R. Capomolla, Il ponte sul Basento ovvero l'invenzione di una forma "ancora senza nome" in “Casabella”, 739/740, dic 2005/ gen 2006. M. Marandola,Riccardo Morandi. Il viadotto sul torrente Polcevera, Genova. Un volteggio sopra la città, in “Casabella”, 739/740, dic 2005/ gen 2006. G.Neri, “I modelli strutturali di Pier Luigi Nervi per la Cattedrale di San Francisco”, in Atti del 3° Convegno di Storia dell’Ingegneria, Napoli, 2010. Leopardi, M., ”Sperimentazioni su modelli di opere idrauliche”, Aracne, Roma, 2005. 116 d i ARCh dipartimento di architettura - università di cagliari dottorato di ricerca in architettura - xxiv ciclo la fortemente asimmetrica sul fiume Taloro, testata su un modello in scala 1/70 proprio nel laboratorio ISMES, per cercare conforto alla geometria particolarmente complessa e quasi unica dell’impianto sardo. Il laboratorio dell’ISMES si dotò negli anni di ulteriori e sofisticati strumenti per le verifiche strutturali, tra cui una piastra vibrante per le prove sismiche, una torre sperimentale per i modelli a grande scala e operava su molti tipi di strutture, antiche e moderne. Alcune delle più note opere di Ingegneria del novecento sono state preliminarmente testate all’ISMES: la Torre Velasca dei BBPR a Milano, il viadotto di Sergio Musmeci sul Fiume Basento a Potenza, il ponte sulla laguna di Maracaibo, Venezuela, e il viadotto sul Polcevera a Genova di Riccardo Morandi, ma soprattutto opere di Pierluigi Nervi, che ne sarà presidente e che sfrutterà le potenzialità del centro, tra le tante sue opere, per il Grattacielo Pirelli di Milano e la Chiesa di Saint Mary a San Francisco. In Sardegna è contemporaneamente attivo il Laboratorio Grandi Modelli della Facoltà di Ingegneria di Cagliari, diretto a partire dal 1955 dal prof. Angelo Berio; è qui che vennero realizzati alcuni modelli in scala 1:500 per eseguire test supplementari sulla diga di Gusana, ad integrazione di quelli sul modello dell’ISMES. 4.5. la modellazione idraulica. Il ragionamento fin qui svolto relativamente alle sperimentazioni attraverso modelli in scala ridotta che riproducono il comportamento delle strutture sotto carico e a collasso, deve essere completato, relativamente ai sistemi di sbarramento, con analoga indagine sui modelli idraulici. Essendo infatti l’idrodinamica ancor più empirica e sperimentale della scienza delle costruzioni, la valutazione di traiettorie di deflusso, regimi laminari o turbolenti, sovra pressioni e cavitazioni è molto confortata dalla realizzazione di modelli in scala che, opportuna- mente tarati, permettano di simulare il comportamento del sistema. Ovviamente ciò era indispensabile prima dell’avvento della moderna fluidodinamica computazionale che permette attraverso il calcolatore elettronico la risoluzione delle equazioni di Navier-Stokes in caso di flussi turbolenti e geometrie complesse, cosa che altrimenti non sarebbe stata possibile in modo analitico, ma solo per via sperimentale. Il “Nuovo Regolamento per la compilazione dei progetti, la costruzione e l’esercizio degli sbarramenti di ritenuta (dighe e traverse)”, emesso con DPR n.1363 del 1/11/1959, prevede espressamente le prove su modello prescrivendo che “prove idrauliche su modello circa la forma e l’efficienza delle opere di scarico di fondo e di superficie nonché sui relativi dispositivi di dissipazione di energia sono di norma necessarie.” Relativamente al progetto di una diga, ciò che viene testato idraulicamente non è tanto lo sbarramento in sé, quanto piuttosto tutti gli apparati in cui l’acqua si trovi in condizioni dinamiche, quindi sfioratori e scarichi, canali e gallerie di deflusso, sifoni di varia natura, vasche di dissipazione ecc. “I modelli idraulici derivano direttamente dalle equazioni dell’Idraulica sono dei modelli di verifica nel senso che tra i dati di ingresso del modello risultano note le caratteristiche delle superfici e dell’evento che si vuole simulare mentre, in uscita, saranno ricercati i valori delle grandezze indagate, rilevati a prefissati intervalli temporali in determinate sezioni, nelle corrispondenti altezze idriche della corrente.” La prima fase è ovviamente la realizzazione in scala del modello dell’elemento idraulico che si vuole testare, riproducendone la geometria, per poi passare alla cosiddetta taratura: essa consiste nella verifica di alcune grandezze note, riscontrate in diverse condizioni attraverso la collocazione di uno stramazzo a valle che riproduce le altezze variabili del pelo libero. Essendo noti i dati di ingresso e di uscita, si procede per tentativi fino a trovare la loro corrispondenza ai postulati teorici variando il parametro fondamentale per la riuscita di un modello idraulico, e cioè la scabrezza delle
superfici di flusso. Il modello infatti può essere più o meno liscio a seconda del materiale che si impiega per realizzarlo, ed è durante la fase di taratura che si procede materialmente e progressivamente ad incollare sabbie o altro tipo di particelle tali da riprodurre la cosiddetta “scabrezza equivalente” e quindi da rendere plausibili i successivi test sperimentali. A partire dagli anni cinquanta è attivo a Cagliari il Laboratorio di prove Idrauliche della facoltà di Ingegneria di Cagliari, nel quale vengono svolti test su commissione per opere regionali e nazionali. Proprio in questo laboratorio, sotto la direzione del prof. Costantino Fassò, nel 1961 si studiò il comportamento delle componenti a pelo libero della diga di Gusana, andando ad integrare le verifiche sul modello strutturale con quelle sui comportamenti idraulici. ARCHITETTURE PER IL GOVERNO DELL’ACQUA L’INFRASTRUTTURA RILETTA: IL SISTEMA IDRICO DEL TALORO (SARDEGNA) 117 alessandro sitzia Modello idraulico per la diga di Nuraghe Arrubiu sul Flumendosa - Sardegna
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