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a destra<br />
Giulio Cisari: le opere del Fascismo,<br />
Diga di Santa Chiara d’Ula<br />
(EMP - vol. LXIII)<br />
(Nato a Mortara, in provincia di Pavia,<br />
Omodeo si era laureato al Politecnico<br />
milanese nel 1899. Per la biografia<br />
dell'ingegnere cfr. A.F. Soda, "Introduzione.<br />
L'ingegnere Omodeo e la storia<br />
d'Italia nel Novecento. Per un profilo<br />
biografico", in Angelo Omodeo. Vita, progetti,<br />
opere per la modernizzazione a cura di<br />
A.F.Saba , Laterza, 2004<br />
MANETTI, D. (1992): “La legislazione<br />
sulle acque pubbliche e sull’industria<br />
elettrica”, in Mori, G. (a cura di): Storia<br />
dell’industria elettrica in Italia. 1. Le origini.<br />
1882-1914, Roma-Bari, Editori Laterza,<br />
pp. 111-154.<br />
A. Aquarone, L’Italia giolittiana. 1896-<br />
1915. Le premesse politiche ed economiche,<br />
il Mulino, Bologna 1981, p.131.<br />
30<br />
d i ARCh<br />
dipartimento di architettura - università di cagliari<br />
dottorato di ricerca in architettura - xxiv ciclo<br />
3. conTesTo sTorico delle oriGini del Go-<br />
Verno delle acque e il loro sfruTTamen-<br />
To in sardeGna<br />
La costruzione di sbarramenti per la creazione di invasi acquiferi<br />
artificiali ha avuto in Sardegna, fin dal principio, una<br />
doppia chiave di lettura riferita a questioni drammaticamente<br />
ancora attuali per l’Isola: la lotta alla siccità la ricerca di<br />
un conveniente apporto energetico all’industrializzazione<br />
dell’isola.<br />
Il primo ordine di problemi si inquadra nella scarsa attitudine<br />
del territorio sardo a trattenere le acque piovane nei periodi<br />
estivi e più in generale per la frequenza dei periodi di<br />
scarse precipitazioni. L’Ing. Angelo Omodeo, figura di spicco<br />
nazionale e primo protagonista dell’avvio della produzione<br />
idroelettrica in Sardegna, pubblica nel 1923 un fascicolo<br />
allegato alla rivista Problemi Italiani (anno II, fasc.4°) dal<br />
titolo: “Nuovi orizzonti della Idraulica Italiana – Sardegna”<br />
in cui fornisce una prima immagine critica della questione<br />
dell’uso delle acque parametrizzata sui dati geologici e morfologici,<br />
nonché abitativi ed economici dell’isola; da quelle<br />
pagine emerge una condizione di forte ritardo circa i temi di<br />
un uso “industrializzato” del suolo legato alla mancanza di<br />
strutture strategiche.<br />
Non è certamente un caso che le prime dighe costruite in<br />
Sardegna siano state concepite per uso civile ed in prossimità<br />
dei due più grandi centri dell’isola: la diga di Corongiu I<br />
(1866) costruita in territorio di Sinnai per l’approvvigionamento<br />
idrico di Cagliari e la diga di Bunnari Bassa (1879)<br />
in territorio di Sassari (a lungo di proprietà delle rispettive<br />
municipalità fino alla istituzione, con Legge Regionale<br />
6/12/2006 n° 19, dell’ENAS, Ente Acque della Sardegna).<br />
La seconda questione, quella idroelettrica, giungerà in Sardegna<br />
in forte ritardo rispetto alle repentine evoluzioni del<br />
nord Italia: la prima centrale idroelettrica in Italia, quella di<br />
Acquoria sulle cascate dell’Aniene, venne istallata a Tivoli<br />
nel 1892, ed è stata la prima al mondo ad utilizzare la corrente<br />
continua (fino a 185kw nel 1887) e successivamente<br />
la corrente alternata consentendo il primo trasporto industriale<br />
di energia elettrica per diverse decine di Km fino a<br />
Roma (corrente monofase generata e trasmessa a 5000v, potenza<br />
istallata 2100hp). Seguirono a questa i grandi impianti<br />
del nord Italia a partire dalla centrale di Paderno sull'Adda<br />
(Milano) nel 1898, costruita dalla società Edison e quella di<br />
Vizzola Ticino della Società Lombarda di Distribuzione di<br />
Energia (1900).<br />
Al 1898 esistevano, in Italia, impianti elettrici in 410 comuni<br />
su un totale di 8262; di essi 366 hanno una illuminazione<br />
stradale elettrica almeno parziale. La distribuzione territoriale<br />
degli impianti dà la prevalenza assoluta all’Italia settentrionale,<br />
la quale dispone di oltre i due terzi della potenza<br />
complessivamente installata, in massima parte in impianti<br />
idroelettrici e misti.<br />
Nel 1916 il “decreto Bonomi” rinnovò profondamente la<br />
disciplina giuridica dell’utilizzazione delle acque pubbliche<br />
rendendo più rapido e facile l’ottenimento delle concessioni<br />
al fine di consentire un più intenso e razionale sfruttamento<br />
della risorsa idrica nazionale.<br />
Tale decreto, poi rifuso in una legge del 1919 e nel testo<br />
unico sulle acque e sugli impianti elettrici del 1933, stabilì<br />
il passaggio gratuito allo Stato, dopo 60 anni dalla data di<br />
concessione, di tutte le opere idrauliche, nonché il diritto di<br />
riscatto, dopo lo stesso periodo, degli edifici, macchinari ed<br />
altre opere idrauliche.<br />
Nella primissima fase di sviluppo dell’industria elettrica, furono<br />
realizzati soprattutto impianti di piccole dimensioni e<br />
con pochi addetti, sovente presso piccoli villaggi vicini ai<br />
corsi d’acqua. Le prime centrali vere e proprie si diffusero<br />
negli ambienti più favorevoli, generalmente nel Nord del