframma d’incomprensione<br />

che ha limitato tante iniziative utili<br />

Figura di spicco del mondo degli esuli, Silvio Delbello ha ricoperto fra<br />

l’altro le cariche di presidente dell’Unione degli Istriani e vicepresidente<br />

della Federazione dell’associazione degli esuli istriani, fi umani e<br />

dalmati ed ha retto la presidenza dell’IRCI, Istituto Regionale per la Cultura<br />

istriano-fi umano-dalmata. Ha visitato le comunità di esuli in America<br />

e in Australia, ed è promotore, fra l’altro, della creazione di alcune<br />

di esse. In Istria ha frequentato diverse CI, il Centro di ricerche storiche,<br />

conosciuto i dirigenti dell’Unione Italiana apprezzandone l’operosità e<br />

l’inventiva nella soluzione di problemi. Ci sono state anche iniziative comuni<br />

fra cui gli piace ricordare il pellegrinaggio a Pisino, il primo con la<br />

bandiera italiana, per onorare gli infoibati sepolti davanti all’ingresso del<br />

cimitero. Allo stesso modo a Parenzo sono state onorate le vittime della<br />

foiba di Vines e - in base ad un sofferto accordo con il comune - è stata<br />

scoperta una lapide. In sintesi, vent’anni che vive “immerso” nel mondo<br />

istriano, sia nelle sue espressioni triestine, sia attraverso continui rapporti<br />

con i rappresentanti dei rimasti. Meno stretti, aggiunge, i legami con<br />

il mondo dell’informazione: quale presidente dell’Unione degli Istriani<br />

aveva inviato comunicati che non avevano trovato spazio, forse perché<br />

ostici per l’ambiente istriano. In questi vent’anni abbondanti è cambiato<br />

il mondo “ed anche il nostro mondo”. Mutamenti anche negativi, ma<br />

soprattutto positivi, tesi a rimuovere quel “diaframma d’incomprensione”<br />

che ha limitato molte iniziative a vantaggio sia dei rimasti che degli<br />

esuli. “Evito volutamente il termine ‘andati’ che, devo dire, mi fa un po’<br />

arrabbiare. Secondo me ‘rimasti’ è un termine corretto, anche se forse si<br />

potrebbe trovarne un altro, ‘andati’ mi sembra troppo riduttivo alla luce<br />

della situazione reale in cui siamo stati coinvolti. Molto meglio parlare di<br />

‘esuli’, semmai di ‘esodati’”. ●<br />

una spinta molto forte, in modo che<br />

essa - se l’Unione Italiana, come sono<br />

sicuro, comprenderà la necessità -<br />

possa diventare il motore della nostra<br />

attività. Vi sono poi questioni di carattere<br />

burocratico e contingente che<br />

non possiamo ignorare. Stiamo vivendo,<br />

intendo a livello globale, momenti<br />

diffi cili, di cui dobbiamo prendere<br />

atto. Non per adeguarci passivamente,<br />

ma per trarne gli stimoli necessari<br />

ad operare ancora meglio. Per dire: se<br />

i mezzi fi nanziari hanno avuto tagli,<br />

non dobbiamo tirare i remi in barca,<br />

ma anzi sforzarci ancora di più, vogare<br />

con più forza per superare gli scogli<br />

e arrivare alla meta. Gli istriani sono<br />

abituati ad affrontare diffi coltà di ogni<br />

genere e non sarà un taglio dei fi nanziamenti,<br />

magari importante ma contingente,<br />

che potrà metterci al tappeto.<br />

Oltre ad occuparsi dell’importantissima<br />

attività di relazione con<br />

l’Unione, in atto ormai da 45 anni,<br />

l’Università Popolare - fondata nel<br />

1899 ed operativa dal 1900 - è intensamente<br />

presente a Trieste. Ricordando<br />

l’anniversario approfi tteremo delle<br />

nostre profonde radici culturali cittadine<br />

per ‘ritornare un po’ a galla’ perché,<br />

talvolta assorbiti dall’essenziale<br />

attività con i rimasti, abbiamo lasciato<br />

un po’ in ombra il grosso lavoro svolto<br />

a Trieste. Oggi abbiamo oltre 1500<br />

soci, certamente non pochi, mentre i<br />

nostri corsi di lingue sono frequentati<br />

da centinaia di persone. Vogliamo<br />

intensifi care anche questo campo e,<br />

come è nostro dovere, essere ampiamente<br />

presenti nell’attività culturale<br />

della città, date anche le nostre origini<br />

di ente che si proponeva e si propone<br />

quale ‘servizio’ al popolo, ossia<br />

ai ceti economicamente e socialmente<br />

meno sviluppati.<br />

Altra attività per noi oggi importante<br />

è la cura dei rapporti con i fi nanziatori.<br />

Infatti insieme all’UI gestiamo<br />

fi nanziamenti regionali, particolarmente<br />

consistenti, e quelli del governo.<br />

Per fortuna, tanto dei suoi cittadini<br />

che dei rimasti, la Regione Friuli-<br />

Venezia Giulia ha seguito sempre una<br />

politica d’avanguardia verso le mino


le direttrici d’attività<br />

l’identità<br />

ranze, sia sul territorio, sia nell’emigrazione,<br />

sia nell’area dell’ex Jugoslavia.<br />

Encomiabile, rilevo, l’aver<br />

inserito nel suo statuto il riferimento<br />

agli istriani come facenti parte della<br />

comunità regionale. Pertanto confi do<br />

che, insieme, individueremo la maniera<br />

per sfruttare meglio l’operatività<br />

dell’UPT per far pervenire a destinazione<br />

i messaggi che la Regione<br />

vuole inviare agli italiani in Slovenia,<br />

Croazia e ultimamente in Montenegro.<br />

Spero che l’UPT possa diventare<br />

il braccio operativo della Regione<br />

per quanto riguarda la politica nei<br />

confronti dei rimasti.<br />

Diverso e più complesso il riferimento<br />

al governo: Roma è ‘più distante’<br />

di Trieste. Di regola il ministro<br />

o il sottosegretario ascoltano sempre<br />

volentieri, però essendo le ‘strutture’<br />

quelle che poi si occupano della realizzazione,<br />

una volta i risultati soddisfano,<br />

un’altra molto meno.<br />

Venendo da un mondo privatistico,<br />

quando mi trovo di fronte a problemi<br />

di questo tipo rimango perplesso.<br />

D’altra parte so che anni fa l’UPT<br />

ha vissuto momenti poco simpatici<br />

proprio in seguito agli interventi<br />

di alcuni rimasti, o pseudorimasti,<br />

o quel che erano. L’ente, come tutti<br />

i dipendenti accusati di malversazioni<br />

o comunque di una condotta non<br />

corretta, ne sono usciti del tutto puliti.<br />

La conseguenza è stata non un’intensifi<br />

carsi dei controlli, che già sono<br />

effettuati da tre soggetti indipendenti,<br />

ma l’instaurazione di procedure<br />

burocratiche tanto complesse da impedire<br />

spesso di operare con tempestività.<br />

Non c’è dubbio che sia colpa<br />

dell’Italia che, datici i soldi, in seguito<br />

a motivi burocratici, non ci permette<br />

poi di spenderli presto. Qualche<br />

volta però è anche colpa nostra,<br />

dell’UI e dell’UPT, che - per inciso<br />

rilevo che non rinfaccio alcuna colpa,<br />

la mia è solo una constatazione - propone<br />

programmi che, per vari motivi,<br />

non vengono realizzati. In primo<br />

luogo va quindi semplifi cata la burocrazia<br />

nei rapporti dell’UI e dell’UPT<br />

nei confronti del Ministero degli Affari<br />

esteri. Poi, fra noi, dobbiamo ve-<br />

dere come rendere la nostra programmazione<br />

più accessibile e attuale”.<br />

Quali contenuti della collaborazione,<br />

in specifi co, andrebbero aumentati<br />

e quali magari ridotti?<br />

”Io sono un conservatore, convinto<br />

che ogni cambiamento costituisca<br />

uno sforzo, sicché non sono assolutamente<br />

venuto qui con l’idea di ribaltare<br />

tutto. Penso che ci sono attività<br />

che vanno bene come sono state previste<br />

e organizzate, ma forse bisogna<br />

individuare meglio gli obiettivi. Ad<br />

esempio le conferenze nelle CI vengono<br />

scelte sulla base di un elenco<br />

steso dall’UPT in accordo con l’UI.<br />

Ho visto l’elenco e direi che noi dovremmo<br />

cercare di capire meglio le<br />

aspettative delle CI e dare quel tipo<br />

di conferenze, in modo da attirare un<br />

maggior pubblico. Altra cosa, a mio<br />

avviso molto utile, è la creazione di<br />

biblioteche laddove non ci sono. In<br />

genere - e mi scuso se sono ripetitivo<br />

ma, essendo appena all’inizio dell’incarico,<br />

vorrei evitare ogni fraintendimento<br />

- dobbiamo cercare, assieme<br />

all’UI, di spingere le CI a promuovere<br />

le attività culturali che esse ritengono<br />

più utili, a scapito d’altro.<br />

Quando parlo di cultura, ripeto, mi<br />

riferisco essenzialmente allo scopo<br />

di mantenere e tramandare ai giovani<br />

l’uso e la conoscenza della lingua<br />

e della cultura italiana. Come UPT ci<br />

rendiamo ad esempio conto che, vivendo<br />

nell’ambiente croato o sloveno,<br />

molti nostri giovani usano piuttosto<br />

le lingue dell’ambiente in luogo<br />

dell’italiano anche quando sono in un<br />

ambiente in cui fra loro lo dovrebbero<br />

Interviste<br />

usare, come a scuola, quando fanno<br />

attività sociale o fi nanco nelle gite in<br />

Italia, che hanno anche la funzione di<br />

avvicinarli in misura ancora maggiore<br />

ai valori italiani, lingua compresa.<br />

Noi non ci opponiamo a che parlino il<br />

croato, ma almeno quando siamo fra<br />

noi, si dovrebbe usare l’italiano.<br />

Dobbiamo continuare a prestare<br />

grande attenzione agli asili e alle<br />

scuole e adoperarci in tal senso presso<br />

i comuni e i poteri locali e quindi<br />

- e questa è la grande scommessa<br />

della comunità italiana - far sì che,<br />

usciti dalle nostre scuole, i giovani<br />

non ‘spariscano’ ma passino in buona<br />

percentuale nelle Comunità, cosa che<br />

purtroppo non avviene. Non è colpa<br />

di nessuno: ovunque nel mondo l’associazionismo<br />

è in crisi. Abbiamo<br />

però il compito di cercare d’invertire<br />

la tendenza”.<br />

Rapporti con i comuni: come<br />

funzionano?<br />

”Giorni fa, parlando delle prossime<br />

elezioni, l’interlocutore mi faceva<br />

notare che essendo il numero di<br />

italiani inseriti nelle amministrazioni<br />

comunali e regionale piuttosto alto,<br />

sicuramente incidono sul suo operato.<br />

Ora, potrò sbagliare ma non ho<br />

la sensazione che incidano in maggior<br />

misura, che siano determinanti<br />

quanto potrebbero. Anche sotto questo<br />

aspetto l’UI potrebbe fungere da<br />

ottimo stimolo verso tali connazionali<br />

per far sentire la voce degli italiani<br />

dell’Istria. È un processo importante<br />

perché le CI avvertono in maniera<br />

molto diretta l’infl uenza dei comuni<br />

e delle organizzazioni che curano<br />

<strong>Panorama</strong> 13


14 <strong>Panorama</strong><br />

Interviste<br />

il territorio. Al di là delle posizioni<br />

politiche si dovrebbe fare in modo<br />

che non venga mai meno l’attenzione<br />

delle autorità locali nei confronti della<br />

comunità italiana. Anch’io ho sperimentato<br />

questo rapporto, in positivo<br />

e in negativo, quando, presidente<br />

dell’IRCI, ho affrontato questioni<br />

quali i cimiteri, le tombe, qualche<br />

monumento, ecc. A prima vista sembra<br />

che ci sia questa comunità d’intenti<br />

fra gli italiani rimasti e le amministrazioni<br />

locali. Molte volte mi<br />

sono invece accorto che c’è resistenza<br />

verso le aspettative della comunità<br />

italiana”.<br />

Può fare casi concreti?<br />

”Una citazione diretta sarebbe<br />

inopportuna per motivi facilmente<br />

comprensibili. Di solito, quando<br />

lei chiede una certa cosa, anziché risponderle<br />

con un sì o con un no l’autorità<br />

tira per le lunghe in un susseguirsi<br />

di ‘sì’, ‘ma’, ‘vedremo’. Si va<br />

avanti così anche per un anno, dopo<br />

di che, alfi ne, ti dicono no, o magari<br />

non ti dicono niente inducendoti a rinunciare,<br />

ossia ti fanno capitolare per<br />

stanchezza. Questo non può non dispiacere,<br />

perché uffi cialmente sembra<br />

che tutto funzioni, ma in pratica<br />

è diverso”.<br />

Tentando un confronto con il<br />

regime che vigeva in Jugoslavia,<br />

di quale entità è stato, a suo avviso,<br />

il cambiamento. Ossia, quanto è<br />

maggiore l’apertura?<br />

”A dire il vero, per me le cose sono<br />

peggiorate. Allo stesso modo, rapportandomi<br />

alle questioni che riguardano<br />

gli esuli, penso che se la Jugoslavia<br />

fosse rimasta in vita - dico Jugoslavia,<br />

non Tito - qualche risultato ci<br />

sarebbe stato, mentre con la Croazia<br />

e la Slovenia non siamo pervenuti ad<br />

alcuna soluzione. A quel tempo mi<br />

occupavo delle proprietà e tutto indicava<br />

che certe soluzioni, seppur parziali,<br />

erano raggiungibili, tanto che<br />

sono stato incoraggiato a proseguire.<br />

Oggi invece tali soluzioni non appaiono<br />

neppure proponibili, in quanto<br />

non degnate della minima considerazione.<br />

Si parla di democrazia, che<br />

una volta non c’era, però la democrazia<br />

vuol dire diritti e qui si ha l’impressione<br />

che ci sia chi ha maggiori<br />

diritti e chi meno”.<br />

Tornando al citato diaframma<br />

d’incomprensione, oggi risulta più<br />

sottile o più spesso?<br />

Silvio Delbello in visita al CRS di Rovigno nel 2000 con l’on. Carlo Giovanardi<br />

e Giovanni Radossi, presidente dell’ente<br />

”A livello istituzionale, uffi ciale,<br />

è immutato nel tempo. È invece<br />

caduto in riferimento alla base,<br />

alle persone, che mantengono rapporti<br />

più o meno intensi, tanto a livello<br />

personale che fra le comunità<br />

di esuli e rimasti. Per far capire<br />

meglio come funzionano questi<br />

rapporti vorrei far notare un fatto:<br />

se una comunità italiana dell’Istria<br />

istituisce rapporti con gli esuli, non<br />

sceglie Trieste o il Friuli-Venezia<br />

Giulia, ma Torino, Genova o altre<br />

parti, oppure con altre entità che<br />

sono al di fuori della citata regione.<br />

Vorrei che qualcuno mi spiegasse il<br />

perché. Fra Trieste e Friuli vi sono<br />

circa 100 mila esuli, numero molto<br />

alto, al cui interno è scontato tutto<br />

uno spettro di posizioni. Nel contempo<br />

è forse anche più comprensibile<br />

e giustifi cato che le posizioni<br />

di questi siano più problematiche<br />

rispetto a quelle di chi, magari in<br />

Canada o in Australia, sente sì una<br />

profonda nostalgia, ma non ‘la rabbia’<br />

che possiamo avvertire noi che<br />

pur essendo, per dire, a cinque-dieci<br />

minuti di macchina dalla nostra<br />

terra, in realtà è come ci trovassimo<br />

in Australia o in Canada, perché<br />

ci è preclusa. Secondo me, la motivazione<br />

è questa. Allo stesso modo<br />

è diffi cile sradicare le idee che ciascuno<br />

di noi nutre nei confronti<br />

dell’altro. Gli esuli hanno sui rimasti<br />

il giudizio emesso mezzo secolo<br />

fa, i rimasti mantengono i giudizi<br />

espressi nel momento in cui gli esuli<br />

sono partiti. Fino a che non supereremo<br />

questo modo di pensare, le<br />

cose non potranno cambiare”.<br />

Che cosa ne pensa del fatto che<br />

anche all’interno degli esuli c’è un<br />

approccio diversifi cato, ossia c’è<br />

chi ha optato per un avvicinamento<br />

maggiore e chi ha fatto passi più<br />

piccoli?<br />

”Questo è vero, ma va considerato<br />

che la sua impressione in merito<br />

può essere diversa dalla mia. L’accordo<br />

concretizzato dalle comunità degli<br />

esuli che sono state capaci di un avvicinamento<br />

diciamo maggiore si basa<br />

sulla cultura, non sui problemi reali.<br />

Ossia, viene sviluppata solo una parte<br />

di quelli che possono essere i nostri<br />

rapporti. I problemi e le diffi coltà<br />

dell’esule nel pensare alla propria terra,<br />

vengono un po’ accantonati”.<br />

<strong>Ultima</strong>mente in Istria si è tornati<br />

con più intensità, specie a livello<br />

di potere, a parlare di autonomia.<br />

Qual è la sua opinione?<br />

”In uno Stato moderno questo è<br />

l’unico modo per superare certi problemi.<br />

Anche in Italia, dove ci sono<br />

già le regioni, si cerca di rafforzare<br />

l’autonomia con il federalismo. Non<br />

sarà una ricetta infallibile, ma va tentata.<br />

È giusto che l’Istria, una delle<br />

regioni più forti della Croazia, chieda<br />

di potersi assumere le decisioni conseguenti.<br />

Se è ben prevista e organizzata,<br />

l’autonomia non può essere che<br />

positiva. Mi preoccupa però l’impressione<br />

che tutto l’insieme si stia un po’<br />

sfi lacciando. In Italia a certe cose ci<br />

siamo abituati ma, riferito all’Istria,<br />

un’entità relativamente piccola, il fenomeno<br />

mi preoccupa. Ho partecipato<br />

anche alla nascita della Dieta democratica<br />

istriana e in quel momento<br />

ho visto un insieme di fatti altamente<br />

positivi per la nostra terra. Adesso, mi<br />

sembra che la forza e lo slancio siano<br />

venuti meno, come provato dall’alto<br />

numero di fughe e di defezioni. A


questo punto non resta che sperare<br />

che si trovi qualcuno in grado di rimettere<br />

la barca sulla rotta giusta”.<br />

Quando va in Istria che cosa la<br />

rende più felice e che cosa le procura<br />

maggior fastidio?<br />

”Le dico subito ciò che suscita<br />

in me la commozione più sentita.<br />

La frase di un caro amico che, quando<br />

stiamo per montare in macchina<br />

per tornare a Trieste e, senza pensarci<br />

troppo, diciamo che ‘andiamo<br />

a casa’, ci riprende immediatamente:<br />

‘Ma cossa ti dixi de andar a casa!<br />

Adeso ti son a casa! Questa xe casa<br />

tua!’”<br />

Il fatto che il confi ne è stato tolto<br />

può alleviare la pena?<br />

”No, direi che ciò non ha alcun signifi<br />

cato. Si è detto e ripetuto che il<br />

confi ne unisce, che questo è il confi -<br />

ne più aperto, ma a mio giudizio sono<br />

tutte storielle. Lei non passava questo<br />

confi ne negli Anni Sessanta quando<br />

ci umiliavano facendoci togliere<br />

gli indumenti di dosso o ci facevano<br />

cose che uno non può ricordare senza<br />

provare un rinnovato senso di vergogna.<br />

Varcare il confi ne è stato sempre<br />

un trauma, ha creato sofferenza<br />

e umiliazione, quanto in noi che siamo<br />

andati via dall’Istria tanto nei rimasti<br />

le volte che, per un motivo o<br />

l’altro, venivano a Trieste. E proprio<br />

per ricordare che da lì siamo passati<br />

non soltanto noi ma tante altre persone,<br />

abbiamo progettato, con un gruppo<br />

di amici di porre un monumento<br />

sul confi ne: al momento attuale il nostro<br />

progetto si trova all’esame della<br />

provincia. Non s’intende in questo<br />

modo assolutamente criticare o condannare,<br />

ma solo ricordare quello che<br />

il confi ne ha signifi cato per la gente<br />

di queste terre.<br />

Al giorno d’oggi si sarebbe indotti<br />

ad affermare che il confi ne non<br />

esiste. In realtà esso rimane, sono<br />

state tolte soltanto le sbarre. Qui<br />

vorrei ricordare che all’atto della rimozione<br />

delle sbarre fra l’Italia e la<br />

Slovenia, Paolo Rumiz, a mio avviso<br />

un grande giornalista, ha scritto<br />

che il confi ne dentro di ciascuno<br />

di noi era rimasto. Un giudizio che<br />

assolutamente condivido: è rimasto<br />

dopo aver creato dentro di noi, nel<br />

corso di tutti questi anni, quel diaframma<br />

di cui parlavo prima e per la<br />

cui scomparsa ci vorrà ancora lungo<br />

tempo”. È questo il problema. ●<br />

Fondata dal Comune allo scadere<br />

del 1899, l’Università Popolare<br />

di Trieste inizia l’attività l’anno<br />

successivo. Intento primario: la diffusione<br />

della cultura italiana fra le<br />

classi economicamente e culturalmente<br />

più trascurate. L’”italiana” è<br />

tutt’altro che casuale, essendo allora<br />

la città inserita nell’Impero asburgico.<br />

L’avvento dell’Italia, atteso ed<br />

anelato dai triestini, viene purtoppo<br />

messo a dura prova prima dalla disfatta<br />

del 1943, e quindi dall’esodo,<br />

dal trattato di pace e dalla presenza<br />

alleata. In parallelo, dalle terre poste<br />

a est della città, è in corso quel tremendo<br />

esodo che ridurrà gli italiani<br />

a sempre più ridotta minoranza.<br />

Nel 1951 il GMA Alleato sancisce<br />

uffi cialmente la libertà e l’autonomia<br />

dell’UPT decretandola Ente<br />

Morale di assistenza indipendente.<br />

Ma la notizia più confortante viene<br />

il 26 ottobre di quell’anno, quando<br />

l’Italia torna a Trieste. Lo stesso<br />

anno Giovanni Palamara, commissario<br />

generale del Governo Italiano,<br />

abrogato l’ordine del GMA riconosce<br />

l’Università Popolare quale Ente<br />

Morale Culturale mettendola in<br />

condizione di avvalersi delle clausole<br />

del Memorandum di Londra,<br />

compresa la possibilità per gli enti<br />

e le associazioni culturali di instaurare<br />

rapporti diretti con la comunità<br />

italiana della Zona B. L’irripetibile<br />

occasione si concretizza negli anni<br />

1963-1964, promossa dal segretario<br />

generale Luciano Rossit e dal neoeletto<br />

presidente dell’Unione degli<br />

Italiani dell’Istria e di Fiume, Antonio<br />

Borme. Inizia così l’encomiabile<br />

opera di salvaguardia e tutela del-<br />

Interviste<br />

Il percorso dell’Ente<br />

fondato 110 anni fa<br />

la lingua, della cultura e dell’identità<br />

degli italiani in Jugoslavia.<br />

Nel 1978, dopo la fi rma di Osimo,<br />

l’Istituto è uffi cialmente delegato<br />

a operare in Istria, nel Fiumano<br />

e nelle isole quarnerine come braccio<br />

operativo del Ministero degli<br />

Affari Esteri del governo italiano.<br />

Smembratasi la Jugoslavia, le attività<br />

in collaborazione con l’Unione<br />

Italiana si fanno sempre più numerose.<br />

Nella fase fi nale in particolare di<br />

questi ultimi anni fondamentale è il<br />

ruolo delle due istituzioni nel riavvicinamento<br />

tra esuli e rimasti.<br />

Di portata molto intensa<br />

pure l’attività che l’UPT svolge<br />

nell’area di Trieste. I corsi di lingue,<br />

che durano ormai da decenni,<br />

sono stati frequentati da diverse<br />

centinaia di persone. A questi<br />

si affi ancano corsi d’arte e di altro<br />

genere, taglio e cucito compresi.<br />

In ambito letterario ben noto è<br />

il Leone di Muggia, giunto ormai<br />

alla 48.esima edizione. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 15


16 <strong>Panorama</strong><br />

di Marino Vocci<br />

Società<br />

Rifl essioni indotte dai tepori di una primavera che torna a farsi strada mentre<br />

La natura si rinnova, quando lo far<br />

È<br />

primavera! Una stagione straordinariamente<br />

bella, che fa<br />

crescere in noi la voglia di<br />

uscire dal guscio in cui l’inverno ci<br />

ha rinchiusi, per tuffarci in un salutare<br />

e tonifi cante bagno nel verde brillante<br />

della campagna, nei prati colmi<br />

di fi ori e nei boschi per raccogliere i<br />

primi splendidi doni che questa terra,<br />

posta all’estremo nord del Mediterraneo,<br />

sa offrirci. Difatti nella tradizione<br />

istriana, in primavera c’è la<br />

raccolta degli asparagi selvatici. Un<br />

vero “rito” istriano che mi ricorda le<br />

tante giornate primaverili trascorse<br />

insieme ad un protagonista del nostro<br />

tempo e un grande sognatore: Fulvio<br />

Tomizza; “a gareggiare” nella raccolta<br />

di questo gustoso prodotto della<br />

natura, con “l’ocio istrian” (che nulla<br />

ha da invidiare all’occhio di lince)<br />

che correva veloce tra le sparusine a<br />

selezionare colori e dimensioni dei<br />

fusti per individuare il preziosissimo<br />

germoglio (turione). Per poi proiettarsi<br />

con la mano nuda, per soddisfare<br />

il bisogno di un contatto quasi primitivo,<br />

tra i “spini “ della sparusina<br />

a raccogliere uno, due, a volte anche<br />

venti “sparisi” per pianta.<br />

Questa è soprattutto la stagione<br />

delle lunghe, corroboranti e salutari<br />

passeggiate nei boschi per curare il<br />

nostro benessere e per smaltire gli<br />

stravizi invernali. Nel mondo rurale,<br />

in primavera, assistiamo al periodico<br />

rito della natura che si risveglia e si<br />

rinnova; compaiono anno dopo anno<br />

i primi fi ori sugli alberi e sui prati,<br />

nelle campagne cresce il frumento<br />

e sui rami degli alberi spuntano le<br />

prime gemme. Questa è la stagione<br />

dei teneri profumi, che esplodono in<br />

ogni luogo, dopo l’asettico e freddo<br />

inverno. Nel verde della campagna si<br />

possono fi nalmente sentire i canti dei<br />

merli e delle cinciallegre, in attesa di<br />

quelli dell’upupa e degli usignoli.<br />

Perché non impariamo anche noi<br />

qualcosa dalla natura!!?? Riprendendo<br />

il piacere del canto, ma soprattutto<br />

compiendo gesti e atti di purifi cazione<br />

e di rigenerazione.<br />

Sono convinto che, come nella<br />

natura, dopo il lungo e freddo inverno<br />

arriva il risveglio con la primavera,<br />

anche per il nostro pianeta, precipitato<br />

in questi mesi nel buio più<br />

profondo di una gravissima crisi, per<br />

ritrovare la luce e il piacere di una<br />

nuova primavera, debba affrontare<br />

un profondo rinnovamento.<br />

Dobbiamo assolutamente cambiare:<br />

l’ho capito ancora più chiaramente<br />

alcune sere fa durante una conferenza<br />

al Museo del Mare di Trieste<br />

quando un bravo giovane ha ricordato<br />

come la mia generazione, quella<br />

nata dopo la fi ne della Seconda<br />

guerra mondiale, ha consumato risorse<br />

- ambientali, economiche, culturali…<br />

- spesso senza rendersi conto<br />

del danno irreversibile che stava<br />

provocando. Dimostrando una mancanza<br />

di senso di responsabilità generazionale.<br />

Ci siamo comportati come se tutto<br />

dovesse fi nire con noi, un atteggiamento<br />

da… dopo di me il diluvio.<br />

Spesso con una visione provvidenziale<br />

di noi stessi e della nostra generazione,<br />

convinti di avere solo diritti e<br />

pochissimi doveri. Un atteggiamento<br />

egoistico e irresponsabile, che oggi<br />

paghiamo tutti: penso ad esempio alle<br />

pensioni bebi, ad un uso e ad un consumo<br />

squilibrato e spesso devastante<br />

delle risorse del nostro pianeta e soprattutto<br />

alla distruzione del paesaggio.<br />

Una generazione poi, quella mia<br />

dei sessantenni e ovviamente quelle<br />

precedenti, che non vuole lasciare il<br />

campo alle nuove generazioni e non<br />

vuole farsi carico fi no in fondo della<br />

crisi che sostanzialmente è stata provocata<br />

proprio da loro. Questo l’avevo<br />

capito alcuni anni fa attraverso le<br />

parole di un amico rovignese, il poeta<br />

Ligio Zanini, e ancora più chiaramente<br />

un anno fa dopo la scomparsa<br />

di mia madre, quando mi sono reso<br />

conto che da quel momento nella mia<br />

famiglia ero diventato il più vecchio.<br />

Certo in questo momento di crisi<br />

sono molte le famiglie che svolgono<br />

il ruolo di ammortizzatore sociale,<br />

ma oltre a questo dobbiamo fare<br />

qualcosa di ancora più importante:<br />

lasciare il campo e lo spazio ai giovani,<br />

perché sono loro, con le loro<br />

sensibilità e i loro bisogni che possono<br />

diventare i veri protagonisti di un<br />

cambiamento che deve essere radicale.<br />

Non solo nella politica, ma anche<br />

nell’economia, nella cultura civile,<br />

nella ricerca, nell’innovazione e<br />

dentro le Istituzioni. Perché i giovani<br />

hanno molto da dire e soprattutto<br />

hanno ancora molto da dare. Al di<br />

là di un generale intorpidimento che<br />

sembra averli contagiati, oggi percepisco<br />

in loro una grande voglia di di-


il mondo va allo sbando<br />

à l’uomo?<br />

ventare fi nalmente protagonisti. Ed<br />

è giusto che ci sia un vero rinnovamento,<br />

ce lo ricorda quotidianamente,<br />

con la sua presenza sulla scena<br />

mondiale, proprio il presidente americano<br />

Barak Obama; per raggiungere<br />

questi obiettivi i giovani devono<br />

spendersi e utilizzare tutti gli strumenti<br />

- penso anche a “You tube” e<br />

“Facebook” - democratici a loro disposizione.<br />

Daranno così a noi la<br />

speranza che in questo momento ci<br />

manca e soprattutto daranno una risposta<br />

adeguata al loro bisogno di<br />

futuro.<br />

Alcuni mesi fa, nelle piazze<br />

d’Italia, i giovani gridavano tutto il<br />

loro disagio, la loro inquietudine e<br />

il bisogno di farsi carico del cambiamento<br />

per il bene del loro/nostro<br />

mondo: durante gli “stop and go”<br />

nelle migliaia di manifestazioni autunnali,<br />

sembrava volessero, dopo la<br />

lunga inattività e la rapida decrescita<br />

dei loro sogni, correre a perdifi ato<br />

incontro al futuro.<br />

Incoraggiamoli e aiutiamoli a farlo!<br />

●<br />

A<br />

dieci anni dalla scomparsa<br />

del grande Fulvio Tomizza il<br />

Teatro Popolare Istriano di Pola<br />

ha messo in scena a metà marzo<br />

il pezzo Tomizziana, tratto dal<br />

suo romanzo “La visitatrice”, la<br />

cui regia è stata curata da Damir<br />

Zlatar Frey mentre la trasposizione<br />

drammaturgica è di Dora<br />

Delbianco. Scenografia e costumi<br />

sono firmati pure da Zlatar<br />

Frey, coadiuvato in questa operazione<br />

da Marko Zdravković<br />

Kunca, Velimir Todorović e Dora<br />

Delbianco.<br />

Il titolo scelto per questo lavoro<br />

teatrale è un modo eccellente<br />

e nello stesso tempo sintetico<br />

per riassumere l’universalità<br />

letteraria dell’opera dell’autore<br />

istriano. Scritto poco prima che<br />

il grande scrittore morisse si tratta<br />

di un lavoro molto ben articolato,<br />

scritto in tono confessionale,<br />

nel quale il protagonista principale,<br />

l’autore stesso, si trova di<br />

fronte a quello che si potrebbe<br />

definire un incrocio esistenziale.<br />

Una donna, alta, imponente,<br />

sui quarant’anni, da qualche<br />

tempo continua a seguire Emilio,<br />

un anziano negoziante di Trieste<br />

gravemente ammalato. Quando<br />

la donna finalmente si presenta,<br />

gli rivela di essere sua figlia<br />

naturale; una verità scioccante<br />

che precipita Emilio in un turbine<br />

di sentimenti e di ricordi. Tra<br />

accessi della malattia, incredulità,<br />

smarrimento, l’uomo ripercorre<br />

il torbido periodo della sua<br />

giovinezza trascorsa nell’agitata<br />

Lubiana del dopoguerra comunista,<br />

a una notte di tanti anni fa<br />

trascorsa con un’infermiera, in<br />

preda ai fumi dell’alcool. Forse<br />

quella misteriosa visitatrice è<br />

davvero il frutto di quella notte?<br />

Tomizza, grazie all’analisi interiore<br />

di amori passati e avventure<br />

sociopolitiche, e grazie a uno<br />

stile narrativo particolarmente<br />

affettuoso, ci guida attraver-<br />

Società<br />

Al Teatro Popolare Istriano di Pola in scena la «Tomizziana»<br />

Reminiscenze e passioni<br />

in un doloroso viaggio nel passato<br />

so un autentico ed emozionante<br />

caso letterario. In altre parole il<br />

lavoro si occupa dalla introspezione<br />

esistenziale dello scrittore.<br />

L’intimità e le sue immagini più<br />

nascoste sono gli elementi su cui<br />

si basa l’apparato scenico e registico<br />

dello spettacolo. L’azione<br />

si svolge tra Trieste, l’Istria e<br />

Lubiana, tutte culture che hanno<br />

profondamente influenzato la regione<br />

istriana. Questo romanzo<br />

breve ma di intensità lacerante si<br />

svolge nell’arco di due notti, richiamando<br />

alla mente di un uomo<br />

malato, come in una sorta di gran<br />

finale della vita, tutti i fantasmi<br />

di gioventù, la tristezza della<br />

carne, il gusto amaro dell’utopia<br />

che finisce e dell’amore che<br />

viene tradito. Vertice e summa<br />

dell’arte di Tomizza, “La visitatrice”<br />

commuove per l’asciutta<br />

forza della sua narrazione e per<br />

l’esplicito valore di testamento<br />

umano e letterario di uno dei nostri<br />

scrittori più amati.<br />

Gli attori impegnati in questo<br />

lavoro sono Helena Minić, Robert<br />

Kurbaša, Rosanna Bubola,<br />

Davor Svedružić e Roberta Razzi.<br />

●<br />

<strong>Panorama</strong> 17


La grande attrice, pedagoga<br />

e regista fi umana Neva<br />

Rošić, vera e propria icona<br />

del teatro croato dal dopoguerra<br />

ai giorni nostri (ha mosso i primi<br />

passi proprio sul palcoscenico<br />

dello Zajc all’inizio degli anni<br />

‘50), è tornata a lavorare con il<br />

Dramma Italiano ed ha fatto ancora<br />

centro. Dopo il successo ottenuto<br />

con l’allestimento di “Maratona<br />

di New York” di Edoardo<br />

Erba (stagione 2004/2005), questa<br />

volta ha affrontato la regia di<br />

“Amy’s View” dell’inglese David<br />

Hare, presentata a Londra<br />

con grande successo nel 1997 e<br />

poi allestita in Italia da Rossella<br />

Falk nella versione intitolata<br />

“Differenti opinioni”.<br />

Il sapore dolceamaro che<br />

emerge nelle tematiche del confronto<br />

tra spregiudicatezza e narcisismo,<br />

slanci sentimentali e calcolo,<br />

presenta molti agganci con<br />

l’attualità. In quattro segmenti di<br />

tempo, tra il 1979 e il 1995, si<br />

raccontano le diversità dei punti<br />

di vista sulla vita, sull’esistenza,<br />

sul rapporto con gli altri, sia a livello<br />

intellettuale sia emotivo, di<br />

tre generazioni diverse. I personaggi<br />

si contrappongono e quasi<br />

si sfi dano, ma raramente si ricongiungono,<br />

a prescindere dai sentimenti<br />

che li legano. La parola<br />

ha un’importanza fondamentale<br />

in questa commedia: la versione<br />

di teatro da camera scelta dal<br />

DI valorizza ulteriormente le virtù<br />

del testo e la Compagnia, chiamata<br />

a recitare a diretto contatto<br />

con il pubblico, sembra trarre<br />

nuova linfa da questa occasione.<br />

La direzione con mano sicura<br />

di Neva Rošić, il sottile ricamo<br />

di una regia volutamente invisibile,<br />

hanno lasciato ampio spazio<br />

all’estro degli attori. Con un<br />

intenso, accurato e ben modellato<br />

crescendo, Elvia Nacinovich<br />

ed Elena Brumini hanno regalato<br />

emozioni a piene mani, raccogliendo<br />

unanimi consensi. Come<br />

pure gli altri interpreti, completamente<br />

a loro agio nei singoli<br />

ruoli: da Mirko Soldano a Bruno<br />

Nacinovich, da Alida Delcaro a<br />

Teodor Tiani.<br />

18 <strong>Panorama</strong><br />

Teatro<br />

Neva Rošić, la grande attrice fi umana alla sua seconda<br />

Società incolta, l’arte<br />

di Bruno Bontempo foto di Dražen Sokčević<br />

Per parlare di Neva Rošić, per<br />

conoscerla più da vicino, partiamo<br />

proprio dall’ampia cornice di rifl essioni<br />

che offre la tavolozza di “Differenti<br />

opinioni”, su tutti l’incapacità<br />

di comunicare, tema quanto<br />

mai attuale. Qual è la chiave di lettura<br />

di questo lavoro?<br />

”I messaggi sono diversi, come<br />

le opinioni, del resto. Dopo il debutto<br />

della commedia a Londra, l’Autore<br />

aveva raccontato di aver ricevuto molte<br />

lettere con le più svariate reazioni<br />

del pubblico. Qualcuno lodava, o criticava,<br />

il modo come aveva descritto<br />

le relazioni fra le diverse generazioni,<br />

altri erano affascinati dal confronto,<br />

ma anche dall’amore che uniscono<br />

madre e fi gli, altri ancora il fatto che<br />

una persona umiliata dall’esistenza,<br />

per diverse ragioni, trova conforto e<br />

una ragione di vita nell’arte, in questo<br />

caso nel teatro. La commedia si svolge<br />

in un arco di tempo di 16 anni, durante<br />

il quale i personaggi cambiano<br />

i loro atteggiamenti. Come del resto<br />

succede a tutti noi che siamo convinti<br />

di avere determinate idee su una cosa,<br />

poi in un momento della nostra vita<br />

cambiano le situazioni e cambiano<br />

anche le nostre posizioni. Tutti i personaggi<br />

sono degli intellettuali, per<br />

cui anche il loro modo di esprimersi,<br />

il loro linguaggio, è abbastanza simile,<br />

eppure spesso non si capiscono.<br />

Poi c’è un’altra cosa che mi è piaciuto<br />

moltissimo trovare nel testo, quasi<br />

nascosta, il fatto che per diverse ragioni,<br />

vanità, orgoglio, incomprensione,<br />

spesso non cogliamo il momento<br />

opportuno per riavvicinarci all’altra<br />

persona, per chiedere scusa e riconoscere<br />

i nostri torti. Invece di porgere<br />

la mano restiamo barricati nei nostri<br />

fortini. perdendo l’opportunità di arrivare<br />

ad una riconciliazione, e forse<br />

non si presenterà più un’altra occasione<br />

simile o comunque sarà molto<br />

diffi cile. È qualcosa che credo ci tocca<br />

un po’ tutti, in questi ultimi tempi.<br />

Poi si parla di un fenomeno quasi sconosciuto<br />

fi no a poco tempo fa, cioé i<br />

disastri fi nanziari. Questi crolli inve-<br />

Neva Rošić, icona del teatro croato<br />

stono persone che da un giorno all’altro<br />

possono perdere tutti i loro averi,<br />

risparmi o investimenti che siano,<br />

come conseguenza di manovre incaute<br />

o azzardate, per non dire ambigue<br />

o sporche, degli esperti ai quali hanno<br />

affi dato la gestione del loro capitale.<br />

Dunque, si tratta di aspetti di grandissima<br />

attualità, messaggi molto diversi<br />

e tutti intrecciati tra di loro. Sono<br />

affascinata da questa stratifi cazione,<br />

anche perché, a dire la verità, le cose<br />

semplici mi piacciono meno”.<br />

I personaggi di “Differenti opinioni”<br />

sembrano stanchi e privati<br />

non dei loro ideali, ma della possibilità<br />

di realizzarli in un contesto<br />

sociale sempre più privo di postulati.<br />

Lei vede così la nostra società?<br />

”Beh, sì, mancano degli ideali.<br />

Nel testo spuntano delle frasi che<br />

sembrano riprese dalle notizie di cronaca<br />

che troviamo sui nostri giornali.<br />

Per esempio una battuta di Judi Allen,<br />

l’attrice di teatro protagonista di<br />

Amy’s view, che rivolgendosi al genero,<br />

regista cinematografi co, dice circa<br />

così: Perché fai questi fi lm brut-


egia con il Dramma Italiano<br />

paga il fi o<br />

tissimi, con tanta violenza? Sono agghiacciata<br />

dalla violenza... So che è<br />

importante per tipi come te, ma io<br />

non la capisco... So che voi non la<br />

chiamate violenza, i vostri fi lm li defi<br />

nite di azione... Forse sto solo invecchiando<br />

ma sono stufa di questo<br />

bisogno che avete voi giovani di tirar<br />

fuori le pistole... Che cosa è successo?<br />

Perché siete così tanto tutti annoiati?<br />

Mi spaventa moltissimo questa<br />

aggressività, quasi mai giustifi cata,<br />

che scaturisce spesso e volentieri<br />

da situazioni quotidiane e apparentemente<br />

banali. A Zagabria si segnalano<br />

con preoccupante frequenza atti di<br />

violenza con protagonisti dei ragazzini,<br />

che picchiano selvaggiamente<br />

loro coetanei senza alcun motivo,<br />

semplicemente perché sono annoiati.<br />

Temo che la parola annoiati sia sinonimo<br />

di un grandissimo vuoto interiore.<br />

E questo fa davvero paura”.<br />

“Amy’s View” si affaccia, tra<br />

l’altro, sul mondo del teatro e dei<br />

media. Che rapporto ha, lei, con i<br />

mezzi di comunicazione di massa?<br />

”Io appartengo a una generazione<br />

che per molto tempo con i media non<br />

ha avuto contatti molto stretti. Forse<br />

non se ne sentiva il bisogno, perché<br />

giornali e tv non avevano un ruolo<br />

importante nella società, né il potere<br />

di infl uenzare l’opinione pubblica<br />

che si ritrovano oggi. Beh, i tempi e la<br />

società sono cambiati ma la mia posizione<br />

è rimasta la stessa. Mi fa piacere<br />

incontrare delle persone intelligenti<br />

tra i rappresentanti dei mass media,<br />

ma non mi succede molto spesso...”<br />

In “Differenti opinioni” i rifl ettori<br />

sono puntati anche sulla diffi cile<br />

arte di invecchiare.<br />

”Un tema che mi tocca da vicino,<br />

chiaramente. Quando si arriva ad<br />

una certa età è naturale perdere delle<br />

persone care, è una questione di<br />

anagrafe, e siamo destinati a restare<br />

sempre più soli. In condizioni di<br />

emarginazione ci sono persone forti,<br />

vitali e autonome da un lato, deboli,<br />

fragili dall’altro. Io credo di appartenere,<br />

per patrimonio genetico o altro,<br />

alle persone tenaci, in grado di<br />

far fronte alle diffi coltà. Ma intorno<br />

Teatro<br />

In veste di regista alle prove di “Amy’s View” con l’attore Mirko Soldano<br />

a me ne vedo tanti che in questa situazione<br />

letteralmente affondano”.<br />

Dal suo osservatorio di artista<br />

e docente, come vede il teatro contemporaneo?<br />

”In una scena della commedia il<br />

giovane regista prepara una trasmissione<br />

tv intitolata Il teatro è morto? È<br />

da una vita che, ovunque, ci si pone<br />

questa assurda domanda. No, il teatro<br />

non è morto, anzi, è molto, molto<br />

vivo. Ha una vita propria, non ci<br />

sono paragoni con altre realtà. Quello<br />

che è cambiato parecchio, invece,<br />

è l’atteggiamento nei confronti del teatro,<br />

con un crescente disinteresse di<br />

chi dovrebbe garantire le risorse necessarie<br />

a sostenerlo. Ciò è segno di<br />

una società incolta, incapace di percepire<br />

il valore del teatro, della poesia<br />

e di altre arti. Il numero dei candidati<br />

agli esami d’ammissione all’Accademia<br />

di Arte Drammatica di Zagabria,<br />

è rimasto praticamente invariato, sulle<br />

150 domande all’anno, un dato suffi -<br />

ciente a smentire chi vorrebbe la morte<br />

del teatro. È grave invece che i giovani,<br />

tra i quali non mancano quelli di<br />

talento, oggi arrivano all’Accademia<br />

con la smania di entrare quanto prima<br />

in una soap opera. noncuranti del fatto<br />

che lì di arte ce n’è pochissima, o addirittura<br />

quasi niente. Questo può essere<br />

un lavoro, una fonte di guadagno,<br />

che ti dà un certo tipo di appagamenti,<br />

ma non ha niente da spartire con l’arte.<br />

La popolarità? Quella garantita dai<br />

mass media è grande ma di breve durata.<br />

Eppure ci sono attrici di teatro disposte<br />

anche a posare per i calendari<br />

sexy, che fi niranno per diventare oggetto<br />

di desiderio sul muro di qualche<br />

toilette o nelle cabine dei tir, prima di<br />

compiere il loro destino in un cestino<br />

dell’immondizia. Ogni attore dovrebbe<br />

fare uno sforzo per cercare di lasciare<br />

un segno, cioè dovrebbe partire<br />

con l’idea di diventare un Pero Kvrgić<br />

<strong>Panorama</strong> 19


Neva Rošić e Zdenko Botić ne “Il gabbiano” di Cechov, allestito a<br />

Fiume nell’aprile 2005 per festeggiare i 50 anni di attività dell’attrice<br />

sercitazione alla vita»: a distanza di vent’anni, che cosa ri-<br />

«Ecorda di questo allestimento, che per la prima volta nel dopoguerra<br />

aveva trattato anche gli aspetti fi no ad allora volutamente<br />

dimenticati della storia di Fiume, una realtà quanto mai complessa<br />

ed eterogenea?<br />

”Il mio caro amico Nedeljko Fabrio, dal cui libro lo stesso Fabrio e<br />

Gašparović avevano tratto l’adattamento teatrale, più volte mi ha rimproverato<br />

di non citare mai la Mafalda di Esercitazione alla vita quando parlo<br />

della mia carriera e del corredo di ruoli che ricordo più volentieri. Sulle prime<br />

non sapevo cosa rispondere, poi mi sono resa conto che aveva ragione.<br />

Mafalda non la nomino mai per il semplice fatto che, nel mio immaginario,<br />

questo non l’ho mai considerato un ruolo inventato per il teatro ma una<br />

parte di vita portata sul palcoscenico. E questo spettacolo l’ho vissuto come<br />

una rappresentazione che con la sua struttura narrativa inscenava un carosello<br />

di emozioni e vicissitudini della storia di Fiume e dei suoi personaggi,<br />

vicende che avevano bussato a quasi tutte le nostre porte. È stata una delle<br />

pochissime volte che al debutto mi sono fatta prendere dalla tremarella,<br />

provando una forte emozione interiore. Un’esperienza molto gratifi cante,<br />

tanto che negli anni seguenti, autori e protagonisti, ci siamo chiesti più volte<br />

se fosse il caso di riprenderla. Ma alla fi ne tutti siamo stati d’accordo che<br />

non sarebbe stato possibile ricreare il clima, le emozioni, la partecipazione,<br />

gli impulsi, il trasporto che avevano circondato l’allestimento di questo<br />

maxiprogetto dello Zajc, unico e irrepetibile... Anche le due o tre repliche<br />

di Zagabria avevano fatto registrare il tutto esaurito, erano state accolte con<br />

entusiasmo dal pubblico e accompagnate da ovazioni. Se questa grande e<br />

sentita partecipazione era comprensibile per gli spettacoli di Fiume, era diffi<br />

cile aspettarsi che si sarebbe riusciti a raggiungere un così alto livello di<br />

coinvolgimento dalle altre platee, perché il lavoro parlava di una storia poco<br />

nota, che non era la loro e della quale non era facile afferrare alcuni tratti<br />

distintivi. Il passato di Fiume ha avuto percorsi molto diversi sia da quelli<br />

della Croazia sia dell’Italia, ma solo pochi nello Stivale e tra i croati che vivono<br />

qui, ne sono a conoscenza. È imperdonabile”. ●<br />

20 <strong>Panorama</strong><br />

Teatro<br />

«Esercitazione alla vita»<br />

un’esperienza irripetibile<br />

e non di accontentarsi di qualche sceneggiato<br />

di dubbio valore. Per fortuna,<br />

tra gli aspiranti attori che ogni<br />

anno si presentano all’Accademia ci<br />

sono pure dei ragazzi che la pensano<br />

diversamente, anche se questo rapporto<br />

cambia ogni anno, con una persistenza<br />

di tendenze negative...”<br />

Quali sono stati i momenti che<br />

hanno segnato la sua carriera?<br />

”Sicuramente l’approccio al mio<br />

professore di recitazione, Branko Gavella<br />

(regista, teatrologo e pedagogo<br />

zagabrese, fondatore dell’Accademia<br />

d’Arta Drammatica, nda), un mostro<br />

sacro del teatro croato. Ha individuato<br />

le mie doti molto prima che<br />

né io né altri ne fossimo consci e questa<br />

è stata la mia grande fortuna. Altro<br />

momento importante è stato l’incontro<br />

con Miroslav Krleža, i suoi testi<br />

e sua moglie Bela, che da attrice<br />

aveva avuto un po’ il monopolio dei<br />

personaggi krležiani e non era pensabile<br />

che qualcuno potesse interpretare<br />

questi ruoli senza la loro benedizione.<br />

Un’esperienza gratifi cante e senza<br />

eguali, come per qualsiasi attore, è<br />

stata quella dei Giochi estivi ragusei,<br />

perché non è paragonabile recitare, ad<br />

esempio Lady Macbeth, sul palcoscenico<br />

di un teatro oppure nello scenario<br />

naturale e suggestivo come le mura<br />

della fortezza di Lovrjenac. Con un<br />

grande regista come Vlado Habunek,<br />

che può vantare un’importante carriera<br />

internazionale, ho fatto uno spettacolo<br />

su Sarah Bernhardt, che ha raccolto<br />

ampi consensi di pubblico e di<br />

critica - un recensore mi chiamò Sarah<br />

Rošić - ed ha ricevuto un sacco di<br />

premi. In questo ruolo mi sono sentita<br />

molto amata”.<br />

Al di là della tecnica di recitazione,<br />

che cosa cerca di trasmettere ai<br />

giovani?<br />

“La morale e quello che io defi nisco<br />

il galateo del palcoscenico, che<br />

poi si rifà alla storia del costume. Rigore<br />

di comportamento e precisione<br />

sono indispensabili a teatro. Come lo<br />

sono l’organizzazione e la gestione<br />

del personale tecnico, a cui vanno garantite<br />

adeguate misure di tutela sindacale,<br />

che nella forma attuale sfociano<br />

nel grottesco e nel paradosso essendo<br />

incompatibili con le peculiarità<br />

del nostro lavoro. Forse sono considerazioni<br />

ai limiti dell’assurdo, ma potrebbero<br />

essere queste contraddizioni<br />

a determinare la morte del teatro...” ●


Lei ha avuto modo di conoscere<br />

il Dramma Italiano molto<br />

da vicino. Quali sono, a suo giudizio,<br />

le prospettive della nostra<br />

Compagnia, proiettata nella realtà<br />

teatrale croata?<br />

”Premetto che le sue sorti mi<br />

stanno molto a cuore. Ricordo i suoi<br />

primi passi del dopoguerra, prima<br />

ancora che il Teatro venisse riaperto<br />

uffi cialmente. Oggi il DI deve affrontare<br />

parecchie diffi coltà. Scarterei<br />

a priori l’ipotesi che qualcuno dei<br />

Governi interessati, quello italiano<br />

e quello croato in primo luogo, potesse<br />

pensare di spegnere la Compagnia.<br />

E poi non potrebbero farlo, essendo<br />

il Dramma uno dei fondatori<br />

dell’Ente teatrale di Fiume. Però potrebbe<br />

succedere che la Compagnia<br />

si spenga per cause naturali, se non<br />

avrà il sostegno, non solo fi nanziario,<br />

necessario alla sua sopravvivenza.<br />

Elementi imprescindibili per un<br />

teatro stabile sono infatti un organico<br />

di attori che garantisca progettazione<br />

e realizzazione di un repertorio adeguato<br />

e un proprio pubblico. Tra gli<br />

spettatori del DI, però, noto un’insuffi<br />

ciente presenza di italiani. Ma ancora<br />

più grave è la scarsità di attori.<br />

Oggi la Compagnia non è numericamente<br />

abbastanza forte da poter sostenere<br />

forme di produzione teatrale<br />

sulla base di un repertorio, di un progetto<br />

organico. La prassi di far venire<br />

attori ospiti dall’Italia non può essere<br />

una soluzione a lunga scadenza, anche<br />

perché si intersecano due diversi<br />

tipi di rapporti di lavoro. Quello<br />

croato è un teatro di repertorio, con<br />

compagnie stabili, mentre in Italia<br />

gli attori vengono scritturati per ogni<br />

singola produzione. Esaurito l’impegno<br />

con il DI, rientrano nei ranghi e<br />

se hanno la fortuna di venir inseriti in<br />

qualche nuovo spettacolo non potranno<br />

tornare temporaneamente al DI<br />

se questi volesse riproporre qualche<br />

lavoro. E, come è avvenuto di recente,<br />

in questi casi bisogna far ricorso a<br />

sostituzioni, che signifi ca scompaginare<br />

un insieme. Per un attore è diffi<br />

cile essere con un piede in un sistema<br />

e con l’altro in un assetto diverso<br />

per normative, esigenze, funziona-<br />

mento. La cosa giusta per il Dramma<br />

sarebbe poter disporre di un bacino<br />

dal quale attingere forze giovani.<br />

Per avviare un’iniziativa del genere<br />

si dovrebbe mobilitare la Comunità<br />

italiana. Già a livello di scuole medie<br />

superiori sarebbe necessario lavorare<br />

con i ragazzi per scoprire eventuali<br />

talenti, ai quali poi garantire delle<br />

borse di studio per un’adeguata formazione.<br />

Abbiamo optato per Amy’s<br />

View/Differenti opinioni, facendo di<br />

necessità virtù. Poiché l’organico attuale<br />

è insuffi ciente, sono stata costretta<br />

a rinunciare alla prima scelta,<br />

adeguandomi a quelle che erano le<br />

disponibilità: ho impegnato quasi tutte<br />

le forze in campo senza far ricorso<br />

a collaborazioni esterne. Ma nella<br />

prossima stagione non ci sarà il parmense<br />

Mirko Soldano, che ha chiesto<br />

di sospendere il suo rapporto con<br />

il DI almeno per un anno, durante il<br />

quale proverà a strappare un ingaggio<br />

in Italia. Lecita ambizione, la sua,<br />

di concorrere a ruoli da protagonista<br />

nel suo Paese, anche per non rischiare<br />

di recidere tutti i collegamenti con<br />

la scena teatrale italiana. Un attore si<br />

forma con il tempo e il duro lavoro,<br />

ci vogliono anni di studio. E il Dramma<br />

non ha molto tempo a disposizione.<br />

È soltanto per queste ragioni che<br />

non sono troppo ottimista sul futuro<br />

di una Compagnia della quale, peral-<br />

Teatro<br />

Dramma Italiano, valore da salvaguardare<br />

Una scena della produzione del DI, Differenti opinioni. Da sinistra:<br />

Elena Brumini, Bruno ed Elvia Nacinovich, Alida Delcaro (di spalle)<br />

tro, ho avuto modo di apprezzare la<br />

passione e la professionalità”.<br />

Quanto sente vicina la cultura<br />

italiana?<br />

”Sono un po’ bilingue (Neva Rošić<br />

si esprime in un italiano ricco e sciolto<br />

quanto basta, nda), tutti i miei avi<br />

parlavano le due lingue, qualcuno altre<br />

ancora. Come espressione di idee,<br />

di opinioni e uso comune nella vita<br />

di tutti i giorni, a Fiume è sempre stato<br />

così. Più di cinquant’anni fa, però,<br />

mi sono trasferita a Zagabria e i miei<br />

contatti con la lingua italiana si sono<br />

ridotti alle letture di libri, anche titoli<br />

recenti che trovo all’Istituto Italiano<br />

di Cultura, ed all’ascolto di radio e tv.<br />

Ma l’offerta della televisione, in genere,<br />

riesce a soddisfare solo in minima<br />

parte le mie esigenze. La cultura<br />

italiana mi affascina, il suo teatro<br />

un po’ meno. Come regia e linea di<br />

pensiero è al passo con i tempi, ma il<br />

modo di recitare lo trovo un po’ antico,<br />

superato... Purtroppo ho sempre<br />

meno occasioni di vedere a Zagabria<br />

produzioni teatrali italiane. L’ultima<br />

è stata quella del Metastasio di Prato<br />

con Animali nella nebbia di Edoardo<br />

Erba, per la regia Paolo Magelli, protagonista<br />

Pamela Villoresi... Nei decenni<br />

passati ricordo grandi presenze<br />

da Paola Borboni a Rosella Falk,<br />

all’Arlecchino di Marcello Moretti, a<br />

Peppino De Filippo...” ●<br />

<strong>Panorama</strong> 21


22 <strong>Panorama</strong><br />

Cinema e dintorni<br />

Il giardino di limoni dell’israeliano Eran Riklis, drammatica espressione di qu<br />

La vedova palestinese: «Degli albe<br />

di Gianfranco Sodomaco<br />

Il fi lm ha vinto il Premio del pubblico<br />

al Festival di Berlino 2008 e,<br />

dopo essere passato per quello di<br />

Torino, è fi nalmente arrivato sui nostri<br />

schermi. Si capisce che Il giardino<br />

di limoni (Lemon tree), del regista<br />

israeliano Eran Riklis, sia piaciuto<br />

molto al pubblico perché si tratta di<br />

una storia semplice ma intensa, quasi<br />

una favola ma con signifi cati politici<br />

ed umani grandissimi, universali.<br />

Riklis, con l’aiuto della sua attrice<br />

preferita, Hiam Abbas (già protagonista<br />

de “La sposa siriana”, storia di<br />

una giovane donna dell’altopiano del<br />

Golan, occupato da Israele, che deve<br />

convolare a nozze combinate e, a causa<br />

del confi ne, non potrà più rivedere<br />

la propria famiglia), torna sul tema<br />

della libertà femminile sullo sfondo<br />

della guerra israelo-palestineriproponendoci<br />

motivi di profonda rifl essione<br />

e usando contenuti artistici molto<br />

belli, autenticamente commoventi.<br />

Salma Zidane è una palestinese che<br />

vive in un villaggio della Cisgiordania,<br />

zona che in un imprecisato futuro<br />

è destinata a diventare lo Stato palestinese,<br />

per il momento (dal 1967)<br />

occupata dall’esercito israeliano. Salma<br />

ha una cinquantina d’anni, è vedova<br />

e, partiti i fi gli (uno in America),<br />

vive sola in una bella casa austera in<br />

mezzo all’agrumeto ereditato dal padre.<br />

Un vecchio bracciante, “single”,<br />

l’aiuta a coltivare gli alberi centenari<br />

che danno limoni succosi e profuma-<br />

ti. Quegli alberi sono la sua vita. Ma<br />

l’agrumeto di Salma si stende in prossimità<br />

della Linea Verde che separa<br />

Israele dai territori occupati. E proprio<br />

lì, vicino a quella frontiera contestata,<br />

affacciata sul campo di limoni, sorge<br />

un’elegante dimora in cui è venuto ad<br />

Eran Riklis, regista israeliano<br />

de “Il giardino di limoni”<br />

abitare il ministro israeliano della Difesa.<br />

I servizi segreti non hanno dubbi:<br />

gli alberi di Salma costituiscono<br />

un pericolo, vanno abbattuti. Possono<br />

diventare un rifugio ideale per dei<br />

terroristi ed è impensabile che il capo<br />

dell’esercito israeliano viva vicino a<br />

quella piantagione di limoni, dietro ai<br />

quali potrebbero nascondersi i kamikaze<br />

di Hamas. L’ordine arriva quindi<br />

inesorabile: l’agrumeto va cancellato.<br />

Salma non si arrende e, aiutata da<br />

un avvocato palestinese (Ziad, che ha<br />

studiato in Russia), dopo aver perduto<br />

la causa con il Tribunale militare,<br />

decide di affrontare la Corte Suprema<br />

israeliana (sicchè il caso diventa una<br />

specie di “caso nazionale”, con tanto<br />

di intervento di giornali, televisione,<br />

I servizi segreti israeliani decidono che l’agrumeto deve essere abbattuto<br />

e Salma chiede aiuto a Ziad (Ali Suliman), un avvocato palestinese<br />

ecc.). Le probabilità di vincere sono<br />

scarse. La sicurezza è per gli israeliani<br />

un dogma inviolabile e, nonostante<br />

il formale rispetto della procedura<br />

che vuole difendere il diritto della<br />

proprietà privata, la giustizia fi nirà<br />

con l’accettare gli argomenti della polizia<br />

militare attraverso una apparente<br />

soluzione di compromesso: i limoni<br />

verranno potati fi no al punto da poter<br />

rendere visibile la casa del ministro<br />

e tutto il territorio circostante. Finale<br />

ironicamente terribile: non è servito a<br />

nulla “potare” l’agrumeto perché la linea<br />

di confi ne è stata sostituita da un<br />

alto muro, il famoso muro protettivo<br />

lungo chilometri e chilometri, oggetto<br />

di polemiche internazionali, di cui si è<br />

occupata la cronaca politica di alcuni<br />

mesi fa. La storia del fi lm si confonde<br />

con la cruda realtà bellica di quella<br />

zona martoriata del mondo.<br />

Fin qui la “storia esterna”, il fatto<br />

di cronaca si potrebbe dire, ma, come<br />

in tutte le storie, ciò che coinvolge lo<br />

spettatore è la “storia interna”, i sentimenti<br />

che fanno muovere i personaggi,<br />

che li animano dentro se stessi e<br />

verso gli altri. E qui viene fuori tutta<br />

la bravura di Hiam Abbas, un’attrice<br />

“classica” che, anche fi sicamente, a<br />

me ha ricordato la “splendida greca”<br />

Irene Papas. Viene fuori la lieve, casta,<br />

tutta interiorizzata, storia d’amore<br />

tra lei e Ziad, l’avvocato, che, rivelan-


nto avviene in quella terra<br />

ri decido io»<br />

do di essersi occupato fi no a quel momento<br />

solo di cause matrimoniali, ci<br />

offre subito un motivo di “pensamento”<br />

sul disagio, non solo fi sico, materiale,<br />

ecc., che si vive in quei luoghi:<br />

da una parte e dall’altra. Sì perché,<br />

sull’altro versante, c’è un’altra donna<br />

insoddisfatta, ed è Mira, la moglie<br />

del ministro che vede quotidianamente<br />

dalla sua fi nestra quel giardino<br />

di limoni e l’amore con cui quella<br />

schiva palestinese lo cura. Intuisce<br />

subito, Mira, che quel giardino, per<br />

Salma, rappresenta molto, forse tutto<br />

quello che ha, perché fi gli e mariti<br />

non ne ha visti in giro. E anche lei, a<br />

suo modo, è sola (il marito sempre in<br />

giro, circondato anche da belle segretarie<br />

“militari”, ecc.), l’unica fi glia,<br />

già grande, ha ormai la sua vita e lei<br />

non può, o non vuole più, in quella situazione<br />

familiare e sociale, avere altri<br />

fi gli. Sicché tra le due donne nasce<br />

pian piano una complicità a distanza,<br />

silenziosa, sotterranea, fatta solo di<br />

sguardi lontani, separati da quel fi lo<br />

spinato che divide le loro due case.<br />

E quando Salma va ad affrontare la<br />

Corte Suprema, Mira sente il bisogno<br />

di manifestarle la propria solidarietà<br />

partecipando di persona, in silenzio,<br />

alla seduta. Sicché Riklis fa emergere,<br />

con sempre maggior evidenza, le<br />

caratteristiche, al di qua e al di là del<br />

“confi ne”, di una società maschilista.<br />

Salma, addirittura, dopo che ha cominciato<br />

ad innamorarsi del suo avvocato,<br />

riceve la visita del “capo villaggio”<br />

che la invita a lasciar perdere<br />

Dopo aver perso la causa con il Tribunale militare decide di affrontare la<br />

Corte Suprema israeliana che le dà ragione ma le impone di potare gli alberi<br />

Cinema e dintorni<br />

Salma Zidane (Hiam Abbas), la vedova palestinese che, aiutata da un<br />

vecchio bracciante, si occupa con cura dell’agrumeto<br />

e ad onorare la memoria del marito,<br />

morto... dieci anni prima! Sicché, alla<br />

fi ne del fi lm, veniamo a sapere che<br />

l’avvocato si è fi danzato con un’altra,<br />

giovane, donna: ora Salma è davvero<br />

sola, incompresa anche dalla sua<br />

gente.<br />

Considerazioni conclusive. Come<br />

la letteratura (David Grossman,<br />

Amos Oz, Avraham Yehoshua, ecc.)<br />

anche il cinema israeliano (Eran Korilin,<br />

Josef Cedar, Amos Gitai, David<br />

Volach e Ari Folman/David Polonsky,<br />

autori dell’ormai famosissimo<br />

fi lm d’animazione “Valzer con<br />

Bashir”, Oscar per il migliore fi lm<br />

straniero 2008) contribuisce a infrangere<br />

l’idea di una società compatta,<br />

alle spalle di governi intransigenti.<br />

Idea assai diffusa in Europa, dove<br />

il manicheismo, nella scelta di campo<br />

di fronte al confl itto mediorientale,<br />

crea spesso opinioni sbagliate,<br />

per non dire aberranti. Molti intellettuali<br />

israeliani dimostrano, da de-<br />

cenni, di saper essere indipendenti<br />

dalla verità uffi ciale, quella di Stato,<br />

spesso ridotta a ottusa propaganda,<br />

e anche dalle cieche passioni suscitate<br />

da un confl itto permanente. Tre<br />

anni dopo il successo de “La sposa<br />

siriana”, Riklis, sia pure con la leggerezza<br />

della favola (ma poi, mica tanto!),<br />

mette sotto accusa ancora una<br />

volta gli abusi di potere, e l’ottusità<br />

dell’integralismo e del nazionalismo.<br />

Pur ispirandosi ad un fatto di cronaca<br />

ricorre alla fi ction per immergere<br />

il personaggio di Salma (di quelli<br />

che “restano”, indimenticabile!) nella<br />

complessa e spesso umiliante vita<br />

in Palestina. Ma non ne fa una ribelle<br />

aggressiva di fronte alle ingiustizie<br />

che subisce. La bella vedova con la<br />

schiena dritta non appartiene ad alcun<br />

partito. Non domanda niente di<br />

più di quello che le appartiene. E poiché<br />

l’agrumeto appartiene da generazioni<br />

alla sua famiglia non capisce<br />

perché non debba essere lei a decidere<br />

il destino degli alberi che lo compongono.<br />

Ancora una volta il tema<br />

dei diritti umani, dei diritti individuali<br />

in una situazione mondiale globalizzata<br />

e globalizzante che li soffoca,<br />

li annulla e, anzi, continua a buttare<br />

benzina sul fuoco delle guerre “territoriali”<br />

che sempre più si complicano<br />

e destabilizzano questo povero nostro<br />

pianeta. Ed è davvero paradossale,<br />

come scriveva qualche giornale<br />

alcuni mesi fa, che molta gente speri,<br />

anche dopo la spaventosa crisi economica,<br />

nel “miracolo” di un uomo<br />

solo, di nome Barack Obama... Vuol<br />

dire che siamo proprio nella...! ●<br />

<strong>Panorama</strong> 23


24 <strong>Panorama</strong><br />

Arte<br />

Giorgio Celiberti, poliedrico artista udinese, esporrà nei mesi a venire in<br />

Quelle mani e quei versi dei bambin<br />

di Erna Toncinich<br />

Natale da ricordare quello del<br />

1997! Alcuni parenti (friulani)<br />

mi portano nello studio di un<br />

noto artista, friulano pure lui, Giorgio<br />

Celiberti. Lo studio in cui molto affabilmente<br />

veniamo accolti è il più vasto<br />

da me mai visitato. Ed è strapieno di<br />

lavori: disegni, incisioni, tele, sculture,<br />

ecc., che l’artista, insieme ad un suo<br />

collaboratore (fi umano di origine), sta<br />

selezionando per una prossima mostra<br />

che da Ragusa (Dubrovnik) verrà poi<br />

spostata a Zagabria, successivamente a<br />

Berlino poi a Monaco. Ho da indicare<br />

i tre lavori per il mio parente, e punto,<br />

non subito e non senza diffi coltà, vista<br />

la vastità e soprattutto la bontà delle<br />

opere intorno a me, su tre tecniche miste<br />

che so appartenere ad un noto ciclo<br />

dell’artista, dal quale ricevo pure i<br />

complimenti per la scelta che ho fatto.<br />

Felice è anche il neoproprietario e non<br />

meno felice sono io stessa, perché l’artista<br />

mi regala una sua serigrafi a. E la<br />

fi rma in basso a sinistra, poi a destra,<br />

sempre in basso, scrive: Natale 1997.<br />

“Danza di Farfalle”<br />

Conoscevo, anche se non proprio<br />

bene, ancor prima della visita al suo<br />

studio di Udine l’operato di Giorgio<br />

Celiberti, avevamo fatto parte della<br />

giuria di un Ex tempore e di suoi lavori<br />

ne avevo visti qua e là in varie sedi<br />

espositive, ma è stata la visita alla sua<br />

grande mostra retrospettiva, allestita a<br />

Villa Manin di Passariano, a farmelo<br />

conoscere meglio sia come pittore che<br />

scultore e incisore.<br />

Celiberti, udinese di nascita, classe<br />

1929, sin dalle prime prove pittoriche<br />

si svincola dall’accademismo dimostrando<br />

chiara sudditanza con alcune<br />

delle tendenze moderne, per operare<br />

abbastanza presto nel campo del fi gurativo-informale.<br />

Importanti in questa<br />

sua evoluzione, oltre allo zio Modotto,<br />

pittore che lo avvia all’arte, sono<br />

“Ai bambini di Terezin”<br />

Emilio Vedova e Tancredi, suoi maestri<br />

a Venezia (città che lo vedrà solo<br />

diciannovenne esporre alla Biennale),<br />

successivamente nella sua formazione<br />

avranno rilevante importanza i soggiorni<br />

a Parigi, Londra e poi Cuba, il<br />

Venezuela, Messico e New York.<br />

La visita, nel 1956, a Terezin, il carcere<br />

napoleonico non lontano da Praga<br />

e diventato poi famigerato lager<br />

in cui vennero internate migliaia di<br />

bambini ebrei, segna una svolta decisiva<br />

nel percorso dell’artista. Rimane<br />

colpito da quei luoghi e da ciò che in<br />

essi vede, dalle tracce lasciate da piccole<br />

innocenti mani infantili, disegni e<br />

parole tracciate sui muri degli spazi in<br />

cui erano costretti a vivere. Quei segni<br />

ed altri visti in altri spazi di sofferenza,<br />

come Auschwitz, visitata più volte,<br />

l’artista se li porterà dietro per sempre,<br />

e li mostrerà, li userà da allora come<br />

elementi fi gurativi nelle sue opere in<br />

Giorgio Celiberti<br />

cui sono espressi “dolore e solitudine<br />

ma anche esultanza e salute”. La visita<br />

di quel carcere - dirà l’artista - fu il<br />

momento più drammatico e risolutivo<br />

della mia storia di pittore. <strong>Prima</strong> dipingevo<br />

nature morte, animali, interni<br />

ed esterni, in modo più o meno astratto.<br />

Poi mi sono imbattuto in quei muri<br />

con i segni dei bambini, in quelle tragiche<br />

fi nestre, in quelle poesie allo stesso<br />

tempo serene e disperate, in quei cuori<br />

rossi e bianchi, in quelle cancellature,<br />

elenchi, colonne di numeri, in quelle<br />

farfalle gialle, e ho cominciato a vedere<br />

tutta la pittura per segni e testimonianze.<br />

Ho dinanzi a me il quadro regalatomi<br />

dall’artista quel Natale di una<br />

dozzina d’anni fa, è una delle tantissi-<br />

“Frasi cancellate”


Croazia e in Germania<br />

i di Terezin<br />

“Ricordo di Terezin”<br />

me opere del ciclo Lager, il linguaggio<br />

dell’autore si avvale del segno e della<br />

materia in un intreccio, un reticolato di<br />

“fi lo spinato” emergente da un fondo<br />

grigio, materico, sabbioso (il muro) e<br />

un cuore che campeggia sul tutto, grande,<br />

rosso come il sangue. È un ricordare<br />

quello che mani innocenti hanno<br />

tracciato sui muri, sono ricordi della<br />

cattiveria umana, degli orrori compiuti,<br />

ma questa, come altre opere dello stesso<br />

ciclo che effondono commozione e<br />

pietà sono anche un monito, un invito<br />

a rifl ettere su ciò che di brutto accade<br />

“Metafora di libertà”<br />

oggigiorno, un appello a questo mondo<br />

attuale messo abbastanza male, a non<br />

ripetere questi errori-orrori del passato.<br />

Va ancora più lontano nel tempo,<br />

Celiberti, a cercare, e trovare, motivi<br />

antichi e medievali per i suoi lavori<br />

fi gurativo-informali (o viceversa) per<br />

un altro dei suoi cicli pittorici, Muri<br />

antropomorfi ci, ispirato da reperti della<br />

romana Aquileia, della paleocristiana<br />

Porto, vicino Roma, e della longobarda<br />

Cividale. Guarda lontano anche<br />

plasmando le sue fi gure animali, capre,<br />

gatti, cavalli con o senza cavaliere,<br />

stele, monoliti... C’è qualche genere<br />

o qualche tecnica fi gurativa in cui<br />

l’artista friulano non si sia cimentato?<br />

L’affresco? Mica piccolo, di ben 840<br />

mq, lo ha steso sulla volta di un hotel<br />

giapponese, a Shirahama. Il mosaico?<br />

“Ricordi di anni perduti” “Serigrafi a materica”<br />

Arte<br />

“Uccello preistorico”<br />

Anche questo, grande, lo troviamo più<br />

vicino a noi, nell’atrio dell’Università<br />

degli Studi di Lubiana. La grafi ca? Serigrafi<br />

a, soprattutto e incisione in bianco<br />

e nero. In quest’ultima tecnica mi fa<br />

vedere una cartella di fogli bianchi: incisioni<br />

da una parte, dall’altra una poesia.<br />

Sono illustrazioni delle poesie di<br />

una poetessa istriana che ammiro tantissimo,<br />

mi dice l’artista.<br />

Che Natale quello del 1997! ●<br />

Stele dedicata ai bambini di Terezin<br />

a Casier (Treviso)<br />

<strong>Panorama</strong> 25


26 <strong>Panorama</strong><br />

Italiani nel mondo<br />

Lettera aperta di Salvatore Viglia, direttore del portale «Politicamente corretto»<br />

Estendere il voto per corrispondenza<br />

a cura di Ardea Velikonja<br />

on. Tremaglia, cari<br />

Parlamentari eletti nel-<br />

«Caro<br />

la Circoscrizione Estero,<br />

dall’entrata in vigore della legge<br />

Tremaglia che ha consentito che<br />

le comunità italiane all’estero fossero<br />

rappresentate nel Parlamento italiano<br />

per la prima volta nella storia,<br />

bisogna onestamente riconoscere che<br />

i risultati ottenuti non sono conformi<br />

alle aspettative». Inizia così la “lettera<br />

aperta” che Salvatore Viglia,<br />

direttore del portale “Politicamente<br />

corretto” e promotore del Pie, ha<br />

inviato a Mirko Tremaglia e ai diciotto<br />

parlamentari eletti all’estero<br />

per invitarli a farsi promotori di<br />

una proposta di legge che introduca<br />

all’estero il voto per corrispondenza<br />

o elettronico per tutte le consultazioni<br />

e per introdurre la possibilità che<br />

i connazionali iscritti all’Aire possano<br />

votare, a loro discrezione, o per<br />

la circoscrizione estero o per quella<br />

nazionale.<br />

”I tre milioni di aventi diritto al<br />

voto disseminati in tutti e cinque i con-<br />

C’<br />

era anche una delegazione dell’Associazione<br />

Trentini nel Mondo, con il suo presidente Ferruccio<br />

Pisoni, all’incontro tra il presidente della Provincia<br />

autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, e il giovane,<br />

ventinovenne, sindaco di Prnjavor, Darko Tomaš.<br />

Secondo quanto emerso durante l’incontro, quello<br />

tra il Trentino e la comunità di Štivor, in Bosnia, è un<br />

rapporto di cooperazione consolidato e che andrà avanti.<br />

Al comune bosniaco, articolato in nove amministrazioni<br />

e dove convivono ben otto diverse etnie, appartiene<br />

anche la comunità di Štivor, che vede la presenza di<br />

numerosi discendenti trentini, per lo più della Valsugana<br />

ma, anche del Primiero e di Aldeno.<br />

Con Prnjavor-Štivor la provincia ha sottoscritto un<br />

progetto di collaborazione che comprende anche la realizzazione<br />

di un acquedotto e con il recente insediamento<br />

della nuova amministrazione locale, entrata in<br />

carica cinque mesi fa, la realizzazione dell’opera dovrebbe<br />

ricevere nuovo impulso.<br />

tinenti - scrive Viglia - vedono allontanarsi<br />

irrimediabilmente la possibilità<br />

di incidere sulle istituzioni sia per<br />

l’inconsistenza del numero dei loro<br />

rappresentanti sia per la loro appartenenza<br />

a schieramenti contrapposti.<br />

Fallito ogni tentativo di costituire<br />

una Bicamerale ad acta, fugato<br />

ogni dubbio sulla non disponibilità<br />

dei governi, di destra e di sinistra,<br />

nei confronti delle istanze degli italiani<br />

all’estero, preso atto della impossibilità<br />

di qualsiasi convergenza,<br />

anche se mirata, dei 18 parlamentari<br />

eletti all’estero in uno sforzo comune<br />

e svincolato dalle ideologie di<br />

partito, occorre dare un nuovo vigore<br />

ed un rinnovato stimolo affi nché<br />

il voto per gli italiani all’estero, conquista<br />

epocale voluta strenuamente<br />

dall’on Tremaglia, assuma integralmente<br />

il signifi cato che la legge si<br />

era prefi ssato”.<br />

”Con questa ‘Lettera aperta’ -<br />

spiega, quindi, Viglia - s’intende<br />

promuovere una legge (a 19 mani)<br />

che estenda il voto per corrispondenza<br />

e possibilmente con sistemi<br />

elettronici ormai collaudatissimi<br />

(come già avviene in molti Paesi,<br />

tra cui l’Estonia dove si vota tranquillamente<br />

a casa dal proprio computer),<br />

a tutte le elezioni indette in<br />

Italia, europee comprese, senza che<br />

gli elettori aventi diritto siano costretti<br />

a recarsi personalmente in<br />

patria”.<br />

Viglia, quindi, allega il testo di<br />

questo articolo che dovrebbe recitare:<br />

“Gli italiani residenti all’estero<br />

hanno il diritto di voto alla stregua<br />

dei cittadini residenti in Italia.<br />

Al fi ne di facilitarne l’esercizio,<br />

si introduce il voto per corrispondenza<br />

con eventuale ricorso al sistema<br />

elettronico ormai ampiamente<br />

collaudato in diversi Paesi nel mondo.<br />

Gli italiani residenti all’estero<br />

potranno optare sia per l’elezione<br />

dei propri rappresentanti nell’ambito<br />

della Circoscrizione estero (secondo<br />

la legge e le modalità attualmente<br />

in vigore), sia per i candidati<br />

residenti in Italia.Con questa legge<br />

viene estesa a tutti gli italiani la piena<br />

parifi cazione dell’elettorato attivo<br />

e passivo”. (aise)<br />

Rilanciata la collaborazione da tempo in atto con la Provincia<br />

Štivor, completamento dell’acquedotto trentino<br />

”Nel dare il benvenuto al sindaco”, ha detto il presidente<br />

Dellai, “voglio sottolineare che tra le nostre comunità<br />

c’è un rapporto consolidato che vogliamo vada<br />

avanti e sia rafforzato, anche attraverso scambi culturali.<br />

Mi auguro”, ha aggiunto, “che in tempi brevi possa<br />

essere portata a compimento la realizzazione dell’acquedotto.<br />

Per questo progetto noi faremo fronte agli<br />

impegni che abbiamo preso”.<br />

”Nel nostro comune vivono assieme molte diverse<br />

comunità e per noi questo è un punto di forza”, ha detto<br />

il sindaco Tomaš. “In questi mesi abbiamo affrontato e<br />

risolto molti dei problemi burocratici che hanno rallentato<br />

la realizzazione dell’acquedotto. Oggi, grazie alla<br />

collaborazione della Provincia di Trento e anche del nostro<br />

Governo nazionale, siamo pronti a portare a compimento<br />

l’opera”.<br />

All’incontro era presente anche l’assessore provinciale<br />

alla Solidarietà internazionale e convivenza, Lia Giovanazzi<br />

Beltrami. (aise)


Made in Italy<br />

Oltre 150 i partecipanti alla conferenza organizzata da Informest<br />

Un progetto per l’Europa sudorientale<br />

Si è tenuto a Zagabria, presso<br />

l’Hotel Sheraton, un importante<br />

evento di partenariato<br />

internazionale denominato “I-SEE<br />

Italy-South East Europe Project”.<br />

L’evento, organizzato da INFOR-<br />

MEST-Agenzia per la cooperazione<br />

economica internazionale di Gorizia<br />

e con la collaborazione dell’ICE-Uffi<br />

cio di Zagabria, ha visto la partecipazione<br />

di 150 delegati provenienti<br />

da 7 diversi paesi (Italia, Croazia,<br />

Serbia, Bosnia Erzegovina, Montenegro,<br />

Albania, Bulgaria), che hanno<br />

lavorato intorno a 10 tavoli tematici<br />

per sviluppare idee progettuali congiunte.<br />

I temi di discussione hanno riguardato<br />

trasporti e infrastrutture, sviluppo<br />

urbano e rurale, integrazione sociale e<br />

mercato del lavoro, turismo e cultura,<br />

ambiente ed energia, innovazione e<br />

competitività delle imprese, cooperazione<br />

istituzionale. In particolare, nel<br />

momento di crisi economica generalizzata<br />

che stiamo tutti attraversando,<br />

grande rilevanza è stata dedicata ai<br />

temi dell’innovazione quale supporto<br />

alla competitività del sistema delle<br />

imprese, delle energie rinnovabili,<br />

della crescita economica sostenibile -<br />

attenta alla tutela dell’ambiente - e alla<br />

valorizzazione delle risorse naturali.<br />

I gruppi di lavoro hanno individuato<br />

50 iniziative progettuali che rispondono<br />

ai fabbisogni concreti del<br />

territorio, che verranno ora approfondite<br />

e presentate nel quadro dei prossimi<br />

bandi dei programmi comunitari<br />

“IPA” - Cooperazione Transfrontaliera<br />

Adriatica - e “SEE” - Cooperazione<br />

Territoriale nell’area del Sud-Est<br />

Europa -, allo scopo di attrarre fi nanziamenti<br />

europei in Italia e nell’area<br />

dell’Europa sudorientale e dare così<br />

risposte concrete per il rilancio economico<br />

dell’area.<br />

I lavori sono stati introdotti da Alessandro<br />

Liberatori, direttore dell’uffi cio<br />

ICE di Zagabria, e da Silvia Acerbi,<br />

vicepresidente di Informest, e sono<br />

stati moderati da Claudio Di Giorgio,<br />

responsabile del progetto “Balcani<br />

On Line”, fi nanziato dal Ministero<br />

dello Sviluppo Economico, nell’am-<br />

Il tavolo dei lavori con in primo piano Alessandro Liberatori,<br />

bito del quale è stata realizzata questa<br />

iniziativa di rafforzamento della partnership<br />

tra soggetti italiani e quelli<br />

dell’area balcanica.<br />

Alessandro Liberatori, per l’ICE,<br />

Istituto nazionale per il commercio<br />

estero, ha sottolineato che l’iniziativa<br />

di Zagabria si inserisce a pieno titolo<br />

nella strategia di rafforzamento della<br />

cooperazione economica internazionale<br />

varata dal Governo italiano che<br />

prevede un forte rilancio delle azioni<br />

volte ad intensifi care le relazioni economiche<br />

con i Paesi dell’area balcanica,<br />

rispetto ai quali l’Italia gioca un<br />

ruolo chiave in Europa e che è considerata<br />

area di interesse prioritario<br />

nelle strategie promozionali dell’ICE<br />

e del Ministero dello Sviluppo Economico,<br />

come confermato anche dalla<br />

costituzione nel settembre scorso<br />

del Tavolo Balcani presso il MSE.<br />

Il direttore dell’ICE di Zagabria<br />

ha poi ha illustrato il ruolo e l’attività<br />

svolta dall’Istituto nei Paesi<br />

dell’Europa sudorientale, con particolare<br />

riferimento alle iniziative<br />

realizzate sia nell’ambito del Piano<br />

Promozionale ordinario dell’Istituto<br />

che dei progetti fi nanziati dalla<br />

Legge 84/01, che disciplina le forme<br />

di partecipazione italiana al processo<br />

di stabilizzazione, ricostruzione<br />

e sviluppo dei Paesi dell’area balcanica.<br />

Il rappresentante dell’ICE ha<br />

sottolineato, inoltre, che l’Italia è il<br />

primo partner commerciale della regione<br />

e che circa il 10% degli investimenti<br />

esteri italiani nel settore<br />

produttivo sono concentrati nell’Europa<br />

sudorientale. Silvia Acerbi, in<br />

rappresentanza di Informest, agenzia<br />

di sviluppo partecipata dalle regioni<br />

Friuli Venezia Giulia e Veneto<br />

nonché dall’ICE stesso e da Unioncamere<br />

nazionale, ha evidenziato<br />

che la molteplicità dei soggetti presenti<br />

all’incontro - amministrazioni<br />

pubbliche, agenzie di sviluppo<br />

locale, camere di commercio, enti<br />

per l’innovazione, incubatori d’impresa,<br />

ecc - rappresenta un intero sistema<br />

territoriale che coopera, creando<br />

percorsi di conoscenza e collaborazioni<br />

strategiche in grado di far<br />

fronte ad una competizione globale<br />

sempre più intensa. Forza trainante<br />

di questo sviluppo territoriale diventa<br />

l’acquisizione di risorse comunitarie,<br />

che possono essere il motore<br />

principale per la messa in opera di<br />

azioni concrete volte a superare l’attuale<br />

momento di crisi economica.<br />

Corale è stata la richiesta da parte<br />

di tutti i convenuti di attivare da parte<br />

italiana percorsi di formazione rivolti<br />

ai diversi attori dello sviluppo locale<br />

nel Sud-Est Europa, capaci di far crescere<br />

i territori congiuntamente e di<br />

accrescere il dialogo per intraprendere<br />

strade di sviluppo comuni. Tutti i<br />

partner dell’area riconoscono all’Italia<br />

un ruolo di guida nelle politiche<br />

di valorizzazione dei propri territori,<br />

in particolare in relazione alla conservazione<br />

e tutela dei prodotti tipici,<br />

della cultura e delle tradizioni regionali.<br />

●<br />

<strong>Panorama</strong> 27


28 <strong>Panorama</strong><br />

Reportage<br />

A una ventina di chilometri da Lubiana, è il più antico arboreto della Slovenia<br />

La primavera scoppia a Volčji potok<br />

testo e foto di Ardea Velikonja<br />

La primavera è il periodo in cui<br />

la gente comincia ad uscire di<br />

casa alla ricerca di un ambiente<br />

consono, possibilmente al verde e tra<br />

i fi ori, quasi ad aiutare la natura nei<br />

suoi sforzi per sgravarsi dal lungo e<br />

freddo inverno iniziato già con i rigori<br />

novembrini. E con la primavera c’è<br />

un susseguirsi di “offerte” all’insegna<br />

del verde. Fra queste, esemplare nelle<br />

sue proposte, ad un’ora e mezza di<br />

macchina di Fiume, vicino a Kamnik,<br />

c’è l’Arboreto Volčji Potok, il più<br />

vecchio parco botanico e la principale<br />

istituzione di orticoltura della Slovenia.<br />

Viene visitato annualmente da<br />

più di 150.000 persone provenienti,<br />

oltre che dalla Slovenia, dall’Austria,<br />

dall’Italia e dalla Croazia, specie in<br />

questa stagione, quanto tutto è in fi ore.<br />

Si possono effettuare visite guidate<br />

con esperti che illustrano tanto la<br />

sua storia che le peculiarità delle piante<br />

che vi crescono. Un luogo idale per<br />

una passeggiata tra profumi e colori.<br />

E chi non può camminare? Pronto a<br />

disposizione un trenino con la guida.<br />

Al parco hanno pensato anche ai bambini,<br />

sicché nelle vicinanze del parterre<br />

c’è un centro giochi. Non manca,<br />

per adulti, s’intende, un bar all’ombra<br />

di alberi secolari. Da cinque anni<br />

a questa parte, grazie alla collabora-<br />

Il viale alberato all’entrata dell’Arboretum<br />

zione con il noto Minimundus, il viale<br />

alberato del parco è arricchito da<br />

copie dei monumenti dell’istituzione<br />

austriaca, come dire si passeggia tra<br />

“un pezzetto di mondo”. L’Arboreto<br />

è talmente amato in Slovenia che parecchie<br />

coppie vengono a sposarsi qui<br />

tra il verde dei prati e i fi ori dai colori<br />

variopinti.<br />

La sua superfi cie complessiva è di<br />

85 ettari e grazie ai laghetti e al vicino<br />

fi ume Kamniška Bistrica è un posto<br />

davvero incantevole in particolare<br />

in primavera e in estate. Le specie di<br />

Il grande lago<br />

piante presenti sono più di 3500 senza<br />

contare i fi ori di stagione. Ogni albero<br />

e arbusto è contrassegnato da una<br />

targhetta con il nome latino e sloveno<br />

e il luogo di provenienza. I curatori<br />

concordano che l’albero più vecchio<br />

dovrebbe essere un tiglio di circa 250<br />

anni che a giugno, quando fi orisce,<br />

inonda il parco del suo profumo.<br />

Il giardino botanico è nato, secondo<br />

i dati disponibili, nel 1689 come<br />

un comunissimo orto connesso alla<br />

costruzione del castello. Ai suoi margini<br />

c’era un boschetto e man mano<br />

che il castello cambiava proprietari,<br />

l’area curata si allargava fi no a diventare<br />

il parco attuale, tanto che già nel<br />

piano catastale del 1826 risultava un<br />

abbozzo di giardino, con aiuole fi orite<br />

divise da sentieri trasversali, il tutto<br />

circondato da un frutteto.<br />

Nel 1882 il podere venne acquistato<br />

dalla famiglia Souvan. Ferdinand<br />

Souvan, ricco commerciante di<br />

Lubiana, fece piantare sui prati e sui<br />

campi davanti al castello degli alberi<br />

dando al giardino una forma più<br />

precisa. Il fi glio Leo negli anni Venti<br />

del 20.esimo secolo completò l’opera<br />

creando il parterre francese, spostando<br />

gli edifi ci ausiliari e creando i due<br />

parchi inglesi. Nel 1956 Ciril Jeglič,<br />

pioniere dell’orticoltura slovena e primo<br />

architetto paesaggista che proget


I numerosi laghetti danno al parco<br />

un’atmosfera particolare<br />

Quest’anno, dato l’allungarsi dell’inverno,<br />

la primavera stenta a venire<br />

I profumatissimi giacinti<br />

Un simpatico trenino porta i visitatori<br />

a fare il giro dell’arboretum<br />

Marzo inonda i prati di narcisi<br />

Con i tulipani fi oriti si fanno tante fi gure<br />

<strong>Panorama</strong> 29


Aiuole fi orite quale benvenuto alla primavera<br />

30 <strong>Panorama</strong><br />

La “classe” del parco francese<br />

Al parco hanno pensato anche ai bambini<br />

Una suggestiva immagine del parco parco con le cime cime dei dei monti monti lontani lontaani<br />

ancora ancora coperte di neve<br />

Dinanzi alla Direzione un grosso uccello in paglia ricorda ai<br />

visitatori di rispettare la quiete del parco<br />

Un telone con l’immagine del castello dove un tempo sorgeva l’edifi cio<br />

Pochi immaginano immaginano di di quante assidue e cure ha bisogno un vivaio vivaio<br />

Il padiglione del bar ben inserito nell’ambiente<br />

<strong>Panorama</strong> 31


32 <strong>Panorama</strong><br />

La mostra<br />

della regina<br />

dei fi ori


Melita Miš, responsabile del Settore<br />

marketing, ci ha gentilmente<br />

raccontato la storia del parco<br />

tava giardini, preparò il piano regolatore<br />

con il quale indirizzò lo sviluppo<br />

del parco nei primi decenni dell’esistenza<br />

dell’arboreto pubblico.<br />

L’immagine attraverso cui s’identifi<br />

ca l’arboretum Volčji Potok è rappresentata<br />

dal bellissimo giardino<br />

francese. Purtroppo oggi manca la<br />

parte più importante: il castello, davanti<br />

a cui si trovava il parco, distrutto<br />

nel 1944. Nei suoi progetti Leo<br />

Souvan si ispirò al modello francese<br />

e usò elementi semplici come siepi<br />

di bosso, prati e sentieri di ghiaia<br />

tanto che il parco dà una particolare<br />

sensazione di pace, favorita dal cinguettio<br />

degli uccellini. Nelle aiuole<br />

circondate dalle siepi, in primavera<br />

ed estate vengono piantati tulipani e<br />

dalie o canne e quindi il giardino risplende<br />

di fi ori.<br />

Nel parco ci sono, come detto, sei<br />

laghetti. Il Grande lago è stato creato<br />

all’inizio del XIX secolo arginando il<br />

ruscello Volčji potok. All’inizio c’era<br />

un allevamento di carpe, che vivono<br />

indisturbate ancora oggi. D’estate<br />

ci sono tantissimi uccelli acquatici<br />

come i cigni che nuotano tra le ninfee<br />

fi orite sia bianche che rosse. Sopra<br />

al Grande lago ce n’è un altro più<br />

piccolo e meno profondo, il quale per<br />

il boschetto che vi si trova accanto è<br />

stato chiamato il Lago delle magnolie<br />

bianche. Da rilevare infi ne che oltre<br />

al giardino francese certamente è<br />

da visitare quello inglese superiore e<br />

inferiore nonchè il roseto che d’estate<br />

è un vero spettacolo. ●<br />

Reportage<br />

Il centro vendita è situato subito vicino all’arboreto<br />

Acquisti e consulenza<br />

Il Centro giardinaggio dove si possono acquistare varie piante<br />

Arboreto è sotto tutela quale monumento naturale e quindi si avva-<br />

L’ le di sovvenzioni erogate dal Ministero alla cultura sloveno. Però i<br />

mezzi così ricevuti non sono assolutamente suffi cienti per far fronte alle<br />

spese derivanti dal dover adeguatamente curare e mantenere gli 85 ettari<br />

di superfi cie che danno lavoro a oltre trenta giardinieri. Quindi già da<br />

tempo sono state promosse attività economiche in proprio, che si basano<br />

essenzialmente sulla produzione di piantine e su servizi di settore. I giardinieri<br />

nelle serre coltivano piantine di cespugli e alberi. Con l’andare degli<br />

anni il vivaio si è sempre più ingrandito fi no ad arrivare a quello che<br />

è oggi, il più grande e fornito di tutta la Slovenia. Nell’ambito del Centro<br />

di giardinaggio opera pure un negozio in cui si possono acquistare belle<br />

ed eleganti confezioni regalo con fi ori sempreverdi o stagionali, mentre<br />

all’esterno si possono acquistare le varie piante da frutto. Inoltre, in un<br />

apposito padiglione, ci sono tutti gli attrezzi indispensabili per la pratica<br />

del giardinaggio, ma anche moderni mobili da giardino, vasi in terracotta<br />

e fi gurine in granito da porre negli spazi curati all’aperto. Vi sono pure<br />

progettisti a disposizione dei richiedenti per consigli sul modo in cui assettare<br />

e curare i giardini. ●<br />

Dagli acquisti alla consulenza: al servizio completo dei visitatori<br />

<strong>Panorama</strong> 33


Lo scorso giugno sono stati attribuiti i Premi della<br />

XLI edizione del concorso Istria Nobilissima, che<br />

hanno dato una nuova conferma dei potenziali creativi<br />

del gruppo nazionale italiano nei campi dell’arte<br />

e della cultura. Ritenendo che di tali potenziali debba<br />

fruire il maggior numero di lettori nelle pagine riservate<br />

alle letture, “<strong>Panorama</strong>” propone le opere a<br />

cui siano stati attribuiti premi o menzioni.<br />

Nella sezione “Poesia in lingua italiana” la giuria<br />

ha assegnato la menzione onorevole a GIANNA<br />

MAZZIERI SANKOVIĆ di Fiume. Il titolo della raccolta<br />

è ”Tempo pensato”.<br />

Parole<br />

Insudiciarsi per celare le proprie<br />

verità nascoste.<br />

Quando userai il sogno,<br />

i sentimenti,<br />

ciò che veramente t’appartiene?<br />

Eppure affronti con lo scudo<br />

i nuovi mattini<br />

e continui a combattere con invisibili<br />

mulini a vento.<br />

Insisti a pararti ovunque giungano voci<br />

nuove.<br />

Sarebbe bello poterti spiegare<br />

che forse non tutto è perduto<br />

e da qualche parte,<br />

in un posto anche non tanto lontano,<br />

usare il vero,<br />

la fantasia,<br />

il sentire sincero,<br />

non ti ferirebbe.<br />

Ma per farlo dovrei usare la parola…<br />

Scoprirmi.<br />

Vociare<br />

Nell’insieme di suoni discordi e discontinui<br />

ti avvicini per sussurrare le nuove impronte<br />

le nuove sfi de, idee da te condivise.<br />

E cerchi con lo sguardo complicità<br />

ma non la voglio offrire perché non dimentico.<br />

Non c’è vendetta in me, ma neppure perdono facile.<br />

Ricordo ancora e brucia la ferita<br />

prodotta dalle tue parole.<br />

34 <strong>Panorama</strong><br />

Letture<br />

«Tempo pensato»<br />

Tempo pensato<br />

Ho bisogno di silenzio<br />

m’appago della sua pace<br />

nel teatro di vita e tra i rumori<br />

delle bugie<br />

lo invoco<br />

lo invito a sorreggermi<br />

a darmi la forza necessaria<br />

per sopravvivere il quotidiano.<br />

Maria mi ha salutata dall’altro lato della strada<br />

ho riposto con un cenno<br />

del capo stanco<br />

ho rivisto l’inutilità del gesto<br />

forzato.<br />

Andrea ha voluto fermarsi e parlava tanto<br />

osservavo le sue labbra muoversi<br />

a ritmi scanditi e regolari<br />

non sentivo le parole<br />

un progetto, un’idea<br />

e la via infi nita da percorrere assieme<br />

poi l’autobus salvatore<br />

Barbara non è più sola<br />

dopo anni ha trovato un sentiero<br />

non le ho chiesto dei fi gli<br />

della madre<br />

l’ho pensato e me lo son tenuto addosso<br />

era meglio studiare gli occhi e capire<br />

se fosse sincera<br />

almeno ora.<br />

Sono trascorsi vent’anni, una vita<br />

un inizio?<br />

La fi ne per molti<br />

percorsi voraci travolti dal tempo<br />

pensato<br />

e voluto in altre forme<br />

Per me silenzio e<br />

voci amiche<br />

dentro<br />

soltanto mie.


Nei pomeriggi piovosi<br />

Pomeriggi piovosi dietro<br />

a fi nestre i cui rigagni<br />

sbarrano la vista.<br />

Sulla strada fango e passanti<br />

frettolosi<br />

Formiche veloci sotto ombrelli<br />

variopinti che si scontrano.<br />

Non c’è luogo né tempo<br />

per scambi di cortesie.<br />

Automobili meno rumorose<br />

scivolano sul viale.<br />

Si sente un fruscio di foglie<br />

bagnate, calpestate da ruote<br />

veloci.<br />

Il cielo plumbeo corregge<br />

i difetti del sole<br />

un freddo umido penetra<br />

nel corpo indifeso, lo scalza<br />

con poche pennellate.<br />

Non c’è spazio per un riscatto<br />

debole<br />

solitudine, nei pensieri nascosti<br />

consapevolezze celate al profondo.<br />

L’imperativo è farcela,<br />

a tutti i costi<br />

da soli.<br />

Ricordi e sapori eterni<br />

Occhi sinceri e amanti<br />

felici da invidiare.<br />

Tra il mio sguardo indagatore<br />

risento il battito del cuore<br />

leggermente<br />

sopito negli anni.<br />

Bambola preziosa, dolce<br />

sorridente al sole.<br />

Le passeggiate lontane<br />

infi nite, di un sapore<br />

eterno<br />

vivono nel fondo.<br />

Il ritmo radioso<br />

dei passi che tornano a casa.<br />

E mi calmo per un po’<br />

inebriata da tanto sentire<br />

che assorbo ingorda<br />

divorando il tuo tempo<br />

illudendo un po’ il mio…<br />

Letture<br />

Madre<br />

Zolla di terra, ti stringo tra le dita<br />

e sento il tuo profumo intenso,<br />

umido,<br />

scordato<br />

e scopro la forza che emani<br />

trasmessa senza egoismo.<br />

Mentre percorro questi impervii sentieri<br />

risuona il tuo richiamo incantatore<br />

salvatrice primitiva<br />

che riconduci la mia esistenza a cose<br />

dimenticate<br />

sane<br />

genuine<br />

uniche vie che contano<br />

e che trascuro per la loro semplicità.<br />

Mi ricordi l’ordine, la natura,<br />

la vita che sceglierei<br />

se riuscissi a fermare questo tempo crudele<br />

se potessi respirare per un attimo<br />

il tuo alito<br />

terra.<br />

Vorrei<br />

ascoltare la tua verità e soverchiare i momenti<br />

scoprire nuovi percorsi<br />

o forse pure vecchi<br />

ma certo miei.<br />

Anno Nuovo<br />

Gioie, speranze, augurii di pace,<br />

mentre il Kenia s’insanguina di giorno in giorno.<br />

S’uccidono donne al potere<br />

si scambiano regali e false promesse<br />

di un arrivederci prossimo.<br />

Dolci alle noci, mandorlati, torrone,<br />

panettone fresco alla crema,<br />

scollature scintillanti<br />

sorrisi amari<br />

stanchezze dei suoni fragorosi.<br />

Notiziario delle venti<br />

eroina assassina in più luoghi<br />

lucciole a Padova,<br />

le nuove schiave dell’est,<br />

gommoni di extracomunitari sfi niti<br />

trenta morti<br />

non ce l’hanno fatta.<br />

Si fa un bilancio del fu.<br />

Ti rigiri nel caldo letto<br />

e volti tranquillamente la pagina,<br />

del nuovo libro.<br />

<strong>Panorama</strong> 35


Per quell’attimo di sorriso<br />

È dolce il sole che accarezza i tuoi capelli<br />

mentre percorri il Corso cittadino<br />

amiche vetrine e luci accese<br />

a nuovi percorsi studiati<br />

Un piano la tua vita sognata e studiata<br />

Ti osservo con gli occhi vigili,<br />

con la paura addosso nel vederti crescere<br />

in fretta, troppo,<br />

per voler percorrere di corsa la via prefi ssa<br />

bruciando tappe inutili di una festa anelata.<br />

Dovrei metterti in guardia?<br />

Dovrei affrontare le mie insidie e quelle possibili<br />

nel mondo che non posso<br />

cambiare?<br />

Insudiciare i tuoi sogni per renderti forte<br />

per vincere il vulnerabile?<br />

Renderti triste e assopire la forza dei raggi<br />

che illuminano<br />

il tuo piccolo?<br />

Ti voglio proteggere ancora e osservare<br />

questo calore che emani<br />

aiutarti a tenerlo acceso e bruciare le mani<br />

se serve a trattenere<br />

- anche per un attimo soltanto -<br />

il tuo sorriso radioso.<br />

Un mondo di bugie<br />

Abbiamo creato un mondo di bugie<br />

da trasmettere ai nostri fi gli.<br />

Storie complicate<br />

e interpretate<br />

ciascuna a piacer suo<br />

per confondere meglio,<br />

intorbidire,<br />

il fango lasciato in eredità.<br />

E non abbiamo detto tutto<br />

né pensato<br />

di risolvere una volta per sempre<br />

i dubbi,<br />

per consentire alle nuove generazioni<br />

di ripartire serene,<br />

senza esitazione,<br />

verso nuove vie.<br />

Abbiamo sbagliato e<br />

forse sta nell’esser uomo<br />

il dover riprovare da solo.<br />

Sbagliare per capire,<br />

e così, avanti, sia...<br />

36 <strong>Panorama</strong><br />

Letture<br />

Cuccioli<br />

Ricordarvi attaccati al mio seno,<br />

cuccioli di mamma<br />

chioccia<br />

arpia<br />

rondine<br />

cagna<br />

gatta<br />

tigre<br />

anche ora mentre ciascuno<br />

prende la sua strada<br />

mentre vi voglio bimbi<br />

e vi trovo uomini pensanti<br />

e vi voglio qui, per sempre<br />

al mio seno<br />

protetti,<br />

coccolati,<br />

riscaldati.<br />

Sentire il mio battito e il vostro:<br />

tutto un ritmo unico e un respiro.<br />

Sentirvi parte del mio corpo<br />

mentre il tempo crudele vi indica altre vie<br />

tante nuove possibili vie.<br />

Nella paura<br />

provare orgoglio<br />

per cuccioli capaci,<br />

sentire in me il rapace che si allenta<br />

pronto a scattare a nuove insidie.<br />

E tornare, nelle sere solitarie,<br />

a ricordare i nostri momenti<br />

allattarvi e sentire ancora il profumo<br />

del latte nelle tenere manine<br />

che si aggrappano<br />

alla vita che scorre.<br />

Sorriso<br />

Quando dalla cima della strada di campagna<br />

mi mandi uno sguardo felice<br />

e poi lo abbassi per raccontarmi da vicino<br />

la giornata faticosa,<br />

vorrei rimanere per sempre là,<br />

sulla balconata, ad accogliere quel sorriso.<br />

Attimi unici, irripetibili,<br />

in cui scopro le lente dei pensieri contorti sciogliersi<br />

per dar spazio a gioie semplici<br />

di antica memoria<br />

un tempo anche mie.<br />

Attraverso il tuo racconto<br />

riesco a sciogliere i dubbi oscuri e serena appisolo<br />

il mio vivere turbato.<br />

È suffi ciente un sorriso<br />

per scordare le voci inquiete<br />

e capire che nel tuo camminare saltellante<br />

c’è il segreto dei secoli<br />

che vorrei assaporare di più.


Se dovessimo rinascere genere umano?<br />

Se un giorno dovessimo rinascere<br />

genere umano<br />

curioso e da studiare<br />

saremmo ancora così cattivi?<br />

Voleremo con aerei trafi ggendo il cielo limpido<br />

sgretoleremo grattacieli fuori norma inquinando<br />

la terra<br />

sospireremo di fronte al dolore altrui<br />

come se ci toccasse dal vivo la sua sofferenza?<br />

Fingeremo tanto e comunque<br />

stenteremo gioie e dolori<br />

costruiremo fi abe a cui credere<br />

per poterne parlare.<br />

Abrogheremo leggi perfette<br />

su cui soffermarci e pensare,<br />

(a volte violare)<br />

cercando lettere nascoste tra le virgole<br />

per alibi sognati?<br />

E ci sarà comunque un fi ne a tutto ciò<br />

oppure il solito rincorrere tempi e misure<br />

parvenze di vita.<br />

Sarà così impossibile sperare di scoprire sensi<br />

nuovi veri<br />

nelle trasparenze oggi impossibili?<br />

Figli<br />

Dell’amore<br />

della pace<br />

dei desideri divini<br />

di eternità.<br />

Della speranza<br />

di sogni quotidiani<br />

vane gioie<br />

al cielo.<br />

Dello spazio<br />

di natura<br />

pura e serena<br />

intatta, intoccata.<br />

Di secoli antichi<br />

di donne coraggiose<br />

di nonne e fi glie<br />

mogli fedeli.<br />

Di strade nuove<br />

percorse in fretta<br />

sentieri invitanti,<br />

caldi e accoglienti.<br />

Di madri ansiose<br />

di insonnie frequenti<br />

di teneri affetti<br />

abbracci e amore.<br />

Letture<br />

Poesie non nate<br />

Lettere al vento<br />

volano, turbano e poi scompaiono.<br />

Birichine<br />

tormentano<br />

lamentano<br />

torturano la mente.<br />

Si accorpano, accoppiano,<br />

uniscono e poi separano.<br />

Le vuoi prendere<br />

mettere su carta e<br />

sorridono scherzose,<br />

si nascondono.<br />

Un giorno, solitario,<br />

tornano a parlarti all’orecchio<br />

di nascosto<br />

ti ricordano i segreti passati.<br />

Vorresti fi ssarle per sempre<br />

ma sfuggono crudeli<br />

ti chiedono uno spazio aperto<br />

per crescere<br />

e tu non le lasci andare.<br />

Altalena di parole confuse<br />

raramente immortalata<br />

su fogli bianchi e tastiere veloci<br />

libertà<br />

di essere di un pensiero<br />

che non vuole la forma.<br />

Nella notte senza stelle<br />

Di ora in ora<br />

poesie scritte tra i pensieri<br />

che si sciolgono nel tempo.<br />

Verrà la notte in cui le stelle<br />

non potranno contenere<br />

tanto dolore.<br />

E rimarremo nudi a fi ssare quel cielo<br />

amico ieri<br />

scopriremo nuovi orizzonti e strade<br />

bianche da tracciare soli<br />

in balia del tutto che travolge<br />

la quotidiana ignavia<br />

e riusciremo a fi ngere ancora<br />

o assorti porteremo sdegno e<br />

rancore<br />

(illusi) alle forze maggiori<br />

impregnate delle nostre colpe?<br />

<strong>Panorama</strong> 37


38 <strong>Panorama</strong><br />

Letture<br />

Poesie non nate<br />

Lettere al vento<br />

volano, turbano e poi scompaiono.<br />

Birichine<br />

tormentano<br />

lamentano<br />

torturano la mente.<br />

Si accorpano, accoppiano,<br />

uniscono e poi separano.<br />

Le vuoi prendere<br />

mettere su carta e<br />

sorridono scherzose,<br />

si nascondono.<br />

Un giorno, solitario,<br />

tornano a parlarti all’orecchio<br />

di nascosto<br />

ti ricordano i segreti passati.<br />

Vorresti fi ssarle per sempre<br />

ma sfuggono crudeli<br />

ti chiedono uno spazio aperto<br />

per crescere<br />

e tu non le lasci andare.<br />

Altalena di parole confuse<br />

raramente immortalata<br />

su fogli bianchi e tastiere veloci<br />

libertà<br />

di essere di un pensiero<br />

che non vuole la forma.<br />

Così, seduti su comode poltrone in pelle<br />

davanti a televisori accesi<br />

inebrianti di notizie<br />

percorriamo il tempo che ci resta.<br />

Ci turba, ma poco,<br />

la notizia di cronaca nera,<br />

sa di cose lontane, che non vogliamo riguardino<br />

il nostro piccolo mondo, sicuro,<br />

perfetto, curato.<br />

Ricordiamo le serate allegre<br />

in compagnia d’amici e le voci dei bimbi<br />

accese<br />

nelle stanze più alte.<br />

Il tempo che ci resta<br />

Se dovessimo rinascere genere umano?<br />

Se un giorno dovessimo rinascere<br />

genere umano<br />

curioso e da studiare<br />

saremmo ancora così cattivi?<br />

Voleremo con aerei trafi ggendo il cielo limpido<br />

sgretoleremo grattacieli fuori norma inquinando<br />

la terra<br />

sospireremo di fronte al dolore altrui<br />

come se ci toccasse dal vivo la sua sofferenza?<br />

Fingeremo tanto e comunque<br />

stenteremo gioie e dolori<br />

costruiremo fi abe a cui credere<br />

per poterne parlare.<br />

Abrogheremo leggi perfette<br />

su cui soffermarci e pensare,<br />

(a volte violare)<br />

cercando lettere nascoste tra le virgole<br />

per alibi sognati?<br />

E ci sarà comunque un fi ne a tutto ciò<br />

oppure il solito rincorrere tempi e misure<br />

parvenze di vita.<br />

Sarà così impossibile sperare di scoprire sensi<br />

nuovi veri<br />

nelle trasparenze oggi impossibili?<br />

Pensiamo i piani rifatti dopo anni<br />

di momenti imprevisti<br />

e ricuciamo le storie riprese a distanza<br />

vaghe melodie sfumate.<br />

Eppure l’erba continua a crescere tra le piante<br />

il ciliegio si colora di fi ori bianchi dal profumo intenso<br />

il pesco lascia cadere l’ultimo petalo rosa<br />

offrendolo alla terra argillosa.<br />

Si respirano tempi nuovi,<br />

diversi,<br />

nella stanchezza che ci preme<br />

la natura ricorda l’amore di sempre.


Raffinata ricerca del sapore d’antico<br />

L’ amore per il patrimonio rurale, già<br />

espresso con garbo nella serie dedicata ai<br />

motivi istriani, quarnerini e dalmati, si ritrova<br />

anche nel più recente ciclo del fotografo connazionale<br />

Luciano Bibulić, ormai presente da<br />

un ventennio sulla scena fotografi ca e recentemente<br />

in visione con i suoi lavori alla galleria<br />

“Juraj Klović” di Fiume. La nuova proposta<br />

dell’artista fi umano comprende una serie<br />

di nature morte, oggetti d’uso quotidiano,<br />

utensili e reperti ripescati dall’oblio del tempo,<br />

preziosi frammenti, tracce e ricordi che travalicano<br />

la loro materialità e funzionalità e ci riconducono<br />

al passato. Care, vecchie cose, che<br />

possono coesistere ed interagire in un senso<br />

complesso sottolineato dalla bravura dell’autore<br />

attraverso il fi ltro di una delicata e raffi -<br />

nata sensibilità. La luce e le appena percettibili<br />

ombre, poi, contribuiscono a rendere magistralmente<br />

autentica l’espressione fi gurativa di<br />

Bibulić, abile nell’accostare elementi all’apparenza<br />

semplici, che danno vita a composizioni<br />

dense di un lirismo velato di nostalgia,<br />

ad oggetti antichi ma ancora capaci di rilevare<br />

le pulsioni e le sensazioni emotive di un Autore<br />

che si distingue per passione e discrezione,<br />

gusto e raffi natezza. B. B.<br />

<strong>Panorama</strong> 59

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