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ARCHITETTURE PER IL GOVERNO DELL’ACQUA<br />
L’INFRASTRUTTURA RILETTA: IL SISTEMA IDRICO DEL TALORO (SARDEGNA)<br />
rale, con la riduzione dei modelli a pochi e reiterati schemi<br />
statici, l’assenza di innovazioni di rilievo sul piano dei brevetti<br />
d’invenzione e la scomparsa della figura professionale<br />
dell’ingegnere strutturista quale si era fino ad allora incontrata,<br />
e cioè quel particolare mix di competenza matematica,<br />
sensibilità statica e conoscenza empirica del comportamento<br />
sotto sforzo, ma anche di caratteristiche umane e personali<br />
quali l’arditezza, la tenacia e la fiducia nel progresso non<br />
solo strettamente disciplinare.<br />
Sulle ragioni che hanno determinato questo arresto si inizia<br />
a fare le prime ipotesi: l’introduzione del calcolo matriciale<br />
e del calcolatore elettronico, la messa a punto di normative<br />
che riconducono i calcoli al rispetto rigido di coefficienti e<br />
prescrizioni, la sempre maggior multidisciplinarietà del progetto<br />
di grandi strutture e forse altre cause ancora da esplicitare.<br />
4.2. Per una storia della costruzione di dighe. Se la nascente<br />
disciplina della storia dell’ingegneria e delle tecniche<br />
costruttive moderne dedicasse un’attenzione pari a quella<br />
rivolta ai ponti od alle coperture di grandi spazi anche alla<br />
realizzazione delle dighe, ripercorrerebbe certamente, pur<br />
con alcune eccezioni, lo stesso tipo di evoluzione teorica<br />
e pratica: a partire dalle strutture in muratura, variamente<br />
irrigidita o alleggerita e combinata con primi elementi in<br />
calcestruzzo, passando per le dighe ad arco-gravità, fino ad<br />
arrivare alle più moderne formulazioni a volta sottile, nelle<br />
quali la struttura a cupola è portata ai suoi limiti dimensionali<br />
e funzionali attraverso il rigore del calcolo e l’arditezza<br />
della sperimentazione empirica.<br />
Sorte analoga anche nell’epilogo: la costruzione delle dighe<br />
ha un brusco arresto riconducibile al periodo degli anni settanta.<br />
Le ragioni possono essere le stesse alla base del più<br />
generale contrazione della costruzione di grandi strutture<br />
in calcestruzzo, ma si può certamente aggiungere l’eco ne-<br />
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alessandro sitzia<br />
Per una panoramica sui disastri legati<br />
agli impianti idraulici si veda G. Temporelli,<br />
“Da Molare al Vajont”, Erga, 2011.