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diARCh - UniCA Eprints

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“Scritti di Claudio Marcello”, a cura della<br />

Gallo Pomi S.p.A., Milano, 1969.<br />

ad esempio: Diga di Bau Muggeris a Villagrande<br />

Strisaili.<br />

Diga sul Fanaco di Platani, 1953-54 e la<br />

Diga di Pozzillo sul Salso.<br />

110<br />

d i ARCh<br />

dipartimento di architettura - università di cagliari<br />

dottorato di ricerca in architettura - xxiv ciclo<br />

4.3. le principali innovazioni costruttive. Dal punto di<br />

vista strettamente tecnico, rispetto allo sviluppo evolutivo<br />

che ha portato al perfezionamento della diga con schema<br />

statico a gravità, uno scatto ulteriore nel progresso tipologico<br />

e tecnico-costruttivo si ha col passaggio dalle strutture in<br />

calcestruzzo a forte spessore a quelle ad arco, nelle quali la<br />

geometria supplisce alla riduzione di volume venendo sfruttata<br />

la spinta sulle spalle della valle per contrastare quella<br />

idrostatica. Tale modello ha un particolare impulso a seguito<br />

degli studi di Guido Oberti, valente strutturista che ne<br />

elabora numerosi esemplari per la creazione di serbatoi ad<br />

uso idroelettrico al piede delle Alpi. La forma regolare e<br />

preferibilmente simmetrica delle strutture di contenimento<br />

ad arco mal si confronta con la geometria aleatoria e intrinsecamente<br />

imprecisa delle strutture di appoggio sui fianchi<br />

di valle. È a questo problema che si deve l’introduzione di<br />

uno dei principale elementi di innovazione nella progettazione<br />

e costruzione di dighe: il pulvino. Si tratta di un basamento<br />

sviluppato su tutto il profilo di scavo e che quindi arriva<br />

fino al coronamento, al quale è demandato il compito di<br />

realizzare l’interfaccia tra il contesto naturale, la fondazione<br />

vera e propria e la geometria astratta dell’arco strutturale; il<br />

pulvino si frappone fisicamente allargando e regolarizzando<br />

la base d’appoggio e diventa elemento insostituibile che<br />

permette maggiori libertà di calcolo e dimensionamento per<br />

l’elevazione in calcestruzzo. Le dighe ad arco semplice o a<br />

cupola possono raggiungere pertanto fattori di snellezza<br />

estremamente arditi, perfino superiori a quello del guscio<br />

d’uovo senza impiego di armature o introducendo raramente<br />

elementi di debole armatura in caso di raggi di curvatura<br />

particolarmente ridotti.<br />

La diga ad arco o a cupola lavora, dal punto di vista statico,<br />

esattamente come gli omologhi murari, attraverso il rapporto<br />

di mutuo contrasto di elementi discreti, potenzialmente<br />

separati gli uni dagli altri, e soggetti a sola compressione.<br />

Al di là delle ovvie semplificazioni del modello teorico che<br />

non sempre riflettono la complessità dell’effettivo comportamento<br />

reale, si tratta quindi di creare un sistema che, rispetto<br />

alle necessità idrauliche di tenuta all’acqua e quindi di<br />

superficie presumibilmente continua sulla faccia a monte,<br />

risponda all’esigenza di permettere mutui assestamenti e micromovimenti<br />

tra un concio e l’altro. La tecnologia costruttiva<br />

delle dighe inventa quindi un complesso apparato di<br />

soluzioni particolari per creare dei giunti stagni tra i diversi<br />

conci, ed i materiali sono quelli delle impermeabilizzazioni<br />

ordinarie: bitumi per sigillare, lamiere metalliche per creare<br />

grembiuli e risvolti.<br />

Dalla conciliazione tra il funzionamento a conci con giunti<br />

e le esigenze di alleggerimento ed economia di materiali<br />

nascono le cosiddette “dighe tipo Marcello”, dal cognome<br />

del progettista che le ideò, l’ingegnere Claudio Marcello capostipite<br />

di una dinastia di progettisti di dighe tuttora in<br />

attività. La “diga Marcello” è costituita da un sistema di<br />

conci internamente cavi che si estendono in altezza relativamente<br />

alla propria posizione nel profilo dello sbarramento;<br />

all’interno delle cavità sono disposti dei complessi sistemi<br />

di canali di drenaggio e tunnel ed ispezione per verificarne<br />

de visu la tenuta all’acqua e controllare i sistemi di monitoraggio<br />

degli spostamenti. Un altro tipo di diga, anch’essa<br />

sperimentata dall’ing. Marcello è quella che impiega singoli<br />

blocchi di calcestruzzo e che, attraverso uno sfalsamento<br />

dei giunti verticali e l’allineamento di quelli orizzontali<br />

costituisce un corpo diga di rapida esecuzione e sufficientemente<br />

deformabile. I singoli conci sono interconnessi da<br />

un particolare tipo di giunto ad interposizione di ghiaia, al<br />

fine di consentire lo scorrimento relativo e quindi permettere<br />

piccoli assestamenti senza generare tensioni interne alla<br />

struttura, e opportunamente impermeabilizzati con iniezioni<br />

interne di bitume liquefatto e l’utilizzo di manti continui<br />

sul paramento a monte.

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