S. Poretti, “Un tempo felice dell’ingegneria italiana. Le grandi opere strutturali dalla ricostruzione al miracolo economico”, «Casabella», 739-740, dic.2005- gen. 2006; T. Iori, “L'ingegneria italiana del dopoguerra: appunti per una storia”, in G. Mochi (a cura di), “Teoria e saperi del costruire: saperi, strumenti, modelli”, Edizioni Moderna, bologna, 2005; S. Poretti, L’ingegneria e la “scomparsa delle lucciole”, in A. Buccaro, G. Fabbricatore, L.M. Papa (a cura di), Storia dell’ingegneria, Atti del 1° convegno nazionale, Cuzzolin, Napoli 2006. T. Iori e S. Poretti, “Ingegneria italiana”, (a cura di), numero monografico di ''Rassegna di Architettura e urbanistica'', Kappa, Roma, 2007, n° 121-122. R. Capomolla, R. Vittorini (a cura di), L’architettura INA Casa (1949-1963). Aspetti e problemi di conservazione e recupero, Gangemi, Roma 2003 104 d i ARCh dipartimento di architettura - università di cagliari dottorato di ricerca in architettura - xxiv ciclo 4. le Grandi sTruTTure in calcesTruzzo nella sToria dell’inGeGneria moderna iTaliana 4.1. ascesa e declino dell’ingegneria strutturale italiana. Le grandi opere di ingegneria civile e gli impieghi arditi e pioneristici del calcestruzzo armato sono parte di un capitolo per molti versi incerto e contradditorio della più generale storia dell’architettura e delle costruzioni non solo italiane. Ad oggi, per quanto autorevoli e audacemente interpretativi, gli studi che si sono posti l’obiettivo di far luce su questo filone sono tuttavia per molti versi ancora interrogativi e fondativi; si tratta di un complesso di scritti e ricerche che, esteso su diversi fronti, sta cercando di strutturare una disciplina propria ed originale, che risponde solo in modo marginale ai canoni della più consolidata storia dell’architettura “convenzionale”, e forse proprio per questo di maggior difficoltà ma anche di grande stimolo. Nel panorama italiano, grazie al rilievo di alcune figure “monumentali” dell’ingegneria strutturale – Morandi, Nervi, Musmeci per citare quelli che godono di meritata fama anche extradisciplinare, ma molte di più sono quelle che si potrebbero riportare alla memoria – si è cominciato ormai da più di un decennio ad indagare il lento affermarsi delle costruzioni in calcestruzzo armato nella penisola, a partire dalle prime sperimentazioni legate ai brevetti Hennebique, a cavallo tra la fine dell’800 e i primi decenni del ‘900, passando per le sperimentazioni nel periodo dell’autarchia durante il regime fascista, per arrivare infine all’elaborazione del calcestruzzo precompresso, alla sperimentazione delle strutture a guscio ed al ferro cemento delle opere di Nervi. Tale excursus procede per alti e bassi, fino a trovare il proprio capitolo conclusivo nella stagione dell’ingegneria italiana che può, orientativamente, farsi coincidere con la ricostruzione degli oltre 2600 ponti distrutti durante la guerra e con la costruzione dell’Autostrada del Sole. Tale processo evolutivo procede in accordo con la tradizionalità tipica del cantiere edile italiano; nell’Italia appena uscita dalla Seconda Guerra Mondiale si pianifica la ripresa economica grazie ad un imponente programma di costruzione di edilizia residenziale pubblica nel quale l’artigianalità della costruzione, e quindi il conseguente impiego di manovalanza scarsamente specializzata, era il principale presupposto di riuscita; ciò nonostante, il Piano Casa (o Piano Fanfani dal nome del suo promotore, sviluppato in due settenni dal 1949 al 1963) fu un momento di grande sviluppo in termini di metri cubi realizzati ma anche di approfondimento teorico e pratico sul tema della casa e divenne l’occasione per insinuare alcuni rilevanti esempi di sperimentazione costruttiva e tipologica. Successivamente, accanto alla necessità che il Paese si riprendesse con maggior urgenza dalle ferite della Guerra, comincia un altro filone di grandi cantieri, legato allo sviluppo delle infrastrutture e quindi in teoria intrinsecamente tecnologizzato e avanzato ma in realtà vedremo che porta ancora con se ampie tracce del cantiere tradizionale, che prese le mosse dalla costruzione dell’Autostrada del Sole e dei suoi oltre 800 tra ponti, viadotti e altre opere d’arte (la cerimonia di posa della prima pietra data al maggio del 1956 e l’inaugurazione al 1964). Gli ingegneri italiani, bloccati sul piano operativo dallo stallo realizzativo legato agli anni della Guerra, e prima ancora dell’autarchia che disincentivò fortemente l’impiego di materiali metallici e quindi del calcestruzzo armato, avevano tuttavia sviluppato quasi clandestinamente le ricerche teoriche e le piccole sperimentazioni in attesa del momento propizio per testarle concretamente. Fu così che appena la situazione economica si fece favorevole gli ingegneri italiani furono pronti a ripresentarsi alla
in senso orario: R. Morandi; cantiere del viadotto Bisantis, Catanzaro (terminato nel 1962) G. Oberti, B.Gentilini, A.Romagnoli; viadotto sull’Aglio (terminato ne 1959) viadotto Arrestra, Genova-Savona (cantiere nel 1955) ARCHITETTURE PER IL GOVERNO DELL’ACQUA L’INFRASTRUTTURA RILETTA: IL SISTEMA IDRICO DEL TALORO (SARDEGNA) 105 alessandro sitzia
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