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Anno LVI - N. 6 - 31 marzo 2009 - Rivista quindicinale quindicinale - kn 14,00 - EUR 1,89 1,89 - Spedizione in in abbonamento postale a tariff tariff a intera - Tassa pagata ISSN-0475-6401<br />
ISSN-0475-6401<br />
<strong>Panorama</strong><br />
www.edit.hr/panorama<br />
Tutta in salita la via<br />
che porta a Bruxelles
2 <strong>Panorama</strong><br />
Una pittura<br />
intimistica<br />
e silenziosa<br />
<strong>Panorama</strong> testi<br />
S ’intitola “Par di cale da Ruveigno”, la mostra<br />
di opere pittoriche di Mirella Majerić<br />
Tamburini ospitata dalla locale Comunità degli<br />
Italiani dall’11 al 25 marzo scorsi. Immagini,<br />
come ha scritto il critico Andrija Milovan,<br />
in cui gli scorci della città sono visti prestando<br />
molta attenzione all’illuminazione, che possiamo<br />
percepire in diversi modi, passando dal<br />
primo piano alla profondità, dove diventa sempre<br />
più tenue mettendo in evidenza la volumetria<br />
e creando zone nette di passaggio fra luce e<br />
ombra. Una pittura intimistica e silenziosa con<br />
l’assenza quasi completa della fi gura umana.
Si dice “crisi”, e la prima parola<br />
che dovrebbe corrispondere è<br />
“preoccupazione”. E così succede<br />
un po’ ovunque, in testa quegli<br />
USA che, se non la terra d’origine,<br />
del liberismo sono per lo meno<br />
indiscusso paese d’adozione. Quella<br />
potenza il cui presidente, mandate<br />
all’aria le stantie tesi dell’incolore<br />
predecessore, si è preoccupato d’intervenire<br />
in primo luogo con mosse<br />
da capitalismo di stato da far invidia<br />
al compianto Enrico Mattei, per calcare<br />
in pari tempo con altrettanta fermezza<br />
la mannaia del fi sco sui manager<br />
che non volevano rinunciare alle<br />
loro vertiginose prebende. In altri<br />
termini, due mosse - per non parlare<br />
del resto - che abbinano due fattori di<br />
egual consistenza: l’effi cacia intrinseca<br />
che allevierà le possibili manovre<br />
future e la “spettacolarità” che ha<br />
pure la sua brava funzione pratica in<br />
quanto creatrice di consenso.<br />
Le crisi di questo tipo usualmente<br />
non colpiscono, fatti salvi casi<br />
tutto sommato individuali, i grandi<br />
capitalisti dei paesi avanzati che<br />
anzi ne escono molto bene. Un po’<br />
meno se la passano i ceti medi, fi no<br />
al “punto d’incontro” con gli strati<br />
più vasti di popolazione che in genere<br />
sopportano i danni maggiori,<br />
alleviati solo da interventi pubblici<br />
che però, si sa, di regola vanno<br />
proprio a chi altrimenti morirebbe<br />
di fame, o quasi. Lo stesso scenario<br />
- tanto per restare entro parametri<br />
“normali” e trascurare, per comodità<br />
di discorso, gli stati che purtroppo<br />
sono in permanenza alla fame -<br />
si ripete pedissequamente nei paesi<br />
a medio e a basso sviluppo.<br />
In conclusione: quanto è più povero<br />
il paese e quanto più in basso è<br />
collocato l’individuo, tanto maggiore<br />
è il conto che, consapevole o no,<br />
dovrà pagare per uscire dal pantano<br />
di questa crisi che più di tutte quelle<br />
che l’hanno preceduta si merita a ragione<br />
l’appellativo di globale.<br />
Stando così le cose, se il leader<br />
del paese emblematico per ricchez-<br />
In primo piano<br />
Più che contenerla, il governo Sanader sembra giocare a nascondino con essa<br />
Crisi, sei ci sei batti un colpo<br />
di Mario Simonovich<br />
za e potenza si è mosso con repentina<br />
rapidità, per lo meno altrettanto<br />
dovrebbero fare presidenti e governi<br />
di quei paesi più esposti alla buriana<br />
per i motivi suddetti, come ad esempio<br />
la Croazia. E che hanno fatto i<br />
suoi leader? In primo luogo lo spazzoluto<br />
ministro delle fi nanze, manco<br />
a dirlo, dietro precise istruzioni, ha<br />
cercato di convincerci per mesi che<br />
andava tutto bene e che, se negli altri<br />
stati si profi lava la burrasca, da<br />
noi ci sarebbe stata al massimo una<br />
brezza da crearci qualche brivido. Da<br />
noi, ha detto e ripetuto, non ci sarebbe<br />
stata crisi.<br />
Tutto questo fi no a qualche giorno<br />
fa, quando evidentemente chi faceva<br />
i conti si è accorto che per farli quadrare<br />
bisognava muoversi, fare qualcosa.<br />
Che cosa? Ma tagliare la paghe,<br />
perbacco. A dire il vero si sarebbe potuto<br />
considerare anche una tassazione<br />
sugli utili, che è norma comune<br />
nei paesi a capitalismo avanzato. Ma<br />
una mossa del genere avrebbe potuto<br />
spaventare gli investitori stranieri,<br />
con tutto quel che ne sarebbe seguito.<br />
Sanader e compagni hanno perciò<br />
pensato bene di non toccare l’assioma<br />
esposto sopra. Giù le paghe dunque.<br />
Però, per quanto paese di fresca<br />
democrazia, anche in Croazia mosse<br />
del genere non sarebbero state possibili<br />
dall’oggi al domani. Il governo<br />
allora si è preoccupato di creare “il<br />
clima adatto”. Da un giorno all’alto i<br />
cirri sono diventati cumulonembi, la<br />
brezza si è trasformata in vento teso,<br />
ossia la crisi ha inforcato il cavallo<br />
ed è pericolosamente vicina, tanto<br />
vicina che si possono scorgere, uno<br />
per uno, tutti i tratti del suo volto.<br />
E i rimedi? Andiamoci piano, una<br />
cosa alla volta. Se al governo ci sono<br />
voluti non meno di tre-quattro mesi<br />
per appurare l’esistenza della crisi,<br />
come pretendere che adesso ci indichi<br />
in poche settimane le possibili vie<br />
d’uscita? Infatti sembra non pensarci<br />
proprio, occupato com’è in questioni<br />
quali l’accesso alla Nato o - tanto<br />
per mostrare di tenere ai principi -<br />
quell’opera soap che è la diatriba con<br />
la Slovenia. ●<br />
Costume<br />
e scostume<br />
La chiesa ortodossa<br />
un chilometro più in là<br />
Seppur costruita, si fa per<br />
dire, di fresco, nel comune di<br />
Zvornik, in Bosnia, la chiesa<br />
ortodossa dedicata all’arcidiacono<br />
Stefano dovrà lasciare la<br />
sede attuale, ossia verrà demolita<br />
per essere ricostruita, mattone<br />
su mattone, in un altro<br />
abitato che dista non più di un<br />
chilometro. La spesa, non trascurabili<br />
400 mila marchi convertibili,<br />
ossia circa 200 mila<br />
euro, sarà sostenuta dalla Comunità<br />
islamica da cui è partita<br />
la richiesta. Il trasferimento<br />
è infatti conseguenza dei sanguinosi<br />
eventi verifi catisi in<br />
quest’area negli Anni Novanta<br />
dopo lo smembramento della<br />
Jugoslavia. All’arrivo nell’abitato<br />
di Divič i soldati serbi si<br />
preoccuparono fra l’altro di<br />
sancire la loro presenza con<br />
la demolizione dell’edifi cio di<br />
culto “degli infedeli” in luogo<br />
del quale sorse la “loro” chiesa.<br />
Poi le cose sono andate come<br />
si sa, i musulmani si sono intestarditi<br />
nel loro buon diritto e il<br />
caso è fi nito in tribunale che ha<br />
ordinato il trasferimento la cui<br />
spesa sarà però sostenuta dalla<br />
comunità islamica che, manco<br />
a dirlo, si è subito divisa tra favorevoli<br />
e contrari. Da una parte<br />
taluni fra i suoi componenti<br />
salutano con favore l’esborso,<br />
quale che sia, pur di liberarsi<br />
dell’edifi cio, dall’altra c’è<br />
chi invece sostiene che girare<br />
ai musulmani il costo di questo<br />
“trasloco” che si presenta piuttosto<br />
salato è l’ennesima beffa<br />
nei loro confronti dopo la già<br />
grave offesa insita nella costruzione.<br />
<strong>Panorama</strong> 3
<strong>Panorama</strong><br />
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Ente giornalistico-editoriale<br />
EDIT<br />
Rijeka - Fiume<br />
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Silvio Forza<br />
PANORAMA<br />
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4 <strong>Panorama</strong><br />
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PANORAMA esce con il concorso<br />
finanziario della Repubblica di Croazia<br />
e della Repubblica di Slovenia e viene<br />
parzialmente distribuita in convenzione<br />
con il sostegno del Governo italiano<br />
nell’ambito della collaborazione tra<br />
Unione Italiana (Fiume-Capodistria) e<br />
l’Università Popolare (Trieste)<br />
EDIT - Fiume, via Re Zvonimir 20a<br />
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Consiglio di amministrazione: Tatjana<br />
Petrazzi (presidente), Ezio Giuricin<br />
(vicepresidente), Luigi Barbalich, Carmen<br />
Benzan, Doris Ottaviani, Donald<br />
Schiozzi, Fabio Sfi ligoi<br />
<strong>Panorama</strong> testi<br />
N. 6 - 31 marzo 2009<br />
Sommario<br />
IN PRIMO PIANO<br />
Più che contenerla, il governo Sanader<br />
sembra giocare a nascondino con essa<br />
CRISI, SE CI SEI BATTI UN COLPO .. 3<br />
di Mario Simonovich<br />
ATTUALITÀ<br />
Nella cooperazione con Belgrado il comparto<br />
energetico, il commercio ed il turismo<br />
IL DIFFICILE CAMMINO<br />
DI ZAGABRIA VERSO BRUXELLES ... 6<br />
Berlusconi presidente PDL per acclamazione<br />
CAMBIARE L’ITALIA<br />
E LA COSTITUZIONE ....................... 6<br />
Fallisce l’iniziativa per bloccare Zagabria<br />
NATO: VIA LIBERA<br />
A CROAZIA E ALBANIA .................. 9<br />
a cura di Diana Pirjavec Rameša<br />
ETNIA<br />
Un’attesa di sessantacinque anni, ma presto<br />
Zara avrà l’asilo italiano grazie all’UI<br />
PROGETTO PRIMA IRRAGGIUNGIBILE<br />
DA SETTEMBRE REALTÀ .................... 10<br />
INTERVISTE<br />
Silvio Delbello. nuovo presidente<br />
dell’Università Popolare di Trieste, delinea<br />
le direttrici d’attività<br />
SOLO CON LA CULTURA<br />
PRESERVEREMO L’IDENTITÀ ..... 12<br />
di Mario Simonovich<br />
SOCIETÀ<br />
Rifl essioni indotte dai tepori di una primavera<br />
che torna mentre il mondo va allo sbando<br />
LA NATURA SI RINNOVA<br />
QUANDO LO FARÀ L’UOMO? ...... 16<br />
di Marino Vocci<br />
TEATRO<br />
Neva Rošić, la grande attrice fi umana alla<br />
sua seconda regia con il Dramma Italiano<br />
SOCIETÀ INCOLTA<br />
L’ARTE PAGA IL FIO ....................... 18<br />
di Bruno Bontempo<br />
CINEMA E DINTORNI<br />
”Il giardino di limoni” dell’israeliano<br />
Eran Riklis, drammatica espressione di<br />
quanto avviene in quella terra<br />
LA VEDOVA PALESTINESE:<br />
”DEGLI ALBERI DECIDO IO” ....... 22<br />
di Gianfranco Sodomaco<br />
ARTE<br />
Giorgio Celiberti, poliedrico artista udinese,<br />
esporrà nei mesi a venire in Croazia<br />
e in Germania<br />
QUELLE MANI E QUEI VERSI<br />
DEI BAMBINI DI TEREZIN ............ 24<br />
di Erna Toncinich<br />
ITALIANI NEL MONDO<br />
Lettera aperta di Salvatore Viglia<br />
ESTENDERE IL VOTO<br />
PER CORRISPONDENZA ............... 26<br />
a cura di Ardea Velikonja<br />
MADE IN ITALY<br />
Oltre 150 partecipanti alla conferenza<br />
UN PROGETTO PER L’EUROPA<br />
SUDORIENTALE .............................. 27<br />
a cura di Ardea Velikonja<br />
REPORTAGE<br />
A una ventina di chilometri da Lubiana,<br />
è il più antico arboreto della Slovenia<br />
LA PRIMAVERA SCOPPIA<br />
A VOLČJI POTOK ............................ 28<br />
di Ardea Velikonja<br />
LETTURE ISTRIA NOBILISSIMA<br />
“TEMPO PENSATO”......................... 34<br />
di Gianna Mazzieri Sanković<br />
MUSICA<br />
A 250 anni dalla morte di Georg Friedrich<br />
Haendel, uno dei grandi geni di tutti i tempi<br />
IN INGHILTERRA SI ASCOLTA<br />
IN PIEDI L’ULTIMA PARTE<br />
DEL “MESSIAH” .............................. 40<br />
a cura di Bruno Bontempo<br />
SPORT<br />
Coppa del Mondo di sci tra defaillance,<br />
conferme e pronostici sovvertiti<br />
RAICH E MILLER<br />
LA CADUTA DEGLI DEI ................. 43<br />
MotoGp: alla vigilia del Mondiale, l’otto<br />
volte campione non si sente appagato<br />
È ANCORA ROSSI<br />
L’UOMO DA ABBATTERE ............. 44<br />
Idea rilanciata da “France Football”<br />
RISPUNTA LA VECCHIA SUPERLEGA .. 46<br />
Dopo Piola, Meazza e Baggio, quarto italiano<br />
con un saldo di 300 o più reti<br />
INZAGHI, UNA VITA<br />
DI GOL SUL FILO ............................ 47<br />
a cura di Bruno Bontempo<br />
ANIMALIA<br />
LA VELOCISSIMA ANTILOPE<br />
SIMBOLO DEL GIUSTO AGIRE .... 48<br />
di Daniela Mosena<br />
MULTIMEDIA<br />
La storia della rete delle reti che ha ormai<br />
quasi cinquant’anni di vita (2)<br />
NAVIGARE NECESSE EST˝<br />
ANCHE SU INTERNET ................... 50<br />
di Igor Kramarsich<br />
RUBRICHE ...................................... 52<br />
a cura di Nerea Bulva<br />
IN COPERTINA: Elvia Nacinovich ed Elena Brumini del DI in una scena<br />
di “Amy’s View/Differenti opinioni” (foto di Dražen Sokčević)
Agenda<br />
Convegno internazionale ospitato alla CI di Umago<br />
I molteplici aspetti dell’istrianità<br />
Si è svolto alla fi ne di marzo presso<br />
la Comunità degli italiani “Fulvio<br />
Tomizza” di Umago l’11.esimo<br />
convegno internazionale promosso<br />
dall’Accademia istriana per le scienze<br />
e la cultura “Histrianitas XXI”<br />
che ha visto la partecipazione di illustri<br />
intellettuali, ricercatori, politologi<br />
e storici i quali hanno preso in esame<br />
il concetto di “istrianità”.<br />
Tra i partecipanti il politologo<br />
Emilio Cocco, Marcello Cherini, sociologo<br />
e docente all’Università di<br />
Trieste, lo scrittore Milan Rakovac, il<br />
Il libro di Erna Toncinich<br />
Il moretto fi umano<br />
è entrato nella rosa dei<br />
24 più bei libri della Croazia.<br />
La monografi a in pratica<br />
è entrata in Concorso<br />
senza che la nostra Casa<br />
editrice ne sapesse nulla.<br />
Dei 92 volumi proposti in<br />
concorso i 24, tra cui “Il<br />
moretto fi umano”, sono<br />
stati infatti presentati alla<br />
mostra Book Art Interna-<br />
Mercoledì, 8 aprile 2009, a partire<br />
dalle ore 10,00, si terrà la<br />
Giornata delle porte aperte dell’Università<br />
degli Studi di Trieste, presso<br />
la sede centrale dell’Università (P.le<br />
Europa 1, Trieste). L’evento è rivolto<br />
agli alunni delle Scuole Medie Superiori<br />
della Comunità Nazionale Italiana<br />
della Croazia e della Slovenia<br />
che permetterà loro di toccare con<br />
mano la vita universitaria, visitando<br />
laboratori di ricerca, aule specializzate,<br />
biblioteche e altre strutture universitarie.<br />
Offrirà anche l’opportuni-<br />
culturologo Ernie Gigante Dešković,<br />
ed altri ancora.<br />
Franco Juri nel suo intervento ha<br />
rilevato che l’Istria ha fatto della propria<br />
multiculturalità il cavallo di battaglia<br />
del proprio regionalismo, che<br />
è un regionalismo integrativo e non<br />
esclusivo. Per Fulvio Šuran il rischio<br />
di un affi evolimento del sentimento<br />
di appartenenza all’identità istriana<br />
esiste, soprattutto tra i giovani ed<br />
è per questo che ha invitato il corpo<br />
docente della CNI a sviluppare la<br />
multiculturalità e il senso d’apparte-<br />
tional che si è svolta in<br />
seno alle Fiere del Libro<br />
di Francoforte e di Lipsia.<br />
“Al giorno d’oggi non è<br />
facile uscire e confrontarsi<br />
sul mercato nazionale e<br />
tanto meno all’estero”, ha<br />
detto Liliana Venucci Stefan,<br />
responsabile del Settore<br />
editoriale dell’EDIT,<br />
rammaricandosi di aver<br />
saputo la notizia per caso<br />
e che nessuno ha avvisa-<br />
tà di incontrare studenti universitari<br />
della Comunità Nazionale Italiana<br />
per farsi raccontare direttamente da<br />
loro esperienze e curiosità.<br />
L’”Open Day”, come viene<br />
usualmente chiamata questa giornata,<br />
ha lo scopo di informare gli<br />
alunni delle Scuole Superiori della<br />
Comunità Nazionale sulle innumerevoli<br />
possibilità dell’offerta formativa<br />
dall’Ateneo di Trieste. Il programma<br />
sarà articolato in tre parti:<br />
- dalle 10,00 alle 10,30 saluto del<br />
Magnifi co Rettore e delle Autorità,<br />
nenza anche attraverso il processo di<br />
insegnamento. Tra gli obiettivi dei<br />
promotori di questo appuntamento vi<br />
è quello di affermare l’istrianità quale<br />
“modus vivendi”, come una cultura<br />
che si sviluppa in uno spazio di incontri<br />
e contatti tra comunità etniche<br />
e lingue diverse. ●<br />
La monografi a quadrilingue pubblicata dall’EDIT premiata a Lipsia e Francoforte<br />
Al «Moretto fi umano» riconoscimento internazionale<br />
to la nostra Casa editrice<br />
dell’esito del Concorso.<br />
“Un riconoscimento fa<br />
sempre bene, è una conferma<br />
che il lavoro che<br />
stiamo svolgendo è fatto<br />
correttamente, che disponiamo<br />
di forze e di<br />
autori capaci”. Il libro rimarrà<br />
a far parte del Fondo<br />
del Museo del libro e<br />
dell’editoria della Germania.<br />
●<br />
Rivolto agli alunni delle scuole medie della CNI di Croazia e Slovenia<br />
Open Day all’Università di Trieste<br />
- dalle 10,30 alle 12,55 presentazione<br />
delle Facoltà dell’Università<br />
degli Studi di Trieste,<br />
- alle 14,00 incontro con il Presidente<br />
dell’ERDISU regionale per<br />
informazioni sulle possibilità di alloggio<br />
alla Casa dello studente, possibilità<br />
di borse studio regionali, diritti<br />
dello studente, ecc., a seguire<br />
visita del Centro del Sincrotone. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 5
Silvio Berlusconi è stato eletto<br />
presidente del PDL per acclamazione.<br />
Al congresso, ospitato presso<br />
la Fiera di Roma l’ultimo fi nesettimana<br />
di marzo, hanno partecipato 7<br />
mila persone di cui circa 6 mila erano<br />
i delegati.<br />
Non appena eletto Berlusconi ha<br />
annunciato che si batterà, con o senza<br />
il consenso dell’opposizione, per<br />
ammodernare la Costituzione, dando<br />
al premier (quindi, a se stesso) “poteri<br />
veri” e non “fi nti”, come quelli<br />
che attualmente ha.<br />
“Se sulle riforme ci sarà un atteggiamento<br />
di confronto, di concorso<br />
delle opposizioni - ha rilevato Berlusconi<br />
- sarò il primo a rallegrarmene<br />
e a darne atto ai leader della minoranza.<br />
Ma nel frattempo la nostra<br />
maggioranza e il Popolo della Libertà<br />
non possono sottrarsi al dovere di<br />
fare la loro parte, sciogliere questo<br />
nodo, nelle forme costituzionalmente<br />
previste, e offrire agli italiani la<br />
soluzione per un governo che governi<br />
e un Parlamento che controlli’’.<br />
Il Cavaliere ha poi ricordato che<br />
la sua maggioranza sta portando in<br />
porto il federalismo fi scale e che ora<br />
occorre mettere mano ai regolamenti<br />
parlamentari. Per il resto, per la riforma<br />
della seconda parte della Costituzione,<br />
è compito del Parlamento.<br />
”Il nostro federalismo è una vera<br />
riforma di sistema che distribuisce<br />
le risorse e le imposte sul territorio<br />
sottoponendole alla sovranità<br />
dei cittadini, che non dimentica mai<br />
la solidarietà verso le aree disagiate<br />
mettendo fi ne all’era degli spre-<br />
6 <strong>Panorama</strong><br />
Attualità<br />
Ricuciti i rapporti tra Croazia e Serbia, la cooperazione con Belgrado<br />
Il diffi cile cammino di Zagabria ver<br />
a cura di Diana Pirjavec Rameša prese che “non è giusto scommettere<br />
Dopo che le porte dell’Unione<br />
europea sono state quasi<br />
chiuse a Zagabria a causa del<br />
blocco sui negoziati di adesione imposto<br />
dalla Slovenia, il premier cro-<br />
ato Ivo Sanader ha cambiato interlocutore<br />
spostando la sua attenzione da<br />
Bruxelles a Belgrado. Il 20 marzo, in<br />
occasione della sua visita in Serbia,<br />
Sanader ha infatti affermato a più ri-<br />
Berlusconi presidente del PDL per acclamazione<br />
Cambiare l’Italia e la Costituzione<br />
Il presidente del Consiglio, Silvio<br />
Berlusconi, al termine del suo intervento<br />
al congresso del PDL<br />
chi. Quando sarà a regime ci porterà<br />
ad una riduzione delle spese inutili<br />
e quindi delle tasse”, ha detto Berlusconi.<br />
Il presidente del Consiglio ha<br />
quindi aggiunto che “il Paese ha bisogno<br />
di governabilità. I poteri che<br />
la Costituzione gli assegna sono<br />
quasi inesistenti. Ma non spetta al<br />
governo e tanto meno al presidente<br />
del Consiglio riformare i poteri del<br />
capo del governo, questa è materia<br />
tipica del Parlamento”. Il leader del<br />
Pdl ha quindi aggiunto che “non è<br />
più rinviabile la riforma dei regolamenti<br />
parlamentari che sono rimasti<br />
immutati dalla <strong>Prima</strong> Repubblica,<br />
la riforma restituirà al Parlamento il<br />
suo pieno ruolo legislativo e la sua<br />
piena credibilità”. Berlusconi non<br />
ha citato il referendum sulla riforma<br />
elettorale sul quale Gianfranco Fini<br />
aveva chiesto una presa di posizione<br />
del partito, tantomeno ha citato la<br />
data della sua tenuta, indicata ieri da<br />
Fini nel 7 giugno in concomitanza<br />
con il voto delle europee.●<br />
sulla data dell’entrata in Europa della<br />
Croazia, né che questo accesso si<br />
possa pagare con un prezzo politico,<br />
o tanto meno con concessioni territoriali”.<br />
Si riferiva, ovviamente, al contenzioso<br />
con la Slovenia riguardo al<br />
confi ne, di terra e di mare, per cui Lubiana<br />
ha bloccato l’apertura di undici<br />
capitoli dei negoziati di adesione della<br />
Croazia.<br />
Le probabilità di concludere la negoziazione<br />
entro la fi ne di quest’anno<br />
e che la Slovenia, nei prossimi giorni,<br />
sblocchi questi undici capitoli, sono<br />
ormai teoriche: ciò signifi ca che l’entrata<br />
nell’Unione della Croazia, prevista<br />
per il 2011, non è più sicura.<br />
Sanader infatti non pronuncia più la<br />
metafora che fi no a poco tempo fa ripeteva<br />
in continuazione per cui il suo<br />
governo “aveva messo la quinta marcia”<br />
per raggiungere Bruxelles. Gli<br />
analisti sostengono che si è passati<br />
improvvisamente dalla “quinta alla<br />
retromarcia” - come rileva il giornalista<br />
Drago Hedl per ‘Osservatorio sui<br />
Balcani’.<br />
Negli ultimi tempi i rapporti con<br />
la Serbia sono stati particolarmente<br />
freddi, quasi congelati: a peggiorare<br />
la situazione hanno contribuito il riconoscimento<br />
croato del Kosovo (per<br />
cui Belgrado ha ritirato il suo ambasciatore<br />
da Zagabria per sei mesi lo<br />
scorso anno) e l’accusa di genocidio<br />
mossa dalla Croazia contro la Serbia<br />
di fronte alla Corte Internazionale di<br />
Giustizia. Questi due problemi hanno<br />
portato i gelidi rapporti ad un punto<br />
di odio. Il ministro degli Esteri serbo<br />
Vuk Jeremić ha affermato che anche<br />
Belgrado accuserà Zagabria di genocidio<br />
per l’operazione militare “Oluja”<br />
del ‘95, quando l’esercito croato<br />
ha liberato i territori occupati costringendo<br />
molti serbi a lasciare la Croazia.<br />
Per “Oluja” in questo momento<br />
si sta svolgendo all’Aja il processo a<br />
tre generali croati, tra cui Ante Gotovina.<br />
È in questo clima che il premier<br />
Sanader si è rivolto a Belgrado. “Non<br />
possiamo dimenticare quanto è successo<br />
in passato, ma dobbiamo anda-
Attualità<br />
passa ora attraverso il comparto energetico, il commercio ed il turismo<br />
so Bruxelles<br />
re avanti”, ha detto, individuando nel<br />
campo dell’energia uno degli ambiti<br />
in cui collaborare è necessario. I due<br />
premier, croato e serbo, hanno anche<br />
concordato sulla necessità di compiere<br />
ulteriori sforzi per il rientro dei<br />
profughi dei due Paesi. Il primo ministro<br />
croato si è impegnato poi a sostenere<br />
“gli sforzi della Serbia per entrare<br />
nell’Unione europea”.<br />
Nella sua visita di un giorno Sanader<br />
ha poi incontrato i rappresentanti<br />
della minoranza croata in Serbia,<br />
il presidente del Parlamento serbo,<br />
Slavica Djukić-Dejanović, ed il<br />
presidente serbo Boris Tadić. La sua<br />
visita è stata accolta a Belgrado anche<br />
da qualche protesta, come quella<br />
degli ultranazionalisti del Partito radicale<br />
serbo. È la terza visita di Sanader<br />
in Serbia dopo il 2004 e il 2006,<br />
la prima dopo la decisione di Zagabria<br />
di approvare l’indipendenza del<br />
Kosovo.<br />
Sanader è arrivato a Belgrado con<br />
due forti messaggi e un regalo da un<br />
milione di euro ribadendo che “Serbia<br />
e Croazia, nella regione, dovrebbero<br />
giocare lo stesso ruolo che hanno<br />
avuto in Europa, Germania e Francia<br />
dopo la Seconda guerra mondia-<br />
La presidenza ceca di turno dell’Unione europea ha<br />
posticipato di un mese la conferenza intergovernativa<br />
sul proseguimento dell’adesione della Croazia<br />
all’Ue, che era in programma alla fi ne di marzo, a causa<br />
del veto della Slovenia posto per il contenzioso sul<br />
confi ne marittimo. In un comunicato della presidenza<br />
citato dai media croati si esprime la speranza che<br />
le ragioni del blocco possano essere superate sino al<br />
24 aprile, per quando è stata convocata la conferenza.<br />
A fi ne dicembre Lubiana ha posto il veto sull’apertura<br />
o la chiusura di undici capitoli negoziali, un terzo<br />
del pacchetto comunitario parte delle trattative di<br />
adesione, perché sostiene che nei documenti presentati<br />
da Zagabria viene pregiudicato il confi ne nel Golfo<br />
di Pirano, nel nord Adriatico. Da allora i due Paesi<br />
con l’aiuto di Bruxelles stanno cercando di trovare una<br />
Stretta di mano tra il premier croato Ivo Sanader e il serbo Mirko Cvetković<br />
le”. Poi ha promesso alla Serbia che<br />
la Croazia, nel suo cammino verso<br />
l’Unione, non creerà problemi a Belgrado<br />
così come, invece, ha fatto Lubiana<br />
nei confronti di Zagabria. Infi<br />
ne ha regalato ai padroni di casa la<br />
traduzione dei documenti - costata un<br />
milione di euro - che serviranno alla<br />
Serbia per avviare i negoziati di adesione<br />
all’UE.<br />
A Belgrado, Sanader è stato accolto<br />
con la stessa volontà manifesta di<br />
scongelare i rapporti. Il premier serbo<br />
Mirko Cvetković e il presidente Boris<br />
Slitta al 24 aprile la conferenza intergovernativa<br />
Tadić hanno dichiarato che “idee come<br />
quella di una Serbia estesa fi no alle città<br />
croate di Karlovac e Karlobag (sostenuta<br />
durante la guerra del ‘91 da Vojislav<br />
Šešelj e altri politici serbi) appartengano<br />
ormai al passato”. Inoltre, a<br />
Sanader ha fatto piacere ascoltare le parole<br />
che Tadić ha rivolto ai serbi in Croazia:<br />
“essi hanno il loro paese, la Croazia,<br />
in cui devono realizzare i loro diritti<br />
di cittadini”.<br />
Temi più caldi, come il riconoscimento<br />
croato del Kosovo avvenuto<br />
lo scorso anno o l’accusa di genoci-<br />
Adesione all’UE, il 2011 diventa una chimera?<br />
via d’uscita, forse con una mediazione dell’ex presidente<br />
della Finlandia, Marti Ahtisaari, ma per ora non<br />
è stato raggiunto un accordo soddisfacente per le due<br />
parti neanche sulle modalità della possibile mediazione.<br />
Zagabria insiste sulla tesi che si tratta di una questione<br />
bilaterale che non può intralciare il cammino<br />
del Paese verso la piena adesione. Intanto per il veto<br />
sembra sempre meno realistica la prospettiva che la<br />
Croazia riesca a completare i negoziati entro la fi ne<br />
di quest’anno per entrare nell’Ue nel 2010 o 2011. In<br />
una nota del Ministero degli Esteri croato pervenuta<br />
all’Ansa si ribadisce “l’impegno della Croazia nelle<br />
riforme e nell’adattamento del sistema giuridico alle<br />
normative europee affi nché l’adesione possa giungere<br />
nei tempi previsiti”, nonostante il rallentamento degli<br />
ultimi mesi. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 7
8 <strong>Panorama</strong><br />
Attualità<br />
dio, non hanno dominato l’incontro.<br />
Sembra sia prevalsa la tattica di partire<br />
dalle questioni più semplici per<br />
passare a quelle più complicate e che,<br />
in una fase di recessione che sta colpendo<br />
seriamente entrambi i paesi,<br />
sia meglio dare la priorità ai rapporti<br />
economici. Questi di regola aggiustano<br />
anche quelli politici. Sanader ha<br />
offerto a Belgrado una collaborazione<br />
sul piano energetico. Ha citato anche<br />
la necessità di trovare un’intesa<br />
sui gasdotti, affi nché i due paesi non<br />
debbano più dipendere dalle dispute<br />
tra Russia e Ucraina.<br />
I mezzi di comunicazione croati<br />
hanno pubblicato articoli secondo cui<br />
i serbi, un tempo turisti numerosi sulle<br />
coste adriatiche, potrebbero salvare<br />
la prossima stagione estiva in Croazia,<br />
dato che dall’occidente non arrivano<br />
buone notizie riguardo alle prenotazioni.<br />
L’argomento è stato colto<br />
al volo dai mass media serbi che hanno<br />
precisato: “gli alberghi in Croazia<br />
sono troppo cari per le modeste possibilità<br />
dei turisti serbi...”.<br />
In calce all’incontro il Direttore<br />
dell’Uffi cio del Governo della Serbia<br />
per l’integrazione europea, Milica<br />
Delević, ed il Segretario di Stato<br />
per gli affari politici del Ministero<br />
degli Affari Esteri e l’integrazione<br />
croato, Bianca Matković, hanno fi rmato,<br />
a nome dei due stati, il protocollo<br />
sulla cooperazione nel processo<br />
di integrazione europea. Allo stesso<br />
tempo il Ministro della Pubblica<br />
Istruzione nel governo della Serbia,<br />
Žarko Obradović, e il suo omologo<br />
croato, Božo Biškupić, hanno fi rmato<br />
un memorandum di cooperazione nel<br />
campo della lingua e della letteratura.<br />
Dopo i colloqui, il governo serbo<br />
ha annunciato la fi rma del protocollo<br />
sulla cooperazione nel processo di<br />
integrazione europea, in base al quale<br />
la Croazia donerà alla Serbia diverse<br />
centinaia di documenti tradotti,<br />
necessari per avviare i negoziati per<br />
l’adesione all’Unione europea.<br />
Presto in visita a Belgrado dovrebbe<br />
recarsi anche il presidente<br />
del Parlamento croato, Luka Bebić,<br />
e in seguito anche il presidente della<br />
Repubblica, Stjepan Mesić, il quale,<br />
in prossimità della scadenza del<br />
suo mandato, farà la sua visita di<br />
commiato. Anche il presidente serbo<br />
Tadić quest’anno dovrebbe far visita<br />
a Zagabria: lo scongelamento dei<br />
Il Direttore dell’Uffi cio del Governo della Serbia per l’integrazione europea,<br />
Milica Delević (a destra), e il Segretario di Stato per gli affari politici<br />
del Ministero degli Affari Esteri e l’integrazione croato, Bianca Matković,<br />
hanno fi rmato, a nome dei due stati, il protocollo sulla cooperazione nel<br />
processo di integrazione europea<br />
rapporti tra Croazia e Serbia sembra<br />
quindi proseguire.<br />
Ovviamente Sanader sa bene di<br />
non poter compensare la sua debacle<br />
politica sull’entrata della Croazia<br />
nell’Unione, da sempre sua priorità<br />
in politica estera, con i venti caldi<br />
che spirano tra Zagabria e Belgrado,<br />
e che la retorica degli ultimi giorni riguardo<br />
all’UE non potrà essere usata<br />
ancora per molto. Gli analisti sostengono<br />
che il “no” di Sanader a Bruxel-<br />
Abolite quelle semestrali, disponibili quelle settimanali.<br />
Slovenia, vignette a scaden<br />
Dal primo luglio la Slovenia introdurrà<br />
vignette a scadenza più<br />
breve. Lo ha dichiarato il ministro del<br />
Traffi co, Patrick Vlačič, dopo la sessione<br />
ordinaria del governo annunciando<br />
che tra breve il Parlamento discuterà<br />
delle modifi che alla Legge sulle<br />
strade pubbliche, in particolare del<br />
cambiamento della norma che regolamenta<br />
il pagamento dei pedaggi. In<br />
tal modo, per Legge, verrà introdotta<br />
les a causa del blocco sloveno sia soltanto<br />
temporaneo e utilizzato per esigenze<br />
interne: la Croazia si appresta a<br />
recarsi alle urne per le elezioni locali<br />
e il premier, il cui partito non sta affrontando<br />
un buon momento, sta dimostrando<br />
la determinazione di una<br />
guida che si batte per il suo paese evitando<br />
i ricatti. Passate le elezioni, tuttavia,<br />
si rivolgerà nuovamente a Bruxelles,<br />
perché Zagabria non ha altre<br />
alternative. ●<br />
la vignetta valevole 7 giorni, al prezzo<br />
di 15 euro. Le vignette annue passeranno<br />
da 55 a 95 euro, mentre quelle<br />
semestrali, oggi di 35 euro, saranno<br />
abolite.<br />
Vlačič ha spiegato che introducendo<br />
vignette anche più “brevi” di quelle<br />
richieste, il governo ha optato per una<br />
soluzione economicamente valida. Infatti,<br />
sebbene i proventi incamerati saranno<br />
inferiori di 11 milioni di euro, la
Attualità<br />
Fallisce l’iniziativa del Partito del popolo sloveno di bloccare Zagabria<br />
NATO: via libera a Croazia e Albania<br />
Il governo sloveno, ha ribadito Pahor, ha fatto tutto il necessario per evitare che fossero posti a repentaglio la credibilità<br />
del Paese nel braccio di ferro confi nario con la Croazia e gli interessi globali di Lubiana, di Zagabria e della NATO<br />
scaduto il termine ultimo per<br />
È la raccolta delle fi rme sull’iniziativa<br />
referendaria in Slovenia<br />
per bloccare l’adesione della Croazia<br />
alla Nato a causa del contenzioso<br />
sul confi ne marittimo nel<br />
nord Adriatico, ma già da giorni<br />
era chiaro che il referendum<br />
non si sarebbe fatto e che la Croazia,<br />
assieme all’Albania avrebbe<br />
avuto la possibilità di partecipare<br />
a pieno titolo al prossimo summit<br />
della NATO il 3 aprile. Al termine<br />
dei 35 giorni previsti dalla<br />
legge per la raccolta delle 40.000<br />
Ma non tutti sono contenti<br />
za più breve<br />
Slovenia potrà accedere di nuovo ai fondi<br />
europei, bloccati a causa del contenzioso<br />
inerente alle vignette più “corte”. Risolvendo<br />
così la vertenza con la Commissione<br />
europea, la Slovenia potrà disporre di<br />
nuovo dei 40 milioni di euro per la costruzione<br />
dell’autostrada Slivnica-Draževci.<br />
Va rilevato che ultimanente correva voce<br />
che ulteriori 170 milioni erano stati bloccati,<br />
sempre a causa della mancanza di<br />
vignette a breve scadenza. ●<br />
fi rme (il 2 per cento dell’elettorato)<br />
il Partito del popolo sloveno,<br />
una quasi ignota organizzazione<br />
di destra, ha ammesso di avere<br />
a malapena due mila fi rme. Contro<br />
il referendum si erano espressi<br />
il presidente Danilo Turk e il<br />
premier Borut Pahor, tutti i partiti<br />
presenti in Parlamento e la stampa.<br />
In un momento, un mese fa,<br />
era però parso che grazie a un iniziale<br />
appoggio della destra politica<br />
parlamentare il Protocollo di<br />
ratifi ca dell’adesione della Croazia<br />
alla Nato sarebbe stato sot-<br />
toposto al vaglio dei cittadini, rimandando<br />
così di mesi l’ingresso<br />
della Croazia.<br />
Invece, dopo il fallimento<br />
dell’iniziativa, il premier Borut<br />
Pahor ha annunciato che la Slovenia<br />
invierà quanto prima a Washington<br />
lo strumento di ratifi ca<br />
del protocollo in modo da permettere<br />
all’omologo croato Ivo<br />
Sanader di partecipare ad aprile<br />
al summit dell’Alleanza atlantica<br />
a Colonia e Strasburgo. “Il governo<br />
sloveno, ha ribadito Pahor, ha<br />
fatto tutto il necessario per evitare<br />
che fossero posti a repentaglio<br />
la credibilità del Paese nel braccio<br />
di ferro confi nario con la Croazia<br />
e gli interessi globali di Lubiana,<br />
di Zagabria e della NATO.<br />
Pertanto è chiaro che la Croazia<br />
non mancherà all’appuntamento<br />
con il Patto atlantico e farà ad<br />
aprile il suo ingresso a pieno titolo<br />
nell’Alleanza”.<br />
Il Parlamento croato ha invece<br />
chiuso la procedura di ratifi ca votando<br />
con un solo voto contrario<br />
l’ingresso del Paese all’Patto Atlantico.<br />
Persiste però il veto della<br />
Slovenia sul proseguimento dei<br />
negoziati di adesione della Croazia<br />
all’Ue a causa del contenzioso<br />
frontaliero.●<br />
<strong>Panorama</strong> 9
10 <strong>Panorama</strong><br />
Etnia<br />
Un’attesa lunga sessantacinque anni, ma presto Zara avrà l’asilo italiano gr<br />
Il progetto prima irraggiungibile, da set<br />
Un’attesa lunga sessantacinque<br />
anni. Ma la Comunità italiana<br />
di Zara ce l’ha fatta a realizzare<br />
un progetto che fi no a qualche<br />
anno fa poteva sembrare irraggiungibile.<br />
Nascerà in autunno la prima<br />
sezione in lingua italiana presso uno<br />
dei due asili pubblici croati operanti<br />
a Zara. E sarà uno di essi a richiedere<br />
al Ministero della Scienza, dell’Istruzione<br />
e dello Sport della Repubblica<br />
di Croazia la verifi ca del Programma<br />
d’insegnamento per la costituenda<br />
Sezione italiana. L’intenzione è quella<br />
di renderla operante già con l’inizio<br />
del prossimo Anno Scolastico 2009-<br />
2010.<br />
L’apertura non comporterà la modifi<br />
ca del relativo Statuto dell’Istituto<br />
che andrà ad ospitarla, ma sarà suffi<br />
ciente l’approvazione ministeriale<br />
del Programma d’insegnamento, che<br />
potrà pertanto svolgersi con gli stessi<br />
criteri e standard previsti per tutti gli<br />
altri Asili italiani, o Sezioni italiane,<br />
già operanti in Istria e a Fiume.<br />
L’accordo è stato siglato l’11 marzo<br />
a Zagabria presso il Ministero<br />
della Scienza, dell’Istruzione e dello<br />
Sport della Repubblica di Croazia<br />
dove si è tenuta una riunione incentrata<br />
sull’individuazione delle procedure<br />
per l’apertura dell’Asilo italiano<br />
a Zara. Alla riunione hanno preso<br />
parte in rappresentanza dell’Unione<br />
Italiana l’On. Furio Radin, deputato<br />
della CNI al Sabor croato e Presidente<br />
dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul,<br />
Presidente della Giunta Esecutiva<br />
dell’Unione Italiana, ed Orietta<br />
Marot, Direttrice dei Servizi Amministrativi<br />
di Unione Italiana; in rappresentanza<br />
del Ministero della Scienza,<br />
dell’Istruzione e dello Sport croato,<br />
c’erano Dijana Vica, Segretario<br />
di Stato, Jasenka Denović, Direttrice<br />
del Direttorato per gli Asili e le Scuole,<br />
e Marija Ivanković, responsabile<br />
per l’Istruzione; il Prof. Radovan Dunatov,<br />
in rappresentanza della Città di<br />
Zara nonché Assessore alla Cultura e<br />
all’Istruzione prescolare.<br />
Nel corso dell’incontro sono state<br />
assunte alcune importanti e determinanti<br />
decisioni per quanto concerne<br />
Zara da settembre dovrebbe avere un asilo italiano<br />
l’apertura dell’Asilo italiano di Zara.<br />
Si è deciso che la strada più rapida è<br />
quella di aprire una Sezione in lingua<br />
italiana presso uno dei due asili croati<br />
pubblici, “Sunce” e “Radost”, operanti<br />
a Zara. Sarà pertanto uno di essi<br />
a richiedere al Ministero della Scienza,<br />
dell’Istruzione e dello Sport della<br />
Repubblica di Croazia la verifi ca del<br />
Programma d’insegnamento per la<br />
costituenda Sezione italiana, con l’intenzione<br />
di renderla operante già con<br />
l’inizio del prossimo Anno Scolastico<br />
2009/2010.<br />
Durante la riunione inoltre è stato<br />
chiarito che l’apertura della Sezione<br />
italiana presso uno dei due esistenti<br />
asili croati di Zara non comporterà la<br />
modifi ca del relativo Statuto dell’Istituto<br />
che andrà ad ospitarla, ma che<br />
sarà suffi ciente, appunto, l’approvazione<br />
ministeriale del Programma<br />
d’insegnamento che potrà pertanto<br />
svolgersi con gli stessi criteri e standard<br />
previsti per tutti gli altri Asili italiani,<br />
o Sezioni italiane, già operanti<br />
in Istria e a Fiume.<br />
La Sezione italiana potrà essere costituita<br />
anche con 5 bambini, di un’età<br />
compresa tra i 3 e i 6 anni, mentre il<br />
numero ideale è di 15-20 bambini.<br />
Il Programma d’insegnamento sarà<br />
completo, ossia pari a 10 ore al giorno.<br />
La Città di Zara, inoltre, individuerà<br />
gli spazi in cui allocare la costituenda<br />
Sezione italiana che sarà attrezzata<br />
dalla Città stessa, mentre l’Unione
azie all’impegno dell’UI<br />
tembre realtà<br />
Italiana provvederà a fornire i necessari<br />
mezzi didattici in lingua italiana.<br />
La Città di Zara, d’intesa con<br />
l’Asilo croato, provvederà all’assunzione<br />
di due educatrici abilitate<br />
all’insegnamento (quindi in possesso<br />
del titolo di studio necessario) e appartenenti<br />
alla Comunità Nazionale<br />
Italiana o in possesso di una perfetta<br />
conoscenza della lingua italiana.<br />
Nel corso della riunione è stato<br />
pure concordato che l’Unione Italiana<br />
procederà a proporre il necessario<br />
adeguamento alle nuove scelte della<br />
Lettera d’Intenti sottoscritta con la<br />
Città di Zara il 10 febbraio 2006, nella<br />
quale invece si prevedeva una cofondazione<br />
tra l’Unione Italiana e la<br />
Città di un Asilo italiano autonomo.<br />
Questa possibilità non è stata abbandonata<br />
e potrà essere eventualmente<br />
perseguita in futuro anche in considerazione<br />
del numero degli iscritti<br />
e dell’attività didattica svolta. È stato<br />
riconfermato, altresì, l’impegno e<br />
la disponibilità dell’Unione Italiana<br />
a contribuire fi nanziariamente all’acquisto<br />
e/o al restauro e all’allestimento<br />
di una sede defi nitiva per la costi-<br />
tuenda Sezione italiana dell’Asilo a<br />
Zara.<br />
Per il Presidente della Giunta Esecutiva<br />
dell’Unione Italiana in Dalmazia<br />
e Slovenia, Maurizio Tremul,<br />
l’accordo è giunto dopo molti anni<br />
di attese e duro lavoro. È stato ribadito<br />
pure che il tutto è avvenuto con<br />
una “benedizione governativa, a rigor<br />
di legge neppure necessaria”, come<br />
ha dichiarato Tremul. “Ma considerando<br />
i precedenti di vischiosità amministrativa<br />
e burocratica, possiamo<br />
dirci soddisfatti. Il Governo ha dato<br />
l’ok all’asilo ed ora si può procedere.<br />
Il tentativo inizialmente - ha preicisato<br />
Tremul - era stato quello di creare<br />
un vero e proprio asilo autonomo,<br />
con una o due sezioni in lingua italiana,<br />
ma a causa di norme procedurali<br />
complicate abbiamo optato per una<br />
sezione di lingua inserita in un asilo<br />
croato già esistente”.<br />
L’Onorevole Aldo Di Biagio, eletto<br />
nella circoscrizione Europa nelle<br />
liste del Pdl, ha parlato di una vera<br />
e propria “epoca di cambiamento”.<br />
“Oggi c’è sicuramente più dialogo -<br />
ha dichiarato - e questa ‘apertura’ è il<br />
segno tangibile di una volontà di mutamento<br />
e di rispetto per le minoranze.<br />
La città di Zara ha vissuto per anni<br />
momenti particolarmente diffi cili ed<br />
il fatto che per le giovani generazioni<br />
di italiani ci sia una possibilità di ‘riscatto’<br />
mi rende felice. Va notato, tra<br />
l’altro, quanto sia fondamentale ristabilire<br />
la discussione con la cittadinan-<br />
Etnia<br />
za veneta, della quale Zara ha sempre<br />
subito l’infl uenza. Inoltre, l’Italia<br />
oggi non può fare a meno di una partnership<br />
che la conduca all’Est Europa,<br />
luogo di multiculturalismo per<br />
troppi anni trascurato. Oggi, invece,<br />
esiste da parte dei due Governi - ha<br />
concluso - una reciprocità di sforzi<br />
comuni per sostenere l’integrazione<br />
della Croazia”.<br />
Fu nel corso della seconda guerra<br />
mondiale che la città fu gravemente<br />
colpita dai bombardamenti aerei e<br />
la grande maggioranza della popolazione<br />
superstite fu costretta ad abbandonare<br />
la città. Nell’ottobre del 1944<br />
la città fu occupata dai partigiani di<br />
Tito, e in seguito al trattato di pace del<br />
1947 fu uffi cialmente annessa alla Jugoslavia.<br />
Zara divenne “Zadar” e dal<br />
1991, dissoltasi la repubblica jugoslava,<br />
fa parte della Croazia. Oggi, grazie<br />
a quest’accordo, la città ha la possibilità<br />
di avvicinarsi in maniera più<br />
evidente alla cultura e alle radici italiane.<br />
Quelle che passano dallo studio<br />
della lingua. Occasione per sentirsi<br />
più italiana, e di essere riconosciuta<br />
come tale.<br />
A giocare un ruolo fondamentale<br />
in questo appena avviato processo di<br />
riconciliazione e vicinanza, il desiderio<br />
della Repubblica Croata di entrare<br />
a far parte dell’Unione Europea. Un<br />
po’ come se il futuro di comunanza<br />
potesse azzerare anni e anni di “forzato<br />
e ingiusto isolamento”.<br />
(News ITALIA PRESS)<br />
<strong>Panorama</strong> 11
12 <strong>Panorama</strong><br />
Interviste<br />
Silvio Delbello, nuovo presidente dell’Università Popolare di Trieste, delinea<br />
Solo con la cultura preserveremo<br />
testo e foto di Mario Simonovich<br />
<strong>Prima</strong> viene la cultura, tutto il resto<br />
dopo. Questa la falsariga su<br />
cui si è mosso Silvio Delbello<br />
nel candidarsi al Consiglio d’amministrazione<br />
dell’Università Popolare<br />
di Trieste. Una candidatura sfociata il<br />
4 marzo scorso nella nomina a presidente<br />
dell’Ente. Un discorso che, fatte<br />
salve le valenze generali, assume un<br />
signifi cato d’interesse specifi co per<br />
la comunità minoritaria alla luce del<br />
particolare rapporto intercorrente fra<br />
l’UPT e l’Unione Italiana.<br />
Delbello conferma e spiega: “Solo<br />
con la cultura potremo preservare la<br />
vostra identità di italiani che vivono<br />
in un mondo del tutto diverso rispetto<br />
alle vostre origini e cultura. In questo<br />
senso mi sto muovendo quale pre-<br />
sidente, tanto che abbiamo messo al<br />
primo punto dell’odg una maggior attenzione<br />
alla cultura, per trasmettere<br />
soprattutto ai giovani una salda coscienza<br />
delle nostre origini. Mi riferisco<br />
qui in primo luogo alla scuola e<br />
all’attività culturale dell’Unione Italiana<br />
e di tutte le CI, nessuna esclusa.<br />
Non possiamo trovare altri campi<br />
che ci aiutino a tutelare meglio questa<br />
vostra identità alla quale ci tengo io<br />
come l’UPT, il governo italiano e la<br />
comunità degli esuli in genere. In tale<br />
prospettiva proporremo di modifi care<br />
l’articolo del nostro Statuto, ora troppo<br />
generico, che prevede una Commissione<br />
culturale. Vogliamo renderlo<br />
più specifi co e operativo affi nché tutta<br />
la parte riguardante la cultura abbia<br />
Quel diaframma d’incomprensione<br />
che ha limitato tante iniziative utili<br />
Figura di spicco del mondo degli esuli, Silvio Delbello ha ricoperto fra<br />
l’altro le cariche di presidente dell’Unione degli Istriani e vicepresidente<br />
della Federazione dell’associazione degli esuli istriani, fi umani e<br />
dalmati ed ha retto la presidenza dell’IRCI, Istituto Regionale per la Cultura<br />
istriano-fi umano-dalmata. Ha visitato le comunità di esuli in America<br />
e in Australia, ed è promotore, fra l’altro, della creazione di alcune<br />
di esse. In Istria ha frequentato diverse CI, il Centro di ricerche storiche,<br />
conosciuto i dirigenti dell’Unione Italiana apprezzandone l’operosità e<br />
l’inventiva nella soluzione di problemi. Ci sono state anche iniziative comuni<br />
fra cui gli piace ricordare il pellegrinaggio a Pisino, il primo con la<br />
bandiera italiana, per onorare gli infoibati sepolti davanti all’ingresso del<br />
cimitero. Allo stesso modo a Parenzo sono state onorate le vittime della<br />
foiba di Vines e - in base ad un sofferto accordo con il comune - è stata<br />
scoperta una lapide. In sintesi, vent’anni che vive “immerso” nel mondo<br />
istriano, sia nelle sue espressioni triestine, sia attraverso continui rapporti<br />
con i rappresentanti dei rimasti. Meno stretti, aggiunge, i legami con<br />
il mondo dell’informazione: quale presidente dell’Unione degli Istriani<br />
aveva inviato comunicati che non avevano trovato spazio, forse perché<br />
ostici per l’ambiente istriano. In questi vent’anni abbondanti è cambiato<br />
il mondo “ed anche il nostro mondo”. Mutamenti anche negativi, ma<br />
soprattutto positivi, tesi a rimuovere quel “diaframma d’incomprensione”<br />
che ha limitato molte iniziative a vantaggio sia dei rimasti che degli<br />
esuli. “Evito volutamente il termine ‘andati’ che, devo dire, mi fa un po’<br />
arrabbiare. Secondo me ‘rimasti’ è un termine corretto, anche se forse si<br />
potrebbe trovarne un altro, ‘andati’ mi sembra troppo riduttivo alla luce<br />
della situazione reale in cui siamo stati coinvolti. Molto meglio parlare di<br />
‘esuli’, semmai di ‘esodati’”. ●<br />
una spinta molto forte, in modo che<br />
essa - se l’Unione Italiana, come sono<br />
sicuro, comprenderà la necessità -<br />
possa diventare il motore della nostra<br />
attività. Vi sono poi questioni di carattere<br />
burocratico e contingente che<br />
non possiamo ignorare. Stiamo vivendo,<br />
intendo a livello globale, momenti<br />
diffi cili, di cui dobbiamo prendere<br />
atto. Non per adeguarci passivamente,<br />
ma per trarne gli stimoli necessari<br />
ad operare ancora meglio. Per dire: se<br />
i mezzi fi nanziari hanno avuto tagli,<br />
non dobbiamo tirare i remi in barca,<br />
ma anzi sforzarci ancora di più, vogare<br />
con più forza per superare gli scogli<br />
e arrivare alla meta. Gli istriani sono<br />
abituati ad affrontare diffi coltà di ogni<br />
genere e non sarà un taglio dei fi nanziamenti,<br />
magari importante ma contingente,<br />
che potrà metterci al tappeto.<br />
Oltre ad occuparsi dell’importantissima<br />
attività di relazione con<br />
l’Unione, in atto ormai da 45 anni,<br />
l’Università Popolare - fondata nel<br />
1899 ed operativa dal 1900 - è intensamente<br />
presente a Trieste. Ricordando<br />
l’anniversario approfi tteremo delle<br />
nostre profonde radici culturali cittadine<br />
per ‘ritornare un po’ a galla’ perché,<br />
talvolta assorbiti dall’essenziale<br />
attività con i rimasti, abbiamo lasciato<br />
un po’ in ombra il grosso lavoro svolto<br />
a Trieste. Oggi abbiamo oltre 1500<br />
soci, certamente non pochi, mentre i<br />
nostri corsi di lingue sono frequentati<br />
da centinaia di persone. Vogliamo<br />
intensifi care anche questo campo e,<br />
come è nostro dovere, essere ampiamente<br />
presenti nell’attività culturale<br />
della città, date anche le nostre origini<br />
di ente che si proponeva e si propone<br />
quale ‘servizio’ al popolo, ossia<br />
ai ceti economicamente e socialmente<br />
meno sviluppati.<br />
Altra attività per noi oggi importante<br />
è la cura dei rapporti con i fi nanziatori.<br />
Infatti insieme all’UI gestiamo<br />
fi nanziamenti regionali, particolarmente<br />
consistenti, e quelli del governo.<br />
Per fortuna, tanto dei suoi cittadini<br />
che dei rimasti, la Regione Friuli-<br />
Venezia Giulia ha seguito sempre una<br />
politica d’avanguardia verso le mino
le direttrici d’attività<br />
l’identità<br />
ranze, sia sul territorio, sia nell’emigrazione,<br />
sia nell’area dell’ex Jugoslavia.<br />
Encomiabile, rilevo, l’aver<br />
inserito nel suo statuto il riferimento<br />
agli istriani come facenti parte della<br />
comunità regionale. Pertanto confi do<br />
che, insieme, individueremo la maniera<br />
per sfruttare meglio l’operatività<br />
dell’UPT per far pervenire a destinazione<br />
i messaggi che la Regione<br />
vuole inviare agli italiani in Slovenia,<br />
Croazia e ultimamente in Montenegro.<br />
Spero che l’UPT possa diventare<br />
il braccio operativo della Regione<br />
per quanto riguarda la politica nei<br />
confronti dei rimasti.<br />
Diverso e più complesso il riferimento<br />
al governo: Roma è ‘più distante’<br />
di Trieste. Di regola il ministro<br />
o il sottosegretario ascoltano sempre<br />
volentieri, però essendo le ‘strutture’<br />
quelle che poi si occupano della realizzazione,<br />
una volta i risultati soddisfano,<br />
un’altra molto meno.<br />
Venendo da un mondo privatistico,<br />
quando mi trovo di fronte a problemi<br />
di questo tipo rimango perplesso.<br />
D’altra parte so che anni fa l’UPT<br />
ha vissuto momenti poco simpatici<br />
proprio in seguito agli interventi<br />
di alcuni rimasti, o pseudorimasti,<br />
o quel che erano. L’ente, come tutti<br />
i dipendenti accusati di malversazioni<br />
o comunque di una condotta non<br />
corretta, ne sono usciti del tutto puliti.<br />
La conseguenza è stata non un’intensifi<br />
carsi dei controlli, che già sono<br />
effettuati da tre soggetti indipendenti,<br />
ma l’instaurazione di procedure<br />
burocratiche tanto complesse da impedire<br />
spesso di operare con tempestività.<br />
Non c’è dubbio che sia colpa<br />
dell’Italia che, datici i soldi, in seguito<br />
a motivi burocratici, non ci permette<br />
poi di spenderli presto. Qualche<br />
volta però è anche colpa nostra,<br />
dell’UI e dell’UPT, che - per inciso<br />
rilevo che non rinfaccio alcuna colpa,<br />
la mia è solo una constatazione - propone<br />
programmi che, per vari motivi,<br />
non vengono realizzati. In primo<br />
luogo va quindi semplifi cata la burocrazia<br />
nei rapporti dell’UI e dell’UPT<br />
nei confronti del Ministero degli Affari<br />
esteri. Poi, fra noi, dobbiamo ve-<br />
dere come rendere la nostra programmazione<br />
più accessibile e attuale”.<br />
Quali contenuti della collaborazione,<br />
in specifi co, andrebbero aumentati<br />
e quali magari ridotti?<br />
”Io sono un conservatore, convinto<br />
che ogni cambiamento costituisca<br />
uno sforzo, sicché non sono assolutamente<br />
venuto qui con l’idea di ribaltare<br />
tutto. Penso che ci sono attività<br />
che vanno bene come sono state previste<br />
e organizzate, ma forse bisogna<br />
individuare meglio gli obiettivi. Ad<br />
esempio le conferenze nelle CI vengono<br />
scelte sulla base di un elenco<br />
steso dall’UPT in accordo con l’UI.<br />
Ho visto l’elenco e direi che noi dovremmo<br />
cercare di capire meglio le<br />
aspettative delle CI e dare quel tipo<br />
di conferenze, in modo da attirare un<br />
maggior pubblico. Altra cosa, a mio<br />
avviso molto utile, è la creazione di<br />
biblioteche laddove non ci sono. In<br />
genere - e mi scuso se sono ripetitivo<br />
ma, essendo appena all’inizio dell’incarico,<br />
vorrei evitare ogni fraintendimento<br />
- dobbiamo cercare, assieme<br />
all’UI, di spingere le CI a promuovere<br />
le attività culturali che esse ritengono<br />
più utili, a scapito d’altro.<br />
Quando parlo di cultura, ripeto, mi<br />
riferisco essenzialmente allo scopo<br />
di mantenere e tramandare ai giovani<br />
l’uso e la conoscenza della lingua<br />
e della cultura italiana. Come UPT ci<br />
rendiamo ad esempio conto che, vivendo<br />
nell’ambiente croato o sloveno,<br />
molti nostri giovani usano piuttosto<br />
le lingue dell’ambiente in luogo<br />
dell’italiano anche quando sono in un<br />
ambiente in cui fra loro lo dovrebbero<br />
Interviste<br />
usare, come a scuola, quando fanno<br />
attività sociale o fi nanco nelle gite in<br />
Italia, che hanno anche la funzione di<br />
avvicinarli in misura ancora maggiore<br />
ai valori italiani, lingua compresa.<br />
Noi non ci opponiamo a che parlino il<br />
croato, ma almeno quando siamo fra<br />
noi, si dovrebbe usare l’italiano.<br />
Dobbiamo continuare a prestare<br />
grande attenzione agli asili e alle<br />
scuole e adoperarci in tal senso presso<br />
i comuni e i poteri locali e quindi<br />
- e questa è la grande scommessa<br />
della comunità italiana - far sì che,<br />
usciti dalle nostre scuole, i giovani<br />
non ‘spariscano’ ma passino in buona<br />
percentuale nelle Comunità, cosa che<br />
purtroppo non avviene. Non è colpa<br />
di nessuno: ovunque nel mondo l’associazionismo<br />
è in crisi. Abbiamo<br />
però il compito di cercare d’invertire<br />
la tendenza”.<br />
Rapporti con i comuni: come<br />
funzionano?<br />
”Giorni fa, parlando delle prossime<br />
elezioni, l’interlocutore mi faceva<br />
notare che essendo il numero di<br />
italiani inseriti nelle amministrazioni<br />
comunali e regionale piuttosto alto,<br />
sicuramente incidono sul suo operato.<br />
Ora, potrò sbagliare ma non ho<br />
la sensazione che incidano in maggior<br />
misura, che siano determinanti<br />
quanto potrebbero. Anche sotto questo<br />
aspetto l’UI potrebbe fungere da<br />
ottimo stimolo verso tali connazionali<br />
per far sentire la voce degli italiani<br />
dell’Istria. È un processo importante<br />
perché le CI avvertono in maniera<br />
molto diretta l’infl uenza dei comuni<br />
e delle organizzazioni che curano<br />
<strong>Panorama</strong> 13
14 <strong>Panorama</strong><br />
Interviste<br />
il territorio. Al di là delle posizioni<br />
politiche si dovrebbe fare in modo<br />
che non venga mai meno l’attenzione<br />
delle autorità locali nei confronti della<br />
comunità italiana. Anch’io ho sperimentato<br />
questo rapporto, in positivo<br />
e in negativo, quando, presidente<br />
dell’IRCI, ho affrontato questioni<br />
quali i cimiteri, le tombe, qualche<br />
monumento, ecc. A prima vista sembra<br />
che ci sia questa comunità d’intenti<br />
fra gli italiani rimasti e le amministrazioni<br />
locali. Molte volte mi<br />
sono invece accorto che c’è resistenza<br />
verso le aspettative della comunità<br />
italiana”.<br />
Può fare casi concreti?<br />
”Una citazione diretta sarebbe<br />
inopportuna per motivi facilmente<br />
comprensibili. Di solito, quando<br />
lei chiede una certa cosa, anziché risponderle<br />
con un sì o con un no l’autorità<br />
tira per le lunghe in un susseguirsi<br />
di ‘sì’, ‘ma’, ‘vedremo’. Si va<br />
avanti così anche per un anno, dopo<br />
di che, alfi ne, ti dicono no, o magari<br />
non ti dicono niente inducendoti a rinunciare,<br />
ossia ti fanno capitolare per<br />
stanchezza. Questo non può non dispiacere,<br />
perché uffi cialmente sembra<br />
che tutto funzioni, ma in pratica<br />
è diverso”.<br />
Tentando un confronto con il<br />
regime che vigeva in Jugoslavia,<br />
di quale entità è stato, a suo avviso,<br />
il cambiamento. Ossia, quanto è<br />
maggiore l’apertura?<br />
”A dire il vero, per me le cose sono<br />
peggiorate. Allo stesso modo, rapportandomi<br />
alle questioni che riguardano<br />
gli esuli, penso che se la Jugoslavia<br />
fosse rimasta in vita - dico Jugoslavia,<br />
non Tito - qualche risultato ci<br />
sarebbe stato, mentre con la Croazia<br />
e la Slovenia non siamo pervenuti ad<br />
alcuna soluzione. A quel tempo mi<br />
occupavo delle proprietà e tutto indicava<br />
che certe soluzioni, seppur parziali,<br />
erano raggiungibili, tanto che<br />
sono stato incoraggiato a proseguire.<br />
Oggi invece tali soluzioni non appaiono<br />
neppure proponibili, in quanto<br />
non degnate della minima considerazione.<br />
Si parla di democrazia, che<br />
una volta non c’era, però la democrazia<br />
vuol dire diritti e qui si ha l’impressione<br />
che ci sia chi ha maggiori<br />
diritti e chi meno”.<br />
Tornando al citato diaframma<br />
d’incomprensione, oggi risulta più<br />
sottile o più spesso?<br />
Silvio Delbello in visita al CRS di Rovigno nel 2000 con l’on. Carlo Giovanardi<br />
e Giovanni Radossi, presidente dell’ente<br />
”A livello istituzionale, uffi ciale,<br />
è immutato nel tempo. È invece<br />
caduto in riferimento alla base,<br />
alle persone, che mantengono rapporti<br />
più o meno intensi, tanto a livello<br />
personale che fra le comunità<br />
di esuli e rimasti. Per far capire<br />
meglio come funzionano questi<br />
rapporti vorrei far notare un fatto:<br />
se una comunità italiana dell’Istria<br />
istituisce rapporti con gli esuli, non<br />
sceglie Trieste o il Friuli-Venezia<br />
Giulia, ma Torino, Genova o altre<br />
parti, oppure con altre entità che<br />
sono al di fuori della citata regione.<br />
Vorrei che qualcuno mi spiegasse il<br />
perché. Fra Trieste e Friuli vi sono<br />
circa 100 mila esuli, numero molto<br />
alto, al cui interno è scontato tutto<br />
uno spettro di posizioni. Nel contempo<br />
è forse anche più comprensibile<br />
e giustifi cato che le posizioni<br />
di questi siano più problematiche<br />
rispetto a quelle di chi, magari in<br />
Canada o in Australia, sente sì una<br />
profonda nostalgia, ma non ‘la rabbia’<br />
che possiamo avvertire noi che<br />
pur essendo, per dire, a cinque-dieci<br />
minuti di macchina dalla nostra<br />
terra, in realtà è come ci trovassimo<br />
in Australia o in Canada, perché<br />
ci è preclusa. Secondo me, la motivazione<br />
è questa. Allo stesso modo<br />
è diffi cile sradicare le idee che ciascuno<br />
di noi nutre nei confronti<br />
dell’altro. Gli esuli hanno sui rimasti<br />
il giudizio emesso mezzo secolo<br />
fa, i rimasti mantengono i giudizi<br />
espressi nel momento in cui gli esuli<br />
sono partiti. Fino a che non supereremo<br />
questo modo di pensare, le<br />
cose non potranno cambiare”.<br />
Che cosa ne pensa del fatto che<br />
anche all’interno degli esuli c’è un<br />
approccio diversifi cato, ossia c’è<br />
chi ha optato per un avvicinamento<br />
maggiore e chi ha fatto passi più<br />
piccoli?<br />
”Questo è vero, ma va considerato<br />
che la sua impressione in merito<br />
può essere diversa dalla mia. L’accordo<br />
concretizzato dalle comunità degli<br />
esuli che sono state capaci di un avvicinamento<br />
diciamo maggiore si basa<br />
sulla cultura, non sui problemi reali.<br />
Ossia, viene sviluppata solo una parte<br />
di quelli che possono essere i nostri<br />
rapporti. I problemi e le diffi coltà<br />
dell’esule nel pensare alla propria terra,<br />
vengono un po’ accantonati”.<br />
<strong>Ultima</strong>mente in Istria si è tornati<br />
con più intensità, specie a livello<br />
di potere, a parlare di autonomia.<br />
Qual è la sua opinione?<br />
”In uno Stato moderno questo è<br />
l’unico modo per superare certi problemi.<br />
Anche in Italia, dove ci sono<br />
già le regioni, si cerca di rafforzare<br />
l’autonomia con il federalismo. Non<br />
sarà una ricetta infallibile, ma va tentata.<br />
È giusto che l’Istria, una delle<br />
regioni più forti della Croazia, chieda<br />
di potersi assumere le decisioni conseguenti.<br />
Se è ben prevista e organizzata,<br />
l’autonomia non può essere che<br />
positiva. Mi preoccupa però l’impressione<br />
che tutto l’insieme si stia un po’<br />
sfi lacciando. In Italia a certe cose ci<br />
siamo abituati ma, riferito all’Istria,<br />
un’entità relativamente piccola, il fenomeno<br />
mi preoccupa. Ho partecipato<br />
anche alla nascita della Dieta democratica<br />
istriana e in quel momento<br />
ho visto un insieme di fatti altamente<br />
positivi per la nostra terra. Adesso, mi<br />
sembra che la forza e lo slancio siano<br />
venuti meno, come provato dall’alto<br />
numero di fughe e di defezioni. A
questo punto non resta che sperare<br />
che si trovi qualcuno in grado di rimettere<br />
la barca sulla rotta giusta”.<br />
Quando va in Istria che cosa la<br />
rende più felice e che cosa le procura<br />
maggior fastidio?<br />
”Le dico subito ciò che suscita<br />
in me la commozione più sentita.<br />
La frase di un caro amico che, quando<br />
stiamo per montare in macchina<br />
per tornare a Trieste e, senza pensarci<br />
troppo, diciamo che ‘andiamo<br />
a casa’, ci riprende immediatamente:<br />
‘Ma cossa ti dixi de andar a casa!<br />
Adeso ti son a casa! Questa xe casa<br />
tua!’”<br />
Il fatto che il confi ne è stato tolto<br />
può alleviare la pena?<br />
”No, direi che ciò non ha alcun signifi<br />
cato. Si è detto e ripetuto che il<br />
confi ne unisce, che questo è il confi -<br />
ne più aperto, ma a mio giudizio sono<br />
tutte storielle. Lei non passava questo<br />
confi ne negli Anni Sessanta quando<br />
ci umiliavano facendoci togliere<br />
gli indumenti di dosso o ci facevano<br />
cose che uno non può ricordare senza<br />
provare un rinnovato senso di vergogna.<br />
Varcare il confi ne è stato sempre<br />
un trauma, ha creato sofferenza<br />
e umiliazione, quanto in noi che siamo<br />
andati via dall’Istria tanto nei rimasti<br />
le volte che, per un motivo o<br />
l’altro, venivano a Trieste. E proprio<br />
per ricordare che da lì siamo passati<br />
non soltanto noi ma tante altre persone,<br />
abbiamo progettato, con un gruppo<br />
di amici di porre un monumento<br />
sul confi ne: al momento attuale il nostro<br />
progetto si trova all’esame della<br />
provincia. Non s’intende in questo<br />
modo assolutamente criticare o condannare,<br />
ma solo ricordare quello che<br />
il confi ne ha signifi cato per la gente<br />
di queste terre.<br />
Al giorno d’oggi si sarebbe indotti<br />
ad affermare che il confi ne non<br />
esiste. In realtà esso rimane, sono<br />
state tolte soltanto le sbarre. Qui<br />
vorrei ricordare che all’atto della rimozione<br />
delle sbarre fra l’Italia e la<br />
Slovenia, Paolo Rumiz, a mio avviso<br />
un grande giornalista, ha scritto<br />
che il confi ne dentro di ciascuno<br />
di noi era rimasto. Un giudizio che<br />
assolutamente condivido: è rimasto<br />
dopo aver creato dentro di noi, nel<br />
corso di tutti questi anni, quel diaframma<br />
di cui parlavo prima e per la<br />
cui scomparsa ci vorrà ancora lungo<br />
tempo”. È questo il problema. ●<br />
Fondata dal Comune allo scadere<br />
del 1899, l’Università Popolare<br />
di Trieste inizia l’attività l’anno<br />
successivo. Intento primario: la diffusione<br />
della cultura italiana fra le<br />
classi economicamente e culturalmente<br />
più trascurate. L’”italiana” è<br />
tutt’altro che casuale, essendo allora<br />
la città inserita nell’Impero asburgico.<br />
L’avvento dell’Italia, atteso ed<br />
anelato dai triestini, viene purtoppo<br />
messo a dura prova prima dalla disfatta<br />
del 1943, e quindi dall’esodo,<br />
dal trattato di pace e dalla presenza<br />
alleata. In parallelo, dalle terre poste<br />
a est della città, è in corso quel tremendo<br />
esodo che ridurrà gli italiani<br />
a sempre più ridotta minoranza.<br />
Nel 1951 il GMA Alleato sancisce<br />
uffi cialmente la libertà e l’autonomia<br />
dell’UPT decretandola Ente<br />
Morale di assistenza indipendente.<br />
Ma la notizia più confortante viene<br />
il 26 ottobre di quell’anno, quando<br />
l’Italia torna a Trieste. Lo stesso<br />
anno Giovanni Palamara, commissario<br />
generale del Governo Italiano,<br />
abrogato l’ordine del GMA riconosce<br />
l’Università Popolare quale Ente<br />
Morale Culturale mettendola in<br />
condizione di avvalersi delle clausole<br />
del Memorandum di Londra,<br />
compresa la possibilità per gli enti<br />
e le associazioni culturali di instaurare<br />
rapporti diretti con la comunità<br />
italiana della Zona B. L’irripetibile<br />
occasione si concretizza negli anni<br />
1963-1964, promossa dal segretario<br />
generale Luciano Rossit e dal neoeletto<br />
presidente dell’Unione degli<br />
Italiani dell’Istria e di Fiume, Antonio<br />
Borme. Inizia così l’encomiabile<br />
opera di salvaguardia e tutela del-<br />
Interviste<br />
Il percorso dell’Ente<br />
fondato 110 anni fa<br />
la lingua, della cultura e dell’identità<br />
degli italiani in Jugoslavia.<br />
Nel 1978, dopo la fi rma di Osimo,<br />
l’Istituto è uffi cialmente delegato<br />
a operare in Istria, nel Fiumano<br />
e nelle isole quarnerine come braccio<br />
operativo del Ministero degli<br />
Affari Esteri del governo italiano.<br />
Smembratasi la Jugoslavia, le attività<br />
in collaborazione con l’Unione<br />
Italiana si fanno sempre più numerose.<br />
Nella fase fi nale in particolare di<br />
questi ultimi anni fondamentale è il<br />
ruolo delle due istituzioni nel riavvicinamento<br />
tra esuli e rimasti.<br />
Di portata molto intensa<br />
pure l’attività che l’UPT svolge<br />
nell’area di Trieste. I corsi di lingue,<br />
che durano ormai da decenni,<br />
sono stati frequentati da diverse<br />
centinaia di persone. A questi<br />
si affi ancano corsi d’arte e di altro<br />
genere, taglio e cucito compresi.<br />
In ambito letterario ben noto è<br />
il Leone di Muggia, giunto ormai<br />
alla 48.esima edizione. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 15
16 <strong>Panorama</strong><br />
di Marino Vocci<br />
Società<br />
Rifl essioni indotte dai tepori di una primavera che torna a farsi strada mentre<br />
La natura si rinnova, quando lo far<br />
È<br />
primavera! Una stagione straordinariamente<br />
bella, che fa<br />
crescere in noi la voglia di<br />
uscire dal guscio in cui l’inverno ci<br />
ha rinchiusi, per tuffarci in un salutare<br />
e tonifi cante bagno nel verde brillante<br />
della campagna, nei prati colmi<br />
di fi ori e nei boschi per raccogliere i<br />
primi splendidi doni che questa terra,<br />
posta all’estremo nord del Mediterraneo,<br />
sa offrirci. Difatti nella tradizione<br />
istriana, in primavera c’è la<br />
raccolta degli asparagi selvatici. Un<br />
vero “rito” istriano che mi ricorda le<br />
tante giornate primaverili trascorse<br />
insieme ad un protagonista del nostro<br />
tempo e un grande sognatore: Fulvio<br />
Tomizza; “a gareggiare” nella raccolta<br />
di questo gustoso prodotto della<br />
natura, con “l’ocio istrian” (che nulla<br />
ha da invidiare all’occhio di lince)<br />
che correva veloce tra le sparusine a<br />
selezionare colori e dimensioni dei<br />
fusti per individuare il preziosissimo<br />
germoglio (turione). Per poi proiettarsi<br />
con la mano nuda, per soddisfare<br />
il bisogno di un contatto quasi primitivo,<br />
tra i “spini “ della sparusina<br />
a raccogliere uno, due, a volte anche<br />
venti “sparisi” per pianta.<br />
Questa è soprattutto la stagione<br />
delle lunghe, corroboranti e salutari<br />
passeggiate nei boschi per curare il<br />
nostro benessere e per smaltire gli<br />
stravizi invernali. Nel mondo rurale,<br />
in primavera, assistiamo al periodico<br />
rito della natura che si risveglia e si<br />
rinnova; compaiono anno dopo anno<br />
i primi fi ori sugli alberi e sui prati,<br />
nelle campagne cresce il frumento<br />
e sui rami degli alberi spuntano le<br />
prime gemme. Questa è la stagione<br />
dei teneri profumi, che esplodono in<br />
ogni luogo, dopo l’asettico e freddo<br />
inverno. Nel verde della campagna si<br />
possono fi nalmente sentire i canti dei<br />
merli e delle cinciallegre, in attesa di<br />
quelli dell’upupa e degli usignoli.<br />
Perché non impariamo anche noi<br />
qualcosa dalla natura!!?? Riprendendo<br />
il piacere del canto, ma soprattutto<br />
compiendo gesti e atti di purifi cazione<br />
e di rigenerazione.<br />
Sono convinto che, come nella<br />
natura, dopo il lungo e freddo inverno<br />
arriva il risveglio con la primavera,<br />
anche per il nostro pianeta, precipitato<br />
in questi mesi nel buio più<br />
profondo di una gravissima crisi, per<br />
ritrovare la luce e il piacere di una<br />
nuova primavera, debba affrontare<br />
un profondo rinnovamento.<br />
Dobbiamo assolutamente cambiare:<br />
l’ho capito ancora più chiaramente<br />
alcune sere fa durante una conferenza<br />
al Museo del Mare di Trieste<br />
quando un bravo giovane ha ricordato<br />
come la mia generazione, quella<br />
nata dopo la fi ne della Seconda<br />
guerra mondiale, ha consumato risorse<br />
- ambientali, economiche, culturali…<br />
- spesso senza rendersi conto<br />
del danno irreversibile che stava<br />
provocando. Dimostrando una mancanza<br />
di senso di responsabilità generazionale.<br />
Ci siamo comportati come se tutto<br />
dovesse fi nire con noi, un atteggiamento<br />
da… dopo di me il diluvio.<br />
Spesso con una visione provvidenziale<br />
di noi stessi e della nostra generazione,<br />
convinti di avere solo diritti e<br />
pochissimi doveri. Un atteggiamento<br />
egoistico e irresponsabile, che oggi<br />
paghiamo tutti: penso ad esempio alle<br />
pensioni bebi, ad un uso e ad un consumo<br />
squilibrato e spesso devastante<br />
delle risorse del nostro pianeta e soprattutto<br />
alla distruzione del paesaggio.<br />
Una generazione poi, quella mia<br />
dei sessantenni e ovviamente quelle<br />
precedenti, che non vuole lasciare il<br />
campo alle nuove generazioni e non<br />
vuole farsi carico fi no in fondo della<br />
crisi che sostanzialmente è stata provocata<br />
proprio da loro. Questo l’avevo<br />
capito alcuni anni fa attraverso le<br />
parole di un amico rovignese, il poeta<br />
Ligio Zanini, e ancora più chiaramente<br />
un anno fa dopo la scomparsa<br />
di mia madre, quando mi sono reso<br />
conto che da quel momento nella mia<br />
famiglia ero diventato il più vecchio.<br />
Certo in questo momento di crisi<br />
sono molte le famiglie che svolgono<br />
il ruolo di ammortizzatore sociale,<br />
ma oltre a questo dobbiamo fare<br />
qualcosa di ancora più importante:<br />
lasciare il campo e lo spazio ai giovani,<br />
perché sono loro, con le loro<br />
sensibilità e i loro bisogni che possono<br />
diventare i veri protagonisti di un<br />
cambiamento che deve essere radicale.<br />
Non solo nella politica, ma anche<br />
nell’economia, nella cultura civile,<br />
nella ricerca, nell’innovazione e<br />
dentro le Istituzioni. Perché i giovani<br />
hanno molto da dire e soprattutto<br />
hanno ancora molto da dare. Al di<br />
là di un generale intorpidimento che<br />
sembra averli contagiati, oggi percepisco<br />
in loro una grande voglia di di-
il mondo va allo sbando<br />
à l’uomo?<br />
ventare fi nalmente protagonisti. Ed<br />
è giusto che ci sia un vero rinnovamento,<br />
ce lo ricorda quotidianamente,<br />
con la sua presenza sulla scena<br />
mondiale, proprio il presidente americano<br />
Barak Obama; per raggiungere<br />
questi obiettivi i giovani devono<br />
spendersi e utilizzare tutti gli strumenti<br />
- penso anche a “You tube” e<br />
“Facebook” - democratici a loro disposizione.<br />
Daranno così a noi la<br />
speranza che in questo momento ci<br />
manca e soprattutto daranno una risposta<br />
adeguata al loro bisogno di<br />
futuro.<br />
Alcuni mesi fa, nelle piazze<br />
d’Italia, i giovani gridavano tutto il<br />
loro disagio, la loro inquietudine e<br />
il bisogno di farsi carico del cambiamento<br />
per il bene del loro/nostro<br />
mondo: durante gli “stop and go”<br />
nelle migliaia di manifestazioni autunnali,<br />
sembrava volessero, dopo la<br />
lunga inattività e la rapida decrescita<br />
dei loro sogni, correre a perdifi ato<br />
incontro al futuro.<br />
Incoraggiamoli e aiutiamoli a farlo!<br />
●<br />
A<br />
dieci anni dalla scomparsa<br />
del grande Fulvio Tomizza il<br />
Teatro Popolare Istriano di Pola<br />
ha messo in scena a metà marzo<br />
il pezzo Tomizziana, tratto dal<br />
suo romanzo “La visitatrice”, la<br />
cui regia è stata curata da Damir<br />
Zlatar Frey mentre la trasposizione<br />
drammaturgica è di Dora<br />
Delbianco. Scenografia e costumi<br />
sono firmati pure da Zlatar<br />
Frey, coadiuvato in questa operazione<br />
da Marko Zdravković<br />
Kunca, Velimir Todorović e Dora<br />
Delbianco.<br />
Il titolo scelto per questo lavoro<br />
teatrale è un modo eccellente<br />
e nello stesso tempo sintetico<br />
per riassumere l’universalità<br />
letteraria dell’opera dell’autore<br />
istriano. Scritto poco prima che<br />
il grande scrittore morisse si tratta<br />
di un lavoro molto ben articolato,<br />
scritto in tono confessionale,<br />
nel quale il protagonista principale,<br />
l’autore stesso, si trova di<br />
fronte a quello che si potrebbe<br />
definire un incrocio esistenziale.<br />
Una donna, alta, imponente,<br />
sui quarant’anni, da qualche<br />
tempo continua a seguire Emilio,<br />
un anziano negoziante di Trieste<br />
gravemente ammalato. Quando<br />
la donna finalmente si presenta,<br />
gli rivela di essere sua figlia<br />
naturale; una verità scioccante<br />
che precipita Emilio in un turbine<br />
di sentimenti e di ricordi. Tra<br />
accessi della malattia, incredulità,<br />
smarrimento, l’uomo ripercorre<br />
il torbido periodo della sua<br />
giovinezza trascorsa nell’agitata<br />
Lubiana del dopoguerra comunista,<br />
a una notte di tanti anni fa<br />
trascorsa con un’infermiera, in<br />
preda ai fumi dell’alcool. Forse<br />
quella misteriosa visitatrice è<br />
davvero il frutto di quella notte?<br />
Tomizza, grazie all’analisi interiore<br />
di amori passati e avventure<br />
sociopolitiche, e grazie a uno<br />
stile narrativo particolarmente<br />
affettuoso, ci guida attraver-<br />
Società<br />
Al Teatro Popolare Istriano di Pola in scena la «Tomizziana»<br />
Reminiscenze e passioni<br />
in un doloroso viaggio nel passato<br />
so un autentico ed emozionante<br />
caso letterario. In altre parole il<br />
lavoro si occupa dalla introspezione<br />
esistenziale dello scrittore.<br />
L’intimità e le sue immagini più<br />
nascoste sono gli elementi su cui<br />
si basa l’apparato scenico e registico<br />
dello spettacolo. L’azione<br />
si svolge tra Trieste, l’Istria e<br />
Lubiana, tutte culture che hanno<br />
profondamente influenzato la regione<br />
istriana. Questo romanzo<br />
breve ma di intensità lacerante si<br />
svolge nell’arco di due notti, richiamando<br />
alla mente di un uomo<br />
malato, come in una sorta di gran<br />
finale della vita, tutti i fantasmi<br />
di gioventù, la tristezza della<br />
carne, il gusto amaro dell’utopia<br />
che finisce e dell’amore che<br />
viene tradito. Vertice e summa<br />
dell’arte di Tomizza, “La visitatrice”<br />
commuove per l’asciutta<br />
forza della sua narrazione e per<br />
l’esplicito valore di testamento<br />
umano e letterario di uno dei nostri<br />
scrittori più amati.<br />
Gli attori impegnati in questo<br />
lavoro sono Helena Minić, Robert<br />
Kurbaša, Rosanna Bubola,<br />
Davor Svedružić e Roberta Razzi.<br />
●<br />
<strong>Panorama</strong> 17
La grande attrice, pedagoga<br />
e regista fi umana Neva<br />
Rošić, vera e propria icona<br />
del teatro croato dal dopoguerra<br />
ai giorni nostri (ha mosso i primi<br />
passi proprio sul palcoscenico<br />
dello Zajc all’inizio degli anni<br />
‘50), è tornata a lavorare con il<br />
Dramma Italiano ed ha fatto ancora<br />
centro. Dopo il successo ottenuto<br />
con l’allestimento di “Maratona<br />
di New York” di Edoardo<br />
Erba (stagione 2004/2005), questa<br />
volta ha affrontato la regia di<br />
“Amy’s View” dell’inglese David<br />
Hare, presentata a Londra<br />
con grande successo nel 1997 e<br />
poi allestita in Italia da Rossella<br />
Falk nella versione intitolata<br />
“Differenti opinioni”.<br />
Il sapore dolceamaro che<br />
emerge nelle tematiche del confronto<br />
tra spregiudicatezza e narcisismo,<br />
slanci sentimentali e calcolo,<br />
presenta molti agganci con<br />
l’attualità. In quattro segmenti di<br />
tempo, tra il 1979 e il 1995, si<br />
raccontano le diversità dei punti<br />
di vista sulla vita, sull’esistenza,<br />
sul rapporto con gli altri, sia a livello<br />
intellettuale sia emotivo, di<br />
tre generazioni diverse. I personaggi<br />
si contrappongono e quasi<br />
si sfi dano, ma raramente si ricongiungono,<br />
a prescindere dai sentimenti<br />
che li legano. La parola<br />
ha un’importanza fondamentale<br />
in questa commedia: la versione<br />
di teatro da camera scelta dal<br />
DI valorizza ulteriormente le virtù<br />
del testo e la Compagnia, chiamata<br />
a recitare a diretto contatto<br />
con il pubblico, sembra trarre<br />
nuova linfa da questa occasione.<br />
La direzione con mano sicura<br />
di Neva Rošić, il sottile ricamo<br />
di una regia volutamente invisibile,<br />
hanno lasciato ampio spazio<br />
all’estro degli attori. Con un<br />
intenso, accurato e ben modellato<br />
crescendo, Elvia Nacinovich<br />
ed Elena Brumini hanno regalato<br />
emozioni a piene mani, raccogliendo<br />
unanimi consensi. Come<br />
pure gli altri interpreti, completamente<br />
a loro agio nei singoli<br />
ruoli: da Mirko Soldano a Bruno<br />
Nacinovich, da Alida Delcaro a<br />
Teodor Tiani.<br />
18 <strong>Panorama</strong><br />
Teatro<br />
Neva Rošić, la grande attrice fi umana alla sua seconda<br />
Società incolta, l’arte<br />
di Bruno Bontempo foto di Dražen Sokčević<br />
Per parlare di Neva Rošić, per<br />
conoscerla più da vicino, partiamo<br />
proprio dall’ampia cornice di rifl essioni<br />
che offre la tavolozza di “Differenti<br />
opinioni”, su tutti l’incapacità<br />
di comunicare, tema quanto<br />
mai attuale. Qual è la chiave di lettura<br />
di questo lavoro?<br />
”I messaggi sono diversi, come<br />
le opinioni, del resto. Dopo il debutto<br />
della commedia a Londra, l’Autore<br />
aveva raccontato di aver ricevuto molte<br />
lettere con le più svariate reazioni<br />
del pubblico. Qualcuno lodava, o criticava,<br />
il modo come aveva descritto<br />
le relazioni fra le diverse generazioni,<br />
altri erano affascinati dal confronto,<br />
ma anche dall’amore che uniscono<br />
madre e fi gli, altri ancora il fatto che<br />
una persona umiliata dall’esistenza,<br />
per diverse ragioni, trova conforto e<br />
una ragione di vita nell’arte, in questo<br />
caso nel teatro. La commedia si svolge<br />
in un arco di tempo di 16 anni, durante<br />
il quale i personaggi cambiano<br />
i loro atteggiamenti. Come del resto<br />
succede a tutti noi che siamo convinti<br />
di avere determinate idee su una cosa,<br />
poi in un momento della nostra vita<br />
cambiano le situazioni e cambiano<br />
anche le nostre posizioni. Tutti i personaggi<br />
sono degli intellettuali, per<br />
cui anche il loro modo di esprimersi,<br />
il loro linguaggio, è abbastanza simile,<br />
eppure spesso non si capiscono.<br />
Poi c’è un’altra cosa che mi è piaciuto<br />
moltissimo trovare nel testo, quasi<br />
nascosta, il fatto che per diverse ragioni,<br />
vanità, orgoglio, incomprensione,<br />
spesso non cogliamo il momento<br />
opportuno per riavvicinarci all’altra<br />
persona, per chiedere scusa e riconoscere<br />
i nostri torti. Invece di porgere<br />
la mano restiamo barricati nei nostri<br />
fortini. perdendo l’opportunità di arrivare<br />
ad una riconciliazione, e forse<br />
non si presenterà più un’altra occasione<br />
simile o comunque sarà molto<br />
diffi cile. È qualcosa che credo ci tocca<br />
un po’ tutti, in questi ultimi tempi.<br />
Poi si parla di un fenomeno quasi sconosciuto<br />
fi no a poco tempo fa, cioé i<br />
disastri fi nanziari. Questi crolli inve-<br />
Neva Rošić, icona del teatro croato<br />
stono persone che da un giorno all’altro<br />
possono perdere tutti i loro averi,<br />
risparmi o investimenti che siano,<br />
come conseguenza di manovre incaute<br />
o azzardate, per non dire ambigue<br />
o sporche, degli esperti ai quali hanno<br />
affi dato la gestione del loro capitale.<br />
Dunque, si tratta di aspetti di grandissima<br />
attualità, messaggi molto diversi<br />
e tutti intrecciati tra di loro. Sono<br />
affascinata da questa stratifi cazione,<br />
anche perché, a dire la verità, le cose<br />
semplici mi piacciono meno”.<br />
I personaggi di “Differenti opinioni”<br />
sembrano stanchi e privati<br />
non dei loro ideali, ma della possibilità<br />
di realizzarli in un contesto<br />
sociale sempre più privo di postulati.<br />
Lei vede così la nostra società?<br />
”Beh, sì, mancano degli ideali.<br />
Nel testo spuntano delle frasi che<br />
sembrano riprese dalle notizie di cronaca<br />
che troviamo sui nostri giornali.<br />
Per esempio una battuta di Judi Allen,<br />
l’attrice di teatro protagonista di<br />
Amy’s view, che rivolgendosi al genero,<br />
regista cinematografi co, dice circa<br />
così: Perché fai questi fi lm brut-
egia con il Dramma Italiano<br />
paga il fi o<br />
tissimi, con tanta violenza? Sono agghiacciata<br />
dalla violenza... So che è<br />
importante per tipi come te, ma io<br />
non la capisco... So che voi non la<br />
chiamate violenza, i vostri fi lm li defi<br />
nite di azione... Forse sto solo invecchiando<br />
ma sono stufa di questo<br />
bisogno che avete voi giovani di tirar<br />
fuori le pistole... Che cosa è successo?<br />
Perché siete così tanto tutti annoiati?<br />
Mi spaventa moltissimo questa<br />
aggressività, quasi mai giustifi cata,<br />
che scaturisce spesso e volentieri<br />
da situazioni quotidiane e apparentemente<br />
banali. A Zagabria si segnalano<br />
con preoccupante frequenza atti di<br />
violenza con protagonisti dei ragazzini,<br />
che picchiano selvaggiamente<br />
loro coetanei senza alcun motivo,<br />
semplicemente perché sono annoiati.<br />
Temo che la parola annoiati sia sinonimo<br />
di un grandissimo vuoto interiore.<br />
E questo fa davvero paura”.<br />
“Amy’s View” si affaccia, tra<br />
l’altro, sul mondo del teatro e dei<br />
media. Che rapporto ha, lei, con i<br />
mezzi di comunicazione di massa?<br />
”Io appartengo a una generazione<br />
che per molto tempo con i media non<br />
ha avuto contatti molto stretti. Forse<br />
non se ne sentiva il bisogno, perché<br />
giornali e tv non avevano un ruolo<br />
importante nella società, né il potere<br />
di infl uenzare l’opinione pubblica<br />
che si ritrovano oggi. Beh, i tempi e la<br />
società sono cambiati ma la mia posizione<br />
è rimasta la stessa. Mi fa piacere<br />
incontrare delle persone intelligenti<br />
tra i rappresentanti dei mass media,<br />
ma non mi succede molto spesso...”<br />
In “Differenti opinioni” i rifl ettori<br />
sono puntati anche sulla diffi cile<br />
arte di invecchiare.<br />
”Un tema che mi tocca da vicino,<br />
chiaramente. Quando si arriva ad<br />
una certa età è naturale perdere delle<br />
persone care, è una questione di<br />
anagrafe, e siamo destinati a restare<br />
sempre più soli. In condizioni di<br />
emarginazione ci sono persone forti,<br />
vitali e autonome da un lato, deboli,<br />
fragili dall’altro. Io credo di appartenere,<br />
per patrimonio genetico o altro,<br />
alle persone tenaci, in grado di<br />
far fronte alle diffi coltà. Ma intorno<br />
Teatro<br />
In veste di regista alle prove di “Amy’s View” con l’attore Mirko Soldano<br />
a me ne vedo tanti che in questa situazione<br />
letteralmente affondano”.<br />
Dal suo osservatorio di artista<br />
e docente, come vede il teatro contemporaneo?<br />
”In una scena della commedia il<br />
giovane regista prepara una trasmissione<br />
tv intitolata Il teatro è morto? È<br />
da una vita che, ovunque, ci si pone<br />
questa assurda domanda. No, il teatro<br />
non è morto, anzi, è molto, molto<br />
vivo. Ha una vita propria, non ci<br />
sono paragoni con altre realtà. Quello<br />
che è cambiato parecchio, invece,<br />
è l’atteggiamento nei confronti del teatro,<br />
con un crescente disinteresse di<br />
chi dovrebbe garantire le risorse necessarie<br />
a sostenerlo. Ciò è segno di<br />
una società incolta, incapace di percepire<br />
il valore del teatro, della poesia<br />
e di altre arti. Il numero dei candidati<br />
agli esami d’ammissione all’Accademia<br />
di Arte Drammatica di Zagabria,<br />
è rimasto praticamente invariato, sulle<br />
150 domande all’anno, un dato suffi -<br />
ciente a smentire chi vorrebbe la morte<br />
del teatro. È grave invece che i giovani,<br />
tra i quali non mancano quelli di<br />
talento, oggi arrivano all’Accademia<br />
con la smania di entrare quanto prima<br />
in una soap opera. noncuranti del fatto<br />
che lì di arte ce n’è pochissima, o addirittura<br />
quasi niente. Questo può essere<br />
un lavoro, una fonte di guadagno,<br />
che ti dà un certo tipo di appagamenti,<br />
ma non ha niente da spartire con l’arte.<br />
La popolarità? Quella garantita dai<br />
mass media è grande ma di breve durata.<br />
Eppure ci sono attrici di teatro disposte<br />
anche a posare per i calendari<br />
sexy, che fi niranno per diventare oggetto<br />
di desiderio sul muro di qualche<br />
toilette o nelle cabine dei tir, prima di<br />
compiere il loro destino in un cestino<br />
dell’immondizia. Ogni attore dovrebbe<br />
fare uno sforzo per cercare di lasciare<br />
un segno, cioè dovrebbe partire<br />
con l’idea di diventare un Pero Kvrgić<br />
<strong>Panorama</strong> 19
Neva Rošić e Zdenko Botić ne “Il gabbiano” di Cechov, allestito a<br />
Fiume nell’aprile 2005 per festeggiare i 50 anni di attività dell’attrice<br />
sercitazione alla vita»: a distanza di vent’anni, che cosa ri-<br />
«Ecorda di questo allestimento, che per la prima volta nel dopoguerra<br />
aveva trattato anche gli aspetti fi no ad allora volutamente<br />
dimenticati della storia di Fiume, una realtà quanto mai complessa<br />
ed eterogenea?<br />
”Il mio caro amico Nedeljko Fabrio, dal cui libro lo stesso Fabrio e<br />
Gašparović avevano tratto l’adattamento teatrale, più volte mi ha rimproverato<br />
di non citare mai la Mafalda di Esercitazione alla vita quando parlo<br />
della mia carriera e del corredo di ruoli che ricordo più volentieri. Sulle prime<br />
non sapevo cosa rispondere, poi mi sono resa conto che aveva ragione.<br />
Mafalda non la nomino mai per il semplice fatto che, nel mio immaginario,<br />
questo non l’ho mai considerato un ruolo inventato per il teatro ma una<br />
parte di vita portata sul palcoscenico. E questo spettacolo l’ho vissuto come<br />
una rappresentazione che con la sua struttura narrativa inscenava un carosello<br />
di emozioni e vicissitudini della storia di Fiume e dei suoi personaggi,<br />
vicende che avevano bussato a quasi tutte le nostre porte. È stata una delle<br />
pochissime volte che al debutto mi sono fatta prendere dalla tremarella,<br />
provando una forte emozione interiore. Un’esperienza molto gratifi cante,<br />
tanto che negli anni seguenti, autori e protagonisti, ci siamo chiesti più volte<br />
se fosse il caso di riprenderla. Ma alla fi ne tutti siamo stati d’accordo che<br />
non sarebbe stato possibile ricreare il clima, le emozioni, la partecipazione,<br />
gli impulsi, il trasporto che avevano circondato l’allestimento di questo<br />
maxiprogetto dello Zajc, unico e irrepetibile... Anche le due o tre repliche<br />
di Zagabria avevano fatto registrare il tutto esaurito, erano state accolte con<br />
entusiasmo dal pubblico e accompagnate da ovazioni. Se questa grande e<br />
sentita partecipazione era comprensibile per gli spettacoli di Fiume, era diffi<br />
cile aspettarsi che si sarebbe riusciti a raggiungere un così alto livello di<br />
coinvolgimento dalle altre platee, perché il lavoro parlava di una storia poco<br />
nota, che non era la loro e della quale non era facile afferrare alcuni tratti<br />
distintivi. Il passato di Fiume ha avuto percorsi molto diversi sia da quelli<br />
della Croazia sia dell’Italia, ma solo pochi nello Stivale e tra i croati che vivono<br />
qui, ne sono a conoscenza. È imperdonabile”. ●<br />
20 <strong>Panorama</strong><br />
Teatro<br />
«Esercitazione alla vita»<br />
un’esperienza irripetibile<br />
e non di accontentarsi di qualche sceneggiato<br />
di dubbio valore. Per fortuna,<br />
tra gli aspiranti attori che ogni<br />
anno si presentano all’Accademia ci<br />
sono pure dei ragazzi che la pensano<br />
diversamente, anche se questo rapporto<br />
cambia ogni anno, con una persistenza<br />
di tendenze negative...”<br />
Quali sono stati i momenti che<br />
hanno segnato la sua carriera?<br />
”Sicuramente l’approccio al mio<br />
professore di recitazione, Branko Gavella<br />
(regista, teatrologo e pedagogo<br />
zagabrese, fondatore dell’Accademia<br />
d’Arta Drammatica, nda), un mostro<br />
sacro del teatro croato. Ha individuato<br />
le mie doti molto prima che<br />
né io né altri ne fossimo consci e questa<br />
è stata la mia grande fortuna. Altro<br />
momento importante è stato l’incontro<br />
con Miroslav Krleža, i suoi testi<br />
e sua moglie Bela, che da attrice<br />
aveva avuto un po’ il monopolio dei<br />
personaggi krležiani e non era pensabile<br />
che qualcuno potesse interpretare<br />
questi ruoli senza la loro benedizione.<br />
Un’esperienza gratifi cante e senza<br />
eguali, come per qualsiasi attore, è<br />
stata quella dei Giochi estivi ragusei,<br />
perché non è paragonabile recitare, ad<br />
esempio Lady Macbeth, sul palcoscenico<br />
di un teatro oppure nello scenario<br />
naturale e suggestivo come le mura<br />
della fortezza di Lovrjenac. Con un<br />
grande regista come Vlado Habunek,<br />
che può vantare un’importante carriera<br />
internazionale, ho fatto uno spettacolo<br />
su Sarah Bernhardt, che ha raccolto<br />
ampi consensi di pubblico e di<br />
critica - un recensore mi chiamò Sarah<br />
Rošić - ed ha ricevuto un sacco di<br />
premi. In questo ruolo mi sono sentita<br />
molto amata”.<br />
Al di là della tecnica di recitazione,<br />
che cosa cerca di trasmettere ai<br />
giovani?<br />
“La morale e quello che io defi nisco<br />
il galateo del palcoscenico, che<br />
poi si rifà alla storia del costume. Rigore<br />
di comportamento e precisione<br />
sono indispensabili a teatro. Come lo<br />
sono l’organizzazione e la gestione<br />
del personale tecnico, a cui vanno garantite<br />
adeguate misure di tutela sindacale,<br />
che nella forma attuale sfociano<br />
nel grottesco e nel paradosso essendo<br />
incompatibili con le peculiarità<br />
del nostro lavoro. Forse sono considerazioni<br />
ai limiti dell’assurdo, ma potrebbero<br />
essere queste contraddizioni<br />
a determinare la morte del teatro...” ●
Lei ha avuto modo di conoscere<br />
il Dramma Italiano molto<br />
da vicino. Quali sono, a suo giudizio,<br />
le prospettive della nostra<br />
Compagnia, proiettata nella realtà<br />
teatrale croata?<br />
”Premetto che le sue sorti mi<br />
stanno molto a cuore. Ricordo i suoi<br />
primi passi del dopoguerra, prima<br />
ancora che il Teatro venisse riaperto<br />
uffi cialmente. Oggi il DI deve affrontare<br />
parecchie diffi coltà. Scarterei<br />
a priori l’ipotesi che qualcuno dei<br />
Governi interessati, quello italiano<br />
e quello croato in primo luogo, potesse<br />
pensare di spegnere la Compagnia.<br />
E poi non potrebbero farlo, essendo<br />
il Dramma uno dei fondatori<br />
dell’Ente teatrale di Fiume. Però potrebbe<br />
succedere che la Compagnia<br />
si spenga per cause naturali, se non<br />
avrà il sostegno, non solo fi nanziario,<br />
necessario alla sua sopravvivenza.<br />
Elementi imprescindibili per un<br />
teatro stabile sono infatti un organico<br />
di attori che garantisca progettazione<br />
e realizzazione di un repertorio adeguato<br />
e un proprio pubblico. Tra gli<br />
spettatori del DI, però, noto un’insuffi<br />
ciente presenza di italiani. Ma ancora<br />
più grave è la scarsità di attori.<br />
Oggi la Compagnia non è numericamente<br />
abbastanza forte da poter sostenere<br />
forme di produzione teatrale<br />
sulla base di un repertorio, di un progetto<br />
organico. La prassi di far venire<br />
attori ospiti dall’Italia non può essere<br />
una soluzione a lunga scadenza, anche<br />
perché si intersecano due diversi<br />
tipi di rapporti di lavoro. Quello<br />
croato è un teatro di repertorio, con<br />
compagnie stabili, mentre in Italia<br />
gli attori vengono scritturati per ogni<br />
singola produzione. Esaurito l’impegno<br />
con il DI, rientrano nei ranghi e<br />
se hanno la fortuna di venir inseriti in<br />
qualche nuovo spettacolo non potranno<br />
tornare temporaneamente al DI<br />
se questi volesse riproporre qualche<br />
lavoro. E, come è avvenuto di recente,<br />
in questi casi bisogna far ricorso a<br />
sostituzioni, che signifi ca scompaginare<br />
un insieme. Per un attore è diffi<br />
cile essere con un piede in un sistema<br />
e con l’altro in un assetto diverso<br />
per normative, esigenze, funziona-<br />
mento. La cosa giusta per il Dramma<br />
sarebbe poter disporre di un bacino<br />
dal quale attingere forze giovani.<br />
Per avviare un’iniziativa del genere<br />
si dovrebbe mobilitare la Comunità<br />
italiana. Già a livello di scuole medie<br />
superiori sarebbe necessario lavorare<br />
con i ragazzi per scoprire eventuali<br />
talenti, ai quali poi garantire delle<br />
borse di studio per un’adeguata formazione.<br />
Abbiamo optato per Amy’s<br />
View/Differenti opinioni, facendo di<br />
necessità virtù. Poiché l’organico attuale<br />
è insuffi ciente, sono stata costretta<br />
a rinunciare alla prima scelta,<br />
adeguandomi a quelle che erano le<br />
disponibilità: ho impegnato quasi tutte<br />
le forze in campo senza far ricorso<br />
a collaborazioni esterne. Ma nella<br />
prossima stagione non ci sarà il parmense<br />
Mirko Soldano, che ha chiesto<br />
di sospendere il suo rapporto con<br />
il DI almeno per un anno, durante il<br />
quale proverà a strappare un ingaggio<br />
in Italia. Lecita ambizione, la sua,<br />
di concorrere a ruoli da protagonista<br />
nel suo Paese, anche per non rischiare<br />
di recidere tutti i collegamenti con<br />
la scena teatrale italiana. Un attore si<br />
forma con il tempo e il duro lavoro,<br />
ci vogliono anni di studio. E il Dramma<br />
non ha molto tempo a disposizione.<br />
È soltanto per queste ragioni che<br />
non sono troppo ottimista sul futuro<br />
di una Compagnia della quale, peral-<br />
Teatro<br />
Dramma Italiano, valore da salvaguardare<br />
Una scena della produzione del DI, Differenti opinioni. Da sinistra:<br />
Elena Brumini, Bruno ed Elvia Nacinovich, Alida Delcaro (di spalle)<br />
tro, ho avuto modo di apprezzare la<br />
passione e la professionalità”.<br />
Quanto sente vicina la cultura<br />
italiana?<br />
”Sono un po’ bilingue (Neva Rošić<br />
si esprime in un italiano ricco e sciolto<br />
quanto basta, nda), tutti i miei avi<br />
parlavano le due lingue, qualcuno altre<br />
ancora. Come espressione di idee,<br />
di opinioni e uso comune nella vita<br />
di tutti i giorni, a Fiume è sempre stato<br />
così. Più di cinquant’anni fa, però,<br />
mi sono trasferita a Zagabria e i miei<br />
contatti con la lingua italiana si sono<br />
ridotti alle letture di libri, anche titoli<br />
recenti che trovo all’Istituto Italiano<br />
di Cultura, ed all’ascolto di radio e tv.<br />
Ma l’offerta della televisione, in genere,<br />
riesce a soddisfare solo in minima<br />
parte le mie esigenze. La cultura<br />
italiana mi affascina, il suo teatro<br />
un po’ meno. Come regia e linea di<br />
pensiero è al passo con i tempi, ma il<br />
modo di recitare lo trovo un po’ antico,<br />
superato... Purtroppo ho sempre<br />
meno occasioni di vedere a Zagabria<br />
produzioni teatrali italiane. L’ultima<br />
è stata quella del Metastasio di Prato<br />
con Animali nella nebbia di Edoardo<br />
Erba, per la regia Paolo Magelli, protagonista<br />
Pamela Villoresi... Nei decenni<br />
passati ricordo grandi presenze<br />
da Paola Borboni a Rosella Falk,<br />
all’Arlecchino di Marcello Moretti, a<br />
Peppino De Filippo...” ●<br />
<strong>Panorama</strong> 21
22 <strong>Panorama</strong><br />
Cinema e dintorni<br />
Il giardino di limoni dell’israeliano Eran Riklis, drammatica espressione di qu<br />
La vedova palestinese: «Degli albe<br />
di Gianfranco Sodomaco<br />
Il fi lm ha vinto il Premio del pubblico<br />
al Festival di Berlino 2008 e,<br />
dopo essere passato per quello di<br />
Torino, è fi nalmente arrivato sui nostri<br />
schermi. Si capisce che Il giardino<br />
di limoni (Lemon tree), del regista<br />
israeliano Eran Riklis, sia piaciuto<br />
molto al pubblico perché si tratta di<br />
una storia semplice ma intensa, quasi<br />
una favola ma con signifi cati politici<br />
ed umani grandissimi, universali.<br />
Riklis, con l’aiuto della sua attrice<br />
preferita, Hiam Abbas (già protagonista<br />
de “La sposa siriana”, storia di<br />
una giovane donna dell’altopiano del<br />
Golan, occupato da Israele, che deve<br />
convolare a nozze combinate e, a causa<br />
del confi ne, non potrà più rivedere<br />
la propria famiglia), torna sul tema<br />
della libertà femminile sullo sfondo<br />
della guerra israelo-palestineriproponendoci<br />
motivi di profonda rifl essione<br />
e usando contenuti artistici molto<br />
belli, autenticamente commoventi.<br />
Salma Zidane è una palestinese che<br />
vive in un villaggio della Cisgiordania,<br />
zona che in un imprecisato futuro<br />
è destinata a diventare lo Stato palestinese,<br />
per il momento (dal 1967)<br />
occupata dall’esercito israeliano. Salma<br />
ha una cinquantina d’anni, è vedova<br />
e, partiti i fi gli (uno in America),<br />
vive sola in una bella casa austera in<br />
mezzo all’agrumeto ereditato dal padre.<br />
Un vecchio bracciante, “single”,<br />
l’aiuta a coltivare gli alberi centenari<br />
che danno limoni succosi e profuma-<br />
ti. Quegli alberi sono la sua vita. Ma<br />
l’agrumeto di Salma si stende in prossimità<br />
della Linea Verde che separa<br />
Israele dai territori occupati. E proprio<br />
lì, vicino a quella frontiera contestata,<br />
affacciata sul campo di limoni, sorge<br />
un’elegante dimora in cui è venuto ad<br />
Eran Riklis, regista israeliano<br />
de “Il giardino di limoni”<br />
abitare il ministro israeliano della Difesa.<br />
I servizi segreti non hanno dubbi:<br />
gli alberi di Salma costituiscono<br />
un pericolo, vanno abbattuti. Possono<br />
diventare un rifugio ideale per dei<br />
terroristi ed è impensabile che il capo<br />
dell’esercito israeliano viva vicino a<br />
quella piantagione di limoni, dietro ai<br />
quali potrebbero nascondersi i kamikaze<br />
di Hamas. L’ordine arriva quindi<br />
inesorabile: l’agrumeto va cancellato.<br />
Salma non si arrende e, aiutata da<br />
un avvocato palestinese (Ziad, che ha<br />
studiato in Russia), dopo aver perduto<br />
la causa con il Tribunale militare,<br />
decide di affrontare la Corte Suprema<br />
israeliana (sicchè il caso diventa una<br />
specie di “caso nazionale”, con tanto<br />
di intervento di giornali, televisione,<br />
I servizi segreti israeliani decidono che l’agrumeto deve essere abbattuto<br />
e Salma chiede aiuto a Ziad (Ali Suliman), un avvocato palestinese<br />
ecc.). Le probabilità di vincere sono<br />
scarse. La sicurezza è per gli israeliani<br />
un dogma inviolabile e, nonostante<br />
il formale rispetto della procedura<br />
che vuole difendere il diritto della<br />
proprietà privata, la giustizia fi nirà<br />
con l’accettare gli argomenti della polizia<br />
militare attraverso una apparente<br />
soluzione di compromesso: i limoni<br />
verranno potati fi no al punto da poter<br />
rendere visibile la casa del ministro<br />
e tutto il territorio circostante. Finale<br />
ironicamente terribile: non è servito a<br />
nulla “potare” l’agrumeto perché la linea<br />
di confi ne è stata sostituita da un<br />
alto muro, il famoso muro protettivo<br />
lungo chilometri e chilometri, oggetto<br />
di polemiche internazionali, di cui si è<br />
occupata la cronaca politica di alcuni<br />
mesi fa. La storia del fi lm si confonde<br />
con la cruda realtà bellica di quella<br />
zona martoriata del mondo.<br />
Fin qui la “storia esterna”, il fatto<br />
di cronaca si potrebbe dire, ma, come<br />
in tutte le storie, ciò che coinvolge lo<br />
spettatore è la “storia interna”, i sentimenti<br />
che fanno muovere i personaggi,<br />
che li animano dentro se stessi e<br />
verso gli altri. E qui viene fuori tutta<br />
la bravura di Hiam Abbas, un’attrice<br />
“classica” che, anche fi sicamente, a<br />
me ha ricordato la “splendida greca”<br />
Irene Papas. Viene fuori la lieve, casta,<br />
tutta interiorizzata, storia d’amore<br />
tra lei e Ziad, l’avvocato, che, rivelan-
nto avviene in quella terra<br />
ri decido io»<br />
do di essersi occupato fi no a quel momento<br />
solo di cause matrimoniali, ci<br />
offre subito un motivo di “pensamento”<br />
sul disagio, non solo fi sico, materiale,<br />
ecc., che si vive in quei luoghi:<br />
da una parte e dall’altra. Sì perché,<br />
sull’altro versante, c’è un’altra donna<br />
insoddisfatta, ed è Mira, la moglie<br />
del ministro che vede quotidianamente<br />
dalla sua fi nestra quel giardino<br />
di limoni e l’amore con cui quella<br />
schiva palestinese lo cura. Intuisce<br />
subito, Mira, che quel giardino, per<br />
Salma, rappresenta molto, forse tutto<br />
quello che ha, perché fi gli e mariti<br />
non ne ha visti in giro. E anche lei, a<br />
suo modo, è sola (il marito sempre in<br />
giro, circondato anche da belle segretarie<br />
“militari”, ecc.), l’unica fi glia,<br />
già grande, ha ormai la sua vita e lei<br />
non può, o non vuole più, in quella situazione<br />
familiare e sociale, avere altri<br />
fi gli. Sicché tra le due donne nasce<br />
pian piano una complicità a distanza,<br />
silenziosa, sotterranea, fatta solo di<br />
sguardi lontani, separati da quel fi lo<br />
spinato che divide le loro due case.<br />
E quando Salma va ad affrontare la<br />
Corte Suprema, Mira sente il bisogno<br />
di manifestarle la propria solidarietà<br />
partecipando di persona, in silenzio,<br />
alla seduta. Sicché Riklis fa emergere,<br />
con sempre maggior evidenza, le<br />
caratteristiche, al di qua e al di là del<br />
“confi ne”, di una società maschilista.<br />
Salma, addirittura, dopo che ha cominciato<br />
ad innamorarsi del suo avvocato,<br />
riceve la visita del “capo villaggio”<br />
che la invita a lasciar perdere<br />
Dopo aver perso la causa con il Tribunale militare decide di affrontare la<br />
Corte Suprema israeliana che le dà ragione ma le impone di potare gli alberi<br />
Cinema e dintorni<br />
Salma Zidane (Hiam Abbas), la vedova palestinese che, aiutata da un<br />
vecchio bracciante, si occupa con cura dell’agrumeto<br />
e ad onorare la memoria del marito,<br />
morto... dieci anni prima! Sicché, alla<br />
fi ne del fi lm, veniamo a sapere che<br />
l’avvocato si è fi danzato con un’altra,<br />
giovane, donna: ora Salma è davvero<br />
sola, incompresa anche dalla sua<br />
gente.<br />
Considerazioni conclusive. Come<br />
la letteratura (David Grossman,<br />
Amos Oz, Avraham Yehoshua, ecc.)<br />
anche il cinema israeliano (Eran Korilin,<br />
Josef Cedar, Amos Gitai, David<br />
Volach e Ari Folman/David Polonsky,<br />
autori dell’ormai famosissimo<br />
fi lm d’animazione “Valzer con<br />
Bashir”, Oscar per il migliore fi lm<br />
straniero 2008) contribuisce a infrangere<br />
l’idea di una società compatta,<br />
alle spalle di governi intransigenti.<br />
Idea assai diffusa in Europa, dove<br />
il manicheismo, nella scelta di campo<br />
di fronte al confl itto mediorientale,<br />
crea spesso opinioni sbagliate,<br />
per non dire aberranti. Molti intellettuali<br />
israeliani dimostrano, da de-<br />
cenni, di saper essere indipendenti<br />
dalla verità uffi ciale, quella di Stato,<br />
spesso ridotta a ottusa propaganda,<br />
e anche dalle cieche passioni suscitate<br />
da un confl itto permanente. Tre<br />
anni dopo il successo de “La sposa<br />
siriana”, Riklis, sia pure con la leggerezza<br />
della favola (ma poi, mica tanto!),<br />
mette sotto accusa ancora una<br />
volta gli abusi di potere, e l’ottusità<br />
dell’integralismo e del nazionalismo.<br />
Pur ispirandosi ad un fatto di cronaca<br />
ricorre alla fi ction per immergere<br />
il personaggio di Salma (di quelli<br />
che “restano”, indimenticabile!) nella<br />
complessa e spesso umiliante vita<br />
in Palestina. Ma non ne fa una ribelle<br />
aggressiva di fronte alle ingiustizie<br />
che subisce. La bella vedova con la<br />
schiena dritta non appartiene ad alcun<br />
partito. Non domanda niente di<br />
più di quello che le appartiene. E poiché<br />
l’agrumeto appartiene da generazioni<br />
alla sua famiglia non capisce<br />
perché non debba essere lei a decidere<br />
il destino degli alberi che lo compongono.<br />
Ancora una volta il tema<br />
dei diritti umani, dei diritti individuali<br />
in una situazione mondiale globalizzata<br />
e globalizzante che li soffoca,<br />
li annulla e, anzi, continua a buttare<br />
benzina sul fuoco delle guerre “territoriali”<br />
che sempre più si complicano<br />
e destabilizzano questo povero nostro<br />
pianeta. Ed è davvero paradossale,<br />
come scriveva qualche giornale<br />
alcuni mesi fa, che molta gente speri,<br />
anche dopo la spaventosa crisi economica,<br />
nel “miracolo” di un uomo<br />
solo, di nome Barack Obama... Vuol<br />
dire che siamo proprio nella...! ●<br />
<strong>Panorama</strong> 23
24 <strong>Panorama</strong><br />
Arte<br />
Giorgio Celiberti, poliedrico artista udinese, esporrà nei mesi a venire in<br />
Quelle mani e quei versi dei bambin<br />
di Erna Toncinich<br />
Natale da ricordare quello del<br />
1997! Alcuni parenti (friulani)<br />
mi portano nello studio di un<br />
noto artista, friulano pure lui, Giorgio<br />
Celiberti. Lo studio in cui molto affabilmente<br />
veniamo accolti è il più vasto<br />
da me mai visitato. Ed è strapieno di<br />
lavori: disegni, incisioni, tele, sculture,<br />
ecc., che l’artista, insieme ad un suo<br />
collaboratore (fi umano di origine), sta<br />
selezionando per una prossima mostra<br />
che da Ragusa (Dubrovnik) verrà poi<br />
spostata a Zagabria, successivamente a<br />
Berlino poi a Monaco. Ho da indicare<br />
i tre lavori per il mio parente, e punto,<br />
non subito e non senza diffi coltà, vista<br />
la vastità e soprattutto la bontà delle<br />
opere intorno a me, su tre tecniche miste<br />
che so appartenere ad un noto ciclo<br />
dell’artista, dal quale ricevo pure i<br />
complimenti per la scelta che ho fatto.<br />
Felice è anche il neoproprietario e non<br />
meno felice sono io stessa, perché l’artista<br />
mi regala una sua serigrafi a. E la<br />
fi rma in basso a sinistra, poi a destra,<br />
sempre in basso, scrive: Natale 1997.<br />
“Danza di Farfalle”<br />
Conoscevo, anche se non proprio<br />
bene, ancor prima della visita al suo<br />
studio di Udine l’operato di Giorgio<br />
Celiberti, avevamo fatto parte della<br />
giuria di un Ex tempore e di suoi lavori<br />
ne avevo visti qua e là in varie sedi<br />
espositive, ma è stata la visita alla sua<br />
grande mostra retrospettiva, allestita a<br />
Villa Manin di Passariano, a farmelo<br />
conoscere meglio sia come pittore che<br />
scultore e incisore.<br />
Celiberti, udinese di nascita, classe<br />
1929, sin dalle prime prove pittoriche<br />
si svincola dall’accademismo dimostrando<br />
chiara sudditanza con alcune<br />
delle tendenze moderne, per operare<br />
abbastanza presto nel campo del fi gurativo-informale.<br />
Importanti in questa<br />
sua evoluzione, oltre allo zio Modotto,<br />
pittore che lo avvia all’arte, sono<br />
“Ai bambini di Terezin”<br />
Emilio Vedova e Tancredi, suoi maestri<br />
a Venezia (città che lo vedrà solo<br />
diciannovenne esporre alla Biennale),<br />
successivamente nella sua formazione<br />
avranno rilevante importanza i soggiorni<br />
a Parigi, Londra e poi Cuba, il<br />
Venezuela, Messico e New York.<br />
La visita, nel 1956, a Terezin, il carcere<br />
napoleonico non lontano da Praga<br />
e diventato poi famigerato lager<br />
in cui vennero internate migliaia di<br />
bambini ebrei, segna una svolta decisiva<br />
nel percorso dell’artista. Rimane<br />
colpito da quei luoghi e da ciò che in<br />
essi vede, dalle tracce lasciate da piccole<br />
innocenti mani infantili, disegni e<br />
parole tracciate sui muri degli spazi in<br />
cui erano costretti a vivere. Quei segni<br />
ed altri visti in altri spazi di sofferenza,<br />
come Auschwitz, visitata più volte,<br />
l’artista se li porterà dietro per sempre,<br />
e li mostrerà, li userà da allora come<br />
elementi fi gurativi nelle sue opere in<br />
Giorgio Celiberti<br />
cui sono espressi “dolore e solitudine<br />
ma anche esultanza e salute”. La visita<br />
di quel carcere - dirà l’artista - fu il<br />
momento più drammatico e risolutivo<br />
della mia storia di pittore. <strong>Prima</strong> dipingevo<br />
nature morte, animali, interni<br />
ed esterni, in modo più o meno astratto.<br />
Poi mi sono imbattuto in quei muri<br />
con i segni dei bambini, in quelle tragiche<br />
fi nestre, in quelle poesie allo stesso<br />
tempo serene e disperate, in quei cuori<br />
rossi e bianchi, in quelle cancellature,<br />
elenchi, colonne di numeri, in quelle<br />
farfalle gialle, e ho cominciato a vedere<br />
tutta la pittura per segni e testimonianze.<br />
Ho dinanzi a me il quadro regalatomi<br />
dall’artista quel Natale di una<br />
dozzina d’anni fa, è una delle tantissi-<br />
“Frasi cancellate”
Croazia e in Germania<br />
i di Terezin<br />
“Ricordo di Terezin”<br />
me opere del ciclo Lager, il linguaggio<br />
dell’autore si avvale del segno e della<br />
materia in un intreccio, un reticolato di<br />
“fi lo spinato” emergente da un fondo<br />
grigio, materico, sabbioso (il muro) e<br />
un cuore che campeggia sul tutto, grande,<br />
rosso come il sangue. È un ricordare<br />
quello che mani innocenti hanno<br />
tracciato sui muri, sono ricordi della<br />
cattiveria umana, degli orrori compiuti,<br />
ma questa, come altre opere dello stesso<br />
ciclo che effondono commozione e<br />
pietà sono anche un monito, un invito<br />
a rifl ettere su ciò che di brutto accade<br />
“Metafora di libertà”<br />
oggigiorno, un appello a questo mondo<br />
attuale messo abbastanza male, a non<br />
ripetere questi errori-orrori del passato.<br />
Va ancora più lontano nel tempo,<br />
Celiberti, a cercare, e trovare, motivi<br />
antichi e medievali per i suoi lavori<br />
fi gurativo-informali (o viceversa) per<br />
un altro dei suoi cicli pittorici, Muri<br />
antropomorfi ci, ispirato da reperti della<br />
romana Aquileia, della paleocristiana<br />
Porto, vicino Roma, e della longobarda<br />
Cividale. Guarda lontano anche<br />
plasmando le sue fi gure animali, capre,<br />
gatti, cavalli con o senza cavaliere,<br />
stele, monoliti... C’è qualche genere<br />
o qualche tecnica fi gurativa in cui<br />
l’artista friulano non si sia cimentato?<br />
L’affresco? Mica piccolo, di ben 840<br />
mq, lo ha steso sulla volta di un hotel<br />
giapponese, a Shirahama. Il mosaico?<br />
“Ricordi di anni perduti” “Serigrafi a materica”<br />
Arte<br />
“Uccello preistorico”<br />
Anche questo, grande, lo troviamo più<br />
vicino a noi, nell’atrio dell’Università<br />
degli Studi di Lubiana. La grafi ca? Serigrafi<br />
a, soprattutto e incisione in bianco<br />
e nero. In quest’ultima tecnica mi fa<br />
vedere una cartella di fogli bianchi: incisioni<br />
da una parte, dall’altra una poesia.<br />
Sono illustrazioni delle poesie di<br />
una poetessa istriana che ammiro tantissimo,<br />
mi dice l’artista.<br />
Che Natale quello del 1997! ●<br />
Stele dedicata ai bambini di Terezin<br />
a Casier (Treviso)<br />
<strong>Panorama</strong> 25
26 <strong>Panorama</strong><br />
Italiani nel mondo<br />
Lettera aperta di Salvatore Viglia, direttore del portale «Politicamente corretto»<br />
Estendere il voto per corrispondenza<br />
a cura di Ardea Velikonja<br />
on. Tremaglia, cari<br />
Parlamentari eletti nel-<br />
«Caro<br />
la Circoscrizione Estero,<br />
dall’entrata in vigore della legge<br />
Tremaglia che ha consentito che<br />
le comunità italiane all’estero fossero<br />
rappresentate nel Parlamento italiano<br />
per la prima volta nella storia,<br />
bisogna onestamente riconoscere che<br />
i risultati ottenuti non sono conformi<br />
alle aspettative». Inizia così la “lettera<br />
aperta” che Salvatore Viglia,<br />
direttore del portale “Politicamente<br />
corretto” e promotore del Pie, ha<br />
inviato a Mirko Tremaglia e ai diciotto<br />
parlamentari eletti all’estero<br />
per invitarli a farsi promotori di<br />
una proposta di legge che introduca<br />
all’estero il voto per corrispondenza<br />
o elettronico per tutte le consultazioni<br />
e per introdurre la possibilità che<br />
i connazionali iscritti all’Aire possano<br />
votare, a loro discrezione, o per<br />
la circoscrizione estero o per quella<br />
nazionale.<br />
”I tre milioni di aventi diritto al<br />
voto disseminati in tutti e cinque i con-<br />
C’<br />
era anche una delegazione dell’Associazione<br />
Trentini nel Mondo, con il suo presidente Ferruccio<br />
Pisoni, all’incontro tra il presidente della Provincia<br />
autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, e il giovane,<br />
ventinovenne, sindaco di Prnjavor, Darko Tomaš.<br />
Secondo quanto emerso durante l’incontro, quello<br />
tra il Trentino e la comunità di Štivor, in Bosnia, è un<br />
rapporto di cooperazione consolidato e che andrà avanti.<br />
Al comune bosniaco, articolato in nove amministrazioni<br />
e dove convivono ben otto diverse etnie, appartiene<br />
anche la comunità di Štivor, che vede la presenza di<br />
numerosi discendenti trentini, per lo più della Valsugana<br />
ma, anche del Primiero e di Aldeno.<br />
Con Prnjavor-Štivor la provincia ha sottoscritto un<br />
progetto di collaborazione che comprende anche la realizzazione<br />
di un acquedotto e con il recente insediamento<br />
della nuova amministrazione locale, entrata in<br />
carica cinque mesi fa, la realizzazione dell’opera dovrebbe<br />
ricevere nuovo impulso.<br />
tinenti - scrive Viglia - vedono allontanarsi<br />
irrimediabilmente la possibilità<br />
di incidere sulle istituzioni sia per<br />
l’inconsistenza del numero dei loro<br />
rappresentanti sia per la loro appartenenza<br />
a schieramenti contrapposti.<br />
Fallito ogni tentativo di costituire<br />
una Bicamerale ad acta, fugato<br />
ogni dubbio sulla non disponibilità<br />
dei governi, di destra e di sinistra,<br />
nei confronti delle istanze degli italiani<br />
all’estero, preso atto della impossibilità<br />
di qualsiasi convergenza,<br />
anche se mirata, dei 18 parlamentari<br />
eletti all’estero in uno sforzo comune<br />
e svincolato dalle ideologie di<br />
partito, occorre dare un nuovo vigore<br />
ed un rinnovato stimolo affi nché<br />
il voto per gli italiani all’estero, conquista<br />
epocale voluta strenuamente<br />
dall’on Tremaglia, assuma integralmente<br />
il signifi cato che la legge si<br />
era prefi ssato”.<br />
”Con questa ‘Lettera aperta’ -<br />
spiega, quindi, Viglia - s’intende<br />
promuovere una legge (a 19 mani)<br />
che estenda il voto per corrispondenza<br />
e possibilmente con sistemi<br />
elettronici ormai collaudatissimi<br />
(come già avviene in molti Paesi,<br />
tra cui l’Estonia dove si vota tranquillamente<br />
a casa dal proprio computer),<br />
a tutte le elezioni indette in<br />
Italia, europee comprese, senza che<br />
gli elettori aventi diritto siano costretti<br />
a recarsi personalmente in<br />
patria”.<br />
Viglia, quindi, allega il testo di<br />
questo articolo che dovrebbe recitare:<br />
“Gli italiani residenti all’estero<br />
hanno il diritto di voto alla stregua<br />
dei cittadini residenti in Italia.<br />
Al fi ne di facilitarne l’esercizio,<br />
si introduce il voto per corrispondenza<br />
con eventuale ricorso al sistema<br />
elettronico ormai ampiamente<br />
collaudato in diversi Paesi nel mondo.<br />
Gli italiani residenti all’estero<br />
potranno optare sia per l’elezione<br />
dei propri rappresentanti nell’ambito<br />
della Circoscrizione estero (secondo<br />
la legge e le modalità attualmente<br />
in vigore), sia per i candidati<br />
residenti in Italia.Con questa legge<br />
viene estesa a tutti gli italiani la piena<br />
parifi cazione dell’elettorato attivo<br />
e passivo”. (aise)<br />
Rilanciata la collaborazione da tempo in atto con la Provincia<br />
Štivor, completamento dell’acquedotto trentino<br />
”Nel dare il benvenuto al sindaco”, ha detto il presidente<br />
Dellai, “voglio sottolineare che tra le nostre comunità<br />
c’è un rapporto consolidato che vogliamo vada<br />
avanti e sia rafforzato, anche attraverso scambi culturali.<br />
Mi auguro”, ha aggiunto, “che in tempi brevi possa<br />
essere portata a compimento la realizzazione dell’acquedotto.<br />
Per questo progetto noi faremo fronte agli<br />
impegni che abbiamo preso”.<br />
”Nel nostro comune vivono assieme molte diverse<br />
comunità e per noi questo è un punto di forza”, ha detto<br />
il sindaco Tomaš. “In questi mesi abbiamo affrontato e<br />
risolto molti dei problemi burocratici che hanno rallentato<br />
la realizzazione dell’acquedotto. Oggi, grazie alla<br />
collaborazione della Provincia di Trento e anche del nostro<br />
Governo nazionale, siamo pronti a portare a compimento<br />
l’opera”.<br />
All’incontro era presente anche l’assessore provinciale<br />
alla Solidarietà internazionale e convivenza, Lia Giovanazzi<br />
Beltrami. (aise)
Made in Italy<br />
Oltre 150 i partecipanti alla conferenza organizzata da Informest<br />
Un progetto per l’Europa sudorientale<br />
Si è tenuto a Zagabria, presso<br />
l’Hotel Sheraton, un importante<br />
evento di partenariato<br />
internazionale denominato “I-SEE<br />
Italy-South East Europe Project”.<br />
L’evento, organizzato da INFOR-<br />
MEST-Agenzia per la cooperazione<br />
economica internazionale di Gorizia<br />
e con la collaborazione dell’ICE-Uffi<br />
cio di Zagabria, ha visto la partecipazione<br />
di 150 delegati provenienti<br />
da 7 diversi paesi (Italia, Croazia,<br />
Serbia, Bosnia Erzegovina, Montenegro,<br />
Albania, Bulgaria), che hanno<br />
lavorato intorno a 10 tavoli tematici<br />
per sviluppare idee progettuali congiunte.<br />
I temi di discussione hanno riguardato<br />
trasporti e infrastrutture, sviluppo<br />
urbano e rurale, integrazione sociale e<br />
mercato del lavoro, turismo e cultura,<br />
ambiente ed energia, innovazione e<br />
competitività delle imprese, cooperazione<br />
istituzionale. In particolare, nel<br />
momento di crisi economica generalizzata<br />
che stiamo tutti attraversando,<br />
grande rilevanza è stata dedicata ai<br />
temi dell’innovazione quale supporto<br />
alla competitività del sistema delle<br />
imprese, delle energie rinnovabili,<br />
della crescita economica sostenibile -<br />
attenta alla tutela dell’ambiente - e alla<br />
valorizzazione delle risorse naturali.<br />
I gruppi di lavoro hanno individuato<br />
50 iniziative progettuali che rispondono<br />
ai fabbisogni concreti del<br />
territorio, che verranno ora approfondite<br />
e presentate nel quadro dei prossimi<br />
bandi dei programmi comunitari<br />
“IPA” - Cooperazione Transfrontaliera<br />
Adriatica - e “SEE” - Cooperazione<br />
Territoriale nell’area del Sud-Est<br />
Europa -, allo scopo di attrarre fi nanziamenti<br />
europei in Italia e nell’area<br />
dell’Europa sudorientale e dare così<br />
risposte concrete per il rilancio economico<br />
dell’area.<br />
I lavori sono stati introdotti da Alessandro<br />
Liberatori, direttore dell’uffi cio<br />
ICE di Zagabria, e da Silvia Acerbi,<br />
vicepresidente di Informest, e sono<br />
stati moderati da Claudio Di Giorgio,<br />
responsabile del progetto “Balcani<br />
On Line”, fi nanziato dal Ministero<br />
dello Sviluppo Economico, nell’am-<br />
Il tavolo dei lavori con in primo piano Alessandro Liberatori,<br />
bito del quale è stata realizzata questa<br />
iniziativa di rafforzamento della partnership<br />
tra soggetti italiani e quelli<br />
dell’area balcanica.<br />
Alessandro Liberatori, per l’ICE,<br />
Istituto nazionale per il commercio<br />
estero, ha sottolineato che l’iniziativa<br />
di Zagabria si inserisce a pieno titolo<br />
nella strategia di rafforzamento della<br />
cooperazione economica internazionale<br />
varata dal Governo italiano che<br />
prevede un forte rilancio delle azioni<br />
volte ad intensifi care le relazioni economiche<br />
con i Paesi dell’area balcanica,<br />
rispetto ai quali l’Italia gioca un<br />
ruolo chiave in Europa e che è considerata<br />
area di interesse prioritario<br />
nelle strategie promozionali dell’ICE<br />
e del Ministero dello Sviluppo Economico,<br />
come confermato anche dalla<br />
costituzione nel settembre scorso<br />
del Tavolo Balcani presso il MSE.<br />
Il direttore dell’ICE di Zagabria<br />
ha poi ha illustrato il ruolo e l’attività<br />
svolta dall’Istituto nei Paesi<br />
dell’Europa sudorientale, con particolare<br />
riferimento alle iniziative<br />
realizzate sia nell’ambito del Piano<br />
Promozionale ordinario dell’Istituto<br />
che dei progetti fi nanziati dalla<br />
Legge 84/01, che disciplina le forme<br />
di partecipazione italiana al processo<br />
di stabilizzazione, ricostruzione<br />
e sviluppo dei Paesi dell’area balcanica.<br />
Il rappresentante dell’ICE ha<br />
sottolineato, inoltre, che l’Italia è il<br />
primo partner commerciale della regione<br />
e che circa il 10% degli investimenti<br />
esteri italiani nel settore<br />
produttivo sono concentrati nell’Europa<br />
sudorientale. Silvia Acerbi, in<br />
rappresentanza di Informest, agenzia<br />
di sviluppo partecipata dalle regioni<br />
Friuli Venezia Giulia e Veneto<br />
nonché dall’ICE stesso e da Unioncamere<br />
nazionale, ha evidenziato<br />
che la molteplicità dei soggetti presenti<br />
all’incontro - amministrazioni<br />
pubbliche, agenzie di sviluppo<br />
locale, camere di commercio, enti<br />
per l’innovazione, incubatori d’impresa,<br />
ecc - rappresenta un intero sistema<br />
territoriale che coopera, creando<br />
percorsi di conoscenza e collaborazioni<br />
strategiche in grado di far<br />
fronte ad una competizione globale<br />
sempre più intensa. Forza trainante<br />
di questo sviluppo territoriale diventa<br />
l’acquisizione di risorse comunitarie,<br />
che possono essere il motore<br />
principale per la messa in opera di<br />
azioni concrete volte a superare l’attuale<br />
momento di crisi economica.<br />
Corale è stata la richiesta da parte<br />
di tutti i convenuti di attivare da parte<br />
italiana percorsi di formazione rivolti<br />
ai diversi attori dello sviluppo locale<br />
nel Sud-Est Europa, capaci di far crescere<br />
i territori congiuntamente e di<br />
accrescere il dialogo per intraprendere<br />
strade di sviluppo comuni. Tutti i<br />
partner dell’area riconoscono all’Italia<br />
un ruolo di guida nelle politiche<br />
di valorizzazione dei propri territori,<br />
in particolare in relazione alla conservazione<br />
e tutela dei prodotti tipici,<br />
della cultura e delle tradizioni regionali.<br />
●<br />
<strong>Panorama</strong> 27
28 <strong>Panorama</strong><br />
Reportage<br />
A una ventina di chilometri da Lubiana, è il più antico arboreto della Slovenia<br />
La primavera scoppia a Volčji potok<br />
testo e foto di Ardea Velikonja<br />
La primavera è il periodo in cui<br />
la gente comincia ad uscire di<br />
casa alla ricerca di un ambiente<br />
consono, possibilmente al verde e tra<br />
i fi ori, quasi ad aiutare la natura nei<br />
suoi sforzi per sgravarsi dal lungo e<br />
freddo inverno iniziato già con i rigori<br />
novembrini. E con la primavera c’è<br />
un susseguirsi di “offerte” all’insegna<br />
del verde. Fra queste, esemplare nelle<br />
sue proposte, ad un’ora e mezza di<br />
macchina di Fiume, vicino a Kamnik,<br />
c’è l’Arboreto Volčji Potok, il più<br />
vecchio parco botanico e la principale<br />
istituzione di orticoltura della Slovenia.<br />
Viene visitato annualmente da<br />
più di 150.000 persone provenienti,<br />
oltre che dalla Slovenia, dall’Austria,<br />
dall’Italia e dalla Croazia, specie in<br />
questa stagione, quanto tutto è in fi ore.<br />
Si possono effettuare visite guidate<br />
con esperti che illustrano tanto la<br />
sua storia che le peculiarità delle piante<br />
che vi crescono. Un luogo idale per<br />
una passeggiata tra profumi e colori.<br />
E chi non può camminare? Pronto a<br />
disposizione un trenino con la guida.<br />
Al parco hanno pensato anche ai bambini,<br />
sicché nelle vicinanze del parterre<br />
c’è un centro giochi. Non manca,<br />
per adulti, s’intende, un bar all’ombra<br />
di alberi secolari. Da cinque anni<br />
a questa parte, grazie alla collabora-<br />
Il viale alberato all’entrata dell’Arboretum<br />
zione con il noto Minimundus, il viale<br />
alberato del parco è arricchito da<br />
copie dei monumenti dell’istituzione<br />
austriaca, come dire si passeggia tra<br />
“un pezzetto di mondo”. L’Arboreto<br />
è talmente amato in Slovenia che parecchie<br />
coppie vengono a sposarsi qui<br />
tra il verde dei prati e i fi ori dai colori<br />
variopinti.<br />
La sua superfi cie complessiva è di<br />
85 ettari e grazie ai laghetti e al vicino<br />
fi ume Kamniška Bistrica è un posto<br />
davvero incantevole in particolare<br />
in primavera e in estate. Le specie di<br />
Il grande lago<br />
piante presenti sono più di 3500 senza<br />
contare i fi ori di stagione. Ogni albero<br />
e arbusto è contrassegnato da una<br />
targhetta con il nome latino e sloveno<br />
e il luogo di provenienza. I curatori<br />
concordano che l’albero più vecchio<br />
dovrebbe essere un tiglio di circa 250<br />
anni che a giugno, quando fi orisce,<br />
inonda il parco del suo profumo.<br />
Il giardino botanico è nato, secondo<br />
i dati disponibili, nel 1689 come<br />
un comunissimo orto connesso alla<br />
costruzione del castello. Ai suoi margini<br />
c’era un boschetto e man mano<br />
che il castello cambiava proprietari,<br />
l’area curata si allargava fi no a diventare<br />
il parco attuale, tanto che già nel<br />
piano catastale del 1826 risultava un<br />
abbozzo di giardino, con aiuole fi orite<br />
divise da sentieri trasversali, il tutto<br />
circondato da un frutteto.<br />
Nel 1882 il podere venne acquistato<br />
dalla famiglia Souvan. Ferdinand<br />
Souvan, ricco commerciante di<br />
Lubiana, fece piantare sui prati e sui<br />
campi davanti al castello degli alberi<br />
dando al giardino una forma più<br />
precisa. Il fi glio Leo negli anni Venti<br />
del 20.esimo secolo completò l’opera<br />
creando il parterre francese, spostando<br />
gli edifi ci ausiliari e creando i due<br />
parchi inglesi. Nel 1956 Ciril Jeglič,<br />
pioniere dell’orticoltura slovena e primo<br />
architetto paesaggista che proget
I numerosi laghetti danno al parco<br />
un’atmosfera particolare<br />
Quest’anno, dato l’allungarsi dell’inverno,<br />
la primavera stenta a venire<br />
I profumatissimi giacinti<br />
Un simpatico trenino porta i visitatori<br />
a fare il giro dell’arboretum<br />
Marzo inonda i prati di narcisi<br />
Con i tulipani fi oriti si fanno tante fi gure<br />
<strong>Panorama</strong> 29
Aiuole fi orite quale benvenuto alla primavera<br />
30 <strong>Panorama</strong><br />
La “classe” del parco francese<br />
Al parco hanno pensato anche ai bambini<br />
Una suggestiva immagine del parco parco con le cime cime dei dei monti monti lontani lontaani<br />
ancora ancora coperte di neve<br />
Dinanzi alla Direzione un grosso uccello in paglia ricorda ai<br />
visitatori di rispettare la quiete del parco<br />
Un telone con l’immagine del castello dove un tempo sorgeva l’edifi cio<br />
Pochi immaginano immaginano di di quante assidue e cure ha bisogno un vivaio vivaio<br />
Il padiglione del bar ben inserito nell’ambiente<br />
<strong>Panorama</strong> 31
32 <strong>Panorama</strong><br />
La mostra<br />
della regina<br />
dei fi ori
Melita Miš, responsabile del Settore<br />
marketing, ci ha gentilmente<br />
raccontato la storia del parco<br />
tava giardini, preparò il piano regolatore<br />
con il quale indirizzò lo sviluppo<br />
del parco nei primi decenni dell’esistenza<br />
dell’arboreto pubblico.<br />
L’immagine attraverso cui s’identifi<br />
ca l’arboretum Volčji Potok è rappresentata<br />
dal bellissimo giardino<br />
francese. Purtroppo oggi manca la<br />
parte più importante: il castello, davanti<br />
a cui si trovava il parco, distrutto<br />
nel 1944. Nei suoi progetti Leo<br />
Souvan si ispirò al modello francese<br />
e usò elementi semplici come siepi<br />
di bosso, prati e sentieri di ghiaia<br />
tanto che il parco dà una particolare<br />
sensazione di pace, favorita dal cinguettio<br />
degli uccellini. Nelle aiuole<br />
circondate dalle siepi, in primavera<br />
ed estate vengono piantati tulipani e<br />
dalie o canne e quindi il giardino risplende<br />
di fi ori.<br />
Nel parco ci sono, come detto, sei<br />
laghetti. Il Grande lago è stato creato<br />
all’inizio del XIX secolo arginando il<br />
ruscello Volčji potok. All’inizio c’era<br />
un allevamento di carpe, che vivono<br />
indisturbate ancora oggi. D’estate<br />
ci sono tantissimi uccelli acquatici<br />
come i cigni che nuotano tra le ninfee<br />
fi orite sia bianche che rosse. Sopra<br />
al Grande lago ce n’è un altro più<br />
piccolo e meno profondo, il quale per<br />
il boschetto che vi si trova accanto è<br />
stato chiamato il Lago delle magnolie<br />
bianche. Da rilevare infi ne che oltre<br />
al giardino francese certamente è<br />
da visitare quello inglese superiore e<br />
inferiore nonchè il roseto che d’estate<br />
è un vero spettacolo. ●<br />
Reportage<br />
Il centro vendita è situato subito vicino all’arboreto<br />
Acquisti e consulenza<br />
Il Centro giardinaggio dove si possono acquistare varie piante<br />
Arboreto è sotto tutela quale monumento naturale e quindi si avva-<br />
L’ le di sovvenzioni erogate dal Ministero alla cultura sloveno. Però i<br />
mezzi così ricevuti non sono assolutamente suffi cienti per far fronte alle<br />
spese derivanti dal dover adeguatamente curare e mantenere gli 85 ettari<br />
di superfi cie che danno lavoro a oltre trenta giardinieri. Quindi già da<br />
tempo sono state promosse attività economiche in proprio, che si basano<br />
essenzialmente sulla produzione di piantine e su servizi di settore. I giardinieri<br />
nelle serre coltivano piantine di cespugli e alberi. Con l’andare degli<br />
anni il vivaio si è sempre più ingrandito fi no ad arrivare a quello che<br />
è oggi, il più grande e fornito di tutta la Slovenia. Nell’ambito del Centro<br />
di giardinaggio opera pure un negozio in cui si possono acquistare belle<br />
ed eleganti confezioni regalo con fi ori sempreverdi o stagionali, mentre<br />
all’esterno si possono acquistare le varie piante da frutto. Inoltre, in un<br />
apposito padiglione, ci sono tutti gli attrezzi indispensabili per la pratica<br />
del giardinaggio, ma anche moderni mobili da giardino, vasi in terracotta<br />
e fi gurine in granito da porre negli spazi curati all’aperto. Vi sono pure<br />
progettisti a disposizione dei richiedenti per consigli sul modo in cui assettare<br />
e curare i giardini. ●<br />
Dagli acquisti alla consulenza: al servizio completo dei visitatori<br />
<strong>Panorama</strong> 33
Lo scorso giugno sono stati attribuiti i Premi della<br />
XLI edizione del concorso Istria Nobilissima, che<br />
hanno dato una nuova conferma dei potenziali creativi<br />
del gruppo nazionale italiano nei campi dell’arte<br />
e della cultura. Ritenendo che di tali potenziali debba<br />
fruire il maggior numero di lettori nelle pagine riservate<br />
alle letture, “<strong>Panorama</strong>” propone le opere a<br />
cui siano stati attribuiti premi o menzioni.<br />
Nella sezione “Poesia in lingua italiana” la giuria<br />
ha assegnato la menzione onorevole a GIANNA<br />
MAZZIERI SANKOVIĆ di Fiume. Il titolo della raccolta<br />
è ”Tempo pensato”.<br />
Parole<br />
Insudiciarsi per celare le proprie<br />
verità nascoste.<br />
Quando userai il sogno,<br />
i sentimenti,<br />
ciò che veramente t’appartiene?<br />
Eppure affronti con lo scudo<br />
i nuovi mattini<br />
e continui a combattere con invisibili<br />
mulini a vento.<br />
Insisti a pararti ovunque giungano voci<br />
nuove.<br />
Sarebbe bello poterti spiegare<br />
che forse non tutto è perduto<br />
e da qualche parte,<br />
in un posto anche non tanto lontano,<br />
usare il vero,<br />
la fantasia,<br />
il sentire sincero,<br />
non ti ferirebbe.<br />
Ma per farlo dovrei usare la parola…<br />
Scoprirmi.<br />
Vociare<br />
Nell’insieme di suoni discordi e discontinui<br />
ti avvicini per sussurrare le nuove impronte<br />
le nuove sfi de, idee da te condivise.<br />
E cerchi con lo sguardo complicità<br />
ma non la voglio offrire perché non dimentico.<br />
Non c’è vendetta in me, ma neppure perdono facile.<br />
Ricordo ancora e brucia la ferita<br />
prodotta dalle tue parole.<br />
34 <strong>Panorama</strong><br />
Letture<br />
«Tempo pensato»<br />
Tempo pensato<br />
Ho bisogno di silenzio<br />
m’appago della sua pace<br />
nel teatro di vita e tra i rumori<br />
delle bugie<br />
lo invoco<br />
lo invito a sorreggermi<br />
a darmi la forza necessaria<br />
per sopravvivere il quotidiano.<br />
Maria mi ha salutata dall’altro lato della strada<br />
ho riposto con un cenno<br />
del capo stanco<br />
ho rivisto l’inutilità del gesto<br />
forzato.<br />
Andrea ha voluto fermarsi e parlava tanto<br />
osservavo le sue labbra muoversi<br />
a ritmi scanditi e regolari<br />
non sentivo le parole<br />
un progetto, un’idea<br />
e la via infi nita da percorrere assieme<br />
poi l’autobus salvatore<br />
Barbara non è più sola<br />
dopo anni ha trovato un sentiero<br />
non le ho chiesto dei fi gli<br />
della madre<br />
l’ho pensato e me lo son tenuto addosso<br />
era meglio studiare gli occhi e capire<br />
se fosse sincera<br />
almeno ora.<br />
Sono trascorsi vent’anni, una vita<br />
un inizio?<br />
La fi ne per molti<br />
percorsi voraci travolti dal tempo<br />
pensato<br />
e voluto in altre forme<br />
Per me silenzio e<br />
voci amiche<br />
dentro<br />
soltanto mie.
Nei pomeriggi piovosi<br />
Pomeriggi piovosi dietro<br />
a fi nestre i cui rigagni<br />
sbarrano la vista.<br />
Sulla strada fango e passanti<br />
frettolosi<br />
Formiche veloci sotto ombrelli<br />
variopinti che si scontrano.<br />
Non c’è luogo né tempo<br />
per scambi di cortesie.<br />
Automobili meno rumorose<br />
scivolano sul viale.<br />
Si sente un fruscio di foglie<br />
bagnate, calpestate da ruote<br />
veloci.<br />
Il cielo plumbeo corregge<br />
i difetti del sole<br />
un freddo umido penetra<br />
nel corpo indifeso, lo scalza<br />
con poche pennellate.<br />
Non c’è spazio per un riscatto<br />
debole<br />
solitudine, nei pensieri nascosti<br />
consapevolezze celate al profondo.<br />
L’imperativo è farcela,<br />
a tutti i costi<br />
da soli.<br />
Ricordi e sapori eterni<br />
Occhi sinceri e amanti<br />
felici da invidiare.<br />
Tra il mio sguardo indagatore<br />
risento il battito del cuore<br />
leggermente<br />
sopito negli anni.<br />
Bambola preziosa, dolce<br />
sorridente al sole.<br />
Le passeggiate lontane<br />
infi nite, di un sapore<br />
eterno<br />
vivono nel fondo.<br />
Il ritmo radioso<br />
dei passi che tornano a casa.<br />
E mi calmo per un po’<br />
inebriata da tanto sentire<br />
che assorbo ingorda<br />
divorando il tuo tempo<br />
illudendo un po’ il mio…<br />
Letture<br />
Madre<br />
Zolla di terra, ti stringo tra le dita<br />
e sento il tuo profumo intenso,<br />
umido,<br />
scordato<br />
e scopro la forza che emani<br />
trasmessa senza egoismo.<br />
Mentre percorro questi impervii sentieri<br />
risuona il tuo richiamo incantatore<br />
salvatrice primitiva<br />
che riconduci la mia esistenza a cose<br />
dimenticate<br />
sane<br />
genuine<br />
uniche vie che contano<br />
e che trascuro per la loro semplicità.<br />
Mi ricordi l’ordine, la natura,<br />
la vita che sceglierei<br />
se riuscissi a fermare questo tempo crudele<br />
se potessi respirare per un attimo<br />
il tuo alito<br />
terra.<br />
Vorrei<br />
ascoltare la tua verità e soverchiare i momenti<br />
scoprire nuovi percorsi<br />
o forse pure vecchi<br />
ma certo miei.<br />
Anno Nuovo<br />
Gioie, speranze, augurii di pace,<br />
mentre il Kenia s’insanguina di giorno in giorno.<br />
S’uccidono donne al potere<br />
si scambiano regali e false promesse<br />
di un arrivederci prossimo.<br />
Dolci alle noci, mandorlati, torrone,<br />
panettone fresco alla crema,<br />
scollature scintillanti<br />
sorrisi amari<br />
stanchezze dei suoni fragorosi.<br />
Notiziario delle venti<br />
eroina assassina in più luoghi<br />
lucciole a Padova,<br />
le nuove schiave dell’est,<br />
gommoni di extracomunitari sfi niti<br />
trenta morti<br />
non ce l’hanno fatta.<br />
Si fa un bilancio del fu.<br />
Ti rigiri nel caldo letto<br />
e volti tranquillamente la pagina,<br />
del nuovo libro.<br />
<strong>Panorama</strong> 35
Per quell’attimo di sorriso<br />
È dolce il sole che accarezza i tuoi capelli<br />
mentre percorri il Corso cittadino<br />
amiche vetrine e luci accese<br />
a nuovi percorsi studiati<br />
Un piano la tua vita sognata e studiata<br />
Ti osservo con gli occhi vigili,<br />
con la paura addosso nel vederti crescere<br />
in fretta, troppo,<br />
per voler percorrere di corsa la via prefi ssa<br />
bruciando tappe inutili di una festa anelata.<br />
Dovrei metterti in guardia?<br />
Dovrei affrontare le mie insidie e quelle possibili<br />
nel mondo che non posso<br />
cambiare?<br />
Insudiciare i tuoi sogni per renderti forte<br />
per vincere il vulnerabile?<br />
Renderti triste e assopire la forza dei raggi<br />
che illuminano<br />
il tuo piccolo?<br />
Ti voglio proteggere ancora e osservare<br />
questo calore che emani<br />
aiutarti a tenerlo acceso e bruciare le mani<br />
se serve a trattenere<br />
- anche per un attimo soltanto -<br />
il tuo sorriso radioso.<br />
Un mondo di bugie<br />
Abbiamo creato un mondo di bugie<br />
da trasmettere ai nostri fi gli.<br />
Storie complicate<br />
e interpretate<br />
ciascuna a piacer suo<br />
per confondere meglio,<br />
intorbidire,<br />
il fango lasciato in eredità.<br />
E non abbiamo detto tutto<br />
né pensato<br />
di risolvere una volta per sempre<br />
i dubbi,<br />
per consentire alle nuove generazioni<br />
di ripartire serene,<br />
senza esitazione,<br />
verso nuove vie.<br />
Abbiamo sbagliato e<br />
forse sta nell’esser uomo<br />
il dover riprovare da solo.<br />
Sbagliare per capire,<br />
e così, avanti, sia...<br />
36 <strong>Panorama</strong><br />
Letture<br />
Cuccioli<br />
Ricordarvi attaccati al mio seno,<br />
cuccioli di mamma<br />
chioccia<br />
arpia<br />
rondine<br />
cagna<br />
gatta<br />
tigre<br />
anche ora mentre ciascuno<br />
prende la sua strada<br />
mentre vi voglio bimbi<br />
e vi trovo uomini pensanti<br />
e vi voglio qui, per sempre<br />
al mio seno<br />
protetti,<br />
coccolati,<br />
riscaldati.<br />
Sentire il mio battito e il vostro:<br />
tutto un ritmo unico e un respiro.<br />
Sentirvi parte del mio corpo<br />
mentre il tempo crudele vi indica altre vie<br />
tante nuove possibili vie.<br />
Nella paura<br />
provare orgoglio<br />
per cuccioli capaci,<br />
sentire in me il rapace che si allenta<br />
pronto a scattare a nuove insidie.<br />
E tornare, nelle sere solitarie,<br />
a ricordare i nostri momenti<br />
allattarvi e sentire ancora il profumo<br />
del latte nelle tenere manine<br />
che si aggrappano<br />
alla vita che scorre.<br />
Sorriso<br />
Quando dalla cima della strada di campagna<br />
mi mandi uno sguardo felice<br />
e poi lo abbassi per raccontarmi da vicino<br />
la giornata faticosa,<br />
vorrei rimanere per sempre là,<br />
sulla balconata, ad accogliere quel sorriso.<br />
Attimi unici, irripetibili,<br />
in cui scopro le lente dei pensieri contorti sciogliersi<br />
per dar spazio a gioie semplici<br />
di antica memoria<br />
un tempo anche mie.<br />
Attraverso il tuo racconto<br />
riesco a sciogliere i dubbi oscuri e serena appisolo<br />
il mio vivere turbato.<br />
È suffi ciente un sorriso<br />
per scordare le voci inquiete<br />
e capire che nel tuo camminare saltellante<br />
c’è il segreto dei secoli<br />
che vorrei assaporare di più.
Se dovessimo rinascere genere umano?<br />
Se un giorno dovessimo rinascere<br />
genere umano<br />
curioso e da studiare<br />
saremmo ancora così cattivi?<br />
Voleremo con aerei trafi ggendo il cielo limpido<br />
sgretoleremo grattacieli fuori norma inquinando<br />
la terra<br />
sospireremo di fronte al dolore altrui<br />
come se ci toccasse dal vivo la sua sofferenza?<br />
Fingeremo tanto e comunque<br />
stenteremo gioie e dolori<br />
costruiremo fi abe a cui credere<br />
per poterne parlare.<br />
Abrogheremo leggi perfette<br />
su cui soffermarci e pensare,<br />
(a volte violare)<br />
cercando lettere nascoste tra le virgole<br />
per alibi sognati?<br />
E ci sarà comunque un fi ne a tutto ciò<br />
oppure il solito rincorrere tempi e misure<br />
parvenze di vita.<br />
Sarà così impossibile sperare di scoprire sensi<br />
nuovi veri<br />
nelle trasparenze oggi impossibili?<br />
Figli<br />
Dell’amore<br />
della pace<br />
dei desideri divini<br />
di eternità.<br />
Della speranza<br />
di sogni quotidiani<br />
vane gioie<br />
al cielo.<br />
Dello spazio<br />
di natura<br />
pura e serena<br />
intatta, intoccata.<br />
Di secoli antichi<br />
di donne coraggiose<br />
di nonne e fi glie<br />
mogli fedeli.<br />
Di strade nuove<br />
percorse in fretta<br />
sentieri invitanti,<br />
caldi e accoglienti.<br />
Di madri ansiose<br />
di insonnie frequenti<br />
di teneri affetti<br />
abbracci e amore.<br />
Letture<br />
Poesie non nate<br />
Lettere al vento<br />
volano, turbano e poi scompaiono.<br />
Birichine<br />
tormentano<br />
lamentano<br />
torturano la mente.<br />
Si accorpano, accoppiano,<br />
uniscono e poi separano.<br />
Le vuoi prendere<br />
mettere su carta e<br />
sorridono scherzose,<br />
si nascondono.<br />
Un giorno, solitario,<br />
tornano a parlarti all’orecchio<br />
di nascosto<br />
ti ricordano i segreti passati.<br />
Vorresti fi ssarle per sempre<br />
ma sfuggono crudeli<br />
ti chiedono uno spazio aperto<br />
per crescere<br />
e tu non le lasci andare.<br />
Altalena di parole confuse<br />
raramente immortalata<br />
su fogli bianchi e tastiere veloci<br />
libertà<br />
di essere di un pensiero<br />
che non vuole la forma.<br />
Nella notte senza stelle<br />
Di ora in ora<br />
poesie scritte tra i pensieri<br />
che si sciolgono nel tempo.<br />
Verrà la notte in cui le stelle<br />
non potranno contenere<br />
tanto dolore.<br />
E rimarremo nudi a fi ssare quel cielo<br />
amico ieri<br />
scopriremo nuovi orizzonti e strade<br />
bianche da tracciare soli<br />
in balia del tutto che travolge<br />
la quotidiana ignavia<br />
e riusciremo a fi ngere ancora<br />
o assorti porteremo sdegno e<br />
rancore<br />
(illusi) alle forze maggiori<br />
impregnate delle nostre colpe?<br />
<strong>Panorama</strong> 37
38 <strong>Panorama</strong><br />
Letture<br />
Poesie non nate<br />
Lettere al vento<br />
volano, turbano e poi scompaiono.<br />
Birichine<br />
tormentano<br />
lamentano<br />
torturano la mente.<br />
Si accorpano, accoppiano,<br />
uniscono e poi separano.<br />
Le vuoi prendere<br />
mettere su carta e<br />
sorridono scherzose,<br />
si nascondono.<br />
Un giorno, solitario,<br />
tornano a parlarti all’orecchio<br />
di nascosto<br />
ti ricordano i segreti passati.<br />
Vorresti fi ssarle per sempre<br />
ma sfuggono crudeli<br />
ti chiedono uno spazio aperto<br />
per crescere<br />
e tu non le lasci andare.<br />
Altalena di parole confuse<br />
raramente immortalata<br />
su fogli bianchi e tastiere veloci<br />
libertà<br />
di essere di un pensiero<br />
che non vuole la forma.<br />
Così, seduti su comode poltrone in pelle<br />
davanti a televisori accesi<br />
inebrianti di notizie<br />
percorriamo il tempo che ci resta.<br />
Ci turba, ma poco,<br />
la notizia di cronaca nera,<br />
sa di cose lontane, che non vogliamo riguardino<br />
il nostro piccolo mondo, sicuro,<br />
perfetto, curato.<br />
Ricordiamo le serate allegre<br />
in compagnia d’amici e le voci dei bimbi<br />
accese<br />
nelle stanze più alte.<br />
Il tempo che ci resta<br />
Se dovessimo rinascere genere umano?<br />
Se un giorno dovessimo rinascere<br />
genere umano<br />
curioso e da studiare<br />
saremmo ancora così cattivi?<br />
Voleremo con aerei trafi ggendo il cielo limpido<br />
sgretoleremo grattacieli fuori norma inquinando<br />
la terra<br />
sospireremo di fronte al dolore altrui<br />
come se ci toccasse dal vivo la sua sofferenza?<br />
Fingeremo tanto e comunque<br />
stenteremo gioie e dolori<br />
costruiremo fi abe a cui credere<br />
per poterne parlare.<br />
Abrogheremo leggi perfette<br />
su cui soffermarci e pensare,<br />
(a volte violare)<br />
cercando lettere nascoste tra le virgole<br />
per alibi sognati?<br />
E ci sarà comunque un fi ne a tutto ciò<br />
oppure il solito rincorrere tempi e misure<br />
parvenze di vita.<br />
Sarà così impossibile sperare di scoprire sensi<br />
nuovi veri<br />
nelle trasparenze oggi impossibili?<br />
Pensiamo i piani rifatti dopo anni<br />
di momenti imprevisti<br />
e ricuciamo le storie riprese a distanza<br />
vaghe melodie sfumate.<br />
Eppure l’erba continua a crescere tra le piante<br />
il ciliegio si colora di fi ori bianchi dal profumo intenso<br />
il pesco lascia cadere l’ultimo petalo rosa<br />
offrendolo alla terra argillosa.<br />
Si respirano tempi nuovi,<br />
diversi,<br />
nella stanchezza che ci preme<br />
la natura ricorda l’amore di sempre.
Raffinata ricerca del sapore d’antico<br />
L’ amore per il patrimonio rurale, già<br />
espresso con garbo nella serie dedicata ai<br />
motivi istriani, quarnerini e dalmati, si ritrova<br />
anche nel più recente ciclo del fotografo connazionale<br />
Luciano Bibulić, ormai presente da<br />
un ventennio sulla scena fotografi ca e recentemente<br />
in visione con i suoi lavori alla galleria<br />
“Juraj Klović” di Fiume. La nuova proposta<br />
dell’artista fi umano comprende una serie<br />
di nature morte, oggetti d’uso quotidiano,<br />
utensili e reperti ripescati dall’oblio del tempo,<br />
preziosi frammenti, tracce e ricordi che travalicano<br />
la loro materialità e funzionalità e ci riconducono<br />
al passato. Care, vecchie cose, che<br />
possono coesistere ed interagire in un senso<br />
complesso sottolineato dalla bravura dell’autore<br />
attraverso il fi ltro di una delicata e raffi -<br />
nata sensibilità. La luce e le appena percettibili<br />
ombre, poi, contribuiscono a rendere magistralmente<br />
autentica l’espressione fi gurativa di<br />
Bibulić, abile nell’accostare elementi all’apparenza<br />
semplici, che danno vita a composizioni<br />
dense di un lirismo velato di nostalgia,<br />
ad oggetti antichi ma ancora capaci di rilevare<br />
le pulsioni e le sensazioni emotive di un Autore<br />
che si distingue per passione e discrezione,<br />
gusto e raffi natezza. B. B.<br />
<strong>Panorama</strong> 59