diARCh - UniCA Eprints
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voler utilizzare le acque in questione per scopi industriali,<br />
civili od agricoli in cui le Autorità concedenti ravvisino gli<br />
estremi di pubblica utilità.<br />
Il primo problema che si pone è: cosa avviene allo scadere<br />
della concessione?<br />
La regolamentazione vigente prevede che possano darsi<br />
fondamentalmente due casi:<br />
• il concessionario può richiedere il rinnovo della concessione<br />
(rinnovo che può essere accordato – con eventuale<br />
revisione del canone - o rifiutato), oppure<br />
• il concessionario rinuncia al rinnovo e le opere da esso<br />
costruite passano in proprietà allo Stato con l’obbligo<br />
al concessionario uscente di consegnarle in stato di perfetta<br />
conservazione ed efficienza (si veda più oltre per<br />
la definizione delle responsabilità finanziarie inerenti).<br />
Nonostante quanto previsto dalla normativa, occorre segnalare<br />
che talvolta è accaduto che alcune dighe siano state<br />
abbandonate allo scadere della concessione (o in assenza di<br />
concessione per le opere abusive) senza che fossero svolti o<br />
completati i previsti iter procedurale e autorizzativo.<br />
Una seconda categoria di problemi può sorgere qualora le<br />
Autorità di controllo ravvisino la necessità di revocare la<br />
concessione prima della scadenza naturale, per ragioni che<br />
possono essere le più varie ma tra le quali spicca la possibilità<br />
che emerga la presenza di un rischio per gli insediamenti<br />
a valle, fermo restando che le Autorità di controllo<br />
possono disporre la messa in atto di azioni per garantire<br />
la sicurezza (ad esempio prescrivendo limitazioni di invaso),<br />
indipendentemente dalla revoca della concessione. In<br />
questi casi l’eventualità di una dismissione delle opere di<br />
sbarramento è qualcosa che evidentemente rientra in modo<br />
prioritario tra i provvedimenti da adottare, fermo restando<br />
che dismissione non significa necessariamente demolizione<br />
completa delle opere, ma può includere altre opzioni, come<br />
la demolizione parziale e/o la messa in atto di condizioni di<br />
ARCHITETTURE PER IL GOVERNO DELL’ACQUA<br />
L’INFRASTRUTTURA RILETTA: IL SISTEMA IDRICO DEL TALORO (SARDEGNA)<br />
esercizio che consentano un regime di sorveglianza limitato<br />
(ad esempio nel caso di declassamento dell’opera da grande<br />
a piccola diga).<br />
E qui è opportuno notare che non di rado i rischi maggiori<br />
possono derivare dalle piccole dighe in quanto meno curate<br />
nell’esecuzione, meno accuratamente mantenute e meno<br />
controllate nella loro gestione e nel loro comportamento in<br />
esercizio (quando non addirittura clandestine nel senso prima<br />
detto), talché non è possibile considerare le sole grandi<br />
dighe.<br />
Una terza categoria di problemi riguarda in generale la responsabilità<br />
e la pianificazione economico-finanziaria dei<br />
lavori di dismissione, responsabilità e pianificazione che nel<br />
nostro Paese sono attribuite al Concessionario (tranne l’ammissione<br />
che negli ultimi cinque anni della durata di concessione<br />
lo Stato debba concorrere alle spese di adeguamento<br />
in quanto non ammortizzabili da parte del gestore alla<br />
stregua delle attività di manutenzione ordinaria). Occorre,<br />
comunque, rilevare che gli impegni economici richiesti per<br />
procedere alla dismissione appaiono, in genere, così elevati<br />
da rendere necessario un esame approfondito del problema<br />
per individuare soluzioni sostenibili sul piano tecnico, economico<br />
e finanziario.<br />
Con questo ordine di questioni sono strettamente intrecciate<br />
da un lato la necessità di effettuare attendibili analisi costi/benefici<br />
delle varie opzioni a priori concepibili, dall’altro<br />
l’analisi della loro fattibilità tecnica e della loro compatibilità<br />
ambientale e sociale.<br />
Un quarto genere di problemi riguarda l’ambito decisionale,<br />
che in una società retta da istituzioni democratiche più o<br />
meno decentrate a livello locale non può prescindere da forme<br />
di consultazione e, ove fattibile, di partecipazione. Nei<br />
Paesi anglosassoni (in particolare negli U. S. A.) la partecipazione<br />
al processo decisionale è particolarmente capillare<br />
e ramificata, con l’istituzione per ogni caso concreto<br />
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alessandro sitzia